n. 4 - Primavera 2008 - Le montagne divertenti
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<strong>Le</strong> miniere del sassersa<br />
Fabrizio Ceriani con la collaborazione di Silvio Gaggi<br />
La Val Malenco, val di sas,<br />
la cui ricchezza mineralogica è ampiamente<br />
e da tempo riconosciuta<br />
e studiata, ha nella sua storia anche<br />
un’antica attività estrattiva, non solo<br />
per quegli elementi presenti in quantità<br />
maggiore, quali serpentinoscisto,<br />
pietra ollare, amianto a fibra lunga e<br />
talco, ma anche per il ferro (magnetite,<br />
siderite, ematite e limonite) e il<br />
rame (calcopirite), diffusi in diverse<br />
aree della valle a quote tra i 1600 e i<br />
2200 metri di quota.<br />
A queste miniere era collegata<br />
l’attività di fusione del ferro in forni<br />
di sasso per metà interrati e a forma<br />
conica (80 cm alla base e 30 cm ca.<br />
all’apertura in alto) situati sempre<br />
nelle vicinanze dei giacimenti me-<br />
28 - LE MONTAGNE DIVERTENTI<br />
talliferi, in zone ricche di legna - da<br />
trasformare in carbone e torba combustibili<br />
- e nei pressi di un corso<br />
d’acqua, roggia o ruscelletto.<br />
Vi sono tracce accertate di quattordici<br />
forni, i primi d’essi risalenti<br />
all’incirca al sec. XIV, ma potrebbero<br />
esservene altre ben nascoste dalla vegetazione.<br />
Due cave estrattive un tempo<br />
importanti si trovano ai laghetti di<br />
Sassersa (toponimo probabilmente<br />
derivato da “sassi arsi” per il colore<br />
rosso dato dalle rocce ricche di ferro<br />
che si prolungano a S verso la Bocchetta<br />
del Rus e a N verso il Pizzo<br />
Rachele).<br />
La principale vena di magneti-<br />
Mappa a cura di Silvio Gaggi.<br />
te passa tra il secondo e il terzo laghetto,<br />
dove affiora una roccia detta<br />
“vena del turchìn” per il suo colore<br />
turchese.<br />
E qui fu trovato l’oro.<br />
L’ oro?<br />
E’ una storia interessante che<br />
pochi conoscono, qui ricavata dalla<br />
testimonianza che Andrea Cìrolo,<br />
classe 1924, ha rilasciato all’amico<br />
Silvio Gaggi.<br />
Il padre di Andrea, Alfonso, era<br />
nato nel 1879. Egli seguì con altri<br />
coetanei il flusso migratorio che li<br />
portò a lavorare negli Stati nordamericani<br />
dell’Iowa e del Montana con<br />
la qualifica di minatori. Si<br />
occupavano dell’estrazione<br />
del rame da miniere di<br />
oltre 1000 m di profondità,<br />
prevalentemente distribuite<br />
attorno alla città<br />
di Mederville. Gli immigrati<br />
erano in maggioranza<br />
italiani con presenza di<br />
serbi e montenegrini.<br />
La compagnia, composta<br />
da una trentina<br />
di malenchi, emigrò nel<br />
1906. Sapendo da altri<br />
precedentemente emigrati<br />
della ricchezza in quel<br />
paese di miniere metallifere,<br />
i malenchi portarono<br />
con sé alcune matrici<br />
di roccia del Sassersa con-<br />
<strong>Primavera</strong> <strong>2008</strong><br />
L’inferiore dei laghetti di Sassersa. Foto R.Moiola.<br />
tenenti oro. Anche se non ne avrebbero<br />
ricavato alcun utile, potevano<br />
sperare in qualche parere dei tecnici<br />
del posto. Questi campioni furono<br />
analizzati e fu effettivamente riscontrata<br />
una piccola percentuale d’oro e<br />
d’argento entro la massa composta<br />
principalmente da rame e ferro.<br />
Successivamente, qui in Italia,<br />
l’ing. Orsatti, nativo della valle,<br />
venne a conoscenza delle analisi petrografiche<br />
riportate dagli emigrati<br />
e fece un sopralluogo nella zona.<br />
Subito dopo la I Guerra Mondiale,<br />
mobilitò alcuni minatori per collaborare<br />
all’estrazione del prezioso minerale.<br />
A tale fine ripristinò le vecchie<br />
miniere risalenti all’alto medioevo e<br />
attive fino alla fine del sec. XVII per<br />
l’estrazione di rame e ferro.<br />
Ma il tentativo ebbe vita breve<br />
perché i minatori non ritennero<br />
d’essere adeguatamente retribuiti per<br />
i disagi e i sacrifici cui erano sottoposti<br />
e a fine stagione abbandonarono<br />
il lavoro.<br />
L’ing. Orsatti, caparbio, non<br />
volle arrendersi, ma restava comunque<br />
difficile trovare minatori disposti<br />
a lavorare in un posto così disagiato,<br />
quasi sperduto tra le <strong>montagne</strong>.<br />
Solo nel 1922, sapendo del<br />
ritorno di alcuni minatori emigrati<br />
nel Montana, prese contatto con<br />
Alfonso Cìrolo, già emigrante, minatore<br />
di professione e laveggiaio nella<br />
zona dell’Alpe Pirlo. Alfonso fece da<br />
tramite tra l’ingegnere e alcuni minatori-laveggiai<br />
della zona, conoscitori<br />
della valle del Sassersa.<br />
Ne risultarono disponibili cinque<br />
o sei tra cui Giacomo Gaggi detto<br />
“Cumìn”, Filippo “Filipìn” Ferrari e<br />
Riccardo Dell’Andrino di soprannome<br />
“Benedèt”.<br />
L’ing. Orsatti, che sarebbe dovuto<br />
essere il direttore e l’organizzatore<br />
dell’intera faccenda, stipulò un contratto<br />
di massima della società in procinto<br />
d’essere formata, ma quando si<br />
giunse a discutere di spettanze delle<br />
quote ci fu una netta controversia:<br />
l’ingegnere pretendeva per sé la metà<br />
del ricavato suddividendo l’altra tra<br />
i minatori, che così non accettarono<br />
la proposta.<br />
Il contratto andò deserto e deserto<br />
rimase con buona pace dell’ing.<br />
Orsatti.<br />
Del nobile metallo, che sicuramente<br />
è presente in tracce, conserviamo<br />
il nome nel Monte dell’Oro, ma<br />
non abbiamo nemmeno una pepita<br />
da mostrare ai giovani o ai turisti.<br />
V ALMALENCO<br />
AI TRE LAGHETTI<br />
Silvio Gaggi<br />
Sentiero di gioventù,<br />
meta sublime,<br />
valle senza sosta, ostile, solinga<br />
Salivo su pietrami scabri,<br />
come grattugie arrugginite,<br />
arsi dal sol<br />
A passi leggeri e a balzi sicuri<br />
fra le pietre, scanditi da echi battenti,<br />
dall’acqua che si infrange, intra i sassi<br />
Ritornai sui miei passi<br />
densi d’ogni memoria<br />
più grevi, ma animato<br />
dalle nipoti Daniela e Stella<br />
Viva e intensa era l’attesa<br />
di mostrare tal bellezze<br />
ed ecco, il primo, il secondo e terzo<br />
laghetto<br />
Tre occhi di cielo,<br />
incastonati come perle<br />
tra le rocce rosse<br />
e la vena tinta di turchino<br />
pullula il prezioso metallo<br />
In questo sito vagante<br />
ultima riva della viva fonte<br />
con la stessa visione<br />
altero, superbo, fiero,<br />
m’inchino e poso le mani sulle spalle<br />
a proteggere i capolavori più preziosi<br />
della mia vita.<br />
LE MONTAGNE DIVERTENTI CORNO DI BRACCIA - 29