n. 4 - Primavera 2008 - Le montagne divertenti
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14 febbraio <strong>2008</strong>. Una delle possenti lingue del Ghiacciaio del Cedèc. La seraccata è uno dei maggiori spettacoli<br />
che si godono dalla Pizzini e chiunque passi di qui non può che rimanerne affascinato. Foto Beno.<br />
un dislivello positivo di circa 1700<br />
metri.<br />
No problem: Fabio si mette<br />
davanti a batter traccia e con “passo<br />
guida” ci conduce sino in Pizzini (m<br />
2700, ore 1:30).<br />
Entriamo da Claudio, un tè caldo<br />
e si riparte. Risaliti alcuni dossi, con<br />
40 - LE MONTAGNE DIVERTENTI<br />
una traiettoria che aggira il grosso<br />
testone roccioso al centro della valle,<br />
siamo sotto il canalino. Una trentina<br />
di inversioni sempre più strette ci<br />
portano sino al punto più irto; qui la<br />
pendenza arriva a 35°. Sopra di noi<br />
le condizioni non sembrano buone:<br />
«Meglio togliere gli sci e mettere i<br />
A L P I N I S M O<br />
ramponi – consiglia Fabio -. Oggi la<br />
neve è troppo ventata. Peccato, qui<br />
solitamente salivo con le pelli».<br />
In cima al canale pieghiamo a sx<br />
(O) e iniziamo la salita della maestosa<br />
spalla E dello Zebrù.<br />
Mentre la quota comincia a farsi<br />
sentire, si procede piano facendo<br />
delle brevi soste che servono a fare<br />
scendere le pulsazioni: «Siamo oltre<br />
i 3000 - continua un Fabio per nulla<br />
in affanno -. Meglio non forzare,<br />
così poi ci si gode di più la lunga<br />
discesa». Quasi in cima alla spalla,<br />
una diagonale in salita (dx) ci porta<br />
dritti all’attacco del canalino sommitale.<br />
Sempre coi ramponi ai piedi e<br />
gli sci nello zaino affrontiamo anche<br />
l’ultima cresta di neve (passaggio<br />
aereo) che porta alla cro Sarà che<br />
non si scorge una nuvola neanche a<br />
pagarla, che il sole scalda da paura,<br />
ma quassù sembra di essere in paradiso.<br />
Sulla dx, proprio lì sotto i piedi,<br />
notiamo una vecchia scala. «Roba<br />
della guerra – ci erudisce un Fabio in<br />
versione cicerone -. Questa dovrebbe<br />
essere del ’15-’18, anche se non ho<br />
mai capito la sua funzione in questo<br />
punto, è sicuramente servita agli austriaci<br />
per difendere un estremo baluardo».<br />
Tocchiamo la croce di vetta<br />
che è l’ora del pranzo (m 3851, ore<br />
3:30).<br />
Ora però c’è la discesa. Al contrario<br />
della salita si smonta dalla cresta<br />
e si discende il primo canale sulla<br />
dx. Fabio e Beno sono tutti eccitati,<br />
io un po’ meno: la variante, infatti,<br />
non è delle più banali, anche perchè<br />
oggi c’è poca neve. Mentre loro si<br />
cimentano in una stretta serpentina,<br />
io vado di “derapata”: «Se sbagliassi<br />
arriverei dritto in Pizzini!»<br />
Fortunatamente sono solo 50<br />
metri di dislivello, poi lo “spallone” è<br />
già più abbordabile, anche se ripidissimo.<br />
Vietato cadere o si rotola giù<br />
fino a Solda!<br />
Anche l’ultimo canalino, tanto<br />
temuto nella fase d’ascesa, ora lo si<br />
affronta senza patemi. Solo quattro<br />
curve lunghe ci distanziano da una<br />
meritata Weisse in Pizzini, poi arrivare<br />
ai Forni è questione di far correre<br />
gli sci per non doversi spingere.<br />
<strong>Primavera</strong> <strong>2008</strong><br />
Si festeggia un importante anniversario<br />
al Rifugio Pizzini. «Nel <strong>2008</strong><br />
ricorre il cinquantesimo di gestione<br />
della mia famiglia – ci ha anticipato<br />
con soddisfazione Claudio Compagnoni<br />
-. Nel ’58 mio nonno Filippo e<br />
mio padre Luigi subentrarono infatti<br />
alla mitica Tuana. Ora, da diversi<br />
anni, a mandarlo avanti ci pensiamo<br />
io e mio fratello Mauro».<br />
Posto a quota m 2706 nel comprensorio<br />
del Gruppo Ortles Cevedale,<br />
questo rifugio ha però una lunga<br />
storia: «Fu eretto nel 1887 e inaugurato<br />
l’anno successivo con il nome di<br />
“Capanna Cedeh” – ha continuato<br />
Compagnoni -. Distrutto durante la<br />
Grande Guerra, venne poi ricostruito<br />
nel 1926 e dedicato alla memoria di<br />
Luigi E. Pizzini, noto alpinista milanese,<br />
da un gruppo di soci suoi amici<br />
che lo donarono alla sezione Cai di<br />
Milano».<br />
Per te è quindi una seconda casa?<br />
«Direi proprio di si, visto che vi sono<br />
entrato la prima volta che avevo solo<br />
4 mesi. Qui ho molti ricordi ed ogni<br />
anno vi ritorno con entusiasmo perché<br />
La Pizzini in veste primaverile. Foto Mauro Lanfranchi.<br />
amo queste zone e il mio lavoro».<br />
Quali sono i vostri periodi<br />
d’apertura e qual è il cliente tipo<br />
della Pizzini? «Apriamo tutti i giorni<br />
da inizio marzo sino a metà maggio,<br />
poi solo nei weekend fino metà<br />
giugno, quindi continuativamente<br />
fino a fine settembre.<br />
Il nostro cliente tipo? Non saprei<br />
dire. Qui arrivano italiani e stranieri.<br />
Giovani, vecchi e bambini che hanno<br />
in comune la passione per la montagna.<br />
Alcuni sono alpinisti famosi, altri<br />
semplici escursionisti. In primavera la<br />
Pizzini è meta abituale di scialpinisti<br />
e ciaspolatori, mentre d’estate non<br />
mancano gli appassionati di mountain<br />
bike e nordic walking».<br />
Quello del rifugista è un lavoro<br />
speciale che richiede sacrifici, ma ne<br />
vale veramente la pena? «Sicuramente<br />
si, almeno dal punto di vista delle<br />
soddisfazioni e della qualità della vita.<br />
Vuoi mettere alzarsi la mattina e respirare<br />
quest’aria a pieni polmoni?<br />
Non lo cambierei per nulla al mondo.<br />
Adoro queste vette e non mi pesa dare<br />
una mano a chi fa tanta fatica per ar-<br />
MAURIZI M AURIZI AU AURIZI RIZI R O T<br />
TORRI T ORRI RI IN INTERVIS ERVIS RVISTA TA C LAUDIO LAUD UDIO CCOM<br />
PAGNON PAGNO PAGNONN I<br />
rivare sin quassù. Anche alzarmi ogni<br />
mattina alle quattro per le colazioni è<br />
una cosa che non mi pesa».<br />
Tra levatacce e le svariate ore in<br />
cucina dietro i fornelli non ti senti<br />
alla stregua di un ristoratore? «Facciamo<br />
della ristorazione, ma non mi<br />
sento un ristoratore, altrimenti aprirei<br />
un ristorante in una zona più accessibile.<br />
Il nostro è un lavoro tutto<br />
diverso che ti lega maggiormente alla<br />
gente. A certe quote un consiglio<br />
o anche un semplice sorriso hanno<br />
valore diverso».<br />
Qui tra vette mitiche e scenari<br />
mozzafiato ne avrai viste di cotte e<br />
di crude: «Né più né meno di altri<br />
rifugisti. Un aneddoto triste è il recupero<br />
che i miei erano stati chiamati<br />
a fare di una ragazza caduta in un<br />
crepaccio. All’epoca ero poco più di<br />
un ragazzino e la vista di quel corpo<br />
inerme mi aveva davvero colpito.<br />
Ve ne sono però molti altri decisamente<br />
più felici perché in quota non<br />
si trovano solo alpinisti burberi e silenziosi,<br />
ma anche molta gente che ha<br />
voglia di socializzare e divertirsi».<br />
LE MONTAGNE DIVERTENTI VAL CEDEC - 41<br />
Claudio Compagnoni