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Davis Bonfatti<br />
§ § §<br />
In un angolo dei ricordi c’è un bambino estroverso, musone, timoroso di tutti e di tutto.<br />
Fra la gente tiene gli occhi bassi, il pianto è costantemente a fior di labbra. S’aggrappa ai<br />
genitori ad ogni più piccola contrarietà e in casa, se qualcuno viene a far visita, scappa a<br />
nascondersi dietro la porta o sotto il tavolo, sordo ad ogni invito.<br />
Da dove venisse tanta malinconia non saprei. Era gracile - è vero - rifiutava le minestre,<br />
il latte, le carni. Gradiva il pane, i dolciumi, poco la frutta. Non desiderava la compagnia<br />
di altri bambini. All’asilo non erano mai riusciti a fargli recitare una poesiola qualsiasi.<br />
Nelle recite era l’eterna comparsa di contorno, stretto in una tunichetta che si addiceva a<br />
qualsiasi rappresentazione. Adorava, a suo modo, quella tunichetta e nient’altro.<br />
Quando andò alla scuola vera, l’esporre un pensiero, svolgere una “risoluzione” alla lavagna,<br />
era sempre un’impresa dura. Talvolta tragicomica. Nei conversari anche più futili, la sua<br />
voce non entrava mai. Se si sforzava alla partecipazione, la sera – come minimo - presentava<br />
qualche linea di febbre. Per definirlo fate voi …<br />
§ § §<br />
Ragazzo o poco più (il ricordo è ancora nitido) e già lasciata la scuola, lavoravo – si fa per dire -<br />
alle dipendenze di un certo Cav. Arcelli che era anche presidente della filodrammatica “Avia<br />
Pervia”. Intrappolato non so come nella “Compagnia Artistica”, forse più per segreto primo<br />
amore per una certa signorina Isolde che per interesse all’arte, ne seguivo marginalmente<br />
l’attività teatrale.<br />
Commediole brillanti o strappalacrime come “Addio giovinezza”, “Papà eccellenza” o<br />
“Battaglia di dame” formavano il cartellone che veniva portato in giro su palcoscenici<br />
spesso disastrati, all’aperto d’estate o dentro certe sale (d’inverno) di cui oggi per fortuna<br />
si è persa la memoria. Anche perché ormai, di filodrammatiche, ce ne sono meno e poi non<br />
si chiamano neppure così.<br />
Dirigeva la compagnia (oggi si dice regista) un’anziana composta signora che si chiamava<br />
Virginia Reiter e sentii anche citare una certa Laura Adani che non è stata certamente<br />
l’ultima nel grande mondo artistico nazionale. Una cosa seria, insomma, per noi giovani di<br />
quel tempo dove l’unico scontroso (se così si può dire) ero sempre io, addetto a questo o a<br />
quel compito di supporto come addetto al sipario, buttafuori, trovarobe, affissione manifesti<br />
e, in caso di necessità, anche suggeritore dentro la buca normalmente sgangherata.<br />
Fu una sera a Spezzano, con teatro già pieno, che il Silingardi (spalla del prim’attore) mancò<br />
alla recita.<br />
Gli "Invadenti" - Un flash per una vita<br />
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