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<strong>in</strong> piccole lamelle.<br />

Di sotto, <strong>in</strong> un ufficio, stava seduta la signora Marika. Era impegnata a<br />

pett<strong>in</strong>arsi i pochi capelli rimasti, cruccio a cui doveva il suo <strong>in</strong>sistente ritornello,<br />

il cielo per voi sono tutti i miei capelli. Frase che era rivolta a tutti<br />

gli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong> servizio sul Cormorano, dove il capitano era senza dubbio<br />

lei, Marika, anche se non aveva mai messo piede su un ponte di comando.<br />

Dal suo nascondiglio senza difficoltà vide arrivare i due ospiti proprio nel<br />

momento <strong>in</strong> cui com<strong>in</strong>ciava a diluviare.<br />

Sul ponte c’era solo Szilvi che stava sistemando le cose buttate alla r<strong>in</strong>fusa.<br />

La donna si sedette e accese subito una sigaretta. L’uomo fece un<br />

passo verso il f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>o chiuso del bar e si mise a leggere la lista dei<br />

prezzi di un color verde mela ormai sbiadito.<br />

La birra c’è. Costa duemila fior<strong>in</strong>i.<br />

La donna soffiò via il fumo. E il v<strong>in</strong>o non ce l’hanno?<br />

L’uomo prese di nuovo la carta. Ma sì, settanta fior<strong>in</strong>i al decilitro.<br />

Bianco o rosso?<br />

Non c’è scritto.<br />

E il caffè? Ce l’hanno il caffè?<br />

L’uomo riprese a consultare la carta, ma gli ci volle più di tempo.<br />

No, il caffè non ce l’hanno. Non c’è scritto.<br />

È vero che non ce l’avete il caffè? fece l’ospite voltandosi verso la ragazza<br />

<strong>in</strong> tuta.<br />

Magari sotto, dalla Marika. Vado a vedere.<br />

La r<strong>in</strong>grazio.<br />

Si voltò e scomparve. L’uomo prese una sedia e si mise a guardare un po’<br />

la riva di fronte, un po’ il tipo che stava accovacciato su uno sgabello e<br />

pelava patate, che d’improvviso sbottò, Szilvi, cazzo, vieni a pelare! E la<br />

voce della ragazza da sotto, va bene va bene, fammi portare questo caffè,<br />

e calmati.<br />

Apparve ai piedi delle scale, trasportando, <strong>in</strong> precario equilibrio, un vassoio<br />

con due bicchieri di vetro e una zuccheriera.<br />

Appoggiò tutto sul tavolo. Salute!<br />

Dove si paga? chiese la Cicárdi.<br />

Non sono io la cameriera. Sono qui per dare una mano ad Egon. È la Marika<br />

che si occupa di tutto.<br />

Bevvero il caffè. Era tiepido e stantio, probabilmente rimasto per molto<br />

tempo nella caffettiera.<br />

L’uomo che pelava le patate non smetteva di brontolare, muoviti, ritorneranno<br />

per l’una e faranno un gran cas<strong>in</strong>o per mangiare subito. Per il<br />

gulasch ci vuole tempo. Così la non-cameriera chiamata Szilvi prese uno<br />

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