Settembre - VIC

Vivi il Centro | Settembre 2009 • CIVIS ROMANUS SUM •
VIC | 37
Testo e foto di Giuliano Giulianini
esempio una “capsa” (vedi foto), una tipica cassetta da
medico riportata alla luce durante uno scavo. Dentro
c’erano delle strisce di lino, che fanno pensare a una
sorta di garza, delle sostanze di origine vegetale,
probabilmente medicamentose, e un bel pezzo di allume
di rocca che sicuramente serviva da emostatico; ancora
oggi, in effetti, viene usato dopo la rasatura del viso. Nelle
descrizioni antiche i medici vengono chiamati anche
“capsari”: i dottori di gran fama potevano permettersi
“capsae” più grandi e fornite; quelli alle prime armi, come
ci conferma Plinio, avevano solo un tubo di bronzo con
qualche bisturi, forbici, spatoline e arnesi vari per un
“pronto soccorso” essenziale. Si sono ritrovati molti di
questi tubi, delle dimensioni più svariate.
Le medicine ovviamente erano erbe.
Per la maggior parte si. Plinio descrive 360 composti fatti
di erbe; ma c’erano anche sostanze chimiche. Quasi tutte
le composizioni sono andate perdute; ne sono rimaste
una ventina. Ad esempio sappiamo che si usavano
oppiacei per lenire il dolore durante le operazioni. La
medicina romana in questo senso era all’avanguardia.
I medici appartenevano alla legione e all’esercito o
venivano accorpati in caso di battaglia?
La maggior parte di loro faceva esperienza nelle scuole
gladiatorie, dove erano a contatto col tipo di ferite delle
battaglia. Galeno, che ha legato per sempre il suo nome
alle “preparazioni galeniche” che si studiano ancora
oggi, fece apprendistato proprio con i gladiatori. C’erano
medici al seguito degli imperatori e anche dei legionari, e
c’erano anche addetti assimilabili agli ad infermieri. Sulla