psicodermatologia - Rivista Nuove Prospettive in Psicologia
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cambiamenti nella relazione di transfert o nei rapporti con altre figure significative.<br />
Questo criterio è assai vic<strong>in</strong>o alle posizioni ermeneutiche e postmoderne<br />
che sottol<strong>in</strong>eano la valenza pragmatica e il carattere “locale” della<br />
validazione di un’<strong>in</strong>terpretazione, che dipende dagli effetti che essa produce<br />
nel contesto particolare <strong>in</strong> cui è generata. L’<strong>in</strong>terpretazione terapeutica non<br />
è riflessione su un testo ma comunicazione ad un altro essere vivente, ed essa<br />
è valida quando riesce a offrire un significato che facilita il cambiamento.<br />
Guardando il problema dal punto di vista cl<strong>in</strong>ico, cioè dell’efficacia, che i<br />
suoi significati siano scoperti o creati può sembrare poco importante. Indubbiamente,<br />
però, queste due diverse prospettive cambiano l’atteggiamento<br />
verso i contenuti della propria mente degli attori del dramma analitico. L’assunto<br />
che ci siano contenuti <strong>in</strong>consci da portare alla luce, e che essi debbano<br />
essere tradotti per essere compresi dal pensiero razionale, fa dell’<strong>in</strong>terpretazione<br />
un pilastro della psicoanalisi. Ma J. Lacan ha sostenuto che l’analista<br />
che assume il ruolo di “chi sa tutto” rischia di ridurre l’analisi a un gioco <strong>in</strong><br />
cui il paziente può anticipare facilmente i suoi <strong>in</strong>terventi. Il paziente, allora,<br />
si adatta alle aspettative del cl<strong>in</strong>ico e produce una narrativa coerente col canovaccio<br />
da lui preferito (kle<strong>in</strong>iano, freudiano, junghiano ecc.). È <strong>in</strong>vece fondamentale,<br />
secondo J. Lacan, attenersi alla narrativa specifica del paziente,<br />
che non può essere <strong>in</strong>terpretata <strong>in</strong> base ad uno schema precostituito, ma solo<br />
negoziata (Frosh S., 2003). L’<strong>in</strong>terpretazione lacaniana non si propone di<br />
scoprire significati nascosti, ma di decostruire i significati cristallizzati per<br />
consentire all’analizzando di ascoltare i messaggi che <strong>in</strong>consciamente si <strong>in</strong>via<br />
(Evans D., 1996). L’analista evidenzia le ambiguità presenti nel discorso dell’analizzando<br />
e ne sviluppa i molteplici significati. Interviene, <strong>in</strong> particolare,<br />
quando la comunicazione è troppo prevedibile e diretta ad evitare l’emergere<br />
di contenuti <strong>in</strong>consci. I suoi commenti sono volti a favorire il flusso delle<br />
libere associazioni senza la presunzione di comunicare una qualche verità.<br />
Nella prospettiva lacaniana, sostiene S. Frosh, l’<strong>in</strong>terprete è il paziente e non<br />
l’analista (Frosh, 2003, p. 83).<br />
c. Empatia e realismo soggettivo<br />
1) La terapia centrata sul cliente. C. Rogers (1951), dubitando che le teorie<br />
possano garantire un fondamento “oggettivo” alle <strong>in</strong>terpretazioni del<br />
terapeuta, si <strong>in</strong>teressa piuttosto della realtà come evento percepito, come vissuto<br />
fenomenologico. Ovviamente, c’è una relazione tra mondo reale e mondo<br />
percepito. Ma, secondo C. Rogers, non è necessario impelagarci nella difficile<br />
questione del rapporto tra queste due polarità ed è sufficiente limitarci al vissuto<br />
della persona. Questo è diviso <strong>in</strong> due fondamentali componenti: l’esperienza<br />
organismica, più complessa e vic<strong>in</strong>a alla realtà del soggetto, e la<br />
simbolizzazione, cioè il processo di consapevolezza e presa di coscienza attraverso<br />
cui l’esperienza stessa viene conosciuta. Secondo C. Rogers, esperienza e<br />
simbolizzazione sono congruenti se l’essere umano si sviluppa <strong>in</strong> un ambiente<br />
empatico ed accettante. Se <strong>in</strong>vece alcuni aspetti dell’esperienza sono rifiutati<br />
da altri significativi, anche il bamb<strong>in</strong>o li rifiuta, costruendo un falso sé diverso<br />
dall’esperienza vissuta. La sofferenza psicologica è generata da tale contrasto,<br />
e la sua cura è l’ambiente empatico fornito dal terapeuta che si suppone possa<br />
riparare le carenze dell’ambiente orig<strong>in</strong>ario. Individuando nel vissuto un sostituto<br />
della più elusiva verità oggettiva, C. Rogers toglie al terapeuta, e alle sue