20 L’espresso sotto lente d’ingrandimento di “Occhio alla spesa” della Rai di Mattia Assandri “Nessuno è in grado di fare il caffè come gli italiani. Siamo un popolo che vive di caffè e non possiamo rinunciare a questa ottima bevanda”. È partendo da queste affermazioni che Alessandro Di Pietro ha dato il via alla puntata dell’otto febbraio scorso di “Occhio alla spesa”, programma televisivo quotidiano di Rai Uno che registra ottimi ascolti ed è visionabile tramite il sito web www.rai.tv. Quarantotto minuti interamente dedicati al chicco tostato, nel corso dei quali vengono toccati numerosi argomenti, dal costo della materia prima, alle tecniche di tostatura, passando per gli effetti positivi del caffè sulla salute. Come di consueto, il programma Rai ha dedicato grande spazio ai prezzi, in particolare a quelli dell’espresso consumato al bar o fatto a casa, toccando un argomento decisamente interessante soprattutto per i consumatori, ovvero l’incidenza della materia prima sul costo finale per il consumatore. In base ai dati medi forniti dall’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, la trasmissione dimostra come la quantità di macinato necessaria per ottenere un caffè con le macchine casalinghe o la moka, abbia un costo medio di circa cinque centesimi di euro, mentre al bar questo valore si triplica, arrivando a quindici centesimi. Un dato che non deve però trarre in inganno perché non tiene conto delle spese sostenute dai titolari dei locali, tra le quali ovviamente spiccano quelle per la locazione, i macchinari, l’energia elettrica e le altre utenze, ma soprattutto le spese per il personale. “L’oscillazione è legata alle aree geografiche, però va tenuto presente che incidono elementi come la qualità ed il livello del servizio - spiega Aldo Cursano, vice presidente vicario della Federazione pubblici esercizi -. Il sessantacinque per cento del tostato venduto in <strong>It</strong>alia va alle famiglie, il ventitré alla rete professionale ed il restante dodici serve per i distributori automatizzati. Tutto ciò dimostra che comunque gli italiani amano consumare l’espresso al bar per le emozioni che questo piccolo piacere, inserito in un contesto di socialità diverso da quello casalingo, riesce a dare. Il caffè è venduto quasi sottocosto rispetto ad altri Paesi. Quando si deve aprire un pubblico esercizio si deve fare una valutazione di marketing. Un bar non può sopravvivere se non riesce a fare almeno duecento caffè al giorno. Bisogna poi considerare che l’espresso è soprattutto un attrattore per la clientela mentre sono altri prodotti a far quadrare i bilanci”. Per quanto riguarda, invece, la miscela la trasmissione evidenzia come, nonostante la sua diffusione, il caffè rimanga per certi versi un mistero agli occhi dei consumatori con tutta probabilità anche a quelli del conduttore. “La composizione della miscela dipende dall’azienda produttrice, ci sono buoni prodotti sia per la casa sia per il bar – spiega il torrefattore Raimondo Ricci, specializzato nei caffè per i pubblici esercizi, presente in qualità di ospite a “Occhio alla spesa” -. Alcune <strong>marzo</strong> <strong>2012</strong> differenze nella composizione del torrefatto si possono notare tra nord e sud <strong>It</strong>alia, dato che nel settentrione l’espresso viene apprezzato maggiormente leggero mentre in meridione deve avere un sapore più ricco”. Simile l’opinione di un altro torrefattore romano, specializzato però in miscele per il consumo domestico, Francesco Geracitano, anch’egli presente in studio. “Anche un cento per cento Arabica è una miscela a meno che non si parli di caffè monorigine - ha commentato -. I gusti con il tempo cambiano e negli ultimi anni si sta affermando sempre di più una richiesta di cento per cento Arabica”. Per ottenere un buon estratto la composizione è, infatti, solo uno dei parametri, mentre andrebbe tenuta in maggiore considerazione la qualità. L’indicazione “cento per cento Arabica”, infatti, non è una garanzia assoluta, perché ovviamente la composizione non assicura il ricorso per la preparazione ad un Arabica di qualità. Nulla di strano, quindi, se miscele composte anche da Robusta, ma realizzate con prodotti di alto livello, risultano decisamente superiori ai quelli composti nella totalità da Arabica di qualità inferiore. Interessante, poi, la piccola visita offerta della trasmissione in una torrefazione triestina, nota per la tostatura a legno, con un procedimento risalente all’Ottocento, che permette di esaltare le qualità organolettiche del caffè. Oltre a disquisizioni su questi temi la trasmissione offre, poi, un’interessante anche se fugace sbirciatina in alcuni caffè storici, come il Caffè del Professore a Napoli, il Caffè Pedrotti di Padova e il Caffè Greco di Roma. Decisamente apprezzabile anche lo spazio concesso al collezionismo con la presenza in studio del goriziano Lucio Del Piccolo -che in più occasioni ha collaborato con il Notiziario Torrefatti-, con alcuni pezzi della sua importante raccolta di caffettiere moka, e di Alessandra Cagliari con le sue macchine espresso. Più contenuto, infine, a causa dei tempi ridotti tipici del mezzo televisivo, lo spazio dedicato al rapporto tra caffè e salute, ma sufficiente a confermare gli effetti positivi di questa bevanda.
1954-2014 Ricordando... 60 anni di attività del Gruppo Triveneto Torrefattori di Caffè Pagine estratte dal Notiziario Torrefattori n. 12 - dicembre 2009