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Nozze d’argento sulla riva della Drava<br />

Era appena <strong>in</strong>iziata una pioggia leggera quando scesero dalla vecchia<br />

Suzuki. Ottó Cicárdi, colpito sulla punta del naso da una grossa goccia,<br />

allungò le braccia per sentire il segno di quel dono celeste anche sul dorso<br />

della mano, e annunciò, piove. Che fortuna, aggiunse, ma subito si bloccò.<br />

La signora Cicárdi lo guradò seria. Il prossimo anno tu non vuoi proprio<br />

mangiare? se cont<strong>in</strong>ua la siccità delle scorse settimane non cresce nulla.<br />

E poi, “pioggia di maggio”, lo sai, no? Certo, mia cara! “di tutto assaggio”<br />

gridò l’uomo, e sorrise. Da uno dei can<strong>in</strong>i luccicava una corona d’argento.<br />

Era un piccolo porto dove le navi-albergo restano all’ancora. Alla Cicárdi<br />

sembrava una bella occasione: <strong>in</strong> bassa stagione potevano trascorrere un<br />

week-end lungo, quasi <strong>gratis</strong>, <strong>in</strong> un posto tuttora <strong>in</strong>contam<strong>in</strong>ato. Neanche<br />

a Pasqua, bello mio, ti ricordi che siamo sposati ormai da ventic<strong>in</strong>que anni.<br />

Io dico che ce lo meritiamo, siamo sempre chiusi fra quattro mura. Cicárdi<br />

rispose che dovunque si vada, dovunque ci port<strong>in</strong>o i nostri passi, prima o<br />

poi ci si ritrova sempre a casa. A parte chi affoga, certo. Detto questo, mia<br />

cara, la riva del Drava è un’occasione.<br />

La pioggia sempre più fitta li sp<strong>in</strong>se verso le ripide scale scavate nella<br />

scarpata. Appena la nave-albergo fu più vic<strong>in</strong>a si rivelò d’aspetto ben miserevole,<br />

un ammasso di ferraglia e lamiera consumata. Raggiunte a fatica<br />

le scale basse dovettero ancora attraversare la passerella che portava<br />

alla nave.<br />

Pioveva ormai a dirotto.<br />

La Cicárdi, come se avesse passato tutta la sua vita sull’acqua, con senso<br />

pratico <strong>in</strong>iziò subito ad arrampicarsi agilmente sulle scale del ponte. Al<br />

piano di sopra, una tettoia ondulata di colore blu ardesia, e legata con fil<br />

di ferro su tubi arrugg<strong>in</strong>iti, proteggeva gli avventori dalla pioggia. Il disord<strong>in</strong>e<br />

era grande. Sul ponte giacevano alla r<strong>in</strong>fusa delle sedie improvvisate<br />

con pezzi di tubo, <strong>in</strong>sieme a qualche tavolo di diverso formato. Dalle scale<br />

di poppa comunque apparve una ragazza <strong>in</strong> tuta, con un cellulare che le<br />

ciondolava dal collo.<br />

Chi è il capo qui? chiese la Cicárdi.<br />

La Marika, ma ora è sotto, rispose la ragazza.<br />

La nave, secondo una targa di ferro attaccata alla parete, era stata costruita<br />

nel 1974 a Hornya. Chi saliva a bordo sembrava quasi fosse risucchiato<br />

<strong>in</strong> uno di quei documentari amatoriali, dove da attore improvvisato<br />

<strong>in</strong>izia a recitare, senza grande entusiasmo, ma <strong>in</strong> qualche modo con naturalezza.<br />

Dalla nave, la vernice azzurra stesa frettolosamente si staccava<br />

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