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Ministero per i Beni<br />
e le Attività Culturali<br />
Soprintendenza Speciale<br />
per i Beni Archeologici di Roma<br />
<strong>Nerone</strong><br />
Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino<br />
12 aprile – 18 settembre 2011<br />
La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di<br />
Roma dedica una grande mostra a <strong>Nerone</strong>, confermando<br />
così un ciclo espositivo incentrato sulle figure degli<br />
imperatori e cominciato nel 2009 con Vespasiano.<br />
La mostra, che si terrà dal 12 aprile al 18 settembre<br />
2011, si articola attraverso un suggestivo percorso che<br />
inizia dalla Curia Iulia con i ritratti dell’imperatore e<br />
della famiglia e la leggenda nera: <strong>Nerone</strong> nella pittura<br />
storica, con dipinti e sculture di età moderna che ne<br />
dimostrano la fama nei secoli. Si prosegue nel tempio<br />
di Romolo con un video wall dove viene proiettata<br />
un’antologia cinematografica che ha come protagonista<br />
<strong>Nerone</strong> nelle celebri interpretazioni, solo per citarne<br />
alcune, di Petrolini, Peter Ustinov e Alberto Sordi. Nel<br />
Criptoportico neroniano si affronta il tema del lusso<br />
sfrenato profuso nei palazzi neroniani e la propaganda<br />
attraverso iscrizioni e rilievi che ne raccontano le gesta.<br />
Nel Museo Palatino è illustrata la fastosità della Domus<br />
Transitoria, il palazzo costruito da <strong>Nerone</strong> prima dell’incendio,<br />
non solo attraverso affreschi e marmi policromi,<br />
ma anche, e per la prima volta, con un video che ne ipotizza<br />
una ricostruzione in 3D. La mostra si conclude al<br />
II ordine del Colosseo con la storia del grande incendio<br />
del 64 d.C. e la costruzione della Domus Aurea.<br />
Nel percorso i visitatori, e questa è una vera e propria<br />
novità, potranno osservare da vicino settori delle residenze<br />
neroniane ancora in corso di scavo. Come ad<br />
esempio agli Orti Farnesiani, ove sono riemersi importanti<br />
resti della Domus Tiberiana, il Palazzo dove <strong>Nerone</strong><br />
visse insieme al patrigno Claudio, che lo adottò, e<br />
alla madre Agrippina e dove fu proclamato imperatore.<br />
Ancora, sulla Vigna Barberini si potrà vedere dall’alto -<br />
e approfondire attraverso un filmato - quanto resta della<br />
ipotizzata Coenatio rotunda, la famosa sala da pranzo<br />
girevole nominata da Svetonio, riemersa dagli scavi alla<br />
fine del 2009.<br />
La mostra, che riunisce poco meno di 200 pezzi tra<br />
sculture, rilievi, affreschi, dipinti e reperti di recenti<br />
scavi, è curata da Maria Antonietta Tomei e Rossella<br />
Rea, e si è avvalsa di un comitato scientifico di illustri<br />
studiosi (Heinz-Jürgen Beste, Andrea Giardina, Henner<br />
von Hesberg, Clementina Panella, Marisa Ranieri<br />
Panetta, Alessandro Viscogliosi) presieduto dal Direttore<br />
generale per le antichità Luigi Malnati e coordinato<br />
dalla Soprintendente, Anna Maria Moretti.<br />
1 COMUNICATO STAMPA<br />
<strong>Nerone</strong>: nota biografica<br />
<strong>Nerone</strong> (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel 50<br />
d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva sposato<br />
sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo la condanna<br />
a morte di Messalina nel 48; fino ad allora egli era<br />
stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia un nobile vicino<br />
alla famiglia imperiale ma con poche chance di salire al<br />
trono, anche se, tramite la madre, discendeva direttamente<br />
da Augusto. Se, alla morte di Claudio, nel 54 egli<br />
sopravanzò Britannico, il figlio di Claudio e Messalina,<br />
fu proprio grazie ad Agrippina. Il regno di <strong>Nerone</strong> conobbe<br />
due fasi: dei primi cinque anni c’è una memoria<br />
positiva, l’imperatore governò in accordo con il Senato<br />
grazie a consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il 62<br />
il principe mostrò però un nuovo volto: fece uccidere<br />
la madre (59), ruppe con il Senato e lo scandalizzò esibendosi<br />
in pubblico mentre cantava e suonava la cetra.<br />
<strong>Nerone</strong> ottenne così il favore popolare, ma non evitò la<br />
crisi con il Senato, che sfociò nel 65 in una prima grave<br />
congiura. Le frequenti stravaganze, le condanne a morte<br />
di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64 e le<br />
difficoltà nell’approvvigionamento di Roma causarono<br />
la sua fine. Nel 68 <strong>Nerone</strong> non seppe reagire alle prime<br />
ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose, inducendolo<br />
a uccidersi. Con <strong>Nerone</strong> finì la dinastia giulio-claudia:<br />
egli si era sposato tre volte (con Claudia Ottavia, la sorella<br />
di Britannico, messa a morte nel 62, con Poppea<br />
Sabina, già sua amante, uccisa con un calcio nel 65,<br />
mentre era incinta, e infine con Statilia Messalina, che<br />
gli sopravvisse), ma non lasciò eredi.<br />
L’idea centrale della mostra<br />
Figura dalla personalità contrastante, come ben si coglie<br />
dalle testimonianze letterarie degli autori antichi ai<br />
quali è stato dato il giusto risalto nel percorso espositivo,<br />
<strong>Nerone</strong> fu certamente un uomo di notevole talento, di<br />
grande ingegno e di ancor più grande energia, qualunque<br />
siano state le sue innegabili e numerose colpe. Dopo<br />
la sua morte molte delle statue che lo raffiguravano furono<br />
distrutte, il suo nome fu cancellato dalle iscrizioni,<br />
la sua testa radiata sul Colosso fu sostituita con quella<br />
del rude Vespasiano. Sebbene fino ai nostri giorni si sia<br />
perpetuata l’immagine di <strong>Nerone</strong> matricida, distruttore<br />
apocalittico di Roma, mostruoso nemico di Cristo sotto<br />
il cui regno subirono il martirio i santi Pietro e Paolo,<br />
<strong>Nerone</strong> godette un favore postumo che non ha eguali<br />
nell’antichità.<br />
Se gli episodi più sensazionali e scandalosi della sua vita<br />
hanno colpito e interessato i posteri fino ai giorni nostri,<br />
sia pure in una luce fosca in parte aumentata da una<br />
tradizione letteraria ostile, questo è stato possibile perché<br />
lo stesso <strong>Nerone</strong>, che “ambiva all’immortalità e alla<br />
fama imperitura”, come dice Svetonio (<strong>Nerone</strong>, 55), ne<br />
fu in gran parte il drammaturgo.
È per questo che la mostra sull’ultimo imperatore giulio-claudio<br />
- che si caratterizzò nel corso del suo regno<br />
(54-68 d.C.) per un’attività edilizia straordinaria, che<br />
lasciò un segno profondo nella storia dell’architettura<br />
e dell’urbanistica - vuol far rivivere <strong>Nerone</strong> nei luoghi<br />
in cui visse e operò. E soprattutto a Roma, nell’area del<br />
Foro romano-Palatino e nella valle del Colosseo questo<br />
è possibile, non solo perché qui si pone il centro dell’ipero,<br />
ma anche perché gli scavi effettuati, e ancora in<br />
corso, stanno riportando alla luce importanti settori<br />
delle costruzioni neroniane.<br />
Il secondo grande tema della mostra è per l’appunto<br />
Roma, con i grandiosi programmi edilizi avviati dall’imperatore<br />
dal 64 al 68 d.C. e che hanno fortemente contribuito<br />
a ridisegnare il piano urbanistico della capitale.<br />
Il tema è affrontato in maniera esaustiva nel II ambulacro<br />
del Colosseo dove le numerose scoperte archeologiche<br />
e i recenti studi condotti sulla Domus Aurea<br />
consentono di offrire al pubblico un quadro aggiornato<br />
dello stato delle conoscenze.<br />
Al Colosseo sono allestiti i settori espositivi dedicati a<br />
due aspetti peculiari del regno di <strong>Nerone</strong>: il grande incendio<br />
del 64 e la costruzione della Domus Aurea, la vasta<br />
residenza rimasta incompiuta. Nell’opinione comune<br />
la Domus Aurea coincide con il grandioso complesso<br />
conservatosi ai piedi del colle Oppio: lungo il percorso<br />
espositivo sarà possibile apprezzarne la reale estensione,<br />
dal colle Palatino fino all’attuale area della Basilica di S.<br />
Clemente attraverso l’altura della Velia, il colle Oppio,<br />
la valle del Colosseo e il Celio. Una dimora formata da<br />
vari nuclei, in gran parte già di proprietà del demanio<br />
imperiale, e da ampi spazi verdi liberalmente aperti agli<br />
abitanti della Capitale.<br />
L’evolversi del disastroso incendio è seguito, sulla base del<br />
resoconto di Tacito, dal primo focolaio divampato nel Circo<br />
Massimo nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 64 fino<br />
all’estinzione, nove giorni dopo, e alla constatazione dei<br />
danni: le cospicue tracce dell’incendio rinvenute nella valle<br />
del Colosseo e lungo le pendici orientali del Palatino nel<br />
corso degli scavi condotti dal 1986 a oggi, sono per la prima<br />
volta offerte al grande pubblico.<br />
Il lusso e lo sfarzo della residenza romana caratterizzano<br />
anche le ville laziali di <strong>Nerone</strong>, ad Anzio e a Subiaco, e si<br />
riflettono, reinterpretati secondo un gusto provinciale,<br />
nella pittura pompeiana, di cui sono esposti numerosi<br />
esempi.<br />
Il percorso si apre e si chiude con video che propongono,<br />
all’ingresso, le più recenti ipotesi ricostruttive in 3D<br />
della Domus Aurea e, all’uscita, una selezione di immagini<br />
tratte dalla cinematografia cui si deve, in gran parte,<br />
il radicarsi nell’immaginario collettivo di un <strong>Nerone</strong><br />
folle, istrionico, a tratti patetico.<br />
2 COMUNICATO STAMPA<br />
Sulla parete esterna della Curia, visibile da via dei Fori<br />
imperiali, durante tutto il periodo della mostra verranno<br />
proiettate delle immagini di <strong>Nerone</strong>, nelle ore<br />
serali, a cura di Livia Cannella, architetto che ha già realizzato<br />
numerosi allestimenti luminosi al Colosseo, ai<br />
Mercati traianei, a Villa Adriana.<br />
Il progetto d’allestimento della mostra è realizzato dall’architetto<br />
Andrea Mandara, il progetto illuminotecnico degli<br />
spazi espositivi è curato dall’architetto Alessandro Grassia.<br />
L’ideazione e la selezione di immagini dell’antologia cinematografica<br />
<strong>Nerone</strong> superstar, proiettato al Tempio<br />
di Romolo e al Colosseo, sono di Raffaele Rivieccio, con<br />
la collaborazione di Flavio Barbaro.<br />
I video che ripropongono le ipotesi ricostruttive in 3D<br />
della Domus Aurea e della Domus Transitoria sono<br />
realizzate dalla Studio associato degli architetti Stefano<br />
Borghini e Raffaele Carlani (Progetto KatatexiLux).<br />
La realizzazione del video della Coenatio Rotunda è<br />
stato realizzato dalla Imagimotion su rilievo e modellazione<br />
tridimensionale a cura della Tecno-Art.<br />
Il volume pubblicato da <strong>Electa</strong>, curato da Rossella Rea<br />
e Maria Antonietta Tomei, focalizza, così come la mostra,<br />
l’attenzione su alcuni aspetti del Principato di <strong>Nerone</strong>.<br />
È il caso della politica economica, della profonda<br />
cultura ellenica, dell’iniziale disinteresse per gli spettacoli<br />
cruenti, dell’innovativa politica urbanistica e delle<br />
rivoluzionarie concezioni architettoniche. Viene messo<br />
a fuoco inoltre lo sforzo profuso per una razionale ricostruzione<br />
della città, nel tempo frequentemente devastata<br />
dagli incendi.<br />
I contributi sono firmati da: Andrea Giardina, Marisa<br />
Ranieri Panetta, Giacomo Agosti, Jerzy Miziołek, Giuseppe<br />
Pucci, Clementina Panella, Alessandro Viscogliosi,<br />
Henner von Hesberg, Maria Antonietta Tomei, Andrea<br />
Carandini, Heinz-Jürgen Beste, Matteo Cadario,<br />
Irene Bragantini, Rossella Rea, Emanuele Berti.<br />
In breve le sezioni della mostra<br />
Curia Iulia: i ritratti/la famiglia/la leggenda nera:<br />
<strong>Nerone</strong> nella pittura storica<br />
Tempio di Romolo: <strong>Nerone</strong> nel cinema<br />
Criptoportico neroniano: il lusso del palazzo<br />
imperiale/la propaganda<br />
Museo Palatino: il lusso del palazzo imperiale<br />
Colosseo: prima, durante e dopo l’incendio/le<br />
residenze di <strong>Nerone</strong>
info e<br />
contatti<br />
3 INFO E CONTATTI<br />
Ufficio stampa <strong>Electa</strong><br />
per la Soprintendenza speciale<br />
per i beni archeologici di Roma<br />
Gabriella Gatto<br />
tel. +39 06 47 497 462<br />
press.electamusei@mondadori.it<br />
Ufficio stampa <strong>Electa</strong><br />
Enrica Steffenini<br />
tel. +39 02 21563 433<br />
elestamp@mondadori.it<br />
Informazioni tecniche<br />
Orari<br />
Dal 12 aprile al 31 agosto: 8.30-19.15<br />
(ultimo ingresso ore 18.15).<br />
Dal 1° settembre al 18 settembre: 8.30-19.00<br />
(ultimo ingresso ore 18.00).<br />
Venerdì Santo chiusura anticipata alle ore 14.00<br />
(ultimo ingresso ore 13.00).<br />
Non si effettua chiusura settimanale.<br />
La biglietteria chiude un’ora prima.<br />
Ingresso<br />
intero euro 12,00<br />
ridotto euro 7,50<br />
Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo,<br />
al Palatino e al Foro romano<br />
Informazioni e visite guidate<br />
Pierreci<br />
tel. +39.06.39967700<br />
www.pierreci.it<br />
Per evitare le code in biglietteria è possibile<br />
acquistare il biglietto on line, tick@print,<br />
e per gli smartphone scaricare il programma<br />
i-Mibac su Applestore<br />
Catalogo della mostra<br />
<strong>Electa</strong>
colophon<br />
della mostra<br />
NERONE<br />
12 APRILE – 18 SETTEMBRE 2011<br />
ROMA, COLOSSEO, CURIA IULIA<br />
E TEMPIO DI ROMOLO AL FORO ROMANO,<br />
CRIPTOPORTICO NERONIANO,<br />
“DOMUS TIBERIANA” (SCAVI IN CORSO),<br />
MUSEO PALATINO, VIGNA BARBERINI,<br />
COENATIO ROTUNDA<br />
La mostra è promossa<br />
dalla Soprintendenza Speciale<br />
per i Beni Archeologici di Roma<br />
in collaborazione con <strong>Electa</strong><br />
Il comitato scientifico, presieduto<br />
dal Direttore Generale per le Antichità<br />
del Ministero per i Beni<br />
e le Attività Culturali Luigi Malnati<br />
e diretto dal Soprintendente Speciale<br />
per i Beni Archeologici di Roma<br />
Anna Maria Moretti,<br />
ha compreso Heinz-Jürgen Beste,<br />
Andrea Giardina, Henner von Hesberg,<br />
Clementina Panella, Marisa Ranieri Panetta,<br />
Alessandro Viscogliosi<br />
Cura della mostra e del catalogo<br />
Rossella Rea<br />
Maria Antonietta Tomei<br />
Soprintendenza Speciale<br />
per i Beni Archeologici di Roma<br />
Soprintendente<br />
Anna Maria Moretti<br />
Direzione dei servizi aggiuntivi<br />
Rosanna Friggeri<br />
Direzione scientifica del Colosseo<br />
Rossella Rea<br />
Direzione scientifica del Palatino<br />
e del Foro Romano<br />
Roberto Egidi<br />
Direzione tecnica del Colosseo<br />
Piero Meogrossi, Barbara Nazzaro<br />
Direzione tecnica delle aree e dei cantieri del<br />
Palatino e del Foro romano interessati dalla mostra<br />
Giuseppe Morganti, Antonella Tomasello,<br />
Marco Morelli, Maddalena Scoccianti,<br />
Lucilla La Bianca, Claudia Del Monti,<br />
Maurizio Pinotti, Maria Grazia Filetici<br />
4 COLOPHON DELLA MOSTRA
Per restauri, manutenzioni ed assistenza<br />
all’allestimento<br />
Coordinamento<br />
Giovanna Bandini e Cinzia Conti<br />
con la collaborazione di Maria Bartoli<br />
e con i contributi di Silvia Borghini,<br />
Adriano Casagrande, Antonella Cirillo,<br />
Annunziata D’Elia, Massimo Lasco,<br />
Alessandro Lugari, Simona Murrone,<br />
Debora Papetti, Roberto Tomaino<br />
si ringraziano per gli interventi di restauro<br />
Sara Carraro, Roma<br />
Cristina Del Gallo, Roma<br />
Daniela Manna, Firenze<br />
Emanuela Peverati, Roma<br />
Artandcraft, Roma<br />
RE.CO., Roma<br />
Servizio di manutenzione delle opere esposte<br />
Consorzio CROMA, Roma<br />
Archivio fotografico<br />
Bruno Angeli, Luciano Mandato,<br />
Massimo Scacco<br />
Servizio fotografico<br />
Giorgio Cargnel, Luigi Colasanti,<br />
Romano D’Agostini, Luciano Mandato,<br />
Simona Sansonetti<br />
Ufficio consegnatario<br />
Ornella Cappannini, Marinella D’Ambrosio,<br />
Giovanna De Angelis, Sonia Panatta,<br />
Miria Roghi, Stefania Trevisan<br />
Archivio scientifico<br />
Elisabetta Boschi, Marilena Mulas,<br />
Laura Paolini, Stefania Trevisan<br />
Segreteria<br />
Maria Daniela Donninelli, Anna Iacono,<br />
Silvia Lisi, Maria Morgera, Gloria Nolfo,<br />
Anna Redigolo, Maurizio Rulli, Fernanda<br />
Spagnoli, Agnese Tomei, Angela Vivolo<br />
Hanno collaborato<br />
Orietta Brandimarte, Stefano De Felice,<br />
Salvatore Di Maria, Franco Fenicchia,<br />
Roberto Ferretti, Luigi Greco,<br />
Giorgio Greifemberg, Laura Paolini,<br />
Antonella Pienotti, Lucia Pomponi,<br />
Letizia Quarta, Massimo Scacco,<br />
Daniela Spadoni, Maurizio Tosti,<br />
Umberto Valera<br />
5 COLOPHON DELLA MOSTRA<br />
Enti prestatori<br />
Galleria d’arte moderna, Milano<br />
Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Firenze<br />
Galleria degli Uffizi, Firenze<br />
Monastero benedettino di Santa Scolastica, Subiaco<br />
Musei Capitolini, Roma<br />
Musei Capitolini, Centrale Montemartini, Roma<br />
Musei Vaticani, Città del Vaticano<br />
Museo Archeologico Nazionale, Cagliari<br />
Museo Archeologico Nazionale, Firenze<br />
Museo Archeologico Nazionale, Napoli<br />
Museo Archeologico e d’Arte della Maremma,<br />
Grosseto<br />
Museo Barracco, Roma<br />
Museo Civico “Pio Capponi”, Terracina<br />
Museo Civico Archeologico, Anzio<br />
Museo Civico Archeologico, Bologna<br />
Museo Civico Archeologico del Castello<br />
di San Giorgio, La Spezia<br />
Museo dei Fori imperiali, Roma<br />
Museo dell’Università, Varsavia<br />
Seminario Vescovile, Varsavia<br />
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici<br />
di Napoli e Pompei<br />
Staatliche Kunstsammlungen,<br />
Skulpturensammlung, Dresden<br />
Ringraziamenti<br />
Cristina Acidini, Mariarosaria Barbera,<br />
Umberto Broccoli, Carlotta Cianferoni,<br />
Maddalena Cima, Teresa Elena Cinquantaquattro,<br />
Anna Maria Dolciotti, Maria Grazia Fiore,<br />
Filippo Maria Gambari, Paola Giovetti,<br />
Annamaria Giusti, Alba Rosa Marigliani,<br />
Mauro Meacci, Marco Minora, Jerzy Miziołek,<br />
Stefano Nardi, Antonio Natali, Kazimierz Nycz,<br />
Antonio Paolucci, Jeannette Papadopoulos,<br />
Claudio Parisi Presicce, Franco Pusceddu,<br />
Marzia Ratti, Claudio Salsi, Donatella Salvi,<br />
Valeria Sampaolo, Marina Sapelli Ragni,<br />
Claudia Scardazza, Grete Stefani, Emilia Talamo,<br />
Lucrezia Ungaro, Moritz Woelk<br />
Le curatrici ringraziano per la fattiva<br />
collaborazione<br />
Giovanna Bandini, Gabriella Bufalini, Cinzia Conti,<br />
Fedora Filippi, Rosanna Friggeri, Clementina<br />
Panella, Rita Paris, Lucia Saguì, Françoise Villedieu<br />
ed inoltre<br />
Bruno Angeli, Silvia Borghini, Annunziata D’Elia,<br />
Massimo Lasco, Alessandro Lugari, Simona<br />
Murrone, Barbara Nazzaro, Gloria Nolfo,<br />
Maurizio Rulli, Daniela Spadoni, Agnese Tomei,<br />
nonché Emiliano Africano e Maria Viceconte
Organizzazione e comunicazione<br />
<strong>Electa</strong><br />
Direzione<br />
Anna Grandi<br />
Coordinamento generale<br />
Marta Chiara Guerrieri<br />
Cura del catalogo<br />
Nunzio Giustozzi<br />
Assistenza all’allestimento<br />
Roberto Cassetta, Anna Civale,<br />
Tiziana Rocco<br />
Ufficio stampa e comunicazione<br />
Gabriella Gatto, Enrica Steffenini<br />
Consulenza per il progetto<br />
di comunicazione<br />
e promozione della mostra<br />
Marisa Ranieri Panetta<br />
Collaborazione scientifica e apparati<br />
didascalici<br />
Matteo Cadario, Nunzio Giustozzi<br />
Traduzione degli apparati didascalici<br />
Joanne Berry con la collaborazione<br />
di Nigel Pollard<br />
Progetto e direzione artistica<br />
dell’allestimento<br />
Andrea Mandara/Studio di Architettura<br />
con Fabiana Dore<br />
Light Designer<br />
Alessandro Grassia<br />
con Diana Verde<br />
Responsabile della sicurezza<br />
Fabio Fumagalli<br />
Immagine coordinata e grafica in mostra<br />
Tassinari/Vetta<br />
(Leonardo Sonnoli<br />
con Igor Bevilacqua<br />
e Francesco Nicoletti)<br />
Realizzazione dell’allestimento<br />
Meloni Fabrizio srl, Roma<br />
con la collaborazione di<br />
Enrico Vandelli<br />
Realizzazione degli apparati grafici<br />
Gruppofallani srl, Venezia<br />
Artiser srl, Roma<br />
Impianti elettrici e di sicurezza<br />
Duilio Ciancarella<br />
con Nello Madama, Fabio Ciancarella,<br />
Alessandro Fonzi, Alessio Paolelli<br />
Trasporti<br />
Montenovi srl, Roma<br />
Arteria srl, Firenze<br />
Assicurazioni<br />
Progress Fineart, Roma<br />
Kuhn&Bulow<br />
Service Assicurazioni, Firenze<br />
Ricostruzioni multimediali<br />
Progetto KatatexiLux, Roma<br />
Stefano Borghini e Raffaele Carlani<br />
Tecnoart / Imagimotion<br />
Valentina Gagliardi e Ombretta Mori<br />
Antologia cinematografica<br />
Concept e selezione: Raffaele Rivieccio<br />
con la collaborazione di Flavio Barbaro<br />
Montaggio: Emanuele Svezia<br />
Impianti multimediali<br />
AVset SpA, Roma<br />
Installazione luminosa alla Curia Iulia<br />
Progettazione: Livia Cannella<br />
Impianti: Artsound srl, Roma<br />
Hanno collaborato<br />
La “Sapienza” Università di Roma,<br />
Dipartimento di Scienze dell’Antichità,<br />
Cattedra di Metodologia e tecniche<br />
della ricerca archeologica per i risultati<br />
degli scavi alle pendici nord-orientali<br />
del Palatino e della Meta Sudans<br />
Francesca Carboni, Antonio Francesco Ferrandes,<br />
Riccardo Fusco, Giacomo Pardini Lucia Saguì<br />
e Fiammetta Sforza per la selezione<br />
dei materiali e gli apparati didattici<br />
Emanuele Brienza, Matilde Cante e<br />
Marco Fano per la documentazione grafica<br />
Maurizio Necci per la documentazione<br />
fotografica<br />
Servizi museali<br />
6 COLOPHON DELLA MOSTRA
cronologia<br />
di nerone<br />
15 dicembre 37 d.C.: nasce ad Anzio Lucio<br />
Domizio Enobarbo, il futuro <strong>Nerone</strong>.<br />
È figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina<br />
Minore, pronipote di Augusto; il nonno materno<br />
era Germanico, amatissimo e valoroso generale.<br />
41: l’imperatore Caligola è ucciso nel palazzo<br />
sul Palatino; gli succede lo zio Claudio.<br />
47: prima apparizione di Lucio Domizio<br />
sulla scena pubblica: insieme con Britannico,<br />
secondogenito di Claudio, prende parte con<br />
successo ai “Giochi Troiani”, un torneo equestre<br />
riservato ai giovani aristocratici.<br />
48: Valeria Messalina, moglie di Claudio,<br />
è uccisa da un liberto.<br />
49: Agrippina, rimasta anche lei vedova, sposa<br />
suo zio Claudio. A <strong>Nerone</strong> sono affiancati come<br />
precettori il filosofo Anneo Seneca e, per le materie<br />
militari, Afranio Burro, il prefetto del pretorio.<br />
25 febbraio del 50: <strong>Nerone</strong> viene adottato<br />
da Claudio con il nome di Nero Claudius<br />
Drusus Germanicus.<br />
53: <strong>Nerone</strong> sposa la sorellastra Ottavia (12 anni),<br />
figlia di Claudio e Valeria Messalina<br />
12 ottobre del 54: morte di Claudio (con ogni<br />
probabilità avvelenato dalla moglie Agrippina).<br />
13 ottobre del 54, mezzogiorno: <strong>Nerone</strong><br />
è acclamato imperator prima della ratifica<br />
da parte del senato. A 16 anni e dieci mesi<br />
sale sul trono Nero Claudius Caesar<br />
Augustus Germanicus.<br />
55: il quattordicenne Britannico, figlio di<br />
Claudio e Messalina, muore durante un pranzo.<br />
Le fonti letterarie parlano di venificio,<br />
forse la causa è dovuta all’epilessia di cui soffriva.<br />
Alcune delle misure prese nei primi anni<br />
di governo: Stipendio annuo ai senatori in difficoltà<br />
economiche; 400 sesterzi a ogni cittadino;<br />
alleggerimento delle tasse più gravose;<br />
svolgimento pubblico dei processi giudiziari;<br />
divieto di organizzare giochi con animali<br />
o gladiatori, per evitare di estorcere denaro<br />
ai sudditi; freno al lusso.<br />
7 CRONOLOGIA DI NERONE<br />
58: <strong>Nerone</strong> presenta una riforma tributaria<br />
introducendo tasse che colpiscono i grandi<br />
patrimoni. Da qui ha inizio la posizione sempre<br />
più ostile del senato nei confronti dell’imperatore,<br />
che viene attaccato per i suoi comportamenti,<br />
propagandati come depravati e immorali.<br />
Arriva a corte Poppea Sabina, moglie di Otone:<br />
molto bella e intelligente, seduce l’imperatore.<br />
In Oriente, con l’aiuto di nuovi alleati, il generale<br />
Corbulone inizia la conquista dell’Armenia.<br />
59: Il 4 marzo muore Agrippina nella sua villa<br />
vicino Baia. È uccisa da Aniceto – prefetto<br />
della flotta di Miseno – su comando imperiale.<br />
Il delitto viene considerato “di Stato”,<br />
per la salvezza della res pubblica.<br />
Vengono organizzati i Ludi Maximi, giochi indetti<br />
per onorare l’eternità dell’imperatore in diversi<br />
teatri, con distribuzione di buoni-premio alla folla<br />
(schiavi, animali, frumento, gioielli, abiti).<br />
In Occidente, scoppia una rivolta in Britannia<br />
sotto la guida della regina Budicca.<br />
La ribellione è sedata pur con molte vittime<br />
romane. Lungo la frontiera del Danubio,<br />
i Romani sottomettono i Daci e altre popolazioni.<br />
Si svolgono gli Juvenalia (Giochi della gioventù).<br />
<strong>Nerone</strong>, imbevuto di ellenismo, promuove<br />
un’educazione che coltiva poesia, musica<br />
e teatro, mentre la classe dirigente, conservatrice,<br />
per i giovani vuole addestramento alle armi<br />
e scuole oratorie.<br />
60: Sono organizzati i Neronia, prima edizione<br />
di Giochi musicali, equestri e atletici<br />
su modello greco. Vi partecipa anche il giovane<br />
poeta Lucano, che riceve una corona<br />
per le sue Laudes in onore dell’imperatore.<br />
62: Muore il prefetto del pretorio Afranio Burro<br />
che è sostituito da Fenio Rufo e Ofonio Tigellino.<br />
<strong>Nerone</strong> ripudia Ottavia e sposa Poppea.<br />
Il popolo insorge, vengono create false accuse<br />
e Ottavia è relegata a Pandataria<br />
(odierna Ventotene) e poi uccisa.
63: Dopo un intervento militare dei Parti<br />
in Armenia, Corbulone ribadisce il diritto di<br />
intervento di <strong>Nerone</strong> sulle sorti della regione<br />
come protettorato romano. È stabilita<br />
l’incoronazione di Tiridate a Roma. Nel frattempo<br />
viene completato dalle legioni romane il<br />
controllo sulla costa settentrionale del mar Nero,<br />
fondamentale per le forniture di grano.<br />
Nasce Claudia, unica figlia di <strong>Nerone</strong>.<br />
Dopo pochi mesi muore.<br />
63 – 64: Ha inizio una riforma monetaria<br />
che va a vantaggio dei ceti emergenti.<br />
64: Con ulteriori conquiste il mar Nero<br />
è tutto romano.<br />
Iniziano i lavori per il canale navigabile<br />
dal lago Averno, in Campania, fino a Ostia:<br />
doveva assicurare il trasporto delle merci<br />
di prima necessità dal porto di Pozzuoli.<br />
Si inaugura il nuovo Porto di Ostia,<br />
i cui lavori erano iniziati sotto Claudio.<br />
A Napoli, città di cultura greca,<br />
<strong>Nerone</strong> si esibisce in teatro per la prima volta.<br />
Notte tra 18 e 19 luglio: scoppia un grande<br />
incendio mentre <strong>Nerone</strong> si trova ad Anzio.<br />
Sono distrutti dalle fiamme intere regiones<br />
e monumenti importanti. Inizia la ricostruzione<br />
a spese del principe e con incentivi ai privati.<br />
I cristiani “che confessarono” (secondo<br />
il racconto dello storico Tacito) di aver<br />
provocato l’incendio, vengono condannati<br />
a morte con torture e crocifissioni.<br />
Iniziano i lavori per la Domus Aurea su progetto<br />
degli architetti Severo e Celere.<br />
65: Congiura dei Pisoni con il concorso<br />
di cavalieri, senatori e pretoriani per uccidere<br />
<strong>Nerone</strong> ed eleggere al suo posto Gaio Calpurnio<br />
Pisone, di nobile famiglia.<br />
Vengono scoperti i partecipanti: molti sono<br />
uccisi (tra cui il prefetto Fenio Rufo<br />
e il poeta Lucano), altri indotti al suicidio<br />
(come Seneca e lo scrittore Petronio Arbitro),<br />
altri ancora sono mandati in esilio o perdonati.<br />
Seconda edizione dei “Neronia”: per la prima<br />
volta a Roma, <strong>Nerone</strong> si esibisce in pubblico<br />
(poesia e canto con la cetra).<br />
Alla fine dei Giochi, muore l’Augusta<br />
Poppea Sabina.<br />
8 CRONOLOGIA DI NERONE<br />
66: Incoronazione a Roma di Tiridate: ai Rostri,<br />
nel Foro, <strong>Nerone</strong> pone la corona<br />
sul capo del re armeno, inginocchiato davanti<br />
a lui in un tripudio di festeggiamenti pubblici.<br />
<strong>Nerone</strong> sposa Statilia Messalina, più grande<br />
di lui e di nobile famiglia: un matrimonio<br />
durato pochi mesi.<br />
Ottobre 66 – fine 67: <strong>Nerone</strong> compie<br />
un viaggio in Grecia dove partecipa, da vincitore,<br />
ai Giochi Istmici, Pitici, Nemei e Olimpici.<br />
Congiura Viniciana, dal nome del genero del<br />
generale Corbulone, Annio Viniciano, costituita<br />
da senatori, cavalieri e pretoriani. Corbulone,<br />
considerato un complice, riceve la condanna<br />
a morte da parte imperiale ma preferisce uccidersi.<br />
Inizia il taglio dell’istmo di Corinto, per favorire<br />
e rendere più veloce la navigazione.<br />
67: secondo la tradizione più accreditata,<br />
vengono uccisi a Roma S. Pietro e S. Paolo.<br />
68:<br />
Gennaio: <strong>Nerone</strong> rientra a Roma e celebra<br />
il trionfo per le vittorie negli agoni greci.<br />
Marzo: Una ribellione scoppiata in Gallia<br />
è presa a pretesto da alcuni governatori<br />
delle province galliche e spagnole ostili<br />
a <strong>Nerone</strong> per iniziare la rivolta contro<br />
il potere centrale e quindi contro l’imperatore.<br />
A capo della fazione antineroniana è Salvio<br />
Sulpicio Galba (il successore di <strong>Nerone</strong>).<br />
8 giugno: <strong>Nerone</strong>, appresa la notizia delle<br />
defezioni a sostegno di Galba, lascia<br />
il Palatino preparandosi a partire per l’Egitto.<br />
Il capo dei pretoriani annuncia alle guardie che<br />
<strong>Nerone</strong> è scappato e promette, a nome di Galba,<br />
un cospicuo donativo. Nel frattempo, il senato<br />
dichiara l’imperatore hostis publicus: chiunque<br />
può ucciderlo. <strong>Nerone</strong> si accorge che le guardie<br />
lo hanno abbandonato e fugge per nascondersi<br />
nella casa di uno dei liberti che gli sono<br />
rimasti accanto.<br />
9 giugno: raggiunto da militari legati a Galba,<br />
<strong>Nerone</strong> si uccide (versione ufficiale)<br />
con l’aiuto di Epafrodito, il suo segretario.
le fonti letterarie<br />
Nel primo libro degli Annales (I .2) Cornelio Tacito<br />
fa una premessa: «Le imprese di Tiberio, Gaio,<br />
Claudio, <strong>Nerone</strong>, furono falsificate per paura mentre<br />
erano in auge e, dopo la loro morte, sotto l’influenza<br />
di risentimenti ancora freschi».<br />
Purtroppo però non sono arrivate fino a noi – per intero<br />
o in gran parte - le opere storiche scritte sotto<br />
l’impero di <strong>Nerone</strong>, nelle quali possiamo supporre<br />
posizioni opportunistiche o servili, ma anche testimonianze<br />
oculari, capaci di arricchire, se non correggere,<br />
le nostre conoscenze. Le uniche fonti autorevoli di cui<br />
disponiamo, tutte ostili al principe – le Vitae Caesarum<br />
di Svetonio Tranquillo, gli Annales di Cornelio<br />
Tacito e la monumentale Storia di Roma, scritta in<br />
greco e conservata in epitomi, di Dione Cassio - appartengono<br />
invece a scrittori che non hanno potuto<br />
constatare personalmente quanto hanno raccontato.<br />
Solo Tacito nacque sotto <strong>Nerone</strong>, ma quando questi<br />
morì era un adolescente; Svetonio raggiunse i massimi<br />
riconoscimenti sotto Adriano, mentre Dione<br />
Cassio ebbe importanti incarichi politici nella prima<br />
metà del terzo secolo.<br />
Gli altri autori latini e greci - poeti, filosofi, storici<br />
minori (Plinio il Vecchio, Marziale, Giovenale, Stazio,<br />
Seneca, Plutarco, Giuseppe Flavio, Pausania e altri)<br />
- che fanno riferimento all’ultimo esponente dei Giulio-Claudii,<br />
possono contribuire alla comprensione<br />
dell’imperatore e dei suoi tempi, ma non in maniera<br />
significativa: tanti tasselli che confermano per la<br />
maggior parte quanto descritto dagli autori più importanti<br />
ma che, quando se ne distaccano per alcuni<br />
aspetti, non riescono a mutare la fama negativa che<br />
ha accompagnato <strong>Nerone</strong> ai nostri giorni.<br />
Pur scrivendo a distanza di anni dalla morte di <strong>Nerone</strong>,<br />
i documenti a disposizione di questi tre scrittori<br />
erano molteplici: gli Atti pubblici, editti imperiali;<br />
iscrizioni onorarie, testamenti, “Memorie” di personaggi<br />
della corte o di militari, come i Commentarii<br />
di Agrippina Minore e del comandante Corbulone; le<br />
“Vite” che celebravano coloro che si erano suicidati,<br />
come Trasea Peto, o che erano stati uccisi per motivi<br />
politici; e poi carteggi privati, la produzione letteraria<br />
degli stessi imperatori, come i versi scritti da <strong>Nerone</strong><br />
che Svetonio lesse quando svolgeva l’attività di segretario<br />
ab epistulis dell’imperatore Adriano.<br />
Ma tutto fu utilizzato – e scelto – col fine già deciso a<br />
tavolino di una descrizione negativa del personaggio,<br />
sottolineando ogni azione politica o comportamento<br />
privato capace di evidenziarne la degradazione morale,<br />
la crudeltà, gli eccessi, l’inadeguatezza del ruolo.<br />
9 LE FONTI LETTERARIE<br />
Solo alcune situazioni emergono come fattori positivi<br />
(l’estraneità ad alcuni delitti – l’avvelenamento di<br />
Giulio Silano, avviene per colpa della madre Agrippina,<br />
ignaro <strong>Nerone</strong>, scrive Tacito; gli atti governativi e<br />
la benevolenza dei primi anni sul trono sottolineati<br />
da Svetonio), talvolta lasciando nel dubbio i lettori o<br />
limitandosi a riportare i prodigi e i rumores, le voci<br />
mai favorevoli.<br />
Una riflessione di Giuseppe Flavio, scrittore ebreo<br />
che ebbe la protezione di Poppea e conobbe la corte<br />
dell’epoca, sintetizza la tradizione storica coeva che<br />
avrebbe influenzato quella successiva. Nelle Antichità<br />
Giudaiche sostiene che la memoria di <strong>Nerone</strong><br />
aveva ricevuto consensi o denigrazioni da parte degli<br />
storici a seconda dei benefici ottenuti o dei torti subiti:<br />
i primi non avevano badato alla verità, i secondi<br />
mentivano spudoratamente.<br />
Gli storici e biografi posteriori, nonostante l’ostilità<br />
mostrata verso <strong>Nerone</strong>, non ne possono tacere<br />
la grande popolarità, la fedeltà dei militari, l’affetto<br />
della gente comune, addirittura la fama postuma: il<br />
prefetto del pretorio Ofonio Tigellino aveva mentito<br />
ai soldati dicendo che <strong>Nerone</strong> aveva lasciato Roma,<br />
altrimenti non avrebbero giurato sul governatore<br />
Sulpicio Galba come nuovo imperatore; nonostante<br />
fosse stato dichiarato hostis publicus dal senato,<br />
ebbe funerali privati ma sontuosi; sulla sua tomba<br />
i romani portavano fiori; alcuni sosia in Oriente si<br />
spacciarono per lui dando filo da torcere alle legioni e<br />
preoccupando i senatori.<br />
Alla fama negativa dell’ultimo dei Giulio-Claudii<br />
contribuì non poco la tradizione cristiana. Nonostante<br />
scrittori come Tertulliano e Lattanzio non abbiano<br />
attribuito a <strong>Nerone</strong> la colpa del grande incendio del<br />
64 d.C., per aver mandato a morte i cristiani accusati<br />
del misfatto l’imperatore è stato sempre bollato<br />
come il primo, grande persecutore religioso e, di<br />
conseguenza, condannato nel suo complesso. Ed è<br />
quest’ultima la memoria che ha prevalso e l’unica seguita<br />
fino tempi recenti, accolta da scrittori, pittori,<br />
musicisti e dalla cinematografia hollywoodiana.<br />
Una più attenta rilettura storica e lo studio più accurato<br />
dei materiali archeologici, accompagnato da<br />
nuove scoperte, oggi consentono di conoscere meglio<br />
<strong>Nerone</strong> e sono la premessa della mostra.<br />
Il fisico<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 51<br />
Era di statura quasi normale, ma aveva il corpo chiazzato<br />
(pieno di lentiggini, n.d.r.) e maleodorante; i capelli<br />
erano biondicci e il suo viso era più bello che<br />
aggraziato.<br />
Aveva occhi azzurri e molto deboli collo grosso, ventre<br />
prominente, gambe gracilissime e salute ottima.
Infatti, benché non ponesse nessun freno alla lussuria,<br />
in quattordici anni si era ammalato tre volte in<br />
tutto, e anche allora non si era astenuto né da vino<br />
né da alcun’altra delle sue abitudini. Era così poco<br />
dignitoso nell’abbigliarsi da portare sempre i capelli<br />
ondulati, e durante il viaggio in Grecia (l’anno prima<br />
della morte, n.d.r.) se li lasciava anche ricadere sul<br />
collo; spesso poi si era mostrato in pubblico in veste<br />
da camera, con un fazzoletto annodato intorno alla<br />
gola, senza cintura e scalzo.<br />
L’infanzia e l’adolescenza<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 57<br />
Fin da bambino attese a quasi tutte le discipline liberali,<br />
ma sua madre lo distolse dalla filosofia, avvertendolo<br />
che era controindicata a chi sarebbe stato<br />
imperatore. Il suo precettore Seneca lo distolse dallo<br />
studio degli oratori antichi per conservare più a lungo<br />
la sua ammirazione.<br />
Essendo portato alla poesia, compose facilmente e<br />
volentieri dei versi, senza aver bisogno, come dicono<br />
alcuni, di pubblicare col proprio nome quelli di altri.<br />
Ho avuto fra le mani le brutte copie e le annotazioni<br />
di suo pugno riguardo ad aluni suoi versi molto conosciuti;<br />
appare chiaramente che non sono né copiati<br />
né scritti sotto dettatura, ma certamente meditati e<br />
scritti da chi li stava pensando, tanto sono numerose<br />
le cancellature, le annotazioni e le aggiunte.<br />
La passione per gli spettacoli del circo<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 22<br />
Fin dalla tenera età ebbe una passione particolarmente<br />
accentuata per i cavalli e, benché ciò gli fosse<br />
stato proibito, la maggior parte dei suoi discorsi concernevano<br />
i giochi del circo.<br />
Una volta, mentre assieme ai suoi condiscepoli compiangeva<br />
la sorte di un auriga del partito verde che era<br />
stato trascinato dai propri cavalli, ripreso dal suo pedagogo<br />
disse falsamente che stava parlando di Ettore.<br />
Fin dal principio del suo impero ogni giorno si divertiva<br />
a giocare con delle quadrighe di avorio sopra u tavolo,<br />
e abbandonava il suo ritiro a ogni minimo spettacolo<br />
al circo, dapprima di nascosto e in seguito così<br />
apertamente che non vi poteva essere il minimo dubbio<br />
sul luogo in cui avrebbe passato quelle giornate.<br />
Sperpero e lusso<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 30<br />
Stimava che non vi fosse nessun altro modo di usare<br />
il denaro e la ricchezza se non dilapidandoli, e considerava<br />
sordidi e avari coloro che tengono conto delle<br />
loro spese, ed eccelsi e magnifici coloro che abusano<br />
10 LE FONTI LETTERARIE<br />
della loro fortuna e la sperperano. […]<br />
Durante la permanenza di Tiridate (fratello del re dei<br />
Parti, n.d.r.), erogò in suo favore ottocentomila sesterzi<br />
al giorno, il che si riesce a credere a stento; e quando<br />
partì gli fece un regalo di più di cento milioni.<br />
Il citaredo Menecrate e il mirmillone Spiculo ricevettero<br />
in dono dei patrimoni e dei palazzi da trionfatori.<br />
[…]<br />
Non indossò mai la stessa veste. Giocava ai dadi con<br />
poste fino a quattrocentomila sesterzi al punto, e andava<br />
a pesca con una rete dorata, legata con funi intessute<br />
di porpora e cocco.<br />
Si dice che non si sia mai messo in viaggio con meno<br />
di mille veicoli dalle mule ferrate d’argento a dai conduttori<br />
vestiti di lana di Canosa, e con intorno una<br />
turba di Mazaci e di battistrada coperti di decorazioni<br />
e bracciali.<br />
Esibizioni teatrali<br />
Tacito, Annali XIV . 20<br />
Essendo <strong>Nerone</strong> console per la quarta volta, furono<br />
istituiti a Roma i Ludi Quinquennali a imitazione<br />
delle gare tra i greci […]<br />
Sotto l’influsso dei costumi stranieri si operò la degenerazione<br />
dei giovani: divennero frequentatori di<br />
palestre, abituati all’ozio e ai turpi amori, incoraggiati<br />
in tutto ciò dall’imperatore e dal senato, che non solo<br />
lasciarono libero corso ai vizi, ma usarono anche la<br />
forza perché i primi fra i romani, col pretesto di recitare<br />
in prosa e in versi, fossero contaminati dall’ignominia<br />
della scena.<br />
Dione Cassio, Storia Romana LXI . 20<br />
Ed ecco che Cesare salì sul palcoscenico in abito da<br />
citaredo pronunciando, lui che era imperatore, queste<br />
parole: «Signori miei, ascoltatemi, vi prego». Augusto<br />
suonò un pezzo intitolato “Attis” o “Le Baccanti”,<br />
mentre stavano ad assistere molti soldati e tutto il<br />
popolo stava seduto occupando ogni possibile posto<br />
sebbene, stando a quello che è stato tramandato, egli<br />
avesse una voce bassa e fioca, tale da suscitare in tutti<br />
riso e, contemporaneamente, lacrime. Al suo lato<br />
stavano Seneca e Burro (il primo prefetto del pretorio,<br />
n.d.r.), proprio come fanno alcuni maestri, con la<br />
funzione di dargli sostegno: essi agitavano le mani<br />
e i mantelli ogni volta che l’imperatore diceva qualcosa<br />
e incitavano gli altri a fare la stessa cosa. Del<br />
resto nerone disponeva di un corpo speciale di circa<br />
cinquemila soldati personali: costori venivano chiamati<br />
Augustani ed avevano il ruolo di dare inizio agli<br />
applausi; anche tutti gli altri, seppure contro la loro<br />
volontà, erano obbligati a esultare.
Banchetti licenziosi<br />
Dione Cassio, Storia Romana LXII . 15<br />
Tigellino (prefetto del pretorio, n.d.r.) era stato nominato<br />
supervisore dei banchetti ed ogni preparativo<br />
era stato in modo sontuoso. La preparazione venne<br />
condotta come segue: nel centro del lago erano stati<br />
calati prima grandi tini da vino in legno, sopra i<br />
quali erano stati issati dei tavolati, e intorno a questa<br />
struttura erano state costruite delle taverne e degli<br />
appartamenti. In questo modo <strong>Nerone</strong>, Tigellino e i<br />
loro convitati occupavano l’area centrale, dove banchettavano<br />
su dei tappeti di porpora e su delle soffici<br />
coltri, mentre tutti gli altri se la godevano all’interno<br />
delle taverne. Entravano poi nei lupanari e senza ritegno<br />
alcuno si abbandonavano a rapporti sessuali<br />
con tutte le donne che si trovavano là dentro: erano<br />
presenti anche le donne più belle e più illustri,<br />
schiave, liberte, cortigiane, fanciulle illibate e donne<br />
sposate, tra le quali vi erano fanciulle e donne appartenenti<br />
no solo al ceto popolare, ma anche alle<br />
famiglie più nobili.<br />
La morte di Agrippina a Bacoli (Baia)<br />
Tacito, Annali XIV . 9<br />
Nella stanza vi erano un piccolo lume e una sola ancella,<br />
mentre Agrippina se ne stava in stato di crescente<br />
allarme perché nessuno arrivava da parte del<br />
figlio e neppure Agermo: ben altro sarebbe stato<br />
l’aspetto delle cose intorno se veramente la sua sorte<br />
fosse stata felice.<br />
[…]<br />
Quando anche l’ancella si mosse per andarsene,<br />
Agrippina nell’atto di volgersi a lei per dirle: «Anche<br />
tu mi abbandoni?» scorse Aniceto in compagnia<br />
del triarca Erculeio e del centurione di marina<br />
Obarito. Rivoltasi allora a lui gli dichiarò che, se<br />
era venuto per vederla, annunziasse pure a <strong>Nerone</strong><br />
che si era riavuta (dall’incidente in mare, n.d.r.); se<br />
poi fosse lì per compiere un delitto, essa non poteva<br />
avere alcun sospetto sul figlio: non era possibile<br />
che egli avesse commissionato il matricidio. I sicari<br />
circondarono il letto e per primo il triarca la colpì<br />
con un bastone sul capo. Al centurione che brandiva<br />
il pugnale per finirla, protendendo il grembo<br />
gridò: «Colpisci al ventre», e cadde trafitta da molte<br />
ferite.<br />
Tacito, Annali XV . 12-13<br />
Con sorprendente gara dei maggiorenti il Senato decretò<br />
…….che il giorno anniversario della nascita di<br />
Agrippina fosse considerato tra i giorni nefasti.<br />
L’incendio e la ricostruzione<br />
Dione Cassio, Storia Romana LXII . 16<br />
11 LE FONTI LETTERARIE<br />
In seguito <strong>Nerone</strong> sentì il desiderio di realizzare<br />
quello che senza dubbio aveva sempre sperato, e cioè<br />
di mandare in rovina l’intera città e il regno fintanto<br />
che era ancora in vita; è risaputo che egli ritenesse<br />
straordinariamente felice Priamo perché aveva visto<br />
la sua patria e il suo potere abbattuti contemporaneamente.<br />
Pertanto incaricò segretamente alcuni<br />
uomini, i quali, comportandosi come se fossero<br />
ubriachi o come se stessero commettendo qualche<br />
misfatto, dapprima appiccarono dei focolai in uno o<br />
due o, addirittura, in più punti della città: perciò gli<br />
abitanti si trovarono completamente spiazzati, e non<br />
erano in grado di scoprire dove avesse avuto origine<br />
il dolo, né sapevano come porvi rimedio, sebbene si<br />
rendessero perfettamente conto di vedere e di sentire<br />
molte cose insolite.<br />
[…]<br />
Una gran confusione si stava allora diffondendo ovunque<br />
tra tutti i cittadini, alcuni dei quali correvano di<br />
qua, altri di là come se fossero in preda alla follia.<br />
[…]<br />
Si assisteva a un continuo gridare e urlare da parte di<br />
bambini e ugualmente da parte di donne e di uomini<br />
anziani, tanto che a causa del fumo e del chiasso non<br />
si riusciva a capire né a comprendere nulla.<br />
[…]<br />
Nel frattempo alcuni che stavano portando in salvo<br />
le proprie suppellettili e altri che invece ne approfittavano<br />
per sottrarre i beni altrui si urtavano vicendevolmente<br />
e inciampavano negli involti, né erano in<br />
grado di proseguire o di fermarsi, ma spingevano ed<br />
erano spinti, travolgevano e venivano travolti.<br />
Tacito, Annali XV. 38<br />
Seguì un disastro, non si sa se dovuto al caso o alla<br />
perfidia di <strong>Nerone</strong>, poiché gli storici interpretarono<br />
la cosa in un modo o nell’altro. E’ certo però che<br />
questo incendio per la sua violenza ebbe effetti più<br />
terribili e spaventosi di tutti gli incendi precedenti.<br />
Cominciò in quella parte del Circo, che è contigua<br />
ai colli del Palatino e del Celio, dove il fuoco appena<br />
scoppiato nelle botteghe in cui si trovavano<br />
merci infiammabili, subito divampò violento alimentato<br />
dal vento e avvolse il Circo per tutta la sua<br />
lunghezza.<br />
[…]<br />
Spinto dalla violenza l’incendio si diffuse dapprima<br />
nei luoghi piani, poi salì ai colli e poi di nuovo invase<br />
devastando i luoghi bassi e con la sua rapidità prevenne<br />
ogni possibilità di rimedio.<br />
[…]
Tacito, Annali XV . 41<br />
Non è facile dare il numero delle case, degli isolati e<br />
dei templi che andarono perduti. Fra questi vi furono<br />
quelli di più antico culto che Servio Tullio aveva<br />
dedicato alla Luna, la grande ara e il tempietto che<br />
l’arcade Evandro aveva consacrato al nume presente<br />
di Ercole; furono inoltre arsi il tempio votato a Giove<br />
Statore da Romolo e la reggia di Numa e il santuario<br />
di Vesta con i Penati del popolo romano. Furono così<br />
perduti ricchezze conquistate in tante vittorie e capolavori<br />
dell’arte greca, e con essi gli antichi e originali<br />
documenti degli uomini di genio, tanto che, per quanto<br />
Roma fosse risorta splendida, molte cose i vecchi ricordavano<br />
che non avrebbero più potuto essere rifatte.<br />
Tacito, Annali XV . 43<br />
Quello che rimaneva della città, all’infuori del palazzo,<br />
fu riedificato non come era avvenuto dopo l’incendio<br />
dei Galli, senza un piano regolatore con le case<br />
disposte qua e là senza ordine alcuno, ma fu ben misurato<br />
il tracciato dei rioni dove furono fatte larghe<br />
strade, fu limitata l’altezza degli edifici, furono aperti<br />
cortili, ai quali si aggiunsero portici per proteggere la<br />
parte anteriore degli isolati.<br />
<strong>Nerone</strong> promise di consegnare ai legittimi proprietari<br />
quei portici, dopo averli fatti costruire a sue spese ed<br />
aver fatto sgombrare i cortili. Assegnò premi a seconda<br />
della classe sociale e delle sostanze di ognuno, e<br />
fissò il tempo entro il quale le case dovevano essere<br />
finite, perché si potesse concorrere ai premi.<br />
Dispose di versare nelle paludi di Ostia le macerie e<br />
ordinò che le navi che portavano il frumento, risalendo<br />
il Tevere, ne ritornassero cariche di rottami; volle<br />
anche che gli stessi edifici in alcune loro parti fossero<br />
consolidati senza travi, ma con pietra di Gabi o di Albano,<br />
perché questa è refrattaria al fuoco.<br />
Pose guardie a vigilare che l’acqua deviata per abuso<br />
di privati scorresse più abbondante e in più luoghi a<br />
vantaggio di tutti e fece in modo che ciascuno tenesse<br />
in pubblici posti mezzi per distinguere gli incendi, disponendo<br />
anche che non vi fossero pareti in comune,<br />
ma ciascun edificio fosse circondato da muri propri.<br />
Tutti questi provvedimenti, graditi per la loro utilità,<br />
portarono anche ornamento e decoro alla nuova città.<br />
Domus Aurea<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 31<br />
Fece costruire per sé una casa che dal Palatino andava<br />
fino all’Esquilino, dapprima la chiamò “transitoria”,<br />
poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire<br />
e la chiamò “aurea”.<br />
Per dare un’idea dell’estensione e della sua magnifi-<br />
12 LE FONTI LETTERARIE<br />
cenza, basterà ricordare i seguenti dati. C’era un vestibolo<br />
in cui era stato eretto un colosso a sua sembianza,<br />
alto centoventi piedi. Era tanto vasta, che nel<br />
proprio interno aveva dei porticati a triplo ordine di<br />
colonne, per la lunghezza di mille passi, e uno stagno<br />
che sembrava un mare, circondato da edifici che formavano<br />
come delle città.<br />
Per di più, nell’interno vi erano campagne ricche di<br />
campi, di vigneti, pascoli e boschi, con moltissimi<br />
animali domestici e selvatici di ogni specie. Nel resto<br />
della costruzione, ogni cosa era ricoperta d’oro e abbellita<br />
con gemme e madreperla.<br />
Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di<br />
avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere<br />
fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi<br />
saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno,<br />
continuamente, come la terra.<br />
Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e acque<br />
di Albula e, quando alla fine dei lavori, <strong>Nerone</strong><br />
inaugurò un palazzo di tal fatta, lo approvò soltanto<br />
con queste parole: «Finalmente comincerò ad abitare<br />
come un uomo!»<br />
La morte<br />
Tacito, Storie I . 5<br />
Avvezza al lungo servizio per i Cesari, la guarnigione<br />
di Roma era stata portata a destituire <strong>Nerone</strong> più da<br />
una spinta artificiosa che da un proposito ben determinato.<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 49<br />
E ora invitava Sporo a iniziare i pianti e le lamentazioni,<br />
e ora pregava qualcuno di incoraggiarlo con<br />
l’esempio a darsi la morte, e qualche volta disprezzava<br />
anche la propria vigliaccheria con queste parole:<br />
«Questo modo di fare è ignobile, turpe, è indegno di<br />
<strong>Nerone</strong>, proprio indegno! Ci vuole sangue freddo in<br />
questi momenti! Via, svegliati!».<br />
Già stavano avvicinandosi i cavalieri che avevano<br />
l’ordine di prenderlo vivo. Quando li sentì, disse tremando:<br />
«Un galoppo di veloci corsieri colpisce le mie<br />
orecchie!» e affondò il ferro nella gola, con l’aiuto del<br />
suo segretario particolare Epafrodito.<br />
Svetonio, <strong>Nerone</strong> 57<br />
Eppure non mancarono le persone che, per lungo<br />
tempo, adornarono la sua tomba con fiori dell’estate<br />
e con quelli della primavera, e che esposero ai Rostri<br />
delle sue statue vestite con la pretesta, e dei suoi<br />
editti in cui, come se fosse stato ancora vivo, dichiarava<br />
che tra poco sarebbe tornato con grave danno<br />
per i propri nemici.
i matrimoni<br />
Nella vita privata di <strong>Nerone</strong> due donne occupano un<br />
posto particolare: Atte, la liberta che gli restò sempre<br />
legata (fu tra le organizzatrici della cerimonia funebre<br />
dell’imperatore), e Poppea Sabina: la seconda,<br />
bellissima moglie. Il primo matrimonio fu con la sorellastra<br />
Ottavia, subìto per volere materno e finito<br />
in tragedia. La stessa vita di Ottavia, troncata preocemente,<br />
è stata contrassegnata da lutti e dolori.<br />
Era figlia, con il fratello Britannico, dell’imperatore<br />
Claudio e di Valeria Messalina; bambina, aveva avuto<br />
il primo choc quando la madre fu uccisa dai liberti<br />
del palazzo per aver tradito pubblicamente Claudio.<br />
Di lì a poco, il padre decise di sposarsi con Agrippina<br />
Minore, sua nipote, rimasta vedova dei precedenti<br />
mariti e madre di Lucio Domizio, il futuro <strong>Nerone</strong>.<br />
All’inizio la convivenza con un ragazzo quasi coetaneo,<br />
appassionato di cavalli e musica, dovette riuscire<br />
piacevole a Ottavia; ma Agrippina aveva altre mire<br />
per l’unico figlio: lo fece prima adottare da Claudio<br />
col nome di <strong>Nerone</strong> e poi lo costrinse a sposarsi con la<br />
sorellastra. Ottavia aveva dodici anni, un’età non insolita<br />
per un matrimonio secondo i costumi dell’epoca,<br />
ma non sappiamo quanto abbia gradito il matrimonio,<br />
trovandosi anche in mezzo a una competizione<br />
familiare tra il marito e Britannico perché l’adozione<br />
scalzava il fratello dall’eredità come primogenito.<br />
Un anno dopo Claudio morì durante un convivio,<br />
sicuramente avvelenato. La colpa, più che a <strong>Nerone</strong>,<br />
come hanno tramandato alcune fonti, è da attribuirsi<br />
ad Agrippina, che scalpitava per la salita al trono del<br />
figlio, pensando di poterlo manovrare senza intralci.<br />
Ottavia passò così dai lamenti del funerale del padre<br />
ai festeggiamenti per la salita al trono del giovane<br />
sposo: un turbinio di emozioni, dolori, sentimenti<br />
contrastanti, anche per come si erano svolti i fatti,<br />
che non aiutò certo la neo imperatrice nel suo ruolo<br />
di moglie, tra l’altro poco o affatto amata.<br />
A comandare nella residenza sul Palatino era Agrippina,<br />
Ottavia non aveva voce in capitolo; lo stesso<br />
<strong>Nerone</strong>, almeno per i primi tempi, non riuscì a tener<br />
testa a una madre abituata al potere sia per tradizione<br />
familiare che per l’esperienza accanto a Claudio.<br />
Ma le tragedie per Ottavia non erano finite. A due<br />
anni dalle nozze Britannico morì, anche lui nel corso<br />
di un banchetto. Un attacco di epilessia, di cui soffriva,<br />
o gli effetti dell’ennesima sostanza velenosa? <strong>Nerone</strong><br />
è accusato dagli storici, sicuri che si sia trattato<br />
di delitto, ma in realtà – specialmente all’inizio del<br />
suo regno - non era nella condizione di dover temere<br />
qualcosa dalla presenza del fratellastro: amato dal<br />
13 I MATRIMONI<br />
popolo, omaggiato dal senato, aveva dato avvio alle<br />
sue azioni politiche sotto i migliori auspici.<br />
A creare un’insanabile frattura nella coppia imperiale<br />
non fu tanto l’amore di <strong>Nerone</strong> per la liberta Atte,<br />
noto a tutti, ma l’ingresso a corte di Poppea Sabina.<br />
Affascinante come la madre, sposata già per la seconda<br />
volta con Salvio Otone (che succederà a <strong>Nerone</strong>),<br />
era anche intelligente e vivace. “Ebbe tutte le doti<br />
fuorché quella di un animo onesto” sostiene Tacito,<br />
che non mostra ammirazione per nessuna donna di<br />
potere. Con l’ingresso di Poppea nella vita dell’imperatore<br />
le fonti fanno coincidere il peggioramento<br />
di <strong>Nerone</strong>, lo scivolamento progressivo verso azioni<br />
immorali e depravate. In ogni caso, per Ottavia, non<br />
ci fu più alcuna speranza di salvare il matrimonio.<br />
Agrippina e il prefetto Afranio Burro cercarono di<br />
smorzare la passione di <strong>Nerone</strong>, anche perché la moglie<br />
rappresentava il legame con la famiglia Claudia;<br />
ma l’imperatore era il padrone del mondo e voleva<br />
Poppea a tutti i costi. Per eliminare il primo ostacolo,<br />
Otone fu mandato in Lusitania come governatore;<br />
nella primavera del 59 si agì contro Agrippina, che<br />
fu uccisa a Baia. Nelle cause della morte di Agrippina<br />
non vi era solo “il caso Poppea”: la donna che era<br />
stata a lungo la più potente dell’impero era entrata<br />
in rotta di collisione con i consiglieri del figlio, specialmente<br />
con Seneca, e, allontanata dal palazzo per<br />
ridimensionarne l’ambizione, minacciava un nuovo<br />
matrimonio con un parente di Augusto e rivelazioni<br />
scomode. In ogni caso, <strong>Nerone</strong> fu libero di seguire i<br />
suoi desideri e pur avendo contro il popolo, il senato,<br />
i suoi consiglieri, ripudiò Ottavia per sterilità e sposò<br />
Poppea.<br />
Moriva intanto Afranio Burro e al suo posto furono<br />
nominati due prefetti del pretorio: Fenio Rufo, apprezzato<br />
per la buona amministrazione dell’Annona,<br />
e Ofonio Tigellino, liberto di umili origini che si rivelerà<br />
disposto a ogni azione riprovevole.<br />
Ottavia fu accusata di adulterio e spedita in Campania.<br />
Tali però furono le proteste della gente che <strong>Nerone</strong><br />
si vide costretto a richiamare a Roma la prima<br />
moglie, assistendo alla folla che rimetteva al loro posto<br />
le sue statue inondandole di fiori.<br />
Poppea, già incinta, temeva il peggio e costrinse il marito<br />
a intervenire con decisione per eliminare la docile<br />
Ottavia. L’accusa costruita a tavolino era infamante:<br />
la ragazza che era stata accusata di sterilità ora veniva<br />
incolpata di adulterio e di aborto; il falso accusatore<br />
era Aniceto, ex pedagogo dell’imperatore e comandante<br />
della flotta imperiale di Miseno, che aveva eseguito<br />
con un gruppo di armati l’assassinio di Agrippina.<br />
Ottavia fu esiliata nell’isola di Pandataria (odierna<br />
Ventotene) e non le valse a nulla la difesa di voler<br />
essere solo la “sorella di <strong>Nerone</strong>”: dopo poco tempo<br />
arrivarono dei sicari, forse inviati dalla nuova impe-
atrice, che le aprirono le vene e la immersero in un<br />
bagno caldo per accelerarne la fine.<br />
A distanza di pochi mesi ad Anzio, dove era nato<br />
<strong>Nerone</strong>, Poppea diede alla luce Claudia, che subito<br />
il padre chiamò Augusta, dando anche alla madre lo<br />
stesso appellativo; ma la piccola, morì a tre mesi dalla<br />
nascita (“<strong>Nerone</strong>, come già nella gioia, apparve eccessivo<br />
nel dolore”, commenta Tacito).<br />
Gli autori antichi, nel decantare la bellezza di Poppea,<br />
ne raccontano il lusso sfrenato e le manie; il suo nome<br />
è legato più al latte d’asina che usava per mantenere<br />
candida la pelle che ai suoi interessi culturali o religiosi.<br />
E’ probabile che si debba al suo intervento la<br />
revoca del divieto dei giochi nell’anfiteatro di Pompei,<br />
zona di origine della sua famiglia, dopo gli scontri di<br />
alcuni anni prima; frequentava circoli culturali ebraici<br />
e, secondo la testimonianza dello scrittore Giuseppe<br />
Flavio (Autobiografia), si interessò di far liberare<br />
dei sacerdoti ebraici sotto processo a Roma. Mentre<br />
<strong>Nerone</strong> ricostruiva la nuova Roma e iniziava i lavori<br />
della Domus Aurea, si verificò una congiura, detta<br />
“dei Pisoni” perché il candidato scelto da pretoriani,<br />
senatori, letterati era il nobile Gneo Calpurnio Pisone.<br />
Era il 65, un anno terribile ed esaltante per <strong>Nerone</strong>:<br />
il complotto fu scoperto e la reazione finì in un bagno<br />
di sangue (tra gli altri, morirono suicidi Petronio<br />
e Seneca); furono indetti i secondi Giochi alla greca<br />
“Neronia”, dove l’imperatore si esibì nel canto drammatico<br />
e vinse i premi che agognava, ma, proprio alla<br />
fine di questi Ludi, morì Poppea in attesa di un altro<br />
figlio. La causa sarebbe stato un calcio del marito, recita<br />
la vulgata. Ma è possibile che, nel corso di un litigio<br />
violento, il decesso sia stato causato da qualche<br />
complicazione della gravidanza. <strong>Nerone</strong> aveva amato<br />
Poppea “più di qualsiasi altra cosa” (Svetonio) e ne<br />
inseguì l’immagine e il ricordo in tutti i modi. Le tributò<br />
un solenne funerale dopo averla fatta imbalsamare<br />
e le dedicò un tempio; “sposò” perfino l’eunuco<br />
Sporo perché le somigliava molto.<br />
L’ultima moglie di <strong>Nerone</strong>, Statilia Messalina, fu una<br />
meteora nella sua vita.<br />
Più grande di lui, della nobile famiglia dei Tauri, gli<br />
restò accanto pochi mesi se la sposò nel 67 e nelle<br />
ultime fasi della sua vita nessuno la nomina accanto a<br />
lui. Abile, opportunista, dotata di fascino e classe, fu<br />
richiesta in moglie da Otone (che rifiutò), continuando<br />
a frequentare l’aristocrazia anche sotto i Flavi.<br />
Atte e Ottavia<br />
Tacito, Annali XIII . 12<br />
Venne a poco a poco ad indebolirsi la potente autorità<br />
della madre, essendosi <strong>Nerone</strong> abbassato all’amore<br />
di una liberta di nome Atte…..La madre, in un primo<br />
tempo all’oscuro di ogni cosa, tentò poi invano<br />
14 I MATRIMONI<br />
di opporvisi, mentre si era insinuata profondamente<br />
nell’animo di <strong>Nerone</strong>, eccitandone la lussuria con<br />
equivoche e segrete dissolutezze […]<br />
Egli aborriva dalla moglie Ottavia, che pure era di nobile<br />
stirpe e di specchiata onestà.<br />
Poppea<br />
Tacito, Annali XIII . 45<br />
Questa donna ebbe tutte le doti, fuorché quella di un<br />
animo onesto. Da sua madre, che aveva superato in<br />
bellezza tutte le donne dell’età sua, aveva avuto parimenti<br />
rinomanza e fascino; aveva poi ricchezze adeguate<br />
alla nobiltà. Il suo tratto era cordiale e la sua<br />
intelligenza non priva di vivacità; affettava modestia,<br />
e si dava alle dissolutezze. Raramente usciva in pubblico<br />
e quando lo faceva teneva una parte del volto<br />
coperta da un velo, sia che non volesse soddisfare gli<br />
sguardi altrui, sia, anche, per apparire più affascinante.<br />
Non si curò mai di avere una buona fama, nonché<br />
di fare alcuna distinzione fra mariti e amanti.<br />
Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXXVII . 12<br />
(parlando dell’ambra)<br />
Tra le altre bizzarrie della sua vita, Domizio <strong>Nerone</strong><br />
aveva adottato questo nome perfino per i capelli di<br />
sua moglie Poppea, chiamandoli anche in un suo poema<br />
ambrati, giacché non mancano mai i nomi ricercati<br />
per designare i difetti; da allora le signore hanno<br />
cominciato a volere questa specie di terzo colore per<br />
i loro capelli.<br />
Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXVIII . 183<br />
Si crede che il latte d’asina cancelli le rughe sulla pelle<br />
e la renda morbida conservandone intatto il candore,<br />
e si sa che certe donne se ne fanno impacchi sulle<br />
guance sette volte al giorno…..Inaugurò tale moda<br />
Poppea, moglie dell’imperatore <strong>Nerone</strong>, la quale usava<br />
questo latte anche per il bagno, e allo scopo si portava<br />
sempre dietro mandrie di asine.<br />
Dione Cassio, Storia Romana XLII . 27<br />
Anche (Poppea) Sabina morì in quel periodo a causa<br />
di <strong>Nerone</strong>: egli, infatti, non si sa se volontariamente<br />
o involontariamente, colpì con un calcio la moglie,<br />
che era incinta. Questa Sabina condusse una vita oltremodo<br />
lussuosa (su di lei darò solo i ragguagli essenziali),<br />
tanto da far applicare delle cordicelle dorate<br />
agli zoccoli delle mule che la portavano in giro<br />
e da far mungere ogni giorno cinquecento asine che<br />
avevano appena partorito, in modo da potersi fare il<br />
bagno nel loro latte.
la politica estera<br />
<strong>Nerone</strong> fu un imperatore che oggi potremmo definire<br />
“pacifista”. A differenza di predecessori e successori,<br />
non guidò i soldati per estendere i confini e portare a<br />
Roma bottini di metalli preziosi, limitando gli interventi<br />
dei suoi generali a difendersi da attacchi oppure<br />
a mantenere lo statu quo. Alle lotte armate, preferiva<br />
gli agoni musicali, poetici e atletici, e furono i trionfi<br />
per le vittorie riportate nei Giochi greci quelli che<br />
considerò più importanti.<br />
Ma nonostante promuovesse un’educazione alla greca<br />
(παααααα) per i giovani romani, gran parte<br />
delle legioni gli rimase fedele negli ultimi mesi della<br />
sua vita e qualcuna, come la XIV Gemina, anche<br />
dopo. Gli stessi pretoriani che lo acclamarono<br />
imperatore, salutando in lui il nipote del valoroso<br />
generale Germanico, e che ricevettero negli anni riconoscimenti<br />
e donativi, non l’avrebbero tradito alla<br />
fine: prestarono fedeltà a Galba solo dopo che il loro<br />
prefetto Ninfidio Sabino annunciò che <strong>Nerone</strong> era<br />
fuggito in Egitto.<br />
La politica estera però non fu trascurata, anzi. Soprattutto<br />
nei primi anni di governo, tesi a mostrare<br />
un governo nel solco della tradizione, che andava incontro<br />
alle aspettative dei più ampi strati dell’opinione<br />
pubblica, prestò molto impegno alla gestione degli<br />
affari esteri.<br />
Lasciando inalterati i confini occidentali dell’impero,<br />
l’attenzione si volse a Oriente, dove con fasi alterne ci<br />
furono scontri con i Parti per il predominio sull’Armenia,<br />
una regione amica che occupava una posizione<br />
strategica tra il mar Caspio e il Ponto Eusino.<br />
Le conquiste della capitale Artaxata e di Tigranocerta<br />
da parte di tre legioni romane, guidate dal valente<br />
generale Corbulone, furono dovute anche all’aiuto di<br />
nuovi alleati dei confini – Iberi, Moschi e re Farasmane<br />
- e alle tensioni interne per la successione nel<br />
regno dei Parti.<br />
<strong>Nerone</strong> però fermò l’avanzata, preferendo uno statocuscinetto,<br />
e insediò come re dell’Armenia Tigrane V,<br />
principe della Cappadocia educato a Roma.<br />
Nel 59, anno della morte di Agrippina, scoppiò una<br />
rivolta in Britannia nel territorio degli Iceni, che si<br />
estese progressivamente fino alla foce del Tamigi;<br />
l’occasione per una rivolta contro la mal sopportata<br />
presenza romana, era stata la sottrazione di terreni<br />
agli abitanti per fondare la colonia di Camolodunum.<br />
Le bellicose popolazioni, guidate dalla regina<br />
Budicca, riconquistarono anche Londinium, facendo<br />
strage di romani. Venne inviato il generale Svetonio<br />
Paolino e le legioni, dopo aspri combattimenti,<br />
15 LA POLITICA ESTERA<br />
riuscirono a domare gli insorti provocando il suicidio<br />
della regina.<br />
Sempre in Occidente, lungo il Danubio, i Daci e altre<br />
popolazioni si sottomisero ai romani, accettando di<br />
pagare tributi.<br />
Le vicende dell’Armenia ebbero un contraccolpo<br />
quando il nuovo comandante Cesennio Peto perse<br />
rovinosamente la battaglia di Randeia contro i Parti<br />
guidati da re Vologese. Corbulone, designato comandante<br />
della Siria dopo la morte di Ummidio Quadrato,<br />
riuscì però a fermare l’avanzata partica e ad aprire<br />
nuove trattative. Fu così stabilito il diritto dell’imperatore<br />
a intervenire sulle sorti dell’Armenia, definita<br />
protettorato romano e venne decisa l’incoronazione a<br />
Roma di Tiridate, fratello di Vologese.<br />
La cerimonia ufficiale, dopo un viaggio di nove mesi,<br />
si svolse nel 66 ai Rostri, nel Foro, e proseguì nel teatro<br />
di Pompeo, cosparso d’oro e coperto da un telo<br />
trapunto di stelle con l’imperatore effigiato al centro<br />
su un cocchio. La politica di <strong>Nerone</strong>, nell’ultimo<br />
periodo, si svolgeva ormai come monarchia assoluta<br />
su modello orientale e puntava sulla propaganda fra<br />
le masse attraverso feste grandiose, distribuzione di<br />
doni e scenografie spettacolari. Per rimpinguare le<br />
casse del fisco, si moltiplicarono le spoliazioni e le<br />
confische, favorite da due congiure: quella dei Pisoni,<br />
del 65, e quella “Viciniana”, dal nome del genero di<br />
Corbulone (che fu condannato e preferì uccidersi).<br />
Sotto <strong>Nerone</strong>, il Ponto Polemoniaco divenne romano,<br />
completando – con questo dono – il controllo del mar<br />
Nero; si compirono spedizioni nell’Etiopia Meroitica,<br />
le Alpi Cozie divennero provincia.<br />
Fu pure iniziato, nell’ultimo anno di regno, il taglio<br />
dell’istmo di Corinto, per evitare alle navi provenienti<br />
dall’Oriente e dirette in Italia l’insidiosa circumnavigazione<br />
del Peloponneso.<br />
Tacito, Annali XIV . 35<br />
Budicca, portando sul carro dinnanzi a sé le due figlie,<br />
scorreva le file e a ciascuna delle genti alle quali<br />
si avvicinava dichiarava che era pur consuetudine per<br />
i britanni combattere agli ordini di donne, ma che<br />
in quel momento essa non voleva vendicare, come<br />
discendente di nobili antenati, la perdita del regno<br />
e delle ricchezze, ma, come una donna qualunque,<br />
chiedeva vendetta per la perdita della libertà, per l’offesa<br />
recata al suo corpo fustigato, per il violato pudore<br />
delle sue figlie.<br />
Dione Cassio, Storia Romana XLII . 9<br />
(Discorso di Svetonio Paolino alle truppe)<br />
«Avanti soldati, avanti Romani! <strong>Mostra</strong>te a questa<br />
gente bellicosa quanto siamo superiori a loro anche
nel momento in cui la sorte ci è avversa; per voi sarebbe<br />
disonorevole perdere ingloriosamente proprio<br />
adesso quello che avevate conquistato poco tempo fa<br />
grazie al vostro valore. Speso noi stessi e i nostri padri,<br />
pur facendo affidamento su una quantità numerica<br />
inferiore rispetto a quella attuale, abbiamo vinto<br />
avversari di gran lunga più numerosi. Non abbiate<br />
dunque paura del loro numero o del loro tentativo<br />
di compiere una rivoluzione….e non abbiate neppure<br />
timore del fatto che abbiano dato alle fiamme due<br />
città, dal momento che non le hanno conquistate né<br />
con la forza né dopo aver combattuto, ma una l’hanno<br />
presa a tradimento, l’altra solo dopo che era stata<br />
abbandonata a loro. Come contropartita, ora reclamate<br />
una vendetta adeguata a qeulle azioni….».<br />
Tacito, Annali XV . 1<br />
Frattanto il re dei Parti Vologese, venuto a conoscenza<br />
delle fortunate imprese di Corbulone e del fatto<br />
che all’Armenia era stato imposto un re straniero, Tigrane,<br />
pur volendo vendicare il prestigio degli Arsacidi,<br />
perduto con la cacciata di suo fratello Tiridate,<br />
era, d’altra parte, trattenuto in opposti pensieri dalla<br />
consapevolezza della maestà di Roma e dal rispetto<br />
imposto da una lunga alleanza.<br />
Tacito, Annali XV . 28<br />
Il nome di Corbulone anche fra i barbari non suscitava<br />
avversione, né provocava alcun risentimento<br />
ostile, perciò i Parti accolsero con fiducia le sue esortazioni.<br />
Vologese dunque, nel complesso non eccessivamente<br />
intransigente, chiese una tregua per alcune<br />
satrapie e Tiridate chiese il giorno e il luogo per un<br />
colloquio……..Nel giorno stabilito…furono presi venti<br />
cavalieri di scorta per ciascuno. Il re, per primo, visto<br />
Corbulone, balzò da cavallo ed entrambi, a piedi, si<br />
strinsero la destra.<br />
Dione Cassio, Storia Romana LXIII . 4<br />
(Incoronazione a Roma di Tiridate nel 66)<br />
L’intera città era stata decorata con luci e ghirlande, e<br />
si vedeva molta gente un po’ ovunque, ma era soprattutto<br />
il Foro ad essere affollato: il centro dell’area era<br />
occupato dalla popolazione cittadina divisa in base<br />
al rango, vestita di bianco e con la corona di alloro,<br />
mentre lo spazio restante era invaso dai soldati, che<br />
risplendevano nel loro armamento a tal punto che le<br />
armi e le insegne abbagliavano la vista. Addirittura<br />
anche i tetti degli edifici circostanti erano resi invisibili<br />
dalla folla di coloro che vi si erano arrampicati<br />
sopra. Tutta questa coreografia era stata così predisposta<br />
durante la notte, e di prima mattina <strong>Nerone</strong><br />
16 LA POLITICA ESTERA<br />
entrò nel Foro indossando la veste trionfale, scortato<br />
dal senato e dai pretoriani; salì sui rostri e si sedette<br />
sul seggio curule.<br />
Subito dopo Tiridate e il suo seguito passarono attraverso<br />
due file di fanti schierate una di fronte all’altra<br />
e, dopo essersi fermate davanti ai rostri, venerarono<br />
l’imperatore come avevano già fatto in precedenza. ….<br />
[…]<br />
<strong>Nerone</strong> ordinò a Tiridate di avvicinarsi passando<br />
sulla salita che era stata costruita di fronte ai rostri<br />
espressamente per questa occasione e, mentre il principe<br />
si accingeva ad inchinarsi ai suoi piedi, egli pose<br />
il diadema sul capo di lui.<br />
Le traduzioni dei testi, dai quali sono stati riportati<br />
alcuni brani, sono di:<br />
Bianca Ceva per gli “Annali” e Felice Dessì per le<br />
“Storie” di Tacito;<br />
Felice Dessì per “Le vite dei Cesari” di Svetonio;<br />
Alessandro Stroppa per la “Storia Romana” di Dione<br />
Cassio (BUR).<br />
Umberto Capitani e Gianpiero Rosati per la “Storia<br />
Naturale” di Plinio il Vecchio (Einaudi).
le arti e i ludi<br />
“Nulla sopportò con maggiore pazienza<br />
degli insulti della gente” (Suet.6,39)<br />
Appena divenuto imperatore, <strong>Nerone</strong> convocò il citaredo<br />
allora più quotato, Terpnus, e per parecchi giorni<br />
di seguito, dopo cena, trascorse la maggior parte della<br />
notte accanto a lui mentre cantava. Cominciò anche<br />
a comporre e a esercitarsi personalmente, ponendo in<br />
atto tutti gli accorgimenti cui ricorrevano gli artisti<br />
per conservare o rinforzare la voce: per esempio, restava<br />
sdraiato in posizione supina, con una lastra di<br />
piombo sul petto, e si purgava con emetici e clisteri,<br />
astenendosi dal consumare frutta e cibi nocivi. Tuttavia,<br />
per non degradarsi fino alla pubblica esibizione<br />
in teatro, istituì nel 59, in occasione del primo taglio<br />
della sua barba (C.D.61,19), i giochi chiamati Iuvenalia,<br />
in onore della gioventù, che si svolsero nel Palatium<br />
e nei suoi giardini, cui si iscrissero persone di<br />
ogni provenienza (Tac.14,15). <strong>Nerone</strong> salì sulla scena,<br />
accordando con molto impegno le corde della cetra e<br />
provando il tono giusto con i maestri di canto al suo<br />
fianco. Si dedicò anche alla poesia, raccogliendo intorno<br />
a sé quanti, benché non ancora noti, mostrassero<br />
talento poetico (Tac.14,15-16). Le sue “disonoranti”<br />
esibizioni non produssero, come pensavano Seneca<br />
e Burro, sazietà: secondo Tacito, <strong>Nerone</strong>, convinto<br />
che l’offesa alla propria dignità si sarebbe stemperata<br />
coinvolgendo nella vergogna molti altri, trascinò<br />
sulla scena gli eredi di nobili famiglie, anche dietro<br />
compenso, costringendo pure noti esponenti romani<br />
dell’ordine equestre, con doni cospicui, a promettere<br />
di esibirsi sull’arena (Tac.14,14).<br />
In onore della madre defunta organizzò una festa<br />
così splendida e sontuosa che le celebrazioni durarono<br />
parecchi giorni e si svolsero in cinque o sei<br />
teatri contemporaneamente: in tale occasione fu addirittura<br />
fatto salire un elefante sulla sommità delle<br />
gradinate del teatro, da dove ridiscese camminando<br />
su una fune con in groppa un esponente dell’ordine<br />
equestre (CD,62,7,2-3). Svetonio, unico tra gli autori,<br />
attribuisce tali spettacoli ai ludi Massimi, fornendone<br />
la seguente versione: durante i giochi che, votati per<br />
l’eternità dell’Impero, volle chiamare Maximi, parecchi<br />
componenti dei due maggiori ordini, senatori e<br />
cavalieri, e dei due sessi recitarono come attori, e un<br />
noto cavaliere romano attraversò il Circo sulla corda,<br />
seduto su un elefante (Suet.6,11). Ma lo spettacolo<br />
più umiliante, secondo Cassio Dione, ebbe luogo<br />
quando uomini e donne di rango non solo equestre,<br />
ma anche senatorio, si esibirono, “proprio come gli<br />
17 NERONE, LE ARTI E I LUDI<br />
uomini di bassa estrazione sociale”, sul palcoscenico,<br />
nel Circo e nell’anfiteatro: alcuni di essi suonarono<br />
il flauto e danzarono, oppure interpretarono tragedie<br />
e commedie o, ancora, cantarono con l’accompagnamento<br />
della cetra; in altri casi, poi, condussero cavalli,<br />
uccisero bestie selvatiche o combatterono come<br />
gladiatori (C.D.61,17,2-3). Ogni giorno, racconta Svetonio,<br />
venivano lanciati al popolo regali eterogenei ed<br />
elargiti migliaia di volatili di ogni specie, vivande e<br />
tessere che davano il diritto di ricevere in regalo viveri,<br />
abiti, oro, argento, pietre preziose, perle, quadri,<br />
schiavi, animali da soma e persino belve addomesticate,<br />
navi, case e poderi (Suet.6,11). La notizia<br />
è confermata da Cassio Dione: <strong>Nerone</strong> distribuiva<br />
ricchezze ricorrendo al sistema dei contrassegni, facendo<br />
lanciare tra la folla una moltitudine di palline,<br />
ciascuna delle quali recava un’iscrizione precisa, donando<br />
a ciascuno il corrispondente di quanto aggiudicatosi<br />
(C.D.61,18,1-2). Al citaredo Menecrate e a un<br />
gladiatore, il mirmillone Spiculus, elargì patrimoni e<br />
palazzi degni dei trionfatori (Suet.6,30). La partecipazione<br />
agli spettacoli era aperta a tutti, anche ai non<br />
giovani o alle persone di salute malferma che, non<br />
potendo fare nulla autonomamente, potevano almeno<br />
prendere parte a canti corali. Tutti si esercitavano<br />
in base alle proprie inclinazioni: persone illustri, sia<br />
uomini che donne, ma anche fanciulle, ragazzini e<br />
anziani frequentavano scuole appositamente aperte<br />
(C.D.61, 19,2-3). <strong>Nerone</strong> apparve di persona in teatro,<br />
salendo sul palcoscenico in abito da citaredo e<br />
suonando un brano intitolato “Attis”, o “Le Baccanti”.<br />
Tutto ciò, ironicamente sottolinea Cassio Dione, fu<br />
quanto fece per celebrare la rasatura della sua barba<br />
(C.D.61,21,1), attribuendo agli Iuvenalia eventi riconducibili<br />
ai successivi <strong>Nerone</strong>ia, come confermato da<br />
un precedente passo in cui l’autore, confondendo le<br />
due manifestazioni, riferisce che i <strong>Nerone</strong>ia furono<br />
celebrati in onore della sua barba, rasa per la prima<br />
volta proprio in quel periodo (C.D.61,19,1). Lo storico<br />
afferma anche che, secondo quanto tramandato, la<br />
voce dell’imperatore era bassa e fioca (C.D.61,20,2).<br />
Nel 59 o 60 per celebrare i primi cinque anni di regno<br />
istituì a Roma un concorso quinquennale triplice, per<br />
la prima volta all’uso greco, comprendente gare di<br />
musica, eloquenza, atletica e corse di cavalli: i <strong>Nerone</strong>ia<br />
(Tac.14,47) che, come riporta Tacito, suscitarono<br />
reazioni molto diverse. Secondo Cassio Dione, i <strong>Nerone</strong>ia<br />
furono istituiti nel 60 per propiziare la continuità<br />
del potere dell’imperatore e la sua prosperità, e per<br />
questo evento furono costruiti il ginnasio (C.D.61,21),<br />
o palestra, e le terme (Tac.19,47), nella IX Regione<br />
augustea, a NO del Pantheon. In occasione dell’inaugurazione<br />
del ginnasio fu distribuito, con generosità<br />
tutta greca, olio per gli esercizi ai membri dell’ordine<br />
equestre e ai senatori (Tac.14,47). La palestra bruciò
nel 62, colpita da un fulmine: la statua di <strong>Nerone</strong>, ivi<br />
contenuta, si ridusse a una massa informe di bronzo<br />
(Tac.15,22) e l’edificio non fu più ricostruito (LTUR<br />
II, s.v. Gymnasium Neronis). Le terme, un complesso<br />
lussuoso e assiduamente frequentato, furono invece<br />
riedificate nel 63 o 64 (LTUR V, sv Thermae Neronianae/Alexandrinae).<br />
A differenza di quanto riferito da Cassio Dione, secondo<br />
Svetonio le prime esibizioni pubbliche di <strong>Nerone</strong><br />
ebbero luogo solo nel 64, dopo la morte di Burro<br />
e il ritiro di Seneca dalla scena politica, quando<br />
l’imperatore aveva 27 anni. Desideroso di esibirsi in<br />
pubblico, fino ad allora aveva cantato solo a Palazzo e<br />
nei suoi giardini durante gli Iuvenalia, ora disprezzati<br />
perché seguiti da una platea ristretta, e non osando<br />
esordire a Roma, <strong>Nerone</strong> si esibì per la prima volta<br />
pubblicamente a Napoli, città greca, e, benché il teatro<br />
fosse scosso da un terremoto, non smise di declamare<br />
fino alla fine del brano (Suet,6,20). Era infatti<br />
sua intenzione iniziare da Napoli, per poi andare in<br />
Grecia e, dopo avere conquistato corone prestigiose<br />
e considerate sacre fin dall’antichità affrontare, forte<br />
di una più grande notorietà, gli abitanti di Roma.<br />
Nel teatro di Napoli affluì una grande folla di cittadini<br />
e di gente accorsa dalle colonie e dai municipi<br />
vicini, cortigiani, funzionari e reparti di soldati,<br />
che stiparono l’edificio (Tac.15,33). In partenza per<br />
la Grecia si fermò a Benevento, ove gli fu offerto da<br />
Vatinius un affollatissimo spettacolo gladiatorio.<br />
Tuttavia, rinunciò al viaggio e fece rientro a Roma<br />
(Tac.15,34,36).<br />
Nel teatro di Napoli si esibì in varie occasioni, e per<br />
parecchi giorni. Desideroso di cantare anche a Roma,<br />
ricominciò i <strong>Nerone</strong>ia prima della data fissata, e<br />
quando gli spettatori gli chiesero di udire la sua voce<br />
rispose che li avrebbe accontentati nei suoi giardini;<br />
tuttavia, di fronte alle insistenze del pubblico, promise<br />
di esibirsi subito e fece iscrivere il proprio nome<br />
nell’elenco dei citaredi che partecipavano al concorso.<br />
Dopo avere suonato un preludio, fece annunciare<br />
che avrebbe cantato la “Niobe”. Tra le tragedie da lui<br />
interpretate furono: “Il parto di Canace”, “Oreste matricida”,<br />
“Edipo cieco” ed “Ercole furioso” (Suet. 6,21).<br />
In occasione di uno spettacolo popolare, nel 65, scese<br />
nell’orchestra del teatro e declamò alcuni versi di una<br />
sua composizione sulla guerra di Troia (CD 62,29-1).<br />
In seguito, nel 66-67, si esibì finalmente in Grecia,<br />
nel corso del suo unico viaggio (Suet.6,22), anche per<br />
potere, come diceva, vincere in tutti e quattro i grandi<br />
giochi (Pitici, Nemei, Istmici,Olimpici), riportando<br />
numerose vittorie (C.D.63,8,3-4). <strong>Nerone</strong> gareggiò<br />
in ogni città che organizzasse un agone, tranne ad<br />
Atene e a Sparta (C.D.63,14,1-3). Durante le gare dimostrava<br />
molta ansia e timore dei giudici, che dovevano<br />
esortarlo a farsi coraggio. Era molto rispettoso<br />
18 NERONE, LE ARTI E I LUDI<br />
dei regolamenti: una volta, durante la scena di una<br />
tragedia, gli cadde accidentalmente a terra lo scettro,<br />
che raccolse immediatamente. L’incidente gli causò<br />
molta ansia, perché temeva di essere escluso dal concorso,<br />
il che non avvenne (Suet.6, 23-24).<br />
Quando l’imperatore tornò a Roma nel 68 fu abbattuta<br />
una porzione delle Mura serviane e fu infranta<br />
una parte delle porte: alcuni sostenevano<br />
che entrambe le usanze facevano parte del costume<br />
tradizionale in occasione del ritorno dei vincitori<br />
incoronati dai giochi. Il corteo trionfale era aperto<br />
dagli uomini che recavano le corone vinte; seguivano<br />
altri che portavano, issate su aste, tavole su cui<br />
erano iscritti il nome dell’agone, il tipo di competizione<br />
e la dichiarazione di vittoria. Infine appariva<br />
il vincitore sullo stesso carro trionfale sul quale Augusto<br />
aveva a suo tempo celebrato i suoi numerosi<br />
trionfi: l’imperatore indossava una veste di porpora<br />
con ricami dorati, era coronato da una ghirlanda di<br />
ulivo selvatico e recava in mano l’alloro pitico. Dopo<br />
avere attraversato il Circo Massimo e il Foro scortato<br />
da esponenti dell’ordine equestre, senatori e soldati,<br />
<strong>Nerone</strong> salì sul Campidoglio e da qui si diresse al<br />
Palatino. La città era interamente decorata da ghirlande,<br />
illuminata e invasa da fumi d’incenso, la folla<br />
acclamante (C.D.63,20,1-5). Concluse le celebrazioni,<br />
l’imperatore fece annunciare corse di cavalli e dispose<br />
l’esposizione nel Circo Massimo delle corone<br />
conquistate in Grecia e di tutte le altre vinte nelle<br />
gare di corsa, da collocare intorno all’obelisco egizio<br />
posto al centro della spina: in totale 1808 corone.<br />
Infine, si esibì come auriga (C.D.63,21,1; Suet.6,26).<br />
Svetonio riferisce una versione più sintetica del rientro<br />
dalla Grecia: <strong>Nerone</strong> attraversò il Circo Massimo,<br />
di cui aveva fatto demolire un arco, attraversò<br />
il Velabro e il Foro e giunse al Palatino e al tempio<br />
di Apollo. Al suo passaggio il popolo spargeva<br />
zafferano e gli offriva in dono uccelli, nastri e dolci<br />
(Suet.6,25).<br />
Dopo le vittorie riportate in Grecia, per conservare la<br />
voce non volle più rivolgere proclami alle truppe, facendoli<br />
leggere da altri, e non trattò più alcuna causa<br />
senza essere affiancato dal maestro di declamazione<br />
che lo ammoniva di non sottoporre a sforzo i bronchi<br />
e di coprirsi la bocca con un fazzoletto (Suet.6,25).<br />
Non urlava, e se doveva gridare acclamazioni c’era<br />
subito qualcuno pronto a fermarlo e a ricordargli che<br />
avrebbe dovuto esibirsi come citaredo (C.D.63, 26,2).<br />
Nel 66 <strong>Nerone</strong> gareggiò tra i suonatori di cetra, e<br />
dopo che Menecrate, maestro di arte citaredica, ebbe<br />
celebrato per lui un trionfo nel Circo, si esibì come<br />
auriga (CD.63,1,1). Probabilmente al medesimo anno<br />
66 si riferisce la notizia secondo cui <strong>Nerone</strong> accettò la<br />
corona di oratoria e di poesia latina, aggiudicandosi<br />
anche quella per la cetra (Suet.6,12). Si apprestava,
forse nel 67, a scrivere un poema epico che narrava<br />
tutte le imprese dei Romani: ancora prima di comporre<br />
un solo verso aveva iniziato a fare una stima del<br />
numero dei libri da scrivere, consultando, tra le varie<br />
persone coinvolte, anche Anneo Cornuto, in quel periodo<br />
celebre per la sua cultura (C.D.62,29,1-2), un<br />
filosofo stoico, consigliere letterario di <strong>Nerone</strong>, maestro<br />
di Persio e di Lucano.<br />
Esperto di strumenti musicali, <strong>Nerone</strong> mostrò ad alcuni<br />
senatori un nuovo modello di organo idraulico,<br />
fece loro esaminarne ogni singola parte, illustrandone<br />
il complesso meccanismo (Suet.6,41). Si trattò,<br />
secondo Cassio Dione, di uno dei suoi numerosi<br />
scherzi: una notte, all’improvviso, convocò in tutta<br />
fretta i senatori e i cavalieri più in vista come se dovesse<br />
renderli partecipi di un evento imprevisto e<br />
disse: “Ho scoperto un modo in cui l’organo idraulico<br />
produrrà toni musicali più alti e più armoniosi”<br />
(C.D.63,26,4).<br />
Svetonio racconta di avere visto le brutte copie e le<br />
annotazioni autografe dell’imperatore di alcuni suoi<br />
versi molto conosciuti, da cui era evidente che non<br />
aveva copiato, né scritto sotto dettatura: i versi erano,<br />
al contrario, meditati, come dimostravano le tante<br />
cancellature, le note e le aggiunte (Suet.6,52). Di parere<br />
diverso Tacito, che definisce le sue poesie prive di<br />
vigore, ispirazione e unità stilistica, prova dell’intervento<br />
di altri poeti, poco noti, che si riunivano dopo<br />
la cena con il principe per ricucire versi da lui già<br />
composti o improvvisati (Tac.14,16).<br />
Svetonio riferisce che il gradimento del pubblico per<br />
le declamazioni di <strong>Nerone</strong> era tale che dopo una sua<br />
esibizione fu decretato un pubblico ringraziamento<br />
agli dei e i suoi versi furono dedicati a Giove Capitolino,<br />
scritti in lettere d’oro (Suet.6,10).<br />
Come celebrato dal poeta Calpurnio nelle Ecloghe,<br />
il regno di <strong>Nerone</strong>, caratterizzato sul piano culturale<br />
dalla ripresa della vita intellettuale, fu un ritorno<br />
“all’età dell’oro” in cui, in contrasto con il torpore dei<br />
decenni precedenti, rifiorirono tutti i generi letterari,<br />
pervasi da idee originali e da nuove concezioni artistiche.<br />
Il gruppo di scrittori e artisti riuniti intorno<br />
al principe era molto numeroso, e <strong>Nerone</strong> fu forse<br />
l’unico imperatore a comporre intorno a sé, nel corso<br />
del I secolo d.C., “un movimento artistico coerente<br />
e originale”.<br />
Il vilipendio cui <strong>Nerone</strong> fu sottoposto dai suoi avversari<br />
politici ha trovato, a distanza di quasi duemila<br />
anni, ampia cassa di risonanza nella cinematografia<br />
moderna cui si deve, in gran parte, il radicarsi<br />
nell’immaginario collettivo di uno stereotipo distorto:<br />
un principe cultore delle lettere e delle arti, cui<br />
la società civile del tempo era debitrice del rinnovato<br />
clima di rinascita culturale, è stato così trasformato<br />
in un ridicolo e patetico istrione.<br />
bibliografia<br />
S.Mazzarino, L’Impero romano,<br />
Roma-Bari 1973, I, pp.213-226.<br />
H.J.Beste, I sotterranei del Colosseo:<br />
impianto, trasformazioni e funzionamento,<br />
in A. La Regina (a cura di ), Sangue e Arena,<br />
Milano 2001, pp.277-299<br />
C. Salles, La lettura nella Roma antica,<br />
Milano 2004<br />
E.Lo Sardo (a cura di), Eureka! Il genio degli<br />
antichi, Napoli 2005<br />
N.Savarese (a cura di), In scaena,<br />
il teatro di Roma antica, Milano 2007<br />
A.Giardina ( a cura di), Roma antica,<br />
Roma-Bari 2000.<br />
19 NERONE, LE ARTI E I LUDI
C U R I A I U L I A<br />
C U R I A I U L I A<br />
20 LA CURIA IULIA
<strong>Nerone</strong> (37-68 d.C.) prese questo nome solo nel<br />
50 d.C., quando fu adottato da Claudio, che aveva<br />
sposato sua madre Agrippina Minore nel 49, dopo<br />
la condanna a morte di Messalina; fino ad allora<br />
egli era stato Lucio Domizio Enobarbo, ossia<br />
un nobile vicino alla famiglia imperiale ma con<br />
poche chance di salire al trono, anche se, tramite<br />
la madre, discendeva direttamente da Augusto.<br />
Se, alla morte di Claudio nel 54, egli sopravanzò<br />
Britannico, il figlio di Claudio e Messalina, fu<br />
proprio grazie ad Agrippina.<br />
Il regno di <strong>Nerone</strong> conobbe due fasi: dei primi<br />
cinque anni c’è una memoria positiva, l’imperatore<br />
governò in accordo con il Senato grazie a<br />
consiglieri esperti come Seneca. Tra il 59 e il<br />
62 il principe mostrò però un nuovo volto: fece<br />
uccidere la madre (59), ruppe con il Senato e lo<br />
scandalizzò esibendosi in pubblico mentre cantava<br />
e suonava la cetra. <strong>Nerone</strong> ottenne così il favore<br />
popolare, ma non evitò la crisi con il Senato,<br />
che sfociò nel 65 in una prima grave congiura.<br />
Le frequenti stravaganze, le condanne a morte<br />
di molti senatori, i sospetti sull’incendio del 64<br />
e le difficoltà nell’approvvigionamento di Roma<br />
causarono la sua fine.<br />
Nel 68 <strong>Nerone</strong> non seppe reagire alle prime<br />
ribellioni nell’esercito e il Senato lo depose,<br />
inducendolo a uccidersi. Con <strong>Nerone</strong> finì la dinastia<br />
giulio-claudia: egli si era sposato tre volte (con<br />
Claudia Ottavia, la sorella di Britannico, messa a<br />
morte nel 62, con Poppea Sabina, già sua amante,<br />
uccisa con un calcio nel 65, mentre era incinta, e<br />
infine con Statilia Messalina, che gli sopravvisse),<br />
ma non lasciò eredi.<br />
L A V I TA<br />
E L A FA M I G L I A<br />
D I N E RO N E<br />
N E RO ’ S L I F E<br />
A N D<br />
FA M I LY<br />
21 LA CURIA IULIA<br />
Nero (AD 37–68) took his name in AD 50 when<br />
he was adopted by Claudius, who had married<br />
Nero’s mother, Agrippina Minor, in AD 49, after<br />
Messalina was condemned to death. Until AD 50,<br />
Nero had been Lucius Domitius Ahenobarbus, a<br />
noble close to the imperial family but with little<br />
chance of ascending to the throne, even though,<br />
through his mother, he was directly descended<br />
from Augustus. It was thanks to Agrippina that,<br />
on the death of Claudius in AD 54, Nero rose<br />
above Britannicus. There were two phases in<br />
Nero’s reign. The first five years were remembered<br />
in positive terms. The emperor governed in<br />
harmony with the Senate, thanks to expert<br />
advisors like Seneca. Then between AD 59 and<br />
63 the princeps revealed a new face. He had his<br />
mother murdered (AD 59), broke with the Senate<br />
and created a scandal, showing himself off in<br />
public while singing and playing the lyre.<br />
In this way Nero made himself popular with the<br />
people, but alienated the Senate, resulting in AD 65<br />
in the first serious conspiracy against him.<br />
His frequent eccentricities, the death sentences<br />
passed on many Senators, the suspicions cast on<br />
him after the fire of AD 64 and the difficulties<br />
encountered in provisioning Rome all led to his<br />
demise. In AD 68 Nero was unable to deal with the<br />
first revolts in the army and the Senate deposed him,<br />
leading him to commit suicide. The Julio-Claudian<br />
dynasty died with Nero. He was married three times<br />
(to Claudia Octavia, Britannicus’ sister, put to death<br />
in AD 62, to Poppæa Sabina, his lover, whom he<br />
kicked to death in AD 65, and finally to Statilia<br />
Messalina, who outlived him), but left no heirs.
Il ritratto di un imperatore poteva cambiare anche<br />
più volte per segnalare sia eventi importanti sia<br />
nuovi indirizzi politici. <strong>Nerone</strong> mutò il suo 4 volte.<br />
Con i primi due, il ritratto infantile elaborato per<br />
l’adozione del 50 e quello giovanile e più realistico<br />
deciso tra 54 e 55 per l’ascesa al trono, <strong>Nerone</strong> intese<br />
legittimare la sua posizione di erede sottolineando<br />
la propria somiglianza con i Claudi nella frangia<br />
compatta e bipartita. Con il terzo e il quarto tipo,<br />
apparsi per il primo quinquennio di regno (59) e per<br />
il decennale (64), <strong>Nerone</strong> ruppe con la tradizione<br />
giulio-claudia e aderì a modelli ellenistici per<br />
presentarsi come un sovrano benefattore amato dal<br />
popolo: il volto divenne più largo, il collo massiccio,<br />
le basette e i capelli più lunghi e la corta frangia<br />
lasciò il posto a un teatrale movimento delle ciocche<br />
verso la tempia destra. Queste scelte influenzarono<br />
anche i ritratti dei contemporanei e le pettinature<br />
di <strong>Nerone</strong>, sia bambino sia adulto, furono imitate<br />
spesso, come si vede in alcuni ritratti di aurighi,<br />
una categoria molto amata dall’imperatore. Alla<br />
morte di <strong>Nerone</strong> il Senato ordinò però la distruzione<br />
delle sue immagini (damnatio memoriae), una<br />
decisione, che fu sospesa da Otone e Vitellio, ma<br />
ribadita da Vespasiano: i ritratti di <strong>Nerone</strong> furono<br />
quindi di regola rimossi, mutilati oppure rilavorati<br />
per trasformarli in quelli dei suoi successori o del<br />
Divo Augusto. Quanto ai ritratti delle imperatrici<br />
è sicuro il riconoscimento delle immagini di<br />
Agrippina Minore, mentre permangono dubbi<br />
sull’identificazione dei ritratti di Messalina e delle<br />
tre mogli di <strong>Nerone</strong>.<br />
I L<br />
R I T R AT TO<br />
T H E<br />
P O RT R A I T<br />
22 LA CURIA IULIA<br />
The portrait-type of an emperor could change many<br />
times due to both important events and new political<br />
aims. Nero changed his four times. With the first<br />
two – the childish portrait made for his adoption<br />
in AD 50 and the youthful and more realistic one<br />
made between AD 54 and 55 for his accession to the<br />
throne – Nero aimed to legitimise his position as<br />
heir by highlighting his similarities to the Claudian<br />
family with their thick, parted hair. With the third<br />
and fourth types, which appeared in AD 59 and<br />
AD 64 for the fifth and tenth anniversaries of<br />
Nero’s reign, Nero broke with the Julio-Claudian<br />
tradition and used Hellenistic models to present<br />
himself as a beneficent sovereign beloved by the<br />
people. His face became wider, his neck thicker,<br />
with sideburns and longer hair but a short fringe<br />
that allowed a theatrical sweep of the hair towards<br />
the right temple. These choices also influenced<br />
contemporary portraits, and Nero’s hairstyles, both<br />
as a child and as an adult, were commonly imitated,<br />
as can be seen in several portraits of charioteers, a<br />
group of people beloved of the emperor. However,<br />
when Nero died, the Senate ordered his images<br />
to be destroyed (damnatio memoriae). This order<br />
was revoked by Otho and Vitellius, but reinstated<br />
by Vespasian. Thus portraits of Nero usually were<br />
removed, and mutilated or reworked to transform<br />
them into a representation of one of his successors<br />
or of the Divine Augustus. As for the portraits of<br />
the empresses, Agrippina Minor can be recognised,<br />
but there are doubts about the identification of the<br />
portraits of Messalina and Nero’s three wives.
G E N E A L O G I A<br />
D I N E RO N E<br />
N E RO ’ S<br />
G E N E A L O G Y<br />
23 LA CURIA IULIA
L U X I N<br />
T E N E B R I S<br />
L U X I N<br />
T E N E B R I S<br />
“Quel che a me importa è il soggetto, <strong>Nerone</strong>. Egli è da<br />
un pezzo che mi perseguita. […] spogliato quell’aspetto<br />
orribile e deforme con cui spaventava i sogni della<br />
nostra infanzia […] n’è sorto un altro elegante nelle<br />
sue voluttà, amabile ne’ suoi capricci, quasi attraente<br />
nella sua ferocia”. Così scriveva Domenico Gnoli<br />
dopo aver ammirato, nel 1876, Le torce di <strong>Nerone</strong>,<br />
la grandiosa tela che procurò fama internazionale a<br />
Henryk Siemiradzki, un artista polacco che aveva fatto<br />
dell’Italia la seconda patria e andrebbe riscoperto. Nel<br />
suo studio di via Margutta era nato nel 1897 anche un<br />
altro capolavoro, la Dirce cristiana: li legava il tema del<br />
supplizio dei martiri cristiani magistralmente inscenato<br />
per muovere gli animi a pietà, essendo evidente che<br />
fossero puniti non per il bene pubblico ma per la<br />
tracotanza di uno solo. “Nessuno dipinge come lui i<br />
raggi del sole” affermava Sienkiewicz, di cui il pittore<br />
era stato cicerone a Roma: nel dipinto in mostra<br />
la luce filtra da un ameno pergolato e si intravede<br />
l’anfiteatro che dal colosso di <strong>Nerone</strong> avrebbe preso il<br />
nome, a rivelare l’acribia archeologica di Siemiradzki.<br />
Qui si respira un’atmosfera di conversione spirituale<br />
che fa dimenticare le efferatezze del tiranno quasi ad<br />
interpretare le ultime parole di Quo vadis?: “E così<br />
passò <strong>Nerone</strong>, come una bufera, come un uragano,<br />
come una fiamma, come passa la guerra o la morte;<br />
mentre la basilica di Pietro governa ancora la città e il<br />
mondo.”<br />
Le migliori illustrazioni del celebre romanzo si devono<br />
però a un altro pittore polacco, Jan Styka, ormai<br />
dimenticato autore di <strong>Nerone</strong> a Baia. Nel quadro le<br />
atmosfere concitate e fosche dei tableaux vivants<br />
gremiti di personaggi cedono il passo a un’indagine più<br />
intima non priva di una sorvegliata carica simbolica.<br />
Il chiarore dell’alba ha già tinto di rosa la tunica di<br />
un imperatore imbolsito e le calme distese del golfo<br />
di Napoli: in quella città <strong>Nerone</strong> si era esibito per<br />
la prima volta in pubblico riscuotendo un singolare<br />
successo; alle ville marittime si erano ispirati gli<br />
architetti che progettavano per lui la Domus Aurea.<br />
Proprio a Baia si compì un evento drammatico: lì<br />
<strong>Nerone</strong> decise di uccidere la madre. Il suo volto è<br />
lugubre, lo sguardo perso nel vuoto della veglia per<br />
l’esito incerto dello scellerato delitto. Facile il parallelo<br />
tra il Vesuvio fumante e la tetra fierezza del despota,<br />
lambito da una languida tigre, sinonimo di forza e<br />
crudeltà ma desiderosa di carezze.<br />
24 LA CURIA IULIA<br />
“What is important to me is the subject, Nero. It’s a<br />
long time that he haunts me. [...] Stripped of that<br />
horrible and deformed appearance that disturbed<br />
our childhood dreams, [...] another person is made,<br />
elegant in his voluptuousness, lovable in his moods,<br />
almost attractive in his ferocity.”<br />
Thus wrote Domenico Gnoli in 1876, having admired<br />
The Torches of Nero, the grandiose painting that made<br />
famous Henryk Siemiradzki, a Polish artist who made<br />
Italy his second homeland and is due for a revival. In<br />
his studio on Via Margutta a second masterwork was<br />
created in 1897, the Christian Dirce. This dealt with<br />
the theme of the torture of Christian martyrs, and<br />
was masterfully staged to evoke pity, making it clear<br />
that they were being punished not for the public good<br />
but because of the arrogance of one man.<br />
“No-one paints the rays of the sun like him” said<br />
Sienkiewicz, who had the painter as his guide in<br />
Rome. In the painting on display, light filters from<br />
a pleasant arbour and the amphitheatre that took<br />
its name from the Colossus of Nero can be seen,<br />
revealing Siemiradzki’s precise feel for archaeological<br />
observation. Here is an atmosphere of spiritual<br />
conversation that leads one to overlook the brutality<br />
of the tyrant, summed up in the final words of Quo<br />
Vadis?: “And so ended Nero, like a whirlwind, like a<br />
hurricane, like a flame, as war or death pass away;<br />
while the basilica of Saint Peter still rules the city<br />
and the world.” The best illustrations of this famous<br />
novel were the work of another long forgotten Polish<br />
artist, Jan Styka, who produced Nero at Baiae. In<br />
this painting, the excited and gloomy atmosphere<br />
of the tableaux vivants, packed with people, gives<br />
way to a more intimate view, not without its guarded<br />
symbolic significance. The light of dawn has already<br />
tinted pink the tunic of the flabby emperor and the<br />
calm waters of the bay of Naples. In that city Nero<br />
performed in public for the first time to resounding<br />
success, and its coastal villas inspired the architects<br />
who designed the Domus Aurea for him. At Baiae a<br />
dramatic event took place. Here Nero decided to kill<br />
his mother. His face is mournful, his gaze blank while<br />
he awaits the uncertain result of his infamous crime.<br />
It is easy to see the parallel between the smoking<br />
Vesuvius and the despot’s gloomy pride, as he is<br />
licked by a languid tiger, synonymous of force and<br />
cruelty, yet eager to be caressed.
Ritratti d’età moderna o rilavorati dall’antico<br />
testimoniano la straordinaria fortuna dell’immagine<br />
di <strong>Nerone</strong> a fronte della relativa scarsità di<br />
testimonianze originali.<br />
A colpire nei secoli l’immaginario di musicisti,<br />
scrittori e artisti era la possibilità di interpretare<br />
le pagine degli autori greci e latini sulle varie<br />
aberrazioni del personaggio tra passioni crudeli,<br />
lusso e voluttà.<br />
Nei decenni successivi all’Unità d’Italia soggetti<br />
neroniani sono frequentati dai giovani allievi<br />
delle Accademie con intento più o meno<br />
iconograficamente provocatorio come saggi sulla<br />
via della rappresentazione del “vero”. Due opere in<br />
mostra segnano gli estremi cronologici di questa<br />
serie. Del 1863 è il <strong>Nerone</strong> vestito da donna del<br />
toscano Emilio Gallori in cui sotto l’istrione che<br />
buffoneggia nei panni di un’etera s’indovina il<br />
tiranno che uccide: destò un tale clamore da<br />
rimanere un bozzetto in gesso.<br />
Poi tanti i pittori che esibirono sontuose<br />
ambientazioni “archeologiche” con accorgimenti<br />
sempre più ingegnosi nella disposizione delle<br />
figure, alla moda dei dipinti di Alma Tadema. Da<br />
questo gusto si discosta La morte di <strong>Nerone</strong> di<br />
Achille Jemoli del 1910. Stavolta, a giacere seduto<br />
nella solitudine di uno spazio geometricamente<br />
vuoto non è più l’imperatore ma l’uomo stremato<br />
dalla fatica di una vita grave, forse eccessiva.<br />
Era riuscito a liberarsene alla fine: solo le lance dei<br />
soldati in movimento verso l’orizzonte alto come<br />
nei paesaggi divisionisti rimangono a evocarne la<br />
tragica sorte. Da allora la gloria visiva di <strong>Nerone</strong><br />
restava sul palcoscenico e sul grande schermo.<br />
L A L E G G E N DA<br />
N E R A<br />
T H E DA R K<br />
L E G E N D<br />
25 LA CURIA IULIA<br />
Portraits, both modern and reworked ancient ones,<br />
testify to the good fortune that has accompanied<br />
the image of Nero, compared to the relative scarcity<br />
of original documentary evidence. Through the<br />
centuries the possibility of interpreting the writings of<br />
Greek and Latin authors on Nero’s various character<br />
defects, including cruel passions, luxury and sensual<br />
pleasures, has struck the imagination of musicians,<br />
writers and artists. In the decades immediately<br />
after the Unification of Italy, Neronian themes were<br />
explored by young students of the Academies with<br />
the intention of producing more or less provocative<br />
images that addressed the representation of the ‘real’.<br />
Two works on display highlight the chronological<br />
limits of this series. Nero Dressed as a Woman by<br />
Tuscan artist Emilio Gallori dates to 1863. In this<br />
image the murderous tyrant can be recognised in<br />
the guise of an actor who fools around in the dress<br />
of a courtesan. The piece aroused such controversy<br />
that it was destined to remain unfinished. There<br />
were also many painters who depicted sumptuous<br />
‘archaeological’ settings, featuring increasingly<br />
ingenious ways of arranging figures, in the manner<br />
of Alma Tadema’s paintings. The Death of Nero by<br />
Achille Jemoli in 1910 represents a departure from<br />
this style. In this work, the figure that reclines alone<br />
in the loneliness of a geometrically empty space is<br />
no longer the emperor but a man exhausted by the<br />
efforts of a life that was difficult, perhaps too difficult.<br />
He was able to free himself at the end. Only the<br />
spears of the soldiers moving towards the tall horizon,<br />
as in Divisionist landscapes, remain to evoke his<br />
tragic fate. Ever since, the visual grandeur of Nero has<br />
continued on stage and screen.
T E M P I O<br />
D I RO M O L O<br />
T E M P L E O F<br />
RO M U L U S<br />
26 TEMPIO DI ROMOLO
<strong>Nerone</strong> superstar. La storia che trascolora nella<br />
leggenda. Il mito si fa archetipo e dall’epoca romana<br />
dipana un fil rouge che giunge fino alle moderne<br />
figure del dittatore capriccioso, sanguinario,<br />
egocentrico ma sottilmente fascinatore. Decine<br />
di attori hanno interpretato un personaggio così<br />
simbolico in decine di film, già dal primissimo<br />
cortometraggio del 1896, Neron essayant des poisons<br />
sur un esclave di Georges Hatot, prodotto dai<br />
Fratelli Lumière che, per primi, intuirono le enormi<br />
potenzialità cinematografiche dell’imperatore. Il<br />
fuoco, la colpa, la morbosa sensualità, Roma come<br />
risorgente Fenice, l’arte e la creazione, l’uomo che si<br />
fa Dio e sfida il vero Dio, perseguitandone i fedeli.<br />
Il titanismo grandioso e ridicolo della follia.<br />
Tematiche che ritornano in quasi tutti i film.<br />
Assecondando vulgate storiograficamente distorte,<br />
imprecise se non false. Eppure narrativamente<br />
funzionali ad accrescere il Mito <strong>Nerone</strong>. Nei sei film<br />
tratti dal romanzo Quo vadis? di H. Sienkiewicz, dal<br />
primo del 1901 all’ultimo del 2001, le drammatiche<br />
vicende di redenzione e martirio vengono eclissate<br />
dal carisma istrionico della figura neroniana.<br />
Anche grandi attori come Peter Ustinov e Klaus<br />
Maria Brandauer tingono di tetra ironia il ritratto<br />
del despota incendiario. Mentre lo stereotipo del<br />
<strong>Nerone</strong> narciso viene esplorato maggiormente<br />
da attori italiani come Alberto Sordi, Pippo<br />
Franco o Vittorio Caprioli. Caso a parte, il <strong>Nerone</strong><br />
“inventato” da Ettore Petrolini nel 1930, per la regia<br />
di Alessandro Blasetti. Tratto da una macchietta<br />
teatrale del 1917, Petrolini crea una immortale<br />
parodia non di <strong>Nerone</strong> ma del suo stereotipo.<br />
Prefigurando ben più tetre immagini di despoti<br />
totalitari che di lì a poco incendieranno non solo<br />
Roma ma tutto il mondo.<br />
Ogni indagine sulla verità storica è rinviata oltre la<br />
fine del film in un’Arte, quella del cinema, che ha<br />
amato <strong>Nerone</strong>, “divus cinematograficus”, icona ora<br />
tragica ora patetica, fino a farne, secondo solo a Gesù,<br />
il personaggio più raccontato di sempre.<br />
N E RO N E<br />
S U P E R S TA R<br />
S U P E R S TA R<br />
N E RO<br />
27 TEMPIO DI ROMOLO<br />
Nero the superstar. History has faded into legend.<br />
The myth has become an archetype, and there is<br />
a thread that connects the Roman period to the<br />
modern image of this moody, blood-thirsty, selfish<br />
yet fascinating dictator. Many actors have played<br />
this symbolic character in dozens of films, starting<br />
with the earliest short film made in 1896 Nero<br />
tries out poisons on a slave by Georges Hatot. This<br />
was produced by the Lumière Brothers, who were<br />
the first to realise the enormous cinematographic<br />
potential of the emperor. The fire, the wickedness,<br />
the morbid sexuality, Rome rising as a phoenix, art<br />
and creativity, the man who made himself God and<br />
betrayed the true God by persecuting the faithful.<br />
His grandiose megalomania and the absurdity of his<br />
madness. These are themes found in almost all the<br />
films, repeating popular but historically distorted<br />
stories that are inaccurate, if not completely wrong.<br />
These narratives have served to build the Myth of<br />
Nero. In the six film versions of the novel Quo Vadis?<br />
by H. Sienkiewicz, the first in 1901 and the most<br />
recent in 2001, the dramatic events of redemption<br />
and martyrdom are eclipsed by the charismatic<br />
histrionics of Nero’s character. Even great actors like<br />
Peter Ustinov and Klaus Maria Brandauer colour<br />
their portrayal of the arsonist despot with grim irony,<br />
while the stereotype of Nero as a narcissist has been<br />
explored mainly by Italian actors such as Alberto<br />
Sordi, Pippo Franco and Vittorio Caprioli.<br />
A single exception is the Nero ‘invented’ by Ettore<br />
Petrolini in 1930, and directed by Alessandro<br />
Blasetti. Based on a theatrical caricature from 1917,<br />
Petrolini created a lasting parody, not of Nero but<br />
of his stereotype, prefiguring the much bleaker<br />
images of the totalitarian despots who would soon<br />
set fire not just to Rome but to the whole world.<br />
Consideration of historical truth lies outside the<br />
scope of the film in the art of the cinema. Instead it<br />
worships Nero as a ‘god of the cinema’, an icon both<br />
tragic and pathetic, to the extent that, except for<br />
Jesus, his is the most recounted story of all time.
<strong>Nerone</strong> (Italia 1930)<br />
Regia: Alessandro Blasetti.<br />
Sceneggiatura:<br />
Ettore Petrolini<br />
Cast: Ettore Petrolini<br />
(<strong>Nerone</strong>), Elma Krimer,<br />
Mercedes Brignone,<br />
Alfredo Martinelli<br />
Quo Vadis? (USA 1951)<br />
Regia: Mervyn LeRoy<br />
Cast: Robert Taylor,<br />
Peter Ustinov (<strong>Nerone</strong>),<br />
Deborah Kerr, Leo Genn,<br />
Patricia Laffan, Buddy Baer,<br />
Finlay Currie, Marina Berti<br />
Mio figlio <strong>Nerone</strong><br />
(Italia-Francia 1956)<br />
Regia:<br />
Steno (Stefano Vanzina)<br />
Sceneggiatura:<br />
Sandro Continenza,<br />
Diego Fabbri, Ugo Guerra,<br />
Rodolfo Sonego, Steno<br />
Cast: Alberto Sordi (<strong>Nerone</strong>),<br />
Gloria Swanson, Brigitte<br />
Bardot, Vittorio De Sica,<br />
Ciccio Barbi, Enzo Furlai<br />
<strong>Nerone</strong> (Italia 1976)<br />
Regia e sceneggiatura:<br />
Mario Castellacci,<br />
Pier Francesco Pingitore<br />
Cast: Enrico Montesano,<br />
Pippo Franco (<strong>Nerone</strong>),<br />
Maria Grazia Buccella,<br />
Oreste Lionello, Paola<br />
Borboni, Gianfranco D’Angelo,<br />
Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa<br />
Quo Vadis?<br />
(Italia-Francia-Germania<br />
Occidentale-Gran Bretagna-<br />
Spagna-Svizzera 1984)<br />
Regia: Franco Rossi<br />
Sceneggiatura:<br />
Ennio De Concini,<br />
Francesco Scardamaglia,<br />
Franco Rossi<br />
Cast: Francesco Quinn,<br />
Maria-Therese Relin,<br />
Klaus Maria Brandauer<br />
(<strong>Nerone</strong>), Cristina Raines,<br />
Frederic Forrest, Barbara<br />
De Rossi, Philippe Leroy,<br />
Angela Molina, Radomir<br />
Kovacevic, Leopoldo Trieste,<br />
Marko Nikolic,<br />
Max von Sydow<br />
Per Amore di Poppea<br />
(Italia 1977)<br />
Regia: Mariano Laurenti<br />
Sceneggiatura: Franco<br />
Milizia, Franco Mercuri<br />
Cast: Alvaro Vitali,<br />
Oreste Lionello (<strong>Nerone</strong>),<br />
Franca Scagnetti, Gianfranco<br />
D’Angelo, Maria Baxa<br />
Imperium: <strong>Nerone</strong><br />
(Italia-UK-Germania-<br />
Tunisia 2004)<br />
Regia: Paul Marcus<br />
Sceggiatura:<br />
Francesco Contaldo,<br />
Paul Billing<br />
Cast: Hans Matheson<br />
(<strong>Nerone</strong>),<br />
Rike Schmid, Laura Morante,<br />
Angela Molina, Massimo<br />
Dapporto, Sonia Aquino,<br />
Matthias Habich, Vittoria<br />
Puccini, Elisa Tovati,<br />
Mario Opinato, Klaus Händl,<br />
Pierre Vaneck<br />
Produzione: Rai Fiction,<br />
Lux Vide,<br />
Eos Entertainment,<br />
GmbH, Carthago Films<br />
F I L M O G R A F I A<br />
F I L M O G R A P H Y<br />
Nero (Italy, 1930)<br />
Director: Alessandro Blasetti.<br />
Screenplay: Ettore Petrolini<br />
Cast: Ettore Petrolini (Nero),<br />
Elma Krimer , Mercedes<br />
Brignone, Alfredo Martinelli.<br />
Quo Vadis (USA, 1951)<br />
Director: Mervyn LeRoy<br />
Cast: Robert Taylor,<br />
Peter Ustinov (Nero),<br />
Deborah Kerr, Leo Genn,<br />
Patricia Laffan, Buddy Baer,<br />
Finlay Currie, Marina Berti<br />
My son Nero<br />
(Italy, France, 1956)<br />
Director:<br />
Steno (Stefano Vanzina).<br />
Screenplay: Sandro<br />
Continenza, Diego Fabbri,<br />
Ugo Guerra,<br />
Rodolfo Sonego, Steno.<br />
Cast: Alberto Sordi (Nero),<br />
Gloria Swanson, Brigitte<br />
Bardot, Vittorio De Sica,<br />
Ciccio Barbi, Enzo Furlai.<br />
Nero (Italy 1976)<br />
Direction and screenplay:<br />
Mario Castellacci,<br />
Pier Francesco Pingitore.<br />
Cast: Enrico Montesano,<br />
Pippo Franco (Nero), Maria<br />
Grazia Buccella, Oreste<br />
Lionello, Paola Borboni,<br />
Gianfranco D’Angelo,<br />
Aldo Fabrizi, Paolo Stoppa.<br />
Quo Vadis? (Italy,<br />
France, West Germany,<br />
Great Britain, Spain,<br />
Switzerland, 1984)<br />
Director: Franco Rossi.<br />
Screenplay: Ennio<br />
De Concini, Francesco<br />
Scardamaglia, Franco Rossi.<br />
Cast: Francesco Quinn,<br />
Maria-Therese Relin, Klaus<br />
Maria Brandauer (Nero),<br />
Cristina Raines, Frederic<br />
Forrest, Barbara De Rossi,<br />
Philippe Leroy, Angela<br />
Molina, Radomir Kovacevic,<br />
Leopoldo Trieste, Marko<br />
Nikolic, Max von Sydow.<br />
28 TEMPIO DI ROMOLO<br />
For the love of Poppea<br />
(Italy, 1977)<br />
Director: Mariano Laurenti.<br />
Screenplay: Franco Milizia,<br />
Franco Mercuri.<br />
Cast: Alvaro Vitali,<br />
Oreste Lionello (Nero),<br />
Franca Scagnetti,<br />
Gianfranco D’Angelo,<br />
Maria Baxa.<br />
Imperium: Nero (Italy, UK,<br />
Germany, Tunisia, 2004)<br />
Director: Paul Marcus.<br />
Screenplay: Francesco<br />
Contaldo, Paul Billing.<br />
Cast: Hans Matheson (Nero),<br />
Rike Schmid, Laura Morante,<br />
Angela Molina, Massimo<br />
Dapporto, Sonia Aquino,<br />
Matthias Habich,<br />
Vittoria Puccini, Elisa Tovati,<br />
Mario Opinato, Klaus Händl,<br />
Pierre Vaneck.<br />
Production: Rai Fiction,<br />
Lux Vide,<br />
Eos Entertainment,<br />
GmbH, Carthago Films<br />
Duration : 181 minutes
D O M U S<br />
T I B E R I A N A<br />
D O M U S<br />
T I B E R I A N A<br />
29 DOMUS TIBERIANA
Gli Orti Farnesiani, creati alla metà del Cinquecento<br />
dal cardinale Alessandro Farnese, sigillarono<br />
quanto ancora restava del piano nobile della Domus<br />
Tiberiana. L’assenza di resti visibili in superficie ha<br />
portato nel tempo a supporre in quest’area l’esistenza<br />
di monumenti di vario genere, in particolare<br />
padiglioni di giardino di età neroniana, in quanto la<br />
Domus Tiberiana è stata di recente considerata un<br />
nucleo della Domus Aurea, monumentalizzata da<br />
<strong>Nerone</strong> nelle sue forme architettoniche.<br />
Gli scavi ancora in corso, intrapresi da circa dieci<br />
anni per verificare le cause dei gravissimi cedimenti<br />
strutturali del complesso, hanno interessato sia la<br />
terrazza degli Orti, che i sottostanti criptoportici<br />
prima interrati, evidenziando un’architettura finora<br />
sconosciuta – articolata su due livelli – che permette<br />
di ricostruire un quadro cronologico della Domus<br />
Tiberiana del tutto nuovo.<br />
A livello dei giardini è stato possibile rimettere in<br />
luce i resti di un portico colonnato e, all’interno del<br />
peristilio, di una granda vasca polilobata, rivestita di<br />
lastre di marmo bianco; la creazione di questa vasca,<br />
che presenta varie ristrutturazioni nel corso dell’età<br />
imperiale, si può collegare con la presenza di una<br />
conduttura idrica in piombo che porta inciso il nome<br />
dell’imperatore Claudio.<br />
È dunque un dato inatteso e assai importante che<br />
non fu <strong>Nerone</strong> a trasformare la Domus Tiberiana in<br />
un palazzo monumentale, ma – forse su un progetto<br />
già di Tiberio e poi di Caligola – il vecchio Claudio<br />
(41–54 d.C. ), l’erudito marito prima di Messalina,<br />
che egli fece uccidere per i suoi tradimenti, e poi<br />
della nipote Agrippina, di cui adottò il figlio <strong>Nerone</strong>.<br />
Fu in questo palazzo che, come narra Svetonio<br />
(Nero, 8), <strong>Nerone</strong> diciassettenne fu eletto imperatore<br />
e visse i primi anni del suo regno, sotto l’influsso<br />
illuminato di Seneca.<br />
L A D O M U S<br />
T I B E R I A N A<br />
T H E D O M U S<br />
T I B E R I A N A<br />
30 DOMUS TIBERIANA<br />
The Farnese Gardens were created in the mid-16th<br />
century by Cardinal Alexander Farnese, sealing<br />
underneath them what remained of of the principle<br />
level of the Domus Tiberiana. The absence of<br />
surface remains led in time to the suggestion that<br />
there were monuments of different kinds in this<br />
area, in particular garden pavilions of the Neronian<br />
period. Thus until recently the Domus Tiberiana<br />
has been considered a part of the Domus Aurea, its<br />
architectural forms monumentalised by Nero.<br />
Excavations began about ten years ago to establish<br />
the cause of the serious subsidence of the complex,<br />
and are still underway. They have examined<br />
both the garden terrace, and the back-filled<br />
cryptoporticuses beneath it, and revealed previously<br />
unknown architecture – articulated over two levels<br />
– that allows us to reconstruct a completely new<br />
chronological framework for the Domus Tiberiana.<br />
At the garden level excavation has revealed the<br />
remains of a colonnaded portico and, within the<br />
peristyle, a large multi-lobed basin, covered with<br />
white marble slabs. This basin shows signs of<br />
rebuilding several times during the imperial period,<br />
but its original construction ties in with the presence<br />
of a lead water pipe inscribed with the name of<br />
the emperor Claudius. This provides unexpected<br />
but important evidence that it was not Nero who<br />
transformed the Domus Tiberiana into a monumental<br />
palace, but the elderly Claudius (AD 41–54) perhaps<br />
drawing on an existing project of Tiberius and<br />
Caligula. Claudius was the learned emperor married<br />
first to Messalina, who was killed for her infidelities,<br />
and then to his niece Agrippina, whose son, Nero, he<br />
adopted. It was in this palace (as Suetonius, Nero,<br />
8 relates) that Nero was made emperor at the age<br />
of 17, and here that he lived under the enlightened<br />
influence of Seneca, in the early years of his reign.
I portici, i giardini, le vasche rimesse in luce sul<br />
piano degli Orti, erano sostenuti da un complesso<br />
sistema di criptoportici,ambienti e corridoi<br />
interrati, che avevano la funzione di collegamento<br />
interno tra i diversi nuclei del palazzo dei Cesari.<br />
Gli scavi effettuati in queste gallerie (attualmente<br />
non visitabili), che presentano profondi cedimenti<br />
delle fondazioni con conseguenti collassi di<br />
alcune murature, hanno evidenziato l’altezza<br />
delle strutture voltate (circa 5 metri) e la loro<br />
planimetria: ai lati dei criptoportici, disposti a<br />
formare un ampio quadrilatero illuminato da<br />
“bocche di lupo”, si dispongono vani di diverse<br />
dimensioni, scale e corridoi, che presentano almeno<br />
due fasi cronologiche, da collocare all’incirca tra<br />
l’età augustea e quella neroniana; questo settore<br />
seminterrato del palazzo giulio-claudio ebbe<br />
infatti vita limitata e con i flavi sembra essere stato<br />
abbandonato. È molto probabile che fossero queste<br />
le gallerie dove, secondo lo storico Flavio Giuseppe<br />
fu assassinato dai congiurati, guidati da Cassio<br />
Cherea, l’imperatore Caligola.<br />
Tra i ricchi e numerosi materiali scultorei recuperati<br />
dagli scavi sono da segnalare le splendide ali<br />
riferibili forse ad una Vittoria, la statua maschile<br />
acefala in marmo greco, con tracce di colore nel<br />
panneggio, esposta in mostra; inoltre numerosi<br />
frammenti architettonici e scultorei e il bel ritratto<br />
di imperatrice, forse Faustina Minore.<br />
L A D O M U S T I B E R I A N A .<br />
G L I S C AV I<br />
T H E D O M U S T I B E R I A N A .<br />
T H E E X C AVAT I O N S<br />
31 DOMUS TIBERIANA<br />
The porticoes, gardens and basins discovered in<br />
the Gardens were replaced by a complex system<br />
of cryptoporticuses, rooms and underground<br />
corridors that served to connect the different<br />
nuclei of the imperial palace. The foundations of<br />
these galleries have suffered serious subsidence<br />
and the consequent collapse of several walls.<br />
The excavations (no longer visible today) that<br />
took place here have revealed the height of the<br />
vaulted structures (c. 5 m) and their plan. The<br />
cryptoporticuses were arranged to form a wide<br />
quadrilateral illuminated by basement lights; to<br />
their sides were rooms of different dimensions,<br />
stairways and corridors that reflect at least two<br />
chronological phases, of the Augustan to Neronian<br />
periods. In fact, this underground section of<br />
the Julio-Claudian palace had a limited life and<br />
seems to have been abandoned by the Flavians.<br />
It is likely that these were the galleries where,<br />
according to Flavius Josephus the emperor<br />
Caligula was assassinated by conspirators led by<br />
Cassius Chaerea. Among the many precious pieces<br />
of sculpture recovered in the excavations there were<br />
splendid wings, perhaps belonging to a Victory,<br />
and the headless male statue in Greek marble,<br />
with traces of colour on his clothes, on display in<br />
the exhibition. Many architectural and sculptural<br />
fragments were also found, including a beautiful<br />
portrait of an empress, possibly Faustina Minor.
C R I P TO P O RT I C O<br />
C RY P TO P O RT I C U S<br />
32 CRIPTOPORTICO NERONIANO
Ogni imperatore romano era molto attento<br />
al potere delle immagini e quindi a illustrare<br />
attraverso i media che aveva a disposizione, dai<br />
monumenti alle monete, la sua politica e le sue<br />
gesta. All’inizio del suo regno <strong>Nerone</strong> proclamò<br />
Augusto come suo modello di governo e approfittò<br />
della lunga guerra contro i Parti (54-63 d.C.) per<br />
comunicare l’idea che, come in età augustea, la<br />
vittoria sul grande nemico orientale avrebbe dato<br />
inizio a una nuova età dell’oro. La guerra, che si<br />
combatté per il controllo dell’Armenia, ebbe fasi<br />
alterne e si concluse con un compromesso, quando<br />
<strong>Nerone</strong> incoronò re d’Armenia il principe partico<br />
Tiridate a Roma nel 66 d.C.<br />
La vittoria partica fu ampiamente celebrata da<br />
<strong>Nerone</strong> e anche con “rilievi storici”, come si vede<br />
nella lastra raffigurante un guerriero partico<br />
impegnato in un combattimento reso in uno stile<br />
molto drammatico.<br />
Essa potrebbe forse appartenere all’arco onorario<br />
che il Senato fece erigere sul Campidoglio in onore<br />
di <strong>Nerone</strong> (58-62 d.C.). L’arco non si è conservato,<br />
ma un’immagine monetale permette di ricostruirne<br />
l’aspetto: era sormontato da una quadriga guidata<br />
dall’imperatore e la decorazione figurata era estesa<br />
per la prima volta a tutto l’edificio.<br />
L A P RO PAG A N DA<br />
E L A G U E R R A<br />
C O N T RO I PA RT I<br />
P RO PAG A N DA<br />
A N D T H E WA R<br />
AG A I N S T<br />
T H E PA RT H I A N S<br />
All Roman emperors were aware of the power of<br />
images, and so made sure to illustrate their policies<br />
and deeds through the media that were available to<br />
them, from monuments to coins. At the beginning<br />
of his reign, Nero announced that Augustus was<br />
his model for government, and he took advantage<br />
of the long war against the Parthians (AD 54 – 63)<br />
to communicate the idea that, as in the Augustan<br />
period, victory over Rome’s great eastern enemy<br />
would start a new golden age. The war, fought<br />
for control of Armenia, had its ups and downs,<br />
and ended with a compromise. Nero crowned the<br />
Parthian prince Tiridates king of Armenia at Rome<br />
in AD 66. Nero celebrated this Parthian victory<br />
widely, even in ‘historical reliefs’ such as the slab<br />
depicting a Parthian warrior in combat which is<br />
rendered in a very dramatic style.<br />
This may have been part of the honorary arch<br />
that the Senate had built on the Capitoline Hill<br />
to honour Nero (AD 58–62). The arch does not<br />
survive, but an image on a coin allows us to<br />
reconstruct its appearance.<br />
It was surmounted by a chariot driven by the<br />
emperor himself, and, for the first time, figured<br />
decoration covered the entire surface of the<br />
structure.<br />
33 CRIPTOPORTICO NERONIANO
Il video proiettato nel corridoio annesso al<br />
Criptoportico illustra i tre ambienti – purtroppo<br />
non visitabili per motivi di sicurezza - che si<br />
trovano immediatamente all’interno e che sono<br />
quasi certamente riferibili a un nucleo del primo<br />
palazzo neroniano, la Domus Transitoria. Coperti<br />
a volta, i vani erano disposti in modo da creare<br />
quasi un terrazzo artificiale su questo versante<br />
del colle. Gli scavi ne hanno riportato in vista i<br />
ricchissimi rivestimenti marmorei delle pareti e delle<br />
volte, ancora in parte in situ. Particolarmente ben<br />
conservato è il fregio a mosaico, articolato in edicole:<br />
con tholos e pantera, e con catino e conchiglia.<br />
Anche i pavimenti erano in opus sectile.<br />
Assai stretto il confronto del ninfeo della Domus<br />
Transitoria (sotto la Domus Flavia) con questo<br />
nucleo, al quale infatti si accede attraverso una scala<br />
di gradini di marmo.<br />
La tipologia delle strutture, le tracce di incendio, la<br />
profusione dei marmi, l’estensione delle superfici<br />
a mosaico inducono ad attribuire a <strong>Nerone</strong> questo<br />
settore del Palazzo inglobato nella Domus Tiberiana.<br />
L A D O M U S<br />
T R A N S I TO R I A<br />
I L V I D E O<br />
T H E D O M U S<br />
T R A N S I TO R I A<br />
V I D E O<br />
The video projected in the corridor next to<br />
the Cryptoporticus depicts three rooms that<br />
unfortunately cannot be visited for safety reasons.<br />
These rooms lie within the bounds of Nero’s first<br />
palace, the Domus Transitoria, and almost certainly<br />
form part of its core. The vaulted rooms were<br />
arranged to create a sort of artificial terrace on this<br />
side of the hill. The excavations have brought to light<br />
fine marble revetments from the walls and the vaults<br />
that remain partly in situ. A mosaic frieze arranged in<br />
articulated niches, containing tholos and panther, and<br />
basin and shell motifs, is particularly well preserved.<br />
The floors were paved in opus sectile. There are<br />
close similarities between this nucleus of rooms and<br />
the nymphaeum of the Domus Transitoria (beneath<br />
the Flavian Domus), which can be reached by a<br />
marble staircase. The architectural style of these<br />
structures, the traces of fire damage, the profusion<br />
of marble, and the extensive use of mosaic on its<br />
surfaces all make it possible for us to attribute to<br />
Nero this part of the Palace, embedded within the<br />
Domus Tiberiana.<br />
34 CRIPTOPORTICO NERONIANO
Da diversi edifici di età neroniana provengono<br />
statue e ritratti che testimoniano la diffusione del<br />
culto imperiale nella penisola.<br />
Tra gli edifici scelti più spesso per ospitare i<br />
ritratti di <strong>Nerone</strong> spiccano i teatri e gli odeia<br />
(teatri coperti), ossia i luoghi dove si tenevano<br />
i ludi teatrali e le declamazioni tanto amate<br />
all’imperatore.<br />
Statue di <strong>Nerone</strong> si trovavano per esempio nel<br />
teatro di Bologna (un loricato), oppure nel teatro/<br />
odeion di Luni, dove l’imperatore fu raffigurato<br />
insieme alla moglie Poppea e alla figlia Claudia,<br />
morta pochi mesi dopo la nascita e subito<br />
divinizzata.<br />
Lo testimonia la dedica epigrafica che indica<br />
anche il dedicante delle statue in L. Titinio Glauco<br />
Lucreziano, il notabile locale che aveva pagato la<br />
copertura del teatro.<br />
In età neroniana a Pompei il culto imperiale fu<br />
accolto anche nel mercato (macellum): dall’edificio<br />
provengono infatti due statue raffiguranti un uomo<br />
in seminudità eroica e una sacerdotessa, entrambi<br />
da identificare con notabili locali impegnati nel<br />
culto imperiale; della statua di imperatore che essi<br />
accompagnavano è stato invece rinvenuto solo il<br />
globo, simbolo del suo dominio universale.<br />
I L C U LTO<br />
I M P E R I A L E<br />
T H E I M P E R I A L<br />
C U LT<br />
Statues and portraits have been found in various<br />
buildings of the Neronian period, and are evidence<br />
of the spread of the imperial cult throughout the<br />
Italian peninsula. Theatres and odeia (covered<br />
theatres) were commonly chosen as settings for<br />
portraits of Nero; these were the places where the<br />
theatrical games and rhetorical events beloved<br />
by the emperor were held. Statues of Nero have<br />
been found, for example, in the theatre at Bologna<br />
(cuirassed), as well as in the theatre/odeion of Luni,<br />
where the emperor was depicted together with his<br />
wife Poppaea and daughter Claudia, who died a few<br />
months after her birth and was immediately deified.<br />
It is also seen in the dedicatory inscription that gives<br />
the name of the man who dedicated these statues:<br />
L. Titinius Glaucus Lucretianus. He was the noble<br />
who paid for the roof of the theatre. In Pompeii<br />
during the Neronian period the imperial cult can be<br />
identified in the market building (macellum). Two<br />
statues, depicting a semi-nude man in a heroic pose,<br />
and a priestess, were found in this building, both of<br />
which can be identified with notable local citizens<br />
active in the imperial cult. Only the globe, symbol<br />
of Nero’s universal domination, has been found<br />
from of the statue of the emperor that must have<br />
accompanied these two statues.<br />
35 CRIPTOPORTICO NERONIANO
La propaganda neroniana puntò molto sul paragone<br />
tra l’imperatore, Apollo e Sol/Helios,<br />
un accostamento fondato sull’esempio di Augusto,<br />
che aveva scelto Apollo come propria divinità<br />
protettrice. <strong>Nerone</strong> sviluppò quel modello fino a<br />
basare la propria assimilazione alle due divinità<br />
anche sulle proprie qualità personali: egli si<br />
proclamò infatti ottimo citaredo come Apollo e abile<br />
auriga come il Sole e cominciò a farsi rappresentare<br />
in entrambi i modi, rinnovando così radicalmente<br />
l’iconografia imperiale tradizionale. L’immagine<br />
di <strong>Nerone</strong> nelle vesti di auriga del carro del Sole<br />
apparve quindi sul gigantesco telone<br />
che copriva il teatro di Pompeo il giorno<br />
dell’investitura di Tiridate a re d’Armenia nel 66<br />
d.C.. La stessa iconografia compare anche in una<br />
statua loricata di Caere (Cerveteri) in cui il tema<br />
è collegato alla vittoria sui Parti: sulla corazza si<br />
vedono infatti in alto l’imperatore alla guida del<br />
carro solare e in basso la sottomissione di due<br />
Arimaspi (una popolazione mitica identificata con<br />
i Parti) ai Grifoni, ossia agli animali di Apollo,<br />
simbolo del potere di Roma. L’accostamento di<br />
<strong>Nerone</strong> al Sole è confermato anche da un altare<br />
dedicato al Sole e alla Luna da Eumolpo, uno<br />
schiavo della Domus Aurea: Sole/Helios vi è<br />
raffigurato con il volto dell’imperatore: <strong>Nerone</strong><br />
appariva così circondato dai raggi solari.<br />
A P O L L O<br />
E I L S O L E<br />
A P O L L O<br />
A N D T H E S U N<br />
Neronian propaganda centred on the comparison<br />
between the emperor, Apollo and Sol/Helios,<br />
an approach based on the example set by Augustus,<br />
who chose Apollo as his guardian deity. Nero<br />
developed this model to the extent that even his<br />
personal qualities were assimilated to those of the<br />
two gods. Indeed, he proclaimed that he could play<br />
the lyre as well as Apollo and ride a chariot like the<br />
Sun, and he started to have himself depicted in both<br />
these guises, thus radically changing the traditional<br />
imperial iconography. The image of Nero dressed as<br />
the driver of the chariot of the Sun thus appeared<br />
on the enormous awning that covered the theatre of<br />
Pompey on the day that Tiridates was crowned king<br />
of Armenia in AD 66.<br />
The same iconography occurs in a cuirassed statue<br />
from Caere (Cerveteri) in which the theme is related<br />
to the Parthian victory. On the upper part of the<br />
cuirass the emperor can be seen driving the sun<br />
chariot, and below him are depicted the submission<br />
of two Arimaspi (a mythical people identified with<br />
the Parthians) to the Griffins, creatures of Apollo<br />
who was a symbol of the power of Rome. The<br />
assimilation of Nero to Sol was also underlined by<br />
the dedication of an altar to the Sun and the Moon<br />
by Eumolpus, a slave of the Domus Aurea. Sol/<br />
Helios is depicted with the emperor’s face, and Nero<br />
appears surrounded by the sun’s rays.<br />
36 CRIPTOPORTICO NERONIANO
Nel corso della scavo di una domus del II sec. d.C.<br />
situata alle pendici occidentali del Gianicolo è stato<br />
rinvenuto un complesso di materiali architettonici<br />
più antichi di eccezionale qualità, accatastati in<br />
una stanza probabilmente per un reimpiego mai<br />
avvenuto. Si tratta di rivestimenti in opus sectile,<br />
capitelli, lesene, basi di colonne e cornici realizzati<br />
in marmi colorati e bianchi e caratterizzati da<br />
una straordinaria raffinatezza di esecuzione, dalla<br />
frequente presenza di applicazioni policrome e<br />
dall’uso della tecnica a intarsio. Questi marmi<br />
permettono di farsi un’idea di quale fasto potesse<br />
esprimere l’architettura romana tra l’età claudia e<br />
quella neroniana, quando si affermò il gusto per<br />
rivestimenti marmorei particolarmente lussuosi<br />
che riproducevano in marmo i sistemi decorativi<br />
affrescati sulle pareti delle case del tempo. I<br />
marmi trovati nella domus costituivano inoltre<br />
un complesso coerente, frutto probabilmente<br />
dello smantellamento di un unico ambiente di<br />
rappresentanza di un edificio giulio-claudio.<br />
L’identificazione del contesto originario di<br />
provenienza dei marmi è discussa, ma è probabile<br />
che si trattasse di una proprietà imperiale; nella zona<br />
va quindi ricordata la presenza degli Horti attribuiti<br />
ad Agrippina Maggiore, la madre di Caligola, una<br />
proprietà che fu poi ereditata da <strong>Nerone</strong>.<br />
V I V E R E N E L L U S S O.<br />
L A D O M U S<br />
D E L G I A N I C O L O<br />
L I V I N G I N L U X U RY.<br />
T H E D O M U S<br />
O N T H E J A N I C U L U M<br />
During the excavation of a second century AD<br />
domus located on the west slope of the Janiculum,<br />
a collection of older architectural materials of<br />
exceptional quality was found, stacked in a room<br />
probably to be reused (which never happened).<br />
It consisted of opus sectile revetments, capitals,<br />
pilasters, column bases and cornices made from<br />
coloured and white marble, extraordinarily finely<br />
made, with frequent use of polychrome colours<br />
and inlay techniques.<br />
These marbles give an idea of the magnificence<br />
that could be achieved by Roman architecture<br />
through the Claudian and Neronian periods, when<br />
there was a taste for particularly luxurious marble<br />
revetments that imitated the painted decorative<br />
schemes found in houses of the time. Moreover,<br />
the marbles found in the domus constitute a<br />
uniform group, and were probably dismantled<br />
from a single reception room in a Julio-Claudian<br />
building.<br />
The identification of the original context of the<br />
marbles is the subject of discussion, but it is likely<br />
that they came from an imperial property.<br />
It should be noted that the Horti thought to belong<br />
to Agrippina Major, the mother of Caligula, were<br />
located in this area, and that this property was later<br />
inherited by Nero.<br />
37 CRIPTOPORTICO NERONIANO
La statua virile acefala, in nudità eroica, raffigura<br />
presumibilmente un principe giulio claudio, coperto<br />
sui fianchi da un corto panneggio. La statua è stata<br />
rinvenuta di recente sotto gli Orti Farnesiani *,<br />
durante lo scavo di un corridoio collegato al braccio<br />
occidentale del criptoportico tiberiano; realizzata in<br />
marmo pario, è costituita da più parti (almeno 12)<br />
assemblate insieme con perni di ferro.<br />
La superficie lapidea presenta resti di colorazione: in<br />
corrispondenza del bordo del panneggio, è presente<br />
una fascia di colore rosa, con doppio bordo di colore<br />
azzurro forse con tracce di lamina metallica; anche<br />
sul tronco (posizionato come sostegno, dietro la<br />
gamba sinistra della figura) e sulla base è presente<br />
del colore rosso. Vista la particolarità della<br />
lavorazione, la statua è stata sottoposta a una serie<br />
di analisi: attraverso la fluorescenza a raggi X,<br />
l’esame al microscopio, l’analisi microstratigrafica,<br />
e la spettrofotometria FTIR, sono stati identificati i<br />
pigmenti blu egiziano, ovverosia cuprorivaite, rosso<br />
a base di ferro, forse addizionato con minio; rosa<br />
corrispondente al purpurissum delle fonti antiche,<br />
(un colore piuttosto costoso ottenuto artificialmente<br />
in diverse maniere, in questo caso si ipotizza che<br />
possa trattarsi di un colorante vegetale: quella<br />
che oggi chiamiamo lacca di garanza (estratto<br />
dalla radice della robia tinctorum) precipitato su<br />
composto minerale). Le analisi mineralogichepetrografiche,<br />
associate ad analisi geochimiche,<br />
hanno confermato come marmo dell’isola di Paros le<br />
due parti maggiori costituenti la statua.<br />
Infine è stata effettuata una radiografia a raggi<br />
X per ottenere informazioni più precise circa il<br />
posizionamento e la tenuta dei perni.<br />
U N A N U OVA S C O P E RTA<br />
DAG L I S C AV I D E L L A<br />
D O M U S T I B E R I A N A<br />
A N E W F I N D I N G<br />
F RO M T H E E X C AVAT I O N S<br />
O F T H E D O M U S T I B E R I A N A<br />
The headless male statue, a heroic nude, his sides<br />
covered by a short cloak, presumably depicts a Julio-<br />
Claudian prince. The statue was found recently<br />
beneath the Farnese Gardens, during the excavation<br />
of a corridor linking to the western wing of the<br />
Tiberian cryptoporticus. Made of Parian marble, it<br />
is formed of many pieces (at least 12) held together<br />
with iron clamps.<br />
The stone surface retains traces of colouring. A<br />
strip of red, with a double border of blue with<br />
possible traces of metallic foil, can be seen at the<br />
border of the cloak. A red colour is also present<br />
on the throne (positioned as a support, behind<br />
the figure’s left leg) and on the base. Because of<br />
its distinctive manufacture, the statue underwent<br />
a series of analyses, such as X-ray fluorescence,<br />
microscopic examination, microstratigraphic<br />
analysis, and FTIR spectrophotometry. These<br />
identified additional pigments; ‘Egyptian<br />
blue’ or cuprorivaite; iron-based red, perhaps<br />
supplemented with minium (lead tetroxide);<br />
and pink that corresponds to the purpurissum<br />
described in the ancient sources. This was a<br />
rather expensive colour, obtained artificially in<br />
a number of ways. In this case it is thought to<br />
derive from a vegetal source, known today as<br />
Rubia lacquer, extracted from the root of the robia<br />
tinctorum, precipitated onto a mineral compound.<br />
Mineralogical-petrographic analysis, along with<br />
geochemical analysis, has confirmed that the<br />
marble forming the two main parts of the statue is<br />
from the island of Paros. Finally, X-ray radiography<br />
was undertaken to obtain more precise information<br />
about the placement and fastening of the clamps.<br />
38 CRIPTOPORTICO NERONIANO
D O M U S<br />
T R A N S I TO R I A<br />
D O M U S<br />
T R A N S I TO R I A<br />
39 DOMUS TRANSITORIA
Portico con pavimento a intarsio sotto il ninfeo<br />
occidentale della Domus Flavia<br />
Non è chiaro in che relazione si trovi questo<br />
magnifico pavimento relativo a un’aula porticata<br />
con il sottostante ninfeo comunemente attribuito<br />
alla Domus Transitoria di <strong>Nerone</strong>. Il pavimento,<br />
in opus sectile di marmi colorati (serpentino,<br />
giallo antico, pavonazzetto, porfido, palombino e<br />
rosso antico), secondo un raffinato e complesso<br />
disegno geometrico-floreale, era limitato sui<br />
fianchi da una fascia costituita da grandi rettangoli<br />
di portasanta, divisi da listelli di serpentino. In<br />
verità l’opus sectile non ha lo stesso orientamento<br />
del sottostante ninfeo neroniano, ma piuttosto<br />
quello delle vicine biblioteche augustee. Il portico<br />
cui il pavimento si riferisce, largo circa m. 20 e<br />
la cui lunghezza non è accertabile, era aperto sui<br />
fianchi; le colonne sui lati lunghi sostenevano la<br />
copertura; di esse si riconoscono le fondazioni in<br />
blocchi di travertino.<br />
Il tratto di pavimento in vista, scavato da Giacomo<br />
Boni insieme ai sottostanti ambienti della Domus<br />
Transitoria, era stato già da lui restaurato all’inizio<br />
del Novecento.<br />
L A D O M U S<br />
T R A N S I TO R I A<br />
T H E D O M U S<br />
T R A N S I TO R I A<br />
40 DOMUS TRANSITORIA<br />
Portico with inlaid floor beneath the western<br />
nymphaeum of the Domus Flavia<br />
The relationship of this magnificent pavement to<br />
the porticoed hall with the nymphæum fountain<br />
beneath it (reconstruction photograph), commonly<br />
attributed to Nero’s Domus Transitoria is unclear.<br />
The pavement was made of opus sectile of coloured<br />
marbles (serpentine, giallo antico, pavonazzetto,<br />
porphyry, palombino and rosso antico), in a refined<br />
and complicated geometric-floral design.<br />
Its borders are defined by a band of large portasanta<br />
rectangles, divided by serpentine lozanges.<br />
In actual fact, the opus sectile does not have the<br />
same alignment as the Neronian nymphæum<br />
beneath it, but instead follows the orientation of<br />
the nearby Augustan libraries. The portico to which<br />
the pavement belonged was 20 metres wide and of<br />
unknown length, and was open at the sides. The<br />
columns on its long sides held up the roof; their<br />
travertine foundations have been identified.<br />
The visible section of paving was excavated by<br />
Giacomo Boni at the same time as the rooms<br />
beneath the Domus Transitoria, and was restored by<br />
him at the beginning of the 20th century.
M U S E O<br />
PA L AT I N O<br />
T H E PA L AT I N E<br />
M U S E U M<br />
41 MUSEO PALATINO
La Domus Transitoria<br />
“Tuttavia in nulla fu più prodigo quanto<br />
nell’edificare”; così Svetonio (Vita di <strong>Nerone</strong>,<br />
31) commenta la megalomania di costruire che<br />
caratterizzò <strong>Nerone</strong> durante tutto il suo regno.<br />
Le costruzioni neroniane del Palatino, sono note in<br />
base allo stesso passo, in cui si precisa che <strong>Nerone</strong><br />
“costruì una residenza che dal Palatino arrivava<br />
all’ Esquilino”; la domus, dapprima definita<br />
“transitoria”, fu ricostruita dopo l’incendio del 64<br />
d.C. e chiamata “aurea”.<br />
Della Domus Transitoria restano sul Palatino<br />
importanti strutture sotto il Triclinio della Domus<br />
Flavia, scavate dai Farnese nel Settecento e da<br />
Giacomo Boni intorno al 1913: attraverso due<br />
scale di accesso, che si configurano come parodoi<br />
ai lati della frons scaenae di un teatro, si scende<br />
in un cortile con un ninfeo articolato in nicchie;<br />
una cascata alimentava gli zampilli antistanti il<br />
pulpito, ornato di colonnine in marmo colorato.<br />
Sul lato opposto un ricco padiglione a dodici<br />
colonne di porfido era destinato all’imperatore,<br />
sdraiato nella lettiga in corrispondenza della<br />
nicchia retrostante.<br />
Ai lati del ninfeo, si disponevano ambienti<br />
lussuosamente decorati, con pavimenti intarsiati<br />
e pareti di marmo arricchite da scene figurate; le<br />
volte erano affrescate con raffigurazioni epiche<br />
e avevano le pareti arditamente interrotte da<br />
strutture a gradini per la caduta dell’acqua. La<br />
profusione dell’oro nella decorazione pittorica era<br />
volta a creare un immediato collegamento con<br />
la favolosa età dell’oro di cui <strong>Nerone</strong> era stato<br />
l’iniziatore.<br />
I L M U S E O<br />
PA L AT I N O<br />
T H E PA L AT I N E<br />
M U S E U M<br />
42 MUSEO PALATINO<br />
The Domus Transitoria<br />
‘There was nothing in which he was more<br />
extravagant than in building’. Thus commented<br />
Suetonius (Nero, 31) on the megalomania that<br />
characterised Nero’s building activities during his<br />
reign. Nero’s constructions on the Palatine are<br />
recorded in the same passage, in which he states<br />
that Nero ‘constructed a residence that stretched<br />
from the Palatine to the Esquiline’.<br />
This Domus, initially called ‘Transitoria’, was built<br />
after the fire of AD 64 and given the name ‘Aurea’.<br />
Important remains of the Domus Transitoria were<br />
excavated on the Palatine beneath the triclinium of<br />
the Domus Flavia by the Farnese in the 18th century,<br />
and by Giacomo Boni c. 1913. A visitor descended by<br />
one of two staircases located like the parodoi (wings)<br />
of a theatre on either side of a frons scaenea (stage)<br />
to a courtyard with a nymphaeum (fountain), its<br />
backdrop articulated in a series of niches. A waterfall<br />
fed the spouts located behind the pulpitum (a<br />
speaker’s platform in front of the stage), which was<br />
decorated with small columns of coloured marble.<br />
On the opposite side there was a lavishly decorated<br />
pavilion with twelve porphyry columns, where the<br />
emperor could recline on a bed, framed by the niche<br />
behind him. To the sides of the nymphaeum there<br />
were luxuriously decorated rooms with inlaid floors<br />
and marble walls decorated with figured scenes.<br />
The vaults were painted in fresco with depictions of<br />
scenes from epic and water ran down steep steps set<br />
against the walls. The extensive use of gold in the<br />
painted decoration was intended to create<br />
an immediate connection with the mythical golden<br />
age that Nero had begun.
Sia i pannelli già esposti nel Museo, che la selezione<br />
allestita per la mostra contengono frammenti di<br />
opus sectile scelti tra le migliaia di resti rinvenuti ai<br />
piedi delle pareti del ninfeo della Domus Transitoria<br />
– interamente rivestito di marmo per una superficie<br />
di 800 mq. – già scavato dai Farnese nel Settecento<br />
e quindi da Giacomo Boni.<br />
I sectilia dovevano essere incastrati su pannelli<br />
marmorei – forse di lavagna, marmo bianco o anche<br />
alabastro – con gli incavi sagomati in negativo.<br />
Plinio (Naturalis Historia 35,3) data al regno di<br />
Claudio l’invenzione di questa tecnica. I marmi<br />
utilizzati (porfido rosso e verde, pavonazzetto,<br />
giallo antico etc.) sono i più belli e costosi tra quelli<br />
importati dalle province dell’impero.<br />
È stato possibile ricostruire – sia pure con<br />
margini di incertezza – motivi decorativi vegetali,<br />
architettonici e figurati. Per ravvivare il disegno o<br />
rendere le ombre, alcuni sectilia di giallo antico sono<br />
stati sottoposti<br />
a fiammatura, diventando rossi ai margini; tecnica<br />
questa ricordata da Plinio. I fregi a intarsio<br />
dovevano situarsi tra la zona mediana della parete e<br />
la volta, come avviene nelle pitture di III e IV stile.<br />
Le tarsie della Domus Transitoria si possono<br />
confrontare, tra gli altri, con le decorazioni del<br />
ninfeo di Claudio a Baia, con alcuni elementi degli<br />
Horti Lamiani, con gli Horti di Agrippina sul<br />
Gianicolo, con la villa di <strong>Nerone</strong> a Subiaco.<br />
TA R S I E M A R M O R E E<br />
D I R I V E S T I M E N TO<br />
PA R I E TA L E DA L L A<br />
D O M U S T R A N S I TO R I A<br />
M A R B L E I N TA R S I<br />
F RO M T H E WA L L<br />
R E V E T M E N T S O F T H E<br />
D O M U S T R A N S I TO R I A<br />
43 MUSEO PALATINO<br />
The panels already on display in the Museum<br />
and the selection set up for the exhibition contain<br />
fragments of opus sectile that have been chosen from<br />
among the thousands of pieces found at the base of<br />
the nymphaeum walls in the Domus Transitoria.<br />
These were completely covered in marble, over a surface<br />
area of 800 m2, and were excavated by the Farnese<br />
family in the 18th century, and later by Giacomo Boni.<br />
The sectilia must have been set in marble panels –<br />
perhaps slate, white marble or even alabaster – by<br />
means of negatively shaped grooves. Pliny (Natural<br />
History 35.5) dates the invention of this technique to<br />
the reign of Claudius. The marbles used (red and green<br />
porphyry, pavonazzetto, giallo antico etc) were the most<br />
beautiful and expensive of those imported from the<br />
provinces of the empire. It is possible to reconstruct<br />
– albeit with a degree of uncertainty – vegetal,<br />
architectural and figured decorative motifs. To enliven<br />
the design or render shadows, sectilia of giallo antico<br />
were subjected to treatment with a flame that turned<br />
them red at the edges.<br />
The intarsio friezes must have been set between<br />
the mid-point of the wall and the vault, as seen<br />
in Third and Fourth Style paintings. The inlays of<br />
the Domus Transitoria can be compared to, among<br />
other examples, the decoration of the nymphaeum<br />
of Claudius at Baiae, of parts of the Horti Lamiani,<br />
of the Horti of Agrippina on the Janiculum, and<br />
with Nero’s villas at Subiaco.
“Fatta costruire per sé una casa che dal Palatino<br />
andava all’Esquilino, dapprima la chiamò Transitoria;<br />
poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire<br />
e la chiamò Aurea”<br />
(G. Svetonio, Vita di <strong>Nerone</strong>, 31)<br />
‘He made a palace extending all the way from<br />
the Palatine to the Esquiline, which at first he called<br />
the House of Passage, but when it was burned shortly<br />
after its completion and rebuilt, the Golden House’<br />
(G. Suetonius, Nero, 31)<br />
44 MUSEO PALATINO
L A C Œ N AT I O<br />
ROT U N DA<br />
L A C Œ N AT I O<br />
ROT U N DA<br />
45 CŒNATIO ROTUNDA
Gli scavi, iniziati nel giugno 2009 e finalizzati al<br />
consolidamento della terrazza, hanno rimesso in luce<br />
un possente edificio a pianta circolare di 16 metri di<br />
diametro, articolato intorno ad un pilone anch’esso<br />
circolare di circa 4 metri di diametro, da cui si<br />
dipartono due serie di 8 arcate a raggiera, definendo<br />
i due piani sovrapposti di una costruzione che non<br />
trova confronti nell’architettura romana.<br />
Della poderosa struttura di età neroniana, tagliata<br />
in parte dalle costruzioni successive, è stato<br />
finora scavato il piano superiore, sfiorando solo<br />
superficialmente quello inferiore; alla sommità della<br />
struttura, ricoperta da un piano di malta, si osservano<br />
5 incassi circolari, di circa 25 cm di diametro,<br />
riempiti di una sostanza scura, in corso di analisi;<br />
inoltre, esattamente al centro del pilone, una cavità<br />
profonda 25 cm, forse l’alloggio di un perno. Si è<br />
ipotizzato che ci si trovi in presenza di un piano con<br />
particolari meccanismi, su cui poteva essere poggiato<br />
un pavimento rotante. L’estensione dello scavo a<br />
sud – con fondi del Commissario Straordinario – ha<br />
evidenziato l’esistenza di un’appendice – forse di<br />
servizio – che presenta infissi degli elementi metallici;<br />
inoltre ha permesso di scoprire la parete esterna della<br />
struttura, dove rimangono in situ un blocco di calcare<br />
e i resti di un secondo. Immediato il collegamento con<br />
quanto descrive Svetonio relativamente alla Cœnatio<br />
Rotunda della Domus Aurea, la residenza di <strong>Nerone</strong><br />
che dal Palatino, come attestano gli autori antichi,<br />
arrivava fino al colle Oppio. L’ipotesi, di grandissima<br />
importanza, trova molti elementi a sostegno, non<br />
ultima la posizione scenografica di questa specie di<br />
torre rotante, affacciata sulla valle del Colosseo, con<br />
una vista che spaziava fino ai colli albani.<br />
L A C Œ N AT I O<br />
ROT U N DA<br />
L A C Œ N AT I O<br />
ROT U N DA<br />
46 CŒNATIO ROTUNDA<br />
The excavations which began in June 2009<br />
and ended with the consolidation of the terrace,<br />
have uncovered an imposing building of circular<br />
plan, 16m in diameter. The building is arranged<br />
around a circular pillar 4 m in diameter. Two sets<br />
of eight arcades radiate out from it, defining the<br />
two superimposed levels of a structure that has<br />
no parallel in Roman architecture. This imposing<br />
Neronian edifice has partially been cut away by<br />
later building, and just its upper floor has been<br />
excavated. The lower floor has been explored only<br />
superficially. At the top of the structure, covered in a<br />
layer of mortar, there are five circular holes, 25cm in<br />
diameter, filled with a dark substance which is being<br />
analysed. At the exact centre of the pier there is a<br />
25 cm deep cavity, perhaps intended for a pivot. This<br />
may imply the presence of a mechanism supporting<br />
a rotating floor. With funds from the Commissioner,<br />
the excavation was extended to the south, revealing<br />
the existence of an outbuilding, possibly a service<br />
structure, with fixtures for metal elements. The<br />
excavation also led to the discovery of the exterior<br />
wall of the building, where one limestone block<br />
and the remains of a second are still in situ. An<br />
association immediately springs to mind with<br />
Suetonius’s description of the Cœnatio Rotunda<br />
(‘Rotating Dining Room’) of the Domus Aurea.<br />
The latter was Nero’s residence, described by many<br />
ancient authors, that stretched from the Palatine to<br />
the Oppian Hill. This very important hypothesis is<br />
supported by many factors, not the least of which<br />
is its scenic location, overlooking the valley of the<br />
Colosseum with a view of the Alban Hills too, an<br />
appropriate setting for such a rotating tower.
C O L O S S E O<br />
C O L O S S E U M<br />
47 COLOSSEO
NERO CLAUDIUS CAESAR<br />
AUGUSTUS GERMANICUS<br />
Sono tornato nella mia casa, la Domus Aurea. Qui<br />
dove Vespasiano ha costruito l’anfiteatro, un edificio<br />
seriale, uguale a decine di anfiteatri sparsi in ogni<br />
territorio dell’Impero, era il lago della mia residenza,<br />
un’opera di architettura unica, che non ho avuto il<br />
tempo di completare.<br />
Anche io ho costruito, o terminato, non ricordo<br />
più, un anfiteatro, nel centro di Roma, ma non ho<br />
amato gli spettacoli cruenti, i gladiatori, le belve.<br />
Sono stato un uomo di grande cultura, e ho tentato<br />
di diffonderla in ogni strato della popolazione,<br />
anche aprendo apposite scuole di canto, musica,<br />
declamazione. Ho amato la Grecia, Napoli e la<br />
Campania tutta, terra di solida cultura ellenica,<br />
bagnata dal mare in cui amavo nuotare, libero dai<br />
gravosi impegni della corte.<br />
Sono morto giovane, a poco meno di 32 anni, e<br />
nella mia breve vita sono stato oggetto di insulti<br />
e di accuse di ogni genere, che ho tollerato con<br />
infinita pazienza. Tra queste, avere incendiato<br />
Roma: ma come avrei potuto incendiare la mia<br />
stessa casa, le dimore dei miei antenati, che sono<br />
state distrutte dall’incendio? Sono stato accusato<br />
di avere espropriato Roma per costruire la mia<br />
Domus Aurea, un capolavoro incompiuto di<br />
architettura: ma la maggior parte dei terreni era di<br />
mia proprietà! Delle mie opere tutto hanno distrutto<br />
i miei successori e non resta, ormai, quasi più nulla,<br />
poco più di quello che vedrete nella mostra che vi<br />
accompagnerà, per la prima volta, nei luoghi di<br />
48 COLOSSEO<br />
I have returned to my home, the Domus Aurea.<br />
Here, where Vespasian has constructed an<br />
amphitheatre, a commonplace building like dozens<br />
of others spread throughout the Empire, there was<br />
once the lake that formed part of my residence. This<br />
residence was a unique architectural creation, which<br />
I did not have time to finish.<br />
I also built, or completed, I don’t remember<br />
which, an amphitheatre in the centre of Rome.<br />
But I didn’t enjoy cruel spectacles, gladiators and<br />
wild beasts. I was a man of high culture, and I<br />
attempted to spread that culture to every section of<br />
the population. I even opened specialised schools of<br />
singing, music and oration. I loved Greece, Naples<br />
and the whole of Campania, the land where Greek<br />
culture endures, bathed by the sea in which I loved<br />
to swim, free from the weighty business of court.<br />
I was young when I died, not yet 32, and in my brief<br />
life I was subjected to insults and accusations of<br />
every type. I endured these with infinite patience. I<br />
was accused of setting fire to Rome. But how could<br />
I have set fire to my own home, the dwelling-places<br />
of my ancestors, that were destroyed by the fire? I<br />
was accused of having expropriated Rome to build<br />
my Domus Aurea, an unfinished architectural<br />
masterwork. But most of the land was my own<br />
property! My successors have destroyed all of my<br />
achievements and now almost nothing remains, only<br />
what you will see in this exhibition that, for the first<br />
time, will lead you through the places relating
D O M U S A U R E A<br />
N E RO N I S<br />
D O M U S A U R E A<br />
N E RO N I S<br />
49 COLOSSEO
L’artificiosità e la ricerca del controllo sulla natura<br />
sono alcuni dei principi ispiratori dell’architettura<br />
neroniana che furono applicati nel più celebre tra<br />
i progetti dell’imperatore, la Domus Aurea, una<br />
residenza pensata dallo stesso <strong>Nerone</strong> come cornice<br />
consona alla sua regalità e divinità. La costruzione<br />
iniziò dopo l’incendio del 64, sfruttando in gran<br />
parte le aree rese disponibili proprio dalla catastrofe,<br />
e va inserita nel quadro della pianificazione di<br />
una nuova Roma finalmente adeguata al modello<br />
di Alessandria. Con la Domus Aurea <strong>Nerone</strong><br />
intendeva dunque realizzare una vera e propria<br />
reggia, simile appunto a quelle ellenistiche,<br />
concludendo finalmente l’opera iniziata con la<br />
Domus Transitoria, con cui egli aveva cercato di<br />
riunire gli edifici residenziali che facevano già<br />
parte del suo patrimonio sull’Esquilino (i grandi<br />
giardini imperiali, in primo luogo gli Horti di<br />
Mecenate) e sul Palatino. Il progetto si espanse però<br />
rapidamente fino a includere anche gran parte del<br />
Celio e della Velia, formando quasi una città nella<br />
città. Come scrive Tacito la realizzazione dell’opera<br />
fu affidata a due architetti geniali, Severo e Celere,<br />
che tentarono nello stesso tempo di ridisegnare<br />
intorno alla via Sacra l’aspetto stesso del centro della<br />
capitale dell’impero e, all’interno della Domus, di<br />
rimodellare la natura dei luoghi ricreandovi quei<br />
paesaggi del mito e dell’idillio tipici degli Horti e<br />
amati anche dalla pittura del tempo: nell’enorme<br />
spazio a disposizione le parti costruite affioravano<br />
tra i boschi, giardini e specchi d’acqua, creando così<br />
nuovi suggestivi panorami, incantevoli affacci sui<br />
bacini artificiali e scorci bucolici, probabilmente<br />
“animati” da statue.<br />
R I D I S E G N A R E<br />
I L PA E S AG G I O<br />
R E C R E AT I N G<br />
T H E L A N D S C A P E<br />
50 COLOSSEO<br />
Artifice and an attempt to control nature are two<br />
of the main inspirations of Neronian architecture<br />
applied to the emperor’s most famous project, the<br />
Domus Aurea. This was the residence that Nero<br />
intended to be a suitable backdrop for his regal<br />
majesty and divinity. Construction began after the<br />
fire of AD 64, and made use of the areas cleared by<br />
this catastrophe. It was part of the plan for a new<br />
Rome that finally would be worthy of comparison<br />
with Alexandria. Thus, with the Domus Aurea,<br />
Nero aimed to create a proper palace, like<br />
Hellenistic examples.<br />
This would complete the project that began with<br />
the Domus Transitoria, with which he sought<br />
to unite the residential buildings that belonged<br />
to him on the Esquiline Hill (the great imperial<br />
gardens, and in particular the Horti of Maecenas)<br />
and on the Palatine Hill.<br />
The project quickly expanded to include large<br />
parts of the Caelian and Velian Hills as well,<br />
almost forming a city within a city. Tacitus relates<br />
that the work was entrusted to two brilliant<br />
architects, Severus and Celer. In the same period<br />
they attempted to redesign the appearance of the<br />
centre of the capital of the empire in the area of<br />
the Via Sacra, and, within the Domus, to reshape<br />
the natural character of places to recreate the<br />
mythological and idyllic landscapes typical of the<br />
Horti , also found in paintings of the period. In the<br />
enormous space available, man-made structures<br />
appeared between the woods, gardens and ponds,<br />
creating breathtaking new panoramas, enchanting<br />
views of artificial lakes, and bucolic scenes,<br />
probably peopled by statues.
La Domus Aurea occupava uno spazio molto ampio<br />
compreso tra Palatino, Velia, Esquilino, Oppio e<br />
Celio ed era costituita da settori e padiglioni separati,<br />
costruiti in mezzo a boschi e giardini come nelle<br />
ville suburbane del tempo. Il fulcro visivo di tutto<br />
il complesso doveva essere il Colosso, l’opera dello<br />
scultore greco Zenodoro che raffigurava Sol/Helios<br />
con il volto di <strong>Nerone</strong>. La statua era destinata al<br />
padiglione eretto nella valle tra Velia, Palatino e Oppio<br />
e usato come vestibolo della Domus. Dal vestibolo<br />
si dipartivano, disposti quasi a raggiera, i vari<br />
settori della “casa” di <strong>Nerone</strong> e si raggiungeva subito<br />
l’ampio bacino artificiale quadrangolare, alimentato<br />
dall’acquedotto Claudio, circondato da lunghi<br />
portici, bacino che sarà poi colmato in età flavia per<br />
costruirvi il Colosseo. È probabile che questo specchio<br />
d’acqua servisse anche per raccogliere le acque di altri<br />
laghetti minori che allietavano i giardini. Sul bacino<br />
si affacciavano gli altri settori della Domus, disposti<br />
sulle alture circostanti. Verso l’Esquilino il limite della<br />
Domus erano i giardini (horti) di Mecenate, già di<br />
proprietà imperiale nei quali <strong>Nerone</strong> risiedeva spesso<br />
anche prima del 64. Sull’Oppio sorgeva invece il<br />
grande palazzo che è oggi la parte meglio conservata<br />
del complesso neroniano, forse comprendente già<br />
un settore termale. Anche la zona del Palatino vide<br />
nuovi interventi, tra cui la realizzazione di una grande<br />
terrazza munita di torre, usata forse come sala per<br />
banchetti, mentre verso il Celio la costruzione del<br />
tempio del Divo Claudio, iniziata proprio da <strong>Nerone</strong><br />
nel 54, fu interrotta per lasciare il posto a un grande<br />
ninfeo, pensato sia come quinta scenografica delle<br />
passeggiate nei giardini interni della Domus sia come<br />
belvedere sul lago artificiale.<br />
L’ A RT I C O L A Z I O N E<br />
D E L L A<br />
D O M U S A U R E A<br />
T H E P L A N<br />
O F T H E<br />
D O M U S A U R E A<br />
51 COLOSSEO<br />
The Domus Aurea occupied a very large area between<br />
the Palatine, Velian, Esquline, Oppian and Caelian<br />
Hills and consisted of individual complexes and outbuildings<br />
built in the midst of woods and gardens, as<br />
in the suburban villas of the time. The visual focus of<br />
the complex would have been the Colossus, a work<br />
by the Greek sculptor Zenodorus that depicted Sol/<br />
Helios with the face of Nero. The statue was intended<br />
for the pavilion constructed in the valley between the<br />
Velian, Palatine and Oppian hills that was used as<br />
the vestibule of the Domus. From this vestibule, the<br />
different parts of Nero’s ‘house’ spread out , arranged<br />
almost radially, and soon one reached the wide,<br />
square artificial lake, fed by the Claudian aqueduct,<br />
and surrounded by long porticoes. Later, in the<br />
Flavian period, this lake would be filled in to build<br />
the Colosseum. It is likely that it also served to collect<br />
water from the other smaller lakes that adorned the<br />
gardens. The other parts of the Domus were located<br />
on the surrounding higher ground and overlooked the<br />
lake. On the Esquiline side, the Domus was bordered<br />
by the gardens (Horti) of Maecenas, imperial property<br />
where Nero often resided even before AD 64. On the<br />
Oppian Hill there was a large palace which today is<br />
the best preserved part of the Neronian complex and<br />
which may have included a bath building. Even the<br />
Palatine area saw new developments, including the<br />
construction of a large terrace with towers, perhaps<br />
used as banqueting halls, while on the Celian the<br />
construction of the temple of Divine Claudius, started<br />
by Nero himself in AD 54, was interrupted to make<br />
way for a grand nymphaeum. This was meant to serve<br />
as both a backdrop for the garden walks within the<br />
Domus and a vantage point over the artificial lake.
A M B I E N T I<br />
D E L L A<br />
D O M U S A U R E A<br />
RO O M S<br />
O F T H E<br />
D O M U S A U R E A<br />
52 COLOSSEO
Della Domus Aurea è sopravvissuto solo il grande<br />
palazzo sul Colle Oppio, preservato dalla costruzione<br />
delle soprastanti terme di Traiano e costruito su<br />
strutture più antiche, testimoni preziose di una<br />
fase precedente, forse da attribuire alla Domus<br />
Transitoria in corso di realizzazione prima<br />
dell’incendio del 64. Il palazzo, caratterizzato da<br />
soluzioni tecnologicamente innovative e da una<br />
planimetria molto complessa, appare oggi formato<br />
da due ali, una cosiddetta orientale, realizzata<br />
per prima, che si presentava come un edificio a<br />
due piani, inquadrato da due cortili mistilinei,<br />
con al centro la stupefacente sala ottagonale, e<br />
l’altra, detta occidentale costituita da un grande<br />
peristilio con fontana centrale circondato da tre<br />
lati di ambienti rigorosamente ortogonali. Secondo<br />
l’ipotesi tradizionale una terza ala riproduceva la<br />
stessa planimetria dell’ala occidentale dalla parte<br />
opposta di quella orientale, rendendo simmetrico<br />
il palazzo e facendo della Sala Ottagona il centro<br />
dell’edificio. In ogni caso la Sala Ottagona, con i suoi<br />
ambienti satelliti, era sia lo spazio più innovativo,<br />
che ha anticipato soluzioni adottate in molti edifici<br />
posteriori a pianta centrale, sia il più sorprendente<br />
per la novità degli effetti di luce determinati<br />
dall’oculus e dalle altre aperture presenti<br />
nell’estradosso della cupola e usate per illuminare le<br />
stanze circostanti.<br />
I L PA L A Z Z O<br />
S U L C O L L E O P P I O<br />
T H E PA L AC E<br />
O N T H E O P P I A N H I L L<br />
53 COLOSSEO<br />
Of the Domus Aurea, only the large palace on the<br />
Oppian Hill has survived. It was preserved by the<br />
construction of the overlying Baths of Trajan and<br />
in turn was built over older structures, valuable<br />
evidence of an earlier phase, perhaps Domus<br />
Transitoria that was under construction before the<br />
fire of AD 64. The palace is characterised by its<br />
technologically innovative construction techniques<br />
and its extremely complex layout. Today it appears<br />
to take the form of two wings. The so-called east<br />
wing was built first, and was a building over two<br />
levels, enclosed by two mixtilinear courtyards, with<br />
the astonishing octagonal hall at its centre. The<br />
other, so-called western, wing contained a large<br />
peristyle with a central fountain surrounded on<br />
three sides by rooms that were rigidly orthogonal in<br />
shape. According to the traditional hypothesis, there<br />
was a third wing, which had the same plan as the<br />
western wing on the opposite side of the east wing,<br />
thus making the palace symmetrical and making<br />
the Orthogonal Room the centre of the building. In<br />
any case, the Orthogonal Room with its satellites<br />
was the most innovative space in the palace, using<br />
techniques adopted in many later buildings that<br />
had a central focus. The most surprising are the<br />
novel lighting effects caused by the oculus and other<br />
openings in the extrados of the cupola, used to<br />
illuminate the surrounding rooms.
Una delle maggiori caratteristiche dell’architettura<br />
neroniana era il lusso della decorazione interna (i<br />
pavimenti, il rivestimento marmoreo delle pareti,<br />
gli stucchi e gli affreschi, i mosaici, l’arredo statuario<br />
ecc.) con cui si voleva stupire lo spettatore. Il fasto<br />
della Domus Aurea doveva essere eccezionale,<br />
sebbene ne sia rimasto ben poco, anche nel padiglione<br />
sopravvissuto sul colle Oppio, dove la spoliazione<br />
dei marmi è stata sistematica. Un esile ed elegante<br />
pilastrino intarsiato suggerisce comunque la ricchezza<br />
e la raffinatezza della decorazione architettonica<br />
dell’edificio in cui i rivestimenti marmorei policromi<br />
delle pareti andavano acquistando uno spazio sembre<br />
maggiore, anche a discapito degli affreschi, riservati<br />
alle volte e ai soffitti. Le stanze del padiglione<br />
consentono però di ricostruire almeno in parte<br />
proprio l’aspetto della decorazione pittorica, che<br />
Plinio il Vecchio (XXXV, 120) ha attribuito al<br />
pittore Fabullus (o Famulus) del quale elogiava lo<br />
stile attento alle tonalità dei colori e la preferenza<br />
per i soggetti mitologici. Gli affreschi conservati<br />
costituiscono anche una testimonianza dell’influsso<br />
dei desideri dell’imperatore nella scelta dei temi, come<br />
suggerisce il frequente riferimento omerico, visibile<br />
sia nel mosaico con Ulisse e il Ciclope del “Ninfeo<br />
di Polifemo” sia negli affreschi con l’Addio di Ettore<br />
ad Andromaca e Lo svelamento di Achille a Sciro, in<br />
cui l’eroe, nascosto dalla madre Teti tra le figlie del re<br />
Licomede, era rappresentato mentre, alla vista delle<br />
armi, si liberava con impeto delle vesti femminili. La<br />
Domus Aurea doveva inoltre ospitare anche un ricco<br />
arredo scultoreo, che in parte <strong>Nerone</strong> si era procurato<br />
in Grecia. Tra le poche statue conservate va ricordata<br />
una bella statua di Musa seduta.<br />
D E C O R A Z I O N E<br />
P I T TO R I C A E A R R E D O<br />
S C U LTO R E O<br />
P I C TO R I A L<br />
D E C O R AT I O N<br />
A N D S C U L P T U R A L<br />
F U R N I S H I N G S<br />
54 COLOSSEO<br />
One of the most important features of Neronian<br />
architecture was the luxury of its interior decoration<br />
(the floors, marble wall revetments, stucco and<br />
frescoes, mosaics, sculpture, and so on), which were<br />
intended to overwhelm the viewer. The splendour<br />
of the Domus Aurea must have been exceptional,<br />
even though little of it remains today, not even in<br />
the surviving pavilion on the Oppian Hill which<br />
has been robbed systematically of its marbles.<br />
However, a slender and elegant inlaid pilaster hints<br />
at the richness and refinement of the architectural<br />
decoration of the building. The polychrome marble<br />
wall revetments walls took up more and more space,<br />
to the detriment of the frescoes which were reserved<br />
for the vaults and ceilings. The rooms of the pavilion<br />
permit a partial reconstruction of the appearance<br />
of the painted decoration, which Pliny the Elder<br />
(XXXV, 120) attributed to the painter Fabullus (or<br />
Famulus), praising the careful attention given to the<br />
colour tones and the preference given to mythological<br />
themes. The surviving frescoes are evidence of<br />
the influence that the emperor’s tastes had on the<br />
choice of themes. This is suggested by the frequent<br />
references to Homer, seen in the mosaic with Ulysses<br />
and the Cyclops in the ‘Nymphaeum of Polyphemus’<br />
and in the paintings that depict Hector’s farewell to<br />
Andromache and The unveiling of Achilles at Skyros<br />
in which the hero, hidden among the daughters of<br />
king Lycomedes by his mother Tetis, is depicted<br />
freeing himself hastily of female clothes after seeing<br />
weapons. The Domus Aurea must also have been<br />
home to a rich sculptural collection, acquired by<br />
Nero partly in Greece. Among the few examples that<br />
remain there is a beautiful statue of a Seated Muse.
A Oplontis, un piccolo insediamento dipendente<br />
da Pompei, è stata scavata una grande villa,<br />
costruita intorno alla metà del I sec. a.C. e<br />
ampliata tra l’età claudia e quella neroniana. Il<br />
ritrovamento nello scavo di almeno un graffito con<br />
il nome di un servo di una Poppea ha fatto pensare<br />
che la villa fosse di proprietà di Poppea Sabina, la<br />
seconda moglie di <strong>Nerone</strong>, sposata nel 62 d.C. e<br />
morta nel 65 d.C. La famiglia di Poppea aveva in<br />
effetti da tempo possedimenti nell’area vesuviana<br />
e profondi legami con Pompei, ma l’attribuzione<br />
della villa alle proprietà dell’imperatrice resta<br />
dubbia. Le statue rinvenute consentono comunque<br />
di farsi un’idea dell’aspetto dell’arredo scultoreo<br />
di una grande villa romana in età giulio-claudia.<br />
Le statue di Efebo e di Amazzone costituivano<br />
una coppia e si trovavano entrambe presso la<br />
grande natatio (piscina), una delle aggiunte più<br />
significative della fase claudio-neroniana della<br />
villa. Il raffinato cratere neoattico ornato da una<br />
danza di guerrieri era in corso di restauro prima<br />
dell’eruzione del 79 d.C. perché ritenuto un pezzo<br />
“antico” di pregio. Infine la statuetta di Venere<br />
mentre si slaccia il sandalo ricorda l’importanza<br />
nell’area vesuviana della dea, che era venerata a<br />
Pompei come Venus Pompeiana e alla quale la<br />
stessa Poppea era devota.<br />
L A V I L L A<br />
D I O P L O N T I S<br />
T H E V I L L A<br />
AT O P L O N T I S<br />
55 COLOSSEO<br />
A large villa has been excavated at Oplontis, a<br />
small settlement dependent on Pompeii. The<br />
villa was built in the mid 1st century BC and was<br />
extended during the reigns of Claudius and Nero.<br />
The discovery during its excavation of at least one<br />
graffito bearing the name of a slave of a certain<br />
Poppaea has led to the theory that the villa belonged<br />
to Poppaea Sabina, Nero’s second wife. She married<br />
him in AD 62, and died in AD 65. The Poppaeii<br />
family had actually owned property in the Vesuvian<br />
area for some time and had close ties with Pompeii.<br />
But the attribution of the villa to the property of<br />
the empress remains in doubt. However, the statues<br />
discovered here give an idea of the appearance of the<br />
sculptural furnishings of a grand Roman villa in the<br />
Julio-Claudian period. The statues of the Ephebe<br />
and the Amazon form a couple and were both<br />
found near the great natatio (swimming pool), one<br />
of the most important additions to the villa in its<br />
Claudian-Neronian phase. The fine neoattic crater<br />
decorated with dancing warriors was undergoing<br />
restoration before the eruption of AD 79, because it<br />
was viewed as a precious piece of ‘antiquity’. Finally<br />
the statuette of Venus unbinding her sandal reminds<br />
us of this goddess’ importance in the Vesuvian area.<br />
She was venerated at Pompeii as Venus Pompeiana,<br />
and Poppaea herself was devoted to her.
G L I S PA Z I V E R D I<br />
D E L L A D O M U S A U R E A<br />
T H E G R E E N A R E A S<br />
O F T H E D O M U S A U R E A<br />
56 COLOSSEO
scheda catalogo<br />
a cura di: Rossella Rea e<br />
Maria Antonietta Tomei<br />
catalogo: <strong>Electa</strong><br />
pagine: 256<br />
prezzo: 40 euro<br />
formato: 28X24<br />
sommario<br />
Storia e leggenda<br />
10 <strong>Nerone</strong> o dell’impossibile<br />
Andrea Giardina<br />
26 Fine di una dinastia:<br />
la morte di <strong>Nerone</strong><br />
Marisa Ranieri Panetta<br />
La fortuna<br />
36 Saggi di iconografia neroniana<br />
nelle Accademie italiane tra Otto<br />
e Novecento<br />
Giacomo Agosti<br />
44 “Lux in tenebris”. <strong>Nerone</strong> e i primi<br />
cristiani nelle opere di<br />
Enrico Siemiradzki e Jan Styka<br />
Jerzy Miziołek<br />
62 <strong>Nerone</strong> superstar<br />
Giuseppe Pucci<br />
L’incendio<br />
76 <strong>Nerone</strong> e il grande incendio del 64 d.C.<br />
Clementina Panella<br />
<strong>Nerone</strong>, il grande costruttore<br />
92 “Qualis artifex pereo”.<br />
L’architettura neroniana<br />
Alessandro Viscogliosi<br />
108 L’attività edilizia a Roma all’epoca<br />
di <strong>Nerone</strong><br />
Henner von Hesberg<br />
118 <strong>Nerone</strong> sul Palatino<br />
Maria Antonietta Tomei<br />
136 Gli atri odiosi di un re crudele<br />
Andrea Carandini con Daniela Bruno<br />
e Fabiola Fraioli<br />
152 La Domus Transitoria: un’ipotesi<br />
di collocazione<br />
Heinz-Jürgen Beste<br />
156 La Domus Aurea<br />
Alessandro Viscogliosi<br />
160 La Domus Aurea nella valle<br />
del Colosseo e sulle pendici<br />
della Velia e del Palatino<br />
Clementina Panella<br />
170 Domus Aurea, il padiglione<br />
dell’Oppio<br />
Heinz-Jürgen Beste<br />
L’artista e comunicatore<br />
176 <strong>Nerone</strong> e il “potere delle immagini”<br />
Matteo Cadario<br />
190 La pittura di età neroniana<br />
Irene Bragantini<br />
202 <strong>Nerone</strong>, le arti e i ludi<br />
Rossella Rea<br />
218 La letteratura al tempo di <strong>Nerone</strong><br />
Emanuele Berti<br />
Apparati<br />
232 Regesto delle opere in mostra<br />
244 Cronologia<br />
a cura di Marisa Ranieri Panetta<br />
248 Bibliografia<br />
57 SCHEDA CATALOGO
Presidenza del Consiglio dei Ministri<br />
Commissario Delegato per la<br />
realizzazione degli interventi urgenti<br />
nelle aree archeologiche di Roma<br />
e Ostia antica<br />
Ministero per i Beni e le Attività culturali<br />
Soprintendenza Speciale<br />
per i Beni Archeologici di Roma<br />
anfiteatro flavio<br />
II ordine –<br />
interventi<br />
di restauro<br />
degli ambulacri<br />
Appunti di lavoro<br />
Parte della mostra è allestita nell’area oggetto di interventi<br />
conservativi a carattere diffuso, funzionali sia<br />
alla tutela e alla valorizzazione della struttura architettonica<br />
antica – volte, archi, pilastri portanti –, sia<br />
al generale miglioramento delle condizioni di decoro<br />
e, quindi, di visita. I lavori sono tuttora in corso: si è<br />
voluto, tuttavia, offrire in anteprima ai visitatori della<br />
mostra la possibilità di fruire dei risultati raggiunti,<br />
in vista dei prossimi, e più estesi, interventi.<br />
Gli interventi hanno previsto preliminari test di<br />
pulitura comparata degli elementi in travertino e<br />
indagini scientifiche, il tutto necessario per mettere<br />
a punto un’adeguata metodologia di intervento.<br />
Dall’esame macroscopico compiuto per valutare lo<br />
stato di conservazione delle epidermidi lapidee è<br />
emerso che i pilastri manifestavano varie forme di<br />
alterazione e degrado. Infatti, le superfici da trattare<br />
si presentavano interessate soprattutto da un diffuso<br />
e spesso strato di ‘sporco’, dall’intensa colorazione<br />
grigio-nerastra, determinatosi principalmente dalla<br />
deposizione di particellato inquinante contenente<br />
un alto tenore di idrocarburi dovuto allo smog. Le<br />
analisi di laboratorio condotte sulle forme di alterazione<br />
e di deterioramento del travertino hanno rilevato<br />
la presenza di vari strati di prodotti carboniosi<br />
uniti a gesso microcristallino, ossalato di calcio,<br />
residui della combustione di legna, nonché patine a<br />
componente terrosa e pozzolanica.<br />
La pulitura dei blocchi di travertino è stata eseguita<br />
con acqua nebulizzata – in media 4/6 ore per lato<br />
di ciascun pilastro – unita a due cicli di spazzolatura<br />
con spazzole di nylon a setola morbida.<br />
Preventivamente all’erogazione dell’acqua, si è provveduto<br />
al trattamento delle staffe e delle grappe in<br />
ferro moderne mediante applicazione di inibitore di<br />
corrosione e di resina acrilica protettiva, impiegata<br />
anche per il consolidamento preventivo delle aree di<br />
travertino localmente decoese.<br />
Questo procedimento pulente – già applicato per le<br />
campionature condotte all’esterno dell’Anfiteatro –<br />
ha dimostrato come l’azione dell’acqua nebulizzata<br />
fosse in grado di rimuovere anche lo strato di ‘sporco<br />
grasso’ che interessava, in maniera diffusa, le superfici<br />
di travertino degli ambulacri interni, lasciando<br />
comunque una ‘patina’ dal variegato colore ocraceo.<br />
In presenza, invece, di localizzate e più tenaci incrostazioni,<br />
si è proceduto mediante strumenti e utensili<br />
meccanici di precisione.<br />
La variegata ‘patina’ posta in luce a seguito della<br />
pulitura caratterizza l’epidermide lapidea e costituisce<br />
una sorta di ‘qualificazione cromatico-estetica’<br />
dell’area trattata.<br />
L’intervento di pulitura delle volte – realizzate con<br />
intonaco, malta di calce ed elementi in laterizio – è<br />
consistito in spazzolatura a secco con, talvolta, un<br />
minimo apporto di acqua, il tutto compiuto previa<br />
verifica della tenuta statica.<br />
Infine, allo scopo di raccordare cromaticamente gli inserti<br />
di travertino e i relativi giunti di malta – posti in<br />
opera nel XIX secolo quali elementi di rinforzo strutturale<br />
dei pilastri – sono stati eseguiti interventi di<br />
‘presentazione estetica’ tramite l’impiego sia di ‘scialbi’<br />
a base di acqua di calce adeguatamente pigmentata,<br />
sia di nuove malte dalla variata granulometria.<br />
Coordinamento Commissario Delegato: Arch. Pia Petrangeli<br />
(soggetto attuatore) e Arch. Sonia Martone<br />
Responsabile Unico del Procedimento: Arch. Piero Meogrossi<br />
Soprintendente SSBAR: Dott.ssa Anna Maria Moretti<br />
Direttore dei Lavori: Arch. Piero Meogrossi<br />
Direttore del Monumento: Dott.ssa Rossella Rea<br />
Responsabile scientifico per il Restauro: Dott.ssa Giovanna Bandini<br />
Direzione Tecnica del Monumento: Arch. Piero Meogrossi<br />
(direttore tecnico) e Arch. Barbara Nazzaro<br />
Coordinatore per la Sicurezza: Ing. Ida Simonelli<br />
Impresa appaltatrice: R.E.M.I. srl,<br />
Preposto: Sig. Leonardo Di Padova<br />
Direttore Tecnico di cantiere: Arch. Edvige Mongello<br />
Restauratore: Sig. Emiliano Africano<br />
58 II ORDINE - INTERVENTI DI RESTAURO DEGLI AMBULACRI
nerone<br />
La visita alla mostra con un archeologo.<br />
Un percorso nell’antico per conoscere la figura<br />
di un imperatore dal grande fascino<br />
Roma – Colosseo, Foro romano, Palatino<br />
12 aprile – 18 settembre 2011<br />
comunicato stampa<br />
La visita alla mostra si snoda attraverso un percorso<br />
molto articolato che consentirà non solo di conoscere<br />
a fondo l’Imperatore, la sua politica, le sue arti, la sua<br />
cultura ed il suo interesse per gli eventi culturali, l’arte<br />
e l’architettura ma permetterà inoltre al visitatore<br />
di rivalutare la figura di <strong>Nerone</strong> che troppo spesso la<br />
storia e la tradizione ci hanno riconsegnato come un<br />
imperatore sanguinario ed incendiario.<br />
Tre i percorsi che verranno proposti al visitatore, uno<br />
per ogni sito che verrà così valorizzato aggiungendo i<br />
temi legati alla mostra.<br />
1.<strong>Nerone</strong> al Foro Romano: il percorso tocca la Curia<br />
Iulia dove sono esposti i ritratti dei personaggi che<br />
fecero parte della quotidianità e della famiglia di <strong>Nerone</strong>.<br />
Insieme all’immagine ufficiale dell’Imperatore<br />
si ripercorreranno anche una serie di opere che nel<br />
corso dei secoli lo hanno raccontato. Durante la visita<br />
ci si sofferma al Tempio di Romolo dove l’Imperatore<br />
verrà presentato attraverso le immagini del cinema<br />
internazionale.<br />
2.<strong>Nerone</strong> al Palatino: i luoghi neroniani. Alcuni documenti<br />
della Domus Transitoria esposti al Museo<br />
Palatino, come le volte dove è possibile riconoscere i<br />
segni del famoso incendio del 18 Luglio del 64 d.C. e<br />
delle straordinarie tarsie marmoree; Il criptoportico<br />
della Domus che reca ancora le decorazioni in stucco,<br />
un pavimento in opus sectile in situ originale della<br />
Domus Transitoria, la coenatio rotunda e la visita allo<br />
scavo della Domus Tiberiana.<br />
3.<strong>Nerone</strong> al Colosseo: un percorso molto particolare,<br />
e tuttavia inedito, ci consentirà di ripercorrere la<br />
valle, che oggi chiamiamo Valle del Colosseo e che un<br />
tempo ospitava il famoso lago della Domus Aurea,<br />
così come si presentava prima del disastroso incendio<br />
al quale è seguito un capovolgimento totale dell’assetto<br />
urbanistico di Roma. Gli scavi archeologici hanno<br />
permesso di ricostruire con estrema precisione quanto<br />
accaduto e di come tutto ciò non sia assolutamente<br />
imputabile a <strong>Nerone</strong>. Insieme a questo resoconto<br />
dei tragici eventi di cui l’Imperatore venne accusato,<br />
nel percorso verranno anche illustrate le varie residenze<br />
che lui ha fatto costruire a Roma e sul litorale<br />
laziale e campano.<br />
Ufficio Stampa Pierreci/Codess<br />
Leonardo Guarnieri<br />
tel. +39.06.39080745 – 329 4983652<br />
leonardo.guarnieri@pierreci.it<br />
59 COMUNICATO DIDATTICA PIERRECI
progetto<br />
katatexilux<br />
Progetto KatatexiLux è il nome sotto il quale vengono<br />
prodotti i lavori relativi ad applicazioni computerizzate<br />
legate ai beni culturali, realizzate dallo Studio<br />
associato degli architetti Stefano Borghini e Raffaele<br />
Carlani, il cui interesse si rivolge in particolare alla<br />
ricerca, coadiuvata da strumenti informatici, nell’ambito<br />
della storia dell’arte e dell’architettura.<br />
L’obiettivo di Progetto KatatexiLux è quello di sfruttare<br />
l’informatica in un settore di studi di antica tradizione<br />
e di proporre un uso sperimentale della stessa<br />
al fine di individuare, oltre ad un efficace approccio<br />
alla divulgazione, un interessante ed innovativo strumento<br />
di indagine scientifica per lo studio e la ricerca.<br />
L’idea portante è che il mezzo informatico possa<br />
diventare lo strumento attraverso il quale sia possibile<br />
realizzare il sogno che fu di Raffaello: quello della<br />
ricostruzione del mondo antico unendo le competenze<br />
dello storico a quelle dell’artista, coniugando la ricerca<br />
della qualità scientifica, da un lato, alla capacità<br />
di emozionare, dall’altro.<br />
Correttezza scientifica e attenzione ai contenuti estetici<br />
sono dunque l’esito a cui aspirano questi lavori,<br />
che costituiscono solo il risultato finale di scrupolosi<br />
processi di ricostruzione, in grado, attraverso una<br />
metodologia appositamente studiata, di giustificare<br />
ogni singola scelta ricostruttiva. Non si tratta dunque<br />
di apparati iconografici volti alla rappresentazione di<br />
un’idea preconcetta dell’architettura antica, ma è di<br />
fatto un nuovo modo di condurre la ricerca storicoarchitettonica:<br />
tutti i dati archeologici vengono vagliati<br />
con attenzione all’interno della ricostruzione e tutte<br />
le ipotesi espresse vengono accuratamente verificate<br />
attraverso una simulazione dei fenomeni fisici reali<br />
coinvolti nell’architettura.<br />
Progetto KatatexiLux nasce nel settembre del 2002<br />
dalle idee di due giovani studenti di architettura<br />
prossimi alla laurea e dalla loro comune passione<br />
per l’alta tecnologia e l’informatica applicata alla storia<br />
dell’architettura. Il nome deriva dalla “crasi” fra<br />
due termini: da una parte, il greco antico katatexitechnos<br />
(traducibile come “colui che disperde l’arte<br />
nelle minuzie”) che vuole rappresentare l’attenzione<br />
scientifica e la cura del dettaglio presente nei progetti<br />
dello studio; dall’altra, il latino medievale lux continua<br />
(principio ispiratore della architettura gotica)<br />
sottolinea l’aspetto emotivo e coinvolgente che costituisce<br />
l’altra principale aspirazione che anima i lavori<br />
affrontati.<br />
60 PROGETTO KATATEXILUX<br />
La collaborazione tra Stefano Borghini e Raffaele<br />
Carlani prende forma dal progetto di ricostruzione<br />
virtuale della Domus Aurea Neronis, iniziato nel<br />
2004 ma in continuo e costante aggiornamento.<br />
Il progetto viene premiato nel 2004 a Torino per essere<br />
giunto tra i primi quattro finalisti del premio<br />
MIMOS (Movimento Italiano di Modellazione e Simulazione)<br />
per lavori afferenti alle tematiche di simulazione<br />
e di realtà virtuale. È il primo di una serie<br />
di riconoscimenti ufficiali che portano il lavoro, in<br />
breve tempo, ad essere conosciuto presso un pubblico<br />
di addetti ai lavori e non solo. Nel mese di maggio<br />
2005, parte del materiale della ricerca viene acquistata<br />
dalla RAI (Radio Televisione Italiana) e viene<br />
trasmessa in programmi di divulgazione culturale.<br />
Una nuova versione degli spazi esterni della villa<br />
sarà nuovamente prodotta per la RAI nell’ottobre del<br />
2009.<br />
Progetto KatatexiLux si occupa nel tempo di molti<br />
altri lavori fra i quali spiccano il filmato “Domus Aurea<br />
Neronis.<br />
Viaggio virtuale nella reggia di un imperatore” con le<br />
ricostruzioni virtuali del palazzo neroniano, realizzato<br />
per la Notte Bianca di Roma del 2006; il progetto<br />
multimediale interattivo “Virtual Ara Pacis”, un’ambiziosa<br />
opera omnia informatizzata relativa al monumento,<br />
voluta dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali<br />
del Comune di Roma e attualmente residente<br />
all’interno del Museo dell’Ara Pacis in Roma; o ancora<br />
il filmato “Domus Aurea 1774” commissionato dal<br />
Museo della Fondazione Roma per la mostra “Roma<br />
e l’antico. Realtà e visione nel ‘700” inaugurata nel<br />
novembre del 2010. Nel settembre 2008 per lo spettacolo<br />
di luci “I colori dell’Ara Pacis”, Progetto KatatexiLux<br />
ha studiato e realizzato l’intera ipotesi restituiva<br />
dei colori originali dell’ara su base filologica.<br />
Si segnalano inoltre le partecipazioni ad eventi particolari,<br />
espressamente dedicati alle nuove tecnologie<br />
applicate ai beni culturali: fra questi si ricorda la mostra<br />
“Immaginare Roma antica”, prima esposizione<br />
mondiale di archeologia virtuale,<br />
tenutasi a Roma, ai Mercati di Traiano nel 2005, o<br />
la rassegna ArcheoVirtual, sezione della IX edizione<br />
della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico,<br />
tenutasi a Paestum (SA) nel novembre 2006.<br />
Dal mese di novembre 2005 lo studio collabora, in<br />
attività di supporto didattico, con la cattedra di Storia<br />
dell’architettura e dell’ urbanistica antica e medioevale<br />
della Facoltà di Architettura “Valle Giulia”<br />
dell’Università di Roma “La Sapienza”.<br />
Da questo momento in poi l’attività di docenza, più<br />
o meno costantemente, si accompagna al lavoro sul<br />
campo, con lezioni tenute presso master e corsi di<br />
formazione di livello universitario. Nel luglio 2008<br />
l’architetto Borghini, acquisisce il titolo di Dottore di
Ricerca in Storia dell’Architettura, e da marzo dello<br />
stesso anno è docente a contratto presso la Facoltà<br />
di Architettura “Ludovico Quadroni” della “Sapienza”<br />
Università di Roma. Dal 2007 lo studio inizia una<br />
collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie Applicate<br />
ai Beni Culturali del CNR su diversi progetti,<br />
e dal 2009/2010 Borghini e Carlani diventano entrambi<br />
ricercatori presso lo stesso istituto.<br />
Nell’ambito delle varie attività di ricerca, dal maggio<br />
2004 si segnala la partecipazione a numerose conferenze<br />
e convegni nazionali ed internazionali, attinenti<br />
la storia dell’architettura, l’archeologia e le nuove<br />
tecnologie applicate ai beni culturali: da Roma a<br />
Torino e da Berlino a Varsavia, i colloqui si svolgono<br />
presso istituti prestigiosi come la “Sapienza” Università<br />
di Roma, la Soprintendenza Speciale per i Beni<br />
Archeologici di Roma, il Deutsches Archäologisches<br />
Institut Rom o il Muzeum Narodowe di Varsavia e<br />
per enti autorevoli come il CAA (Computer Applications<br />
and Quantitative Methods in Archaeology) o il<br />
FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Negli anni, diversi<br />
articoli e contributi sono stati pubblicati negli<br />
atti dei convegni e su periodici specializzati.<br />
61 PROGETTO KATATEXILUX
La <strong>Mostra</strong> di <strong>Nerone</strong> trova la sua dimensione notturna<br />
presso l’edificio della Curia Julia che, oltre a contenere<br />
parte dell’esposizione, accoglierà sulla facciata<br />
verso Via dei Fori Imperiali le immagini dell’imperatore<br />
(e non solo), estratte dal repertorio scultoreo e<br />
pittorico più rappresentativo della sua personalità, ed<br />
elaborate opportunamente per “appartenere” al paesaggio<br />
dell’area archeologica centrale.<br />
Perfettamente visibili da Via dei Fori Imperiali, le<br />
proiezioni luminose costituiranno un segnale permanente<br />
della mostra, amplificandone la presenza oltre<br />
il suo confine spaziale, e regalando alla città una suggestiva<br />
prospettiva della visione dei fori.<br />
Il progetto e le elaborazioni delle proiezioni sono a<br />
cura di Livia Cannella. La direzione tecnica dell’allestimento<br />
è di Stefano Lattanzio, le attrezzature utilizzate<br />
per la proiezione di Artsound s.r.l.<br />
Livia Cannella, architetto e artista, vive e lavora a<br />
Roma. A partire dallo spazio teatrale, ha progressivamente<br />
trasferito nello spazio pubblico, attraverso i<br />
linguaggi della luce e delle proiezioni scenografiche,<br />
la propria ricerca artistica mirata all’esplorazione del<br />
rapporto tra i luoghi, la rappresentazione spettacolare<br />
e la comunicazione visiva.<br />
Nell’ambito di questo percorso prevalentemente incentrato<br />
sulla valorizzazione del patrimonio culturale,<br />
ha realizzato allestimenti in molti siti monumentali<br />
dell’area romana, tra cui il Colosseo, Palazzo dei<br />
Conservatori in Campidoglio, Mercati Traianei presso<br />
i Fori Imperiali, Fontana di Trevi, Villa Borghese,<br />
Villa Medici, Castel Sant’Angelo, Basilica di Santa<br />
Maria Sopra Minerva, Santa Maria in Aracoeli, Villa<br />
Adriana a Tivoli.<br />
La crescente esperienza è stata resa possibile anche<br />
dalla disponibilità delle Istituzioni a sperimentare –<br />
su contesti sensibili – l’efficacia e la sostenibilità di<br />
linguaggi espressivi capaci di accrescere notevolmente<br />
la sensibilità nei confronti del paesaggio urbano e<br />
storico-monumentale e la conoscenza del patrimonio<br />
culturale del nostro territorio.<br />
62 COMUNICATO STAMPA LIVIA CANNELLA