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qui - Chiara Cantoni

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Davis Bonfatti<br />

Un “Uomo Qualunque” e dintorni<br />

“Otto milioni di baionette” si sono ormai disciolte come neve a primavera. Eroi, martiri,<br />

sacrifici a migliaia neanche più nel ricordo. Moralità sotto le scarpe, oppure sotto le macerie.<br />

Confini stravolti, dalla Venezia Giulia a Tenda, nell’Istria, nella Dalmazia. L’odio della<br />

dittatura moscovita ha fatto il resto nello spirito di gran parte della gente. Un’Italia allo<br />

sbrindello guarda e s’adegua, intontita dalle propagande e dalle “assistenze” americane. La<br />

mafia, nell’ombra, prepara il conto. Ma questo sarà il senno di poi.<br />

Al “tavolo della pace” sono ben ventuno i Paesi che alzano contro l’Italia la bandiera della<br />

loro vittoria. E si dichiarano creditori, sostenuti da “Quattro Grandi” che, solidali a parole,<br />

sotto il tavolo si scalciano derubandosi a vicenda. Ma questo la storia lo dirà raramente.<br />

Davanti al “Tribunale dei vincitori” nel processo all’Italia, il russo Molotov il 13 agosto del ‘46<br />

così si esprimerà: “ … l’Unione Sovietica sviluppa i suoi rapporti con gli altri paesi soltanto<br />

in base a condizioni che favoriscano la loro rinascita economica e contribuiscono al loro<br />

progresso industriale ed agricolo, nonché a quello dell’intera vita economica nazionale”.<br />

Tutto questo per dire, in parole chiare, che l’Italia - queste cose - le aveva sempre ripudiate<br />

e perciò doveva essere punita.<br />

§ § §<br />

Siamo ai primi mesi dalla fine della “Seconda Guerra Mondiale”. Il teatro “Verdi” è gremito,<br />

dopo anni di astinenza, e il pubblico è impaziente. Gli addetti alla claque si sfregano le mani<br />

affinché, rese più calde, diano all’applauso più intensità. Lo spettatore pagante - invece –<br />

accarezza furtivamente una chiave femmina nell’eventualità di dover fischiare. Non si sa<br />

mai .<br />

Si recita l’Amleto. L’ambiguo romantico protagonista è il Parri, già noto nell’anteguerra.<br />

L’Italia è personificata dalla dolce afflitta malinconica Ofelia. Forte Braccio è un certo<br />

Togliatti non del tutto sconosciuto nei paesi dell’Est europeo. Rosencrantz è il Nenni dal<br />

sangue romagnolo da sempre avventuroso con alterne fortune.<br />

Per uno scherzo del signor Destino detto anche “il regista”, la scena piuttosto rattoppata<br />

ha per fondale il Viminale. La domanda della pubblica opinione spettatrice è una e plurima:<br />

penderà il Parri per una recitazione di destra o di sinistra? Si avrà cioè una novella notte di<br />

San Bartolomeo contro gli agrari, gli industriali della catto-liberal-democrazia che contano<br />

Gli "Invadenti" - Un “Uomo Qualunque” e dintorni<br />

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