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Mostra, Nerone - Gallery - Electa

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Ministero per i Beni<br />

e le Attività Culturali<br />

Soprintendenza Speciale<br />

per i Beni Archeologici di Roma<br />

<strong>Nerone</strong><br />

Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino<br />

12 aprile – 18 settembre 2011<br />

La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di<br />

Roma dedica una grande mostra a <strong>Nerone</strong>, confermando<br />

così un ciclo espositivo incentrato sulle figure degli<br />

imperatori e cominciato nel 2009 con Vespasiano.<br />

La mostra, che si terrà dal 12 aprile al 18 settembre<br />

2011, si articola attraverso un suggestivo percorso che<br />

inizia dalla Curia Iulia con i ritratti dell’imperatore e<br />

della famiglia e la leggenda nera: <strong>Nerone</strong> nella pittura<br />

storica, con dipinti e sculture di età moderna che ne<br />

dimostrano la fama nei secoli. Si prosegue nel tempio<br />

di Romolo con un video wall dove viene proiettata<br />

un’antologia cinematografica che ha come protagonista<br />

<strong>Nerone</strong> nelle celebri interpretazioni, solo per citarne<br />

alcune, di Petrolini, Peter Ustinov e Alberto Sordi. Nel<br />

Criptoportico neroniano si affronta il tema del lusso<br />

sfrenato profuso nei palazzi neroniani e la propaganda<br />

attraverso iscrizioni e rilievi che ne raccontano le gesta.<br />

Nel Museo Palatino è illustrata la fastosità della Domus<br />

Transitoria, il palazzo costruito da <strong>Nerone</strong> prima dell’incendio,<br />

non solo attraverso affreschi e marmi policromi,<br />

ma anche, e per la prima volta, con un video che ne ipotizza<br />

una ricostruzione in 3D. La mostra si conclude al<br />

II ordine del Colosseo con la storia del grande incendio<br />

del 64 d.C. e la costruzione della Domus Aurea.<br />

Nel percorso i visitatori, e questa è una vera e propria<br />

novità, potranno osservare da vicino settori delle residenze<br />

neroniane ancora in corso di scavo. Come ad<br />

esempio agli Orti Farnesiani, ove sono riemersi importanti<br />

resti della Domus Tiberiana, il Palazzo dove <strong>Nerone</strong><br />

visse insieme al patrigno Claudio, che lo adottò, e<br />

alla madre Agrippina e dove fu proclamato imperatore.<br />

Ancora, sulla Vigna Barberini si potrà vedere dall’alto -<br />

e approfondire attraverso un filmato - quanto resta della<br />

ipotizzata Coenatio rotunda, la famosa sala da pranzo<br />

girevole nominata da Svetonio, riemersa dagli scavi alla<br />

fine del 2009.<br />

La mostra, che riunisce poco meno di 200 pezzi tra<br />

sculture, rilievi, affreschi, dipinti e reperti di recenti<br />

scavi, è curata da Maria Antonietta Tomei e Rossella<br />

Rea, e si è avvalsa di un comitato scientifico di illustri<br />

studiosi (Heinz-Jürgen Beste, Andrea Giardina, Henner<br />

von Hesberg, Clementina Panella, Marisa Ranieri<br />

Panetta, Alessandro Viscogliosi) presieduto dal Direttore<br />

generale per le antichità Luigi Malnati e coordinato<br />

dalla Soprintendente, Anna Maria Moretti.<br />

1 COMUNICATO STAMPA<br />

<strong>Nerone</strong>: nota biografica<br />

<strong>Nerone</strong> (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel 50<br />

d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva sposato<br />

sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo la condanna<br />

a morte di Messalina nel 48; fino ad allora egli era<br />

stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia un nobile vicino<br />

alla famiglia imperiale ma con poche chance di salire al<br />

trono, anche se, tramite la madre, discendeva direttamente<br />

da Augusto. Se, alla morte di Claudio, nel 54 egli<br />

sopravanzò Britannico, il figlio di Claudio e Messalina,<br />

fu proprio grazie ad Agrippina. Il regno di <strong>Nerone</strong> conobbe<br />

due fasi: dei primi cinque anni c’è una memoria<br />

positiva, l’imperatore governò in accordo con il Senato<br />

grazie a consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il 62<br />

il principe mostrò però un nuovo volto: fece uccidere<br />

la madre (59), ruppe con il Senato e lo scandalizzò esibendosi<br />

in pubblico mentre cantava e suonava la cetra.<br />

<strong>Nerone</strong> ottenne così il favore popolare, ma non evitò la<br />

crisi con il Senato, che sfociò nel 65 in una prima grave<br />

congiura. Le frequenti stravaganze, le condanne a morte<br />

di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64 e le<br />

difficoltà nell’approvvigionamento di Roma causarono<br />

la sua fine. Nel 68 <strong>Nerone</strong> non seppe reagire alle prime<br />

ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose, inducendolo<br />

a uccidersi. Con <strong>Nerone</strong> finì la dinastia giulio-claudia:<br />

egli si era sposato tre volte (con Claudia Ottavia, la sorella<br />

di Britannico, messa a morte nel 62, con Poppea<br />

Sabina, già sua amante, uccisa con un calcio nel 65,<br />

mentre era incinta, e infine con Statilia Messalina, che<br />

gli sopravvisse), ma non lasciò eredi.<br />

L’idea centrale della mostra<br />

Figura dalla personalità contrastante, come ben si coglie<br />

dalle testimonianze letterarie degli autori antichi ai<br />

quali è stato dato il giusto risalto nel percorso espositivo,<br />

<strong>Nerone</strong> fu certamente un uomo di notevole talento, di<br />

grande ingegno e di ancor più grande energia, qualunque<br />

siano state le sue innegabili e numerose colpe. Dopo<br />

la sua morte molte delle statue che lo raffiguravano furono<br />

distrutte, il suo nome fu cancellato dalle iscrizioni,<br />

la sua testa radiata sul Colosso fu sostituita con quella<br />

del rude Vespasiano. Sebbene fino ai nostri giorni si sia<br />

perpetuata l’immagine di <strong>Nerone</strong> matricida, distruttore<br />

apocalittico di Roma, mostruoso nemico di Cristo sotto<br />

il cui regno subirono il martirio i santi Pietro e Paolo,<br />

<strong>Nerone</strong> godette un favore postumo che non ha eguali<br />

nell’antichità.<br />

Se gli episodi più sensazionali e scandalosi della sua vita<br />

hanno colpito e interessato i posteri fino ai giorni nostri,<br />

sia pure in una luce fosca in parte aumentata da una<br />

tradizione letteraria ostile, questo è stato possibile perché<br />

lo stesso <strong>Nerone</strong>, che “ambiva all’immortalità e alla<br />

fama imperitura”, come dice Svetonio (<strong>Nerone</strong>, 55), ne<br />

fu in gran parte il drammaturgo.


È per questo che la mostra sull’ultimo imperatore giulio-claudio<br />

- che si caratterizzò nel corso del suo regno<br />

(54-68 d.C.) per un’attività edilizia straordinaria, che<br />

lasciò un segno profondo nella storia dell’architettura<br />

e dell’urbanistica - vuol far rivivere <strong>Nerone</strong> nei luoghi<br />

in cui visse e operò. E soprattutto a Roma, nell’area del<br />

Foro romano-Palatino e nella valle del Colosseo questo<br />

è possibile, non solo perché qui si pone il centro dell’ipero,<br />

ma anche perché gli scavi effettuati, e ancora in<br />

corso, stanno riportando alla luce importanti settori<br />

delle costruzioni neroniane.<br />

Il secondo grande tema della mostra è per l’appunto<br />

Roma, con i grandiosi programmi edilizi avviati dall’imperatore<br />

dal 64 al 68 d.C. e che hanno fortemente contribuito<br />

a ridisegnare il piano urbanistico della capitale.<br />

Il tema è affrontato in maniera esaustiva nel II ambulacro<br />

del Colosseo dove le numerose scoperte archeologiche<br />

e i recenti studi condotti sulla Domus Aurea<br />

consentono di offrire al pubblico un quadro aggiornato<br />

dello stato delle conoscenze.<br />

Al Colosseo sono allestiti i settori espositivi dedicati a<br />

due aspetti peculiari del regno di <strong>Nerone</strong>: il grande incendio<br />

del 64 e la costruzione della Domus Aurea, la vasta<br />

residenza rimasta incompiuta. Nell’opinione comune<br />

la Domus Aurea coincide con il grandioso complesso<br />

conservatosi ai piedi del colle Oppio: lungo il percorso<br />

espositivo sarà possibile apprezzarne la reale estensione,<br />

dal colle Palatino fino all’attuale area della Basilica di S.<br />

Clemente attraverso l’altura della Velia, il colle Oppio,<br />

la valle del Colosseo e il Celio. Una dimora formata da<br />

vari nuclei, in gran parte già di proprietà del demanio<br />

imperiale, e da ampi spazi verdi liberalmente aperti agli<br />

abitanti della Capitale.<br />

L’evolversi del disastroso incendio è seguito, sulla base del<br />

resoconto di Tacito, dal primo focolaio divampato nel Circo<br />

Massimo nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 fino<br />

all’estinzione, nove giorni dopo, e alla constatazione dei<br />

danni: le cospicue tracce dell’incendio rinvenute nella valle<br />

del Colosseo e lungo le pendici orientali del Palatino nel<br />

corso degli scavi condotti dal 1986 a oggi, sono per la prima<br />

volta offerte al grande pubblico.<br />

Il lusso e lo sfarzo della residenza romana caratterizzano<br />

anche le ville laziali di <strong>Nerone</strong>, ad Anzio e a Subiaco, e si<br />

riflettono, reinterpretati secondo un gusto provinciale,<br />

nella pittura pompeiana, di cui sono esposti numerosi<br />

esempi.<br />

Il percorso si apre e si chiude con video che propongono,<br />

all’ingresso, le più recenti ipotesi ricostruttive in 3D<br />

della Domus Aurea e, all’uscita, una selezione di immagini<br />

tratte dalla cinematografia cui si deve, in gran parte,<br />

il radicarsi nell’immaginario collettivo di un <strong>Nerone</strong><br />

folle, istrionico, a tratti patetico.<br />

2 COMUNICATO STAMPA<br />

Sulla parete esterna della Curia, visibile da via dei Fori<br />

imperiali, durante tutto il periodo della mostra verranno<br />

proiettate delle immagini di <strong>Nerone</strong>, nelle ore<br />

serali, a cura di Livia Cannella, architetto che ha già realizzato<br />

numerosi allestimenti luminosi al Colosseo, ai<br />

Mercati traianei, a Villa Adriana.<br />

Il progetto d’allestimento della mostra è realizzato dall’architetto<br />

Andrea Mandara, il progetto illuminotecnico degli<br />

spazi espositivi è curato dall’architetto Alessandro Grassia.<br />

L’ideazione e la selezione di immagini dell’antologia cinematografica<br />

<strong>Nerone</strong> superstar, proiettato al Tempio<br />

di Romolo e al Colosseo, sono di Raffaele Rivieccio, con<br />

la collaborazione di Flavio Barbaro.<br />

I video che ripropongono le ipotesi ricostruttive in 3D<br />

della Domus Aurea e della Domus Transitoria sono<br />

realizzate dalla Studio associato degli architetti Stefano<br />

Borghini e Raffaele Carlani (Progetto KatatexiLux).<br />

La realizzazione del video della Coenatio Rotunda è<br />

stato realizzato dalla Imagimotion su rilievo e modellazione<br />

tridimensionale a cura della Tecno-Art.<br />

Il volume pubblicato da <strong>Electa</strong>, curato da Rossella Rea<br />

e Maria Antonietta Tomei, focalizza, così come la mostra,<br />

l’attenzione su alcuni aspetti del Principato di <strong>Nerone</strong>.<br />

È il caso della politica economica, della profonda<br />

cultura ellenica, dell’iniziale disinteresse per gli spettacoli<br />

cruenti, dell’innovativa politica urbanistica e delle<br />

rivoluzionarie concezioni architettoniche. Viene messo<br />

a fuoco inoltre lo sforzo profuso per una razionale ricostruzione<br />

della città, nel tempo frequentemente devastata<br />

dagli incendi.<br />

I contributi sono firmati da: Andrea Giardina, Marisa<br />

Ranieri Panetta, Giacomo Agosti, Jerzy Miziołek, Giuseppe<br />

Pucci, Clementina Panella, Alessandro Viscogliosi,<br />

Henner von Hesberg, Maria Antonietta Tomei, Andrea<br />

Carandini, Heinz-Jürgen Beste, Matteo Cadario,<br />

Irene Bragantini, Rossella Rea, Emanuele Berti.<br />

In breve le sezioni della mostra<br />

Curia Iulia: i ritratti/la famiglia/la leggenda nera:<br />

<strong>Nerone</strong> nella pittura storica<br />

Tempio di Romolo: <strong>Nerone</strong> nel cinema<br />

Criptoportico neroniano: il lusso del palazzo<br />

imperiale/la propaganda<br />

Museo Palatino: il lusso del palazzo imperiale<br />

Colosseo: prima, durante e dopo l’incendio/le<br />

residenze di <strong>Nerone</strong>


info e<br />

contatti<br />

3 INFO E CONTATTI<br />

Ufficio stampa <strong>Electa</strong><br />

per la Soprintendenza speciale<br />

per i beni archeologici di Roma<br />

Gabriella Gatto<br />

tel. +39 06 47 497 462<br />

press.electamusei@mondadori.it<br />

Ufficio stampa <strong>Electa</strong><br />

Enrica Steffenini<br />

tel. +39 02 21563 433<br />

elestamp@mondadori.it<br />

Informazioni tecniche<br />

Orari<br />

Dal 12 aprile al 31 agosto: 8.30-19.15<br />

(ultimo ingresso ore 18.15).<br />

Dal 1° settembre al 18 settembre: 8.30-19.00<br />

(ultimo ingresso ore 18.00).<br />

Venerdì Santo chiusura anticipata alle ore 14.00<br />

(ultimo ingresso ore 13.00).<br />

Non si effettua chiusura settimanale.<br />

La biglietteria chiude un’ora prima.<br />

Ingresso<br />

intero euro 12,00<br />

ridotto euro 7,50<br />

Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo,<br />

al Palatino e al Foro romano<br />

Informazioni e visite guidate<br />

Pierreci<br />

tel. +39.06.39967700<br />

www.pierreci.it<br />

Per evitare le code in biglietteria è possibile<br />

acquistare il biglietto on line, tick@print,<br />

e per gli smartphone scaricare il programma<br />

i-Mibac su Applestore<br />

Catalogo della mostra<br />

<strong>Electa</strong>


colophon<br />

della mostra<br />

NERONE<br />

12 APRILE – 18 SETTEMBRE 2011<br />

ROMA, COLOSSEO, CURIA IULIA<br />

E TEMPIO DI ROMOLO AL FORO ROMANO,<br />

CRIPTOPORTICO NERONIANO,<br />

“DOMUS TIBERIANA” (SCAVI IN CORSO),<br />

MUSEO PALATINO, VIGNA BARBERINI,<br />

COENATIO ROTUNDA<br />

La mostra è promossa<br />

dalla Soprintendenza Speciale<br />

per i Beni Archeologici di Roma<br />

in collaborazione con <strong>Electa</strong><br />

Il comitato scientifico, presieduto<br />

dal Direttore Generale per le Antichità<br />

del Ministero per i Beni<br />

e le Attività Culturali Luigi Malnati<br />

e diretto dal Soprintendente Speciale<br />

per i Beni Archeologici di Roma<br />

Anna Maria Moretti,<br />

ha compreso Heinz-Jürgen Beste,<br />

Andrea Giardina, Henner von Hesberg,<br />

Clementina Panella, Marisa Ranieri Panetta,<br />

Alessandro Viscogliosi<br />

Cura della mostra e del catalogo<br />

Rossella Rea<br />

Maria Antonietta Tomei<br />

Soprintendenza Speciale<br />

per i Beni Archeologici di Roma<br />

Soprintendente<br />

Anna Maria Moretti<br />

Direzione dei servizi aggiuntivi<br />

Rosanna Friggeri<br />

Direzione scientifica del Colosseo<br />

Rossella Rea<br />

Direzione scientifica del Palatino<br />

e del Foro Romano<br />

Roberto Egidi<br />

Direzione tecnica del Colosseo<br />

Piero Meogrossi, Barbara Nazzaro<br />

Direzione tecnica delle aree e dei cantieri del<br />

Palatino e del Foro romano interessati dalla mostra<br />

Giuseppe Morganti, Antonella Tomasello,<br />

Marco Morelli, Maddalena Scoccianti,<br />

Lucilla La Bianca, Claudia Del Monti,<br />

Maurizio Pinotti, Maria Grazia Filetici<br />

4 COLOPHON DELLA MOSTRA


Per restauri, manutenzioni ed assistenza<br />

all’allestimento<br />

Coordinamento<br />

Giovanna Bandini e Cinzia Conti<br />

con la collaborazione di Maria Bartoli<br />

e con i contributi di Silvia Borghini,<br />

Adriano Casagrande, Antonella Cirillo,<br />

Annunziata D’Elia, Massimo Lasco,<br />

Alessandro Lugari, Simona Murrone,<br />

Debora Papetti, Roberto Tomaino<br />

si ringraziano per gli interventi di restauro<br />

Sara Carraro, Roma<br />

Cristina Del Gallo, Roma<br />

Daniela Manna, Firenze<br />

Emanuela Peverati, Roma<br />

Artandcraft, Roma<br />

RE.CO., Roma<br />

Servizio di manutenzione delle opere esposte<br />

Consorzio CROMA, Roma<br />

Archivio fotografico<br />

Bruno Angeli, Luciano Mandato,<br />

Massimo Scacco<br />

Servizio fotografico<br />

Giorgio Cargnel, Luigi Colasanti,<br />

Romano D’Agostini, Luciano Mandato,<br />

Simona Sansonetti<br />

Ufficio consegnatario<br />

Ornella Cappannini, Marinella D’Ambrosio,<br />

Giovanna De Angelis, Sonia Panatta,<br />

Miria Roghi, Stefania Trevisan<br />

Archivio scientifico<br />

Elisabetta Boschi, Marilena Mulas,<br />

Laura Paolini, Stefania Trevisan<br />

Segreteria<br />

Maria Daniela Donninelli, Anna Iacono,<br />

Silvia Lisi, Maria Morgera, Gloria Nolfo,<br />

Anna Redigolo, Maurizio Rulli, Fernanda<br />

Spagnoli, Agnese Tomei, Angela Vivolo<br />

Hanno collaborato<br />

Orietta Brandimarte, Stefano De Felice,<br />

Salvatore Di Maria, Franco Fenicchia,<br />

Roberto Ferretti, Luigi Greco,<br />

Giorgio Greifemberg, Laura Paolini,<br />

Antonella Pienotti, Lucia Pomponi,<br />

Letizia Quarta, Massimo Scacco,<br />

Daniela Spadoni, Maurizio Tosti,<br />

Umberto Valera<br />

5 COLOPHON DELLA MOSTRA<br />

Enti prestatori<br />

Galleria d’arte moderna, Milano<br />

Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Firenze<br />

Galleria degli Uffizi, Firenze<br />

Monastero benedettino di Santa Scolastica, Subiaco<br />

Musei Capitolini, Roma<br />

Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Roma<br />

Musei Vaticani, Città del Vaticano<br />

Museo Archeologico Nazionale, Cagliari<br />

Museo Archeologico Nazionale, Firenze<br />

Museo Archeologico Nazionale, Napoli<br />

Museo Archeologico e d’Arte della Maremma,<br />

Grosseto<br />

Museo Barracco, Roma<br />

Museo Civico “Pio Capponi”, Terracina<br />

Museo Civico Archeologico, Anzio<br />

Museo Civico Archeologico, Bologna<br />

Museo Civico Archeologico del Castello<br />

di San Giorgio, La Spezia<br />

Museo dei Fori imperiali, Roma<br />

Museo dell’Università, Varsavia<br />

Seminario Vescovile, Varsavia<br />

Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici<br />

di Napoli e Pompei<br />

Staatliche Kunstsammlungen,<br />

Skulpturensammlung, Dresden<br />

Ringraziamenti<br />

Cristina Acidini, Mariarosaria Barbera,<br />

Umberto Broccoli, Carlotta Cianferoni,<br />

Maddalena Cima, Teresa Elena Cinquantaquattro,<br />

Anna Maria Dolciotti, Maria Grazia Fiore,<br />

Filippo Maria Gambari, Paola Giovetti,<br />

Annamaria Giusti, Alba Rosa Marigliani,<br />

Mauro Meacci, Marco Minora, Jerzy Miziołek,<br />

Stefano Nardi, Antonio Natali, Kazimierz Nycz,<br />

Antonio Paolucci, Jeannette Papadopoulos,<br />

Claudio Parisi Presicce, Franco Pusceddu,<br />

Marzia Ratti, Claudio Salsi, Donatella Salvi,<br />

Valeria Sampaolo, Marina Sapelli Ragni,<br />

Claudia Scardazza, Grete Stefani, Emilia Talamo,<br />

Lucrezia Ungaro, Moritz Woelk<br />

Le curatrici ringraziano per la fattiva<br />

collaborazione<br />

Giovanna Bandini, Gabriella Bufalini, Cinzia Conti,<br />

Fedora Filippi, Rosanna Friggeri, Clementina<br />

Panella, Rita Paris, Lucia Saguì, Françoise Villedieu<br />

ed inoltre<br />

Bruno Angeli, Silvia Borghini, Annunziata D’Elia,<br />

Massimo Lasco, Alessandro Lugari, Simona<br />

Murrone, Barbara Nazzaro, Gloria Nolfo,<br />

Maurizio Rulli, Daniela Spadoni, Agnese Tomei,<br />

nonché Emiliano Africano e Maria Viceconte


Organizzazione e comunicazione<br />

<strong>Electa</strong><br />

Direzione<br />

Anna Grandi<br />

Coordinamento generale<br />

Marta Chiara Guerrieri<br />

Cura del catalogo<br />

Nunzio Giustozzi<br />

Assistenza all’allestimento<br />

Roberto Cassetta, Anna Civale,<br />

Tiziana Rocco<br />

Ufficio stampa e comunicazione<br />

Gabriella Gatto, Enrica Steffenini<br />

Consulenza per il progetto<br />

di comunicazione<br />

e promozione della mostra<br />

Marisa Ranieri Panetta<br />

Collaborazione scientifica e apparati<br />

didascalici<br />

Matteo Cadario, Nunzio Giustozzi<br />

Traduzione degli apparati didascalici<br />

Joanne Berry con la collaborazione<br />

di Nigel Pollard<br />

Progetto e direzione artistica<br />

dell’allestimento<br />

Andrea Mandara/Studio di Architettura<br />

con Fabiana Dore<br />

Light Designer<br />

Alessandro Grassia<br />

con Diana Verde<br />

Responsabile della sicurezza<br />

Fabio Fumagalli<br />

Immagine coordinata e grafica in mostra<br />

Tassinari/Vetta<br />

(Leonardo Sonnoli<br />

con Igor Bevilacqua<br />

e Francesco Nicoletti)<br />

Realizzazione dell’allestimento<br />

Meloni Fabrizio srl, Roma<br />

con la collaborazione di<br />

Enrico Vandelli<br />

Realizzazione degli apparati grafici<br />

Gruppofallani srl, Venezia<br />

Artiser srl, Roma<br />

Impianti elettrici e di sicurezza<br />

Duilio Ciancarella<br />

con Nello Madama, Fabio Ciancarella,<br />

Alessandro Fonzi, Alessio Paolelli<br />

Trasporti<br />

Montenovi srl, Roma<br />

Arteria srl, Firenze<br />

Assicurazioni<br />

Progress Fineart, Roma<br />

Kuhn&Bulow<br />

Service Assicurazioni, Firenze<br />

Ricostruzioni multimediali<br />

Progetto KatatexiLux, Roma<br />

Stefano Borghini e Raffaele Carlani<br />

Tecnoart / Imagimotion<br />

Valentina Gagliardi e Ombretta Mori<br />

Antologia cinematografica<br />

Concept e selezione: Raffaele Rivieccio<br />

con la collaborazione di Flavio Barbaro<br />

Montaggio: Emanuele Svezia<br />

Impianti multimediali<br />

AVset SpA, Roma<br />

Installazione luminosa alla Curia Iulia<br />

Progettazione: Livia Cannella<br />

Impianti: Artsound srl, Roma<br />

Hanno collaborato<br />

La “Sapienza” Università di Roma,<br />

Dipartimento di Scienze dell’Antichità,<br />

Cattedra di Metodologia e tecniche<br />

della ricerca archeologica per i risultati<br />

degli scavi alle pendici nord-orientali<br />

del Palatino e della Meta Sudans<br />

Francesca Carboni, Antonio Francesco Ferrandes,<br />

Riccardo Fusco, Giacomo Pardini Lucia Saguì<br />

e Fiammetta Sforza per la selezione<br />

dei materiali e gli apparati didattici<br />

Emanuele Brienza, Matilde Cante e<br />

Marco Fano per la documentazione grafica<br />

Maurizio Necci per la documentazione<br />

fotografica<br />

Servizi museali<br />

6 COLOPHON DELLA MOSTRA


cronologia<br />

di nerone<br />

15 dicembre 37 d.C.: nasce ad Anzio Lucio<br />

Domizio Enobarbo, il futuro <strong>Nerone</strong>.<br />

È figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina<br />

Minore, pronipote di Augusto; il nonno materno<br />

era Germanico, amatissimo e valoroso generale.<br />

41: l’imperatore Caligola è ucciso nel palazzo<br />

sul Palatino; gli succede lo zio Claudio.<br />

47: prima apparizione di Lucio Domizio<br />

sulla scena pubblica: insieme con Britannico,<br />

secondogenito di Claudio, prende parte con<br />

successo ai “Giochi Troiani”, un torneo equestre<br />

riservato ai giovani aristocratici.<br />

48: Valeria Messalina, moglie di Claudio,<br />

è uccisa da un liberto.<br />

49: Agrippina, rimasta anche lei vedova, sposa<br />

suo zio Claudio. A <strong>Nerone</strong> sono affiancati come<br />

precettori il filosofo Anneo Seneca e, per le materie<br />

militari, Afranio Burro, il prefetto del pretorio.<br />

25 febbraio del 50: <strong>Nerone</strong> viene adottato<br />

da Claudio con il nome di Nero Claudius<br />

Drusus Germanicus.<br />

53: <strong>Nerone</strong> sposa la sorellastra Ottavia (12 anni),<br />

figlia di Claudio e Valeria Messalina<br />

12 ottobre del 54: morte di Claudio (con ogni<br />

probabilità avvelenato dalla moglie Agrippina).<br />

13 ottobre del 54, mezzogiorno: <strong>Nerone</strong><br />

è acclamato imperator prima della ratifica<br />

da parte del senato. A 16 anni e dieci mesi<br />

sale sul trono Nero Claudius Caesar<br />

Augustus Germanicus.<br />

55: il quattordicenne Britannico, figlio di<br />

Claudio e Messalina, muore durante un pranzo.<br />

Le fonti letterarie parlano di venificio,<br />

forse la causa è dovuta all’epilessia di cui soffriva.<br />

Alcune delle misure prese nei primi anni<br />

di governo: Stipendio annuo ai senatori in difficoltà<br />

economiche; 400 sesterzi a ogni cittadino;<br />

alleggerimento delle tasse più gravose;<br />

svolgimento pubblico dei processi giudiziari;<br />

divieto di organizzare giochi con animali<br />

o gladiatori, per evitare di estorcere denaro<br />

ai sudditi; freno al lusso.<br />

7 CRONOLOGIA DI NERONE<br />

58: <strong>Nerone</strong> presenta una riforma tributaria<br />

introducendo tasse che colpiscono i grandi<br />

patrimoni. Da qui ha inizio la posizione sempre<br />

più ostile del senato nei confronti dell’imperatore,<br />

che viene attaccato per i suoi comportamenti,<br />

propagandati come depravati e immorali.<br />

Arriva a corte Poppea Sabina, moglie di Otone:<br />

molto bella e intelligente, seduce l’imperatore.<br />

In Oriente, con l’aiuto di nuovi alleati, il generale<br />

Corbulone inizia la conquista dell’Armenia.<br />

59: Il 4 marzo muore Agrippina nella sua villa<br />

vicino Baia. È uccisa da Aniceto – prefetto<br />

della flotta di Miseno – su comando imperiale.<br />

Il delitto viene considerato “di Stato”,<br />

per la salvezza della res pubblica.<br />

Vengono organizzati i Ludi Maximi, giochi indetti<br />

per onorare l’eternità dell’imperatore in diversi<br />

teatri, con distribuzione di buoni-premio alla folla<br />

(schiavi, animali, frumento, gioielli, abiti).<br />

In Occidente, scoppia una rivolta in Britannia<br />

sotto la guida della regina Budicca.<br />

La ribellione è sedata pur con molte vittime<br />

romane. Lungo la frontiera del Danubio,<br />

i Romani sottomettono i Daci e altre popolazioni.<br />

Si svolgono gli Juvenalia (Giochi della gioventù).<br />

<strong>Nerone</strong>, imbevuto di ellenismo, promuove<br />

un’educazione che coltiva poesia, musica<br />

e teatro, mentre la classe dirigente, conservatrice,<br />

per i giovani vuole addestramento alle armi<br />

e scuole oratorie.<br />

60: Sono organizzati i Neronia, prima edizione<br />

di Giochi musicali, equestri e atletici<br />

su modello greco. Vi partecipa anche il giovane<br />

poeta Lucano, che riceve una corona<br />

per le sue Laudes in onore dell’imperatore.<br />

62: Muore il prefetto del pretorio Afranio Burro<br />

che è sostituito da Fenio Rufo e Ofonio Tigellino.<br />

<strong>Nerone</strong> ripudia Ottavia e sposa Poppea.<br />

Il popolo insorge, vengono create false accuse<br />

e Ottavia è relegata a Pandataria<br />

(odierna Ventotene) e poi uccisa.


63: Dopo un intervento militare dei Parti<br />

in Armenia, Corbulone ribadisce il diritto di<br />

intervento di <strong>Nerone</strong> sulle sorti della regione<br />

come protettorato romano. È stabilita<br />

l’incoronazione di Tiridate a Roma. Nel frattempo<br />

viene completato dalle legioni romane il<br />

controllo sulla costa settentrionale del mar Nero,<br />

fondamentale per le forniture di grano.<br />

Nasce Claudia, unica figlia di <strong>Nerone</strong>.<br />

Dopo pochi mesi muore.<br />

63 – 64: Ha inizio una riforma monetaria<br />

che va a vantaggio dei ceti emergenti.<br />

64: Con ulteriori conquiste il mar Nero<br />

è tutto romano.<br />

Iniziano i lavori per il canale navigabile<br />

dal lago Averno, in Campania, fino a Ostia:<br />

doveva assicurare il trasporto delle merci<br />

di prima necessità dal porto di Pozzuoli.<br />

Si inaugura il nuovo Porto di Ostia,<br />

i cui lavori erano iniziati sotto Claudio.<br />

A Napoli, città di cultura greca,<br />

<strong>Nerone</strong> si esibisce in teatro per la prima volta.<br />

Notte tra 18 e 19 luglio: scoppia un grande<br />

incendio mentre <strong>Nerone</strong> si trova ad Anzio.<br />

Sono distrutti dalle fiamme intere regiones<br />

e monumenti importanti. Inizia la ricostruzione<br />

a spese del principe e con incentivi ai privati.<br />

I cristiani “che confessarono” (secondo<br />

il racconto dello storico Tacito) di aver<br />

provocato l’incendio, vengono condannati<br />

a morte con torture e crocifissioni.<br />

Iniziano i lavori per la Domus Aurea su progetto<br />

degli architetti Severo e Celere.<br />

65: Congiura dei Pisoni con il concorso<br />

di cavalieri, senatori e pretoriani per uccidere<br />

<strong>Nerone</strong> ed eleggere al suo posto Gaio Calpurnio<br />

Pisone, di nobile famiglia.<br />

Vengono scoperti i partecipanti: molti sono<br />

uccisi (tra cui il prefetto Fenio Rufo<br />

e il poeta Lucano), altri indotti al suicidio<br />

(come Seneca e lo scrittore Petronio Arbitro),<br />

altri ancora sono mandati in esilio o perdonati.<br />

Seconda edizione dei “Neronia”: per la prima<br />

volta a Roma, <strong>Nerone</strong> si esibisce in pubblico<br />

(poesia e canto con la cetra).<br />

Alla fine dei Giochi, muore l’Augusta<br />

Poppea Sabina.<br />

8 CRONOLOGIA DI NERONE<br />

66: Incoronazione a Roma di Tiridate: ai Rostri,<br />

nel Foro, <strong>Nerone</strong> pone la corona<br />

sul capo del re armeno, inginocchiato davanti<br />

a lui in un tripudio di festeggiamenti pubblici.<br />

<strong>Nerone</strong> sposa Statilia Messalina, più grande<br />

di lui e di nobile famiglia: un matrimonio<br />

durato pochi mesi.<br />

Ottobre 66 – fine 67: <strong>Nerone</strong> compie<br />

un viaggio in Grecia dove partecipa, da vincitore,<br />

ai Giochi Istmici, Pitici, Nemei e Olimpici.<br />

Congiura Viniciana, dal nome del genero del<br />

generale Corbulone, Annio Viniciano, costituita<br />

da senatori, cavalieri e pretoriani. Corbulone,<br />

considerato un complice, riceve la condanna<br />

a morte da parte imperiale ma preferisce uccidersi.<br />

Inizia il taglio dell’istmo di Corinto, per favorire<br />

e rendere più veloce la navigazione.<br />

67: secondo la tradizione più accreditata,<br />

vengono uccisi a Roma S. Pietro e S. Paolo.<br />

68:<br />

Gennaio: <strong>Nerone</strong> rientra a Roma e celebra<br />

il trionfo per le vittorie negli agoni greci.<br />

Marzo: Una ribellione scoppiata in Gallia<br />

è presa a pretesto da alcuni governatori<br />

delle province galliche e spagnole ostili<br />

a <strong>Nerone</strong> per iniziare la rivolta contro<br />

il potere centrale e quindi contro l’imperatore.<br />

A capo della fazione antineroniana è Salvio<br />

Sulpicio Galba (il successore di <strong>Nerone</strong>).<br />

8 giugno: <strong>Nerone</strong>, appresa la notizia delle<br />

defezioni a sostegno di Galba, lascia<br />

il Palatino preparandosi a partire per l’Egitto.<br />

Il capo dei pretoriani annuncia alle guardie che<br />

<strong>Nerone</strong> è scappato e promette, a nome di Galba,<br />

un cospicuo donativo. Nel frattempo, il senato<br />

dichiara l’imperatore hostis publicus: chiunque<br />

può ucciderlo. <strong>Nerone</strong> si accorge che le guardie<br />

lo hanno abbandonato e fugge per nascondersi<br />

nella casa di uno dei liberti che gli sono<br />

rimasti accanto.<br />

9 giugno: raggiunto da militari legati a Galba,<br />

<strong>Nerone</strong> si uccide (versione ufficiale)<br />

con l’aiuto di Epafrodito, il suo segretario.


le fonti letterarie<br />

Nel primo libro degli Annales (I .2) Cornelio Tacito<br />

fa una premessa: «Le imprese di Tiberio, Gaio,<br />

Claudio, <strong>Nerone</strong>, furono falsificate per paura mentre<br />

erano in auge e, dopo la loro morte, sotto l’influenza<br />

di risentimenti ancora freschi».<br />

Purtroppo però non sono arrivate fino a noi – per intero<br />

o in gran parte - le opere storiche scritte sotto<br />

l’impero di <strong>Nerone</strong>, nelle quali possiamo supporre<br />

posizioni opportunistiche o servili, ma anche testimonianze<br />

oculari, capaci di arricchire, se non correggere,<br />

le nostre conoscenze. Le uniche fonti autorevoli di cui<br />

disponiamo, tutte ostili al principe – le Vitae Caesarum<br />

di Svetonio Tranquillo, gli Annales di Cornelio<br />

Tacito e la monumentale Storia di Roma, scritta in<br />

greco e conservata in epitomi, di Dione Cassio - appartengono<br />

invece a scrittori che non hanno potuto<br />

constatare personalmente quanto hanno raccontato.<br />

Solo Tacito nacque sotto <strong>Nerone</strong>, ma quando questi<br />

morì era un adolescente; Svetonio raggiunse i massimi<br />

riconoscimenti sotto Adriano, mentre Dione<br />

Cassio ebbe importanti incarichi politici nella prima<br />

metà del terzo secolo.<br />

Gli altri autori latini e greci - poeti, filosofi, storici<br />

minori (Plinio il Vecchio, Marziale, Giovenale, Stazio,<br />

Seneca, Plutarco, Giuseppe Flavio, Pausania e altri)<br />

- che fanno riferimento all’ultimo esponente dei Giulio-Claudii,<br />

possono contribuire alla comprensione<br />

dell’imperatore e dei suoi tempi, ma non in maniera<br />

significativa: tanti tasselli che confermano per la<br />

maggior parte quanto descritto dagli autori più importanti<br />

ma che, quando se ne distaccano per alcuni<br />

aspetti, non riescono a mutare la fama negativa che<br />

ha accompagnato <strong>Nerone</strong> ai nostri giorni.<br />

Pur scrivendo a distanza di anni dalla morte di <strong>Nerone</strong>,<br />

i documenti a disposizione di questi tre scrittori<br />

erano molteplici: gli Atti pubblici, editti imperiali;<br />

iscrizioni onorarie, testamenti, “Memorie” di personaggi<br />

della corte o di militari, come i Commentarii<br />

di Agrippina Minore e del comandante Corbulone; le<br />

“Vite” che celebravano coloro che si erano suicidati,<br />

come Trasea Peto, o che erano stati uccisi per motivi<br />

politici; e poi carteggi privati, la produzione letteraria<br />

degli stessi imperatori, come i versi scritti da <strong>Nerone</strong><br />

che Svetonio lesse quando svolgeva l’attività di segretario<br />

ab epistulis dell’imperatore Adriano.<br />

Ma tutto fu utilizzato – e scelto – col fine già deciso a<br />

tavolino di una descrizione negativa del personaggio,<br />

sottolineando ogni azione politica o comportamento<br />

privato capace di evidenziarne la degradazione morale,<br />

la crudeltà, gli eccessi, l’inadeguatezza del ruolo.<br />

9 LE FONTI LETTERARIE<br />

Solo alcune situazioni emergono come fattori positivi<br />

(l’estraneità ad alcuni delitti – l’avvelenamento di<br />

Giulio Silano, avviene per colpa della madre Agrippina,<br />

ignaro <strong>Nerone</strong>, scrive Tacito; gli atti governativi e<br />

la benevolenza dei primi anni sul trono sottolineati<br />

da Svetonio), talvolta lasciando nel dubbio i lettori o<br />

limitandosi a riportare i prodigi e i rumores, le voci<br />

mai favorevoli.<br />

Una riflessione di Giuseppe Flavio, scrittore ebreo<br />

che ebbe la protezione di Poppea e conobbe la corte<br />

dell’epoca, sintetizza la tradizione storica coeva che<br />

avrebbe influenzato quella successiva. Nelle Antichità<br />

Giudaiche sostiene che la memoria di <strong>Nerone</strong><br />

aveva ricevuto consensi o denigrazioni da parte degli<br />

storici a seconda dei benefici ottenuti o dei torti subiti:<br />

i primi non avevano badato alla verità, i secondi<br />

mentivano spudoratamente.<br />

Gli storici e biografi posteriori, nonostante l’ostilità<br />

mostrata verso <strong>Nerone</strong>, non ne possono tacere<br />

la grande popolarità, la fedeltà dei militari, l’affetto<br />

della gente comune, addirittura la fama postuma: il<br />

prefetto del pretorio Ofonio Tigellino aveva mentito<br />

ai soldati dicendo che <strong>Nerone</strong> aveva lasciato Roma,<br />

altrimenti non avrebbero giurato sul governatore<br />

Sulpicio Galba come nuovo imperatore; nonostante<br />

fosse stato dichiarato hostis publicus dal senato,<br />

ebbe funerali privati ma sontuosi; sulla sua tomba<br />

i romani portavano fiori; alcuni sosia in Oriente si<br />

spacciarono per lui dando filo da torcere alle legioni e<br />

preoccupando i senatori.<br />

Alla fama negativa dell’ultimo dei Giulio-Claudii<br />

contribuì non poco la tradizione cristiana. Nonostante<br />

scrittori come Tertulliano e Lattanzio non abbiano<br />

attribuito a <strong>Nerone</strong> la colpa del grande incendio del<br />

64 d.C., per aver mandato a morte i cristiani accusati<br />

del misfatto l’imperatore è stato sempre bollato<br />

come il primo, grande persecutore religioso e, di<br />

conseguenza, condannato nel suo complesso. Ed è<br />

quest’ultima la memoria che ha prevalso e l’unica seguita<br />

fino tempi recenti, accolta da scrittori, pittori,<br />

musicisti e dalla cinematografia hollywoodiana.<br />

Una più attenta rilettura storica e lo studio più accurato<br />

dei materiali archeologici, accompagnato da<br />

nuove scoperte, oggi consentono di conoscere meglio<br />

<strong>Nerone</strong> e sono la premessa della mostra.<br />

Il fisico<br />

Svetonio, <strong>Nerone</strong> 51<br />

Era di statura quasi normale, ma aveva il corpo chiazzato<br />

(pieno di lentiggini, n.d.r.) e maleodorante; i capelli<br />

erano biondicci e il suo viso era più bello che<br />

aggraziato.<br />

Aveva occhi azzurri e molto deboli collo grosso, ventre<br />

prominente, gambe gracilissime e salute ottima.


Infatti, benché non ponesse nessun freno alla lussuria,<br />

in quattordici anni si era ammalato tre volte in<br />

tutto, e anche allora non si era astenuto né da vino<br />

né da alcun’altra delle sue abitudini. Era così poco<br />

dignitoso nell’abbigliarsi da portare sempre i capelli<br />

ondulati, e durante il viaggio in Grecia (l’anno prima<br />

della morte, n.d.r.) se li lasciava anche ricadere sul<br />

collo; spesso poi si era mostrato in pubblico in veste<br />

da camera, con un fazzoletto annodato intorno alla<br />

gola, senza cintura e scalzo.<br />

L’infanzia e l’adolescenza<br />

Svetonio, <strong>Nerone</strong> 57<br />

Fin da bambino attese a quasi tutte le discipline liberali,<br />

ma sua madre lo distolse dalla filosofia, avvertendolo<br />

che era controindicata a chi sarebbe stato<br />

imperatore. Il suo precettore Seneca lo distolse dallo<br />

studio degli oratori antichi per conservare più a lungo<br />

la sua ammirazione.<br />

Essendo portato alla poesia, compose facilmente e<br />

volentieri dei versi, senza aver bisogno, come dicono<br />

alcuni, di pubblicare col proprio nome quelli di altri.<br />

Ho avuto fra le mani le brutte copie e le annotazioni<br />

di suo pugno riguardo ad aluni suoi versi molto conosciuti;<br />

appare chiaramente che non sono né copiati<br />

né scritti sotto dettatura, ma certamente meditati e<br />

scritti da chi li stava pensando, tanto sono numerose<br />

le cancellature, le annotazioni e le aggiunte.<br />

La passione per gli spettacoli del circo<br />

Svetonio, <strong>Nerone</strong> 22<br />

Fin dalla tenera età ebbe una passione particolarmente<br />

accentuata per i cavalli e, benché ciò gli fosse<br />

stato proibito, la maggior parte dei suoi discorsi concernevano<br />

i giochi del circo.<br />

Una volta, mentre assieme ai suoi condiscepoli compiangeva<br />

la sorte di un auriga del partito verde che era<br />

stato trascinato dai propri cavalli, ripreso dal suo pedagogo<br />

disse falsamente che stava parlando di Ettore.<br />

Fin dal principio del suo impero ogni giorno si divertiva<br />

a giocare con delle quadrighe di avorio sopra u tavolo,<br />

e abbandonava il suo ritiro a ogni minimo spettacolo<br />

al circo, dapprima di nascosto e in seguito così<br />

apertamente che non vi poteva essere il minimo dubbio<br />

sul luogo in cui avrebbe passato quelle giornate.<br />

Sperpero e lusso<br />

Svetonio, <strong>Nerone</strong> 30<br />

Stimava che non vi fosse nessun altro modo di usare<br />

il denaro e la ricchezza se non dilapidandoli, e considerava<br />

sordidi e avari coloro che tengono conto delle<br />

loro spese, ed eccelsi e magnifici coloro che abusano<br />

10 LE FONTI LETTERARIE<br />

della loro fortuna e la sperperano. […]<br />

Durante la permanenza di Tiridate (fratello del re dei<br />

Parti, n.d.r.), erogò in suo favore ottocentomila sesterzi<br />

al giorno, il che si riesce a credere a stento; e quando<br />

partì gli fece un regalo di più di cento milioni.<br />

Il citaredo Menecrate e il mirmillone Spiculo ricevettero<br />

in dono dei patrimoni e dei palazzi da trionfatori.<br />

[…]<br />

Non indossò mai la stessa veste. Giocava ai dadi con<br />

poste fino a quattrocentomila sesterzi al punto, e andava<br />

a pesca con una rete dorata, legata con funi intessute<br />

di porpora e cocco.<br />

Si dice che non si sia mai messo in viaggio con meno<br />

di mille veicoli dalle mule ferrate d’argento a dai conduttori<br />

vestiti di lana di Canosa, e con intorno una<br />

turba di Mazaci e di battistrada coperti di decorazioni<br />

e bracciali.<br />

Esibizioni teatrali<br />

Tacito, Annali XIV . 20<br />

Essendo <strong>Nerone</strong> console per la quarta volta, furono<br />

istituiti a Roma i Ludi Quinquennali a imitazione<br />

delle gare tra i greci […]<br />

Sotto l’influsso dei costumi stranieri si operò la degenerazione<br />

dei giovani: divennero frequentatori di<br />

palestre, abituati all’ozio e ai turpi amori, incoraggiati<br />

in tutto ciò dall’imperatore e dal senato, che non solo<br />

lasciarono libero corso ai vizi, ma usarono anche la<br />

forza perché i primi fra i romani, col pretesto di recitare<br />

in prosa e in versi, fossero contaminati dall’ignominia<br />

della scena.<br />

Dione Cassio, Storia Romana LXI . 20<br />

Ed ecco che Cesare salì sul palcoscenico in abito da<br />

citaredo pronunciando, lui che era imperatore, queste<br />

parole: «Signori miei, ascoltatemi, vi prego». Augusto<br />

suonò un pezzo intitolato “Attis” o “Le Baccanti”,<br />

mentre stavano ad assistere molti soldati e tutto il<br />

popolo stava seduto occupando ogni possibile posto<br />

sebbene, stando a quello che è stato tramandato, egli<br />

avesse una voce bassa e fioca, tale da suscitare in tutti<br />

riso e, contemporaneamente, lacrime. Al suo lato<br />

stavano Seneca e Burro (il primo prefetto del pretorio,<br />

n.d.r.), proprio come fanno alcuni maestri, con la<br />

funzione di dargli sostegno: essi agitavano le mani<br />

e i mantelli ogni volta che l’imperatore diceva qualcosa<br />

e incitavano gli altri a fare la stessa cosa. Del<br />

resto nerone disponeva di un corpo speciale di circa<br />

cinquemila soldati personali: costori venivano chiamati<br />

Augustani ed avevano il ruolo di dare inizio agli<br />

applausi; anche tutti gli altri, seppure contro la loro<br />

volontà, erano obbligati a esultare.


Banchetti licenziosi<br />

Dione Cassio, Storia Romana LXII . 15<br />

Tigellino (prefetto del pretorio, n.d.r.) era stato nominato<br />

supervisore dei banchetti ed ogni preparativo<br />

era stato in modo sontuoso. La preparazione venne<br />

condotta come segue: nel centro del lago erano stati<br />

calati prima grandi tini da vino in legno, sopra i<br />

quali erano stati issati dei tavolati, e intorno a questa<br />

struttura erano state costruite delle taverne e degli<br />

appartamenti. In questo modo <strong>Nerone</strong>, Tigellino e i<br />

loro convitati occupavano l’area centrale, dove banchettavano<br />

su dei tappeti di porpora e su delle soffici<br />

coltri, mentre tutti gli altri se la godevano all’interno<br />

delle taverne. Entravano poi nei lupanari e senza ritegno<br />

alcuno si abbandonavano a rapporti sessuali<br />

con tutte le donne che si trovavano là dentro: erano<br />

presenti anche le donne più belle e più illustri,<br />

schiave, liberte, cortigiane, fanciulle illibate e donne<br />

sposate, tra le quali vi erano fanciulle e donne appartenenti<br />

no solo al ceto popolare, ma anche alle<br />

famiglie più nobili.<br />

La morte di Agrippina a Bacoli (Baia)<br />

Tacito, Annali XIV . 9<br />

Nella stanza vi erano un piccolo lume e una sola ancella,<br />

mentre Agrippina se ne stava in stato di crescente<br />

allarme perché nessuno arrivava da parte del<br />

figlio e neppure Agermo: ben altro sarebbe stato<br />

l’aspetto delle cose intorno se veramente la sua sorte<br />

fosse stata felice.<br />

[…]<br />

Quando anche l’ancella si mosse per andarsene,<br />

Agrippina nell’atto di volgersi a lei per dirle: «Anche<br />

tu mi abbandoni?» scorse Aniceto in compagnia<br />

del triarca Erculeio e del centurione di marina<br />

Obarito. Rivoltasi allora a lui gli dichiarò che, se<br />

era venuto per vederla, annunziasse pure a <strong>Nerone</strong><br />

che si era riavuta (dall’incidente in mare, n.d.r.); se<br />

poi fosse lì per compiere un delitto, essa non poteva<br />

avere alcun sospetto sul figlio: non era possibile<br />

che egli avesse commissionato il matricidio. I sicari<br />

circondarono il letto e per primo il triarca la colpì<br />

con un bastone sul capo. Al centurione che brandiva<br />

il pugnale per finirla, protendendo il grembo<br />

gridò: «Colpisci al ventre», e cadde trafitta da molte<br />

ferite.<br />

Tacito, Annali XV . 12-13<br />

Con sorprendente gara dei maggiorenti il Senato decretò<br />

…….che il giorno anniversario della nascita di<br />

Agrippina fosse considerato tra i giorni nefasti.<br />

L’incendio e la ricostruzione<br />

Dione Cassio, Storia Romana LXII . 16<br />

11 LE FONTI LETTERARIE<br />

In seguito <strong>Nerone</strong> sentì il desiderio di realizzare<br />

quello che senza dubbio aveva sempre sperato, e cioè<br />

di mandare in rovina l’intera città e il regno fintanto<br />

che era ancora in vita; è risaputo che egli ritenesse<br />

straordinariamente felice Priamo perché aveva visto<br />

la sua patria e il suo potere abbattuti contemporaneamente.<br />

Pertanto incaricò segretamente alcuni<br />

uomini, i quali, comportandosi come se fossero<br />

ubriachi o come se stessero commettendo qualche<br />

misfatto, dapprima appiccarono dei focolai in uno o<br />

due o, addirittura, in più punti della città: perciò gli<br />

abitanti si trovarono completamente spiazzati, e non<br />

erano in grado di scoprire dove avesse avuto origine<br />

il dolo, né sapevano come porvi rimedio, sebbene si<br />

rendessero perfettamente conto di vedere e di sentire<br />

molte cose insolite.<br />

[…]<br />

Una gran confusione si stava allora diffondendo ovunque<br />

tra tutti i cittadini, alcuni dei quali correvano di<br />

qua, altri di là come se fossero in preda alla follia.<br />

[…]<br />

Si assisteva a un continuo gridare e urlare da parte di<br />

bambini e ugualmente da parte di donne e di uomini<br />

anziani, tanto che a causa del fumo e del chiasso non<br />

si riusciva a capire né a comprendere nulla.<br />

[…]<br />

Nel frattempo alcuni che stavano portando in salvo<br />

le proprie suppellettili e altri che invece ne approfittavano<br />

per sottrarre i beni altrui si urtavano vicendevolmente<br />

e inciampavano negli involti, né erano in<br />

grado di proseguire o di fermarsi, ma spingevano ed<br />

erano spinti, travolgevano e venivano travolti.<br />

Tacito, Annali XV. 38<br />

Seguì un disastro, non si sa se dovuto al caso o alla<br />

perfidia di <strong>Nerone</strong>, poiché gli storici interpretarono<br />

la cosa in un modo o nell’altro. E’ certo però che<br />

questo incendio per la sua violenza ebbe effetti più<br />

terribili e spaventosi di tutti gli incendi precedenti.<br />

Cominciò in quella parte del Circo, che è contigua<br />

ai colli del Palatino e del Celio, dove il fuoco appena<br />

scoppiato nelle botteghe in cui si trovavano<br />

merci infiammabili, subito divampò violento alimentato<br />

dal vento e avvolse il Circo per tutta la sua<br />

lunghezza.<br />

[…]<br />

Spinto dalla violenza l’incendio si diffuse dapprima<br />

nei luoghi piani, poi salì ai colli e poi di nuovo invase<br />

devastando i luoghi bassi e con la sua rapidità prevenne<br />

ogni possibilità di rimedio.<br />

[…]


Tacito, Annali XV . 41<br />

Non è facile dare il numero delle case, degli isolati e<br />

dei templi che andarono perduti. Fra questi vi furono<br />

quelli di più antico culto che Servio Tullio aveva<br />

dedicato alla Luna, la grande ara e il tempietto che<br />

l’arcade Evandro aveva consacrato al nume presente<br />

di Ercole; furono inoltre arsi il tempio votato a Giove<br />

Statore da Romolo e la reggia di Numa e il santuario<br />

di Vesta con i Penati del popolo romano. Furono così<br />

perduti ricchezze conquistate in tante vittorie e capolavori<br />

dell’arte greca, e con essi gli antichi e originali<br />

documenti degli uomini di genio, tanto che, per quanto<br />

Roma fosse risorta splendida, molte cose i vecchi ricordavano<br />

che non avrebbero più potuto essere rifatte.<br />

Tacito, Annali XV . 43<br />

Quello che rimaneva della città, all’infuori del palazzo,<br />

fu riedificato non come era avvenuto dopo l’incendio<br />

dei Galli, senza un piano regolatore con le case<br />

disposte qua e là senza ordine alcuno, ma fu ben misurato<br />

il tracciato dei rioni dove furono fatte larghe<br />

strade, fu limitata l’altezza degli edifici, furono aperti<br />

cortili, ai quali si aggiunsero portici per proteggere la<br />

parte anteriore degli isolati.<br />

<strong>Nerone</strong> promise di consegnare ai legittimi proprietari<br />

quei portici, dopo averli fatti costruire a sue spese ed<br />

aver fatto sgombrare i cortili. Assegnò premi a seconda<br />

della classe sociale e delle sostanze di ognuno, e<br />

fissò il tempo entro il quale le case dovevano essere<br />

finite, perché si potesse concorrere ai premi.<br />

Dispose di versare nelle paludi di Ostia le macerie e<br />

ordinò che le navi che portavano il frumento, risalendo<br />

il Tevere, ne ritornassero cariche di rottami; volle<br />

anche che gli stessi edifici in alcune loro parti fossero<br />

consolidati senza travi, ma con pietra di Gabi o di Albano,<br />

perché questa è refrattaria al fuoco.<br />

Pose guardie a vigilare che l’acqua deviata per abuso<br />

di privati scorresse più abbondante e in più luoghi a<br />

vantaggio di tutti e fece in modo che ciascuno tenesse<br />

in pubblici posti mezzi per distinguere gli incendi, disponendo<br />

anche che non vi fossero pareti in comune,<br />

ma ciascun edificio fosse circondato da muri propri.<br />

Tutti questi provvedimenti, graditi per la loro utilità,<br />

portarono anche ornamento e decoro alla nuova città.<br />

Domus Aurea<br />

Svetonio, <strong>Nerone</strong> 31<br />

Fece costruire per sé una casa che dal Palatino andava<br />

fino all’Esquilino, dapprima la chiamò “transitoria”,<br />

poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire<br />

e la chiamò “aurea”.<br />

Per dare un’idea dell’estensione e della sua magnifi-<br />

12 LE FONTI LETTERARIE<br />

cenza, basterà ricordare i seguenti dati. C’era un vestibolo<br />

in cui era stato eretto un colosso a sua sembianza,<br />

alto centoventi piedi. Era tanto vasta, che nel<br />

proprio interno aveva dei porticati a triplo ordine di<br />

colonne, per la lunghezza di mille passi, e uno stagno<br />

che sembrava un mare, circondato da edifici che formavano<br />

come delle città.<br />

Per di più, nell’interno vi erano campagne ricche di<br />

campi, di vigneti, pascoli e boschi, con moltissimi<br />

animali domestici e selvatici di ogni specie. Nel resto<br />

della costruzione, ogni cosa era ricoperta d’oro e abbellita<br />

con gemme e madreperla.<br />

Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di<br />

avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere<br />

fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi<br />

saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno,<br />

continuamente, come la terra.<br />

Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e acque<br />

di Albula e, quando alla fine dei lavori, <strong>Nerone</strong><br />

inaugurò un palazzo di tal fatta, lo approvò soltanto<br />

con queste parole: «Finalmente comincerò ad abitare<br />

come un uomo!»<br />

La morte<br />

Tacito, Storie I . 5<br />

Avvezza al lungo servizio per i Cesari, la guarnigione<br />

di Roma era stata portata a destituire <strong>Nerone</strong> più da<br />

una spinta artificiosa che da un proposito ben determinato.<br />

Svetonio, <strong>Nerone</strong> 49<br />

E ora invitava Sporo a iniziare i pianti e le lamentazioni,<br />

e ora pregava qualcuno di incoraggiarlo con<br />

l’esempio a darsi la morte, e qualche volta disprezzava<br />

anche la propria vigliaccheria con queste parole:<br />

«Questo modo di fare è ignobile, turpe, è indegno di<br />

<strong>Nerone</strong>, proprio indegno! Ci vuole sangue freddo in<br />

questi momenti! Via, svegliati!».<br />

Già stavano avvicinandosi i cavalieri che avevano<br />

l’ordine di prenderlo vivo. Quando li sentì, disse tremando:<br />

«Un galoppo di veloci corsieri colpisce le mie<br />

orecchie!» e affondò il ferro nella gola, con l’aiuto del<br />

suo segretario particolare Epafrodito.<br />

Svetonio, <strong>Nerone</strong> 57<br />

Eppure non mancarono le persone che, per lungo<br />

tempo, adornarono la sua tomba con fiori dell’estate<br />

e con quelli della primavera, e che esposero ai Rostri<br />

delle sue statue vestite con la pretesta, e dei suoi<br />

editti in cui, come se fosse stato ancora vivo, dichiarava<br />

che tra poco sarebbe tornato con grave danno<br />

per i propri nemici.


i matrimoni<br />

Nella vita privata di <strong>Nerone</strong> due donne occupano un<br />

posto particolare: Atte, la liberta che gli restò sempre<br />

legata (fu tra le organizzatrici della cerimonia funebre<br />

dell’imperatore), e Poppea Sabina: la seconda,<br />

bellissima moglie. Il primo matrimonio fu con la sorellastra<br />

Ottavia, subìto per volere materno e finito<br />

in tragedia. La stessa vita di Ottavia, troncata preocemente,<br />

è stata contrassegnata da lutti e dolori.<br />

Era figlia, con il fratello Britannico, dell’imperatore<br />

Claudio e di Valeria Messalina; bambina, aveva avuto<br />

il primo choc quando la madre fu uccisa dai liberti<br />

del palazzo per aver tradito pubblicamente Claudio.<br />

Di lì a poco, il padre decise di sposarsi con Agrippina<br />

Minore, sua nipote, rimasta vedova dei precedenti<br />

mariti e madre di Lucio Domizio, il futuro <strong>Nerone</strong>.<br />

All’inizio la convivenza con un ragazzo quasi coetaneo,<br />

appassionato di cavalli e musica, dovette riuscire<br />

piacevole a Ottavia; ma Agrippina aveva altre mire<br />

per l’unico figlio: lo fece prima adottare da Claudio<br />

col nome di <strong>Nerone</strong> e poi lo costrinse a sposarsi con la<br />

sorellastra. Ottavia aveva dodici anni, un’età non insolita<br />

per un matrimonio secondo i costumi dell’epoca,<br />

ma non sappiamo quanto abbia gradito il matrimonio,<br />

trovandosi anche in mezzo a una competizione<br />

familiare tra il marito e Britannico perché l’adozione<br />

scalzava il fratello dall’eredità come primogenito.<br />

Un anno dopo Claudio morì durante un convivio,<br />

sicuramente avvelenato. La colpa, più che a <strong>Nerone</strong>,<br />

come hanno tramandato alcune fonti, è da attribuirsi<br />

ad Agrippina, che scalpitava per la salita al trono del<br />

figlio, pensando di poterlo manovrare senza intralci.<br />

Ottavia passò così dai lamenti del funerale del padre<br />

ai festeggiamenti per la salita al trono del giovane<br />

sposo: un turbinio di emozioni, dolori, sentimenti<br />

contrastanti, anche per come si erano svolti i fatti,<br />

che non aiutò certo la neo imperatrice nel suo ruolo<br />

di moglie, tra l’altro poco o affatto amata.<br />

A comandare nella residenza sul Palatino era Agrippina,<br />

Ottavia non aveva voce in capitolo; lo stesso<br />

<strong>Nerone</strong>, almeno per i primi tempi, non riuscì a tener<br />

testa a una madre abituata al potere sia per tradizione<br />

familiare che per l’esperienza accanto a Claudio.<br />

Ma le tragedie per Ottavia non erano finite. A due<br />

anni dalle nozze Britannico morì, anche lui nel corso<br />

di un banchetto. Un attacco di epilessia, di cui soffriva,<br />

o gli effetti dell’ennesima sostanza velenosa? <strong>Nerone</strong><br />

è accusato dagli storici, sicuri che si sia trattato<br />

di delitto, ma in realtà – specialmente all’inizio del<br />

suo regno - non era nella condizione di dover temere<br />

qualcosa dalla presenza del fratellastro: amato dal<br />

13 I MATRIMONI<br />

popolo, omaggiato dal senato, aveva dato avvio alle<br />

sue azioni politiche sotto i migliori auspici.<br />

A creare un’insanabile frattura nella coppia imperiale<br />

non fu tanto l’amore di <strong>Nerone</strong> per la liberta Atte,<br />

noto a tutti, ma l’ingresso a corte di Poppea Sabina.<br />

Affascinante come la madre, sposata già per la seconda<br />

volta con Salvio Otone (che succederà a <strong>Nerone</strong>),<br />

era anche intelligente e vivace. “Ebbe tutte le doti<br />

fuorché quella di un animo onesto” sostiene Tacito,<br />

che non mostra ammirazione per nessuna donna di<br />

potere. Con l’ingresso di Poppea nella vita dell’imperatore<br />

le fonti fanno coincidere il peggioramento<br />

di <strong>Nerone</strong>, lo scivolamento progressivo verso azioni<br />

immorali e depravate. In ogni caso, per Ottavia, non<br />

ci fu più alcuna speranza di salvare il matrimonio.<br />

Agrippina e il prefetto Afranio Burro cercarono di<br />

smorzare la passione di <strong>Nerone</strong>, anche perché la moglie<br />

rappresentava il legame con la famiglia Claudia;<br />

ma l’imperatore era il padrone del mondo e voleva<br />

Poppea a tutti i costi. Per eliminare il primo ostacolo,<br />

Otone fu mandato in Lusitania come governatore;<br />

nella primavera del 59 si agì contro Agrippina, che<br />

fu uccisa a Baia. Nelle cause della morte di Agrippina<br />

non vi era solo “il caso Poppea”: la donna che era<br />

stata a lungo la più potente dell’impero era entrata<br />

in rotta di collisione con i consiglieri del figlio, specialmente<br />

con Seneca, e, allontanata dal palazzo per<br />

ridimensionarne l’ambizione, minacciava un nuovo<br />

matrimonio con un parente di Augusto e rivelazioni<br />

scomode. In ogni caso, <strong>Nerone</strong> fu libero di seguire i<br />

suoi desideri e pur avendo contro il popolo, il senato,<br />

i suoi consiglieri, ripudiò Ottavia per sterilità e sposò<br />

Poppea.<br />

Moriva intanto Afranio Burro e al suo posto furono<br />

nominati due prefetti del pretorio: Fenio Rufo, apprezzato<br />

per la buona amministrazione dell’Annona,<br />

e Ofonio Tigellino, liberto di umili origini che si rivelerà<br />

disposto a ogni azione riprovevole.<br />

Ottavia fu accusata di adulterio e spedita in Campania.<br />

Tali però furono le proteste della gente che <strong>Nerone</strong><br />

si vide costretto a richiamare a Roma la prima<br />

moglie, assistendo alla folla che rimetteva al loro posto<br />

le sue statue inondandole di fiori.<br />

Poppea, già incinta, temeva il peggio e costrinse il marito<br />

a intervenire con decisione per eliminare la docile<br />

Ottavia. L’accusa costruita a tavolino era infamante:<br />

la ragazza che era stata accusata di sterilità ora veniva<br />

incolpata di adulterio e di aborto; il falso accusatore<br />

era Aniceto, ex pedagogo dell’imperatore e comandante<br />

della flotta imperiale di Miseno, che aveva eseguito<br />

con un gruppo di armati l’assassinio di Agrippina.<br />

Ottavia fu esiliata nell’isola di Pandataria (odierna<br />

Ventotene) e non le valse a nulla la difesa di voler<br />

essere solo la “sorella di <strong>Nerone</strong>”: dopo poco tempo<br />

arrivarono dei sicari, forse inviati dalla nuova impe-


atrice, che le aprirono le vene e la immersero in un<br />

bagno caldo per accelerarne la fine.<br />

A distanza di pochi mesi ad Anzio, dove era nato<br />

<strong>Nerone</strong>, Poppea diede alla luce Claudia, che subito<br />

il padre chiamò Augusta, dando anche alla madre lo<br />

stesso appellativo; ma la piccola, morì a tre mesi dalla<br />

nascita (“<strong>Nerone</strong>, come già nella gioia, apparve eccessivo<br />

nel dolore”, commenta Tacito).<br />

Gli autori antichi, nel decantare la bellezza di Poppea,<br />

ne raccontano il lusso sfrenato e le manie; il suo nome<br />

è legato più al latte d’asina che usava per mantenere<br />

candida la pelle che ai suoi interessi culturali o religiosi.<br />

E’ probabile che si debba al suo intervento la<br />

revoca del divieto dei giochi nell’anfiteatro di Pompei,<br />

zona di origine della sua famiglia, dopo gli scontri di<br />

alcuni anni prima; frequentava circoli culturali ebraici<br />

e, secondo la testimonianza dello scrittore Giuseppe<br />

Flavio (Autobiografia), si interessò di far liberare<br />

dei sacerdoti ebraici sotto processo a Roma. Mentre<br />

<strong>Nerone</strong> ricostruiva la nuova Roma e iniziava i lavori<br />

della Domus Aurea, si verificò una congiura, detta<br />

“dei Pisoni” perché il candidato scelto da pretoriani,<br />

senatori, letterati era il nobile Gneo Calpurnio Pisone.<br />

Era il 65, un anno terribile ed esaltante per <strong>Nerone</strong>:<br />

il complotto fu scoperto e la reazione finì in un bagno<br />

di sangue (tra gli altri, morirono suicidi Petronio<br />

e Seneca); furono indetti i secondi Giochi alla greca<br />

“Neronia”, dove l’imperatore si esibì nel canto drammatico<br />

e vinse i premi che agognava, ma, proprio alla<br />

fine di questi Ludi, morì Poppea in attesa di un altro<br />

figlio. La causa sarebbe stato un calcio del marito, recita<br />

la vulgata. Ma è possibile che, nel corso di un litigio<br />

violento, il decesso sia stato causato da qualche<br />

complicazione della gravidanza. <strong>Nerone</strong> aveva amato<br />

Poppea “più di qualsiasi altra cosa” (Svetonio) e ne<br />

inseguì l’immagine e il ricordo in tutti i modi. Le tributò<br />

un solenne funerale dopo averla fatta imbalsamare<br />

e le dedicò un tempio; “sposò” perfino l’eunuco<br />

Sporo perché le somigliava molto.<br />

L’ultima moglie di <strong>Nerone</strong>, Statilia Messalina, fu una<br />

meteora nella sua vita.<br />

Più grande di lui, della nobile famiglia dei Tauri, gli<br />

restò accanto pochi mesi se la sposò nel 67 e nelle<br />

ultime fasi della sua vita nessuno la nomina accanto a<br />

lui. Abile, opportunista, dotata di fascino e classe, fu<br />

richiesta in moglie da Otone (che rifiutò), continuando<br />

a frequentare l’aristocrazia anche sotto i Flavi.<br />

Atte e Ottavia<br />

Tacito, Annali XIII . 12<br />

Venne a poco a poco ad indebolirsi la potente autorità<br />

della madre, essendosi <strong>Nerone</strong> abbassato all’amore<br />

di una liberta di nome Atte…..La madre, in un primo<br />

tempo all’oscuro di ogni cosa, tentò poi invano<br />

14 I MATRIMONI<br />

di opporvisi, mentre si era insinuata profondamente<br />

nell’animo di <strong>Nerone</strong>, eccitandone la lussuria con<br />

equivoche e segrete dissolutezze […]<br />

Egli aborriva dalla moglie Ottavia, che pure era di nobile<br />

stirpe e di specchiata onestà.<br />

Poppea<br />

Tacito, Annali XIII . 45<br />

Questa donna ebbe tutte le doti, fuorché quella di un<br />

animo onesto. Da sua madre, che aveva superato in<br />

bellezza tutte le donne dell’età sua, aveva avuto parimenti<br />

rinomanza e fascino; aveva poi ricchezze adeguate<br />

alla nobiltà. Il suo tratto era cordiale e la sua<br />

intelligenza non priva di vivacità; affettava modestia,<br />

e si dava alle dissolutezze. Raramente usciva in pubblico<br />

e quando lo faceva teneva una parte del volto<br />

coperta da un velo, sia che non volesse soddisfare gli<br />

sguardi altrui, sia, anche, per apparire più affascinante.<br />

Non si curò mai di avere una buona fama, nonché<br />

di fare alcuna distinzione fra mariti e amanti.<br />

Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXXVII . 12<br />

(parlando dell’ambra)<br />

Tra le altre bizzarrie della sua vita, Domizio <strong>Nerone</strong><br />

aveva adottato questo nome perfino per i capelli di<br />

sua moglie Poppea, chiamandoli anche in un suo poema<br />

ambrati, giacché non mancano mai i nomi ricercati<br />

per designare i difetti; da allora le signore hanno<br />

cominciato a volere questa specie di terzo colore per<br />

i loro capelli.<br />

Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXVIII . 183<br />

Si crede che il latte d’asina cancelli le rughe sulla pelle<br />

e la renda morbida conservandone intatto il candore,<br />

e si sa che certe donne se ne fanno impacchi sulle<br />

guance sette volte al giorno…..Inaugurò tale moda<br />

Poppea, moglie dell’imperatore <strong>Nerone</strong>, la quale usava<br />

questo latte anche per il bagno, e allo scopo si portava<br />

sempre dietro mandrie di asine.<br />

Dione Cassio, Storia Romana XLII . 27<br />

Anche (Poppea) Sabina morì in quel periodo a causa<br />

di <strong>Nerone</strong>: egli, infatti, non si sa se volontariamente<br />

o involontariamente, colpì con un calcio la moglie,<br />

che era incinta. Questa Sabina condusse una vita oltremodo<br />

lussuosa (su di lei darò solo i ragguagli essenziali),<br />

tanto da far applicare delle cordicelle dorate<br />

agli zoccoli delle mule che la portavano in giro<br />

e da far mungere ogni giorno cinquecento asine che<br />

avevano appena partorito, in modo da potersi fare il<br />

bagno nel loro latte.


la politica estera<br />

<strong>Nerone</strong> fu un imperatore che oggi potremmo definire<br />

“pacifista”. A differenza di predecessori e successori,<br />

non guidò i soldati per estendere i confini e portare a<br />

Roma bottini di metalli preziosi, limitando gli interventi<br />

dei suoi generali a difendersi da attacchi oppure<br />

a mantenere lo statu quo. Alle lotte armate, preferiva<br />

gli agoni musicali, poetici e atletici, e furono i trionfi<br />

per le vittorie riportate nei Giochi greci quelli che<br />

considerò più importanti.<br />

Ma nonostante promuovesse un’educazione alla greca<br />

(παααααα) per i giovani romani, gran parte<br />

delle legioni gli rimase fedele negli ultimi mesi della<br />

sua vita e qualcuna, come la XIV Gemina, anche<br />

dopo. Gli stessi pretoriani che lo acclamarono<br />

imperatore, salutando in lui il nipote del valoroso<br />

generale Germanico, e che ricevettero negli anni riconoscimenti<br />

e donativi, non l’avrebbero tradito alla<br />

fine: prestarono fedeltà a Galba solo dopo che il loro<br />

prefetto Ninfidio Sabino annunciò che <strong>Nerone</strong> era<br />

fuggito in Egitto.<br />

La politica estera però non fu trascurata, anzi. Soprattutto<br />

nei primi anni di governo, tesi a mostrare<br />

un governo nel solco della tradizione, che andava incontro<br />

alle aspettative dei più ampi strati dell’opinione<br />

pubblica, prestò molto impegno alla gestione degli<br />

affari esteri.<br />

Lasciando inalterati i confini occidentali dell’impero,<br />

l’attenzione si volse a Oriente, dove con fasi alterne ci<br />

furono scontri con i Parti per il predominio sull’Armenia,<br />

una regione amica che occupava una posizione<br />

strategica tra il mar Caspio e il Ponto Eusino.<br />

Le conquiste della capitale Artaxata e di Tigranocerta<br />

da parte di tre legioni romane, guidate dal valente<br />

generale Corbulone, furono dovute anche all’aiuto di<br />

nuovi alleati dei confini – Iberi, Moschi e re Farasmane<br />

- e alle tensioni interne per la successione nel<br />

regno dei Parti.<br />

<strong>Nerone</strong> però fermò l’avanzata, preferendo uno statocuscinetto,<br />

e insediò come re dell’Armenia Tigrane V,<br />

principe della Cappadocia educato a Roma.<br />

Nel 59, anno della morte di Agrippina, scoppiò una<br />

rivolta in Britannia nel territorio degli Iceni, che si<br />

estese progressivamente fino alla foce del Tamigi;<br />

l’occasione per una rivolta contro la mal sopportata<br />

presenza romana, era stata la sottrazione di terreni<br />

agli abitanti per fondare la colonia di Camolodunum.<br />

Le bellicose popolazioni, guidate dalla regina<br />

Budicca, riconquistarono anche Londinium, facendo<br />

strage di romani. Venne inviato il generale Svetonio<br />

Paolino e le legioni, dopo aspri combattimenti,<br />

15 LA POLITICA ESTERA<br />

riuscirono a domare gli insorti provocando il suicidio<br />

della regina.<br />

Sempre in Occidente, lungo il Danubio, i Daci e altre<br />

popolazioni si sottomisero ai romani, accettando di<br />

pagare tributi.<br />

Le vicende dell’Armenia ebbero un contraccolpo<br />

quando il nuovo comandante Cesennio Peto perse<br />

rovinosamente la battaglia di Randeia contro i Parti<br />

guidati da re Vologese. Corbulone, designato comandante<br />

della Siria dopo la morte di Ummidio Quadrato,<br />

riuscì però a fermare l’avanzata partica e ad aprire<br />

nuove trattative. Fu così stabilito il diritto dell’imperatore<br />

a intervenire sulle sorti dell’Armenia, definita<br />

protettorato romano e venne decisa l’incoronazione a<br />

Roma di Tiridate, fratello di Vologese.<br />

La cerimonia ufficiale, dopo un viaggio di nove mesi,<br />

si svolse nel 66 ai Rostri, nel Foro, e proseguì nel teatro<br />

di Pompeo, cosparso d’oro e coperto da un telo<br />

trapunto di stelle con l’imperatore effigiato al centro<br />

su un cocchio. La politica di <strong>Nerone</strong>, nell’ultimo<br />

periodo, si svolgeva ormai come monarchia assoluta<br />

su modello orientale e puntava sulla propaganda fra<br />

le masse attraverso feste grandiose, distribuzione di<br />

doni e scenografie spettacolari. Per rimpinguare le<br />

casse del fisco, si moltiplicarono le spoliazioni e le<br />

confische, favorite da due congiure: quella dei Pisoni,<br />

del 65, e quella “Viciniana”, dal nome del genero di<br />

Corbulone (che fu condannato e preferì uccidersi).<br />

Sotto <strong>Nerone</strong>, il Ponto Polemoniaco divenne romano,<br />

completando – con questo dono – il controllo del mar<br />

Nero; si compirono spedizioni nell’Etiopia Meroitica,<br />

le Alpi Cozie divennero provincia.<br />

Fu pure iniziato, nell’ultimo anno di regno, il taglio<br />

dell’istmo di Corinto, per evitare alle navi provenienti<br />

dall’Oriente e dirette in Italia l’insidiosa circumnavigazione<br />

del Peloponneso.<br />

Tacito, Annali XIV . 35<br />

Budicca, portando sul carro dinnanzi a sé le due figlie,<br />

scorreva le file e a ciascuna delle genti alle quali<br />

si avvicinava dichiarava che era pur consuetudine per<br />

i britanni combattere agli ordini di donne, ma che<br />

in quel momento essa non voleva vendicare, come<br />

discendente di nobili antenati, la perdita del regno<br />

e delle ricchezze, ma, come una donna qualunque,<br />

chiedeva vendetta per la perdita della libertà, per l’offesa<br />

recata al suo corpo fustigato, per il violato pudore<br />

delle sue figlie.<br />

Dione Cassio, Storia Romana XLII . 9<br />

(Discorso di Svetonio Paolino alle truppe)<br />

«Avanti soldati, avanti Romani! <strong>Mostra</strong>te a questa<br />

gente bellicosa quanto siamo superiori a loro anche


nel momento in cui la sorte ci è avversa; per voi sarebbe<br />

disonorevole perdere ingloriosamente proprio<br />

adesso quello che avevate conquistato poco tempo fa<br />

grazie al vostro valore. Speso noi stessi e i nostri padri,<br />

pur facendo affidamento su una quantità numerica<br />

inferiore rispetto a quella attuale, abbiamo vinto<br />

avversari di gran lunga più numerosi. Non abbiate<br />

dunque paura del loro numero o del loro tentativo<br />

di compiere una rivoluzione….e non abbiate neppure<br />

timore del fatto che abbiano dato alle fiamme due<br />

città, dal momento che non le hanno conquistate né<br />

con la forza né dopo aver combattuto, ma una l’hanno<br />

presa a tradimento, l’altra solo dopo che era stata<br />

abbandonata a loro. Come contropartita, ora reclamate<br />

una vendetta adeguata a qeulle azioni….».<br />

Tacito, Annali XV . 1<br />

Frattanto il re dei Parti Vologese, venuto a conoscenza<br />

delle fortunate imprese di Corbulone e del fatto<br />

che all’Armenia era stato imposto un re straniero, Tigrane,<br />

pur volendo vendicare il prestigio degli Arsacidi,<br />

perduto con la cacciata di suo fratello Tiridate,<br />

era, d’altra parte, trattenuto in opposti pensieri dalla<br />

consapevolezza della maestà di Roma e dal rispetto<br />

imposto da una lunga alleanza.<br />

Tacito, Annali XV . 28<br />

Il nome di Corbulone anche fra i barbari non suscitava<br />

avversione, né provocava alcun risentimento<br />

ostile, perciò i Parti accolsero con fiducia le sue esortazioni.<br />

Vologese dunque, nel complesso non eccessivamente<br />

intransigente, chiese una tregua per alcune<br />

satrapie e Tiridate chiese il giorno e il luogo per un<br />

colloquio……..Nel giorno stabilito…furono presi venti<br />

cavalieri di scorta per ciascuno. Il re, per primo, visto<br />

Corbulone, balzò da cavallo ed entrambi, a piedi, si<br />

strinsero la destra.<br />

Dione Cassio, Storia Romana LXIII . 4<br />

(Incoronazione a Roma di Tiridate nel 66)<br />

L’intera città era stata decorata con luci e ghirlande, e<br />

si vedeva molta gente un po’ ovunque, ma era soprattutto<br />

il Foro ad essere affollato: il centro dell’area era<br />

occupato dalla popolazione cittadina divisa in base<br />

al rango, vestita di bianco e con la corona di alloro,<br />

mentre lo spazio restante era invaso dai soldati, che<br />

risplendevano nel loro armamento a tal punto che le<br />

armi e le insegne abbagliavano la vista. Addirittura<br />

anche i tetti degli edifici circostanti erano resi invisibili<br />

dalla folla di coloro che vi si erano arrampicati<br />

sopra. Tutta questa coreografia era stata così predisposta<br />

durante la notte, e di prima mattina <strong>Nerone</strong><br />

16 LA POLITICA ESTERA<br />

entrò nel Foro indossando la veste trionfale, scortato<br />

dal senato e dai pretoriani; salì sui rostri e si sedette<br />

sul seggio curule.<br />

Subito dopo Tiridate e il suo seguito passarono attraverso<br />

due file di fanti schierate una di fronte all’altra<br />

e, dopo essersi fermate davanti ai rostri, venerarono<br />

l’imperatore come avevano già fatto in precedenza. ….<br />

[…]<br />

<strong>Nerone</strong> ordinò a Tiridate di avvicinarsi passando<br />

sulla salita che era stata costruita di fronte ai rostri<br />

espressamente per questa occasione e, mentre il principe<br />

si accingeva ad inchinarsi ai suoi piedi, egli pose<br />

il diadema sul capo di lui.<br />

Le traduzioni dei testi, dai quali sono stati riportati<br />

alcuni brani, sono di:<br />

Bianca Ceva per gli “Annali” e Felice Dessì per le<br />

“Storie” di Tacito;<br />

Felice Dessì per “Le vite dei Cesari” di Svetonio;<br />

Alessandro Stroppa per la “Storia Romana” di Dione<br />

Cassio (BUR).<br />

Umberto Capitani e Gianpiero Rosati per la “Storia<br />

Naturale” di Plinio il Vecchio (Einaudi).


le arti e i ludi<br />

“Nulla sopportò con maggiore pazienza<br />

degli insulti della gente” (Suet.6,39)<br />

Appena divenuto imperatore, <strong>Nerone</strong> convocò il citaredo<br />

allora più quotato, Terpnus, e per parecchi giorni<br />

di seguito, dopo cena, trascorse la maggior parte della<br />

notte accanto a lui mentre cantava. Cominciò anche<br />

a comporre e a esercitarsi personalmente, ponendo in<br />

atto tutti gli accorgimenti cui ricorrevano gli artisti<br />

per conservare o rinforzare la voce: per esempio, restava<br />

sdraiato in posizione supina, con una lastra di<br />

piombo sul petto, e si purgava con emetici e clisteri,<br />

astenendosi dal consumare frutta e cibi nocivi. Tuttavia,<br />

per non degradarsi fino alla pubblica esibizione<br />

in teatro, istituì nel 59, in occasione del primo taglio<br />

della sua barba (C.D.61,19), i giochi chiamati Iuvenalia,<br />

in onore della gioventù, che si svolsero nel Palatium<br />

e nei suoi giardini, cui si iscrissero persone di<br />

ogni provenienza (Tac.14,15). <strong>Nerone</strong> salì sulla scena,<br />

accordando con molto impegno le corde della cetra e<br />

provando il tono giusto con i maestri di canto al suo<br />

fianco. Si dedicò anche alla poesia, raccogliendo intorno<br />

a sé quanti, benché non ancora noti, mostrassero<br />

talento poetico (Tac.14,15-16). Le sue “disonoranti”<br />

esibizioni non produssero, come pensavano Seneca<br />

e Burro, sazietà: secondo Tacito, <strong>Nerone</strong>, convinto<br />

che l’offesa alla propria dignità si sarebbe stemperata<br />

coinvolgendo nella vergogna molti altri, trascinò<br />

sulla scena gli eredi di nobili famiglie, anche dietro<br />

compenso, costringendo pure noti esponenti romani<br />

dell’ordine equestre, con doni cospicui, a promettere<br />

di esibirsi sull’arena (Tac.14,14).<br />

In onore della madre defunta organizzò una festa<br />

così splendida e sontuosa che le celebrazioni durarono<br />

parecchi giorni e si svolsero in cinque o sei<br />

teatri contemporaneamente: in tale occasione fu addirittura<br />

fatto salire un elefante sulla sommità delle<br />

gradinate del teatro, da dove ridiscese camminando<br />

su una fune con in groppa un esponente dell’ordine<br />

equestre (CD,62,7,2-3). Svetonio, unico tra gli autori,<br />

attribuisce tali spettacoli ai ludi Massimi, fornendone<br />

la seguente versione: durante i giochi che, votati per<br />

l’eternità dell’Impero, volle chiamare Maximi, parecchi<br />

componenti dei due maggiori ordini, senatori e<br />

cavalieri, e dei due sessi recitarono come attori, e un<br />

noto cavaliere romano attraversò il Circo sulla corda,<br />

seduto su un elefante (Suet.6,11). Ma lo spettacolo<br />

più umiliante, secondo Cassio Dione, ebbe luogo<br />

quando uomini e donne di rango non solo equestre,<br />

ma anche senatorio, si esibirono, “proprio come gli<br />

17 NERONE, LE ARTI E I LUDI<br />

uomini di bassa estrazione sociale”, sul palcoscenico,<br />

nel Circo e nell’anfiteatro: alcuni di essi suonarono<br />

il flauto e danzarono, oppure interpretarono tragedie<br />

e commedie o, ancora, cantarono con l’accompagnamento<br />

della cetra; in altri casi, poi, condussero cavalli,<br />

uccisero bestie selvatiche o combatterono come<br />

gladiatori (C.D.61,17,2-3). Ogni giorno, racconta Svetonio,<br />

venivano lanciati al popolo regali eterogenei ed<br />

elargiti migliaia di volatili di ogni specie, vivande e<br />

tessere che davano il diritto di ricevere in regalo viveri,<br />

abiti, oro, argento, pietre preziose, perle, quadri,<br />

schiavi, animali da soma e persino belve addomesticate,<br />

navi, case e poderi (Suet.6,11). La notizia<br />

è confermata da Cassio Dione: <strong>Nerone</strong> distribuiva<br />

ricchezze ricorrendo al sistema dei contrassegni, facendo<br />

lanciare tra la folla una moltitudine di palline,<br />

ciascuna delle quali recava un’iscrizione precisa, donando<br />

a ciascuno il corrispondente di quanto aggiudicatosi<br />

(C.D.61,18,1-2). Al citaredo Menecrate e a un<br />

gladiatore, il mirmillone Spiculus, elargì patrimoni e<br />

palazzi degni dei trionfatori (Suet.6,30). La partecipazione<br />

agli spettacoli era aperta a tutti, anche ai non<br />

giovani o alle persone di salute malferma che, non<br />

potendo fare nulla autonomamente, potevano almeno<br />

prendere parte a canti corali. Tutti si esercitavano<br />

in base alle proprie inclinazioni: persone illustri, sia<br />

uomini che donne, ma anche fanciulle, ragazzini e<br />

anziani frequentavano scuole appositamente aperte<br />

(C.D.61, 19,2-3). <strong>Nerone</strong> apparve di persona in teatro,<br />

salendo sul palcoscenico in abito da citaredo e<br />

suonando un brano intitolato “Attis”, o “Le Baccanti”.<br />

Tutto ciò, ironicamente sottolinea Cassio Dione, fu<br />

quanto fece per celebrare la rasatura della sua barba<br />

(C.D.61,21,1), attribuendo agli Iuvenalia eventi riconducibili<br />

ai successivi <strong>Nerone</strong>ia, come confermato da<br />

un precedente passo in cui l’autore, confondendo le<br />

due manifestazioni, riferisce che i <strong>Nerone</strong>ia furono<br />

celebrati in onore della sua barba, rasa per la prima<br />

volta proprio in quel periodo (C.D.61,19,1). Lo storico<br />

afferma anche che, secondo quanto tramandato, la<br />

voce dell’imperatore era bassa e fioca (C.D.61,20,2).<br />

Nel 59 o 60 per celebrare i primi cinque anni di regno<br />

istituì a Roma un concorso quinquennale triplice, per<br />

la prima volta all’uso greco, comprendente gare di<br />

musica, eloquenza, atletica e corse di cavalli: i <strong>Nerone</strong>ia<br />

(Tac.14,47) che, come riporta Tacito, suscitarono<br />

reazioni molto diverse. Secondo Cassio Dione, i <strong>Nerone</strong>ia<br />

furono istituiti nel 60 per propiziare la continuità<br />

del potere dell’imperatore e la sua prosperità, e per<br />

questo evento furono costruiti il ginnasio (C.D.61,21),<br />

o palestra, e le terme (Tac.19,47), nella IX Regione<br />

augustea, a NO del Pantheon. In occasione dell’inaugurazione<br />

del ginnasio fu distribuito, con generosità<br />

tutta greca, olio per gli esercizi ai membri dell’ordine<br />

equestre e ai senatori (Tac.14,47). La palestra bruciò


nel 62, colpita da un fulmine: la statua di <strong>Nerone</strong>, ivi<br />

contenuta, si ridusse a una massa informe di bronzo<br />

(Tac.15,22) e l’edificio non fu più ricostruito (LTUR<br />

II, s.v. Gymnasium Neronis). Le terme, un complesso<br />

lussuoso e assiduamente frequentato, furono invece<br />

riedificate nel 63 o 64 (LTUR V, sv Thermae Neronianae/Alexandrinae).<br />

A differenza di quanto riferito da Cassio Dione, secondo<br />

Svetonio le prime esibizioni pubbliche di <strong>Nerone</strong><br />

ebbero luogo solo nel 64, dopo la morte di Burro<br />

e il ritiro di Seneca dalla scena politica, quando<br />

l’imperatore aveva 27 anni. Desideroso di esibirsi in<br />

pubblico, fino ad allora aveva cantato solo a Palazzo e<br />

nei suoi giardini durante gli Iuvenalia, ora disprezzati<br />

perché seguiti da una platea ristretta, e non osando<br />

esordire a Roma, <strong>Nerone</strong> si esibì per la prima volta<br />

pubblicamente a Napoli, città greca, e, benché il teatro<br />

fosse scosso da un terremoto, non smise di declamare<br />

fino alla fine del brano (Suet,6,20). Era infatti<br />

sua intenzione iniziare da Napoli, per poi andare in<br />

Grecia e, dopo avere conquistato corone prestigiose<br />

e considerate sacre fin dall’antichità affrontare, forte<br />

di una più grande notorietà, gli abitanti di Roma.<br />

Nel teatro di Napoli affluì una grande folla di cittadini<br />

e di gente accorsa dalle colonie e dai municipi<br />

vicini, cortigiani, funzionari e reparti di soldati,<br />

che stiparono l’edificio (Tac.15,33). In partenza per<br />

la Grecia si fermò a Benevento, ove gli fu offerto da<br />

Vatinius un affollatissimo spettacolo gladiatorio.<br />

Tuttavia, rinunciò al viaggio e fece rientro a Roma<br />

(Tac.15,34,36).<br />

Nel teatro di Napoli si esibì in varie occasioni, e per<br />

parecchi giorni. Desideroso di cantare anche a Roma,<br />

ricominciò i <strong>Nerone</strong>ia prima della data fissata, e<br />

quando gli spettatori gli chiesero di udire la sua voce<br />

rispose che li avrebbe accontentati nei suoi giardini;<br />

tuttavia, di fronte alle insistenze del pubblico, promise<br />

di esibirsi subito e fece iscrivere il proprio nome<br />

nell’elenco dei citaredi che partecipavano al concorso.<br />

Dopo avere suonato un preludio, fece annunciare<br />

che avrebbe cantato la “Niobe”. Tra le tragedie da lui<br />

interpretate furono: “Il parto di Canace”, “Oreste matricida”,<br />

“Edipo cieco” ed “Ercole furioso” (Suet. 6,21).<br />

In occasione di uno spettacolo popolare, nel 65, scese<br />

nell’orchestra del teatro e declamò alcuni versi di una<br />

sua composizione sulla guerra di Troia (CD 62,29-1).<br />

In seguito, nel 66-67, si esibì finalmente in Grecia,<br />

nel corso del suo unico viaggio (Suet.6,22), anche per<br />

potere, come diceva, vincere in tutti e quattro i grandi<br />

giochi (Pitici, Nemei, Istmici,Olimpici), riportando<br />

numerose vittorie (C.D.63,8,3-4). <strong>Nerone</strong> gareggiò<br />

in ogni città che organizzasse un agone, tranne ad<br />

Atene e a Sparta (C.D.63,14,1-3). Durante le gare dimostrava<br />

molta ansia e timore dei giudici, che dovevano<br />

esortarlo a farsi coraggio. Era molto rispettoso<br />

18 NERONE, LE ARTI E I LUDI<br />

dei regolamenti: una volta, durante la scena di una<br />

tragedia, gli cadde accidentalmente a terra lo scettro,<br />

che raccolse immediatamente. L’incidente gli causò<br />

molta ansia, perché temeva di essere escluso dal concorso,<br />

il che non avvenne (Suet.6, 23-24).<br />

Quando l’imperatore tornò a Roma nel 68 fu abbattuta<br />

una porzione delle Mura serviane e fu infranta<br />

una parte delle porte: alcuni sostenevano<br />

che entrambe le usanze facevano parte del costume<br />

tradizionale in occasione del ritorno dei vincitori<br />

incoronati dai giochi. Il corteo trionfale era aperto<br />

dagli uomini che recavano le corone vinte; seguivano<br />

altri che portavano, issate su aste, tavole su cui<br />

erano iscritti il nome dell’agone, il tipo di competizione<br />

e la dichiarazione di vittoria. Infine appariva<br />

il vincitore sullo stesso carro trionfale sul quale Augusto<br />

aveva a suo tempo celebrato i suoi numerosi<br />

trionfi: l’imperatore indossava una veste di porpora<br />

con ricami dorati, era coronato da una ghirlanda di<br />

ulivo selvatico e recava in mano l’alloro pitico. Dopo<br />

avere attraversato il Circo Massimo e il Foro scortato<br />

da esponenti dell’ordine equestre, senatori e soldati,<br />

<strong>Nerone</strong> salì sul Campidoglio e da qui si diresse al<br />

Palatino. La città era interamente decorata da ghirlande,<br />

illuminata e invasa da fumi d’incenso, la folla<br />

acclamante (C.D.63,20,1-5). Concluse le celebrazioni,<br />

l’imperatore fece annunciare corse di cavalli e dispose<br />

l’esposizione nel Circo Massimo delle corone<br />

conquistate in Grecia e di tutte le altre vinte nelle<br />

gare di corsa, da collocare intorno all’obelisco egizio<br />

posto al centro della spina: in totale 1808 corone.<br />

Infine, si esibì come auriga (C.D.63,21,1; Suet.6,26).<br />

Svetonio riferisce una versione più sintetica del rientro<br />

dalla Grecia: <strong>Nerone</strong> attraversò il Circo Massimo,<br />

di cui aveva fatto demolire un arco, attraversò<br />

il Velabro e il Foro e giunse al Palatino e al tempio<br />

di Apollo. Al suo passaggio il popolo spargeva<br />

zafferano e gli offriva in dono uccelli, nastri e dolci<br />

(Suet.6,25).<br />

Dopo le vittorie riportate in Grecia, per conservare la<br />

voce non volle più rivolgere proclami alle truppe, facendoli<br />

leggere da altri, e non trattò più alcuna causa<br />

senza essere affiancato dal maestro di declamazione<br />

che lo ammoniva di non sottoporre a sforzo i bronchi<br />

e di coprirsi la bocca con un fazzoletto (Suet.6,25).<br />

Non urlava, e se doveva gridare acclamazioni c’era<br />

subito qualcuno pronto a fermarlo e a ricordargli che<br />

avrebbe dovuto esibirsi come citaredo (C.D.63, 26,2).<br />

Nel 66 <strong>Nerone</strong> gareggiò tra i suonatori di cetra, e<br />

dopo che Menecrate, maestro di arte citaredica, ebbe<br />

celebrato per lui un trionfo nel Circo, si esibì come<br />

auriga (CD.63,1,1). Probabilmente al medesimo anno<br />

66 si riferisce la notizia secondo cui <strong>Nerone</strong> accettò la<br />

corona di oratoria e di poesia latina, aggiudicandosi<br />

anche quella per la cetra (Suet.6,12). Si apprestava,


forse nel 67, a scrivere un poema epico che narrava<br />

tutte le imprese dei Romani: ancora prima di comporre<br />

un solo verso aveva iniziato a fare una stima del<br />

numero dei libri da scrivere, consultando, tra le varie<br />

persone coinvolte, anche Anneo Cornuto, in quel periodo<br />

celebre per la sua cultura (C.D.62,29,1-2), un<br />

filosofo stoico, consigliere letterario di <strong>Nerone</strong>, maestro<br />

di Persio e di Lucano.<br />

Esperto di strumenti musicali, <strong>Nerone</strong> mostrò ad alcuni<br />

senatori un nuovo modello di organo idraulico,<br />

fece loro esaminarne ogni singola parte, illustrandone<br />

il complesso meccanismo (Suet.6,41). Si trattò,<br />

secondo Cassio Dione, di uno dei suoi numerosi<br />

scherzi: una notte, all’improvviso, convocò in tutta<br />

fretta i senatori e i cavalieri più in vista come se dovesse<br />

renderli partecipi di un evento imprevisto e<br />

disse: “Ho scoperto un modo in cui l’organo idraulico<br />

produrrà toni musicali più alti e più armoniosi”<br />

(C.D.63,26,4).<br />

Svetonio racconta di avere visto le brutte copie e le<br />

annotazioni autografe dell’imperatore di alcuni suoi<br />

versi molto conosciuti, da cui era evidente che non<br />

aveva copiato, né scritto sotto dettatura: i versi erano,<br />

al contrario, meditati, come dimostravano le tante<br />

cancellature, le note e le aggiunte (Suet.6,52). Di parere<br />

diverso Tacito, che definisce le sue poesie prive di<br />

vigore, ispirazione e unità stilistica, prova dell’intervento<br />

di altri poeti, poco noti, che si riunivano dopo<br />

la cena con il principe per ricucire versi da lui già<br />

composti o improvvisati (Tac.14,16).<br />

Svetonio riferisce che il gradimento del pubblico per<br />

le declamazioni di <strong>Nerone</strong> era tale che dopo una sua<br />

esibizione fu decretato un pubblico ringraziamento<br />

agli dei e i suoi versi furono dedicati a Giove Capitolino,<br />

scritti in lettere d’oro (Suet.6,10).<br />

Come celebrato dal poeta Calpurnio nelle Ecloghe,<br />

il regno di <strong>Nerone</strong>, caratterizzato sul piano culturale<br />

dalla ripresa della vita intellettuale, fu un ritorno<br />

“all’età dell’oro” in cui, in contrasto con il torpore dei<br />

decenni precedenti, rifiorirono tutti i generi letterari,<br />

pervasi da idee originali e da nuove concezioni artistiche.<br />

Il gruppo di scrittori e artisti riuniti intorno<br />

al principe era molto numeroso, e <strong>Nerone</strong> fu forse<br />

l’unico imperatore a comporre intorno a sé, nel corso<br />

del I secolo d.C., “un movimento artistico coerente<br />

e originale”.<br />

Il vilipendio cui <strong>Nerone</strong> fu sottoposto dai suoi avversari<br />

politici ha trovato, a distanza di quasi duemila<br />

anni, ampia cassa di risonanza nella cinematografia<br />

moderna cui si deve, in gran parte, il radicarsi<br />

nell’immaginario collettivo di uno stereotipo distorto:<br />

un principe cultore delle lettere e delle arti, cui<br />

la società civile del tempo era debitrice del rinnovato<br />

clima di rinascita culturale, è stato così trasformato<br />

in un ridicolo e patetico istrione.<br />

bibliografia<br />

S.Mazzarino, L’Impero romano,<br />

Roma-Bari 1973, I, pp.213-226.<br />

H.J.Beste, I sotterranei del Colosseo:<br />

impianto, trasformazioni e funzionamento,<br />

in A. La Regina (a cura di ), Sangue e Arena,<br />

Milano 2001, pp.277-299<br />

C. Salles, La lettura nella Roma antica,<br />

Milano 2004<br />

E.Lo Sardo (a cura di), Eureka! Il genio degli<br />

antichi, Napoli 2005<br />

N.Savarese (a cura di), In scaena,<br />

il teatro di Roma antica, Milano 2007<br />

A.Giardina ( a cura di), Roma antica,<br />

Roma-Bari 2000.<br />

19 NERONE, LE ARTI E I LUDI


C U R I A I U L I A<br />

C U R I A I U L I A<br />

20 LA CURIA IULIA


<strong>Nerone</strong> (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel<br />

50 d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva<br />

sposato sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo<br />

la condanna a morte di Messalina; fino ad allora<br />

egli era stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia<br />

un nobile vicino alla famiglia imperiale ma con<br />

poche chance di salire al trono, anche se, tramite<br />

la madre, discendeva direttamente da Augusto.<br />

Se, alla morte di Claudio nel 54, egli sopravanzò<br />

Britannico, il figlio di Claudio e Messalina, fu<br />

proprio grazie ad Agrippina.<br />

Il regno di <strong>Nerone</strong> conobbe due fasi: dei primi<br />

cinque anni c’è una memoria positiva, l’imperatore<br />

governò in accordo con il Senato grazie a<br />

consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il<br />

62 il principe mostrò però un nuovo volto: fece<br />

uccidere la madre (59), ruppe con il Senato e lo<br />

scandalizzò esibendosi in pubblico mentre cantava<br />

e suonava la cetra. <strong>Nerone</strong> ottenne così il favore<br />

popolare, ma non evitò la crisi con il Senato,<br />

che sfociò nel 65 in una prima grave congiura.<br />

Le frequenti stravaganze, le condanne a morte<br />

di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64<br />

e le difficoltà nell’approvvigionamento di Roma<br />

causarono la sua fine.<br />

Nel 68 <strong>Nerone</strong> non seppe reagire alle prime<br />

ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose,<br />

inducendolo a uccidersi. Con <strong>Nerone</strong> finì la dinastia<br />

giulio-claudia: egli si era sposato tre volte (con<br />

Claudia Ottavia, la sorella di Britannico, messa a<br />

morte nel 62, con Poppea Sabina, già sua amante,<br />

uccisa con un calcio nel 65, mentre era incinta, e<br />

infine con Statilia Messalina, che gli sopravvisse),<br />

ma non lasciò eredi.<br />

L A V I TA<br />

E L A FA M I G L I A<br />

D I N E RO N E<br />

N E RO ’ S L I F E<br />

A N D<br />

FA M I LY<br />

21 LA CURIA IULIA<br />

Nero (AD 37–68) took his name in AD 50 when<br />

he was adopted by Claudius, who had married<br />

Nero’s mother, Agrippina Minor, in AD 49, after<br />

Messalina was condemned to death. Until AD 50,<br />

Nero had been Lucius Domitius Ahenobarbus, a<br />

noble close to the imperial family but with little<br />

chance of ascending to the throne, even though,<br />

through his mother, he was directly descended<br />

from Augustus. It was thanks to Agrippina that,<br />

on the death of Claudius in AD 54, Nero rose<br />

above Britannicus. There were two phases in<br />

Nero’s reign. The first five years were remembered<br />

in positive terms. The emperor governed in<br />

harmony with the Senate, thanks to expert<br />

advisors like Seneca. Then between AD 59 and<br />

63 the princeps revealed a new face. He had his<br />

mother murdered (AD 59), broke with the Senate<br />

and created a scandal, showing himself off in<br />

public while singing and playing the lyre.<br />

In this way Nero made himself popular with the<br />

people, but alienated the Senate, resulting in AD 65<br />

in the first serious conspiracy against him.<br />

His frequent eccentricities, the death sentences<br />

passed on many Senators, the suspicions cast on<br />

him after the fire of AD 64 and the difficulties<br />

encountered in provisioning Rome all led to his<br />

demise. In AD 68 Nero was unable to deal with the<br />

first revolts in the army and the Senate deposed him,<br />

leading him to commit suicide. The Julio-Claudian<br />

dynasty died with Nero. He was married three times<br />

(to Claudia Octavia, Britannicus’ sister, put to death<br />

in AD 62, to Poppæa Sabina, his lover, whom he<br />

kicked to death in AD 65, and finally to Statilia<br />

Messalina, who outlived him), but left no heirs.


Il ritratto di un imperatore poteva cambiare anche<br />

più volte per segnalare sia eventi importanti sia<br />

nuovi indirizzi politici. <strong>Nerone</strong> mutò il suo 4 volte.<br />

Con i primi due, il ritratto infantile elaborato per<br />

l’adozione del 50 e quello giovanile e più realistico<br />

deciso tra 54 e 55 per l’ascesa al trono, <strong>Nerone</strong> intese<br />

legittimare la sua posizione di erede sottolineando<br />

la propria somiglianza con i Claudi nella frangia<br />

compatta e bipartita. Con il terzo e il quarto tipo,<br />

apparsi per il primo quinquennio di regno (59) e per<br />

il decennale (64), <strong>Nerone</strong> ruppe con la tradizione<br />

giulio-claudia e aderì a modelli ellenistici per<br />

presentarsi come un sovrano benefattore amato dal<br />

popolo: il volto divenne più largo, il collo massiccio,<br />

le basette e i capelli più lunghi e la corta frangia<br />

lasciò il posto a un teatrale movimento delle ciocche<br />

verso la tempia destra. Queste scelte influenzarono<br />

anche i ritratti dei contemporanei e le pettinature<br />

di <strong>Nerone</strong>, sia bambino sia adulto, furono imitate<br />

spesso, come si vede in alcuni ritratti di aurighi,<br />

una categoria molto amata dall’imperatore. Alla<br />

morte di <strong>Nerone</strong> il Senato ordinò però la distruzione<br />

delle sue immagini (damnatio memoriae), una<br />

decisione, che fu sospesa da Otone e Vitellio, ma<br />

ribadita da Vespasiano: i ritratti di <strong>Nerone</strong> furono<br />

quindi di regola rimossi, mutilati oppure rilavorati<br />

per trasformarli in quelli dei suoi successori o del<br />

Divo Augusto. Quanto ai ritratti delle imperatrici<br />

è sicuro il riconoscimento delle immagini di<br />

Agrippina Minore, mentre permangono dubbi<br />

sull’identificazione dei ritratti di Messalina e delle<br />

tre mogli di <strong>Nerone</strong>.<br />

I L<br />

R I T R AT TO<br />

T H E<br />

P O RT R A I T<br />

22 LA CURIA IULIA<br />

The portrait-type of an emperor could change many<br />

times due to both important events and new political<br />

aims. Nero changed his four times. With the first<br />

two – the childish portrait made for his adoption<br />

in AD 50 and the youthful and more realistic one<br />

made between AD 54 and 55 for his accession to the<br />

throne – Nero aimed to legitimise his position as<br />

heir by highlighting his similarities to the Claudian<br />

family with their thick, parted hair. With the third<br />

and fourth types, which appeared in AD 59 and<br />

AD 64 for the fifth and tenth anniversaries of<br />

Nero’s reign, Nero broke with the Julio-Claudian<br />

tradition and used Hellenistic models to present<br />

himself as a beneficent sovereign beloved by the<br />

people. His face became wider, his neck thicker,<br />

with sideburns and longer hair but a short fringe<br />

that allowed a theatrical sweep of the hair towards<br />

the right temple. These choices also influenced<br />

contemporary portraits, and Nero’s hairstyles, both<br />

as a child and as an adult, were commonly imitated,<br />

as can be seen in several portraits of charioteers, a<br />

group of people beloved of the emperor. However,<br />

when Nero died, the Senate ordered his images<br />

to be destroyed (damnatio memoriae). This order<br />

was revoked by Otho and Vitellius, but reinstated<br />

by Vespasian. Thus portraits of Nero usually were<br />

removed, and mutilated or reworked to transform<br />

them into a representation of one of his successors<br />

or of the Divine Augustus. As for the portraits of<br />

the empresses, Agrippina Minor can be recognised,<br />

but there are doubts about the identification of the<br />

portraits of Messalina and Nero’s three wives.


G E N E A L O G I A<br />

D I N E RO N E<br />

N E RO ’ S<br />

G E N E A L O G Y<br />

23 LA CURIA IULIA


L U X I N<br />

T E N E B R I S<br />

L U X I N<br />

T E N E B R I S<br />

“Quel che a me importa è il soggetto, <strong>Nerone</strong>. Egli è da<br />

un pezzo che mi perseguita. […] spogliato quell’aspetto<br />

orribile e deforme con cui spaventava i sogni della<br />

nostra infanzia […] n’è sorto un altro elegante nelle<br />

sue voluttà, amabile ne’ suoi capricci, quasi attraente<br />

nella sua ferocia”. Così scriveva Domenico Gnoli<br />

dopo aver ammirato, nel 1876, Le torce di <strong>Nerone</strong>,<br />

la grandiosa tela che procurò fama internazionale a<br />

Henryk Siemiradzki, un artista polacco che aveva fatto<br />

dell’Italia la seconda patria e andrebbe riscoperto. Nel<br />

suo studio di via Margutta era nato nel 1897 anche un<br />

altro capolavoro, la Dirce cristiana: li legava il tema del<br />

supplizio dei martiri cristiani magistralmente inscenato<br />

per muovere gli animi a pietà, essendo evidente che<br />

fossero puniti non per il bene pubblico ma per la<br />

tracotanza di uno solo. “Nessuno dipinge come lui i<br />

raggi del sole” affermava Sienkiewicz, di cui il pittore<br />

era stato cicerone a Roma: nel dipinto in mostra<br />

la luce filtra da un ameno pergolato e si intravede<br />

l’anfiteatro che dal colosso di <strong>Nerone</strong> avrebbe preso il<br />

nome, a rivelare l’acribia archeologica di Siemiradzki.<br />

Qui si respira un’atmosfera di conversione spirituale<br />

che fa dimenticare le efferatezze del tiranno quasi ad<br />

interpretare le ultime parole di Quo vadis?: “E così<br />

passò <strong>Nerone</strong>, come una bufera, come un uragano,<br />

come una fiamma, come passa la guerra o la morte;<br />

mentre la basilica di Pietro governa ancora la città e il<br />

mondo.”<br />

Le migliori illustrazioni del celebre romanzo si devono<br />

però a un altro pittore polacco, Jan Styka, ormai<br />

dimenticato autore di <strong>Nerone</strong> a Baia. Nel quadro le<br />

atmosfere concitate e fosche dei tableaux vivants<br />

gremiti di personaggi cedono il passo a un’indagine più<br />

intima non priva di una sorvegliata carica simbolica.<br />

Il chiarore dell’alba ha già tinto di rosa la tunica di<br />

un imperatore imbolsito e le calme distese del golfo<br />

di Napoli: in quella città <strong>Nerone</strong> si era esibito per<br />

la prima volta in pubblico riscuotendo un singolare<br />

successo; alle ville marittime si erano ispirati gli<br />

architetti che progettavano per lui la Domus Aurea.<br />

Proprio a Baia si compì un evento drammatico: lì<br />

<strong>Nerone</strong> decise di uccidere la madre. Il suo volto è<br />

lugubre, lo sguardo perso nel vuoto della veglia per<br />

l’esito incerto dello scellerato delitto. Facile il parallelo<br />

tra il Vesuvio fumante e la tetra fierezza del despota,<br />

lambito da una languida tigre, sinonimo di forza e<br />

crudeltà ma desiderosa di carezze.<br />

24 LA CURIA IULIA<br />

“What is important to me is the subject, Nero. It’s a<br />

long time that he haunts me. [...] Stripped of that<br />

horrible and deformed appearance that disturbed<br />

our childhood dreams, [...] another person is made,<br />

elegant in his voluptuousness, lovable in his moods,<br />

almost attractive in his ferocity.”<br />

Thus wrote Domenico Gnoli in 1876, having admired<br />

The Torches of Nero, the grandiose painting that made<br />

famous Henryk Siemiradzki, a Polish artist who made<br />

Italy his second homeland and is due for a revival. In<br />

his studio on Via Margutta a second masterwork was<br />

created in 1897, the Christian Dirce. This dealt with<br />

the theme of the torture of Christian martyrs, and<br />

was masterfully staged to evoke pity, making it clear<br />

that they were being punished not for the public good<br />

but because of the arrogance of one man.<br />

“No-one paints the rays of the sun like him” said<br />

Sienkiewicz, who had the painter as his guide in<br />

Rome. In the painting on display, light filters from<br />

a pleasant arbour and the amphitheatre that took<br />

its name from the Colossus of Nero can be seen,<br />

revealing Siemiradzki’s precise feel for archaeological<br />

observation. Here is an atmosphere of spiritual<br />

conversation that leads one to overlook the brutality<br />

of the tyrant, summed up in the final words of Quo<br />

Vadis?: “And so ended Nero, like a whirlwind, like a<br />

hurricane, like a flame, as war or death pass away;<br />

while the basilica of Saint Peter still rules the city<br />

and the world.” The best illustrations of this famous<br />

novel were the work of another long forgotten Polish<br />

artist, Jan Styka, who produced Nero at Baiae. In<br />

this painting, the excited and gloomy atmosphere<br />

of the tableaux vivants, packed with people, gives<br />

way to a more intimate view, not without its guarded<br />

symbolic significance. The light of dawn has already<br />

tinted pink the tunic of the flabby emperor and the<br />

calm waters of the bay of Naples. In that city Nero<br />

performed in public for the first time to resounding<br />

success, and its coastal villas inspired the architects<br />

who designed the Domus Aurea for him. At Baiae a<br />

dramatic event took place. Here Nero decided to kill<br />

his mother. His face is mournful, his gaze blank while<br />

he awaits the uncertain result of his infamous crime.<br />

It is easy to see the parallel between the smoking<br />

Vesuvius and the despot’s gloomy pride, as he is<br />

licked by a languid tiger, synonymous of force and<br />

cruelty, yet eager to be caressed.


Ritratti d’età moderna o rilavorati dall’antico<br />

testimoniano la straordinaria fortuna dell’immagine<br />

di <strong>Nerone</strong> a fronte della relativa scarsità di<br />

testimonianze originali.<br />

A colpire nei secoli l’immaginario di musicisti,<br />

scrittori e artisti era la possibilità di interpretare<br />

le pagine degli autori greci e latini sulle varie<br />

aberrazioni del personaggio tra passioni crudeli,<br />

lusso e voluttà.<br />

Nei decenni successivi all’Unità d’Italia soggetti<br />

neroniani sono frequentati dai giovani allievi<br />

delle Accademie con intento più o meno<br />

iconograficamente provocatorio come saggi sulla<br />

via della rappresentazione del “vero”. Due opere in<br />

mostra segnano gli estremi cronologici di questa<br />

serie. Del 1863 è il <strong>Nerone</strong> vestito da donna del<br />

toscano Emilio Gallori in cui sotto l’istrione che<br />

buffoneggia nei panni di un’etera s’indovina il<br />

tiranno che uccide: destò un tale clamore da<br />

rimanere un bozzetto in gesso.<br />

Poi tanti i pittori che esibirono sontuose<br />

ambientazioni “archeologiche” con accorgimenti<br />

sempre più ingegnosi nella disposizione delle<br />

figure, alla moda dei dipinti di Alma Tadema. Da<br />

questo gusto si discosta La morte di <strong>Nerone</strong> di<br />

Achille Jemoli del 1910. Stavolta, a giacere seduto<br />

nella solitudine di uno spazio geometricamente<br />

vuoto non è più l’imperatore ma l’uomo stremato<br />

dalla fatica di una vita grave, forse eccessiva.<br />

Era riuscito a liberarsene alla fine: solo le lance dei<br />

soldati in movimento verso l’orizzonte alto come<br />

nei paesaggi divisionisti rimangono a evocarne la<br />

tragica sorte. Da allora la gloria visiva di <strong>Nerone</strong><br />

restava sul palcoscenico e sul grande schermo.<br />

L A L E G G E N DA<br />

N E R A<br />

T H E DA R K<br />

L E G E N D<br />

25 LA CURIA IULIA<br />

Portraits, both modern and reworked ancient ones,<br />

testify to the good fortune that has accompanied<br />

the image of Nero, compared to the relative scarcity<br />

of original documentary evidence. Through the<br />

centuries the possibility of interpreting the writings of<br />

Greek and Latin authors on Nero’s various character<br />

defects, including cruel passions, luxury and sensual<br />

pleasures, has struck the imagination of musicians,<br />

writers and artists. In the decades immediately<br />

after the Unification of Italy, Neronian themes were<br />

explored by young students of the Academies with<br />

the intention of producing more or less provocative<br />

images that addressed the representation of the ‘real’.<br />

Two works on display highlight the chronological<br />

limits of this series. Nero Dressed as a Woman by<br />

Tuscan artist Emilio Gallori dates to 1863. In this<br />

image the murderous tyrant can be recognised in<br />

the guise of an actor who fools around in the dress<br />

of a courtesan. The piece aroused such controversy<br />

that it was destined to remain unfinished. There<br />

were also many painters who depicted sumptuous<br />

‘archaeological’ settings, featuring increasingly<br />

ingenious ways of arranging figures, in the manner<br />

of Alma Tadema’s paintings. The Death of Nero by<br />

Achille Jemoli in 1910 represents a departure from<br />

this style. In this work, the figure that reclines alone<br />

in the loneliness of a geometrically empty space is<br />

no longer the emperor but a man exhausted by the<br />

efforts of a life that was difficult, perhaps too difficult.<br />

He was able to free himself at the end. Only the<br />

spears of the soldiers moving towards the tall horizon,<br />

as in Divisionist landscapes, remain to evoke his<br />

tragic fate. Ever since, the visual grandeur of Nero has<br />

continued on stage and screen.


T E M P I O<br />

D I RO M O L O<br />

T E M P L E O F<br />

RO M U L U S<br />

26 TEMPIO DI ROMOLO


<strong>Nerone</strong> superstar. La storia che trascolora nella<br />

leggenda. Il mito si fa archetipo e dall’epoca romana<br />

dipana un fil rouge che giunge fino alle moderne<br />

figure del dittatore capriccioso, sanguinario,<br />

egocentrico ma sottilmente fascinatore. Decine<br />

di attori hanno interpretato un personaggio così<br />

simbolico in decine di film, già dal primissimo<br />

cortometraggio del 1896, Neron essayant des poisons<br />

sur un esclave di Georges Hatot, prodotto dai<br />

Fratelli Lumière che, per primi, intuirono le enormi<br />

potenzialità cinematografiche dell’imperatore. Il<br />

fuoco, la colpa, la morbosa sensualità, Roma come<br />

risorgente Fenice, l’arte e la creazione, l’uomo che si<br />

fa Dio e sfida il vero Dio, perseguitandone i fedeli.<br />

Il titanismo grandioso e ridicolo della follia.<br />

Tematiche che ritornano in quasi tutti i film.<br />

Assecondando vulgate storiograficamente distorte,<br />

imprecise se non false. Eppure narrativamente<br />

funzionali ad accrescere il Mito <strong>Nerone</strong>. Nei sei film<br />

tratti dal romanzo Quo vadis? di H. Sienkiewicz, dal<br />

primo del 1901 all’ultimo del 2001, le drammatiche<br />

vicende di redenzione e martirio vengono eclissate<br />

dal carisma istrionico della figura neroniana.<br />

Anche grandi attori come Peter Ustinov e Klaus<br />

Maria Brandauer tingono di tetra ironia il ritratto<br />

del despota incendiario. Mentre lo stereotipo del<br />

<strong>Nerone</strong> narciso viene esplorato maggiormente<br />

da attori italiani come Alberto Sordi, Pippo<br />

Franco o Vittorio Caprioli. Caso a parte, il <strong>Nerone</strong><br />

“inventato” da Ettore Petrolini nel 1930, per la regia<br />

di Alessandro Blasetti. Tratto da una macchietta<br />

teatrale del 1917, Petrolini crea una immortale<br />

parodia non di <strong>Nerone</strong> ma del suo stereotipo.<br />

Prefigurando ben più tetre immagini di despoti<br />

totalitari che di lì a poco incendieranno non solo<br />

Roma ma tutto il mondo.<br />

Ogni indagine sulla verità storica è rinviata oltre la<br />

fine del film in un’Arte, quella del cinema, che ha<br />

amato <strong>Nerone</strong>, “divus cinematograficus”, icona ora<br />

tragica ora patetica, fino a farne, secondo solo a Gesù,<br />

il personaggio più raccontato di sempre.<br />

N E RO N E<br />

S U P E R S TA R<br />

S U P E R S TA R<br />

N E RO<br />

27 TEMPIO DI ROMOLO<br />

Nero the superstar. History has faded into legend.<br />

The myth has become an archetype, and there is<br />

a thread that connects the Roman period to the<br />

modern image of this moody, blood-thirsty, selfish<br />

yet fascinating dictator. Many actors have played<br />

this symbolic character in dozens of films, starting<br />

with the earliest short film made in 1896 Nero<br />

tries out poisons on a slave by Georges Hatot. This<br />

was produced by the Lumière Brothers, who were<br />

the first to realise the enormous cinematographic<br />

potential of the emperor. The fire, the wickedness,<br />

the morbid sexuality, Rome rising as a phoenix, art<br />

and creativity, the man who made himself God and<br />

betrayed the true God by persecuting the faithful.<br />

His grandiose megalomania and the absurdity of his<br />

madness. These are themes found in almost all the<br />

films, repeating popular but historically distorted<br />

stories that are inaccurate, if not completely wrong.<br />

These narratives have served to build the Myth of<br />

Nero. In the six film versions of the novel Quo Vadis?<br />

by H. Sienkiewicz, the first in 1901 and the most<br />

recent in 2001, the dramatic events of redemption<br />

and martyrdom are eclipsed by the charismatic<br />

histrionics of Nero’s character. Even great actors like<br />

Peter Ustinov and Klaus Maria Brandauer colour<br />

their portrayal of the arsonist despot with grim irony,<br />

while the stereotype of Nero as a narcissist has been<br />

explored mainly by Italian actors such as Alberto<br />

Sordi, Pippo Franco and Vittorio Caprioli.<br />

A single exception is the Nero ‘invented’ by Ettore<br />

Petrolini in 1930, and directed by Alessandro<br />

Blasetti. Based on a theatrical caricature from 1917,<br />

Petrolini created a lasting parody, not of Nero but<br />

of his stereotype, prefiguring the much bleaker<br />

images of the totalitarian despots who would soon<br />

set fire not just to Rome but to the whole world.<br />

Consideration of historical truth lies outside the<br />

scope of the film in the art of the cinema. Instead it<br />

worships Nero as a ‘god of the cinema’, an icon both<br />

tragic and pathetic, to the extent that, except for<br />

Jesus, his is the most recounted story of all time.


<strong>Nerone</strong> (Italia 1930)<br />

Regia: Alessandro Blasetti.<br />

Sceneggiatura:<br />

Ettore Petrolini<br />

Cast: Ettore Petrolini<br />

(<strong>Nerone</strong>), Elma Krimer,<br />

Mercedes Brignone,<br />

Alfredo Martinelli<br />

Quo Vadis? (USA 1951)<br />

Regia: Mervyn LeRoy<br />

Cast: Robert Taylor,<br />

Peter Ustinov (<strong>Nerone</strong>),<br />

Deborah Kerr, Leo Genn,<br />

Patricia Laffan, Buddy Baer,<br />

Finlay Currie, Marina Berti<br />

Mio figlio <strong>Nerone</strong><br />

(Italia-Francia 1956)<br />

Regia:<br />

Steno (Stefano Vanzina)<br />

Sceneggiatura:<br />

Sandro Continenza,<br />

Diego Fabbri, Ugo Guerra,<br />

Rodolfo Sonego, Steno<br />

Cast: Alberto Sordi (<strong>Nerone</strong>),<br />

Gloria Swanson, Brigitte<br />

Bardot, Vittorio De Sica,<br />

Ciccio Barbi, Enzo Furlai<br />

<strong>Nerone</strong> (Italia 1976)<br />

Regia e sceneggiatura:<br />

Mario Castellacci,<br />

Pier Francesco Pingitore<br />

Cast: Enrico Montesano,<br />

Pippo Franco (<strong>Nerone</strong>),<br />

Maria Grazia Buccella,<br />

Oreste Lionello, Paola<br />

Borboni, Gianfranco D’Angelo,<br />

Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa<br />

Quo Vadis?<br />

(Italia-Francia-Germania<br />

Occidentale-Gran Bretagna-<br />

Spagna-Svizzera 1984)<br />

Regia: Franco Rossi<br />

Sceneggiatura:<br />

Ennio De Concini,<br />

Francesco Scardamaglia,<br />

Franco Rossi<br />

Cast: Francesco Quinn,<br />

Maria-Therese Relin,<br />

Klaus Maria Brandauer<br />

(<strong>Nerone</strong>), Cristina Raines,<br />

Frederic Forrest, Barbara<br />

De Rossi, Philippe Leroy,<br />

Angela Molina, Radomir<br />

Kovacevic, Leopoldo Trieste,<br />

Marko Nikolic,<br />

Max von Sydow<br />

Per Amore di Poppea<br />

(Italia 1977)<br />

Regia: Mariano Laurenti<br />

Sceneggiatura: Franco<br />

Milizia, Franco Mercuri<br />

Cast: Alvaro Vitali,<br />

Oreste Lionello (<strong>Nerone</strong>),<br />

Franca Scagnetti, Gianfranco<br />

D’Angelo, Maria Baxa<br />

Imperium: <strong>Nerone</strong><br />

(Italia-UK-Germania-<br />

Tunisia 2004)<br />

Regia: Paul Marcus<br />

Sceggiatura:<br />

Francesco Contaldo,<br />

Paul Billing<br />

Cast: Hans Matheson<br />

(<strong>Nerone</strong>),<br />

Rike Schmid, Laura Morante,<br />

Angela Molina, Massimo<br />

Dapporto, Sonia Aquino,<br />

Matthias Habich, Vittoria<br />

Puccini, Elisa Tovati,<br />

Mario Opinato, Klaus Händl,<br />

Pierre Vaneck<br />

Produzione: Rai Fiction,<br />

Lux Vide,<br />

Eos Entertainment,<br />

GmbH, Carthago Films<br />

F I L M O G R A F I A<br />

F I L M O G R A P H Y<br />

Nero (Italy, 1930)<br />

Director: Alessandro Blasetti.<br />

Screenplay: Ettore Petrolini<br />

Cast: Ettore Petrolini (Nero),<br />

Elma Krimer , Mercedes<br />

Brignone, Alfredo Martinelli.<br />

Quo Vadis (USA, 1951)<br />

Director: Mervyn LeRoy<br />

Cast: Robert Taylor,<br />

Peter Ustinov (Nero),<br />

Deborah Kerr, Leo Genn,<br />

Patricia Laffan, Buddy Baer,<br />

Finlay Currie, Marina Berti<br />

My son Nero<br />

(Italy, France, 1956)<br />

Director:<br />

Steno (Stefano Vanzina).<br />

Screenplay: Sandro<br />

Continenza, Diego Fabbri,<br />

Ugo Guerra,<br />

Rodolfo Sonego, Steno.<br />

Cast: Alberto Sordi (Nero),<br />

Gloria Swanson, Brigitte<br />

Bardot, Vittorio De Sica,<br />

Ciccio Barbi, Enzo Furlai.<br />

Nero (Italy 1976)<br />

Direction and screenplay:<br />

Mario Castellacci,<br />

Pier Francesco Pingitore.<br />

Cast: Enrico Montesano,<br />

Pippo Franco (Nero), Maria<br />

Grazia Buccella, Oreste<br />

Lionello, Paola Borboni,<br />

Gianfranco D’Angelo,<br />

Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa.<br />

Quo Vadis? (Italy,<br />

France, West Germany,<br />

Great Britain, Spain,<br />

Switzerland, 1984)<br />

Director: Franco Rossi.<br />

Screenplay: Ennio<br />

De Concini, Francesco<br />

Scardamaglia, Franco Rossi.<br />

Cast: Francesco Quinn,<br />

Maria-Therese Relin, Klaus<br />

Maria Brandauer (Nero),<br />

Cristina Raines, Frederic<br />

Forrest, Barbara De Rossi,<br />

Philippe Leroy, Angela<br />

Molina, Radomir Kovacevic,<br />

Leopoldo Trieste, Marko<br />

Nikolic, Max von Sydow.<br />

28 TEMPIO DI ROMOLO<br />

For the love of Poppea<br />

(Italy, 1977)<br />

Director: Mariano Laurenti.<br />

Screenplay: Franco Milizia,<br />

Franco Mercuri.<br />

Cast: Alvaro Vitali,<br />

Oreste Lionello (Nero),<br />

Franca Scagnetti,<br />

Gianfranco D’Angelo,<br />

Maria Baxa.<br />

Imperium: Nero (Italy, UK,<br />

Germany, Tunisia, 2004)<br />

Director: Paul Marcus.<br />

Screenplay: Francesco<br />

Contaldo, Paul Billing.<br />

Cast: Hans Matheson (Nero),<br />

Rike Schmid, Laura Morante,<br />

Angela Molina, Massimo<br />

Dapporto, Sonia Aquino,<br />

Matthias Habich,<br />

Vittoria Puccini, Elisa Tovati,<br />

Mario Opinato, Klaus Händl,<br />

Pierre Vaneck.<br />

Production: Rai Fiction,<br />

Lux Vide,<br />

Eos Entertainment,<br />

GmbH, Carthago Films<br />

Duration : 181 minutes


D O M U S<br />

T I B E R I A N A<br />

D O M U S<br />

T I B E R I A N A<br />

29 DOMUS TIBERIANA


Gli Orti Farnesiani, creati alla metà del Cinquecento<br />

dal cardinale Alessandro Farnese, sigillarono<br />

quanto ancora restava del piano nobile della Domus<br />

Tiberiana. L’assenza di resti visibili in superficie ha<br />

portato nel tempo a supporre in quest’area l’esistenza<br />

di monumenti di vario genere, in particolare<br />

padiglioni di giardino di età neroniana, in quanto la<br />

Domus Tiberiana è stata di recente considerata un<br />

nucleo della Domus Aurea, monumentalizzata da<br />

<strong>Nerone</strong> nelle sue forme architettoniche.<br />

Gli scavi ancora in corso, intrapresi da circa dieci<br />

anni per verificare le cause dei gravissimi cedimenti<br />

strutturali del complesso, hanno interessato sia la<br />

terrazza degli Orti, che i sottostanti criptoportici<br />

prima interrati, evidenziando un’architettura finora<br />

sconosciuta – articolata su due livelli – che permette<br />

di ricostruire un quadro cronologico della Domus<br />

Tiberiana del tutto nuovo.<br />

A livello dei giardini è stato possibile rimettere in<br />

luce i resti di un portico colonnato e, all’interno del<br />

peristilio, di una granda vasca polilobata, rivestita di<br />

lastre di marmo bianco; la creazione di questa vasca,<br />

che presenta varie ristrutturazioni nel corso dell’età<br />

imperiale, si può collegare con la presenza di una<br />

conduttura idrica in piombo che porta inciso il nome<br />

dell’imperatore Claudio.<br />

È dunque un dato inatteso e assai importante che<br />

non fu <strong>Nerone</strong> a trasformare la Domus Tiberiana in<br />

un palazzo monumentale, ma – forse su un progetto<br />

già di Tiberio e poi di Caligola – il vecchio Claudio<br />

(41–54 d.C. ), l’erudito marito prima di Messalina,<br />

che egli fece uccidere per i suoi tradimenti, e poi<br />

della nipote Agrippina, di cui adottò il figlio <strong>Nerone</strong>.<br />

Fu in questo palazzo che, come narra Svetonio<br />

(Nero, 8), <strong>Nerone</strong> diciassettenne fu eletto imperatore<br />

e visse i primi anni del suo regno, sotto l’influsso<br />

illuminato di Seneca.<br />

L A D O M U S<br />

T I B E R I A N A<br />

T H E D O M U S<br />

T I B E R I A N A<br />

30 DOMUS TIBERIANA<br />

The Farnese Gardens were created in the mid-16th<br />

century by Cardinal Alexander Farnese, sealing<br />

underneath them what remained of of the principle<br />

level of the Domus Tiberiana. The absence of<br />

surface remains led in time to the suggestion that<br />

there were monuments of different kinds in this<br />

area, in particular garden pavilions of the Neronian<br />

period. Thus until recently the Domus Tiberiana<br />

has been considered a part of the Domus Aurea, its<br />

architectural forms monumentalised by Nero.<br />

Excavations began about ten years ago to establish<br />

the cause of the serious subsidence of the complex,<br />

and are still underway. They have examined<br />

both the garden terrace, and the back-filled<br />

cryptoporticuses beneath it, and revealed previously<br />

unknown architecture – articulated over two levels<br />

– that allows us to reconstruct a completely new<br />

chronological framework for the Domus Tiberiana.<br />

At the garden level excavation has revealed the<br />

remains of a colonnaded portico and, within the<br />

peristyle, a large multi-lobed basin, covered with<br />

white marble slabs. This basin shows signs of<br />

rebuilding several times during the imperial period,<br />

but its original construction ties in with the presence<br />

of a lead water pipe inscribed with the name of<br />

the emperor Claudius. This provides unexpected<br />

but important evidence that it was not Nero who<br />

transformed the Domus Tiberiana into a monumental<br />

palace, but the elderly Claudius (AD 41–54) perhaps<br />

drawing on an existing project of Tiberius and<br />

Caligula. Claudius was the learned emperor married<br />

first to Messalina, who was killed for her infidelities,<br />

and then to his niece Agrippina, whose son, Nero, he<br />

adopted. It was in this palace (as Suetonius, Nero,<br />

8 relates) that Nero was made emperor at the age<br />

of 17, and here that he lived under the enlightened<br />

influence of Seneca, in the early years of his reign.


I portici, i giardini, le vasche rimesse in luce sul<br />

piano degli Orti, erano sostenuti da un complesso<br />

sistema di criptoportici,ambienti e corridoi<br />

interrati, che avevano la funzione di collegamento<br />

interno tra i diversi nuclei del palazzo dei Cesari.<br />

Gli scavi effettuati in queste gallerie (attualmente<br />

non visitabili), che presentano profondi cedimenti<br />

delle fondazioni con conseguenti collassi di<br />

alcune murature, hanno evidenziato l’altezza<br />

delle strutture voltate (circa 5 metri) e la loro<br />

planimetria: ai lati dei criptoportici, disposti a<br />

formare un ampio quadrilatero illuminato da<br />

“bocche di lupo”, si dispongono vani di diverse<br />

dimensioni, scale e corridoi, che presentano almeno<br />

due fasi cronologiche, da collocare all’incirca tra<br />

l’età augustea e quella neroniana; questo settore<br />

seminterrato del palazzo giulio-claudio ebbe<br />

infatti vita limitata e con i flavi sembra essere stato<br />

abbandonato. È molto probabile che fossero queste<br />

le gallerie dove, secondo lo storico Flavio Giuseppe<br />

fu assassinato dai congiurati, guidati da Cassio<br />

Cherea, l’imperatore Caligola.<br />

Tra i ricchi e numerosi materiali scultorei recuperati<br />

dagli scavi sono da segnalare le splendide ali<br />

riferibili forse ad una Vittoria, la statua maschile<br />

acefala in marmo greco, con tracce di colore nel<br />

panneggio, esposta in mostra; inoltre numerosi<br />

frammenti architettonici e scultorei e il bel ritratto<br />

di imperatrice, forse Faustina Minore.<br />

L A D O M U S T I B E R I A N A .<br />

G L I S C AV I<br />

T H E D O M U S T I B E R I A N A .<br />

T H E E X C AVAT I O N S<br />

31 DOMUS TIBERIANA<br />

The porticoes, gardens and basins discovered in<br />

the Gardens were replaced by a complex system<br />

of cryptoporticuses, rooms and underground<br />

corridors that served to connect the different<br />

nuclei of the imperial palace. The foundations of<br />

these galleries have suffered serious subsidence<br />

and the consequent collapse of several walls.<br />

The excavations (no longer visible today) that<br />

took place here have revealed the height of the<br />

vaulted structures (c. 5 m) and their plan. The<br />

cryptoporticuses were arranged to form a wide<br />

quadrilateral illuminated by basement lights; to<br />

their sides were rooms of different dimensions,<br />

stairways and corridors that reflect at least two<br />

chronological phases, of the Augustan to Neronian<br />

periods. In fact, this underground section of<br />

the Julio-Claudian palace had a limited life and<br />

seems to have been abandoned by the Flavians.<br />

It is likely that these were the galleries where,<br />

according to Flavius Josephus the emperor<br />

Caligula was assassinated by conspirators led by<br />

Cassius Chaerea. Among the many precious pieces<br />

of sculpture recovered in the excavations there were<br />

splendid wings, perhaps belonging to a Victory,<br />

and the headless male statue in Greek marble,<br />

with traces of colour on his clothes, on display in<br />

the exhibition. Many architectural and sculptural<br />

fragments were also found, including a beautiful<br />

portrait of an empress, possibly Faustina Minor.


C R I P TO P O RT I C O<br />

C RY P TO P O RT I C U S<br />

32 CRIPTOPORTICO NERONIANO


Ogni imperatore romano era molto attento<br />

al potere delle immagini e quindi a illustrare<br />

attraverso i media che aveva a disposizione, dai<br />

monumenti alle monete, la sua politica e le sue<br />

gesta. All’inizio del suo regno <strong>Nerone</strong> proclamò<br />

Augusto come suo modello di governo e approfittò<br />

della lunga guerra contro i Parti (54-63 d.C.) per<br />

comunicare l’idea che, come in età augustea, la<br />

vittoria sul grande nemico orientale avrebbe dato<br />

inizio a una nuova età dell’oro. La guerra, che si<br />

combatté per il controllo dell’Armenia, ebbe fasi<br />

alterne e si concluse con un compromesso, quando<br />

<strong>Nerone</strong> incoronò re d’Armenia il principe partico<br />

Tiridate a Roma nel 66 d.C.<br />

La vittoria partica fu ampiamente celebrata da<br />

<strong>Nerone</strong> e anche con “rilievi storici”, come si vede<br />

nella lastra raffigurante un guerriero partico<br />

impegnato in un combattimento reso in uno stile<br />

molto drammatico.<br />

Essa potrebbe forse appartenere all’arco onorario<br />

che il Senato fece erigere sul Campidoglio in onore<br />

di <strong>Nerone</strong> (58-62 d.C.). L’arco non si è conservato,<br />

ma un’immagine monetale permette di ricostruirne<br />

l’aspetto: era sormontato da una quadriga guidata<br />

dall’imperatore e la decorazione figurata era estesa<br />

per la prima volta a tutto l’edificio.<br />

L A P RO PAG A N DA<br />

E L A G U E R R A<br />

C O N T RO I PA RT I<br />

P RO PAG A N DA<br />

A N D T H E WA R<br />

AG A I N S T<br />

T H E PA RT H I A N S<br />

All Roman emperors were aware of the power of<br />

images, and so made sure to illustrate their policies<br />

and deeds through the media that were available to<br />

them, from monuments to coins. At the beginning<br />

of his reign, Nero announced that Augustus was<br />

his model for government, and he took advantage<br />

of the long war against the Parthians (AD 54 – 63)<br />

to communicate the idea that, as in the Augustan<br />

period, victory over Rome’s great eastern enemy<br />

would start a new golden age. The war, fought<br />

for control of Armenia, had its ups and downs,<br />

and ended with a compromise. Nero crowned the<br />

Parthian prince Tiridates king of Armenia at Rome<br />

in AD 66. Nero celebrated this Parthian victory<br />

widely, even in ‘historical reliefs’ such as the slab<br />

depicting a Parthian warrior in combat which is<br />

rendered in a very dramatic style.<br />

This may have been part of the honorary arch<br />

that the Senate had built on the Capitoline Hill<br />

to honour Nero (AD 58–62). The arch does not<br />

survive, but an image on a coin allows us to<br />

reconstruct its appearance.<br />

It was surmounted by a chariot driven by the<br />

emperor himself, and, for the first time, figured<br />

decoration covered the entire surface of the<br />

structure.<br />

33 CRIPTOPORTICO NERONIANO


Il video proiettato nel corridoio annesso al<br />

Criptoportico illustra i tre ambienti – purtroppo<br />

non visitabili per motivi di sicurezza - che si<br />

trovano immediatamente all’interno e che sono<br />

quasi certamente riferibili a un nucleo del primo<br />

palazzo neroniano, la Domus Transitoria. Coperti<br />

a volta, i vani erano disposti in modo da creare<br />

quasi un terrazzo artificiale su questo versante<br />

del colle. Gli scavi ne hanno riportato in vista i<br />

ricchissimi rivestimenti marmorei delle pareti e delle<br />

volte, ancora in parte in situ. Particolarmente ben<br />

conservato è il fregio a mosaico, articolato in edicole:<br />

con tholos e pantera, e con catino e conchiglia.<br />

Anche i pavimenti erano in opus sectile.<br />

Assai stretto il confronto del ninfeo della Domus<br />

Transitoria (sotto la Domus Flavia) con questo<br />

nucleo, al quale infatti si accede attraverso una scala<br />

di gradini di marmo.<br />

La tipologia delle strutture, le tracce di incendio, la<br />

profusione dei marmi, l’estensione delle superfici<br />

a mosaico inducono ad attribuire a <strong>Nerone</strong> questo<br />

settore del Palazzo inglobato nella Domus Tiberiana.<br />

L A D O M U S<br />

T R A N S I TO R I A<br />

I L V I D E O<br />

T H E D O M U S<br />

T R A N S I TO R I A<br />

V I D E O<br />

The video projected in the corridor next to<br />

the Cryptoporticus depicts three rooms that<br />

unfortunately cannot be visited for safety reasons.<br />

These rooms lie within the bounds of Nero’s first<br />

palace, the Domus Transitoria, and almost certainly<br />

form part of its core. The vaulted rooms were<br />

arranged to create a sort of artificial terrace on this<br />

side of the hill. The excavations have brought to light<br />

fine marble revetments from the walls and the vaults<br />

that remain partly in situ. A mosaic frieze arranged in<br />

articulated niches, containing tholos and panther, and<br />

basin and shell motifs, is particularly well preserved.<br />

The floors were paved in opus sectile. There are<br />

close similarities between this nucleus of rooms and<br />

the nymphaeum of the Domus Transitoria (beneath<br />

the Flavian Domus), which can be reached by a<br />

marble staircase. The architectural style of these<br />

structures, the traces of fire damage, the profusion<br />

of marble, and the extensive use of mosaic on its<br />

surfaces all make it possible for us to attribute to<br />

Nero this part of the Palace, embedded within the<br />

Domus Tiberiana.<br />

34 CRIPTOPORTICO NERONIANO


Da diversi edifici di età neroniana provengono<br />

statue e ritratti che testimoniano la diffusione del<br />

culto imperiale nella penisola.<br />

Tra gli edifici scelti più spesso per ospitare i<br />

ritratti di <strong>Nerone</strong> spiccano i teatri e gli odeia<br />

(teatri coperti), ossia i luoghi dove si tenevano<br />

i ludi teatrali e le declamazioni tanto amate<br />

all’imperatore.<br />

Statue di <strong>Nerone</strong> si trovavano per esempio nel<br />

teatro di Bologna (un loricato), oppure nel teatro/<br />

odeion di Luni, dove l’imperatore fu raffigurato<br />

insieme alla moglie Poppea e alla figlia Claudia,<br />

morta pochi mesi dopo la nascita e subito<br />

divinizzata.<br />

Lo testimonia la dedica epigrafica che indica<br />

anche il dedicante delle statue in L. Titinio Glauco<br />

Lucreziano, il notabile locale che aveva pagato la<br />

copertura del teatro.<br />

In età neroniana a Pompei il culto imperiale fu<br />

accolto anche nel mercato (macellum): dall’edificio<br />

provengono infatti due statue raffiguranti un uomo<br />

in seminudità eroica e una sacerdotessa, entrambi<br />

da identificare con notabili locali impegnati nel<br />

culto imperiale; della statua di imperatore che essi<br />

accompagnavano è stato invece rinvenuto solo il<br />

globo, simbolo del suo dominio universale.<br />

I L C U LTO<br />

I M P E R I A L E<br />

T H E I M P E R I A L<br />

C U LT<br />

Statues and portraits have been found in various<br />

buildings of the Neronian period, and are evidence<br />

of the spread of the imperial cult throughout the<br />

Italian peninsula. Theatres and odeia (covered<br />

theatres) were commonly chosen as settings for<br />

portraits of Nero; these were the places where the<br />

theatrical games and rhetorical events beloved<br />

by the emperor were held. Statues of Nero have<br />

been found, for example, in the theatre at Bologna<br />

(cuirassed), as well as in the theatre/odeion of Luni,<br />

where the emperor was depicted together with his<br />

wife Poppaea and daughter Claudia, who died a few<br />

months after her birth and was immediately deified.<br />

It is also seen in the dedicatory inscription that gives<br />

the name of the man who dedicated these statues:<br />

L. Titinius Glaucus Lucretianus. He was the noble<br />

who paid for the roof of the theatre. In Pompeii<br />

during the Neronian period the imperial cult can be<br />

identified in the market building (macellum). Two<br />

statues, depicting a semi-nude man in a heroic pose,<br />

and a priestess, were found in this building, both of<br />

which can be identified with notable local citizens<br />

active in the imperial cult. Only the globe, symbol<br />

of Nero’s universal domination, has been found<br />

from of the statue of the emperor that must have<br />

accompanied these two statues.<br />

35 CRIPTOPORTICO NERONIANO


La propaganda neroniana puntò molto sul paragone<br />

tra l’imperatore, Apollo e Sol/Helios,<br />

un accostamento fondato sull’esempio di Augusto,<br />

che aveva scelto Apollo come propria divinità<br />

protettrice. <strong>Nerone</strong> sviluppò quel modello fino a<br />

basare la propria assimilazione alle due divinità<br />

anche sulle proprie qualità personali: egli si<br />

proclamò infatti ottimo citaredo come Apollo e abile<br />

auriga come il Sole e cominciò a farsi rappresentare<br />

in entrambi i modi, rinnovando così radicalmente<br />

l’iconografia imperiale tradizionale. L’immagine<br />

di <strong>Nerone</strong> nelle vesti di auriga del carro del Sole<br />

apparve quindi sul gigantesco telone<br />

che copriva il teatro di Pompeo il giorno<br />

dell’investitura di Tiridate a re d’Armenia nel 66<br />

d.C.. La stessa iconografia compare anche in una<br />

statua loricata di Caere (Cerveteri) in cui il tema<br />

è collegato alla vittoria sui Parti: sulla corazza si<br />

vedono infatti in alto l’imperatore alla guida del<br />

carro solare e in basso la sottomissione di due<br />

Arimaspi (una popolazione mitica identificata con<br />

i Parti) ai Grifoni, ossia agli animali di Apollo,<br />

simbolo del potere di Roma. L’accostamento di<br />

<strong>Nerone</strong> al Sole è confermato anche da un altare<br />

dedicato al Sole e alla Luna da Eumolpo, uno<br />

schiavo della Domus Aurea: Sole/Helios vi è<br />

raffigurato con il volto dell’imperatore: <strong>Nerone</strong><br />

appariva così circondato dai raggi solari.<br />

A P O L L O<br />

E I L S O L E<br />

A P O L L O<br />

A N D T H E S U N<br />

Neronian propaganda centred on the comparison<br />

between the emperor, Apollo and Sol/Helios,<br />

an approach based on the example set by Augustus,<br />

who chose Apollo as his guardian deity. Nero<br />

developed this model to the extent that even his<br />

personal qualities were assimilated to those of the<br />

two gods. Indeed, he proclaimed that he could play<br />

the lyre as well as Apollo and ride a chariot like the<br />

Sun, and he started to have himself depicted in both<br />

these guises, thus radically changing the traditional<br />

imperial iconography. The image of Nero dressed as<br />

the driver of the chariot of the Sun thus appeared<br />

on the enormous awning that covered the theatre of<br />

Pompey on the day that Tiridates was crowned king<br />

of Armenia in AD 66.<br />

The same iconography occurs in a cuirassed statue<br />

from Caere (Cerveteri) in which the theme is related<br />

to the Parthian victory. On the upper part of the<br />

cuirass the emperor can be seen driving the sun<br />

chariot, and below him are depicted the submission<br />

of two Arimaspi (a mythical people identified with<br />

the Parthians) to the Griffins, creatures of Apollo<br />

who was a symbol of the power of Rome. The<br />

assimilation of Nero to Sol was also underlined by<br />

the dedication of an altar to the Sun and the Moon<br />

by Eumolpus, a slave of the Domus Aurea. Sol/<br />

Helios is depicted with the emperor’s face, and Nero<br />

appears surrounded by the sun’s rays.<br />

36 CRIPTOPORTICO NERONIANO


Nel corso della scavo di una domus del II sec. d.C.<br />

situata alle pendici occidentali del Gianicolo è stato<br />

rinvenuto un complesso di materiali architettonici<br />

più antichi di eccezionale qualità, accatastati in<br />

una stanza probabilmente per un reimpiego mai<br />

avvenuto. Si tratta di rivestimenti in opus sectile,<br />

capitelli, lesene, basi di colonne e cornici realizzati<br />

in marmi colorati e bianchi e caratterizzati da<br />

una straordinaria raffinatezza di esecuzione, dalla<br />

frequente presenza di applicazioni policrome e<br />

dall’uso della tecnica a intarsio. Questi marmi<br />

permettono di farsi un’idea di quale fasto potesse<br />

esprimere l’architettura romana tra l’età claudia e<br />

quella neroniana, quando si affermò il gusto per<br />

rivestimenti marmorei particolarmente lussuosi<br />

che riproducevano in marmo i sistemi decorativi<br />

affrescati sulle pareti delle case del tempo. I<br />

marmi trovati nella domus costituivano inoltre<br />

un complesso coerente, frutto probabilmente<br />

dello smantellamento di un unico ambiente di<br />

rappresentanza di un edificio giulio-claudio.<br />

L’identificazione del contesto originario di<br />

provenienza dei marmi è discussa, ma è probabile<br />

che si trattasse di una proprietà imperiale; nella zona<br />

va quindi ricordata la presenza degli Horti attribuiti<br />

ad Agrippina Maggiore, la madre di Caligola, una<br />

proprietà che fu poi ereditata da <strong>Nerone</strong>.<br />

V I V E R E N E L L U S S O.<br />

L A D O M U S<br />

D E L G I A N I C O L O<br />

L I V I N G I N L U X U RY.<br />

T H E D O M U S<br />

O N T H E J A N I C U L U M<br />

During the excavation of a second century AD<br />

domus located on the west slope of the Janiculum,<br />

a collection of older architectural materials of<br />

exceptional quality was found, stacked in a room<br />

probably to be reused (which never happened).<br />

It consisted of opus sectile revetments, capitals,<br />

pilasters, column bases and cornices made from<br />

coloured and white marble, extraordinarily finely<br />

made, with frequent use of polychrome colours<br />

and inlay techniques.<br />

These marbles give an idea of the magnificence<br />

that could be achieved by Roman architecture<br />

through the Claudian and Neronian periods, when<br />

there was a taste for particularly luxurious marble<br />

revetments that imitated the painted decorative<br />

schemes found in houses of the time. Moreover,<br />

the marbles found in the domus constitute a<br />

uniform group, and were probably dismantled<br />

from a single reception room in a Julio-Claudian<br />

building.<br />

The identification of the original context of the<br />

marbles is the subject of discussion, but it is likely<br />

that they came from an imperial property.<br />

It should be noted that the Horti thought to belong<br />

to Agrippina Major, the mother of Caligula, were<br />

located in this area, and that this property was later<br />

inherited by Nero.<br />

37 CRIPTOPORTICO NERONIANO


La statua virile acefala, in nudità eroica, raffigura<br />

presumibilmente un principe giulio claudio, coperto<br />

sui fianchi da un corto panneggio. La statua è stata<br />

rinvenuta di recente sotto gli Orti Farnesiani *,<br />

durante lo scavo di un corridoio collegato al braccio<br />

occidentale del criptoportico tiberiano; realizzata in<br />

marmo pario, è costituita da più parti (almeno 12)<br />

assemblate insieme con perni di ferro.<br />

La superficie lapidea presenta resti di colorazione: in<br />

corrispondenza del bordo del panneggio, è presente<br />

una fascia di colore rosa, con doppio bordo di colore<br />

azzurro forse con tracce di lamina metallica; anche<br />

sul tronco (posizionato come sostegno, dietro la<br />

gamba sinistra della figura) e sulla base è presente<br />

del colore rosso. Vista la particolarità della<br />

lavorazione, la statua è stata sottoposta a una serie<br />

di analisi: attraverso la fluorescenza a raggi X,<br />

l’esame al microscopio, l’analisi microstratigrafica,<br />

e la spettrofotometria FTIR, sono stati identificati i<br />

pigmenti blu egiziano, ovverosia cuprorivaite, rosso<br />

a base di ferro, forse addizionato con minio; rosa<br />

corrispondente al purpurissum delle fonti antiche,<br />

(un colore piuttosto costoso ottenuto artificialmente<br />

in diverse maniere, in questo caso si ipotizza che<br />

possa trattarsi di un colorante vegetale: quella<br />

che oggi chiamiamo lacca di garanza (estratto<br />

dalla radice della robia tinctorum) precipitato su<br />

composto minerale). Le analisi mineralogichepetrografiche,<br />

associate ad analisi geochimiche,<br />

hanno confermato come marmo dell’isola di Paros le<br />

due parti maggiori costituenti la statua.<br />

Infine è stata effettuata una radiografia a raggi<br />

X per ottenere informazioni più precise circa il<br />

posizionamento e la tenuta dei perni.<br />

U N A N U OVA S C O P E RTA<br />

DAG L I S C AV I D E L L A<br />

D O M U S T I B E R I A N A<br />

A N E W F I N D I N G<br />

F RO M T H E E X C AVAT I O N S<br />

O F T H E D O M U S T I B E R I A N A<br />

The headless male statue, a heroic nude, his sides<br />

covered by a short cloak, presumably depicts a Julio-<br />

Claudian prince. The statue was found recently<br />

beneath the Farnese Gardens, during the excavation<br />

of a corridor linking to the western wing of the<br />

Tiberian cryptoporticus. Made of Parian marble, it<br />

is formed of many pieces (at least 12) held together<br />

with iron clamps.<br />

The stone surface retains traces of colouring. A<br />

strip of red, with a double border of blue with<br />

possible traces of metallic foil, can be seen at the<br />

border of the cloak. A red colour is also present<br />

on the throne (positioned as a support, behind<br />

the figure’s left leg) and on the base. Because of<br />

its distinctive manufacture, the statue underwent<br />

a series of analyses, such as X-ray fluorescence,<br />

microscopic examination, microstratigraphic<br />

analysis, and FTIR spectrophotometry. These<br />

identified additional pigments; ‘Egyptian<br />

blue’ or cuprorivaite; iron-based red, perhaps<br />

supplemented with minium (lead tetroxide);<br />

and pink that corresponds to the purpurissum<br />

described in the ancient sources. This was a<br />

rather expensive colour, obtained artificially in<br />

a number of ways. In this case it is thought to<br />

derive from a vegetal source, known today as<br />

Rubia lacquer, extracted from the root of the robia<br />

tinctorum, precipitated onto a mineral compound.<br />

Mineralogical-petrographic analysis, along with<br />

geochemical analysis, has confirmed that the<br />

marble forming the two main parts of the statue is<br />

from the island of Paros. Finally, X-ray radiography<br />

was undertaken to obtain more precise information<br />

about the placement and fastening of the clamps.<br />

38 CRIPTOPORTICO NERONIANO


D O M U S<br />

T R A N S I TO R I A<br />

D O M U S<br />

T R A N S I TO R I A<br />

39 DOMUS TRANSITORIA


Portico con pavimento a intarsio sotto il ninfeo<br />

occidentale della Domus Flavia<br />

Non è chiaro in che relazione si trovi questo<br />

magnifico pavimento relativo a un’aula porticata<br />

con il sottostante ninfeo comunemente attribuito<br />

alla Domus Transitoria di <strong>Nerone</strong>. Il pavimento,<br />

in opus sectile di marmi colorati (serpentino,<br />

giallo antico, pavonazzetto, porfido, palombino e<br />

rosso antico), secondo un raffinato e complesso<br />

disegno geometrico-floreale, era limitato sui<br />

fianchi da una fascia costituita da grandi rettangoli<br />

di portasanta, divisi da listelli di serpentino. In<br />

verità l’opus sectile non ha lo stesso orientamento<br />

del sottostante ninfeo neroniano, ma piuttosto<br />

quello delle vicine biblioteche augustee. Il portico<br />

cui il pavimento si riferisce, largo circa m. 20 e<br />

la cui lunghezza non è accertabile, era aperto sui<br />

fianchi; le colonne sui lati lunghi sostenevano la<br />

copertura; di esse si riconoscono le fondazioni in<br />

blocchi di travertino.<br />

Il tratto di pavimento in vista, scavato da Giacomo<br />

Boni insieme ai sottostanti ambienti della Domus<br />

Transitoria, era stato già da lui restaurato all’inizio<br />

del Novecento.<br />

L A D O M U S<br />

T R A N S I TO R I A<br />

T H E D O M U S<br />

T R A N S I TO R I A<br />

40 DOMUS TRANSITORIA<br />

Portico with inlaid floor beneath the western<br />

nymphaeum of the Domus Flavia<br />

The relationship of this magnificent pavement to<br />

the porticoed hall with the nymphæum fountain<br />

beneath it (reconstruction photograph), commonly<br />

attributed to Nero’s Domus Transitoria is unclear.<br />

The pavement was made of opus sectile of coloured<br />

marbles (serpentine, giallo antico, pavonazzetto,<br />

porphyry, palombino and rosso antico), in a refined<br />

and complicated geometric-floral design.<br />

Its borders are defined by a band of large portasanta<br />

rectangles, divided by serpentine lozanges.<br />

In actual fact, the opus sectile does not have the<br />

same alignment as the Neronian nymphæum<br />

beneath it, but instead follows the orientation of<br />

the nearby Augustan libraries. The portico to which<br />

the pavement belonged was 20 metres wide and of<br />

unknown length, and was open at the sides. The<br />

columns on its long sides held up the roof; their<br />

travertine foundations have been identified.<br />

The visible section of paving was excavated by<br />

Giacomo Boni at the same time as the rooms<br />

beneath the Domus Transitoria, and was restored by<br />

him at the beginning of the 20th century.


M U S E O<br />

PA L AT I N O<br />

T H E PA L AT I N E<br />

M U S E U M<br />

41 MUSEO PALATINO


La Domus Transitoria<br />

“Tuttavia in nulla fu più prodigo quanto<br />

nell’edificare”; così Svetonio (Vita di <strong>Nerone</strong>,<br />

31) commenta la megalomania di costruire che<br />

caratterizzò <strong>Nerone</strong> durante tutto il suo regno.<br />

Le costruzioni neroniane del Palatino, sono note in<br />

base allo stesso passo, in cui si precisa che <strong>Nerone</strong><br />

“costruì una residenza che dal Palatino arrivava<br />

all’ Esquilino”; la domus, dapprima definita<br />

“transitoria”, fu ricostruita dopo l’incendio del 64<br />

d.C. e chiamata “aurea”.<br />

Della Domus Transitoria restano sul Palatino<br />

importanti strutture sotto il Triclinio della Domus<br />

Flavia, scavate dai Farnese nel Settecento e da<br />

Giacomo Boni intorno al 1913: attraverso due<br />

scale di accesso, che si configurano come parodoi<br />

ai lati della frons scaenae di un teatro, si scende<br />

in un cortile con un ninfeo articolato in nicchie;<br />

una cascata alimentava gli zampilli antistanti il<br />

pulpito, ornato di colonnine in marmo colorato.<br />

Sul lato opposto un ricco padiglione a dodici<br />

colonne di porfido era destinato all’imperatore,<br />

sdraiato nella lettiga in corrispondenza della<br />

nicchia retrostante.<br />

Ai lati del ninfeo, si disponevano ambienti<br />

lussuosamente decorati, con pavimenti intarsiati<br />

e pareti di marmo arricchite da scene figurate; le<br />

volte erano affrescate con raffigurazioni epiche<br />

e avevano le pareti arditamente interrotte da<br />

strutture a gradini per la caduta dell’acqua. La<br />

profusione dell’oro nella decorazione pittorica era<br />

volta a creare un immediato collegamento con<br />

la favolosa età dell’oro di cui <strong>Nerone</strong> era stato<br />

l’iniziatore.<br />

I L M U S E O<br />

PA L AT I N O<br />

T H E PA L AT I N E<br />

M U S E U M<br />

42 MUSEO PALATINO<br />

The Domus Transitoria<br />

‘There was nothing in which he was more<br />

extravagant than in building’. Thus commented<br />

Suetonius (Nero, 31) on the megalomania that<br />

characterised Nero’s building activities during his<br />

reign. Nero’s constructions on the Palatine are<br />

recorded in the same passage, in which he states<br />

that Nero ‘constructed a residence that stretched<br />

from the Palatine to the Esquiline’.<br />

This Domus, initially called ‘Transitoria’, was built<br />

after the fire of AD 64 and given the name ‘Aurea’.<br />

Important remains of the Domus Transitoria were<br />

excavated on the Palatine beneath the triclinium of<br />

the Domus Flavia by the Farnese in the 18th century,<br />

and by Giacomo Boni c. 1913. A visitor descended by<br />

one of two staircases located like the parodoi (wings)<br />

of a theatre on either side of a frons scaenea (stage)<br />

to a courtyard with a nymphaeum (fountain), its<br />

backdrop articulated in a series of niches. A waterfall<br />

fed the spouts located behind the pulpitum (a<br />

speaker’s platform in front of the stage), which was<br />

decorated with small columns of coloured marble.<br />

On the opposite side there was a lavishly decorated<br />

pavilion with twelve porphyry columns, where the<br />

emperor could recline on a bed, framed by the niche<br />

behind him. To the sides of the nymphaeum there<br />

were luxuriously decorated rooms with inlaid floors<br />

and marble walls decorated with figured scenes.<br />

The vaults were painted in fresco with depictions of<br />

scenes from epic and water ran down steep steps set<br />

against the walls. The extensive use of gold in the<br />

painted decoration was intended to create<br />

an immediate connection with the mythical golden<br />

age that Nero had begun.


Sia i pannelli già esposti nel Museo, che la selezione<br />

allestita per la mostra contengono frammenti di<br />

opus sectile scelti tra le migliaia di resti rinvenuti ai<br />

piedi delle pareti del ninfeo della Domus Transitoria<br />

– interamente rivestito di marmo per una superficie<br />

di 800 mq. – già scavato dai Farnese nel Settecento<br />

e quindi da Giacomo Boni.<br />

I sectilia dovevano essere incastrati su pannelli<br />

marmorei – forse di lavagna, marmo bianco o anche<br />

alabastro – con gli incavi sagomati in negativo.<br />

Plinio (Naturalis Historia 35,3) data al regno di<br />

Claudio l’invenzione di questa tecnica. I marmi<br />

utilizzati (porfido rosso e verde, pavonazzetto,<br />

giallo antico etc.) sono i più belli e costosi tra quelli<br />

importati dalle province dell’impero.<br />

È stato possibile ricostruire – sia pure con<br />

margini di incertezza – motivi decorativi vegetali,<br />

architettonici e figurati. Per ravvivare il disegno o<br />

rendere le ombre, alcuni sectilia di giallo antico sono<br />

stati sottoposti<br />

a fiammatura, diventando rossi ai margini; tecnica<br />

questa ricordata da Plinio. I fregi a intarsio<br />

dovevano situarsi tra la zona mediana della parete e<br />

la volta, come avviene nelle pitture di III e IV stile.<br />

Le tarsie della Domus Transitoria si possono<br />

confrontare, tra gli altri, con le decorazioni del<br />

ninfeo di Claudio a Baia, con alcuni elementi degli<br />

Horti Lamiani, con gli Horti di Agrippina sul<br />

Gianicolo, con la villa di <strong>Nerone</strong> a Subiaco.<br />

TA R S I E M A R M O R E E<br />

D I R I V E S T I M E N TO<br />

PA R I E TA L E DA L L A<br />

D O M U S T R A N S I TO R I A<br />

M A R B L E I N TA R S I<br />

F RO M T H E WA L L<br />

R E V E T M E N T S O F T H E<br />

D O M U S T R A N S I TO R I A<br />

43 MUSEO PALATINO<br />

The panels already on display in the Museum<br />

and the selection set up for the exhibition contain<br />

fragments of opus sectile that have been chosen from<br />

among the thousands of pieces found at the base of<br />

the nymphaeum walls in the Domus Transitoria.<br />

These were completely covered in marble, over a surface<br />

area of 800 m2, and were excavated by the Farnese<br />

family in the 18th century, and later by Giacomo Boni.<br />

The sectilia must have been set in marble panels –<br />

perhaps slate, white marble or even alabaster – by<br />

means of negatively shaped grooves. Pliny (Natural<br />

History 35.5) dates the invention of this technique to<br />

the reign of Claudius. The marbles used (red and green<br />

porphyry, pavonazzetto, giallo antico etc) were the most<br />

beautiful and expensive of those imported from the<br />

provinces of the empire. It is possible to reconstruct<br />

– albeit with a degree of uncertainty – vegetal,<br />

architectural and figured decorative motifs. To enliven<br />

the design or render shadows, sectilia of giallo antico<br />

were subjected to treatment with a flame that turned<br />

them red at the edges.<br />

The intarsio friezes must have been set between<br />

the mid-point of the wall and the vault, as seen<br />

in Third and Fourth Style paintings. The inlays of<br />

the Domus Transitoria can be compared to, among<br />

other examples, the decoration of the nymphaeum<br />

of Claudius at Baiae, of parts of the Horti Lamiani,<br />

of the Horti of Agrippina on the Janiculum, and<br />

with Nero’s villas at Subiaco.


“Fatta costruire per sé una casa che dal Palatino<br />

andava all’Esquilino, dapprima la chiamò Transitoria;<br />

poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire<br />

e la chiamò Aurea”<br />

(G. Svetonio, Vita di <strong>Nerone</strong>, 31)<br />

‘He made a palace extending all the way from<br />

the Palatine to the Esquiline, which at first he called<br />

the House of Passage, but when it was burned shortly<br />

after its completion and rebuilt, the Golden House’<br />

(G. Suetonius, Nero, 31)<br />

44 MUSEO PALATINO


L A C ΠN AT I O<br />

ROT U N DA<br />

L A C ΠN AT I O<br />

ROT U N DA<br />

45 CŒNATIO ROTUNDA


Gli scavi, iniziati nel giugno 2009 e finalizzati al<br />

consolidamento della terrazza, hanno rimesso in luce<br />

un possente edificio a pianta circolare di 16 metri di<br />

diametro, articolato intorno ad un pilone anch’esso<br />

circolare di circa 4 metri di diametro, da cui si<br />

dipartono due serie di 8 arcate a raggiera, definendo<br />

i due piani sovrapposti di una costruzione che non<br />

trova confronti nell’architettura romana.<br />

Della poderosa struttura di età neroniana, tagliata<br />

in parte dalle costruzioni successive, è stato<br />

finora scavato il piano superiore, sfiorando solo<br />

superficialmente quello inferiore; alla sommità della<br />

struttura, ricoperta da un piano di malta, si osservano<br />

5 incassi circolari, di circa 25 cm di diametro,<br />

riempiti di una sostanza scura, in corso di analisi;<br />

inoltre, esattamente al centro del pilone, una cavità<br />

profonda 25 cm, forse l’alloggio di un perno. Si è<br />

ipotizzato che ci si trovi in presenza di un piano con<br />

particolari meccanismi, su cui poteva essere poggiato<br />

un pavimento rotante. L’estensione dello scavo a<br />

sud – con fondi del Commissario Straordinario – ha<br />

evidenziato l’esistenza di un’appendice – forse di<br />

servizio – che presenta infissi degli elementi metallici;<br />

inoltre ha permesso di scoprire la parete esterna della<br />

struttura, dove rimangono in situ un blocco di calcare<br />

e i resti di un secondo. Immediato il collegamento con<br />

quanto descrive Svetonio relativamente alla Cœnatio<br />

Rotunda della Domus Aurea, la residenza di <strong>Nerone</strong><br />

che dal Palatino, come attestano gli autori antichi,<br />

arrivava fino al colle Oppio. L’ipotesi, di grandissima<br />

importanza, trova molti elementi a sostegno, non<br />

ultima la posizione scenografica di questa specie di<br />

torre rotante, affacciata sulla valle del Colosseo, con<br />

una vista che spaziava fino ai colli albani.<br />

L A C ΠN AT I O<br />

ROT U N DA<br />

L A C ΠN AT I O<br />

ROT U N DA<br />

46 CŒNATIO ROTUNDA<br />

The excavations which began in June 2009<br />

and ended with the consolidation of the terrace,<br />

have uncovered an imposing building of circular<br />

plan, 16m in diameter. The building is arranged<br />

around a circular pillar 4 m in diameter. Two sets<br />

of eight arcades radiate out from it, defining the<br />

two superimposed levels of a structure that has<br />

no parallel in Roman architecture. This imposing<br />

Neronian edifice has partially been cut away by<br />

later building, and just its upper floor has been<br />

excavated. The lower floor has been explored only<br />

superficially. At the top of the structure, covered in a<br />

layer of mortar, there are five circular holes, 25cm in<br />

diameter, filled with a dark substance which is being<br />

analysed. At the exact centre of the pier there is a<br />

25 cm deep cavity, perhaps intended for a pivot. This<br />

may imply the presence of a mechanism supporting<br />

a rotating floor. With funds from the Commissioner,<br />

the excavation was extended to the south, revealing<br />

the existence of an outbuilding, possibly a service<br />

structure, with fixtures for metal elements. The<br />

excavation also led to the discovery of the exterior<br />

wall of the building, where one limestone block<br />

and the remains of a second are still in situ. An<br />

association immediately springs to mind with<br />

Suetonius’s description of the Cœnatio Rotunda<br />

(‘Rotating Dining Room’) of the Domus Aurea.<br />

The latter was Nero’s residence, described by many<br />

ancient authors, that stretched from the Palatine to<br />

the Oppian Hill. This very important hypothesis is<br />

supported by many factors, not the least of which<br />

is its scenic location, overlooking the valley of the<br />

Colosseum with a view of the Alban Hills too, an<br />

appropriate setting for such a rotating tower.


C O L O S S E O<br />

C O L O S S E U M<br />

47 COLOSSEO


NERO CLAUDIUS CAESAR<br />

AUGUSTUS GERMANICUS<br />

Sono tornato nella mia casa, la Domus Aurea. Qui<br />

dove Vespasiano ha costruito l’anfiteatro, un edificio<br />

seriale, uguale a decine di anfiteatri sparsi in ogni<br />

territorio dell’Impero, era il lago della mia residenza,<br />

un’opera di architettura unica, che non ho avuto il<br />

tempo di completare.<br />

Anche io ho costruito, o terminato, non ricordo<br />

più, un anfiteatro, nel centro di Roma, ma non ho<br />

amato gli spettacoli cruenti, i gladiatori, le belve.<br />

Sono stato un uomo di grande cultura, e ho tentato<br />

di diffonderla in ogni strato della popolazione,<br />

anche aprendo apposite scuole di canto, musica,<br />

declamazione. Ho amato la Grecia, Napoli e la<br />

Campania tutta, terra di solida cultura ellenica,<br />

bagnata dal mare in cui amavo nuotare, libero dai<br />

gravosi impegni della corte.<br />

Sono morto giovane, a poco meno di 32 anni, e<br />

nella mia breve vita sono stato oggetto di insulti<br />

e di accuse di ogni genere, che ho tollerato con<br />

infinita pazienza. Tra queste, avere incendiato<br />

Roma: ma come avrei potuto incendiare la mia<br />

stessa casa, le dimore dei miei antenati, che sono<br />

state distrutte dall’incendio? Sono stato accusato<br />

di avere espropriato Roma per costruire la mia<br />

Domus Aurea, un capolavoro incompiuto di<br />

architettura: ma la maggior parte dei terreni era di<br />

mia proprietà! Delle mie opere tutto hanno distrutto<br />

i miei successori e non resta, ormai, quasi più nulla,<br />

poco più di quello che vedrete nella mostra che vi<br />

accompagnerà, per la prima volta, nei luoghi di<br />

48 COLOSSEO<br />

I have returned to my home, the Domus Aurea.<br />

Here, where Vespasian has constructed an<br />

amphitheatre, a commonplace building like dozens<br />

of others spread throughout the Empire, there was<br />

once the lake that formed part of my residence. This<br />

residence was a unique architectural creation, which<br />

I did not have time to finish.<br />

I also built, or completed, I don’t remember<br />

which, an amphitheatre in the centre of Rome.<br />

But I didn’t enjoy cruel spectacles, gladiators and<br />

wild beasts. I was a man of high culture, and I<br />

attempted to spread that culture to every section of<br />

the population. I even opened specialised schools of<br />

singing, music and oration. I loved Greece, Naples<br />

and the whole of Campania, the land where Greek<br />

culture endures, bathed by the sea in which I loved<br />

to swim, free from the weighty business of court.<br />

I was young when I died, not yet 32, and in my brief<br />

life I was subjected to insults and accusations of<br />

every type. I endured these with infinite patience. I<br />

was accused of setting fire to Rome. But how could<br />

I have set fire to my own home, the dwelling-places<br />

of my ancestors, that were destroyed by the fire? I<br />

was accused of having expropriated Rome to build<br />

my Domus Aurea, an unfinished architectural<br />

masterwork. But most of the land was my own<br />

property! My successors have destroyed all of my<br />

achievements and now almost nothing remains, only<br />

what you will see in this exhibition that, for the first<br />

time, will lead you through the places relating


D O M U S A U R E A<br />

N E RO N I S<br />

D O M U S A U R E A<br />

N E RO N I S<br />

49 COLOSSEO


L’artificiosità e la ricerca del controllo sulla natura<br />

sono alcuni dei principi ispiratori dell’architettura<br />

neroniana che furono applicati nel più celebre tra<br />

i progetti dell’imperatore, la Domus Aurea, una<br />

residenza pensata dallo stesso <strong>Nerone</strong> come cornice<br />

consona alla sua regalità e divinità. La costruzione<br />

iniziò dopo l’incendio del 64, sfruttando in gran<br />

parte le aree rese disponibili proprio dalla catastrofe,<br />

e va inserita nel quadro della pianificazione di<br />

una nuova Roma finalmente adeguata al modello<br />

di Alessandria. Con la Domus Aurea <strong>Nerone</strong><br />

intendeva dunque realizzare una vera e propria<br />

reggia, simile appunto a quelle ellenistiche,<br />

concludendo finalmente l’opera iniziata con la<br />

Domus Transitoria, con cui egli aveva cercato di<br />

riunire gli edifici residenziali che facevano già<br />

parte del suo patrimonio sull’Esquilino (i grandi<br />

giardini imperiali, in primo luogo gli Horti di<br />

Mecenate) e sul Palatino. Il progetto si espanse però<br />

rapidamente fino a includere anche gran parte del<br />

Celio e della Velia, formando quasi una città nella<br />

città. Come scrive Tacito la realizzazione dell’opera<br />

fu affidata a due architetti geniali, Severo e Celere,<br />

che tentarono nello stesso tempo di ridisegnare<br />

intorno alla via Sacra l’aspetto stesso del centro della<br />

capitale dell’impero e, all’interno della Domus, di<br />

rimodellare la natura dei luoghi ricreandovi quei<br />

paesaggi del mito e dell’idillio tipici degli Horti e<br />

amati anche dalla pittura del tempo: nell’enorme<br />

spazio a disposizione le parti costruite affioravano<br />

tra i boschi, giardini e specchi d’acqua, creando così<br />

nuovi suggestivi panorami, incantevoli affacci sui<br />

bacini artificiali e scorci bucolici, probabilmente<br />

“animati” da statue.<br />

R I D I S E G N A R E<br />

I L PA E S AG G I O<br />

R E C R E AT I N G<br />

T H E L A N D S C A P E<br />

50 COLOSSEO<br />

Artifice and an attempt to control nature are two<br />

of the main inspirations of Neronian architecture<br />

applied to the emperor’s most famous project, the<br />

Domus Aurea. This was the residence that Nero<br />

intended to be a suitable backdrop for his regal<br />

majesty and divinity. Construction began after the<br />

fire of AD 64, and made use of the areas cleared by<br />

this catastrophe. It was part of the plan for a new<br />

Rome that finally would be worthy of comparison<br />

with Alexandria. Thus, with the Domus Aurea,<br />

Nero aimed to create a proper palace, like<br />

Hellenistic examples.<br />

This would complete the project that began with<br />

the Domus Transitoria, with which he sought<br />

to unite the residential buildings that belonged<br />

to him on the Esquiline Hill (the great imperial<br />

gardens, and in particular the Horti of Maecenas)<br />

and on the Palatine Hill.<br />

The project quickly expanded to include large<br />

parts of the Caelian and Velian Hills as well,<br />

almost forming a city within a city. Tacitus relates<br />

that the work was entrusted to two brilliant<br />

architects, Severus and Celer. In the same period<br />

they attempted to redesign the appearance of the<br />

centre of the capital of the empire in the area of<br />

the Via Sacra, and, within the Domus, to reshape<br />

the natural character of places to recreate the<br />

mythological and idyllic landscapes typical of the<br />

Horti , also found in paintings of the period. In the<br />

enormous space available, man-made structures<br />

appeared between the woods, gardens and ponds,<br />

creating breathtaking new panoramas, enchanting<br />

views of artificial lakes, and bucolic scenes,<br />

probably peopled by statues.


La Domus Aurea occupava uno spazio molto ampio<br />

compreso tra Palatino, Velia, Esquilino, Oppio e<br />

Celio ed era costituita da settori e padiglioni separati,<br />

costruiti in mezzo a boschi e giardini come nelle<br />

ville suburbane del tempo. Il fulcro visivo di tutto<br />

il complesso doveva essere il Colosso, l’opera dello<br />

scultore greco Zenodoro che raffigurava Sol/Helios<br />

con il volto di <strong>Nerone</strong>. La statua era destinata al<br />

padiglione eretto nella valle tra Velia, Palatino e Oppio<br />

e usato come vestibolo della Domus. Dal vestibolo<br />

si dipartivano, disposti quasi a raggiera, i vari<br />

settori della “casa” di <strong>Nerone</strong> e si raggiungeva subito<br />

l’ampio bacino artificiale quadrangolare, alimentato<br />

dall’acquedotto Claudio, circondato da lunghi<br />

portici, bacino che sarà poi colmato in età flavia per<br />

costruirvi il Colosseo. È probabile che questo specchio<br />

d’acqua servisse anche per raccogliere le acque di altri<br />

laghetti minori che allietavano i giardini. Sul bacino<br />

si affacciavano gli altri settori della Domus, disposti<br />

sulle alture circostanti. Verso l’Esquilino il limite della<br />

Domus erano i giardini (horti) di Mecenate, già di<br />

proprietà imperiale nei quali <strong>Nerone</strong> risiedeva spesso<br />

anche prima del 64. Sull’Oppio sorgeva invece il<br />

grande palazzo che è oggi la parte meglio conservata<br />

del complesso neroniano, forse comprendente già<br />

un settore termale. Anche la zona del Palatino vide<br />

nuovi interventi, tra cui la realizzazione di una grande<br />

terrazza munita di torre, usata forse come sala per<br />

banchetti, mentre verso il Celio la costruzione del<br />

tempio del Divo Claudio, iniziata proprio da <strong>Nerone</strong><br />

nel 54, fu interrotta per lasciare il posto a un grande<br />

ninfeo, pensato sia come quinta scenografica delle<br />

passeggiate nei giardini interni della Domus sia come<br />

belvedere sul lago artificiale.<br />

L’ A RT I C O L A Z I O N E<br />

D E L L A<br />

D O M U S A U R E A<br />

T H E P L A N<br />

O F T H E<br />

D O M U S A U R E A<br />

51 COLOSSEO<br />

The Domus Aurea occupied a very large area between<br />

the Palatine, Velian, Esquline, Oppian and Caelian<br />

Hills and consisted of individual complexes and outbuildings<br />

built in the midst of woods and gardens, as<br />

in the suburban villas of the time. The visual focus of<br />

the complex would have been the Colossus, a work<br />

by the Greek sculptor Zenodorus that depicted Sol/<br />

Helios with the face of Nero. The statue was intended<br />

for the pavilion constructed in the valley between the<br />

Velian, Palatine and Oppian hills that was used as<br />

the vestibule of the Domus. From this vestibule, the<br />

different parts of Nero’s ‘house’ spread out , arranged<br />

almost radially, and soon one reached the wide,<br />

square artificial lake, fed by the Claudian aqueduct,<br />

and surrounded by long porticoes. Later, in the<br />

Flavian period, this lake would be filled in to build<br />

the Colosseum. It is likely that it also served to collect<br />

water from the other smaller lakes that adorned the<br />

gardens. The other parts of the Domus were located<br />

on the surrounding higher ground and overlooked the<br />

lake. On the Esquiline side, the Domus was bordered<br />

by the gardens (Horti) of Maecenas, imperial property<br />

where Nero often resided even before AD 64. On the<br />

Oppian Hill there was a large palace which today is<br />

the best preserved part of the Neronian complex and<br />

which may have included a bath building. Even the<br />

Palatine area saw new developments, including the<br />

construction of a large terrace with towers, perhaps<br />

used as banqueting halls, while on the Celian the<br />

construction of the temple of Divine Claudius, started<br />

by Nero himself in AD 54, was interrupted to make<br />

way for a grand nymphaeum. This was meant to serve<br />

as both a backdrop for the garden walks within the<br />

Domus and a vantage point over the artificial lake.


A M B I E N T I<br />

D E L L A<br />

D O M U S A U R E A<br />

RO O M S<br />

O F T H E<br />

D O M U S A U R E A<br />

52 COLOSSEO


Della Domus Aurea è sopravvissuto solo il grande<br />

palazzo sul Colle Oppio, preservato dalla costruzione<br />

delle soprastanti terme di Traiano e costruito su<br />

strutture più antiche, testimoni preziose di una<br />

fase precedente, forse da attribuire alla Domus<br />

Transitoria in corso di realizzazione prima<br />

dell’incendio del 64. Il palazzo, caratterizzato da<br />

soluzioni tecnologicamente innovative e da una<br />

planimetria molto complessa, appare oggi formato<br />

da due ali, una cosiddetta orientale, realizzata<br />

per prima, che si presentava come un edificio a<br />

due piani, inquadrato da due cortili mistilinei,<br />

con al centro la stupefacente sala ottagonale, e<br />

l’altra, detta occidentale costituita da un grande<br />

peristilio con fontana centrale circondato da tre<br />

lati di ambienti rigorosamente ortogonali. Secondo<br />

l’ipotesi tradizionale una terza ala riproduceva la<br />

stessa planimetria dell’ala occidentale dalla parte<br />

opposta di quella orientale, rendendo simmetrico<br />

il palazzo e facendo della Sala Ottagona il centro<br />

dell’edificio. In ogni caso la Sala Ottagona, con i suoi<br />

ambienti satelliti, era sia lo spazio più innovativo,<br />

che ha anticipato soluzioni adottate in molti edifici<br />

posteriori a pianta centrale, sia il più sorprendente<br />

per la novità degli effetti di luce determinati<br />

dall’oculus e dalle altre aperture presenti<br />

nell’estradosso della cupola e usate per illuminare le<br />

stanze circostanti.<br />

I L PA L A Z Z O<br />

S U L C O L L E O P P I O<br />

T H E PA L AC E<br />

O N T H E O P P I A N H I L L<br />

53 COLOSSEO<br />

Of the Domus Aurea, only the large palace on the<br />

Oppian Hill has survived. It was preserved by the<br />

construction of the overlying Baths of Trajan and<br />

in turn was built over older structures, valuable<br />

evidence of an earlier phase, perhaps Domus<br />

Transitoria that was under construction before the<br />

fire of AD 64. The palace is characterised by its<br />

technologically innovative construction techniques<br />

and its extremely complex layout. Today it appears<br />

to take the form of two wings. The so-called east<br />

wing was built first, and was a building over two<br />

levels, enclosed by two mixtilinear courtyards, with<br />

the astonishing octagonal hall at its centre. The<br />

other, so-called western, wing contained a large<br />

peristyle with a central fountain surrounded on<br />

three sides by rooms that were rigidly orthogonal in<br />

shape. According to the traditional hypothesis, there<br />

was a third wing, which had the same plan as the<br />

western wing on the opposite side of the east wing,<br />

thus making the palace symmetrical and making<br />

the Orthogonal Room the centre of the building. In<br />

any case, the Orthogonal Room with its satellites<br />

was the most innovative space in the palace, using<br />

techniques adopted in many later buildings that<br />

had a central focus. The most surprising are the<br />

novel lighting effects caused by the oculus and other<br />

openings in the extrados of the cupola, used to<br />

illuminate the surrounding rooms.


Una delle maggiori caratteristiche dell’architettura<br />

neroniana era il lusso della decorazione interna (i<br />

pavimenti, il rivestimento marmoreo delle pareti,<br />

gli stucchi e gli affreschi, i mosaici, l’arredo statuario<br />

ecc.) con cui si voleva stupire lo spettatore. Il fasto<br />

della Domus Aurea doveva essere eccezionale,<br />

sebbene ne sia rimasto ben poco, anche nel padiglione<br />

sopravvissuto sul colle Oppio, dove la spoliazione<br />

dei marmi è stata sistematica. Un esile ed elegante<br />

pilastrino intarsiato suggerisce comunque la ricchezza<br />

e la raffinatezza della decorazione architettonica<br />

dell’edificio in cui i rivestimenti marmorei policromi<br />

delle pareti andavano acquistando uno spazio sembre<br />

maggiore, anche a discapito degli affreschi, riservati<br />

alle volte e ai soffitti. Le stanze del padiglione<br />

consentono però di ricostruire almeno in parte<br />

proprio l’aspetto della decorazione pittorica, che<br />

Plinio il Vecchio (XXXV, 120) ha attribuito al<br />

pittore Fabullus (o Famulus) del quale elogiava lo<br />

stile attento alle tonalità dei colori e la preferenza<br />

per i soggetti mitologici. Gli affreschi conservati<br />

costituiscono anche una testimonianza dell’influsso<br />

dei desideri dell’imperatore nella scelta dei temi, come<br />

suggerisce il frequente riferimento omerico, visibile<br />

sia nel mosaico con Ulisse e il Ciclope del “Ninfeo<br />

di Polifemo” sia negli affreschi con l’Addio di Ettore<br />

ad Andromaca e Lo svelamento di Achille a Sciro, in<br />

cui l’eroe, nascosto dalla madre Teti tra le figlie del re<br />

Licomede, era rappresentato mentre, alla vista delle<br />

armi, si liberava con impeto delle vesti femminili. La<br />

Domus Aurea doveva inoltre ospitare anche un ricco<br />

arredo scultoreo, che in parte <strong>Nerone</strong> si era procurato<br />

in Grecia. Tra le poche statue conservate va ricordata<br />

una bella statua di Musa seduta.<br />

D E C O R A Z I O N E<br />

P I T TO R I C A E A R R E D O<br />

S C U LTO R E O<br />

P I C TO R I A L<br />

D E C O R AT I O N<br />

A N D S C U L P T U R A L<br />

F U R N I S H I N G S<br />

54 COLOSSEO<br />

One of the most important features of Neronian<br />

architecture was the luxury of its interior decoration<br />

(the floors, marble wall revetments, stucco and<br />

frescoes, mosaics, sculpture, and so on), which were<br />

intended to overwhelm the viewer. The splendour<br />

of the Domus Aurea must have been exceptional,<br />

even though little of it remains today, not even in<br />

the surviving pavilion on the Oppian Hill which<br />

has been robbed systematically of its marbles.<br />

However, a slender and elegant inlaid pilaster hints<br />

at the richness and refinement of the architectural<br />

decoration of the building. The polychrome marble<br />

wall revetments walls took up more and more space,<br />

to the detriment of the frescoes which were reserved<br />

for the vaults and ceilings. The rooms of the pavilion<br />

permit a partial reconstruction of the appearance<br />

of the painted decoration, which Pliny the Elder<br />

(XXXV, 120) attributed to the painter Fabullus (or<br />

Famulus), praising the careful attention given to the<br />

colour tones and the preference given to mythological<br />

themes. The surviving frescoes are evidence of<br />

the influence that the emperor’s tastes had on the<br />

choice of themes. This is suggested by the frequent<br />

references to Homer, seen in the mosaic with Ulysses<br />

and the Cyclops in the ‘Nymphaeum of Polyphemus’<br />

and in the paintings that depict Hector’s farewell to<br />

Andromache and The unveiling of Achilles at Skyros<br />

in which the hero, hidden among the daughters of<br />

king Lycomedes by his mother Tetis, is depicted<br />

freeing himself hastily of female clothes after seeing<br />

weapons. The Domus Aurea must also have been<br />

home to a rich sculptural collection, acquired by<br />

Nero partly in Greece. Among the few examples that<br />

remain there is a beautiful statue of a Seated Muse.


A Oplontis, un piccolo insediamento dipendente<br />

da Pompei, è stata scavata una grande villa,<br />

costruita intorno alla metà del I sec. a.C. e<br />

ampliata tra l’età claudia e quella neroniana. Il<br />

ritrovamento nello scavo di almeno un graffito con<br />

il nome di un servo di una Poppea ha fatto pensare<br />

che la villa fosse di proprietà di Poppea Sabina, la<br />

seconda moglie di <strong>Nerone</strong>, sposata nel 62 d.C. e<br />

morta nel 65 d.C. La famiglia di Poppea aveva in<br />

effetti da tempo possedimenti nell’area vesuviana<br />

e profondi legami con Pompei, ma l’attribuzione<br />

della villa alle proprietà dell’imperatrice resta<br />

dubbia. Le statue rinvenute consentono comunque<br />

di farsi un’idea dell’aspetto dell’arredo scultoreo<br />

di una grande villa romana in età giulio-claudia.<br />

Le statue di Efebo e di Amazzone costituivano<br />

una coppia e si trovavano entrambe presso la<br />

grande natatio (piscina), una delle aggiunte più<br />

significative della fase claudio-neroniana della<br />

villa. Il raffinato cratere neoattico ornato da una<br />

danza di guerrieri era in corso di restauro prima<br />

dell’eruzione del 79 d.C. perché ritenuto un pezzo<br />

“antico” di pregio. Infine la statuetta di Venere<br />

mentre si slaccia il sandalo ricorda l’importanza<br />

nell’area vesuviana della dea, che era venerata a<br />

Pompei come Venus Pompeiana e alla quale la<br />

stessa Poppea era devota.<br />

L A V I L L A<br />

D I O P L O N T I S<br />

T H E V I L L A<br />

AT O P L O N T I S<br />

55 COLOSSEO<br />

A large villa has been excavated at Oplontis, a<br />

small settlement dependent on Pompeii. The<br />

villa was built in the mid 1st century BC and was<br />

extended during the reigns of Claudius and Nero.<br />

The discovery during its excavation of at least one<br />

graffito bearing the name of a slave of a certain<br />

Poppaea has led to the theory that the villa belonged<br />

to Poppaea Sabina, Nero’s second wife. She married<br />

him in AD 62, and died in AD 65. The Poppaeii<br />

family had actually owned property in the Vesuvian<br />

area for some time and had close ties with Pompeii.<br />

But the attribution of the villa to the property of<br />

the empress remains in doubt. However, the statues<br />

discovered here give an idea of the appearance of the<br />

sculptural furnishings of a grand Roman villa in the<br />

Julio-Claudian period. The statues of the Ephebe<br />

and the Amazon form a couple and were both<br />

found near the great natatio (swimming pool), one<br />

of the most important additions to the villa in its<br />

Claudian-Neronian phase. The fine neoattic crater<br />

decorated with dancing warriors was undergoing<br />

restoration before the eruption of AD 79, because it<br />

was viewed as a precious piece of ‘antiquity’. Finally<br />

the statuette of Venus unbinding her sandal reminds<br />

us of this goddess’ importance in the Vesuvian area.<br />

She was venerated at Pompeii as Venus Pompeiana,<br />

and Poppaea herself was devoted to her.


G L I S PA Z I V E R D I<br />

D E L L A D O M U S A U R E A<br />

T H E G R E E N A R E A S<br />

O F T H E D O M U S A U R E A<br />

56 COLOSSEO


scheda catalogo<br />

a cura di: Rossella Rea e<br />

Maria Antonietta Tomei<br />

catalogo: <strong>Electa</strong><br />

pagine: 256<br />

prezzo: 40 euro<br />

formato: 28X24<br />

sommario<br />

Storia e leggenda<br />

10 <strong>Nerone</strong> o dell’impossibile<br />

Andrea Giardina<br />

26 Fine di una dinastia:<br />

la morte di <strong>Nerone</strong><br />

Marisa Ranieri Panetta<br />

La fortuna<br />

36 Saggi di iconografia neroniana<br />

nelle Accademie italiane tra Otto<br />

e Novecento<br />

Giacomo Agosti<br />

44 “Lux in tenebris”. <strong>Nerone</strong> e i primi<br />

cristiani nelle opere di<br />

Enrico Siemiradzki e Jan Styka<br />

Jerzy Miziołek<br />

62 <strong>Nerone</strong> superstar<br />

Giuseppe Pucci<br />

L’incendio<br />

76 <strong>Nerone</strong> e il grande incendio del 64 d.C.<br />

Clementina Panella<br />

<strong>Nerone</strong>, il grande costruttore<br />

92 “Qualis artifex pereo”.<br />

L’architettura neroniana<br />

Alessandro Viscogliosi<br />

108 L’attività edilizia a Roma all’epoca<br />

di <strong>Nerone</strong><br />

Henner von Hesberg<br />

118 <strong>Nerone</strong> sul Palatino<br />

Maria Antonietta Tomei<br />

136 Gli atri odiosi di un re crudele<br />

Andrea Carandini con Daniela Bruno<br />

e Fabiola Fraioli<br />

152 La Domus Transitoria: un’ipotesi<br />

di collocazione<br />

Heinz-Jürgen Beste<br />

156 La Domus Aurea<br />

Alessandro Viscogliosi<br />

160 La Domus Aurea nella valle<br />

del Colosseo e sulle pendici<br />

della Velia e del Palatino<br />

Clementina Panella<br />

170 Domus Aurea, il padiglione<br />

dell’Oppio<br />

Heinz-Jürgen Beste<br />

L’artista e comunicatore<br />

176 <strong>Nerone</strong> e il “potere delle immagini”<br />

Matteo Cadario<br />

190 La pittura di età neroniana<br />

Irene Bragantini<br />

202 <strong>Nerone</strong>, le arti e i ludi<br />

Rossella Rea<br />

218 La letteratura al tempo di <strong>Nerone</strong><br />

Emanuele Berti<br />

Apparati<br />

232 Regesto delle opere in mostra<br />

244 Cronologia<br />

a cura di Marisa Ranieri Panetta<br />

248 Bibliografia<br />

57 SCHEDA CATALOGO


Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />

Commissario Delegato per la<br />

realizzazione degli interventi urgenti<br />

nelle aree archeologiche di Roma<br />

e Ostia antica<br />

Ministero per i Beni e le Attività culturali<br />

Soprintendenza Speciale<br />

per i Beni Archeologici di Roma<br />

anfiteatro flavio<br />

II ordine –<br />

interventi<br />

di restauro<br />

degli ambulacri<br />

Appunti di lavoro<br />

Parte della mostra è allestita nell’area oggetto di interventi<br />

conservativi a carattere diffuso, funzionali sia<br />

alla tutela e alla valorizzazione della struttura architettonica<br />

antica – volte, archi, pilastri portanti –, sia<br />

al generale miglioramento delle condizioni di decoro<br />

e, quindi, di visita. I lavori sono tuttora in corso: si è<br />

voluto, tuttavia, offrire in anteprima ai visitatori della<br />

mostra la possibilità di fruire dei risultati raggiunti,<br />

in vista dei prossimi, e più estesi, interventi.<br />

Gli interventi hanno previsto preliminari test di<br />

pulitura comparata degli elementi in travertino e<br />

indagini scientifiche, il tutto necessario per mettere<br />

a punto un’adeguata metodologia di intervento.<br />

Dall’esame macroscopico compiuto per valutare lo<br />

stato di conservazione delle epidermidi lapidee è<br />

emerso che i pilastri manifestavano varie forme di<br />

alterazione e degrado. Infatti, le superfici da trattare<br />

si presentavano interessate soprattutto da un diffuso<br />

e spesso strato di ‘sporco’, dall’intensa colorazione<br />

grigio-nerastra, determinatosi principalmente dalla<br />

deposizione di particellato inquinante contenente<br />

un alto tenore di idrocarburi dovuto allo smog. Le<br />

analisi di laboratorio condotte sulle forme di alterazione<br />

e di deterioramento del travertino hanno rilevato<br />

la presenza di vari strati di prodotti carboniosi<br />

uniti a gesso microcristallino, ossalato di calcio,<br />

residui della combustione di legna, nonché patine a<br />

componente terrosa e pozzolanica.<br />

La pulitura dei blocchi di travertino è stata eseguita<br />

con acqua nebulizzata – in media 4/6 ore per lato<br />

di ciascun pilastro – unita a due cicli di spazzolatura<br />

con spazzole di nylon a setola morbida.<br />

Preventivamente all’erogazione dell’acqua, si è provveduto<br />

al trattamento delle staffe e delle grappe in<br />

ferro moderne mediante applicazione di inibitore di<br />

corrosione e di resina acrilica protettiva, impiegata<br />

anche per il consolidamento preventivo delle aree di<br />

travertino localmente decoese.<br />

Questo procedimento pulente – già applicato per le<br />

campionature condotte all’esterno dell’Anfiteatro –<br />

ha dimostrato come l’azione dell’acqua nebulizzata<br />

fosse in grado di rimuovere anche lo strato di ‘sporco<br />

grasso’ che interessava, in maniera diffusa, le superfici<br />

di travertino degli ambulacri interni, lasciando<br />

comunque una ‘patina’ dal variegato colore ocraceo.<br />

In presenza, invece, di localizzate e più tenaci incrostazioni,<br />

si è proceduto mediante strumenti e utensili<br />

meccanici di precisione.<br />

La variegata ‘patina’ posta in luce a seguito della<br />

pulitura caratterizza l’epidermide lapidea e costituisce<br />

una sorta di ‘qualificazione cromatico-estetica’<br />

dell’area trattata.<br />

L’intervento di pulitura delle volte – realizzate con<br />

intonaco, malta di calce ed elementi in laterizio – è<br />

consistito in spazzolatura a secco con, talvolta, un<br />

minimo apporto di acqua, il tutto compiuto previa<br />

verifica della tenuta statica.<br />

Infine, allo scopo di raccordare cromaticamente gli inserti<br />

di travertino e i relativi giunti di malta – posti in<br />

opera nel XIX secolo quali elementi di rinforzo strutturale<br />

dei pilastri – sono stati eseguiti interventi di<br />

‘presentazione estetica’ tramite l’impiego sia di ‘scialbi’<br />

a base di acqua di calce adeguatamente pigmentata,<br />

sia di nuove malte dalla variata granulometria.<br />

Coordinamento Commissario Delegato: Arch. Pia Petrangeli<br />

(soggetto attuatore) e Arch. Sonia Martone<br />

Responsabile Unico del Procedimento: Arch. Piero Meogrossi<br />

Soprintendente SSBAR: Dott.ssa Anna Maria Moretti<br />

Direttore dei Lavori: Arch. Piero Meogrossi<br />

Direttore del Monumento: Dott.ssa Rossella Rea<br />

Responsabile scientifico per il Restauro: Dott.ssa Giovanna Bandini<br />

Direzione Tecnica del Monumento: Arch. Piero Meogrossi<br />

(direttore tecnico) e Arch. Barbara Nazzaro<br />

Coordinatore per la Sicurezza: Ing. Ida Simonelli<br />

Impresa appaltatrice: R.E.M.I. srl,<br />

Preposto: Sig. Leonardo Di Padova<br />

Direttore Tecnico di cantiere: Arch. Edvige Mongello<br />

Restauratore: Sig. Emiliano Africano<br />

58 II ORDINE - INTERVENTI DI RESTAURO DEGLI AMBULACRI


nerone<br />

La visita alla mostra con un archeologo.<br />

Un percorso nell’antico per conoscere la figura<br />

di un imperatore dal grande fascino<br />

Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino<br />

12 aprile – 18 settembre 2011<br />

comunicato stampa<br />

La visita alla mostra si snoda attraverso un percorso<br />

molto articolato che consentirà non solo di conoscere<br />

a fondo l’Imperatore, la sua politica, le sue arti, la sua<br />

cultura ed il suo interesse per gli eventi culturali, l’arte<br />

e l’architettura ma permetterà inoltre al visitatore<br />

di rivalutare la figura di <strong>Nerone</strong> che troppo spesso la<br />

storia e la tradizione ci hanno riconsegnato come un<br />

imperatore sanguinario ed incendiario.<br />

Tre i percorsi che verranno proposti al visitatore, uno<br />

per ogni sito che verrà così valorizzato aggiungendo i<br />

temi legati alla mostra.<br />

1.<strong>Nerone</strong> al Foro Romano: il percorso tocca la Curia<br />

Iulia dove sono esposti i ritratti dei personaggi che<br />

fecero parte della quotidianità e della famiglia di <strong>Nerone</strong>.<br />

Insieme all’immagine ufficiale dell’Imperatore<br />

si ripercorreranno anche una serie di opere che nel<br />

corso dei secoli lo hanno raccontato. Durante la visita<br />

ci si sofferma al Tempio di Romolo dove l’Imperatore<br />

verrà presentato attraverso le immagini del cinema<br />

internazionale.<br />

2.<strong>Nerone</strong> al Palatino: i luoghi neroniani. Alcuni documenti<br />

della Domus Transitoria esposti al Museo<br />

Palatino, come le volte dove è possibile riconoscere i<br />

segni del famoso incendio del 18 Luglio del 64 d.C. e<br />

delle straordinarie tarsie marmoree; Il criptoportico<br />

della Domus che reca ancora le decorazioni in stucco,<br />

un pavimento in opus sectile in situ originale della<br />

Domus Transitoria, la coenatio rotunda e la visita allo<br />

scavo della Domus Tiberiana.<br />

3.<strong>Nerone</strong> al Colosseo: un percorso molto particolare,<br />

e tuttavia inedito, ci consentirà di ripercorrere la<br />

valle, che oggi chiamiamo Valle del Colosseo e che un<br />

tempo ospitava il famoso lago della Domus Aurea,<br />

così come si presentava prima del disastroso incendio<br />

al quale è seguito un capovolgimento totale dell’assetto<br />

urbanistico di Roma. Gli scavi archeologici hanno<br />

permesso di ricostruire con estrema precisione quanto<br />

accaduto e di come tutto ciò non sia assolutamente<br />

imputabile a <strong>Nerone</strong>. Insieme a questo resoconto<br />

dei tragici eventi di cui l’Imperatore venne accusato,<br />

nel percorso verranno anche illustrate le varie residenze<br />

che lui ha fatto costruire a Roma e sul litorale<br />

laziale e campano.<br />

Ufficio Stampa Pierreci/Codess<br />

Leonardo Guarnieri<br />

tel. +39.06.39080745 – 329 4983652<br />

leonardo.guarnieri@pierreci.it<br />

59 COMUNICATO DIDATTICA PIERRECI


progetto<br />

katatexilux<br />

Progetto KatatexiLux è il nome sotto il quale vengono<br />

prodotti i lavori relativi ad applicazioni computerizzate<br />

legate ai beni culturali, realizzate dallo Studio<br />

associato degli architetti Stefano Borghini e Raffaele<br />

Carlani, il cui interesse si rivolge in particolare alla<br />

ricerca, coadiuvata da strumenti informatici, nell’ambito<br />

della storia dell’arte e dell’architettura.<br />

L’obiettivo di Progetto KatatexiLux è quello di sfruttare<br />

l’informatica in un settore di studi di antica tradizione<br />

e di proporre un uso sperimentale della stessa<br />

al fine di individuare, oltre ad un efficace approccio<br />

alla divulgazione, un interessante ed innovativo strumento<br />

di indagine scientifica per lo studio e la ricerca.<br />

L’idea portante è che il mezzo informatico possa<br />

diventare lo strumento attraverso il quale sia possibile<br />

realizzare il sogno che fu di Raffaello: quello della<br />

ricostruzione del mondo antico unendo le competenze<br />

dello storico a quelle dell’artista, coniugando la ricerca<br />

della qualità scientifica, da un lato, alla capacità<br />

di emozionare, dall’altro.<br />

Correttezza scientifica e attenzione ai contenuti estetici<br />

sono dunque l’esito a cui aspirano questi lavori,<br />

che costituiscono solo il risultato finale di scrupolosi<br />

processi di ricostruzione, in grado, attraverso una<br />

metodologia appositamente studiata, di giustificare<br />

ogni singola scelta ricostruttiva. Non si tratta dunque<br />

di apparati iconografici volti alla rappresentazione di<br />

un’idea preconcetta dell’architettura antica, ma è di<br />

fatto un nuovo modo di condurre la ricerca storicoarchitettonica:<br />

tutti i dati archeologici vengono vagliati<br />

con attenzione all’interno della ricostruzione e tutte<br />

le ipotesi espresse vengono accuratamente verificate<br />

attraverso una simulazione dei fenomeni fisici reali<br />

coinvolti nell’architettura.<br />

Progetto KatatexiLux nasce nel settembre del 2002<br />

dalle idee di due giovani studenti di architettura<br />

prossimi alla laurea e dalla loro comune passione<br />

per l’alta tecnologia e l’informatica applicata alla storia<br />

dell’architettura. Il nome deriva dalla “crasi” fra<br />

due termini: da una parte, il greco antico katatexitechnos<br />

(traducibile come “colui che disperde l’arte<br />

nelle minuzie”) che vuole rappresentare l’attenzione<br />

scientifica e la cura del dettaglio presente nei progetti<br />

dello studio; dall’altra, il latino medievale lux continua<br />

(principio ispiratore della architettura gotica)<br />

sottolinea l’aspetto emotivo e coinvolgente che costituisce<br />

l’altra principale aspirazione che anima i lavori<br />

affrontati.<br />

60 PROGETTO KATATEXILUX<br />

La collaborazione tra Stefano Borghini e Raffaele<br />

Carlani prende forma dal progetto di ricostruzione<br />

virtuale della Domus Aurea Neronis, iniziato nel<br />

2004 ma in continuo e costante aggiornamento.<br />

Il progetto viene premiato nel 2004 a Torino per essere<br />

giunto tra i primi quattro finalisti del premio<br />

MIMOS (Movimento Italiano di Modellazione e Simulazione)<br />

per lavori afferenti alle tematiche di simulazione<br />

e di realtà virtuale. È il primo di una serie<br />

di riconoscimenti ufficiali che portano il lavoro, in<br />

breve tempo, ad essere conosciuto presso un pubblico<br />

di addetti ai lavori e non solo. Nel mese di maggio<br />

2005, parte del materiale della ricerca viene acquistata<br />

dalla RAI (Radio Televisione Italiana) e viene<br />

trasmessa in programmi di divulgazione culturale.<br />

Una nuova versione degli spazi esterni della villa<br />

sarà nuovamente prodotta per la RAI nell’ottobre del<br />

2009.<br />

Progetto KatatexiLux si occupa nel tempo di molti<br />

altri lavori fra i quali spiccano il filmato “Domus Aurea<br />

Neronis.<br />

Viaggio virtuale nella reggia di un imperatore” con le<br />

ricostruzioni virtuali del palazzo neroniano, realizzato<br />

per la Notte Bianca di Roma del 2006; il progetto<br />

multimediale interattivo “Virtual Ara Pacis”, un’ambiziosa<br />

opera omnia informatizzata relativa al monumento,<br />

voluta dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali<br />

del Comune di Roma e attualmente residente<br />

all’interno del Museo dell’Ara Pacis in Roma; o ancora<br />

il filmato “Domus Aurea 1774” commissionato dal<br />

Museo della Fondazione Roma per la mostra “Roma<br />

e l’antico. Realtà e visione nel ‘700” inaugurata nel<br />

novembre del 2010. Nel settembre 2008 per lo spettacolo<br />

di luci “I colori dell’Ara Pacis”, Progetto KatatexiLux<br />

ha studiato e realizzato l’intera ipotesi restituiva<br />

dei colori originali dell’ara su base filologica.<br />

Si segnalano inoltre le partecipazioni ad eventi particolari,<br />

espressamente dedicati alle nuove tecnologie<br />

applicate ai beni culturali: fra questi si ricorda la mostra<br />

“Immaginare Roma antica”, prima esposizione<br />

mondiale di archeologia virtuale,<br />

tenutasi a Roma, ai Mercati di Traiano nel 2005, o<br />

la rassegna ArcheoVirtual, sezione della IX edizione<br />

della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico,<br />

tenutasi a Paestum (SA) nel novembre 2006.<br />

Dal mese di novembre 2005 lo studio collabora, in<br />

attività di supporto didattico, con la cattedra di Storia<br />

dell’architettura e dell’ urbanistica antica e medioevale<br />

della Facoltà di Architettura “Valle Giulia”<br />

dell’Università di Roma “La Sapienza”.<br />

Da questo momento in poi l’attività di docenza, più<br />

o meno costantemente, si accompagna al lavoro sul<br />

campo, con lezioni tenute presso master e corsi di<br />

formazione di livello universitario. Nel luglio 2008<br />

l’architetto Borghini, acquisisce il titolo di Dottore di


Ricerca in Storia dell’Architettura, e da marzo dello<br />

stesso anno è docente a contratto presso la Facoltà<br />

di Architettura “Ludovico Quadroni” della “Sapienza”<br />

Università di Roma. Dal 2007 lo studio inizia una<br />

collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie Applicate<br />

ai Beni Culturali del CNR su diversi progetti,<br />

e dal 2009/2010 Borghini e Carlani diventano entrambi<br />

ricercatori presso lo stesso istituto.<br />

Nell’ambito delle varie attività di ricerca, dal maggio<br />

2004 si segnala la partecipazione a numerose conferenze<br />

e convegni nazionali ed internazionali, attinenti<br />

la storia dell’architettura, l’archeologia e le nuove<br />

tecnologie applicate ai beni culturali: da Roma a<br />

Torino e da Berlino a Varsavia, i colloqui si svolgono<br />

presso istituti prestigiosi come la “Sapienza” Università<br />

di Roma, la Soprintendenza Speciale per i Beni<br />

Archeologici di Roma, il Deutsches Archäologisches<br />

Institut Rom o il Muzeum Narodowe di Varsavia e<br />

per enti autorevoli come il CAA (Computer Applications<br />

and Quantitative Methods in Archaeology) o il<br />

FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Negli anni, diversi<br />

articoli e contributi sono stati pubblicati negli<br />

atti dei convegni e su periodici specializzati.<br />

61 PROGETTO KATATEXILUX


La <strong>Mostra</strong> di <strong>Nerone</strong> trova la sua dimensione notturna<br />

presso l’edificio della Curia Julia che, oltre a contenere<br />

parte dell’esposizione, accoglierà sulla facciata<br />

verso Via dei Fori Imperiali le immagini dell’imperatore<br />

(e non solo), estratte dal repertorio scultoreo e<br />

pittorico più rappresentativo della sua personalità, ed<br />

elaborate opportunamente per “appartenere” al paesaggio<br />

dell’area archeologica centrale.<br />

Perfettamente visibili da Via dei Fori Imperiali, le<br />

proiezioni luminose costituiranno un segnale permanente<br />

della mostra, amplificandone la presenza oltre<br />

il suo confine spaziale, e regalando alla città una suggestiva<br />

prospettiva della visione dei fori.<br />

Il progetto e le elaborazioni delle proiezioni sono a<br />

cura di Livia Cannella. La direzione tecnica dell’allestimento<br />

è di Stefano Lattanzio, le attrezzature utilizzate<br />

per la proiezione di Artsound s.r.l.<br />

Livia Cannella, architetto e artista, vive e lavora a<br />

Roma. A partire dallo spazio teatrale, ha progressivamente<br />

trasferito nello spazio pubblico, attraverso i<br />

linguaggi della luce e delle proiezioni scenografiche,<br />

la propria ricerca artistica mirata all’esplorazione del<br />

rapporto tra i luoghi, la rappresentazione spettacolare<br />

e la comunicazione visiva.<br />

Nell’ambito di questo percorso prevalentemente incentrato<br />

sulla valorizzazione del patrimonio culturale,<br />

ha realizzato allestimenti in molti siti monumentali<br />

dell’area romana, tra cui il Colosseo, Palazzo dei<br />

Conservatori in Campidoglio, Mercati Traianei presso<br />

i Fori Imperiali, Fontana di Trevi, Villa Borghese,<br />

Villa Medici, Castel Sant’Angelo, Basilica di Santa<br />

Maria Sopra Minerva, Santa Maria in Aracoeli, Villa<br />

Adriana a Tivoli.<br />

La crescente esperienza è stata resa possibile anche<br />

dalla disponibilità delle Istituzioni a sperimentare –<br />

su contesti sensibili – l’efficacia e la sostenibilità di<br />

linguaggi espressivi capaci di accrescere notevolmente<br />

la sensibilità nei confronti del paesaggio urbano e<br />

storico-monumentale e la conoscenza del patrimonio<br />

culturale del nostro territorio.<br />

62 COMUNICATO STAMPA LIVIA CANNELLA

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