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Davis Bonfatti<br />
§ § §<br />
Per la salvaguardia di quali tradizioni mio padre mi comandò, non dico a studiare musica,<br />
ma a dedicarmi alla tromba, non l’ho mai capito.<br />
Lo capì invece, e subito, il paziente prof. Torelli, al quale ero stato affidato presso la Scuola<br />
di Musica “Orazio Vecchi”, per farmi intendere la convenienza di passare a qualche altro<br />
strumento quale il corno o il clarino, oppure al flauto, qualora il trombone non fosse di mio<br />
gradimento.<br />
Per me - diretto interessato - rispose mio padre col tono fermo da ex carabiniere di Re<br />
Umberto I, secondo cui “suonatori di cornetta non si nasce: si diventa” che non lasciò<br />
scampo alle alternative.<br />
Eppure la tromba mi fu compagna paziente e stonata per un <strong>qui</strong>ndicennio della mia prima<br />
gioventù, puntigliosamente rendendomi protagonista di frane musicali che oggi (ma siamo<br />
verso il 2000) potrebbero apparire di apertura verso nuove prospettive nel campo delle<br />
interpretazioni della musica.<br />
Quello che sovente non riuscivo a capire, nel corso delle esecuzioni di gruppo, era il perché, a<br />
fine esecuzione di un pezzo, io fossi ancora a metà percorso rispetto agli altri orchestrali.<br />
S’andava, quasi sempre il sabato sera e senza preparazione alcuna, in un teatrino<br />
parrocchiale di via Sant’Orsola a due passi dall’Accademia Militare, ad “intrattenere”<br />
durante gli intervalli della recita di una filodrammatica, gli spettatori.<br />
E noi del “Complesso Aurora” offrivamo il contributo delle nostre esecuzioni. Un pianoforte,<br />
un violino, una viola, un violoncello, un oboe (talvolta un flautista che suonava con me<br />
anche nella “Banda della Crocetta”) ed una tromba con sordina: io. Ed anche questo della<br />
“sordina” non mi è mai entrato nella testa perché se la tromba era nata per s<strong>qui</strong>llare gioia<br />
o impeti, perché imbavagliarla?<br />
Tanto per dirne una delle mie prestazioni, ricordo che una sera, alla distribuzione degli<br />
spartiti in via Sant’Orsola, quello della tromba mancasse per omissione dell’autore o per<br />
smarrimento. Domando alla Silvestri del pianoforte che cosa debbo fare e lei mi risponde<br />
arcigna: “Ma la musica non sai leggerla? Allora prendine una e arrangiati”.<br />
Diligentemente lo feci, mi misi in posizione per l’attacco ma poi lasciai perdere. Tanto, gli<br />
applausi familiari, alla fine non mancarono. E la Silvestri, con un cenno del capo, mi fece<br />
intendere che - come si direbbe oggi - ero stato OK.<br />
§ § §<br />
Gli "Invadenti" - Un flash per una vita<br />
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