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il mondo, sempre meno si perlustra il mondo (direbbe, forse, Pietro<br />

Montani) alla ricerca di segni che ci permettano di orientarci <strong>in</strong> esso<br />

(di farne esperienza e di conoscerlo), e sempre più si apprende da uno<br />

strumento che ha già elaborato per noi i segni del mondo. quanto detto<br />

vale per l’orientamento: immag<strong>in</strong>are la strada giusta. Vale per la meteorologia:<br />

immag<strong>in</strong>are che “tempo farà”. Vale per gli <strong>in</strong>contri (la voce<br />

dell’altro o il cane con casco): immag<strong>in</strong>are l’alterità. Così, lo strumento<br />

tecnologico che elabora per noi i segni, anzi che ha elaborato (e questo<br />

tempo al passato è, di nuovo, rilevante) per noi, ha anche pre-visto per<br />

noi: l’imprevedibile (l’alterità, la meteorologia, l’orientamento) diviene,<br />

nel quotidiano che ho provato a raccontare, pre-visto (visto prima). In<br />

tal senso, tutti gli accadimenti presi <strong>in</strong> esame sono forme diverse di<br />

esperienze anticipate.<br />

Siamo giunti a un punto <strong>in</strong> cui la riflessione filosofica ha sufficiente<br />

materiale del quotidiano da rimug<strong>in</strong>are. qual è, dunque, la relazione<br />

tra prevedere e immag<strong>in</strong>are? Proviamo a seguirne il significato alla<br />

lettera: prevedere, come detto, vuol dire vedere prima. Prima di che?<br />

Prima che si possa effettivamente vedere qualcosa, io posso vedere<br />

prima: come se qualcuno mi desse un’istantanea del futuro o un film<strong>in</strong>o<br />

di ciò che accadrà (o potrà accadere). Immag<strong>in</strong>are, seguendo la<br />

lettera, è fare o mettere <strong>in</strong> immag<strong>in</strong>e (così ad esempio parlare è dire o<br />

concretizzare è rendere concreto). L’attività immag<strong>in</strong>ativa, dunque, s’<strong>in</strong>contra<br />

con la previsione nel momento <strong>in</strong> cui l’attività di pre-vedere si<br />

riversa <strong>in</strong> un mettere <strong>in</strong> immag<strong>in</strong>e. È così, dunque, che l’immag<strong>in</strong>e del<br />

bassotto col m<strong>in</strong>icasco can<strong>in</strong>o, per riprendere uno dei casi, ha potuto<br />

anticipare l’esperire: poiché qualcuno, chiunque sia (l’amica di face<strong>book</strong><br />

nel caso), ha trovato la propria attività immag<strong>in</strong>ativa già messa <strong>in</strong><br />

immag<strong>in</strong>e (già immag<strong>in</strong>ata) da un dispositivo tecnico che ha elaborato i<br />

segnali del mondo e li ha trasformati <strong>in</strong> una immag<strong>in</strong>e di pre-visione.<br />

Chiariamo meglio, poiché si potrebbe obbiettare che questo è sempre<br />

stato dell’uomo, che questo è proprio ciò che l’arte, da sempre,<br />

ha fatto. quando il Canaletto riproduceva <strong>in</strong> un dip<strong>in</strong>to il Canal Grande<br />

non anticipava, forse, l’esperienza del viaggiatore che a Venezia non<br />

fosse ancora stato!? Non metteva, anche lui, <strong>in</strong> immag<strong>in</strong>e (immag<strong>in</strong>are)<br />

una pre-visione per il viaggiatore!? quando gli antichi scultori eseguivano<br />

una statua, che so, del fauno Pan, misto di uomo e capra, o<br />

di qualunque div<strong>in</strong>ità, non mettevano forse <strong>in</strong> immag<strong>in</strong>e qualcosa di<br />

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