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n. 4 - Primavera 2008 - Le montagne divertenti

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La chiesetta di San Quirico a Scermendone. Foto Beno.<br />

L’ALPE SCERMENDONE<br />

L’ alpe Scermendone è una delle più ampie, belle e luminose del versante retico mediovaltellinese. Il suo valore panoramico<br />

è splendido.<br />

Diverse sono le ipotesi sull’origine del nome: forse è da ricercarsi in un nome personale o soprannome, cui è premesso<br />

“Scer” da “ser” o “scior”, cioè “signore”. Alcuni ipotizzano, invece, una derivazione etrusca da “cer”, “cerro”, o dal germanico<br />

“schirm”, che significa ricovero per il bestiame. Non è da escludere, infine, la voce del dialetto bergamasco “scérem”, che significa<br />

“soccida”, un particolare contratto fra il proprietario di alpeggi ed un prestatore d’opera che vi conduceva anche alcuni<br />

capi di bestiame propri.<br />

Anche oggi l’alpe è caricata, anche se non si raggiunge più il considerevole numero dei 200 capi che venivano censiti fino<br />

a qualche decennio fa.<br />

Molti sono gli escursionisti che passano di qui, poiché rappresenta un importante crocevia escursionistico, con un importante<br />

punto di appoggio rappresentato dalla solitaria baita riadattata a bivacco, sul suo limite NE, presso la chiesetta di San<br />

Quirico.<br />

All’alpe Scermendone si vedono anche i biker: uno splendido anello di alpin-bike, infatti, che sale sulla direttrice Ardenno-<br />

Cataeggio-Valbiore-Preda Rossa-Scermendone basso, raggiunge qui il suo punto culminante, prima di iniziare la lunga discesa<br />

che riporta ad Ardenno passando per Granda ed Erbolo.<br />

Perla dell’alpe è la chiesetta di San Quirico. Forse anticamente essa fungeva anche da xenodochio, cioè da ricovero di viandanti,<br />

mercanti o pellegrini, che, percorsa poi l’intera Val Terzana, valicavano il passo di Scermendone, attraversavano l’alta<br />

valle di Postalesio e, per il passo di Caldenno, scendevano in Val Torreggio e di qui in Valmalenco.<br />

Oggi la campanella chiama a raccolta un affezionato pubblico di escursionisti o semplicemente di innamorati di questi<br />

luoghi che salgono qui a metà di luglio, nella festa dedicata al santo. Data la natura dei luoghi, vien fatto di pensare al santo<br />

come ad un vegliardo dalla lunga ed austera barba.<br />

Pochi sanno, invece, che si tratta di uno dei più<br />

giovani martiri cristiani, un bambino ucciso in<br />

tenera età insieme alla madre (15 luglio del 304 o<br />

305). Una versione della morte del piccolo e della<br />

madre narra che furono entrambi arsi vivi, ma le<br />

fiamme non alterarono i loro corpi che furono<br />

ritrovati miracolosamente intatti: una storia che<br />

conferma il misterioso legame di questi luoghi con<br />

il fuoco, il flagello dal quale scampano solo coloro<br />

che conservano una fede autentica.<br />

Perla dell’alpe è il microlaghetto che si trova<br />

poco distante, più ad O, nei pressi di una baita solitaria:<br />

quando le sue acque non sono increspate dal<br />

vento, imprigionano l’immagine del monte Disgrazia<br />

e dei Corni Bruciati.<br />

48 - LE MONTAGNE DIVERTENTI<br />

<strong>Primavera</strong> <strong>2008</strong><br />

porta che collega, come ci indica un<br />

cartello, gli alpeggi della Val Terzana<br />

a quelli del versante retico sopra Berbenno<br />

(alpe Baric, alpe Vignone e<br />

Prato Maslino).<br />

Un fuori-programma di circa<br />

un’ora ci consentirebbe di raggiungere<br />

l’arrotondata cima erbosa del<br />

Monte Vignone (m 2608) e di godere<br />

dello splendido panorama che essa ci<br />

offre.<br />

A SO si apre davanti a noi un larghissimo<br />

corridoio erboso, proprio<br />

a S (sx) delle roccette della cima<br />

quotata 2395 metri; sul suo limite<br />

V ERSANTE RETICO<br />

Il monte Disgrazia visto dall'alpe Scermendone.<br />

L’alpe Scermendone e sullo sfondo le cime del Masino.<br />

Foto M. Dei Cas.<br />

C’è qualcosa di mistico in questi luoghi, di unico ....<br />

basso c’è un grande ometto, posto<br />

nei pressi della Croce dell’Olmo. È<br />

davvero un piacere impagabile scendere<br />

sul dolce declivio erboso, protetti<br />

quasi maternamente dall’abbraccio<br />

di questo alveo che ci nasconde da<br />

più ampi orizzonti, restituendoci alle<br />

più antiche sicurezze di un’infanzia<br />

remota.<br />

Inattesa si rivela una pozza nella<br />

quale si riflettono la cima del Desenigo<br />

ed il monte Spluga, le cime<br />

della Merdarola e l’arrotondato pizzo<br />

Ligoncio. Guardata dal lato opposto<br />

la pozza regala, invece, il riflesso del<br />

tripudio dorato del crinale, coronato<br />

dalla dolce cima di Vignone. Nasce<br />

un raro senso di raccoglimento e di<br />

imperturbata quiete.<br />

C’è qualcosa di mistico in questi<br />

luoghi, di unico. La vicina Croce<br />

dell’Olmo corona questa sensazione.<br />

La raggiungiamo in pochi minuti,<br />

scendendo per un breve tratto<br />

verso sx. È posta, a 2342 metri, a<br />

pochi metri dal grande ometto che<br />

abbiamo scorto dalla sella, su uno<br />

speroncino di roccette nel punto<br />

culminante dell’ampio Dosso del<br />

Termén, confine fra i comuni di<br />

8/10/2005: le cime della Valmasino riflesse in una delle tante pozze lungo l’anello dell’Olmo. Ma cosa indica “Olmo”? Nel suo nome nasconde un mistero (il<br />

riferimento diretto all’albero, data la quota, è da escludersi; c’entra, forse, un riferimento indiretto, in quanto l’olmo era rappresentato nello stemma della famiglia<br />

degli Olmo, che venne dalla bergamasca in Valtellina nei secoli scorsi, ed alla quale si riconduce anche il paesino di Olmo, in Valchiavenna). Foto R. Moiola.<br />

LE MONTAGNE DIVERTENTI L'ANELLO DELL'OLMO - 49

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