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psicodermatologia - Rivista Nuove Prospettive in Psicologia

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3. Note sul “simbolismo onirico”<br />

Freud <strong>in</strong>troduce il problema del simbolismo onirico e lo def<strong>in</strong>isce fattore<br />

di deformazione onirica che deve essere appaiato alla censura, anche se <strong>in</strong>dipendente<br />

da quest’ultima: il suo scopo è di rendere coperto e nebbioso il sogno stesso.<br />

Com’è noto, l’area del simbolismo è vasta e diversificata: dai miti alle favole,<br />

dai proverbi, ai detti popolari, dalle poesie alle musiche, alle pitture, alle sculture.<br />

Dice Freud che l’ambito delle cose che trovano rappresentazione simbolica è<br />

molto limitato: il corpo umano nel suo <strong>in</strong>sieme, i figli, i genitori, la morte, la<br />

casa, l’acqua (la nascita). La caratteristica fondamentale è che ci sono simboli che<br />

hanno un “taglio” di tipo sessuale, o per lo meno la base fondante è la d<strong>in</strong>amica<br />

edipica e oggi diremmo anche pre - edipica. Al contrario, i sogni dei bamb<strong>in</strong>i<br />

non sono distorti o confusi, ma chiari ed evidenti: il simbolo espresso <strong>in</strong> questi<br />

sogni è quello più semplice e più primitivo che si esprime alla stessa maniera<br />

nella d<strong>in</strong>amica proiettiva dei disegni e dei giochi dei bamb<strong>in</strong>i. Ascoltare di più e<br />

poi aspettare le “<strong>in</strong>terpretazioni” o, meglio, le comunicazioni riguardo al sogno<br />

che i pazienti stessi offrono nelle situazioni relazionali con lo psicologo. In effetti,<br />

diversi sono gli psicoanalisti che non hanno seguito “<strong>in</strong> toto” la l<strong>in</strong>ea di Freud. È<br />

<strong>in</strong>teressante parlare a tutto raggio con le persone <strong>in</strong>terlocutrici, specialmente<br />

con i giovani, seguendo due b<strong>in</strong>ari: una metodologia conversazionale sul sogno, che<br />

si esprime, da una parte, nella totalità del rapporto <strong>in</strong>terpersonale che va al di là del<br />

“dato onirico”, dall’altra una libera associazione di idee che è portata dall’<strong>in</strong>terlocutore<br />

stesso del momento. Questi due b<strong>in</strong>ari di comunicazione devono essere presenti all’attenzione<br />

d<strong>in</strong>amica e “costruttiva” dell’operatore per una buona alleanza di lavoro. Il sogno è, e<br />

resta, una comunicazione nella comunicazione, non è un prodotto speciale dell’<strong>in</strong>conscio<br />

separato dalle parole o dagli altri “atti di parole”, cioè dai comportamenti<br />

proposti e/o attesi nella relazione terapeutica. Il sogno diventa una realtà<br />

d<strong>in</strong>amica allorquando il terapeuta si chiede non tanto il significato tematico e simbolico<br />

del sogno (questo prima o poi emerge), quanto il perché il paziente racconta “questo”<br />

sogno <strong>in</strong> “questo” momento della conversazione o dell’<strong>in</strong>contro e quale messaggio l’<strong>in</strong>conscio<br />

desidera <strong>in</strong>viare, per esempio al gruppo di terapia, alla coppia, alla famiglia. Nel<br />

lavoro terapeutico onirico e gruppale verranno fuori sia un <strong>in</strong>teresse e sia un’attesa<br />

anche nei confronti degli elementi tematici e simbolici, ma soprattutto logici,<br />

che emergono dalla situazione <strong>in</strong>terpersonale del momento. Non e’ un problema<br />

soltanto di “conoscenza” ma anche di “convivenza” nel rapporto cl<strong>in</strong>ico.<br />

Questa d<strong>in</strong>amica è osservabile, <strong>in</strong> molti casi durante le psicoterapie di gruppo<br />

e di coppia, allorché un membro stimola il ricordo del sogno di un altro<br />

membro, o un s<strong>in</strong>tomo portato da un altro membro nasconde il ricordo di un<br />

sogno, o alimenta un altro s<strong>in</strong>tomo che, a sua volta, fa “ricordare” un fatto o un<br />

sogno, proprio durante le d<strong>in</strong>amiche conversazionali a c<strong>in</strong>que livelli (Agresta F.,<br />

1997; 2001; 2002). In questi casi la libera associazione del dialogo tra i membri<br />

del gruppo aiuta il terapeuta a “trovare“ la via regia nell’<strong>in</strong>conscio di gruppo attraverso<br />

sogni di copertura, di dimenticanze di nomi e di produzioni di lapsus<br />

visivi e / o uditivi che spesso, sono alla base di racconti, testimonianze di resoconti<br />

non veritieri o falsi.<br />

4. Lapsus di vita quotidiana...<br />

E’ molto importante, per il nostro lavoro, prestare la massima attenzione<br />

a tutti i lapsus, anche a quelli sottili e, all’apparenza, <strong>in</strong>significanti: spesso il<br />

soggetto “<strong>in</strong>treccia” una parola con un’altra ad es. nom<strong>in</strong>a uno zio di nome

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