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qui - Chiara Cantoni

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Davis Bonfatti<br />

Si dava “Addio giovinezza” e la parte dell’assente non poteva certo essere tolta dal copione<br />

senza stravolgere tutto. Ci furono affannose proposte di cambiare questo o quello, di<br />

leggere in scena o fuori campo le battute, ci fu un sacramentare boia poi la trovata ritenuta<br />

più logica: io avrei dovuto - dissero proprio così, “dovevo” - sostenere quella parte tanto<br />

più che la conoscevo avendola sentita più e più volte prove comprese. E poi che andasse<br />

come voleva.<br />

Risposi subito di no, minacciando di salutare tutti se avessero insistito. Fui implorato,<br />

blandito, minacciato, baciato dall’Isolde che mai avevo baciato. Fui tacciato di vigliaccheria<br />

verso l’arte. Niente. Sentivo che se anche solo avessi tentato la prova, la voce, il fiato, le<br />

gambe, il battito del cuore mi sarebbero mancati. E così, senza un niente di fatto, la recita<br />

si avviò e buona notte al secchio.<br />

26<br />

§ § §<br />

Fu a metà circa del secondo atto, quando Dorina doveva civettare con Leone per ingelosire<br />

Mario a causa di una sua avventura con Elena, che mi trovai scaraventato in scena. Dapprima<br />

- anche a causa delle luci sceniche - non vidi niente, poi mi apparvero in un bulinare<br />

sfuocato gli spettatori in sala e mi sentii svenire. Non caddi solo perché Dorina, civettando<br />

come la parte imponeva, mi sorresse abbracciandomi sussurrando parole d’amore in un<br />

soffio appassionato.<br />

Sentii il suo profumo di femmina ardente di desiderio, m’incantò come mai la voluttà della<br />

sua voce, persi il lume dell’intelletto e, scena o non scena, dialogo o non dialogo, baciai con<br />

impeto quella bocca che mi si offriva in tanto olocausto d’amore. E fu un delirio di applausi<br />

mentre - più per prudenza che per obbligo di copione - il sipario veniva chiuso.<br />

Sì, lo so. Quel bacio c’entrava poco col testo della commedia, ma questo meriterebbe un<br />

discorso a parte. Fatto è che l’Artioli, che nella realtà della vita era il marito di quella che<br />

faceva la parte di Dorina, mi tolse il saluto guardandomi male; il presidente Cav. Arcelli<br />

bofonchiò che “teatro o non teatro le effusioni debbono sempre avere un limite” e la<br />

signora Dirce madre dell’Artioli mi diede dell’energumeno. Abbandonato da tutti soltanto<br />

Isolde mi rimase accanto e mi sorrise guardandomi negli occhi.<br />

E allora? Allora niente. Il fatto è che quell’episodio operò profondamente sul mio carattere<br />

e via via frequentando quell’ambiente fatto e vissuto in un certo modo un po’ astratto,<br />

contribuì a farmi ac<strong>qui</strong>star e sicurezza, facilità nell’improvvisazione, disinvoltura nella vita.<br />

Un maggiore coraggio – insomma – di vivere la vita. Chi sostiene che il Teatro - in particolare<br />

il teatro minore - è una grande scuola di vita, ha ragione.<br />

§ § §<br />

... Poi anche lo “scandalo” della recita di Spezzano si spense. Fui guardato dagli amici con<br />

occhi diversi, l’Artioli si rabbonì e l’Isolde mi rinnovò il suo dolcissimo indulgente sorriso. Un<br />

ricordo di cui ancora ne custodisco il calore, assieme ad una grande mestizia...<br />

Gli "Invadenti" - Un flash per una vita

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