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Infatti, benché non ponesse nessun freno alla lussuria,<br />
in quattordici anni si era ammalato tre volte in<br />
tutto, e anche allora non si era astenuto né da vino<br />
né da alcun’altra delle sue abitudini. Era così poco<br />
dignitoso nell’abbigliarsi da portare sempre i capelli<br />
ondulati, e durante il viaggio in Grecia (l’anno prima<br />
della morte, n.d.r.) se li lasciava anche ricadere sul<br />
collo; spesso poi si era mostrato in pubblico in veste<br />
da camera, con un fazzoletto annodato intorno alla<br />
gola, senza cintura e scalzo.<br />
L’infanzia e l’adolescenza<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 57<br />
Fin da bambino attese a quasi tutte le discipline liberali,<br />
ma sua madre lo distolse dalla filosofia, avvertendolo<br />
che era controindicata a chi sarebbe stato<br />
imperatore. Il suo precettore Seneca lo distolse dallo<br />
studio degli oratori antichi per conservare più a lungo<br />
la sua ammirazione.<br />
Essendo portato alla poesia, compose facilmente e<br />
volentieri dei versi, senza aver bisogno, come dicono<br />
alcuni, di pubblicare col proprio nome quelli di altri.<br />
Ho avuto fra le mani le brutte copie e le annotazioni<br />
di suo pugno riguardo ad aluni suoi versi molto conosciuti;<br />
appare chiaramente che non sono né copiati<br />
né scritti sotto dettatura, ma certamente meditati e<br />
scritti da chi li stava pensando, tanto sono numerose<br />
le cancellature, le annotazioni e le aggiunte.<br />
La passione per gli spettacoli del circo<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 22<br />
Fin dalla tenera età ebbe una passione particolarmente<br />
accentuata per i cavalli e, benché ciò gli fosse<br />
stato proibito, la maggior parte dei suoi discorsi concernevano<br />
i giochi del circo.<br />
Una volta, mentre assieme ai suoi condiscepoli compiangeva<br />
la sorte di un auriga del partito verde che era<br />
stato trascinato dai propri cavalli, ripreso dal suo pedagogo<br />
disse falsamente che stava parlando di Ettore.<br />
Fin dal principio del suo impero ogni giorno si divertiva<br />
a giocare con delle quadrighe di avorio sopra u tavolo,<br />
e abbandonava il suo ritiro a ogni minimo spettacolo<br />
al circo, dapprima di nascosto e in seguito così<br />
apertamente che non vi poteva essere il minimo dubbio<br />
sul luogo in cui avrebbe passato quelle giornate.<br />
Sperpero e lusso<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 30<br />
Stimava che non vi fosse nessun altro modo di usare<br />
il denaro e la ricchezza se non dilapidandoli, e considerava<br />
sordidi e avari coloro che tengono conto delle<br />
loro spese, ed eccelsi e magnifici coloro che abusano<br />
10 LE FONTI LETTERARIE<br />
della loro fortuna e la sperperano. […]<br />
Durante la permanenza di Tiridate (fratello del re dei<br />
Parti, n.d.r.), erogò in suo favore ottocentomila sesterzi<br />
al giorno, il che si riesce a credere a stento; e quando<br />
partì gli fece un regalo di più di cento milioni.<br />
Il citaredo Menecrate e il mirmillone Spiculo ricevettero<br />
in dono dei patrimoni e dei palazzi da trionfatori.<br />
[…]<br />
Non indossò mai la stessa veste. Giocava ai dadi con<br />
poste fino a quattrocentomila sesterzi al punto, e andava<br />
a pesca con una rete dorata, legata con funi intessute<br />
di porpora e cocco.<br />
Si dice che non si sia mai messo in viaggio con meno<br />
di mille veicoli dalle mule ferrate d’argento a dai conduttori<br />
vestiti di lana di Canosa, e con intorno una<br />
turba di Mazaci e di battistrada coperti di decorazioni<br />
e bracciali.<br />
Esibizioni teatrali<br />
Tacito, Annali XIV . 20<br />
Essendo <strong>Nerone</strong> console per la quarta volta, furono<br />
istituiti a Roma i Ludi Quinquennali a imitazione<br />
delle gare tra i greci […]<br />
Sotto l’influsso dei costumi stranieri si operò la degenerazione<br />
dei giovani: divennero frequentatori di<br />
palestre, abituati all’ozio e ai turpi amori, incoraggiati<br />
in tutto ciò dall’imperatore e dal senato, che non solo<br />
lasciarono libero corso ai vizi, ma usarono anche la<br />
forza perché i primi fra i romani, col pretesto di recitare<br />
in prosa e in versi, fossero contaminati dall’ignominia<br />
della scena.<br />
Dione Cassio, Storia Romana LXI . 20<br />
Ed ecco che Cesare salì sul palcoscenico in abito da<br />
citaredo pronunciando, lui che era imperatore, queste<br />
parole: «Signori miei, ascoltatemi, vi prego». Augusto<br />
suonò un pezzo intitolato “Attis” o “Le Baccanti”,<br />
mentre stavano ad assistere molti soldati e tutto il<br />
popolo stava seduto occupando ogni possibile posto<br />
sebbene, stando a quello che è stato tramandato, egli<br />
avesse una voce bassa e fioca, tale da suscitare in tutti<br />
riso e, contemporaneamente, lacrime. Al suo lato<br />
stavano Seneca e Burro (il primo prefetto del pretorio,<br />
n.d.r.), proprio come fanno alcuni maestri, con la<br />
funzione di dargli sostegno: essi agitavano le mani<br />
e i mantelli ogni volta che l’imperatore diceva qualcosa<br />
e incitavano gli altri a fare la stessa cosa. Del<br />
resto nerone disponeva di un corpo speciale di circa<br />
cinquemila soldati personali: costori venivano chiamati<br />
Augustani ed avevano il ruolo di dare inizio agli<br />
applausi; anche tutti gli altri, seppure contro la loro<br />
volontà, erano obbligati a esultare.