Mamme o veline? - Campo de'fiori
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“Nella stessa Italia della ricostruzione e del<br />
piano Marshall (aprile 1948)”precisa Cenni<br />
“avevamo strumenti e tecnologie ben più<br />
avanzate.” Ma se l’impatto appare deludente<br />
quella semplice constatazione accende la<br />
miccia della consapevolezza ,giorno per giorno,<br />
di quale sia la realtà degli emigranti nel<br />
paese elvetico. “La Svizzera – spiega Giorgio<br />
Cenni- , neutrale durante la seconda guerra<br />
mondiale, fu tra le prime a ricevere commesse<br />
industriali, dato che il suo apparato era<br />
intatto e per sopperire alle numerose richieste<br />
aveva necessità impellente di mano d’opera.<br />
Per tale ragione il governo favoriva l’immigrazione<br />
dei cosiddetti “Gastarbeiter”, vale<br />
a dire , lavoratori per lo più “stagionali”che<br />
dovevano sostituire gli svizzeri nei lavori<br />
pesanti a bassi costi. Per mantenere questo<br />
stato di cose il governo elvetico ostacolava<br />
con tutte le sue forze l’aspirazione dei lavoratori<br />
stranieri all’integrazione e dato che,nonostante<br />
tutto qualcuno riusciva lo stesso a<br />
migliorare, si arrivò alla formazione di associazioni<br />
xenofobe fino a sottoporre con due<br />
referendum (1970) al popolo svizzero la decisione<br />
di mantenere o meno la mano d’opera<br />
straniera (quasi totalmente italiana). Prevalse<br />
il “si” aprendo nuove prospettive per i lavoratori<br />
ed io compresi immediatamente che l’unica<br />
strada per progredire era la cultura e<br />
soprattutto la “formazione professionale”. Da<br />
quel giorno Giorgio Cenni è un treno inarrestabile:<br />
dopo l’orario di lavoro alla fabbrica si<br />
reca al vecchio ristorante Waldhorn di Berna<br />
( abituale ritrovo di lavoratori italiani) e con<br />
mezzi di fortuna ed una targa poggiata sopra<br />
un tavolino inizia un corso teorico di mecca-<br />
D. Quanto è importante fare la gavetta?<br />
R. E’ importantissimo. La gavetta ti permette<br />
di dire: “quest’anno sono trentun’anni che<br />
faccio questo lavoro, venticinque che stò al<br />
Bagaglino e venti che faccio televisione, con<br />
la gavetta”. Non so se tra vent’anni potremo<br />
parlare con qualcuno degli interpreti e registi<br />
dell’attuale televisione. Adesso stai parlando<br />
con me che ho fatto la gavetta e comunque<br />
al Bagaglino una sorta di gavetta c’è sempre,<br />
perché ti fanno stare con i piedi per terra,<br />
non ti puoi montare la testa. Questo significa<br />
la gavetta.<br />
D. E come ha scelto i suoi personaggi e il suo<br />
nome d’arte? R. Guarda, Martufello mi ci<br />
chiamarono fin dall’infanzia, perché nel mio<br />
paese, fin dall’antichità, chiamavano<br />
Martufello il bambino più vispo e dispettoso.<br />
Per quanto riguarda i miei personaggi, non li<br />
ho scelti io. Il mio personaggio “principe” è il<br />
burino, e lo dico con orgoglio, lì non c’era<br />
niente da scegliere perché lo ero!! Tutto il<br />
resto è frutto della creatività di Pingitore.<br />
D. Quali altre esperienze lavorative ha<br />
avuto? R. Sempre con Pingitore, ho fatto<br />
delle commedie estive. Ho fatto una commedia<br />
brillante che si intitolava “Le Barzotte”,<br />
con Laura Troschel, Lorenza Guerrieri e<br />
Massimiliano Tortora. Non dico che fosse una<br />
vera e propria prova da attore, ma attore<br />
brillante si. Poi Pingitore ha riscritto “I<br />
Menecmi” di Plauto, dove io ho avuto il doppio<br />
ruolo dei gemelli. D. Il suo rapporto con<br />
cinema e televisione? R. Devo dire che il<br />
cinema “non mi cerca proprio”, quindi non lo<br />
so che rapporto ho. Si ho fatto qualcosina ma<br />
sempre con Pingitore. Il fatto, comunque,<br />
che il cinema non mi contatti, non mi crea<br />
alcun problema, perché sono un artista che<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
nica. L’iniziativa incontra il consenso dei lavoratori<br />
,l’aiuto del Consolato Italiano, la simpatia<br />
delle autorità svizzere ed il 28 gennaio<br />
1966 insieme a colleghi di lavoro, con cui ha<br />
formato un “gruppo promotore” fonda ufficialmente<br />
il CISAP (Centro Addestramento<br />
Professionale Italiano in Svizzera). Mariù lo<br />
ha raggiunto da tempo e lavora nella stessa<br />
fabbrica e non manca di assisterlo nell’opera<br />
intrapresa. La prima sede (ricorda Cenni)<br />
viene fissata in tre stanzette e due vani di<br />
circa 100 mq complessivi , rispettivamente al<br />
piano terreno e nel seminterrato di una villetta<br />
al n. 7 dello Jagerweg quartiere di<br />
Breiterrein e l’inaugurazione viene effettuata<br />
invitando le autorità e gli industriali a visitare<br />
una scuola dove, al di fuori di una lavagna e<br />
qualche banco, manca tutto il resto, soprattutto<br />
le macchine dell’officina per la “pratica”<br />
,la cui sagoma è però ordinatamente disegnata<br />
con il gesso sul pavimento. Passato un<br />
primo attimo di scoramento la fede incrollabile<br />
di Giorgio Cenni fà il miracolo; da un’industriale<br />
italiano “venuto anche lui dal”niente”<br />
riceve con “credito ad infinito termine” (sarà<br />
ripagato alcuni anni dopo) una intera officina<br />
ed i corsi possono cominciare. Da qui , pur<br />
sempre con duro lavoro e sacrifici, la strada è<br />
in discesa ; migliaia di alunni e tre generazioni<br />
di giovani si alternano sui banchi del<br />
CISAP; la sede generale è oramai quella prestigiosa<br />
di Berna in Freiburgstrasse ed altre<br />
sedi sono state aperte in tutta la svizzera.<br />
Giorgio Cenni , prima di andare in pensione<br />
avrà ancora il tempo di aggiungere alla sede<br />
di Berna , con l’aiuto di prestigiosi artisti<br />
internazionali, una superba collezione di<br />
lavora talmente tanto sia in televisione che in<br />
teatro, per cui non ne sento la mancanza.<br />
D. Farebbe un reality show? R. No, non lo<br />
farei, perché sono talmente preso con il teatro,<br />
d’inverno, con la televisione e con tante<br />
altre cose, che non avrei il tempo per farlo.<br />
Non perché penso che quelli che lo fanno si<br />
debbano “riciclare”, non ho neanche idea se<br />
li pagano. Al momento dico no, non ho<br />
tempo. Andare tre mesi in Brasile, ad esempio,<br />
significherebbe sacrificare mesi di lavoro<br />
dato che d’estate ho persone e impresari che<br />
lavorano con me e quindi puntano su di me,<br />
non mi va di lasciare nessuno.<br />
D. Si sentirebbe di suggerire questa carriera<br />
ad un giovane? R. Certo che gliela suggerisco!<br />
Qual è quell’artista che stà venticinque<br />
anni in teatro e televisione come ho fatto io<br />
!?! Suggerire questa carriera significa che un<br />
ragazzo oggi vent’enne, inizia e tra venticinque<br />
anni c’è ancora qualcuno che lo va ad<br />
intervistare.<br />
D. Il successo le ha dato molto ma le ha<br />
anche tolto qualcosa? R. Il successo mi ha<br />
dato molto, ma non mi ha tolto nulla perché<br />
io sono rimasto sempre paesano, non vivo<br />
nella grande città ma fuori, non vado spesso<br />
a cene ufficiali, ad esempio faccio teatro per<br />
cinque mesi in inverno e andrò più o meno<br />
tre volte a cena fuori. Le cose positive di questo<br />
lavoro me le godo da solo, senza apparire…….<br />
Una delle cose che mi ha tolto ad<br />
esempio, è quella che non posso “litigà coi<br />
vigili”; alcune volte non posso essere me<br />
stesso, nel senso che se hai dei problemi, o<br />
per esempio accompagno mia madre in<br />
ospedale, la gente mi dice: “ma come mai<br />
che in televisione ridi sempre e qui no?” E io<br />
devo dare spiegazioni. Oppure quando è<br />
opere d’arte : “Perché – come afferma lui<br />
stesso- mentre si studia è bello ed istruttivo<br />
vivere a contatto con l’arte..”. Giorgio Cenni è<br />
stato più volte decorato,insignito ,nominato ;<br />
riconoscimenti ed attestati sono piovuti da<br />
ogni dove ma io so bene che il suo premio più<br />
grande è rappresentato dal consuntivo finale<br />
del CISAP: ventiseimila diplomati !<br />
Ventiseimila professionisti ed altrettante<br />
famiglie che hanno migliorato le proprie condizioni<br />
di vita ,integrate a pieno titolo e con<br />
prospettive di crescita legate solamente alle<br />
proprie capacità. Da qualche anno Giorgio<br />
Cenni e la sua Mariù sono tornati a Genova ,<br />
ma pensare che lui si dedichi ad un sereno<br />
riposo è pura utopia; egli ha fondato un’associazione<br />
culturale “Il Cenacolo”, per la scoperta<br />
di giovani talenti e per attività varie<br />
d’interesse artistico; scopertosi scrittore di<br />
vaglia ,narra le sue memorie e racconti di<br />
vita vissuta con un lessico semplice ,spontaneo<br />
ed umano, infine cura con particolare<br />
affetto l’opera dello zio: il grande pittore<br />
toscano Renato Cenni la cui monografia ,per<br />
cortese concessione dello stesso Giorgio , è<br />
presente in questo numero. Salutiamo ,dunque,<br />
Giorgio Cenni e per ringraziarlo colgo<br />
l’occasione, assieme a tutta la redazione di<br />
<strong>Campo</strong> de’ fiori, per inviargli infiniti auguri in<br />
occasione delle sue Nozze d’Oro con la dolce<br />
Mariù.(giugno 1955-giugno 2005). PS. Chi<br />
volesse notizie dove rintracciare i libri scritti<br />
da Giorgio Cenni, può scrivere alla redazione<br />
di <strong>Campo</strong> de’fiori.<br />
morto mio padre mi hanno chiesto un autografo<br />
nella camera mortuaria!!! Queste cose<br />
sono un po’ negative, ma sono piccole cose.<br />
D. Chi è stato il suo maestro? R. I miei maestri<br />
sono stati Castellacci e Pingitore. Forse<br />
Pingitore un po’ di più, perché ha fatto anche<br />
la regia degli spettacoli del Bagaglino. Mi<br />
sono sempre fidato ciecamente di lui.<br />
D. Qual è il suo comico preferito del passato?<br />
R. A me fanno ridere un po’ tutti. Sono<br />
stato, però, un grande amante di Nino<br />
Manfredi, perché ritengo che Nino sia stato<br />
un grande artista, a tutto tondo. Poi è chiaro…<br />
Totò mi ha fatto impazzire, Sordi etc.<br />
D. E di quelli giovani? R. Mi piacciano<br />
Antonio Giuliani, Enrico Brignano che considero<br />
un bravo attore oltre che cabarettista.<br />
Mi dispiace se magari tralascerò alcuni nomi<br />
che mi sfuggono. Poi c’è Enzo Salvi detto “er<br />
cipolla”, che oltre a lavorare con me, mi vuole<br />
un bene dell’anima e altrettanto gliene voglio<br />
io. Poi ci sono tutti i miei colleghi del<br />
Bagaglino. D. Quanto è “doloroso” fare il<br />
comico? R. Io penso che fare il comico sia un<br />
dono di natura, una cosa che hai dentro. Ci<br />
si nasce. Doloroso, come ho detto, che se<br />
alcune volte nella vita hai un momento di tristezza<br />
e malinconia, sei costretto a “viverti”<br />
a casa tua, perché fuori la gente vuole che<br />
fai sempre e comunque ridere.<br />
D. C’è qualcosa, per concludere, che vorrebbe<br />
aggiungere o che non ha mai detto?<br />
R. Vorrei solo dire che mi auguro di lavorare<br />
sempre. Finchè si lavora “qualcosa può succedere”.<br />
Ho questo sogno nel cassetto: di<br />
lavorare sempre, perché oggi se non lavori<br />
con la velocità che c’è in tutto, ti dimenticano<br />
presto. Devi stare sempre sulla cresta dell’onda.