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Davis Bonfatti<br />
§ § §<br />
Babbo e mamma mi hanno dato due fratelli: Dario (che si doveva chiamare Achille) e<br />
Pietro (in famiglia chiamato Piero). Il primo è diventato uomo di legge affermato e di cui<br />
segretamente ne invidio il sapere, il secondo un Eroe. La sua dedizione al dovere, il suo<br />
amore per la Bandiera ne hanno deciso il destino. Nel cielo del Mediterraneo “assalito -<br />
dice la motivazione ufficiale del bollettino di guerra - da preponderanti forze avversarie,<br />
è stato... “.<br />
Piero ebbe la fortuna di ricevere un grosso dono: quello di saper affrontare con rara forza<br />
d’animo le avversità e il dolore fisico. Lo ricordo bambino: biondo, esuberante, impetuoso,<br />
briccone. Stava sempre - come si dice - nel mezzo. Quelli più grandicelli si mettevano in<br />
qualche impresa spericolata? Lui era con loro. Si buttavano dall’alto sull’ammucchiata di<br />
fieno nel gioco del volo dell’angelo? Lui si buttava. Rimediò una volta una sanguinante<br />
fessura in testa: disse che “non era niente” mentre gli suturavano a freddo la ferita e dagli<br />
occhi gli scendevano lacrime secche. In piscina, mentr’io tra il sì e il no mi bagnavo appena<br />
per vergognosi timori, lui salì sul trampolino più alto e si buttò. Ripescato per il rotto della<br />
cuffia, a chi gli domandava perché l’aveva fatto, rispose candido che “si buttavano tutti”.<br />
Veniva talvolta con me alla dottrina perché così, nel frattempo, mamma “poteva riposarsi”.<br />
Però finiva sempre col disturbare un poco tutti e una volta lo rimproverò perfino don Alfonso<br />
con un “almeno sta fermo in quell’angolo visto che non impari niente”. Ci restò male e lì<br />
per lì lo perdemmo di vista. Poi la campana di mezzo prese a rintoccare prima lenta e poi<br />
allegra come a gioire. Accorremmo e lo trovammo che, avvinghiato alla corda, andava su e<br />
giù con i rintocchi. Perché lo aveva fatto? Semplicemente – disse - perché non era vero che<br />
non sapeva far niente.<br />
Un giorno rientrò a casa inzuppato d’acqua e con un piccolo pesciolino rosso in mano.<br />
Lo aveva “pescato” nella vasca del giardino comunale. “E’ morto” disse mamma e lui,<br />
tran<strong>qui</strong>llo: “Domani ne vado a prendere un’altro”.<br />
Cominciò presto - Piero – a “mettere le ali”. Poco più che ragazzo già si dava da fare a<br />
Pavullo con il “volo a vela” (come si diceva a quei tempi), veleggiando su certi trabiccoli da<br />
sembrare - oggi - impossibili. Certamente emerse, se ebbe gli elogi di Italo Balbo. Ma il suo<br />
destino era l’aereo, quello vero, da cacciatore. Il Macchi col cavallino rampante, che nella<br />
storia dell’ardimento aereo ha lasciato in pace e in guerra tracce profonde, è stata la sua<br />
più importante con<strong>qui</strong>sta.<br />
Amava dedicarsi - in contemporanea - al pugilato e nella categoria dei pesi medi molte<br />
furono le sue vittorie anche prima del limite. Fino a quando uscì di casa perché arruolato<br />
dagli aerei, il suo “secondo” fu papà. In un torneo militare, tra pugili di varie nazioni, perse<br />
Gli "Invadenti" - Un flash per una vita