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megalopoli living furto con remake diavolo vattene! - Urban

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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO<br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 04/09/06 • EURO zero<br />

51<br />

SETTEMBRE<br />

DIAVOLO VATTENE!<br />

DIVENTARE ESORCISTI? L'UNICA SCUOLA È A ROMA<br />

MEGALOPOLI LIVING<br />

IL FUTURO PROSSIMO È NELLA CITTÀ. BIENNALE DOCET<br />

FURTO CON REMAKE<br />

OPERAZIONE SAN GENNARO 2: URBAN METTE LE MANI SUL TESORO


22<br />

32<br />

URBAN<br />

REDAZIONE<br />

Mensile - Anno VI, Numero 51 - 04.09.06<br />

www.urbanmagazine.it<br />

redazione@urbanmagazine.it<br />

direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

art director: NICOLA CIOCE<br />

n.cioce@urbanmagazine.it<br />

caporedattore: FLORIANA CAVALLO<br />

f.cavallo@urbanmagazine.it<br />

segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />

r.settanni@urbanmagazine.it<br />

26<br />

(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01) PUBBLICITÀ<br />

presidente: IVAN VERONESE<br />

amministrazione: VERONICA ANASTASIA<br />

v.anastasia@urbanmagazine.it<br />

URBAN ITALIA srl via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />

Una società del gruppo EUROPEAN FREE MEDIA SA<br />

distribuzione: CITRUS ITALIA s.r.l. (tel. 02-48519577)<br />

Susanna Sivini: susanna@citrus.it<br />

fotolito: BODY&TYPE<br />

via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />

via dell’industria 6, Erbusco (BS)<br />

20<br />

#51<br />

URBAN<br />

SETTEMBRE<br />

11 EDITORIALE 13 VOCI 15 DREAMS 17 WOMEN<br />

20 CITTÀ IN MOSTRA<br />

di Cristiano Seganfreddo<br />

22 SAN GENNARO CON DESTREZZA<br />

di Ciro Cacciola / foto: Gianni Troilo<br />

26 I MONOLOGHI DELLA VESCICA<br />

di Christian Carosi / foto: Alberto Bernas<strong>con</strong>i<br />

28 AL DIAVOLO IL DIAVOLO!<br />

di Andrea Baffigo / illustrazioni: Squaz<br />

32 MOVIE HOSPITAL<br />

di Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo<br />

36 DEBORA CONTRO PATTI<br />

di Paolo Madeddu / foto: Alberto Bernas<strong>con</strong>i<br />

39 MODA POPOPOPO NIGHT<br />

foto: Brett Monaghan<br />

49 SHOPPING BACKHOME SHOP<br />

di Maria Broch<br />

39<br />

Direzione:<br />

sales manager:<br />

AUGUSTA ASCOLESE<br />

a.ascolese@urbanmagazine.it<br />

key account:<br />

ALFONSO PALMIERE<br />

a.palmiere@urbanmagazine.it<br />

GIANLUIGI SANTAMBROGIO<br />

gl.santambrogio@urbanmagazine.it<br />

MARCO GALLUZZI<br />

m.galluzzi@urbanmagazine.it<br />

URBAN ITALIA srl via<br />

Valparaiso 3, 20144 Milano<br />

tel. 02-48519718<br />

fax 02-48518852<br />

Triveneto<br />

SANDRO CASTELLI, CINZIA<br />

FIORINI<br />

Via Trota, 6, 37121 - Verona<br />

tel. 045-8003436<br />

fax 045-8015484<br />

mail: studiocastelli@email.it<br />

Marche, Molise,<br />

Basilicata, Lazio,<br />

Abruzzo, Campania,<br />

Calabria, Puglia, Sicilia e<br />

Sardegna<br />

TARGET MEDIA GROUP<br />

via Isonzo, 32<br />

00198 - Roma<br />

tel. 06-84083207<br />

fax 06-84242758<br />

Obsession-Kate Moss<br />

cover: Maurizio Carriero<br />

URBAN 9


52<br />

GUIDA<br />

52 FILM ESTATE IN BIANCO? ORA INIZIA IL BELLO<br />

54 LIBRI ALL'OMBRA DELLE TORRI<br />

55 DIGITAL LIFE L'ULTIMA BATTAGLIA? LIBERTÀ PER I VIDEOGAME<br />

56 MUSICA TUTTO HA ORIGINE E FINISCE NEL FANGO<br />

59 ARTE IL RUOLO DELL'ATTORE<br />

60 TEATRO A SCHEMA LIBERO<br />

61 NIGHTLIFE SEMPRE TEMPORANEI PER RESTARE CONTEMPORANEI<br />

62 FOOD MILANO IL MEDITERRANEO HA BAGNATO ANCHE L'ISOLA<br />

64 FOOD ROMA LUNGOTEVERE IL FITNESS PUÒ ESSERE UN PRETESTO<br />

66 FOOD TORINO LA MARGHERITA SI FA ANCORA PIÙ SABAUDA<br />

67 FOOD VENETO GLI CHEF? QUATTRO È IL NUMERO PERFETTO<br />

68 FOOD BOLOGNA LA RICETTA SEGRETA? TRE VERSI PRIMA DEI PASTI<br />

69 FOOD NAPOLI SALONE MARGHERITA? ADESSO C'È IL BARBARO<br />

71 UNURBAN ed è subito siesta<br />

SETTEMBRE 51<br />

hanno collaborato <strong>con</strong> noi:<br />

56<br />

andrea baffigo<br />

maurizio baruffaldi<br />

alberto bernas<strong>con</strong>i<br />

bruno boveri<br />

sandro brescia<br />

maria broch<br />

59<br />

ciro cacciola<br />

sasha carnevali<br />

christian carosi<br />

daniele coppi<br />

faust<br />

sandra franchino<br />

URBANEDITORIALE<br />

LA BIENNALE E SAN GENNARO<br />

Le <strong>megalopoli</strong> ci divoreranno? Vivremo in città s<strong>con</strong>finate in cui le<br />

classiche coordinate centro e periferia perderanno senso, e la nostra<br />

qualità di vita urbana si appiattirà all’interno di un <strong>con</strong>tinuum in cui agglomerati<br />

abitativi si susseguiranno ininterrottamente? Considerando<br />

i dati da cui è partita la Biennale di Architettura 2006 – l’anno scorso<br />

la popolazione residente nelle città ha superato quella del resto del<br />

mondo – il rischio c’è. Noi però crediamo, come ci rac<strong>con</strong>ta in questo<br />

numero Aldo Cibic che della Biennale ha curato l’allestimento della<br />

sezione centrale, che tutto si giochi sulla capacità di salvaguardare<br />

il tessuto umano/urbano. Che se ogni città, ogni quartiere riuscirà a<br />

<strong>con</strong>servare o ad acquisire una propria identità, a proporre una propria<br />

unicità, allora il futuro potrebbe assumere <strong>con</strong>torni più rassicuranti.<br />

E se aspiranti esorcisti di tutto il mondo devono comunque venire a<br />

Roma a frequentare un corso all’Università Pontificia, se molte pietre<br />

miliari della cinematografia per essere salvate sono dovute passare<br />

dal laboratorio di restauro della Cineteca di Bologna, se San Gennaro<br />

<strong>con</strong> il suo tesoro a Napoli <strong>con</strong>tinua a ispirare la fantasia di sceneggiatori<br />

e giornalisti, possiamo mantenere il nostro <strong>con</strong>sueto ottimismo e<br />

non sentirci troppo minacciati da quanto ci aspetta dietro l’angolo.<br />

ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

emily lee<br />

paolo madeddu<br />

brett monaghan<br />

cinzia negherbon<br />

mirta oregna<br />

igor principe<br />

leo rieser<br />

francesca roveda<br />

laura ruggieri<br />

cristiano seganfreddo<br />

squaz<br />

lorenzo tiezzi<br />

marta topis<br />

gianni troilo<br />

URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TORINO · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />

URBAN 11


Cattelan vs Duchamp <strong>Urban</strong> Contest, 2006<br />

METTETECI<br />

LA FACCIA<br />

ROBA DA<br />

CARRIERO<br />

Sul perché <strong>Urban</strong> abbia ispirato l’asinello di<br />

Cattelan carico dell’orinatoio di Duchamp, che<br />

Maurizio Carriero ha dipinto in Cattelan vs<br />

Duchamp <strong>Urban</strong> Contest, non azzardiamo ipotesi<br />

e lasciamo il terreno ai critici. Noi ci limitiamo a<br />

essere onorati che il ventiseienne artista vincitore<br />

del nostro premio all’interno del <strong>con</strong>corso di Italian<br />

Factory per giovani pittori, ci abbia “dedicato” l’opera.<br />

Poi, non abbiamo resistito. Ficcanasando nel suo archivio, fra arte sacra, citazioni<br />

di ready made e ritratti, abbiamo trovato l’in<strong>con</strong>sueta Obsession-Kate<br />

Moss per la copertina di questo numero, da ammirare dal vero nella galleria<br />

Spazioinmostra (in via Cagnola 26) dal 15 settembre al 13 ottobre, all’interno<br />

della collettiva 15 volte 1 volto. Un <strong>con</strong>siglio dell’autore? Guardate il<br />

quadro (o la cover) ascoltandovi Hoppípolla dei Sigur Rós. Per tutte le altre<br />

curiosità: www.mauriziocarriero.it, mauriziocarriero@katamail.com.<br />

URBANVOCI<br />

La luna l’abbiamo scoperta, ci siamo sbarcati, ma l’idea di<br />

salvarla non era ancora maturata. Ora, per questa impresa<br />

titanica ed elementare, è scesa in campo Cinisello Balsamo,<br />

trainata dal Museo di Fotografia Contemporanea e comandata<br />

da Jochen Gerz, berlinese regista di public art. Il nome del<br />

progetto è Salviamo la Luna. Simbolo dell’irrazionale e della<br />

fase notturna, da salvare <strong>con</strong> un gesto fuori dalle regole: non<br />

logico, non <strong>con</strong>veniente, non funzionale. Quale? Il cittadino<br />

(noi, tu che leggi, tutti quelli che <strong>con</strong>osci) che sorregge un<br />

cartello <strong>con</strong> sopra la sua faccia, foto in bianco e nero, scattata<br />

al museo. Manifestare così, per niente altro che per noi stessi. L’idea è tanto elementare da risultare spiazzante e ciò che spiazza suggerisce,<br />

apre, cerca direzioni. Del fare e del pensare. Hanno già prestato la loro faccia e la loro disponibilità in tanti, e fino alla primavera del 2007<br />

tutti abbiamo la possibilità (onere e onore) di presentarci per esserci. Come uomini-sandwich, ma senza prodotto da pubblicizzare. Volti issati<br />

come una croce o una protesta, ma alieni da ogni simbolo sacro o politico. Fototessere, ma che non documentano.<br />

Presentatevi allora al Museo per un scatto dedicato alla luna che c’è in voi (le info su www.museofotografia<strong>con</strong>temporanea.org). Le foto verranno<br />

esposte durante la prossima estate e se saranno troppe, come speriamo, troveranno posto anche fuori dal museo, per poi essere restituite<br />

a chi avrà donato la sua faccia, in una sorta di esposizione permanente e diffusa. |MB|<br />

Self portrait, 2004<br />

URBAN 13


ADRENALIN TOWER<br />

Beijing, Cina – Per il quartier generale di<br />

Watchdata, colosso dell’IT che dal nulla ha creato<br />

4mila posti di lavoro in meno di otto anni,<br />

ci voleva un’architettura che lasciasse il segno<br />

e insieme esprimesse essa stessa l’immagine<br />

dell’azienda. Per questo gli architetti olandesi di<br />

Next Architects si sono inventati una costruzione<br />

unica nel suo genere (ancora sotto forma di<br />

progetto preliminare) che grazie alla sua struttura<br />

intrecciata evita <strong>con</strong> successo lo stereotipo<br />

dell’edificio misto produttivo. Nei 55mila metri<br />

quadrati sono ospitati uffici, spazi per la ricerca<br />

e la produzione, sale <strong>con</strong>ferenze, aree sportive e<br />

parcheggi sotterranei. Ma naturalmente c’è anche<br />

una sorta di piazza aziendale, un open floor<br />

dove si affacciano tutti i dipartimenti, caratterizzato<br />

da quattro giardini interni <strong>con</strong> specchi<br />

d’acqua sovrastati da passerelle coperte. Qui ci<br />

si rilassa in uno dei ristoranti, ci si <strong>con</strong>osce tra<br />

colleghi e si ricaricano le batterie.<br />

URBANDREAMS<br />

LA CITTÀ CHE NON C’È<br />

di Daniele Coppi<br />

Rotterdam, Olanda – Fare surf a<br />

100 metri d’altezza, tutto il giorno<br />

e tutto l’anno, arrampicarsi su pareti<br />

rocciose come se si fosse in un<br />

deserto vero, scalare vertiginose cascate<br />

di ghiaccio, buttarsi giù <strong>con</strong> la<br />

tavola da snow in pieno centro cittadino.<br />

No, non siamo in un videogame<br />

e nemmeno nell’ultimo kolossal<br />

di Hollywood, ma dentro l’Adrenalin<br />

Tower, progetto di grattacieloluna<br />

park per la Noordereiland di<br />

Rotterdam che si deve alla spericolata<br />

creatività di Ucx Architects. I volumi<br />

sono da brivido, <strong>con</strong> esasperati<br />

scavi architettonici, diversi livelli di<br />

altezze e scenografiche trasparenze,<br />

che impressionano anche chi guarda<br />

da fuori. Una risposta radicale per<br />

soddisfare quei bisogni crescenti<br />

d’evasione propri di ogni moderno<br />

<strong>con</strong>testo urbano.<br />

E, dopo tante scariche di adrenalina,<br />

è meritatissimo il riposo nella<br />

Bamboo lobby, spazio zen affacciato<br />

sul mare e sulla città attraverso<br />

un’enorme vetrata.<br />

LOGO NON SOLO DI FACCIATA<br />

URBAN 15


© Sandra Franchino<br />

LOVE ON PAPER clienti.<br />

Una dichiarazione a mezzo stampa<br />

colpisce sempre. E non solo la legittima<br />

destinataria<br />

Una pillola per scampare ai dolori mestruali. Un suggerimento<br />

su quale marca puntare per distrarti dal<br />

calore estivo <strong>con</strong> una bella, dissetante, fresca birra.<br />

E l’annuncio di una compagnia low cost che ti dà un<br />

biglietto per andare a Parigi o ad Amsterdam <strong>con</strong> due<br />

soldi, che se vai a Londra spendi più di metropolitana<br />

per Piccadilly Circus che di aereo per Luton.<br />

I soliti <strong>con</strong>sigli per gli acquisti, come diceva Maurizio<br />

Costanzo. Piccolo spazio pubblicità, direbbe Vasco. Ehi,<br />

ma quante compagnie aeree tra le inserzioni di <strong>Urban</strong><br />

del numero scorso. Ec<strong>con</strong>e un’altra. Un aereo azzurro…<br />

aeroporto di Barcellona… la solita solfa… ci sono già<br />

stata… Ehi, aspetta un momento. “Eravamo in fila al<br />

check-in… Non potevo non notarti… Eri bellissima…<br />

Mi sono perso, non sai quanto ti cerco… Mi trovi qui…<br />

barcellonamilano@libero.it”. NOOOOOOO. Non è possibile.<br />

Questa non è una pubblicità, ma una dichiarazione<br />

d’amore come se ne vedono una al mondo ogni<br />

dieci anni. Guardo avidamente l’agenda per sapere se<br />

la fortunata bellissima sono io (Figurati se capita a<br />

te. Tu eri in vacanza in Marocco, non in Spagna, e gli<br />

unici uomini che ti cagavano erano i soliti quarantenni<br />

sposati che per fortuna hai imparato a evitare). Non ci<br />

posso credere. Un uomo, o un ragazzo, ma insomma un<br />

essere umano appartenente alla specie nemica e insensibile<br />

che abita il mio stesso universo è stato capace di<br />

un gesto così bello e, diciamolo, anche se l’aggettivo è<br />

forse esagerato per la sempre suddetta categoria, coraggioso.<br />

Lui era sul volo per Roma, lei per Milano. La<br />

firma, indiretta, è “barcellonaroma”. E chi sarà mai ‘sto<br />

Achille de noartri? In redazione bocche cucite, la privacy<br />

dell’inserzionista si rispetta, e poi non siamo mica<br />

come certe aziende telefoniche che sputtanano i loro<br />

URBANWOMEN<br />

di Faust<br />

Il mistero sull’identità del prode romanti<strong>con</strong>e<br />

rimane, ma il nostro non deve finire nel dimenticatoio.<br />

La sua azione è da lodare pubblicamente e merita di<br />

essere ricordata. Non foss’altro per il fatto che magari<br />

(sì, magari…) anche altri suoi simili prenderanno<br />

l’esempio e torneranno a osare.<br />

Rivolgo un appello alla bella milanese (?) che pare lo<br />

abbia <strong>con</strong>quistato <strong>con</strong> la seguente frase: “Ma qui è<br />

sempre così?” Non si sa come, ma lui è stato colpito al<br />

cuore. L’appello è: scrivigli! E se non vuoi scrivere a lui<br />

perché non ti piaceva scrivi a me, così mi dai un paio<br />

di dritte su che cosa si debba dire agli uomini per farli<br />

comportare così…<br />

urbanfaust@libero.it<br />

URBAN 17


Una chiacchierata <strong>con</strong> l’architetto e designer<br />

Aldo Cibic per entrare nel vivo della Biennale di<br />

Architettura 2006. Guarda caso, si parla di come la<br />

città si stia trasformando in <strong>megalopoli</strong><br />

testo: Cristiano Seganfreddo<br />

CITTÀ IN MOSTRA<br />

Caracas Shanghai Tokyo<br />

Solo dieci anni fa Shanghai aveva 300 torri, adesso<br />

ne ha 3000. Nel 2005 il numero di persone che vive<br />

in città ha superato quello della popolazione del resto<br />

del pianeta. E in una manciata d’anni raggiungerà l’80<br />

per cento. Che cosa succederà tra vent’anni, quando le<br />

metropoli dell’Asia ma anche dell’Africa raggiungeranno<br />

dimensioni spaventose? Quando Mumbai supererà<br />

Tokyo? Mutamenti che incideranno sugli equilibri del<br />

pianeta e nello stesso tempo sulla quotidianità di ciascuno<br />

di noi.<br />

La decima Mostra Internazionale di Architettura della<br />

Biennale di Venezia nel suo evento centrale, Città.<br />

Architettura e società (dal 10 settembre al 19 novembre,<br />

www.labiennale.org), rappresenterà quanto sta accadendo<br />

in 16 grandi città. Mumbai, Shanghai, Tokyo,<br />

Caracas, Città del Messico, Bogotà, San Paolo, Los<br />

Angeles, New York, Johannesburg, Il Cairo, Istanbul,<br />

Londra, Barcellona, Berlino e l’area Milano-Torino.<br />

Da quanto sta succedendo in questi luoghi che idea ci<br />

facciamo del futuro delle nostre città e del tipo di vita<br />

che ci aspetta? Lo abbiamo chiesto ad Aldo Cibic, ar-<br />

chitetto, designer, e curatore del progetto di allestimento<br />

della mostra che trova spazio nei 300 metri delle<br />

Corderie dell’Arsenale.<br />

Che cosa cambierà per ciascuno di noi nel futuro<br />

prossimo?<br />

Muterà radicalmente la <strong>con</strong>cezione di disponibilità di<br />

risorse in generale e di quelle rinnovabili in particolare.<br />

Vale a dire che dovremo inventarci modi di vivere <strong>con</strong><br />

una valenza estetica interessante ma <strong>con</strong> minori disponibilità.<br />

E per le città?<br />

Per le città si tratterà di capire progettualmente tutto<br />

quello che si può migliorare.<br />

Occorre quindi agire a livello urbanistico?<br />

Le soluzioni non verranno fornite da una sola disciplina,<br />

ma si tratterà di pensare a progetti più complessi,<br />

<strong>con</strong> più attori che mettano insieme diversi tipi di competenze.<br />

Architettura spontanea <strong>con</strong>tro architettura di progetto?<br />

Credo che l’architettura spontanea abbia sempre tanto<br />

da insegnarci.<br />

E quindi?<br />

Molte volte, dal punto di vista umano della vivibilità,<br />

certe baraccopoli sono meglio di alcuni quartieri lager.<br />

La periferia di tante città fatte di palazzoni di 40 piani<br />

è diversa per esempio da quella di Istanbul, in cui moschee,<br />

bar e piccoli negozi, case di tre o quattro piani<br />

talvolta precarie, ma diverse l’una dall’altra, costituis<strong>con</strong>o<br />

un tessuto urbano che restituisce dignità a chi ci<br />

abita.<br />

Il modello Istanbul è riproducibile?<br />

La chiave sta nelle zone cuscinetto – le stazioni della<br />

metropolitana che intersecano le grandi tangenziali<br />

oppure i grandi agglomerati di centri commerciali<br />

– presenti in tutte le grandi metropoli. A se<strong>con</strong>da di<br />

come si agisce su queste zone, di come lì si riescano a<br />

stratificare funzioni che arricchiscano la comunità locale,<br />

si può incidere sulla qualità di vita delle periferie. La<br />

partita si gioca quartiere per quartiere e le risposte non<br />

possono più essere calate dall’alto.<br />

La X Biennale di Architettura rac<strong>con</strong>ta questi diversi<br />

scenari metropolitani?<br />

La Biennale Città. Architettura e società di Richard<br />

Burdett è molto interessante perché aiuta a capire di<br />

che cosa sia fatta una città, quello che funziona e quello<br />

che non funziona e comunque evidenzia i molti modelli<br />

positivi esistenti da cui amministrazioni, urbanisti<br />

e architetti possono imparare.<br />

Una sorta di ripartenza quindi?<br />

La cosa interessante è che fa capire che la riflessione<br />

da fare è sulla visione che ci deve essere a monte. Gli<br />

amministratori, <strong>con</strong> i loro <strong>con</strong>sulenti, devono essere<br />

in grado di sviluppare strategie coerenti, per produrre<br />

brief intelligenti per urbanisti e architetti.<br />

Da una parte si è parlato delle baraccopoli e dall’altra<br />

di strategie sofisticate. Ma a quale livello l’azione<br />

è e sarà efficace?<br />

È principalmente un problema di intelligenza e di visione<br />

delle amministrazioni, in cui sarebbe auspicabile<br />

una maggiore partecipazione dell’opinione pubblica.<br />

Svegliandoci improvvisamente nel 2050 che città<br />

troveremo?<br />

Se la città sarà ben amministrata e ben servita. Se<br />

regnerà un po’ più la fiducia che la paura. Se ci si prenderà<br />

cura di far diventare le periferie luoghi in cui si<br />

può vivere meglio. Se sarà cresciuta da tempo una <strong>con</strong>sapevolezza<br />

sul non spreco delle risorse. Se i cittadini<br />

avranno motivazioni e si sentiranno veramente anche<br />

loro parte di questa sfida... e tanti altri se, allora, forse<br />

la città non sarà soltanto una scelta obbligata ma un<br />

posto in cui si vuole veramente vivere.<br />

Senza essere addetti ai lavori, perché può valere la<br />

pena venire alla Biennale d’Architettura?<br />

Si fa un giro per le città del mondo, si viene a <strong>con</strong>oscenza<br />

di tante cose interessanti, si capisce un po’ di<br />

più in che universo viviamo. Può aiutare a capire come<br />

orientare il nostro futuro.<br />

20 URBAN URBAN 21<br />

San Paolo


Ebbene sì, ispirati dal vecchio<br />

film di Dino Risi Operazione San<br />

Gennaro ci abbiamo provato anche<br />

noi. La Banda <strong>Urban</strong> ha svaligiato il<br />

Tesoro del santo patrono di Napoli!<br />

testo: Ciro Cacciola / foto: Gianni Troilo<br />

SANGENNARO CON DESTREZZA<br />

L’Antefatto<br />

Premetto che sono sempre stato in ottimi rapporti <strong>con</strong><br />

San Gennaro. Quando eravamo vicini di casa (per un lungo<br />

periodo di tempo ho vissuto in un appartamento al piano<br />

nobile di un bel palazzo ottocentesco in via del Duomo),<br />

non mancavo mai di fargli visita. Ogni 19 settembre. Il<br />

miracolo del sangue è un’emozione intensa. Per un napoletano<br />

verace come il sottoscritto così come per uno<br />

“straniero” tipo Pippo Pelo. Per un fedele cattolico osservante<br />

così come per un cristiano socratico <strong>con</strong>vinto. Per la<br />

verità, <strong>con</strong>fesso, da nove anni che ho cambiato casa non<br />

è che non ci sia più andato. Diciamo che qualche volta ho<br />

saltato. Ma “il pensiero”, per carità, quello c’è sempre stato.<br />

E sempre ci sarà. San Gennaro è così simpatico. Me lo<br />

sono ritrovato a New York, per esempio. A San Paolo del<br />

Brasile. Non c’è Santo più venerato, festeggiato e famoso<br />

del nostro Patrono Gennaro. La sua miracolosità è indi-<br />

scutibile. Ogni tanto arrivano, da ogni parte del mondo,<br />

dalle Università tal dei tali, dalle cattedre di Scetticismo<br />

razionalista XY, per esaminare, ri-esaminare, mettere in<br />

discussione. Tutta roba inutile. Quanta energia sprecata.<br />

Il miracolo di San Gennaro è indiscutibile. Dico io: ma<br />

perché questi signori vogliono toglierci pure quelle poche<br />

certezze che ci rimangono? Eppure, eppure...<br />

Dicevo: sono sempre stato in ottimi rapporti <strong>con</strong> San<br />

Gennaro. Un bel sinonimo di festa, di processione, di attesa<br />

rivelatrice. Poi, che succede? Su Rai Tre trasmettono<br />

quel film. Sì, proprio quello: Operazione San Gennaro.<br />

Come, non l’avete visto? Beh, il mio direttore eccome se<br />

l’ha visto! Solo per rinfrescarci la memoria, vi rac<strong>con</strong>to un<br />

po’ la trama. E pure il finale.<br />

Tre furfanti americani giungono a Napoli <strong>con</strong> l’intenzione<br />

di rubare il Tesoro di San Gennaro. Consigliati da Don<br />

Vincenzo ‘O fenomeno (Totò), i lestofanti si rivolgono ad<br />

Armando Girasole detto Dudù (Nino Manfredi). Credendo<br />

di aver avuto l’autorizzazione del Santo (nel Duomo all’improvviso<br />

appare un raggio di sole dopo una pioggia<br />

torrenziale), la banda mette a segno il colpo la notte del<br />

Festival di Napoli. Ma una serie di divertenti coincidenze<br />

fanno sì che Dudù lasci accidentalmente il malloppo nell’auto<br />

del vescovo. E quando torna in città è accolto come<br />

il salvatore del Tesoro che viene subito restituito al Santo.<br />

Bel film, non c’è che dire. Regia di Dino Risi. Scriveva il<br />

Corriere della Sera il 26 novembre del 1966: “Il regista<br />

Dino Risi si esprime <strong>con</strong> spontanea freschezza. Tale, benché<br />

milanese, da mostrare d’aver assorbito i valori di una<br />

Napoli dove il colore e lo strepito esaltano la verità umana.<br />

Gli attori sono spassosi e più ancora le macchiette fra<br />

le quali giganteggia ovviamente Totò”.<br />

A questo punto bisognerebbe dare ragione a quanti<br />

affermano che certe cose in tv non bisogna mostrarle.<br />

Che certi esempi di omicidi, furti, marachelle mostrati<br />

<strong>con</strong>tinuamente in tv istigano lo spettatore, anche quello<br />

più scaltro.<br />

Così, pure quel bravo direttore di <strong>Urban</strong> c’era cascato.<br />

Dopo il film, gli era subito venuto in mente il colpo: il<br />

nostro corrispondente – che nel frattempo, questo sì, gli<br />

aveva proposto un pezzo sul bellissimo Museo del Tesoro<br />

di San Gennaro, inaugurato di recente proprio di fianco al<br />

Duomo – fingerà di voler fare un servizio sul Tesoro e nel<br />

frattempo, mentre lui intervista, interroga, distrae, la nostra<br />

banda farà il colpo!<br />

Ripeto: sono sempre stato in ottimi rapporti <strong>con</strong> San<br />

Gennaro. La telefonata del boss arrivò come un fulmine<br />

a ciel sereno sul golfo: dovevo fingere un servizio anche<br />

fotografico nel Museo del Tesoro, organizzare una banda<br />

di insospettabili <strong>con</strong>trofiguri, e portare a Milano il bottino!<br />

La pizza di turno mi rimase sullo stomaco! Per la verità,<br />

pur sapendo di dover necessariamente rispettare l’ordine<br />

(il boss è come Charlie: lui chiama, e noi corrispondenti si<br />

esegue; solo che non ci manda mica una Farrah Fawcett,<br />

mai!), <strong>con</strong>servai la speranza che il direttore del Museo ci<br />

avrebbe negato la possibilità di un servizio all’interno di<br />

quelle sale magnifiche, piene di argenti, di ori, di brillanti,<br />

di opere preziosissime e uniche al mondo. Invece: Paolo<br />

Jorio, inventore e direttore del Museo del Tesoro di San<br />

Gennaro, mi disse sì! Povero me. Che potevo fare? Metto<br />

insieme la banda, fotografo incluso, e ci siamo!<br />

22 URBAN URBAN 23


il boss è come Charlie: lui chiama, e noi si esegue. solo che non ci manda mica una Farrah Fawcett, mai!<br />

La Banda<br />

Lucia Ausilio, artista (pittura, video e anche scultura: il<br />

suo ultimo lavoro in fonderia è una collezione di statuette<br />

che riprodu<strong>con</strong>o le posizioni yoga), nell’operazione è<br />

“il capo”. L’ispirazione a Senta Berger è totale, ma <strong>con</strong><br />

una emancipazione in più: “Lu” (per la banda) non è la<br />

pupa del gangster, ma la pupa e il gangster. Il suo bisnonno,<br />

Vincenzo Catello, era tra gli argentieri scelti dalla<br />

Deputazione di San Gennaro per le commissioni importanti<br />

del Tesoro: “Devo recuperare gli argenti di famiglia”<br />

esclama. Il colpo vanta salde e nobili radici familiari.<br />

Il sottoscritto, giornalista (ancora per poco, dopo cotanto<br />

pezzo), ma soprattutto ideatore e organizzatore di eventi,<br />

si cimenta per la prima volta nel ruolo poco credibile di ladro.<br />

Gentiluomo? Nell’operazione è “il palo”. L’ispirazione<br />

non c’è, l’aspirazione nemmeno. Tutto avviene suo malgrado.<br />

Vuolsi così colà nella redazione a Milano, e più non<br />

può dimandare. Sì, ma perché il direttore o la segretaria<br />

devono starsene comodamente seduti a “chiudere il numero”<br />

mentre a lui tocca addirittura sollevare chili d’oro,<br />

d’argento e pietre preziose? Il colpo vanta anche naturali<br />

pigrizie psicofisiche meridionali.<br />

Alfonso Cannavacciuolo, artista (dipinge traendo ispirazione<br />

da vecchie foto, ricordi, memorie di famiglia: le sue<br />

ultime personali ad Artissima e Riparte hanno fatto sold<br />

out), nell’operazione è “il cattivo”. Faccia da “good fellas”<br />

a metà tra Robert De Niro e il Dudù gagà magnifico del<br />

film (Nino Manfredi), non è solo “il cattivo” ma anche “il<br />

belloccio”: “Ho sempre sognato di fare il ladro”, <strong>con</strong>fessa,<br />

ma la vita è un sogno, e i sogni aiutano a vivere meglio.<br />

Un suo quadro, di<strong>con</strong>o, pare stia per essere donato alla<br />

Deputazione. Il colpo vanta anche il cuore di un urbano<br />

sognatore.<br />

Alberto Coretti, giornalista, ma soprattutto direttore<br />

di <strong>Urban</strong>. Dopo i mondiali e la vela si è scoperto cinefilo,<br />

<strong>con</strong> evidenti (a questo punto) effetti collaterali.<br />

Nell’operazione è “il boss”. Insospettabile intellettuale milanese<br />

<strong>con</strong> un sogno tenebroso nel cassetto: fare di <strong>Urban</strong><br />

un magazine a tiratura mondiale. Dopo l’apertura del sito<br />

web, il film <strong>con</strong> Totò e Nino Manfredi lo illumina d’immenso:<br />

“Ma quel nostro collaboratore da Napoli, com’è che si<br />

chiama?, non ci rompe da anni che vuol fare un pezzo su<br />

San Gennaro? Ac<strong>con</strong>tentiamolo!”. Il colpo vanta anche un<br />

solido movente.<br />

Michele Iodice, artista sui generis, autore di interventi<br />

“in situ” (il prossimo, Migrazioni, è in allestimento permanente<br />

sul Matese), è nella sezione didattica del Museo<br />

Archeologico Nazionale. Nell’operazione è “l’esperto”.<br />

In the band è Don Michele ‘O Fenomeno, più o meno, <strong>con</strong><br />

devota ammirazione per il grande Totò. Nella finzione, ha<br />

più volte cercato di mettere a punto colpi grossi (senza<br />

Smaila) all’Archeologico. Alfine, ispirato nella realtà da<br />

una emblematica sfinge <strong>con</strong> busto di San Gennaro (la sua<br />

scultura Retourn d’Egypte), si è rivolto al Santo. Il colpo<br />

vanta anche una citazione manzoniana.<br />

Pippo Pelo, speaker radiofonico in onda in tutta Italia sulle<br />

frequenze di Radio Kiss Kiss, se la spassa ogni mattina<br />

facendo scherzi telefonici di ottimo gusto e parodiando<br />

dalla Venier agli Zero Assoluto. Nell’operazione è “lo straniero”.<br />

Incapace di forza bruta ma reduce da numerose<br />

fatiche cinematografiche di rara distribuzione, ha messo<br />

nella sua interpretazione di bandito tanto coraggio e<br />

tanta sincerità che corriamo adesso il rischio di vederlo<br />

protagonista del prossimo 007. Viene da un’altra città,<br />

Salerno, e tutti perciò lo chiaman “ehi, stranger” (per il<br />

mercato estero). Il colpo vanta anche esempi di rara professionalità.<br />

Gianni Troilo, fotografo di chiara fama, pubblica su <strong>Urban</strong><br />

e su altri magazine meno importanti (stiamo scherzando,<br />

Troi!). Dovrebbe decidersi a fare una bella mostra.<br />

Nell’operazione è “il tecnico”. Faccia d’angelo e sguardo<br />

azzurro, per fugare ogni sospetto si è fatto crescere per<br />

l’occasione una barba biondo cenere da francescano che<br />

gli dà un’aureola di santità apparente (stiamo interrogando<br />

al momento la sua fidanzata). È arrivato a Napoli <strong>con</strong><br />

una valigia carica di piedi di porco, ventose, occhiali scuri<br />

e guanti antimpronte. Il colpo vanta anche una documentazione<br />

perfetta.<br />

Il Colpo<br />

La città è in festa. San Gennaro farà di nuovo il miracolo.<br />

Sono tutti nel Duomo, migliaia di fedeli, il sindaco,<br />

le autorità, i rappresentanti della Deputazione che dal<br />

1601 garantisce l’intangibilità delle ampolle del sangue<br />

e delle sacre reliquie, l’amministrazione, la tutela e il culto<br />

dell’immenso Tesoro di San Gennaro custodendo la<br />

Real Cappella, uno dei gioielli universali dell’arte. Mentre<br />

le voci delle “parenti” di San Gennaro (le donne che da<br />

secoli si tramandano le preghiere: siedono in chiesa in<br />

prima fila, possono parlare al busto di San Gennaro, rivolgergli<br />

esortazioni a non tardare nel fare il miracolo, frasi<br />

tenere che Matilde Serao definì “vezzeggiativi scherzosi”,<br />

ma soprattutto cantano) riecheggiano nelle sale eccezionalmente<br />

vuote del Museo, ci ritroviamo a tu per tu <strong>con</strong><br />

antichi documenti, oggetti preziosi, argenti, gioielli, dipinti<br />

di inestimabile valore che, nel corso dei secoli, sovrani,<br />

papi, uomini illustri e persone comuni hanno donato per<br />

devozione al Santo. La collana di 13 maglie di oro massiccio<br />

<strong>con</strong> croci tempestate di zaffiri e smeraldi (donata a San<br />

Gennaro dai Borbone nel 1734), la mitra d’oro del 1713<br />

ornata di 3700 rubini, diamanti e smeraldi, il grande calice<br />

di oro zecchino, il reliquiario del sangue donato nel 1305<br />

da Carlo d’Angiò che ancora oggi trasporta le ampolle per<br />

la processione... Un valore inestimabile. Mentre “Lu” ordina<br />

a Pippo e a me di prelevare la statua di San Michele, arriva<br />

nelle sale della sacrestia l’eco di un grande applauso, una<br />

sensazione di gioia, di festa, di allegria. Ecco, è successo, il<br />

miracolo della liquefazione si è ripetuto. Ancora una volta.<br />

La città è pronta ad una nuova festa.<br />

Perciò a questo punto possiamo scriverlo: tutto questo è<br />

solo uno scherzo. Il pretesto per parlarvi di un Santo, di un<br />

miracolo, di un Tesoro nel cuore della città di una metropoli<br />

unica, antichissima e moderna, ricca di <strong>con</strong>trasti e di<br />

leggende, leggendaria essa stessa, come Napoli. Avremmo<br />

potuto fare altrimenti?<br />

Sono sempre stato in buoni rapporti <strong>con</strong> San Gennaro. Chi<br />

trova un amico non ruba un Tesoro.<br />

P.S. Il Museo del Tesoro di San Gennaro è un Polo museale<br />

di altissimo valore storico, artistico, culturale e spirituale<br />

dedicato alle straordinarie opere appartenenti al Tesoro di<br />

San Gennaro, mai esposte prima, e alla bellissima sacrestia<br />

<strong>con</strong> gli affreschi, fra gli altri, di Luca Giordano e i dipinti del<br />

Domenichino e di Massimo Stanzione. Per tutte le informazioni:<br />

081-294980, www.museosangennaro.com.<br />

Un ringraziamento speciale al direttore del Museo, dott.<br />

Paolo Jorio, per la gentile disponibilità, e a tutti i componenti<br />

“La Banda”: Lucia Ausilio, Alfonso Cannavacciuolo,<br />

Michele Iodice e Pippo Pelo.<br />

URBAN 25


Lo stimolo si fa pressante.<br />

Il nostro io è tutto lì. E i cinque<br />

sensi si acuis<strong>con</strong>o alla ricerca del<br />

posto giusto<br />

testo: Christian Carosi / foto: Alberto Bernas<strong>con</strong>i<br />

I MONOLOGHI<br />

DELLA VESCICA<br />

In una città, Milano, dove il miglior amico dell’uomo<br />

gode di un diritto alla pipì superiore a quello del suo<br />

padrone, la <strong>con</strong>dizione del bipede che tenta di risolvere<br />

semplici bisogni fisiologici merita se non altro un po’ di<br />

comprensione.<br />

Scomparsi da un giorno all’altro gli eleganti gazebo in<br />

metallo ribattuto che caratterizzavano il panorama meneghino<br />

e venivano simpaticamente apostrofati col nome<br />

di un imperatore sensibile all’igiene dell’Urbe, poche<br />

risorse sono state investite per affrontare un problema<br />

<strong>con</strong>siderato marginale. Almeno, fintanto non colga impreparati.<br />

È vero, i vespasiani erano chiaramente maschilisti e troppo<br />

espliciti: due orinatoi <strong>con</strong>trapposti e protetti da una<br />

parete che lasciava scoperti i piedi e un volto che andava<br />

via via rilassandosi.<br />

Una maggiore tutela della privacy e una <strong>con</strong>cezione<br />

unisex della minzione si sarebbe dovuta raggiungere<br />

<strong>con</strong> i nuovi servizi igienici. Se ne trova in giro qualche<br />

raro esempio, in alcuni casi addirittura funzionante: cilindri<br />

metallici <strong>con</strong> lampeggiante arancione sul tetto per<br />

segnalare l’eventuale imprigionamento del coraggioso<br />

utente. Perché coraggio ce ne vuole – oltre alla monetina<br />

da 20 centesimi – per entrare in quello che sembra<br />

un ascensore calato da chissà quale pianeta <strong>con</strong> tanto di<br />

apertura elettromeccanica. L’interno, per quanto disinfettato<br />

in automatico a ogni uso, è freddo e inospitale,<br />

assolutamente s<strong>con</strong>sigliato a chi soffre di claustrofobia.<br />

Senza <strong>con</strong>tare l’ipotesi di dover richiedere l’intervento<br />

della forza pubblica per essere estratti vivi dalla scatoletta<br />

dinanzi a una folla di curiosi sghignazzanti.<br />

Ma quali alternative ci sono nel panorama cittadino?<br />

Va esclusa l’emulazione dei quattrozampe, in assenza di<br />

appositi spazi nei giardini pubblici dove anche all’uomo<br />

sia <strong>con</strong>cesso di <strong>con</strong>frontarsi <strong>con</strong> il fusto di un albero<br />

se<strong>con</strong>do modelli naturalistici, ma soprattutto per non<br />

incorrere nella censura sociale o nelle spire della legge.<br />

Il regolamento di polizia urbana non transige e all’articolo<br />

74 chiarisce come: “In qualsiasi luogo pubblico<br />

è vietato soddisfare alle naturali occorrenze fuori degli<br />

appositi manufatti. È vietato imbrattare, in qualsiasi modo,<br />

guastare le latrine e gli orinatoi pubblici e gli oggetti<br />

che vi si trovano. È pure vietato allontanarsi dai camerini<br />

delle latrine e dagli orinatoi senza aver rimessi gli abiti<br />

completamente in ordine”. Il bisognino fatto all’aperto<br />

può costare fino a 120 euro se – come è capitato a una<br />

signora nei giardini di piazza Piemonte – il ghisa non<br />

<strong>con</strong>sidera acqua santa la pipì del pupo.<br />

Ci sono i bar! Vero, ma gestiti anche da titolari piuttosto<br />

abili nella redazione di cartelli che riservano alla<br />

loro clientela affezionata un servizio per il quale non<br />

dovrebbero esistere distinzioni. L’obbligo di <strong>con</strong>cedere<br />

l’uso indiscriminato delle agognate chiavi tenute vicino<br />

alla cassa non è chiaro neppure al cortese ufficio legale<br />

dei Vigili <strong>Urban</strong>i al quale ci siamo rivolti per delucidazioni.<br />

Pur avendo coinvolto umanamente l’intero staff<br />

nella ricerca di una parola definitiva sull’argomento, dinanzi<br />

alla formulazione del regolamento d’igiene restano<br />

i dubbi di partenza: “I servizi igienici per il pubblico<br />

ci devono essere, ma non è specificato <strong>con</strong> quale libertà<br />

d’utilizzo”. L’arbitrio del commerciante a casa sua rischia<br />

di farla franca e nel vuoto legislativo resta in vigore il<br />

classico abbinamento “caffè+posso usare il bagno”. Una<br />

soluzione di compromesso che soddisfa le reciproche<br />

esigenze, ma trascura chi è momentaneamente sprovvisto<br />

del necessario importo, <strong>con</strong> il pericolo tanto più di<br />

trasformare l’in<strong>con</strong>tinente in un iperteso.<br />

Comunque, ci assicurano dal centralino che “se dovesse<br />

capitarle una cosa del genere può chiamare una pattuglia<br />

per dirimere la questione” come se fosse facile<br />

attendere l’intervento dei tutori dell’ordine mentre ben<br />

altra forza spinge a trovare una rapida soluzione.<br />

A questo punto la necessità, talora molto pressante,<br />

acuisce l’ingegno. Ci vuole forse un po’ di fantasia per<br />

riuscire a guardare la città <strong>con</strong> altri occhi, come sempre<br />

è nei nostri intenti, spinti da qualche litro d’acqua appositamente<br />

tracannata per immedesimarci nei panni di<br />

chi proprio non ce la fa più. Così, luoghi per loro natura<br />

destinati a usi diversi, divengono interessanti anche sotto<br />

il nostro punto di vista.<br />

Chi l’avrebbe detto che la biblioteca del parco Sempione,<br />

una piacevole costruzione nel centro del polmone verde<br />

di Milano, si possa apprezzare anche per le toilette del<br />

piano interrato? Sono pulite, fornite di carta igienica e<br />

sanitari Richard Ginori e nessuno vi obbliga a <strong>con</strong>sumare<br />

qualcosa. Magari c’è da aspettare la fila di studenti<br />

ed extracomunitari già informati dell’opportunità, ma<br />

c’è un sacco di roba da leggere in giro. Stesso approccio<br />

per tutte le sedi decentrate della cultura aperta al<br />

pubblico, non a caso appannaggio di tanti pensionati<br />

che sull’argomento risultano particolarmente sensibili e<br />

dotati di una certa esperienza.<br />

Isole felici a capo delle quali si colloca maestosa la<br />

“È PURE VIETATO ALLONTANARSI DAGLI ORINATOI SENZA AVER RIMESSI GLI ABITI COMPLETAMENTE IN ORDINE”<br />

Sormani, dove nella massa di utenti ci si <strong>con</strong>fonde senza<br />

l’imbarazzo di dover chiedere il permesso per usufruire<br />

dei servizi: sono in fondo al corridoio a sinistra.<br />

Meno facile trovare quelli sparsi dentro l’imponente sede<br />

del Tribunale di Milano, spesso nascosti in sottoscale<br />

e cunicoli, dai quali il fuoriuscire una volta espletato<br />

il dovuto rimanda a immagini di stampo kafkiano. I<br />

<strong>con</strong>trolli all’ingresso negli ultimi tempi si sono fatti più<br />

rigidi per timore di attentati o ritorsioni <strong>con</strong>tro i giudici<br />

e aspettare in fila non è proprio piacevole, ma alleggeriti<br />

dall’urgenza della nostra pratica ritroviamo il gusto<br />

di guardarci intorno. Scopriamo luoghi che altrimenti<br />

non avremmo l’obbligo di visitare, come gli affascinanti<br />

chiostri dell’Università Statale di Milano o la nuova e<br />

funzionale Mediateca di via Moscova 28. Qui possiamo<br />

approfittare anche di un accesso a internet gratuito insieme<br />

a un’altra cinquantina di persone <strong>con</strong>nesse, tutte<br />

silenziosamente sedute a semicerchio sotto l’alta cupola<br />

della sala principale. È un piacere navigare <strong>con</strong> la tranquillità<br />

d’animo che dà la presenza al primo piano di un<br />

elegantissimo wc d’alto design.<br />

Insomma meglio prenderla <strong>con</strong> filosofia. Tanto col passare<br />

degli anni la nostra capacità di <strong>con</strong>tenimento si ridurrà<br />

sempre più e, quando ci troveremo in coda in una<br />

delle sedi dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale<br />

a riscuotere il frutto delle nostre fatiche, sarà utile <strong>con</strong>oscere<br />

in anticipo l’esatta ubicazione di uno dei posti<br />

più ambiti in città. Volendo essere generosi potremmo<br />

anche indicarlo ad altri più sprovveduti di noi: in fondo<br />

a sinistra, prego!<br />

26 URBAN URBAN 27


AL DIAVOLO<br />

IL DIAVOLO!<br />

Se scacciare il <strong>diavolo</strong> è un’arte, per imparare a destreggiarsi fra<br />

acquasanta, preghiere e crocifissi e diventare esorcista c’è un corso<br />

ad hoc all’Ateneo Pontificio di Roma<br />

testo: Andrea Baffigo / illustrazioni: Squaz<br />

28 URBAN<br />

Che emani un forte odore di zolfo, abbia corna e coda<br />

aguzza o agiti una forca infuocata, poco importa. Il <strong>diavolo</strong><br />

per il Vaticano esiste, va ri<strong>con</strong>osciuto e combattuto.<br />

Per questo tra i molti primati di Roma vi è anche quello<br />

di essere l’unica città al mondo in cui vengono formati<br />

esorcisti doc. E il quartier generale dove si perfezionano<br />

gli strumenti per neutralizzare le forze del maligno<br />

si trova naturalmente poco distante dal Cupolone. È<br />

infatti solo tra i banchi dell’Ateneo Pontificio Regina<br />

Apostolorum di Roma che si possono apprendere i primi<br />

rudimenti della difficile missione dell’esorcista, seguendo<br />

il corso “Esorcismo e preghiera di liberazione”, che<br />

ha <strong>con</strong>cluso da poco la sua se<strong>con</strong>da edizione: cinque<br />

mesi di lezioni e seminari riservati ai sacerdoti e agli<br />

studenti di teologia che si preparano al sacerdozio. Ma<br />

aperto anche ai laici, in aumento rispetto ai primi iscritti,<br />

che presentino domande ben motivate e documentate:<br />

tra questi medici, psichiatri, anche avvocati e operatori<br />

di comunità interessati a ri<strong>con</strong>oscere il demonio in tutte<br />

le sue molteplici forme. Una serie di lezioni uniche nel<br />

loro genere, frequentate da 140 “studenti” provenienti<br />

dal tutto il mondo: Africa, Messico, Brasile, Stati Uniti,<br />

Germania, Slovacchia e ovviamente tanti italiani, <strong>con</strong>


un’età media intorno ai 30-35 anni. Tutti autorizzati dal<br />

rispettivo vescovo, l’unico a poter <strong>con</strong>sentire la caccia al<br />

<strong>diavolo</strong>, anche prima che spuntino le corna.<br />

Le nuove generazioni di esorcisti, che hanno potuto seguire<br />

le lezioni anche in video <strong>con</strong>ferenza da varie città<br />

italiane (Bologna, Milano, Perugia e Caserta), hanno affrontato<br />

vari aspetti legati ai fenomeni preternaturali: da<br />

quelli antropologici a quelli psicologici, da quelli storici,<br />

a quelli teologici e liturgici.<br />

L’allievo modello alla fine dovrebbe saper ri<strong>con</strong>oscere<br />

i casi critici ai primi campanelli d’allarme. Per fortuna,<br />

solo un episodio su dieci di presunta presenza del demonio<br />

si rivela veramente possessione, gli altri sono da<br />

ri<strong>con</strong>durre a patologie, ed è per questo che molti esorcisti<br />

si avvalgono della collaborazione di psicologi.<br />

Anche quando si scartano le cause mediche, le difficoltà<br />

non sono finite. Non sempre la presenza del maligno<br />

si manifesta <strong>con</strong> i classici fenomeni da cui la cinemato-<br />

30 URBAN<br />

grafia di genere ha attinto a piene mani. Probabilmente<br />

anche un esorcista alle prime armi riesce a identificare<br />

i casi di comprensione di lingue ignote, di anomale capacità<br />

di rilevare oggetti occulti o remoti o di una forte<br />

avversione al sacro. Ma l’esorcista esperto, spiegano i<br />

docenti, deve saper ri<strong>con</strong>oscere anche gli inganni a cui<br />

il <strong>diavolo</strong> ricorre. Può succedere che le manifestazioni<br />

cessino anche per lungo tempo, oppure che i demoni<br />

fingano la liberazione o <strong>con</strong>vincano il posseduto che si<br />

tratti di una malattia mentale. Ma non bisogna lasciarsi<br />

ingannare.<br />

Stando alle dichiarazioni di Padre François Dermine,<br />

esorcista e docente al corso, “Esorcismo e preghiera di<br />

liberazione” è stato un successo. “Se fosse stato fatto<br />

dieci anni fa”, afferma, “nessuno ci avrebbe preso sul<br />

serio, saremmo stati derisi e trattati <strong>con</strong> ironia. Adesso<br />

invece le domande per parteciparvi cres<strong>con</strong>o di anno in<br />

anno”. Meglio ricordarlo, però: la pratica dell’esorcista<br />

è piuttosto impegnativa, dà grosse preoccupazioni e<br />

non accetta formule part-time. Da quando il vescovo<br />

lo ha incaricato di tale ruolo, Padre Dermine è infatti<br />

letteralmente perseguitato dalle richieste di intervento,<br />

non avendo quasi più tempo per lo studio e per le sue<br />

lezioni di Teologia Morale presso l’Università Teologica<br />

dell’Emilia Romagna. Alla domanda quanti esorcismi<br />

pratica in un anno, la risposta è s<strong>con</strong>volgente: “Almeno<br />

due o tre al giorno”. Ma, rac<strong>con</strong>ta il padre domenicano,<br />

aldilà dell’imprescindibile percorso spirituale, materialmente<br />

l’esorcismo non costituisce niente di fantascientifico:<br />

ci si mette a pregare, ricorrendo a volte all’acqua<br />

santa o all’incenso benedetto, che si disperde meglio<br />

nell’aria e raggiunge gli angoli più difficili.<br />

Per il prossimo corso, che avrà inizio solo nell’ottobre<br />

2007, le richieste sono in aumento. Già si parla però<br />

anche di altri progetti, come alcuni mini corsi di due<br />

settimane.<br />

Le forze maligne sono avvisate. Anche perché in genere<br />

non ci sono ripetenti... e non si fanno prigionieri!


Graffiate, scolorite, strappate.<br />

Per resuscitare, le pellicole<br />

d’annata mal<strong>con</strong>ce devono passare<br />

da Bologna<br />

testo: Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo<br />

MOVIE HOSPITAL<br />

Cosa spinge una persona “normale” a starsene otto<br />

ore al giorno in uno stanzino buio, <strong>con</strong> gli occhi puntati<br />

su una pellicola, intenta a riparare anche il minimo<br />

graffietto di un singolo fotogramma, in mezzo a nitrati<br />

infiammabili, acetati e poliestere, tra moviole, giuntatrici,<br />

sviluppatrici, piccoli attrezzi di precisione e acidi<br />

etichettati <strong>con</strong>, onnipresente, il simbolo “pericolo di<br />

morte”? L’ansia di recuperare e salvare dall’usura del<br />

tempo quanto poteva perdersi in maniera inesorabile,<br />

probabilmente. Ma non si può trascurare nemmeno<br />

l’imperdibile opportunità di stabilire un rapporto fisico<br />

<strong>con</strong> il film, un mezzo che sempre più viene percepito<br />

come immateriale, ma che almeno agli esordi, al tempo<br />

dei fratelli Lumière, aveva una fortissima componente<br />

sperimentale e pratica. Nella sede della Cineteca di<br />

Bologna c’è proprio uno di quei luoghi dove il film per<br />

essere salvato viene riportato al suo essere materia.<br />

Dalle opere dei fratelli Lumiére ai muti di Chaplin e<br />

Buster Keaton, dai capolavori di Kubrick per arrivare<br />

fino alle ultime fatiche di Robert Altman. Il laboratorio<br />

“L’immagine Ritrovata – Film Restoration&Conservation”<br />

all’interno della Cineteca è un’irriducibile presidio dell’immaginario<br />

collettivo, dove la battaglia <strong>con</strong>tro il decadimento<br />

è quotidiana e silenziosa, e l’obiettivo di un<br />

32 URBAN URBAN 33


AVANTI COSÌ PER CIRCA 62.400 FOTOGRAMMI, DA SONDARE UNO PER UNO ARMATI DI LENTE TELESCOPICA<br />

rigoroso restauro filologico non viene mai meno.<br />

Tutto si fonda sulla ricostruzione filologica dei singoli<br />

film. Così per ogni lungo e cortometraggio da restaurare<br />

vengono recuperati i migliori elementi esistenti al mondo,<br />

in un viavai di rulli di pellicola da 300 o 600 metri<br />

trasportati senza troppi scrupoli da un aereo all’altro,<br />

mentre qualcuno in un archivio buio incrocia le dita perché<br />

arrivino illesi. Poi, un lavoro comparativo stabilisce<br />

quali materiali si avvicinino maggiormente alla versione<br />

originale, tenendo <strong>con</strong>to delle documentazioni lasciate<br />

dal regista – sempre che ci siano – e solo allora si passa<br />

alla fase tecnica <strong>con</strong> riparazioni, giunte, viraggi e imbibizioni.<br />

Quanto ai risultati, a comprovarli può bastare<br />

un’occhiata alla lunga lista di archivi cinematografici che<br />

il laboratorio vanta fra i propri clienti: oltre alla stessa<br />

Cineteca di Bologna, la Friedrich-Wilhelm-Murnau-<br />

Stiftung, la Cinémathèque Française e l’Association<br />

Chaplin, che gli ha affidato il restauro dell’opera completa<br />

del regista, di cui ogni anno viene proiettato un lungometraggio<br />

al Festival del Cinema Ritrovato. Prestigiosi<br />

i restauri legati al cinema muto, film che hanno fatto la<br />

storia come Rapsodia satanica di Nino Oxilia <strong>con</strong> una<br />

partitura d’accompagnamento scritta da Mascagni o Prix<br />

de Beauté di Augusto Genina <strong>con</strong> la splendida Louise<br />

Brooks. Poi le pellicole degli anni Sessanta in triacetato<br />

(detto safety film perché non si incendia come il<br />

nitrato) <strong>con</strong> esempi come Dolci inganni di Lattuada, o il<br />

recupero di preziosi tesori della cinematografia italiana<br />

rimasti invisibili per decenni come Banditi a Orgosolo<br />

di Vittorio De Seta o di cinematografie lontane come<br />

Mirt Sost Shi Amit (titolo inglese Harvest: 3000 years)<br />

girato in Etiopia nel 1976 dall’allora studente della Ucla<br />

Haile Gerima, il cui restauro è stato fortemente voluto da<br />

Martin Scorsese.<br />

Intanto nel laboratorio, sorvegliata dallo sguardo vigile<br />

del giovane direttore, l’anonima mano avvolta dal guanto<br />

bianco stringe il bisturi e interviene sul fotogramma.<br />

La pellicola da salvare è una copia nitrato originale del<br />

1915 del film Maciste; la sequenza dell’eroe che piega<br />

le sbarre di ferro di una prigione è purtroppo interrotta<br />

da un lungo strappo che attraversa tre fotogrammi, e<br />

l’esperta dovrà cercare di ricomporre i pezzi. Giochi di<br />

precisione chirurgica per piazzare un cerotto di scotch<br />

trasparente senza produrre bolle o la minima increspatura,<br />

mentre <strong>con</strong> la colla (a base di nitrato, fatta “in casa”<br />

<strong>con</strong> scarti e altre sostanze chimiche nelle due ricette<br />

estiva o invernale) si riparano le giunte. Avanti così per<br />

circa 62.400 fotogrammi, cioè 65 minuti di film, da sondare<br />

uno per uno armati di lente telescopica, al fine di<br />

pulire il film e renderlo resistente alle lavorazioni <strong>con</strong> le<br />

macchine, come la modernissima lavatrice a ultrasuoni<br />

per il lavaggio totale della pellicola, la stampatrice e la<br />

sviluppatrice.<br />

Tra una riparazione e l’altra si chiacchiera di “ritrovamenti”.<br />

Quello di un collezionista, per esempio, noto nell’ambiente<br />

per aver comprato a scatola chiusa uno stock<br />

di film che stava nella cantina di un cinema a Mestre, da<br />

cui sono saltati fuori film “dal vero” e travelogue, documentari<br />

di viaggio che rac<strong>con</strong>tavano di luoghi esotici a<br />

chi non poteva andarci. Materiale che fa venire l’acquolina<br />

in bocca a cinetecari e restauratori, sempre pronti a<br />

fiondarsi sul capolavoro perduto scandagliando i bauli<br />

della nonna e i vecchi oratori di periferia, e covando la<br />

segreta speranza di “ritrovare” un film inciampando per<br />

caso in una delle 18mila pellicole in 35 mm e 16 mm<br />

accatastate sui lunghi scaffali dell’archivio. I non addetti<br />

ai lavori invece, che non hanno agile accesso a tale<br />

patrimonio, dovranno ac<strong>con</strong>tentarsi e approfittare della<br />

biblioteca della Cineteca, che raccoglie circa 8mila film<br />

vhs e dvd; oppure appassionarsi alle rassegne di cinema<br />

muto italiano in programmazione nelle sale del Lumière<br />

(una collezione di circa 400 titoli) <strong>con</strong> accompagnamento<br />

musicale dal vivo, o a quelle di cinegiornali e<br />

documentari italiani dai primi del Novecento a oggi, o la<br />

collezione di cinema sovietico dagli anni Venti alle opere<br />

del disgelo. E chi più ne ha più ne metta.<br />

URBAN 35


È una Debora senza acca, e sono particolari decisivi.<br />

Spesso in carriera, sia a teatro che in tv, ha interpretato<br />

la bruttina senza speranza, dai primi ris<strong>con</strong>tri televisivi<br />

col Duo di Picche fino alla Patti di Camera Café.<br />

Tanto che sorge un dubbio: non è che in tv, se non sei<br />

bellissima, per farti notare ti tocca essere bruttissima?<br />

Vedendo Debora Villa da Pioltello (Milano) finalmente<br />

libera da questi schemi a Glob, su RaiTre, le chiediamo<br />

se una donna possa “arrivare” senza puntare sul fisico.<br />

E un po’ di altre cose.<br />

La macchina di Camera Café si è fermata, almeno<br />

per un po’. Eri stanca?<br />

Stanca ma felice, e felice ma… stanca. Una pausa ci sta<br />

bene, dopo tre anni intensi, tutti i giorni. Una produzione<br />

di questo tipo impone di vivere assieme come in<br />

una famiglia. E in una famiglia ogni tanto si sclera, anche<br />

se alla fine ci si vuol bene. Però ora possiamo tutti<br />

respirare e fare qualcos’altro.<br />

Eri stanca del tuo personaggio?<br />

Le voglio molto bene perché è una parte di me, però è<br />

vero che in certi momenti l’ho odiata.<br />

Perché per strada tutti ti gridano “Patti” ?<br />

Non è una cosa facile da gestire, perché se un giorno<br />

non ti riesce di essere simpatica e disponibile, e non<br />

hai voglia di essere Patti perché hai problemi a essere<br />

Debora, immediatamente diventi “Quella stronza che<br />

chissà chi si crede di essere”. Non pensano che sei un<br />

essere umano dietro l’i<strong>con</strong>a buffa.<br />

Situazioni tipiche?<br />

Quello che ti rincorre per strada e ti dice: “Salutami<br />

Paolo!” e io “Sì, va bene”. Forse pensa che abiti sopra<br />

Paolo Kessisoglu e gli dica: “Sai, c’è un tizio visto per<br />

strada che ti saluta”. Oppure quello che viene lì, tocca,<br />

spintona. Una volta stavo uscendo, mi ero messa elegante<br />

e carina, truccata e pettinata e mi sentivo donna<br />

in fiore, e uno mi grida dalla macchina: “Uè, ma di persona<br />

sei proprio uguale, eh?”.<br />

Visto come Patti sia abbrutita dal trucco, non un<br />

grande complimento…<br />

Infatti, sta di fatto che mi sono depressa e sono tornata<br />

a casa… Poi c’è quello che ti ferma al bar e dice<br />

“Senti, ti faccio una battuta che puoi usare per il tuo<br />

spettacolo” e ti rac<strong>con</strong>ta la barzelletta che non ti faceva<br />

ridere neanche alle medie… Mi viene in mente una<br />

cosa successa a Massimo Boldi: un papà, per far ridere<br />

il suo bambino, gli ha tirato un pugno in faccia, poi si è<br />

girato verso il bambino e gli ha detto: “Guarda, adesso<br />

dirà ‘Bestia, che male!’”.<br />

È il prezzo della fama, di<strong>con</strong>o.<br />

Sì, ma la gente dovrebbe ridimensionare il ruolo di chi<br />

sta in tv. Anche i tuoi colleghi. Un giorno un tipo ha<br />

scritto che i comici di Glob dovrebbero andare in cella<br />

<strong>con</strong> Saddam. Ma cos’è, una critica? Questo è fascismo,<br />

è fare un pastrocchio di tutto. Che senso ha scrivere<br />

che dei tizi che fanno un programma comico una volta<br />

alla settimana e a mezzanotte sono sullo stesso piano<br />

di un dittatore? C’è gente che metterebbe al muro<br />

chiunque non gli garba. Mi turba il fatto che il direttore<br />

del giornale abbia approvato il pezzo, magari dicendo<br />

“Mi piaci perché sei cattivo, sei acido”. Invece di dirgli<br />

“Anche se quelli ti stanno antipatici e ti sembrano<br />

scarsi, questo non ha senso”. Sai, lui scrive questo,<br />

poi un ministro sbraita <strong>con</strong>tro negri e musulmani, e la<br />

gente dice “Oh, finalmente uno senza peli sulla lingua”.<br />

Invece è violenza linguistica, e precede di poco quella<br />

vera.<br />

Parliamo un po’ anche delle soddisfazioni.<br />

Be’, ne ho avute parecchie. Pensa che a Pioltello mi<br />

hanno fatto cittadina benemerita. Il che la dice lunga<br />

su Pioltello, ah ah! Però ora sta migliorando, hanno<br />

fatto una piscina, c’è un cinema. Ma per anni non c’è<br />

mai stato niente. Ci mandavano i mafiosi al <strong>con</strong>fino per<br />

punirli, non so se mi spiego.<br />

Adesso dove abiti?<br />

A Gorgonzola <strong>con</strong> mio marito, che lavora a Segrate.<br />

Sei una bandiera per l’hinterland.<br />

In quei posti, o ti droghi, o ti lasci morire di noia, oppure<br />

reagisci. Io fin da piccola organizzavo le scenette<br />

nel cortile di mia nonna. È così che ho iniziato: non ho<br />

realmente studiato teatro, anche perché costava troppo,<br />

però ho sempre costeggiato questo mestiere: ho<br />

fatto l’animatrice, le feste di compleanno, un corso per<br />

educatore di strada…<br />

Sarebbe?<br />

Uno che va a prendere i ragazzi in strada e li invita a<br />

non drogarsi e non lasciarsi morire di noia.<br />

Chi ti faceva ridere?<br />

Mi piacevano da matti Boldi e Teocoli quando su<br />

Antenna 3, la tv di Busto Arsizio, facevano i loro sketch.<br />

Era la nostra versione di Saturday Night Live, un evento<br />

<strong>con</strong> un pubblico vero, <strong>con</strong> la gente che faceva a botte<br />

per essere dentro.<br />

DEBORACONTROPATTI<br />

Debora Villa, in arte Patti, la<br />

“bruttina stagionata” di Camera<br />

Café, ha qualche ragione per<br />

nutrire un sano odio-amore verso<br />

il personaggio che le ha portato<br />

fortuna<br />

testo: Paolo Madeddu / foto: Alberto Bernas<strong>con</strong>i<br />

Il primo provino?<br />

Per Paolo Rossi. Non sapevo cosa portare, e in un giorno<br />

ho scritto un monologo <strong>con</strong> l’elenco dei miei difetti<br />

fisici, e lui ha riso. Me lo ricorderò per sempre, quando<br />

ho finito ero a un metro da terra.<br />

Ascolta, ma non è un cliché quello di giocare sul fisico?<br />

Specie per la comicità femminile?<br />

Sì, ma ha un senso. Siamo nella società dell’immagine, e<br />

ogni bambina sogna di diventare velina. Nella misura in<br />

cui una donna ha persino il sogno pre<strong>con</strong>fezionato, bisogna<br />

destrutturarlo. Sei una donna e tutti si aspettano<br />

che tu sia bella, porca e disponibile, e a 12 anni ti rifaccia<br />

le tette. E io vado a colpire lì. Cioè, non sono bella,<br />

non me ne frega niente e te ne canto anche quattro!<br />

È per questo che la comicità femminile gioca così<br />

tanto sull’antitesi bellezza-bruttezza?<br />

Per decenni lo ha fatto anche quella maschile, eh…<br />

Pensa come erano brutti, quasi deformi i comici maschi<br />

di tanti anni fa. Ma ci sono anche la Cortellesi e la<br />

Massironi che sono belle ragazze. Poi se vuoi è anche<br />

una cosa personale, di me e altre che non essendo<br />

strafighe, ne abbiamo sofferto e abbiamo imparato a<br />

combatterla. Io poi avevo una madre bellissima e questa<br />

cosa di dover essere bella ti rimane un po’ dentro. Però<br />

<strong>con</strong> ironia e autoironia superi tutto: non devi prenderti<br />

sul serio neanche nella tua frustrazione. Forse mi sfotto<br />

per defrustrarmi… Comunque <strong>con</strong> gli uomini ho sempre<br />

avuto successo. Vado da un uomo e gli dico “Ehi, lo sai<br />

che mi piaci?”. L’ultimo me lo sono sposato.<br />

Non hai sposato un collega.<br />

Guarda, i comici non sono facili da sopportare. Specie<br />

gli uomini. Fanno sempre battute, specie quando si<br />

in<strong>con</strong>trano: “Io sono più spassoso di te!”. Cercano di superarsi<br />

l’un l’altro come tra galletti nel pollaio.<br />

Forse perché nella comicità c’è una certa aggressività.<br />

Certo. La prima aggressione la fai a te stesso, ti misuri<br />

<strong>con</strong> l’autoironia. Ma tra comici si tende a strafare, ci si<br />

mette a fare gli spiritosoni anche in modo esagerato,<br />

senza motivo. Non è che quando due chirurghi si in<strong>con</strong>trano,<br />

uno dei due comincia a tagliare l’altro.<br />

Della comicità italiana ora come ora, cosa pensi?<br />

Così così. Va forte il cabaret televisivo, ma è un discorso<br />

a parte. Comicità in tv, per esempio nelle sit-com, non<br />

ce n’è molta. In Italia si fa fatica a proporla. Quella americana<br />

è inarrivabile.<br />

Strano, la vediamo da anni, com’è che non riusciamo<br />

a imitarla?<br />

Prova a fare in Italia cose tipo Scrubs o Friends, non si<br />

riesce. Noi abbiamo altre caratteristiche, a partire dal<br />

senso della battuta.<br />

Camera Café ha funzionato perché non ci sono battute?<br />

Esatto, a essere divertenti sono le situazioni. Qualche<br />

battuta c’è, ma solo se rispecchia ciò che il personaggio<br />

avrebbe detto in ufficio. Noi in generale siamo portati<br />

per la sceneggiatura forte, che rispecchi la vita quotidiana.<br />

Come nel cinema di Totò e De Sica, che facevano<br />

commedie straordinarie e amare. È quello a cui dovremmo<br />

mirare, ma da tempo non si fa più, forse dai film di<br />

Troisi. Aspetta, stavo dimenticando Verdone… Benigni<br />

no, di commedie non ne fa più, l’ultima è stata Johnny<br />

Stecchino, mi pare.<br />

Un altro filone d’oro della comicità italiana sono le<br />

imitazioni. Tu hai fatto quella di Patti Pravo.<br />

Per ora ho fatto solo quella perché non mi sono mai<br />

<strong>con</strong>siderata un’imitatrice. Forse è stato per fare un’altra<br />

Patti… Ma di imitazioni ce ne sono troppe, e a me viene<br />

da fare tutt’altro. Non per presunzione, giusto per dare<br />

al pubblico qualcos’altro.<br />

A Glob non hai fatto una macchietta, hai fatto te<br />

stessa.<br />

Sì, la tipa sopra le righe… È quello che sono: una che si<br />

agita un po’ più della media.<br />

È vero che è così difficile lavorare in Rai? Tu hai dovuto<br />

<strong>con</strong>cederti a qualche onorevole?<br />

Non la do a nessuno – ma nessuno me l’ha mai chiesta,<br />

ah ah! A parte questo, trovo che questa idea sia stata<br />

portata all’eccesso. Una volta un aspirante attore mi<br />

ha ringhiato: “Certo, certo, siete tutti raccomandati”.<br />

Pronto? Dici a me? Che vengo da Pioltello e ho mangiato<br />

pane e cipolla fino a ieri? Ma il dramma è che la sua<br />

indignazione si basava sul fatto che “lui” avrebbe voluto<br />

essere raccomandato, e non ci riusciva.<br />

36 URBAN URBAN 37


mini abito bordeaux Guru / giacca zippata European Culture / stivali alti D&G<br />

POPOPOPONIGHT<br />

ALÉ<br />

foto: Malena Mazza / styling: foto: Sergio Brett Colantuoni Monaghan<br />

ass. stylist: styling: Luisa Emily Girola Lee@Bruna Caldi Milano<br />

ass. make stylist: up: Francesco Federica Migliazza Tesenti@Freelancer e Vanessa Mazzon<br />

hair: Lorenzo Cherubini@Face make to up&hair: Face Dean .P<br />

modella: Martina Inna Mykhalevych@Beatrice Verdenelli@2morrowmodel Models<br />

URBAN 39


omber Lonsdale / tuta in cotone H&M / sneakers Y3<br />

gilet da uomo Seal Kay / collana Tarina Tarantino<br />

40 URBAN URBAN 41


collana Tarina Tarantino / orecchini Choi / mini abito in pelle Gas / bomber nero Wrangler canotta Gas<br />

42 URBAN URBAN 43


maglietta grigia in cotone Nike / shorts Replay / cintura nera in pelle <strong>con</strong> fibbia d’oro Just Cavalli<br />

44 URBAN


Columbia spa - info: www.and.it<br />

La camicia And diventa Arte e va in<br />

mostra.<br />

Per gli studenti della NABA la camicia<br />

And diventa mezzo d’espressione<br />

creativa.<br />

Destrutturata, scomposta, riassemblata.<br />

Sulla camicia And si stratificano nuove<br />

forme e significati.<br />

30 camicie/opere itinerano in mostra<br />

per tutta l’Italia.<br />

8 –16 settembre<br />

AND Milano - corso Buenos Aires, 55<br />

20 – 26 settembre<br />

AND Padova - via VIII Febbraio, 9<br />

28 settembre – 4 ottobre<br />

AND Treviso - via Calmaggiore, 3<br />

6 – 11 ottobre<br />

AND Trieste - piazza Borsa, 8<br />

13 – 21 ottobre<br />

AND Bologna - via Indipendenza, 30/E<br />

27 ottobre<br />

Agenzia AND Palermo - largo Briuccia, 16


BACKHOMESHO P<br />

Rientro dalle vacanze: depressione assicurata.<br />

Per rimediare ai dolori dell’homecoming,<br />

organizzate un safari urbano ri<strong>con</strong>quistando<br />

così i vostri spazi e la vostra città<br />

La “stoffa dell’esploratrice” te la fornisce<br />

Cape Horn <strong>con</strong> la maglia in cotone<br />

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Euro 59. Info: www.capehorn.it<br />

Timberland ha risolto il problema della disparità tra<br />

piede destro e piede sinistro brevettando “Precise Fit”.<br />

Il sistema di solette regolabili che personalizzano<br />

la calzata di ogni singolo scarponcino della linea<br />

Outlier. Euro 150. Info: 039-68431<br />

Al tuo ritorno mille impegni ti attendono<br />

e il solo pensiero ti manda in fibrillazione?<br />

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il deodorante cult delle nuove<br />

generazioni. 6 euro circa<br />

Apriti a nuove visioni del mondo senza<br />

trascurare però l’aura mitica degli occhiali Ray-Ban.<br />

Questa grande maschera in acetato costa<br />

115 euro circa. Info: www.ray-ban.com<br />

Cassa in titanio massiccio, cinturino in resina,<br />

impermeabilità fino a 300 m. Con il cronografo<br />

Aquitania di Lorenz potrai “immergerti”<br />

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Il fascino della street culture legato all’irripetibile<br />

periodo storico americano degli anni ’80, viene<br />

di volta in volta riletto e reinterpretato stilisticamente<br />

da Franklin&Marshall. Felpa <strong>con</strong> cappuccio in<br />

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Per vivere in grande libertà le strade<br />

cittadine, la versione Deluxe Street di Spalding.<br />

Dotata anche di polsino in poliestere come quello<br />

utilizzato dai giocatori di basket, costa euro 55.<br />

Info: 031-618300<br />

URBAN 49


GUIDASETTEMBRE<br />

FILM 52<br />

LIBRI 54<br />

DIGITAL LIFE 55<br />

MUSICA 56<br />

LA STAR DEL MESE: The Jean-Michel Basquiat<br />

Show. Milano, Triennale, dal 20 settembre 2006<br />

al 21 gennaio 2007. Guarderemo gli 80 dipinti e i<br />

40 disegni, ci caleremo nella NY underground degli<br />

anni ’80 e non ci perderemo la proiezione di Downtown<br />

81, interpretato dall’artista stesso. Perché il<br />

mito di Basquiat è atterrato a Milano!<br />

BUONI E CATTIVI<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />

GRANDE<br />

Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÉ<br />

Coraggio, <strong>con</strong>sideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />

HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN<br />

SANDRA FRANCHINO<br />

Piano Lesson (For Chiara), 1983<br />

ARTE 59 FOOD: Milano 62<br />

TEATRO 60<br />

Roma<br />

Torino<br />

64<br />

66<br />

NIGHTLIFE 61 Veneto<br />

Bologna<br />

67<br />

68<br />

Napoli 69<br />

SULLA FRONTIERA<br />

TORINO | Malafestival – Ars in<br />

mala causa<br />

Il teatro che torna alle sue origini<br />

sociali, tra devianza e normalità,<br />

tra legalità e illegalità, che<br />

avvicina la gente <strong>con</strong> forme di<br />

recitazione estreme, ma per<br />

questo suggestive e che colpis<strong>con</strong>o<br />

nel profondo. Succede alla<br />

quinta edizione di Ars in mala<br />

causa, festival internazionale<br />

di arti performative che tra i<br />

suoi fiori all’occhiello vanta la<br />

Candoco Dance Company, prima<br />

compagnia di danza e teatro<br />

che affianca agli altri ballerini<br />

disabili, e Marcel.lí Antúnez Roca,<br />

fondatore della Fura dels Baus<br />

che presenta in anteprima il<br />

suo esplosivo work in progress<br />

Membrana.<br />

Dal 24 settembre all’8 ottobre<br />

Info: www.opusrt.it<br />

ZIDANE? OGGETTO D'ARTE<br />

Re Zizou ancora sotto i riflettori: in anteprima nazionale, il 28 settembre la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo<br />

proietta al Teatro Carignano di Torino il film A 21st Century Portrait di Douglas Gordon e Philippe Parreno dedicato<br />

al calciatore francese, che è stato ripreso in <strong>con</strong>temporanea da 17 telecamere durante una partita tra Real<br />

Madrid e Villareal. Sperando che anche il successo cinematografico non gli dia alla testa! www.fondsrr.org<br />

roma | Enzimi<br />

Dal 19 al 24 settembre torna Enzimi<br />

e stavolta scuote gli spazi di San<br />

Lorenzo. Tra performance, video,<br />

musica e installazioni, gli appuntamenti<br />

più attesi sono <strong>con</strong> il festival<br />

Onedotzero, che sbarca direttamente<br />

da Londra, <strong>con</strong> la mostra Another<br />

Thing a cura di Studio 14, <strong>con</strong> il live<br />

di Dimlite e il dj set di ZerodB, a<br />

suon di hard jazz, electro, bossa e<br />

house, al Circolo degli Artisti.<br />

www.enzimi.com<br />

MILANO | Milano Film Festival<br />

Duemila film da 90 paesi, più che<br />

un festival un luogo di in<strong>con</strong>tro e<br />

scambio, indipendente dalle mode<br />

e dalle logiche commerciali, ma<br />

dipendente da talento e creatività<br />

dei singoli registi. Dove? Al Piccolo<br />

Teatro di via Rovello, dal 15 al 24<br />

settembre, festeggiando l’undicesima<br />

edizione, <strong>con</strong> tanto di Borsa<br />

Democratica del Cinema e Salon<br />

des Refusés per gli esclusi.<br />

www.milanofilmfestival.it<br />

FIRENZE | Nokia Trends<br />

Dopo aver toccato gran parte delle<br />

capitali europee Nokia Trends,<br />

festival di musica, mobilità e arti<br />

multimediali, fa tappa a Firenze<br />

per la prima edizione italiana.<br />

Il 15 settembre la stazione<br />

Leopolda si trasforma nel paradiso<br />

dell’elettronica musicale e non.<br />

E i maniaci del ritmo balleranno<br />

col tango dei Gotan Project e <strong>con</strong><br />

l’electro di Tiga e Timo Maas.<br />

www.nokiatrends.com<br />

URBAN 51<br />

Candoco Dance Company


DVD<br />

500! (Cecchi Gori) è un<br />

piccolo film uscito in poche<br />

sale nel 2002, realizzato <strong>con</strong><br />

due lire messe insieme tra<br />

gli amici e le famiglie degli<br />

autori Robbiano, Vignolo e<br />

Zingirian, che si sono dati<br />

la staffetta a dirigerne i tre<br />

atti. Interpretata dal gotha<br />

dei comici nostrani (soprattutto<br />

genovesi), la storia è<br />

delirante nel senso migliore<br />

della parola: i capi religiosi<br />

di tutto il mondo stanno per<br />

in<strong>con</strong>trarsi alla Spezia, ignari<br />

che il Reverendo Jones abbia<br />

ingaggiato il killer Omega<br />

per farli fuori. Ma Omega è<br />

un professionista annoiato<br />

che ama crearsi degli ostacoli:<br />

così rivela a un mite giovanotto<br />

il suo piano… Riuscirà<br />

il ragazzo a salvare il mondo<br />

correndo alla Spezia nella<br />

sua vecchia 500? È vero che<br />

presenta qualche lacuna narrativa<br />

(dovuta alla mancanza<br />

di fondi per girare materialmente<br />

un paio di scene), ma<br />

le risate grasse abbondano<br />

in questo film che, a dispetto<br />

del formato, potrebbe essere<br />

l’imperatore di youtube.com.<br />

Incoraggiante per chiunque<br />

voglia entrare nel cinema.<br />

IPSE DIXIT<br />

– “E ora posso rifarvi i denti!!”.<br />

Il Dr William Hurt, ricevendo<br />

la laurea ad honorem<br />

dalla Philadelphia University<br />

(Time, giugno 2006).<br />

– “Giornata dura in ufficio!”.<br />

Keira Knightley su come sia<br />

stato baciare Orlando Bloom<br />

e Johnny Depp, alla prima di<br />

Pirati dei Caraibi. La maledizione<br />

del forziere fantasma.<br />

– “Forse una saponetta, ma<br />

niente di più. Non sono uno<br />

di quei ‘urrà’ che giocano a<br />

rugby e che devono portarsi<br />

sempre un trofeo a casa”.<br />

Ken Loach risponde alla<br />

domanda “hai mai rubato<br />

qualcosa?” (Empire, luglio<br />

2006).<br />

52 URBAN<br />

Pirati dei Caraibi<br />

FILM<br />

DI SASHA CARNEVALI<br />

ESTATE IN BIANCO?<br />

ORA INIZIA IL BELLO<br />

Se avete patito l’arsura<br />

cinematografica della<br />

bella stagione, preparatevi<br />

all’indigestione<br />

Se Nick Hornby pensava di stupire il<br />

mondo creando un personaggio come<br />

Rob di Alta fedeltà, che ha una top five<br />

per ogni argomento, si sbagliava. E<br />

chi non le fa? I cinque risotti da isola<br />

deserta, i cinque attori inglesi tra i 30<br />

e i 40 anni… il divertimento poi sta<br />

tutto nel <strong>con</strong>frontare le proprie liste <strong>con</strong><br />

quelle degli amici. Per quanto riguarda<br />

i titoli da non perdere quest’autunno,<br />

ecco quella di <strong>Urban</strong>.<br />

La stagione inizia col botto (ritardato):<br />

Superman Returns e Pirati dei Caraibi.<br />

La maledizione del forziere fantasma<br />

sono usciti in America <strong>con</strong> i fuochi d’artificio<br />

del 4 di luglio, la data più remunerativa<br />

in termini di distribuzione. Da<br />

noi arrivano solo a settembre: forse un<br />

giorno anche l’Italia avrà una stagione<br />

cinematografica estiva.<br />

Superman, l’uomo di acciaio al panee-burro<br />

che affascina più che altro i<br />

bambini, si mette al passo <strong>con</strong> i colleghi<br />

più dark Hulk, X-Men, Spiderman e<br />

Batman che recentemente hanno beneficiato<br />

dell’occhio di grandi registi<br />

come Ang Lee, Bryan Singer, Sam Raimi<br />

e Christopher Nolan: recuperato proprio<br />

da Singer, sta volando alto, promosso a<br />

pieni voti e salutato unanimemente dalla<br />

critica anglosassone come il miglior<br />

film di intrattenimento popolare dai<br />

tempi del Signore degli anelli. Critica<br />

che però sperava in qualcosa di più<br />

dai Pirati: il primo film era perfetto anche<br />

perché nessuno si aspettava tante<br />

sorprese e divertimento da un film su<br />

dei bucanieri, per di più ispirato a una<br />

giostra made in Disney. Questo, il primo<br />

dei due sequel (ormai chi non lavora<br />

per trilogie è un tapino), sembrerebbe<br />

troppo lungo e troppo poco inventivo<br />

per tenere testa all’originale; ma come<br />

resistere al canto di una sirena come<br />

Johnny Depp e il suo immaginifico Jack<br />

Sparrow?<br />

Attendiamo leccandoci i baffi anche<br />

Super Nacho (perché poi tradurre un<br />

titolo semplice e più simpatico come<br />

Nacho Libre?), in cui Jack Black veste<br />

gli attillati panni di un frate-luchador:<br />

Jared Hess, autore del cult Napoleon<br />

Dynamite, fonde il suo umorismo surreale<br />

alla carica di Black e all’universo<br />

camp del wrestling messicano. Come<br />

di<strong>con</strong>o gli americani, it’s a win-win situation.<br />

Teniamo poi in serbo Miami Vice per<br />

una serata ottobrina ruvida e adrenalinica.<br />

Via i mocassini morbidi e i completi<br />

pastellati dei vecchi Tubbs e Crockett,<br />

dentro un Colin Farrell più sexy-tamarro<br />

che mai, un Jamie Foxx incazzato e<br />

l’occhio meraviglioso di Michael Mann:<br />

corre voce che in <strong>con</strong>fronto Collateral<br />

fosse un filmino da educande.<br />

Disperando di vederlo arrivare, abbiamo<br />

comprato il dvd americano, ma non<br />

perderemo l’occasione di assaporare<br />

Breakfast on Pluto anche sul grande<br />

schermo: storia di Patrick “Kitten”<br />

Braden, giovane gay che negli anni ’70<br />

si trasferisce da un villaggetto irlandese<br />

a Londra, “la città che tutto inghiotte”,<br />

mentre infuria il terrorismo repubblicano.<br />

Neil Jordan dirige, Cillian Murphy<br />

(protagonista anche dell’imperdibile,<br />

struggente Il vento che carezza l’erba,<br />

Palma d’Oro a Cannes e in sala a novembre)<br />

<strong>con</strong> il suo sweet transvestite si<br />

mangia a cucchiaiate ogni scena ed entra<br />

spedito al numero uno nella nostra<br />

personale top five. Degli attori inglesi<br />

tra i 30 e i 40. Che altro?<br />

Superman Returns Super Nacho<br />

TI ODIO,<br />

TI LASCIO, TI…<br />

Peyton Reed<br />

Il titolo è celebre ormai da<br />

un anno e mezzo, visto che è<br />

notoriamente questo il set che<br />

ha regalato a Jennifer Aniston<br />

la <strong>con</strong>solazione per essere<br />

stata mollata al palo da Brad<br />

Pitt. Ironico poi che questo<br />

film, che parla di una coppia<br />

che si separa, abbia suggellato<br />

la fine della famigerata<br />

carriera da scapolo d’oro di<br />

Vince Vaughn, oggi promesso<br />

sposo della Aniston. Non c’è<br />

molto da dire sulla trama:<br />

Brooke e Gary vivono nella<br />

casa che hanno comprato<br />

insieme, ma la relazione non<br />

funziona più per colpa di incomprensioni<br />

che sembrano<br />

direttamente estrapolate dal<br />

best seller di John Gray Gli uomini<br />

vengono Marte, le donne<br />

da Venere. Finché la casa non<br />

si vende, i due <strong>con</strong>vivono forzatamente<br />

facendosi ogni sorta<br />

di dispetto, pur sperando<br />

segretamente di recuperare<br />

l’amore perduto. Zuccheroso,<br />

poi realistico, poi comico, poi<br />

realistico, poi triste, il film è<br />

una commedia dolce-amara<br />

che funziona a compartimenti<br />

stagni: un’epilazione brasiliana<br />

usata come si farebbe<br />

in un Porky’s lega male <strong>con</strong><br />

le discussioni, che tutti sperimentiamo,<br />

sulle responsabilità<br />

reciproche nella vita di coppia.<br />

SLEVIN<br />

Paul McGuigan<br />

Appartenendo questo al<br />

genere di film in cui niente<br />

è poi quello che sembra,<br />

faremmo un danno se vi<br />

rac<strong>con</strong>tassimo anche solo un<br />

terzo della trama. Fidatevi<br />

dunque, e godetevi un buon<br />

venerdì sera al cinema: i<br />

nomi ci sono tutti (Bruce<br />

Willis, Josh Hartnett, Morgan<br />

Freeman, Stanley Tucci, Lucy<br />

Liu, Danny Aiello e non ultimo<br />

Sir Ben Kingsley – che<br />

notoriamente si irrigidisce<br />

se dimentichi il titolo); la<br />

sceneggiatura è tutta un ghirigoro<br />

(come le tappezzerie<br />

che decorano ogni ambiente:<br />

ooh, simbolico!!) ma si segue<br />

bene ed è avvincente; e tra<br />

le copiose battutine cool, ce<br />

ne sono un paio da manuale.<br />

Il tutto ricorda “vagamente”<br />

Tarantino e soprattutto il suo<br />

epigone povero, Guy Ritchie,<br />

di cui il regista McGuigan<br />

(Gangster N.1) evita comunque<br />

le autoindulgenze. Se<br />

proprio vi trascineranno a<br />

vederlo a dispetto del fatto<br />

che detestate i gialloni à la<br />

Soliti sospetti, troverete modo<br />

di divertirvi ri<strong>con</strong>oscendo<br />

il mobilio Ikea (“Hey, le sedie<br />

che ho in cucina! Il lampadario<br />

del salotto!”) che abbonda<br />

sui vari set. Forse hanno<br />

risparmiato sulle scenografie<br />

per pagarsi il cast stellare?<br />

FRIENDS<br />

WITH MONEY<br />

Nicole Holofcener<br />

Olivia (Jennifer Aniston),<br />

eterna single, fa la cameriera;<br />

Franny (Joan Cusack), madre<br />

di famiglia, è così ricca che<br />

non sa a chi regalare due<br />

milioni di dollari; la scrittrice<br />

Christine (Catherine Keener)<br />

e la designer Jane (Frances<br />

McDormand) sono più che benestanti,<br />

ancorché in una fase<br />

parecchio nervosa nei loro<br />

matrimoni. Le quattro donne<br />

sono amiche da tanti anni, ma<br />

la disparità e<strong>con</strong>omica comincia<br />

a far sentire il suo peso.<br />

Con una buona dose di paternalismo<br />

le tre ricche decidono<br />

di fare la carità a quella povera,<br />

ma che succede quando<br />

compatisci e invidi allo stesso<br />

tempo la tua migliore amica?<br />

Una commedia adulta, che<br />

<strong>con</strong>fronta in modo diretto<br />

questioni come dipendenza<br />

e libertà dal denaro, sesso<br />

& autostima dopo i 40 anni,<br />

amministrazione della propria<br />

vita quando si è entrati nello<br />

stadio in cui gli “obiettivi<br />

importanti” sono già stati<br />

raggiunti. La Holofcener, che<br />

già aveva diretto due buoni<br />

film sull’amicizia femminile<br />

(Parlando e sparlando, Lovely<br />

& Amazing), firma una sceneggiatura<br />

snella e intelligente<br />

e sceglie un cast dal talento<br />

quasi imbarazzante.<br />

LE COLLINE HANNO<br />

GLI OCCHI<br />

Alexandre Aja<br />

Non manca niente: la stazione<br />

di servizio in mezzo al nulla,<br />

l’omino laido che dà <strong>con</strong>sigli<br />

improbabili (“Non fate l’unica<br />

strada esistente, prendete<br />

la scorciatoia che passa tra<br />

le colline e che non sta sulla<br />

mappa, eh eh”), la famiglia di<br />

gonzi che prontamente li segue.<br />

I Carter, repubblicani dalla<br />

preghiera e dalla pistola facile,<br />

si ritrovano così bloccati<br />

in mezzo al deserto del New<br />

Mexico, facile preda di un clan<br />

di cannibali brutti, sporchi,<br />

cattivi e mutanti (ironia della<br />

sorte: sono deformati a causa<br />

degli esperimenti nucleari<br />

compiuti nella zona dal molto<br />

repubblicano governo americano<br />

durante la Guerra fredda).<br />

Il giovane regista francese<br />

Aja rifà uno dei gore più<br />

classici firmato da Wes Crafen<br />

nel 1977 e, <strong>con</strong> il beneplacito<br />

del vecchio Wes, alza il volume<br />

del sangue che scorre:<br />

se vi piace uscire dal cinema<br />

<strong>con</strong> un senso di nausea e vi<br />

scocciate quando la macchina<br />

da presa è troppo timida per<br />

spiare tutto, ma proprio tutto<br />

quello che succede, questo<br />

è l’horror di fine estate che<br />

fa per voi (cioè riservato agli<br />

adepti). A parte i banali colpi<br />

di tamburo, la colonna sonora<br />

è interessante.<br />

TUTTO E IL SUO CONTRARIO<br />

Banale, s<strong>con</strong>tato... ma<br />

se vi prende, vi prende!<br />

DOMINO<br />

Tony Scott<br />

Ricordate la scena all’inizio di<br />

Sogni d’oro di Nanni Moretti?<br />

Un critico da bar definiva l’ultimo<br />

film di Don Siegel “una<br />

vera schifezza, pieno di luoghi<br />

comuni”; subito dopo un altro<br />

lo dichiarava “una vera chicca,<br />

tutto giocato sui luoghi comuni”.<br />

È vero che le stesse cose<br />

si possono dire della stragrande<br />

maggioranza dei film, ma<br />

mai quanto di Domino. Tony<br />

Scott (Top Gun) è un regista<br />

di genere che non <strong>con</strong>osce<br />

l’understatement; che non<br />

fosse Bresson l’avevamo già<br />

capito, ma mai l’abbiamo visto<br />

imbarocchirsi come in questo<br />

caso: per rac<strong>con</strong>tare la storia<br />

romanzata di Domino Harvey<br />

(figlia dell’attore inglese<br />

Laurence), cacciatrice di taglie<br />

nella giungla losangelina e incastrata<br />

<strong>con</strong> i compagni nella<br />

classica rapina andata male,<br />

si lancia in quello che sembra<br />

un trailer di due ore, montato,<br />

fotografato, musicato come<br />

una parodia di un programma<br />

per teen della Mtv generation.<br />

Didascalico (letteralmente: ci<br />

sono le scritte che ripetono<br />

le battute degli attori, che<br />

altrimenti riecheggiano un<br />

paio di volte in toni metallici),<br />

pornografico (non in senso<br />

hard, ma per come vengono<br />

riprese in <strong>con</strong>tinuazione le<br />

tumide labbra del trio protagonista<br />

Mickey Rourke-Edgar<br />

Ramirez-Keira Knightley, che<br />

qui coglie l’occasione per mettere<br />

le tette al vento), farcito<br />

di cliché (l’immaginario sexycool<br />

del deserto e della città),<br />

omaggi (la pubblicità Levi’s<br />

della lavanderia, Point Break)<br />

e camei (Tom Waits, Jacqueline<br />

Bissett, Christopher Walken),<br />

Domino può essere vissuto<br />

come un film ridicolo e stancante,<br />

ma se ci si abbandona<br />

alla sua logica, o meglio estetica,<br />

diventa ragionevolmente<br />

godibile.<br />

PREMIÈRE<br />

Il cinema che verrà<br />

Non ruberesti una borsa!<br />

Non ruberesti un film! Ma la<br />

tentazione di vedertelo in<br />

mutande, <strong>con</strong> birra, frittatone<br />

di cipolla e rutto libero, senza<br />

dover uscire, cercare parcheggio,<br />

spendere lo stesso<br />

prezzo di un dvd in offerta<br />

per due biglietti (o se tieni<br />

famiglia, più di quanto costi<br />

una new release Disney)…<br />

beh, la tentazione è forte.<br />

Soprattutto da quando approntarsi<br />

un home theatre<br />

<strong>con</strong> tutti i crismi è diventato<br />

molto più abbordabile,<br />

senza <strong>con</strong>siderare che tra<br />

breve avremo accesso al Vod<br />

(Video On Demand), in alta<br />

definizione, e su schermi che<br />

copriranno un’intera parete<br />

del nostro salotto.<br />

Produttori, distributori ed<br />

esercenti lo sanno: andare al<br />

cinema non è più “il” modo<br />

di vedere un film; è “un”<br />

modo, il più scomodo, il più<br />

costoso, ma il più spettacolare.<br />

Così hanno stretto un<br />

patto e<strong>con</strong>omico per rammodernare<br />

le sale del futuro<br />

prossimo. Queste dovranno<br />

creare un’emozione speciale,<br />

non riproducibile tra le mura<br />

domestiche: proietteranno<br />

in digitale, spesso in stereo,<br />

cioè <strong>con</strong> due proiettori a<br />

destra e due a sinistra che<br />

incrociando le immagini<br />

creeranno un effetto 3-D. Gli<br />

schermi saranno avvolgenti<br />

e molto più ampi. Le poltrone<br />

reclinabili e climatizzate<br />

tremeranno per tuoni, esplosioni<br />

e terremoti. Nebbia,<br />

profumi, vento invaderanno<br />

l’ambiente.<br />

In breve, come ci ha detto<br />

a Cannes il produttore e<br />

socio di Spielberg Jeffrey<br />

Katzenberg, “saranno più<br />

belle più grandi, pronte a<br />

intensificare quell’esperienza<br />

di comunione, di <strong>con</strong>tagiosità<br />

della risata e della lacrima<br />

che si vive solo al cinema”.<br />

URBAN 53


SHORT<br />

Da Buenos Aires a<br />

Bombay via Parigi<br />

LEZIONE DI TANGO<br />

Elsa Osorio<br />

Guanda, Narratori<br />

della Fenice, 2006<br />

415 pp., 16 euro<br />

Tra presente e passato, tra<br />

Parigi e Buenos Aires, amori,<br />

passioni, tradimenti di una<br />

doppia saga familiare cucita<br />

dalle note del tango: la<br />

passionale storia di Hernan,<br />

bisnonno di Ana, e Asuncion,<br />

bisnonna di Louis, che si in<strong>con</strong>trano<br />

e si amano ai primi<br />

del Novecento, si specchia<br />

in quella dei pronipoti, che<br />

si <strong>con</strong>os<strong>con</strong>o in una milonga<br />

parigina e decidono di fare<br />

un film sulle loro famiglie,<br />

mentre sullo sfondo la storia<br />

dell’Argentina precipita verso<br />

i suoi momenti più bui. Un<br />

caleidoscopio di personaggi<br />

che richiederebbe però un<br />

bell’albero genealogico esplicativo<br />

in prima pagina.<br />

SORELLE<br />

Shobhaa Dé<br />

Tea Due, 2006<br />

283 pp., 8.50 euro<br />

Bombay, scena prima: si svolgono<br />

i funerali dei genitori di<br />

Mikka, ricchi proprietari delle<br />

Hiralal Industries. Mikka,<br />

bella, giovane, ribelle deve<br />

rientrare forzatamente dagli<br />

States lasciando università,<br />

fidanzato e stile di vita occidentale<br />

per essere messa a<br />

capo dell’impero di famiglia.<br />

Ma qui, “piccolo topolino in<br />

mezzo ad avvoltoi” affamati<br />

di soldi e potere, scopre che<br />

le industrie del padre sono<br />

in rovina, che ha una sorella<br />

(avuta illegittimamente dal<br />

padre) e che quest’ultima ha<br />

ereditato tutto, o quasi… Il<br />

problema è farla passare dalla<br />

propria parte. Best seller<br />

facile facile prima di riprendere,<br />

dopo l’estate, ritmi di<br />

lettura più impegnativi.<br />

54 URBAN<br />

LIBRI<br />

DI MARTA TOPIS<br />

NEWYORCHESE METROPOLITANO<br />

ALL'OMBRA DELLE TORRI<br />

Undici Settembre 2001:<br />

la fine di un mondo, l’inizio di<br />

una complicata storia d’amore<br />

GOOD LIFE<br />

Jay McInerney<br />

Bompiani, 2006<br />

427 pp., 18 euro<br />

“…Mercoledì delle Ceneri. I detriti – la<br />

carta e la polvere fuligginosa – erano saliti<br />

dalle avenue e si erano fermati in Duane<br />

Street. Barcollando su per West Broadway,<br />

coperto dalla testa ai piedi di cenere grigia,<br />

sembrava una statua per commemorare<br />

qualche antica vittoria o, più probabilmente,<br />

qualche nobile disfatta – forse un<br />

generale dell’esercito <strong>con</strong>federato. Per lei<br />

fu quella la se<strong>con</strong>da impressione. La prima,<br />

che l’uomo fosse in ritardo di almeno un<br />

giorno. Ieri mattina, e ancora nel pieno<br />

pomeriggio, in migliaia avevano compiuto<br />

lo stesso cammino su per West Broadway,<br />

fuggendo da quell’invadente pennacchio<br />

di fumo, coperti dalla stessa cenere grigia,<br />

arrancando come se dal cielo ceruleo<br />

piovesse carta su di loro – una versione<br />

da messa nera delle vecchie parate <strong>con</strong> i<br />

nastri delle telescriventi svolazzanti sulla<br />

bassa Broadway. Era come se quella figura<br />

solitaria stesse tornando per mostrare una<br />

replica della ritirata da una battaglia già<br />

famosa.<br />

Si fermò per appoggiarsi a una Mercedes<br />

coperta dalla stessa polvere, <strong>con</strong> una gialla<br />

maschera antigas che gli pendeva dal collo<br />

come un talismano, <strong>con</strong> le pieghe del viso<br />

messe in risalto da quella polvere grigia.<br />

Lei pensò che, nonostante il suo disordine,<br />

l’uomo avesse qualcosa di familiare, ma<br />

non avrebbe saputo dire perché.<br />

Si vedevano le sue ginocchia attraverso le<br />

gambe strappate di quello che fino a poco<br />

tempo prima era stato un paio di pantaloni<br />

da sera. L’elmetto protettivo sembrava fuori<br />

posto e infatti, quando lui chinò il capo,<br />

cadde sul marciapiede, scoprendo un groviglio<br />

di capelli scuri, striati da quell’onnipre-<br />

sente cenere così simile al talco.<br />

Corrine s’avvicinò lentamente, per paura di<br />

spaventarlo, essendo anche lei un po’ intimorita<br />

– strada e marciapiedi erano deserti<br />

come se loro fossero le ultime due persone<br />

sulla Terra.<br />

“Lei… sta bene?”<br />

Gli offrì una bottiglia di Evian, e stava quasi<br />

per rinunciare quando lo vide alzare una<br />

mano per prenderla. Le sue mani erano<br />

escoriate e sanguinanti, <strong>con</strong> ferite aperte<br />

e ancora umide sotto la sporcizia polverosa…”.<br />

“…È stato a… scavare? L’uomo si inumidì<br />

le labbra e guardò nella direzione da cui<br />

era venuto.<br />

“Dovevo in<strong>con</strong>trarmi <strong>con</strong> il mio amico<br />

Guillermo al Windows on the World”.<br />

Lei annuì per incoraggiarlo. “Ieri?”<br />

“È stato ieri?” Sembrava che stesse cercando<br />

<strong>con</strong> difficoltà le coordinate temporali.<br />

“Martedì”. Si rese <strong>con</strong>to di averlo de<strong>con</strong>centrato.<br />

Poteva essere quella la sua prima<br />

occasione di rac<strong>con</strong>tare la propria storia.<br />

Nelle ultime 24 ore avevano rac<strong>con</strong>tato<br />

tutti le loro storie – dando <strong>con</strong>to di dove si<br />

erano trovati e saggiando le reazioni altrui<br />

a ciò che essi riferivano. “L’undici”, disse lei.<br />

“La mattina dell’undici arrivai laggiù poco<br />

prima delle nove. Avrei dovuto vedermi <strong>con</strong><br />

Guillermo alle otto, ma gli avevo lasciato<br />

un messaggio per avvertirlo che non avrei<br />

fatto in tempo”.<br />

“È stato fortunato” disse lei…<br />

Due famiglie newyorchesi upper class,<br />

anzi due coppie <strong>con</strong> figli (la prima due<br />

gemelli <strong>con</strong>cepiti in vitro, la se<strong>con</strong>da<br />

un’adolescente viziata che si dà al sesso<br />

e alle droghe un po’ troppo presto), sullo<br />

sfondo di una città che dopo aver subito<br />

l’attacco terroristico alle due torri non è<br />

mai stata così fragile, ma vuole dimostrare<br />

“a quei bastardi” che non sono stati in<br />

grado di paralizzarli. E mentre su tutti<br />

aleggia lo spettro di quei corpi che cadono<br />

al suolo come frutti marci, Corrine, la<br />

madre dei gemelli, divenuta volontaria tra<br />

le macerie di Ground Zero, e Luke, il padre<br />

dell’adolescente, ex investment-manager<br />

oggi samurai senza padroni, scampato per<br />

miracolo al crollo, si in<strong>con</strong>trano e si innamorano,<br />

come non era mai capitato loro<br />

prima. Entrambi travolti da una passione<br />

violenta, e anche dai sensi di colpa, per i<br />

figli, certo, ma soprattutto perché il loro<br />

amore nasceva sulle ceneri di migliaia di<br />

corpi carbonizzati. Un romanzo, sentimenti<br />

ed emozioni, come solo chi le ha vissute in<br />

prima persona può rac<strong>con</strong>tare.<br />

UN SETTEMBRE DA LEONI<br />

Storia e curiosità<br />

del surf, più che uno<br />

sport un mito e una<br />

religione fatta di<br />

preghiere liquide<br />

ELOGIO DEL SURF<br />

Madeira Giacci<br />

Castelvecchi,<br />

Quadra, 2006<br />

220 pp., 20 euro<br />

Vorreste darvi ancora alla<br />

tintarella e invece gli unici<br />

raggi che avete a disposizio-<br />

ne sono quelli dello schermo<br />

del vostro pc; stareste ancora<br />

in giro beatamente a piedi<br />

nudi e invece la dura legge<br />

della città impone scarpa<br />

chiusa e stringata… Una lacrima<br />

vi scende sul viso pensando<br />

all’estate che sta finendo,<br />

e allora per farvi cavalcare<br />

l’onda dei ricordi vacanzieri<br />

ecco che vi segnaliamo questo<br />

colorato libercolo, scritto<br />

a metà strada tra il saggio<br />

enciclopedico e la rivista di<br />

tendenza. È un libro dedicato<br />

al surf, sport tanto mitizzato<br />

quanto s<strong>con</strong>osciuto, che ci<br />

regala Madeira Giacci, pulzella<br />

napoletana surf-addicted,<br />

raccogliendo ordinatamente<br />

tutto quello che non avevate<br />

mai saputo sulla tavola che<br />

balla sull’acqua, e non avete<br />

mai osato chiedere.<br />

Tutto aveva inizio, nella notte<br />

dei tempi, <strong>con</strong> la scelta<br />

dell’albero giusto che veniva<br />

benedetto da un sacerdote.<br />

Poi però alle Hawaii, terra natale<br />

del surf, è giunto l’uomo<br />

bianco e, anno dopo anno, il<br />

surf si è trasformato in una<br />

sottocultura, diventata, ai<br />

giorni nostri, moda e stucchevole<br />

tendenza. Invece il surf<br />

è una religione, un culto a cui<br />

si rivolgono preghiere liquide,<br />

e quella dei surfisti è una<br />

comunità speciale, una setta<br />

(Un mercoledì da leoni docet):<br />

Madeira vi accompagna a <strong>con</strong>oscerla,<br />

pagina dopo pagina,<br />

capitolo dopo capitolo, senza<br />

emozioni eccessive, senza<br />

pathos, ma <strong>con</strong> <strong>con</strong>vinzione e<br />

una nutrita lista di dati storici<br />

e informazioni assolutamente<br />

curiose tutte da scoprire.<br />

immagine tratta dalla copertina di: Jay Mclnerney, Good Life, Bompiani, 2006


DI SANDRO BRESCIA<br />

L'ULTIMA BATTAGLIA?<br />

LIBERTÀ PER I VIDEOGAME<br />

La censura è sempre in<br />

agguato. Riuscirà a fermare<br />

anche Bully?<br />

Il nuovo videogioco della Rockstar non<br />

è ancora uscito ma fa già a parlare di sé.<br />

Non si è spenta l’eco del caso Gta/Hot coffee<br />

mod che già la Rockstar è al centro di<br />

nuove polemiche. Hot coffee mod è stato<br />

uno degli “scandali” più curiosi del mondo<br />

dei videogiochi. Prevedeva, infatti, un modifica<br />

in chiave erotica del gioco elaborata<br />

a quanto pare dagli sviluppatori. Modifica<br />

che si poteva sbloccare attraverso un<br />

codice scaricabile dalla rete. Un po’ di<br />

sesso virtuale, niente di grave insomma.<br />

Non fosse che il videogioco era vietato ai<br />

minori di 16 anni (ma <strong>con</strong> il mod il divieto<br />

è salito ai 18). Così nell’America puritana<br />

in cui sparare va bene ma vedere sesso<br />

no, decine di famiglie di sedicenni hanno<br />

fatto causa alla Rockstar. Superata questa<br />

mazzata ecco un nuovo titolo a rischio,<br />

Bully. In questo gioco si vestono i panni di<br />

Jimmy Hopkins, uno studente non modello<br />

della Bullworth Academy, sorta di college<br />

<strong>con</strong> tanto di divise e stemmi pomposi,<br />

dove il nostro anti-eroe deve farsi valere a<br />

suon di mazzate.<br />

In realtà non si possono menare tutti:<br />

per esempio, <strong>con</strong> i professori pagherà un<br />

atteggiamento più furbo, così come per<br />

<strong>con</strong>quistare le ragazze non basteranno i<br />

muscoli. Ci sarà anche spazio per il dodgeball,<br />

un’attività sportiva da college un<br />

po’ come il quidditch di Harry Potter, ma<br />

sicuramente più fisica.<br />

Questo titolo ha già scatenato le ire di<br />

un Pubblico Ministero inglese che ancora<br />

prima dell’uscita del gioco ha dichiarato<br />

guerra alla Rockstar. La casa di Richmond<br />

si difende ovviamente adducendo ragioni<br />

artistiche e il fatto che il gioco non si basi<br />

esclusivamente sulla violenza.<br />

Le notizie su Bully sono ancora scarse e<br />

forse tutto questo mistero è anche legato<br />

alle strategie che la casa di produzione<br />

utilizzerà per tutelarsi da eventuali cause<br />

o danni, dopo le scottature di Gta.<br />

Vedremo.<br />

Resta un dubbio: ma questi nuovi moralisti<br />

e censori che cosa avrebbero fatto davanti<br />

alla guerra dei bottoni o ai Ragazzi<br />

della via Pal? Avrebbero vietato i libri?<br />

BULLY<br />

Xbox 360 – Ps2<br />

UN PICCIOTTO NELLA GRANDE MELA<br />

Vita da gangster alla<br />

corte di Don Vito<br />

Corleone<br />

Il Padrino è tornato. Dopo<br />

una prima versione per Pc,<br />

il gioco della Ea esce per<br />

Psp e Xbox 360. Tratto dall’omonimo<br />

film del 1972 di<br />

Francis Ford Coppola, è stato<br />

uno dei titoli più venduti<br />

dell’anno. La trama dovrebbe<br />

essere nota a tutti. Il nostro<br />

“eroe” è un picciotto pronto<br />

per la scalata nel mondo<br />

del crimine, mentre la mafia<br />

è in guerra per il <strong>con</strong>trollo<br />

dei quartieri. Il gioco dà<br />

una sorta di visione laterale<br />

degli avvenimenti del film,<br />

permettendo agli appassionati<br />

di poter seguire la trama<br />

attraverso un nuovo punto di<br />

vista, quello di un gregario.<br />

Minacciare le persone, fare<br />

estorsioni e tenere sotto<br />

<strong>con</strong>trollo il quartiere per<br />

<strong>con</strong>to della famiglia Corleone:<br />

DIGITAL LIFE<br />

i vostri compiti inizialmente<br />

sono piuttosto semplici. I<br />

commercianti sono il vostro<br />

“bancomat”, grazie al pizzo,<br />

anche se per ogni negozio le<br />

forme di pressione diventano<br />

diverse. I veri guai arrivano<br />

<strong>con</strong> lo sviluppo della trama.<br />

Dovrete infatti allargare il<br />

vostro mercato, <strong>con</strong>quistare<br />

territori gestiti da altre cupole<br />

– o addirittura da altre etnie<br />

come i cinesi – ma anche<br />

corrompere <strong>con</strong> le mazzette<br />

la polizia.<br />

Il gameplay ha molti elementi<br />

in comune <strong>con</strong> la saga Gta,<br />

come per esempio il fatto<br />

di affrontare una missione<br />

principale e altre se<strong>con</strong>darie.<br />

La differenza sostanziale è<br />

la linearità de Il Padrino, che<br />

in certe situazioni lo rende<br />

un po’ banale. Ci si aspetta<br />

che i realizzatori abbiano<br />

portato miglioramenti al<br />

gioco in queste nuove versioni,<br />

soprattutto nella fase di<br />

combattimento. Infatti nella<br />

versione per Pc i movimenti<br />

del protagonista sono piuttosto<br />

meccanici e non rendono<br />

le azioni scorrevoli come dovrebbero<br />

essere.<br />

Resta il fascino di una grande<br />

saga, e di una grande città:<br />

anche New York è infatti<br />

protagonista del gioco, una<br />

Grande Mela <strong>con</strong> tutte le atmosfere<br />

degli anni Quaranta.<br />

Un buon titolo, anche se<br />

dopo due anni di lavorazione<br />

e un budget di 20 milioni di<br />

euro forse ci si poteva aspettare<br />

un po’ di più.<br />

IL PADRINO<br />

Pc – Psp – Xbox 360<br />

E-NEWS<br />

Photosharing?<br />

Timberland lancia un<br />

<strong>con</strong>corso<br />

Il web è una forma reticolare<br />

in <strong>con</strong>tinuo movimento,<br />

dove il ritmo di crescita delle<br />

informazioni in circolo ha<br />

una velocità esponenziale. Il<br />

motivo principale di questa<br />

espansione è lo scambio di<br />

file o file sharing: milioni di<br />

blog, fotoblog e altro dove si<br />

<strong>con</strong>divide materiale digitale<br />

di ogni genere, file audio, file<br />

video e immagini.<br />

Il photosharing che si è diffuso<br />

in rete ha creato dei veri<br />

e propri archivi fotografici,<br />

alcuni privati come il Getty<br />

Images e altri di <strong>con</strong>divisione<br />

come Flickr. Flussi di file in<br />

cui anche la Timberland ha<br />

voluto infilarsi lanciando una<br />

community on line: www.timberlandexperience.it.<br />

Un sito<br />

per viaggiatori curiosi dove<br />

pubblicare foto e scambiarsi<br />

emozioni. Chiunque infatti<br />

può lasciare i propri ricordi<br />

di viaggio, siano essi scritti,<br />

fotografati o video ripresi. Si<br />

<strong>con</strong>tribuirà così alla nascita<br />

di una guida decisamente<br />

atipica dove trovare immagini,<br />

rac<strong>con</strong>ti e, perché no,<br />

qualche dritta su alberghi o<br />

posti assolutamente da non<br />

perdere.<br />

A questo si aggiungono altre<br />

possibilità, come quelle di<br />

partecipare <strong>con</strong> il proprio<br />

materiale a un <strong>con</strong>corso a<br />

premi o di vedere il proprio<br />

video proiettato nei punti<br />

vendita Timberland (iscrizioni<br />

entro il 15 dicembre 2006).<br />

Il sito si divide in tre sezioni:<br />

terra, acqua e urban. La nostra<br />

preferita? Ovviamente<br />

la sezione urban, perché<br />

dovrebbe svelare attraverso<br />

l’esperienza di ognuno di noi<br />

segreti e aspetti s<strong>con</strong>osciuti<br />

delle grandi metropoli.<br />

URBAN 55


HOT HIT<br />

Le più scaricate a fine<br />

agosto da i Tunes<br />

Music Store − Italia<br />

1. THE WHITE STRIPES<br />

Seven nation army<br />

“Poo, po-po-po-po-poooo, poo”.<br />

2. GNARLS BARKLEY<br />

Crazy<br />

“Maybe I’m crazy. Maybe you’re<br />

crazy. Maybe we’re crazy. Probably”.<br />

3. JULIETA VENEGAS<br />

Me voy<br />

“Adios me despido de ti y me voy”.<br />

4. U2 & MARY J. BLIGE<br />

One<br />

“Well we hurt each other, then we<br />

do it again”.<br />

5. SHAKIRA & WYCLEF JEAN<br />

Hips don’t lie<br />

“Como se llama, bonita, mi casa, su<br />

casa, Shakira, Shakira”.<br />

6. BEBE<br />

Malo<br />

“Malo, malo, malo eres. No se daña<br />

a quien se quiere, no. Tonto, tonto,<br />

tonto eres. No te pienses mejor que<br />

las mujeres”.<br />

7. LIGABUE<br />

Happy hour<br />

“Di<strong>con</strong>o che i sogni sono tutti gra-<br />

tis, ma son quasi tutti quanti usati.<br />

Copriti per bene che non ti <strong>con</strong>viene<br />

il mondo qui”.<br />

8. SERGIO MENDES & BLACK<br />

EYED PEAS<br />

Mas que nada<br />

“Um samba como este tão legal,<br />

voce não vai querer que eu chegue<br />

no final”.<br />

9. BOB SINCLAR<br />

World, hold on (Children of the<br />

sky)<br />

“Sing it loud, sing it proud, every-<br />

body, yeah yeah yeah yeah, oooh”.<br />

10. TIZIANO FERRO<br />

Stop! Dimentica<br />

“Ti prego non fermarti proprio<br />

adesso perché dopo non si può”.<br />

56 URBAN<br />

MUSICA<br />

DI PAOLO MADEDDU<br />

TUTTO HA ORIGINE E<br />

FINISCE NEL FANGO<br />

GLASTONBURY – THE MOVIE<br />

The Glastonbury Society<br />

Al centro di tutto, il fango. È<br />

strano a dirsi, ma è lui il protagonista<br />

annunciato del Festival<br />

di Glastonbury, l’evento rock<br />

più famoso d’Europa. Ogni anno<br />

la gente fa il biglietto mesi<br />

prima di <strong>con</strong>oscere le star in<br />

cartellone, che puntualmente<br />

sono le più importanti in circolazione:<br />

l’unica cosa che si<br />

sa per certo è che l’altrettanto<br />

puntuale pioggia inglese indurrà<br />

migliaia di giovani a regalarsi<br />

una full immersion nel torbido<br />

ma curativo elemento. Salvo<br />

che a volte, come quest’anno,<br />

il proprietario del terreno si<br />

<strong>con</strong>ceda un anno di maggese,<br />

e rimandi tutti all’anno successivo.<br />

Gli orfani di “Glasto”, ormai<br />

noto anche in Italia per la<br />

debordante quantità di grandi<br />

nomi e allettanti promesse<br />

della musica, hanno però l’occasione<br />

di <strong>con</strong>solarsi col dvd<br />

che ne racchiude lo spirito e<br />

diverse esibizioni storiche.<br />

Glastonbury ha infatti la capacità<br />

di chiamare, per lo show<br />

finale, il gruppo o l’artista più<br />

rappresentativo del momento,<br />

quello per il quale c’è un’attesa<br />

realmente febbrile. In questo<br />

senso, nel film girato da Julien<br />

Temple, il regista de La grande<br />

truffa del rock’n’roll e Absolute<br />

beginners, spiccano le esibizioni<br />

di Radiohead, Prodigy e<br />

Coldplay, dapprima intimiditi<br />

dalla massa oceanica di gente,<br />

poi capaci di quello che<br />

la stampa britannica chiama<br />

“vincere Glastonbury”, quasi si<br />

trattasse dell’altrettanto prestigiosa<br />

Coppa d’Inghilterra.<br />

FROM THE BIG APPLE<br />

TO THE BIG EASY<br />

Rhino<br />

Al centro di tutto, il fango. Il<br />

pantano che ha sopraffatto<br />

New Orleans, una delle culle<br />

della musica americana, dopo<br />

la ferocia dell’uragano Katrina.<br />

Ma dal momento che il fango è<br />

anche, fatalmente, un elemento<br />

vitale, ecco che dal fango è<br />

nato un nuovo impulso a scoprire<br />

l’importanza della città<br />

della Louisiana per la musica,<br />

a partire dal particolarissimo<br />

timbro “speziato” impresso a<br />

tutti i generi di qui transitati:<br />

folk, jazz, blues, rock, tutti<br />

rimescolati in una strana salsa<br />

un po’ francese un po’ africana.<br />

Principale espressione di<br />

tale impulso, il <strong>con</strong>certo che<br />

nel 2005 un nutrito <strong>con</strong>tingente<br />

di artisti ha tenuto al<br />

Madison Square Garden di<br />

New York per raccogliere fondi<br />

a favore delle vittime del disastro.<br />

Questo doppio dvd, i cui<br />

proventi verranno a loro volta<br />

devoluti agli alluvionati, raccoglie<br />

i momenti migliori dello<br />

show. Tra i presenti, Simon &<br />

Garfunkel, Lenny Kravitz (che<br />

non sta nella pelle davanti<br />

all’opportunità di un omaggio<br />

sia a New Orleans sia ai Led<br />

Zeppelin, in When the levee<br />

breaks), Diana Krall, Elton<br />

John, Ry Cooder, i Neville<br />

Brothers, Dave Matthews.<br />

Particolarmente toccante il<br />

momento in cui Paul Simon e<br />

Art Garfunkel unis<strong>con</strong>o il canto<br />

a quello di Aaron Neville, voce<br />

principale di New Orleans, per<br />

Bridge over troubled water.<br />

Quanto mai appropriata.<br />

SOTTOFONDO<br />

IN CORO: ABBASSO LA SQUOLA<br />

La pacchia è finita!<br />

Spazio ai cantori delle<br />

palpitazioni scolastiche<br />

Si torna a scuola, come<br />

ripetono estatici gli ipermercati<br />

che già da luglio hanno<br />

riempito interi reparti di<br />

Smemorande, evidenziatori<br />

in offerta speciale e pile di<br />

quaderni <strong>con</strong> le facce dei divi,<br />

utili per ricordare che la vita<br />

è gentile <strong>con</strong> chi a scuola non<br />

era una cima, tipo Fabri Fibra<br />

che spiega: “Ho fatto sempre<br />

scena muta perché pensavo<br />

chissà la prof come lo suca”<br />

(variazione sul Puttana la maestra<br />

di Francesco Tricarico). Più<br />

torbido il rapporto tra allieve<br />

e insegnante maschio: un po’<br />

meno se il prof è Vecchioni,<br />

un po’ di più se è Sting, che<br />

all’esperienza dedicò Don’t<br />

stand so close to me. È chiaro<br />

che l’istituzione scolastica<br />

sia un luogo emozionale, e<br />

come tale ispira cascate di<br />

canzoni. Un filone è quello del<br />

rancore puro, la fantasia di<br />

sterminio che trova in I don’t<br />

like Mondays dei Boomtown<br />

Rats la più celebre espressione<br />

(“La lezione di oggi è: come si<br />

muore”. Chissà se i due fessi<br />

della Columbine High School la<br />

<strong>con</strong>oscevano). Un altro, quello<br />

dell’esaltazione dell’indisciplinato,<br />

cara all’hard rock (Van<br />

Halen, Hot for teacher, o gli<br />

AC/DC che anche nel look da<br />

scolaretti carogna dimostravano<br />

di saper bene a che pubbli-<br />

co rivolgersi). Poi c’è il filone<br />

depressivo, all’apice in School<br />

dei Nirvana: “Sei di nuovo al<br />

liceo. Sei di nuovo una nullità”.<br />

Ma la scuola è soprattutto teatro<br />

dei più agghiaccianti drammi<br />

sentimentali, e in materia la<br />

cattedra spetta ad Antonello<br />

Venditti, massimo cantore delle<br />

palpitazioni scolastiche, autore<br />

della traumatica strofa “Ditemi,<br />

chi non si è mai innamorato<br />

di quella del primo banco, la<br />

più carina, la più cretina…<br />

cretino tu”. Già, perché lei,<br />

come diceva il testo originale,<br />

“la dava a tutti, meno che a te”<br />

– aaaargh. Ma alla fine del tunnel<br />

di frustrazioni, c’è sempre<br />

un momento esaltante, come<br />

dice Alice Cooper: “All’inizio<br />

avevo un pubblico di ragazzi,<br />

e un giorno ho pensato, qual<br />

è la più grande emozione che<br />

un teenager possa provare? Il<br />

primo orgasmo? No, di più: la<br />

scuola è finita!”. Coraggio, son<br />

solo dieci mesi.<br />

• Alice Cooper, School’s out<br />

• Police, Don’t stand so close<br />

to me<br />

• Antonello Venditti,<br />

Compagno di scuola<br />

• Ramones, Rock’n’roll high<br />

school<br />

• Pink Floyd, Another brick in<br />

the wall<br />

• Supertramp, School<br />

• Vasco Rossi, Albachiara<br />

• Laura Pausini, La solitudine<br />

• Edoardo Bennato, In fila<br />

per tre<br />

• Madness, Baggy trousers<br />

PEACHES<br />

Impeach my bush<br />

Xl<br />

WHO: Merrill Nisker, tipa<br />

38enne che pensa solo, esclusivamente,<br />

costantemente al<br />

sesso. Molto più di voi. No,<br />

davvero: non è impossibile.<br />

WHERE: Viene dal Canada, ma<br />

risiede da anni a Berlino, dove<br />

si è fatta notare per il linguaggio<br />

colorito e per uno dei pochi<br />

look inediti nel mondo del<br />

rock, quello da donna barbuta<br />

– sempre piaciuta.<br />

WHY: Perché è un disco lucido,<br />

aggressivo, sintetico, divertente.<br />

In effetti, <strong>con</strong>divide alcune<br />

caratteristiche <strong>con</strong> i più diffusi<br />

vibratori.<br />

WHAT: “Voglio accendere<br />

qualcosa nella gente, non<br />

voglio fare semplicemente musica<br />

porno. Voglio che la gente<br />

vada in fondo ai propri misteri<br />

sessuali”.<br />

WHEN: Quando vi state palesemente<br />

annoiando.<br />

GUILLEMOTS<br />

Through the window pane<br />

Polydor<br />

WHO: Quartetto che prende il<br />

nome dall’uria, uccello acquatico<br />

<strong>con</strong> le ali molto corte che<br />

depone uova a forma di pera.<br />

WHERE: Da Birmingham, ma<br />

nella band ci sono due brasiliani.<br />

WHY: Perché hanno quel non<br />

so che degli U2 quando erano<br />

melodrammatici, o i Manic<br />

Street Preachers quando erano<br />

melodrammatici, o i Muse<br />

quando sono melodrammatici.<br />

Qualora non lo aveste capito,<br />

sono bravini, ma tendenzialmente<br />

melodrammatici.<br />

WHAT: “Nel gruppo abbiamo<br />

tutti un debole per i cappelli.<br />

Per me è stato difficile perché<br />

porto gli occhiali, e cappelli<br />

e occhiali non vanno molto<br />

d’accordo”. (Fyfe Dangerfield,<br />

cantante)<br />

WHEN: Quando siete molto<br />

stanchi.<br />

BOB DYLAN<br />

Modern times<br />

Columbia<br />

WHO: 65enne profeta da<br />

tutti definito “il menestrello di<br />

Duluth”. Come se tutti sapessero<br />

dov’è Duluth.<br />

WHERE: Duluth è in Minnesota,<br />

un posto tipo Terni. Quando<br />

aveva 6 anni i suoi si sono<br />

trasferiti, ed è diventato il menestrello<br />

di Duluth quando non<br />

era più a Duluth.<br />

WHY: Perché erano 5 anni che<br />

non faceva dischi. E poi, per<br />

realizzare il disco più nasale<br />

del mondo. E il più vecchio. La<br />

prima metà pare incisa nel ’65,<br />

la se<strong>con</strong>da nel ’74. Ma non è<br />

male.<br />

WHAT: “Una volta mi interessavano<br />

i problemi del mondo. Poi<br />

sono cambiato”.<br />

WHEN: Strano, ma è un disco<br />

da sottofondo. I brani hanno<br />

una durata implacabile e ripetono<br />

le stesse 2, 3 battute finché<br />

non potete più farne a meno.<br />

CURSIVE<br />

Happy hollow<br />

Saddle Creek / Self<br />

WHO: Quattro tipi del Nebraska<br />

<strong>con</strong> la faccia e il carisma di quelli<br />

a cui nessuno, a scuola, voleva<br />

stare seduto vicino.<br />

WHERE: Dove li trovate? Molto<br />

probabilmente da nessuna parte.<br />

Chiedeteli al negoziante di<br />

fiducia e vi dirà “Li abbiamo finiti”.<br />

Mente: non li ha mai ordinati,<br />

e magari pensa che nessuno<br />

potrebbe comprare i dischi di<br />

questi disadattati.<br />

WHY: Perché fanno il più melodioso<br />

casino ascoltabile in giro.<br />

WHAT: “Essere agnostici non è<br />

una posizione debole, la <strong>con</strong>sidero<br />

al <strong>con</strong>trario una posizione<br />

socratica, una zona franca ideologica”.<br />

(Ted Stevens, chitarrista)<br />

WHEN: Quando il rap vi ha<br />

rotto, il punk vi ha rotto, il metal<br />

vi ha rotto, i delicatini vi hanno<br />

rotto, gli elettronici vi hanno<br />

rotto. Questa roba non vi ha ancora<br />

rotto: è il suo turno.<br />

NELLY FURTADO<br />

Loose<br />

Geffen<br />

WHO: Trentenne portoghese.<br />

La dimostrazione che non<br />

sono tutti lenti e dolenti come<br />

il fado. O come Manuel Rui<br />

Costa.<br />

WHERE: Inaspettatamente,<br />

al numero uno in America.<br />

Perlomeno mentre chiudiamo<br />

il giornale.<br />

WHY: Per dimostrare che<br />

si può fare musica pop non<br />

imbecille e prevedibile come<br />

quella delle sue colleghe angloamericane.<br />

WHAT: “Cerco di non tirarmela<br />

troppo e di non esagerare <strong>con</strong><br />

vestiti e video, perché la gente<br />

annusa i pacchi ben <strong>con</strong>fezionati<br />

a un miglio di distanza.<br />

Non è l’immagine che fa comprare<br />

un’ora di musica”.<br />

WHEN: La mattina quando vi<br />

lavate la faccia. Contribuirà a<br />

rendere la vostra pelle tonica,<br />

elastica, plastica, entusiastica.<br />

LAPSUS RIMA<br />

20m2<br />

Macrorec<br />

WHO: Maurizio Baruffaldi e<br />

Luca Sormani. Che devono aver<br />

fatto scegliere il nome del gruppo<br />

ai propri nemici.<br />

WHERE: Dove li trovate? Molto<br />

probabilmente da nessuna<br />

parte. Chiedeteli al negoziante<br />

di fiducia e vi dirà “Devono<br />

arrivare”. Mente: non li ha mai<br />

ordinati, e magari pensa che il<br />

giornale che ve li <strong>con</strong>siglia abbia<br />

in redazione dei disadattati.<br />

WHY: Perché se è rap – e non<br />

abbiamo ancora deciso se lo è<br />

– ha una sua originalità. I testi<br />

sono intriganti e la cadenza non<br />

vi devasta i santissimi. Quindi<br />

forse non è rap.<br />

WHAT: “Ringraziamo quelli che<br />

troveranno godibile anche solo<br />

una di queste tracce. E tutti gli<br />

altri, se sapranno tacere”.<br />

WHEN: In autobus, accanto al<br />

finestrino, così guardate fuori<br />

<strong>con</strong> lo sguardo perso e ispirato.<br />

AUDIOSLAVE<br />

Revelations<br />

Epic<br />

WHO: Supergruppo composto<br />

dagli ex componenti dei Rage<br />

Against The Machine – tra<br />

i quali l’autorevole chitarrista<br />

Tom Morello – più Chris<br />

Cornell, ex Soundgarden.<br />

WHERE: Stanno presumibilmente<br />

tra i 120 e i 130<br />

decibel, sicuramente sopra la<br />

piallatrice elettrica (110) e il<br />

martello pneumatico (120), nei<br />

dintorni del gran premio di F1<br />

(125), appena sotto la soglia<br />

del dolore (130).<br />

WHY: Per gettare un ponte<br />

tra punk e hard-rock, guadagnandosi<br />

il rezpekt dei fan di<br />

entrambi i generi.<br />

WHAT: “Attualmente sono<br />

comproprietario di un ristorante<br />

a Parigi. Se me lo avessero<br />

detto 20 anni fa, non ci avrei<br />

mai creduto”. (Chris Cornell)<br />

WHEN: Quando vi girano le<br />

scatole.<br />

DUELS<br />

The bright lights and<br />

what I should have learned<br />

V2<br />

WHO: Cinque debuttanti di<br />

Leeds.<br />

WHERE: Stranamente, non<br />

li si trova sulle copertine dei<br />

giornali musicali inglesi indicati<br />

come nuovi Beatles. In effetti,<br />

solo nel mese di luglio c’era<br />

già un’altra ventina di nuovi<br />

Beatles.<br />

WHY: Per sentire più mellotron<br />

che in tutta i dischi di Genesis e<br />

Yes messi assieme – e non è un<br />

disco di progressive rock.<br />

WHAT: “Essendo imparentati<br />

litigavamo un sacco da giovani.<br />

Ora lo facciamo senza far<br />

casino. È un equilibrio fatto di<br />

occhiate assassine e subdole<br />

allusioni”. (Jon, cantante)<br />

WHEN: Nelle prime giornate<br />

grigie di settembre, rimpiangendo<br />

quando a luglio facevate<br />

gli spocchiosi e dicevate che faceva<br />

caldo, e che palle l’estate.<br />

CONCERTI<br />

MOGWAI<br />

6 settembre<br />

Bologna – Estragon<br />

7 settembre<br />

Ostia Antica – Teatro Romano<br />

CARMEN CONSOLI<br />

9 settembre<br />

Milano – MazdaPalace<br />

PEARL JAM<br />

14 settembre<br />

Bologna – Palamalaguti<br />

16 settembre<br />

Verona – Arena<br />

17 settembre<br />

Milano – DatchForum<br />

19 settembre<br />

Torino – PalaIsozaki<br />

PORCUPINE TREE AND<br />

PAATOS<br />

18 settembre<br />

Roma – Teatro Tendastrisce<br />

19 settembre<br />

Milano – Rolling Stone<br />

THE LONG BLONDES<br />

THE VEILS<br />

20 settembre<br />

Roma – Circolo degli Artisti<br />

THE RAPTURE<br />

24 settembre<br />

Milano – Rolling Stone<br />

LACUNA COIL<br />

24 settembre<br />

Roma – Palacisalfa<br />

25 settembre<br />

Firenze – Auditorium Flog<br />

26 settembre<br />

Milano – Alcatraz<br />

GURU<br />

27 settembre<br />

Milano – Alcatraz<br />

28 settembre<br />

Nonantola – Vox<br />

INFADELS<br />

27 settembre<br />

Milano – Rainbow<br />

Info <strong>con</strong>certi:<br />

www.liveinitaly.com<br />

www.barleyarts.com<br />

www.indipendente.com<br />

www.clearchannel.it<br />

URBAN 57


Chittendens suites. Misfire # 8<br />

Chittendens suites. Misfire # 9<br />

Notorius BIG<br />

Recitazione paradossale?<br />

Ce lo spiega la Sullivan<br />

MILANO<br />

Catherine Sullivan<br />

Il suo esordio? Come attrice, per poi<br />

virare verso la videoarte. Ma la grammatica<br />

del teatro Catherine Sullivan non l’ha<br />

mai dimenticata, e <strong>con</strong>tinua a giocarci<br />

nelle sue opere. Nell’ultima a sbarcare<br />

in Italia, The Chittendens, multi channel<br />

video composto da sei videoproiezioni,<br />

girato per la maggior parte in un ufficio<br />

abbandonato di Chicago, riflette sui paradossi<br />

che si innescano tra gli attori, i<br />

loro ruoli e il pubblico. Sedici interpreti,<br />

14 differenti “comportamenti” in cui<br />

ognuno è spinto a calarsi, una telecamera<br />

che dall’alto entra sul set, si ferma<br />

su un’azione in una stanza, poi passa<br />

istericamente in un nuovo <strong>con</strong>testo<br />

– un bagno, una sala riunioni, un uffi-<br />

ARTE<br />

DI FLORIANA CAVALLO<br />

IL RUOLO DELL'ATTORE<br />

cio – mentre le immagini si dissolvono<br />

l’una nell’altra. Tra attori che recitano<br />

istruzioni senza senso e spettatori che<br />

inevitabilmente perdono la bussola<br />

spazio-temporale, un radicale cambio di<br />

prospettiva. Che muove dal teatro per<br />

rac<strong>con</strong>tare le <strong>con</strong>traddizioni della <strong>con</strong>dizione<br />

umana.<br />

Giò Mar<strong>con</strong>i<br />

dal 23 settembre al 21 ottobre<br />

www.giomar<strong>con</strong>i.com<br />

PERCORSI D'ARTE IMPREVEDIBILI<br />

MILANO<br />

Copy Cat<br />

Il giovane<br />

talento dell’artefrancese<br />

Fabien<br />

Verschaere<br />

ama l’acquerello<br />

e i colori<br />

saturi e particolarmente<br />

accesi, e per la<br />

galleria Galica<br />

(viale Bligny 41, tel. 02-58430760) ha pensato a due installazioni<br />

oniriche: la prima sono dieci grandi acquerelli, in bilico tra l’astratto<br />

e il narrativo, e un nuovo lavoro in ceramica; Magic travel take away<br />

è il video di una fiaba scritta dall’artista ambientata in un regno lontano.<br />

Dal 23 settembre al 4 novembre<br />

BOLOGNA<br />

Somewhere there’s<br />

music<br />

Archie Shepp? C’è.<br />

John Coltrane? C’è.<br />

Thelonious Monk,<br />

Albert Ayler e Jackie<br />

McLean? Presenti!<br />

Li ha catturati in 50<br />

anni di carriera il<br />

maestro americano<br />

dell’obiettivo Larry<br />

Fink. A Villa delle Rose, 70 immagini di questi miti del jazz e<br />

blues – ma anche di rock e hip hop – per lo spaccato musicale di<br />

un’epoca (info: www.galleriadartemoderna.bo.it).<br />

Dal 16 settembre al 15 ottobre<br />

veduta dell’installazione A novel for life, Palais de Tokyo (Parigi)<br />

Riccardo Previdi, Volksbühne<br />

ROMA<br />

Doc Fest<br />

Segnatevi queste coordinate:<br />

22 settembre,<br />

Palazzo Venezia, ore<br />

21. È la notte di David<br />

LaChapelle, che nell’ambito<br />

di Doc Fest 2006<br />

presenta in anteprima per<br />

l’Italia il suo primo, attesissimo,<br />

lungometraggio<br />

Rize. Prima e dopo, tre<br />

settimane di videomaratona<br />

di film e documentari<br />

d’arte, architettura, cinema,<br />

teatro, musica e danza<br />

(info: www.docfest.it).<br />

Dall’8 al 29 settembre<br />

MILANO<br />

Lambretto<br />

Chi pensava che l’esplosione creativo-architettonica dell’area di via<br />

Ventura fosse compiuta si sbagliava di grosso. Un’“invasione” di tre<br />

giorni di importanti gallerie straniere nella zona attigua ribattezzata<br />

Lambretto (via Arrighi 19, info: tel. 339-3637388) non solo apre<br />

la nuova stagione di mostre del<br />

distretto, ma è l’occasione per<br />

presentare il progetto Brainport:<br />

un laboratorio di attività, un’officina<br />

di idee che a regime potrà<br />

ospitare fino a 30/40 realtà.<br />

Nelle intenzioni, il primo spazio<br />

in Italia per lavorare in <strong>con</strong>divisione.<br />

Ambizioso. Dal 22 al 24<br />

settembre (ore 19-23)<br />

ART SAFARI<br />

PRATO (FI)<br />

FreeShout<br />

I soliti spazi degli ex Macelli e<br />

del Pecci per spingere la new<br />

wave della creatività <strong>con</strong>temporanea.<br />

FreeShout è “un urlo<br />

libero e fresco” lanciato da<br />

filmmaker come Guido Chiesa;<br />

musicisti, <strong>con</strong> la prima data<br />

italiana dei francesi Birdy Nam<br />

Nam; audio-visual performer,<br />

vedi Otolab; grafici, artisti<br />

murali e illustratori, da Blu ad<br />

Akab, ai Meat, e altro ancora.<br />

Tutto dal 18 al 23 settembre.<br />

www.freeshout.it<br />

TORINO<br />

Carlo Mollino<br />

Sciatore, pilota d’auto e d’aerei,<br />

ma soparttutto designer e<br />

architetto. La composita mostra<br />

dedicata a Carlo Mollino<br />

sfrutta gli spazi del Castello<br />

di Rivoli e della Gam per rac<strong>con</strong>tarne<br />

il genio poliedrico,<br />

e quindi ecco le foto, i mobili<br />

originali, i disegni, le curiose<br />

ricostruzioni di ambienti. E c’è<br />

anche il Bisiluro, prototipo di<br />

auto da gara che corse la 24<br />

ore di Le Mans. Per i cultori,<br />

in ottobre all’Archivio di Stato<br />

è in arrivo anche Costruire le<br />

modernità, dal taglio più squisitamente<br />

architettonico.<br />

www.castellodirivoli.org<br />

Dal 20 settembre al 7 gennaio<br />

MILANO<br />

Illusion is a revolutionary<br />

weapon<br />

Difficile rac<strong>con</strong>tare una mostra<br />

di Loris Gréaud, parigino,<br />

classe 1979, vincitore del Prix<br />

Ricard 2005. Perché i suoi<br />

lavori <strong>con</strong>sistono in esperienze<br />

sensoriali inedite e bisogna<br />

letteralmente calarcisi. Come<br />

in It’s gonna rain, in cui tramite<br />

frequenze radio vengono pilotati<br />

i dieci tendoni avvolgibili<br />

del Centre Culturel Français<br />

di Milano o Frequency of an<br />

image, elettroencefalogramma<br />

dell’artista che installato in<br />

galleria la trasforma in uno<br />

spazio mentale.<br />

Tel. 02-4859191<br />

Dal 23 settembre<br />

URBAN 59


FOYER<br />

TORINO<br />

Incanti<br />

Nell’anno in cui Torino è capitale<br />

mondiale del libro la<br />

tredicesima edizione di Incanti<br />

non poteva che centrare la sua<br />

attenzione sul rapporto tra<br />

teatro e letteratura. In particolare,<br />

su come il teatro di figura<br />

sia in grado di affrontare il linguaggio<br />

del libro, dalla Bibbia<br />

alla favola per bambini. Ne<br />

nasce una carrellata di spettacoli<br />

a più registri, dall’ironia al<br />

dramma al disincanto.<br />

Teatro Vittoria<br />

Dal 25 settembre al 1°<br />

ottobre<br />

MILANO<br />

Milanoltre 2006<br />

Il festival milanese affronta<br />

la sua ventesima edizione e<br />

gioca sulla maturità per tuffarsi<br />

nelle <strong>con</strong>traddizioni del<br />

<strong>con</strong>temporaneo, cercando di<br />

rac<strong>con</strong>tare la complessità del<br />

mondo. Lo fa ospitando produzioni<br />

da Spagna, Svizzera,<br />

Quebec e Gran Bretagna. Tra<br />

queste – immancabile nella<br />

programmazione dell’Elfo<br />

(che lo organizza) – un testo<br />

del più provocatorio drammaturgo<br />

d’oggi. Si tratta di<br />

Mark Ravenhill, che presenta<br />

Product.<br />

Teatro dell’Elfo e Teatro I<br />

Dal 22 settembre al 15<br />

ottobre<br />

PALERMO<br />

Palermo Teatro Festival<br />

La sezione “spettacoli” e quella<br />

“laboratori” caratterizzano<br />

un festival giovane – è alla<br />

sua se<strong>con</strong>da edizione – ma<br />

già capace di imporsi come<br />

importante punto di riferimento<br />

cittadino per il teatro. Due<br />

nomi spiccano nel cartellone:<br />

Emma Dante, <strong>con</strong> il suo nuovo<br />

Cani di bancata, e Claudio<br />

Collovà, <strong>con</strong> uno spettacolo<br />

coprodotto <strong>con</strong> il Teatrul Mic<br />

di Bucarest. Arricchisce il programma<br />

una serie di in<strong>con</strong>tri e<br />

letture a latere.<br />

Teatro Nuovo Montevergini<br />

Dal 15 settembre<br />

60 URBAN<br />

Acqua Marina (Chiara Lagani+Francesca Mazza) © Enrico Fedrigoli<br />

TEATRO<br />

DI IGOR PRINCIPE<br />

A SCHEMA LIBERO<br />

La danza è viva. Che rilegga i<br />

classici o si ispiri al circo<br />

TORINO<br />

Focus 11<br />

Intrecci e <strong>con</strong>taminazioni a tutto tondo,<br />

in un <strong>con</strong>tinuo accavallarsi di presente e<br />

passato. Il Focus 11 di Torinodanza 2006<br />

persegue la sua linea di sempre, che sta<br />

proprio nel non irrigidirsi in un tema pre-<br />

ciso. Al <strong>con</strong>trario, si guarda <strong>con</strong> la mente<br />

più aperta possibile a quanto vivacizza<br />

la scena coreutica <strong>con</strong>temporanea e la si<br />

ripropone in terra sabauda.<br />

Apre il Focus (venerdì 8 e sabato 9,<br />

Limone Fonderie Teatrali di Moncalieri)<br />

Vsprs, nuova produzione dei Ballets C. de<br />

la B., che tornano a lavorare sui classici<br />

della musica. Dopo il Mozart di Wolf, quest’anno<br />

tocca a Claudio Monteverdi, del<br />

quale è stata rielaborata una selezione di<br />

Vespri della Beata Vergine, datati 1610.<br />

A sostenere la danza di dieci ballerini è la<br />

musica realizzata da Fabrizio Cassol <strong>con</strong><br />

un trio di improvvisazione, due strumentisti<br />

tzigani e un’orchestra barocca.<br />

Suoni (apparentemente) classici anche per<br />

il se<strong>con</strong>do spettacolo (giovedì 28), <strong>con</strong> un<br />

Prokofiev innestato sui canti religiosi del<br />

sud Italia in Allegro Macabro, coreografia<br />

della milanese Francesca Lattuada per il<br />

Ballet du Grand Théâtre de Genève. Che si<br />

ripropone il giorno dopo <strong>con</strong> Loin, a firma<br />

Sidi Larbi Cherkaoui. Il coreografo belgamagrebino<br />

si è interrogato su ciò che, nel<br />

tempo, ha creato distanze tra gli uomini, e<br />

ne ha tratto danze su scene arabeggianti e<br />

musiche dell’Europa del XVII secolo.<br />

In ottobre, due le produzioni italiane:<br />

Corpus Hominis di Paola Bianchi e<br />

Behind the door di Gabriella Cerritelli.<br />

Chiudono il festival due lavori molto attesi:<br />

Anatomie Anomalie, dello svizzero Martin<br />

Zimmermann, interpretato da otto acrobati/danzatori,<br />

che ha molto segnato il panorama<br />

del circo <strong>con</strong>temporaneo, e la prima<br />

di Le sombrero, a firma Philippe Decouflé.<br />

vari luoghi cittadini<br />

dall’8 settembre al 22 ottobre<br />

www.comune.torino.it/torinodanza<br />

A BOLOGNA SI BALLA FUORI<br />

Venti d’oriente sul<br />

festival del decennale<br />

BOLOGNA<br />

Danza <strong>Urban</strong>a<br />

Quando si fa cifra tonda, ci<br />

si ferma a riflettere più del<br />

solito. Quest’anno tocca al<br />

festival bolognese, che festeg-<br />

IL CIRCO, LA TRAGEDIA E RUBINI<br />

MILANO<br />

Kol<br />

Il titolo in ebraico significa<br />

“vento”. Da lì parte Laura<br />

Balis per realizzare una coreografia<br />

in cui ogni suggestione<br />

sembra appunto portata dal<br />

vento e va a mischiarsi <strong>con</strong><br />

richiami alle tele di Cézanne<br />

o agli affreschi di Giotto. Lo<br />

spettacolo è l’ultima creazione<br />

della compagnia Corte S<strong>con</strong>ta<br />

e nasce da una collaborazione<br />

a più mani <strong>con</strong> il MittelFest<br />

2006 e l’Accademia di Brera<br />

di Milano, tra gli altri.<br />

Teatro Studio<br />

Dal 19 al 21 settembre<br />

gia la sua decima edizione e<br />

si allarga di più al panorama<br />

internazionale allungando lo<br />

sguardo fino al Giappone. Da<br />

lì infatti vengono le cinque<br />

compagnie che “aprono le<br />

danze” in piazze e in spazi<br />

non teatrali della città. Si<br />

tratta di Kairi Wakikawa, Maki<br />

Morishita, Shigemi Kitamura,<br />

Kakuya Ohashi e Baby-Q, tutti<br />

interpreti di creazioni pensate<br />

ROMA<br />

Nomade<br />

Ultima occasione per assistere<br />

a uno spettacolo storico<br />

del Cirque Eloize, firmato da<br />

Daniele Finzi Pasca. Dopo la<br />

tappa romana, infatti, questo<br />

omaggio al nomadismo<br />

chiuderà i battenti lasciando<br />

spazio a nuove produzioni. Tra<br />

<strong>con</strong>torsioni e gag, ovviamente,<br />

c’è molto circo. Ma c’è anche<br />

una storia che procede per<br />

quadri scenici, interpretata<br />

<strong>con</strong> la dedizione tipica degli<br />

attori nei riguardi di un ruolo.<br />

Teatro Eliseo<br />

Dal 26 settembre<br />

proprio per la scena felsinea.<br />

Thomas Hauert e Foofwa<br />

d’Imobilitè (ex solista della<br />

Cunningham Dance Company)<br />

completano il carnet di nomi<br />

esteri. Ma nemmeno manca<br />

l’attenzione al locale, <strong>con</strong> una<br />

sessione – Anticorpi – dedicata<br />

alle realtà emergenti sulla<br />

scena emiliana e nazionale.<br />

A chiudere, l’appuntamento<br />

di sempre: B-Boy Event. È il<br />

BOLOGNA<br />

M.#10 Marseille<br />

Decimo episodio della<br />

Tragedia Endogonidia, colossale<br />

opera teatrale messa in<br />

piedi dalla Socìetas Raffaello<br />

Sanzio, su musiche di Scott<br />

Gibbons. Uno show in cui<br />

masse di gas, liquidi e solidi<br />

si ammantano di luce e interagis<strong>con</strong>o<br />

come fossero personaggi<br />

di una storia. Che ci<br />

ricorda come il buio sia la vera<br />

matrice di ogni cosa. Evento<br />

speciale di Netmage festival a<br />

chiusura di Bè Bolognaestate.<br />

Teatro comunale<br />

16 settembre<br />

momento in cui la danza rivela<br />

il suo potenziale di aggregazione<br />

tra artisti, che vengono<br />

chiamati in una jam di break<br />

dance all’ombra delle torri<br />

di Kenzo. Con tanto di giuria<br />

– cinque breaker europei – a<br />

valutare i migliori performer.<br />

vari luoghi cittadini<br />

dal 5 al 10 settembre<br />

www.danzaurbana.it<br />

ROMA<br />

Delitto e castigo<br />

Letteratura e cinema si fondono<br />

nel teatro. Da un lato c’è<br />

Dostoevskij; dall’altro Sergio<br />

Rubini, regista e attore più<br />

che navigato del cinema nostrano,<br />

che dopo anni e anni<br />

si ri<strong>con</strong>cilia <strong>con</strong> il palco per<br />

una serata di letture. Rubini<br />

interpreterà gli stralci più<br />

significativi arricchendoli di<br />

parentesi dedicate alla trama,<br />

attraversando i temi eterni di<br />

una pietra miliare della letteratura.<br />

Parco della Musica<br />

15 e 16 settembre


SEMPRE TEMPORANEI PER<br />

RESTARE CONTEMPORANEI<br />

Ai Magazzini cambia la musica<br />

ma non la qualità<br />

MILANO<br />

Magazzini Generali<br />

Anni fa andare ai Magazzini era un<br />

pò un’avventura. Il club stava in un’area<br />

industriale, accanto a capannoni d’inizio<br />

’900 mai restaurati. Oggi, quando alle 4<br />

di mattina si esce tra la nuova sede dello<br />

Ied e il posteggio d’un supermercato,<br />

la sensazione d’aver ballato sospesi<br />

nel tempo è un po’ meno forte. Ma per<br />

una volta il recupero d’un quartiere è<br />

partito dal basso, da una discoteca <strong>con</strong><br />

accanto l’immancabile paninaio. Il senso<br />

d’avventura musicale, invece, resta: dal<br />

’95 a oggi dai Magazzini sono passati<br />

i dj set techno dei Chemical Brothers<br />

e il live pop rock degli Air, l’elettronica<br />

fredda di Richard Dorfmeister e quella<br />

calda dei Gotan Project. Di solito l’hanno<br />

fatto al momento giusto, un attimo<br />

prima di stufare, come se nel club di via<br />

Pietrasanta i suoni debbano essere, almeno<br />

un po’, all’avanguardia. Tanto se gli<br />

strapagati guest esagerano in questa o<br />

quella direzione, ci pensano i dj resident<br />

a raddrizzare la situazione. Uno come<br />

Stefano Ghittoni suona il mercoledì per<br />

The Night Of Contemporary Beat da<br />

ben nove anni e col suo progetto Dining<br />

Rooms ha dimostrato che per far ballare<br />

non <strong>con</strong>ta tenere sempre il ritmo alto,<br />

ma finire in bellezza. Oppure addirittura<br />

scendere, come fanno tutti coloro che<br />

frequentano il Livello 2, la dispensa<br />

sonora dei Magazzini a cura di Marco<br />

Rigamonti. Quest’anno Marco è stato in<br />

qualche modo promosso, visto che suona<br />

sul main floor per il party Klash. Dopo un<br />

po’ di passi falsi tra disco e swing, infatti,<br />

anche per il sabato la disco punta sulle<br />

sonorità tech house di Jetlag, ‘la serata’<br />

dei Magazzini e di tutta la Milano fashion.<br />

Ogni venerdì notte in zona <strong>con</strong>sole prevale<br />

la clientela gay, mentre vicino al bar<br />

centrale le preferenze si mescolano. E<br />

grazie alla ressa e alla minimal di Lele<br />

Sacchi gli scambi interpersonali sono più<br />

facili che mai. Quando il club riaprirà i<br />

battenti, il 15 settembre, ci saranno un<br />

privé e un’area fumatori nuove di zecca,<br />

ma si può star certi che il restyling non<br />

cambierà quell’aria un po’ provvisoria<br />

che è uno dei punti di forza del locale. Il<br />

mercoledì l’ingresso è gratuito, il venerdì<br />

costa 20 euro, il sabato 15.<br />

LORENZO TIEZZI<br />

via Pietrasanta, 14<br />

tel. 02-55211313<br />

www.magazzinigenerali.it<br />

ARIA TEDESCA ALLA LEOPOLDA<br />

L’elettronica del<br />

Nextech dà sempre la<br />

scossa<br />

FIRENZE<br />

Nextech Festival<br />

La prima sera si parte col<br />

noise rock dei Liars. Il gruppo<br />

è attivo tra New York e<br />

Berlino e dal vivo sperimenta<br />

<strong>con</strong> sample, sequencer e<br />

distorsori. Più tardi si balla<br />

<strong>con</strong> un dj set sperimentale<br />

di Andy Toma dei Mouse on<br />

Mars. La se<strong>con</strong>da c’è il live techno<br />

dei berlinesi Ellen Allien<br />

& Apparat, poi la palla passa<br />

ai Drama Society, italianissimi<br />

ma <strong>con</strong>osciuti in tutto il mondo<br />

grazie alle collaborazioni<br />

<strong>con</strong> Tiga. L’ultima sera iniziano<br />

i sequencer di Marc Houle<br />

(della scuderia M-Nus, la label<br />

di Richie Hawtin), mentre<br />

la chiusura è affidata al dj<br />

Pascal Feos, un altro techno<br />

mito lanciato da Sven Väth e<br />

dall’universo Cocoon. Detto<br />

così, soprattutto a chi non<br />

ha <strong>con</strong>fidenza <strong>con</strong> la techno,<br />

può sembrare un altro festival<br />

di fine estate, <strong>con</strong> l’ormai<br />

<strong>con</strong>sueto rito del gruppo che<br />

suona, saluta e lascia spazio<br />

a un dj. E invece non è solo<br />

NIGHTLIFE<br />

lo splendido non-<strong>con</strong>tenitore<br />

della Stazione Leopolda a<br />

differenziare Nextech da tanti<br />

festival italiani. Innanzitutto<br />

c’è un’aria tutta tedesca che<br />

ben si adatta alla location. E<br />

poi, a Firenze sarà molto dura<br />

distinguere i <strong>con</strong>certi ‘live’<br />

dai ‘freddi’ dj set, i momenti di<br />

riflessione sulla cultura elettronica<br />

e sulla musica d’ambiente<br />

(il sottotitolo è “musica<br />

elettronica e ambiente visivo”)<br />

dal semplice lasciarsi andare<br />

ballando, <strong>con</strong> i bassi che vibrano<br />

nello stomaco. L’idea<br />

giusta non è arrivare tardi,<br />

fare la coda e lamentarsi per<br />

il prezzo del biglietto, ma<br />

fare l’aperitivo alla Leopolda,<br />

spendendo meno e godendosi<br />

le performance multimediali<br />

degli artisti più giovani, quelli<br />

che ancora non hanno il nome<br />

grande in cartellone ma che,<br />

c’è da sperarlo, si faranno. Se<br />

poi più tardi i rumori dei Liars<br />

o la cassa in quattro dei dj saranno<br />

troppo forti, la Stazione<br />

ha un cortile bellissimo, quasi<br />

insonorizzato. Ingresso <strong>con</strong><br />

<strong>con</strong>sumazione tra i 10 e i 20<br />

euro.<br />

LORENZO TIEZZI<br />

Stazione Leopolda<br />

21-23 settembre<br />

www.nextechfestival.com<br />

CLUB<br />

MILANO<br />

Hot Chip @ Rainbow<br />

Fanno un indie rock che<br />

sembra pop elettronico ma<br />

è soprattutto suonato, la<br />

musica migliore per la più alternative<br />

delle disco milanesi,<br />

il Rainbow. Coi loro sintetizzatori<br />

vintage e il loro primo<br />

album The Warning stanno<br />

facendo impazzire Londra e<br />

New York e il remix di Boy<br />

From School non manca mai<br />

nelle borse dei top dj. Il 23<br />

settembre un <strong>con</strong>certo perfetto<br />

per il ritorno ai ritmi metropolitani.<br />

Ingresso 15 euro.<br />

www.rainbowclub.it<br />

TORINO<br />

Xò Café<br />

Di giorno ci si viene a mangiare<br />

tra una lezione e l’altra,<br />

magari navigando wireless<br />

col portatile. La sera invece<br />

si balla, sempre gratis e<br />

sempre in un’atmosfera easy.<br />

Il 30 settembre riparte Vibe<br />

Session, il sabato hip hop e<br />

r’n’b <strong>con</strong> in <strong>con</strong>sole Federico<br />

Grazziottin e guest Tormento.<br />

Ogni giovedì invece il suono è<br />

reggaeton <strong>con</strong> Mesta, mentre<br />

il venerdì Tury Megazeppa e<br />

Marco Mei propongono rock<br />

e alternativo. Chiuso lunedì.<br />

www.xocafe.it<br />

ROMA<br />

Goa<br />

Dopo un’estate al fresco<br />

alla Terrazza dell’Eur, il 28<br />

settembre la premiata ditta<br />

Coccoluto&Giancarlino torna<br />

a casa. Il ritmo è <strong>con</strong>fermato:<br />

hip hop il mercoledì, elettronico<br />

giovedì e venerdì, house<br />

garage il sabato. Suonano<br />

solo top dj (da Humphries<br />

a Louie Vega passando per<br />

Ellen Alien) e piace anche<br />

l’idea tutta internazionale<br />

delle serate organizzate <strong>con</strong><br />

le label culto: tra le prime<br />

collaborazioni, quella <strong>con</strong> la<br />

tedesca BPitch Control.<br />

Info: tel. 06-5748277<br />

URBAN 61


PRIMA&DOPO<br />

ITEM<br />

02-55230797<br />

Nel quadrilatero postindustriale<br />

della creatività nato<br />

attorno allo Ied e ai Magazzini<br />

Generali, tra mattoni e putrelle<br />

è spuntato anche questo loftbar<br />

<strong>con</strong> tanto di giardino arredato<br />

da godere finché il tempo<br />

regge. Dj set il mercoledì<br />

sera <strong>con</strong> lounge, bossanova e<br />

reggae, e aperitivo a 7 euro<br />

che può arrivare <strong>con</strong> una fetta<br />

di quiche, o <strong>con</strong> una tartare:<br />

decide lo chef, per invogliare a<br />

rimanere anche a cena.<br />

Via Pompeo Leoni, 5<br />

Chiuso domenica<br />

SKUISITO<br />

02-70638397<br />

A due passi dal Politecnico ma<br />

frequentato da una fauna ben<br />

più che universitaria: è il nuovo<br />

lounge bar (<strong>con</strong> area ristorante)<br />

sorto sulle ceneri della<br />

storica pizzeria Masaniello.<br />

Tavolini e divanetti chic sul<br />

fronte marciapiede (out of<br />

traffic per fortuna), ban<strong>con</strong>e<br />

illuminato, schermi al plasma<br />

e mitici sgabelli colorati della<br />

Colico Design all’interno. Tra<br />

le 18 e le 21 cocktail Skuisito<br />

(limone, rum scuro, pompelmo<br />

e mela verde) e molti altri, a<br />

5,50 euro <strong>con</strong> buffet freddo<br />

e caldo.<br />

Via Pacini, 18<br />

Chiuso domenica<br />

SUGAR LOUNGE<br />

02-36569068<br />

Isola vincente anche all’happy<br />

hour: un capannone industriale<br />

dipinto di rosso fuoco <strong>con</strong><br />

tanto di terrazza arredata <strong>con</strong><br />

tavolini, sedie e mega-ombrelloni<br />

bianchi in stile bordopiscina,<br />

dove il cocktail (tra le<br />

18.30 e le 22) costa 7 euro,<br />

piattini di food compreso (pizze,<br />

focacce, olive ascolane e<br />

dintorni). Poi, quando la fame<br />

monta si scende e si ordinano<br />

le pizze targate biologiche:<br />

bianche, rosse, di mare o alle<br />

specialità.<br />

Via Alserio, 9<br />

Chiuso lunedì<br />

62 URBAN<br />

MANGIARE & BERE<br />

MILANO<br />

DI MIRTA OREGNA<br />

IL MEDITERRANEO HA<br />

BAGNATO ANCHE L'ISOLA<br />

Nasce nel cuore dell’Isola<br />

Osteria al Nove, nuova trattoria<br />

shabby-chic<br />

Un altro <strong>con</strong>iglio esce dal cilindro magico<br />

dell’Isola, un <strong>con</strong>iglio bello, grosso (110<br />

coperti) e furbetto, perché tra i grattacieli<br />

e le case <strong>con</strong> ringhiera a vista che popolano<br />

l’entroterra della Stazione Garibaldi,<br />

futura città della Moda, questo <strong>con</strong>iglio vi<br />

strizza l’occhio <strong>con</strong> un giardino interno,<br />

<strong>con</strong> tanto di banano dalle ampie fronde,<br />

fontana <strong>con</strong> ninfee e tartarughe, salice<br />

piangente appena piantato ed erbetta<br />

fresca fresca di stagione (…e scusate se<br />

è poco!). È una trattoria, di quelle chic,<br />

come nas<strong>con</strong>o oggi, che vogliono sembrare<br />

semplici ma alla fine sotto sotto sono<br />

elegantone (e si fanno pagare), battezzata<br />

Osteria al Nove, dal civico dove ha fissato<br />

dimora, abitando gli spazi dello storico<br />

ristorante <strong>con</strong> bocciofila Il Calessino. Tre i<br />

soci (una scenografa da set cine-televisivi,<br />

Rita, una direttrice di produzioni video,<br />

Paola, e un fotografo, Bruno) che, pur<br />

non venendo dal settore ristorazione, ma<br />

equipaggiati di buoni <strong>con</strong>tatti, decidono<br />

di aprire quel locale che avrebbero sempre<br />

voluto trovare a Milano; due i cuochi<br />

(Simone Mameli e Alessio Fratus) votati<br />

alla cucina “globale”, ovvero mediterranea<br />

di casa nostra <strong>con</strong> qualche guizzo esotico<br />

(note di zenzero, punte di curry verde,<br />

giusto per fare un paio di esempi), diversi<br />

gli artisti che hanno partecipato alla decorazione<br />

interna del locale, la cui regia<br />

è stata comunque interamente nelle mani<br />

di Rita.<br />

Infine, tre le sale interne, a cui si aggiungono<br />

la veranda sul giardino e il<br />

pergolato, tutte ristrutturate all’insegna<br />

del recupero d’architetto: boiserie verde<br />

salvia, infissi rosso rubino e lanterne bianche,<br />

tavoli quadrati simil-osteria qualcuno<br />

<strong>con</strong> la superficie in legno, altri <strong>con</strong> quella<br />

in marmo, e ancora sedie decapate o<br />

mordenzate a piacere, in ordine sparso.<br />

A completare l’atmosfera shabby-chic di<br />

questa osteria fanno la loro comparsa<br />

candele al tavolo, un imponente lampadario<br />

a più braccia e un paio di cactus che<br />

danno il benvenuto all’ingresso, oltre ai<br />

menu scritti, rigorosamente, a mano.<br />

La scelta dei piatti spazia dalle alici in<br />

carpione al riso venere <strong>con</strong> dadolata di<br />

tonno fresco scottata al tortino di ricotta<br />

aromatizzata alle erbe (pesce di mare in<br />

netta prevalenza, ma in cucina vogliono<br />

introdurre una volta a regime più che prodotti<br />

dop quelli del commercio equo-solidale),<br />

mentre per il vino ci si deve limitare<br />

a una trentina di etichette, tra bianchi (in<br />

maggioranza) e rossi, oltre al vino della<br />

casa, bien sûr, segno distintivo di un’osteria,<br />

chic o shabby che sia. Il <strong>con</strong>to finale<br />

non è salato, e neanche regalato, si aggira<br />

sui 15 euro a pranzo, 35 a cena, ma non<br />

applica nessun supplemento ai tavoli <strong>con</strong><br />

vista sul banano (ovviamente da preferire).<br />

OSTERIA AL NOVE<br />

via Thaon di Revel, 9<br />

tel. 02-6684935<br />

chiuso domenica<br />

SENZA PERDERE IL TRENO!<br />

Snack equo-solidale<br />

alla Stazione Garibaldi<br />

Un treno da prendere al<br />

volo, per pendolare casa-ufficio<br />

e viceversa, quel terribile<br />

buco allo stomaco che non<br />

vi fa vedere più dalla fame, e<br />

la voglia di essere alternativi:<br />

tutto questo alla stazione<br />

Garibaldi è realtà, perché nel<br />

bel mezzo dell’estate, quando<br />

molti di voi già avevano<br />

preso il volo per i lidi vacanzieri,<br />

ha inaugurato l’ultima<br />

Bottega Altromercato in<br />

partnership <strong>con</strong> la coope-<br />

rativa Chico Mendes, uno<br />

spazio di 190 metri quadri<br />

dedito al commercio equo<br />

e solidale, <strong>con</strong> particolare<br />

attenzione a food, snack,<br />

bibite e dintorni. Scendete<br />

al mezzanino della metro e<br />

troverete, per esempio, un<br />

frigo che <strong>con</strong>tiene, freschissimi,<br />

birra chiara di riso e<br />

scura di quinoa (1,70 euro);<br />

tè freddo alla pesca, limone<br />

o tè verde (80 centesimi);<br />

vino siciliano dal ragusano<br />

(Insolia e Frappato); succo<br />

tropicale e bibite gassate<br />

da bere a garganella come<br />

il dolce Guaranito e il disse-<br />

tante (provare per credere)<br />

e agrumato Tererito, a base<br />

di erba mate. Per chi vuole<br />

sgranocchiare c’è un solidale<br />

imbarazzo della scelta: dai<br />

cracker di grano o farro alle<br />

barrette di sesamo o noci<br />

(40 centesimi); dal cioccolato<br />

medicano allo zenzero ai biscotti<br />

<strong>con</strong> cocco o tè verde,<br />

dal cioccolato bianco <strong>con</strong><br />

anacardi caramellati (e qui<br />

le calorie salgono, ma non i<br />

prezzi: 80 centesimi per tavoletta),<br />

fino ai Guiro, biscotti<br />

tipo Ringo, al miele <strong>con</strong><br />

ripieno di crema di cacao.<br />

Questo mese poi la grande<br />

novità è costituita dalle banane<br />

dell’Ecuador, “a lotta<br />

integrata”, ovvero biologiche<br />

anche se non al 100% (meglio<br />

di niente, no?). E se vi<br />

viene in mente che il frigo<br />

di casa piange, no problem!<br />

Prendetevi un pacco di pasta<br />

di quinoa e un sugo pronto<br />

tra quelli in vendita, e saltate<br />

sul vostro treno: la serata è<br />

risolta... in modo solidale.<br />

BOTTEGA DEL MONDO<br />

ALTROMERCATO<br />

Stazione Porta Garibaldi<br />

tel. 02-29003540<br />

chiuso domenica<br />

Sandra Franchino<br />

NEL PIATTO L'ISOLA DEL CUORE<br />

Con tanta nostalgia delle vacanze, Sicilia e Sardegna, ovviamente, ma anche la Piccola Ischia<br />

TRATTORIA TRINACRIA<br />

02-4238250<br />

Palermitano-trapanese.<br />

I Floridia (Antonio e Fulvia),<br />

proprietari del ristorante inaugurato<br />

nel settembre 1999 a<br />

poche saracinesche di distanza<br />

dal Cinema Mexico, sono di<br />

origini modicane, ma hanno<br />

vissuto sempre nel trapanese<br />

e la loro cuoca è palermitana…<br />

I figli poi (Simone e<br />

Davide, entrambi in sala) sono<br />

nati e cresciuti a Milano e<br />

hanno perso l’accento di casa.<br />

Ma una cosa è certa: il locale<br />

è siciliano al cento per cento,<br />

come il menu (finalmente tradotto,<br />

perché prima ci voleva<br />

il vocabolario per capire che<br />

cosa ordinare) e pure la carta<br />

dei vini (che include persino<br />

un Nero d’Avola fatto in<br />

Toscana e un Müller Thurgau<br />

prodotto in Sicilia, niente male<br />

anche se poco profumato).<br />

Con una spesa di 30/35 euro,<br />

mangerete a lume di candela,<br />

cir<strong>con</strong>dati da sobrie boiserie<br />

in legno scuro, strafogandovi<br />

<strong>con</strong> scaccia, caponata di melanzane,<br />

pasta <strong>con</strong> le sarde,<br />

arrosto di tunnino (tonno) o<br />

sicci (seppie) <strong>con</strong> cioccolato<br />

modicano e crema di patate,<br />

ma tenetevi dello spazio per<br />

i dolci impanatigghi di Don<br />

Puglisi, i cui proventi finis<strong>con</strong>o<br />

per intero in beneficenza: un<br />

piacere doppio.<br />

Via Savona, 57<br />

Aperto solo la sera. Chiuso<br />

domenica<br />

RISTORANTE EOLIE<br />

02-72004022<br />

Messinese-eoliano. Stefania<br />

Barzini ha appena scritto un<br />

appetitoso libro (A tavola<br />

<strong>con</strong> gli dei, Guido Tommasi<br />

Editore) su memorie e ricette<br />

delle isole eoliane, che ti<br />

mette la voglia, ma Milano<br />

è fortunata e vanta il suo<br />

Ristorante Eolie: dopo il fallimentare<br />

intervallo indiano, un<br />

anno fa ha riaperto in pompa<br />

magna, mantenendo del<br />

passato i soli muri portanti.<br />

Oggi lo gestis<strong>con</strong>o Nuccio e<br />

Maria Catania, che gli hanno<br />

<strong>con</strong>ferito un aspetto barocco<br />

da Gattopardo: moquette<br />

damascata, tovagliati in<br />

fiandra lunghi fino a terra e<br />

un’apparecchiatura da grandi<br />

occasioni. In linea <strong>con</strong> questa<br />

ricchezza, menu e prezzi: il<br />

primo ora ridotto (si fa per dire)<br />

a una cinquantina di portate<br />

tendenzialmente messinesi,<br />

il se<strong>con</strong>do che sale a 40/45<br />

euro senza <strong>con</strong>tare i vini (siciliani<br />

e non) dal ricarico non<br />

indifferente. Tra i cavalli di battaglia<br />

le reginette Salina <strong>con</strong><br />

pesto eoliano alle mandorle e<br />

fritturina di pesce di Mazara<br />

e i tagliolini Alicudi al nero di<br />

seppia, o un se<strong>con</strong>do come<br />

pesce stocco alla messinese<br />

o filetto agli agrumi di Sicilia.<br />

Due ulteriori annotazioni: cannoli<br />

fatti in casa e proverbiale<br />

ospitalità sicula.<br />

Piazza Mentana, 8/10<br />

Chiuso sabato a pranzo<br />

LA CALA DUE<br />

02-7388730<br />

Sardo. Doveva essere una<br />

costola de La Cala 1, in via<br />

Montenero, poi qualcosa<br />

non ha funzionato bene, e la<br />

costola si è staccata, mantenendo<br />

il nome ma vivendo di<br />

vita propria. Se ne occupano<br />

e la seguono come un figlio<br />

Saverio, in sala, e Franco, in<br />

cucina, ma non aspettatevi un<br />

ambiente modaiolo e di tendenza:<br />

qui vince la qualità e,<br />

trattandosi di pesce, questa è<br />

una buona notizia. Due salette<br />

sobrie per una cinquantina<br />

di coperti, tre acquari, quadri<br />

che riprodu<strong>con</strong>o il mare alle<br />

pareti e aria <strong>con</strong>dizionata<br />

fanno da <strong>con</strong>torno a un menu<br />

tendenzialmente sardo,<br />

piacevole e onesto. Si assaggiano<br />

Fregula <strong>con</strong> frutti di<br />

mare, ravioloni Culurgiones<br />

<strong>con</strong> ripieno di ricotta e menta,<br />

spaghetti <strong>con</strong> bottarga<br />

di muggine (un classico),<br />

coda di rospo o rombo <strong>con</strong><br />

sugo di olive e Vernaccia e,<br />

per finire, dolcissime seadas<br />

fritte al miele (terribilmente<br />

caloriche, ma imperdibili). Su<br />

ordinazione vi fanno anche<br />

il porceddu, ma molti (senza<br />

offesa per la Sardegna) preferis<strong>con</strong>o<br />

il piatto del momento:<br />

il crudo di pesce. Premio<br />

sorriso e gentilezza, ormai<br />

rari in città.<br />

Via Mameli, 7<br />

Chiuso sabato mattina e<br />

domenica<br />

PICCOLA ISCHIA<br />

02-2047613<br />

Napoletano. Un vero <strong>con</strong>densato<br />

di stereotipi di napoletanità:<br />

c’è il ballatoio <strong>con</strong> i panni<br />

stesi, un manichino di Totò in<br />

versione “Vota Antonio” che<br />

sembra uscito dal museo delle<br />

cere, la tabella della smorfia<br />

e un Apecar a trompe-l’oeil,<br />

e poi qua e là cornetti e scritte<br />

che non lasciano adito a<br />

dubbi. Ma soprattutto qui c’è<br />

la pizza, da ordinare small,<br />

medium o large, come più vi<br />

piace (ovviamente morbida<br />

<strong>con</strong> il bordo leggermente<br />

alto): il vero banco di prova resta<br />

la Margherita, ma vi potete<br />

sbizzarrire <strong>con</strong> <strong>con</strong>dimenti<br />

come la Sfiziosa (pomodoro,<br />

mozzarella, panna, fontina<br />

e zola), Ischitana della casa<br />

(provola, pomodoro fresco,<br />

rucola e grana) o la classicissima<br />

Napoli (<strong>con</strong> origano e<br />

acciughe). Per iniziare ci sono<br />

le sfiziosità (crocchette, arancini,<br />

fiori di zucca), se è l’ora<br />

di pranzo o il dopo-cinema<br />

scegliete i panini al forno, ripienissimi<br />

in più modi, quanto<br />

al dolce vi dovete ac<strong>con</strong>tentare<br />

di fagotti alla nutella, gelati<br />

e affogati, ma ricordatevi di<br />

prenotare, perché i prezzi<br />

sono <strong>con</strong>tenutissimi e il locale<br />

è sempre pieno di amici e habitué<br />

che (beati loro) hanno il<br />

tavolo assicurato.<br />

Via G.B. Morgagni, 7<br />

Chiuso mercoledì, sabato e<br />

domenica a pranzo<br />

VISTA SCALA CON APPETITO<br />

Tutte le news del<br />

Trussardi alla Scala<br />

Si chiama Mototsugu<br />

Hayashi (per i colleghi<br />

“Motu”), ha compiuto da poco<br />

31 anni e il suo biglietto da<br />

visita recita scritto a lettere<br />

cubitali ‘sommelier’, accanto<br />

al piccolo levriero simbolo<br />

grafico della Maison Trussardi.<br />

Motu, infatti, segue <strong>con</strong> dedizione<br />

nipponica la carta<br />

dei vini del rinato ristorante<br />

“Trussardi alla Scala” e spiega<br />

che, per aiutare il cliente<br />

nella scelta, si è optato per<br />

una sorta di cantina scaffalata<br />

a vista che mette in mostra<br />

tutte o quasi le 450 etichette<br />

proposte.<br />

Ma questa non è l’unica no-<br />

vità: innanzitutto l’ambiente,<br />

completamente ristrutturato,<br />

una sala da 65 coperti distribuiti<br />

lungo il perimetro<br />

vetrato <strong>con</strong> vista su piazza<br />

della Scala e lungo quello<br />

interno decorato da lievi<br />

farfalle che <strong>con</strong> l’autunno<br />

prenderanno il volo (leggi:<br />

verranno sostituite); poi, una<br />

cucina a vista nella quale nove<br />

cuochi ballano attorno a un<br />

iper-tecnologico piano cottura<br />

a induzione e soprattutto, qui<br />

sta la grande novità, lo chef,<br />

Andrea Berton che, forte di<br />

scuola Marchesi, oggi crea,<br />

inventa, rielabora, innova ma<br />

ci tiene a fare in modo che i<br />

sapori restino distinti e rico-<br />

noscibili. Ecco allora il risotto<br />

giallo <strong>con</strong> le animelle croccanti,<br />

bene all’onda (un cavallo di<br />

battaglia) e quello bianco alla<br />

Parmigiana <strong>con</strong> riga di tartufo<br />

nero, o la milanese di vitello<br />

a cubi, che dimostrano come<br />

lui sia la star del locale. Un<br />

solo problemuccio: il <strong>con</strong>to,<br />

che è di 55 euro per il fantasioso<br />

piatto unico del pranzo<br />

(quattro portate su un unico<br />

vassoio) e tocca gli 85 <strong>con</strong> il<br />

menu degustazione della sera.<br />

Per chi può…<br />

TRUSSARDI ALLA SCALA<br />

RISTORANTE<br />

piazza della Scala, 5<br />

tel. 02-8068821<br />

chiuso sabato a pranzo e<br />

domenica<br />

ROSSO&BIANCO<br />

A_Mi Bar: wine and<br />

more alla Bicocca<br />

Che ci fa un lounge restaurant<br />

e wine bar dal design in<br />

stile newyorchese e la cantina<br />

fornita in quel della Bicocca?<br />

Non è il primo, né sarà l’ultimo<br />

perché l’area ex Pirelli-<br />

Arcimboldi a cui ha messo<br />

mano lo studio Gregotti sta<br />

emergendo a più non posso,<br />

anche in tema di locali. I due<br />

giovani che hanno aperto<br />

A_Mi Bar non sono nuovi del<br />

mestiere, ma hanno voluto fare<br />

le cose sul serio in materia<br />

di Bacco, affidandosi ai <strong>con</strong>sigli<br />

dell’Enologo (alias Govanni<br />

Consonni della quasi omonima<br />

enoteca) che per loro ha<br />

studiato una carta ad hoc.<br />

Ci scoprirete nomi noti<br />

come piccole case produttrici<br />

che propongono vere<br />

rarità: ecco allora il Bricco<br />

Maiolica Rolando 2004, uno<br />

Chardonnay fumé piemontese<br />

<strong>con</strong> uve Sauvigon, affinato in<br />

barrique, amatissimo dalle<br />

donzelle, un Fiano di Avellino<br />

del 2005, cantine Urciolo,<br />

modaiolo e godereccio. Prezzi<br />

accettabili, se non ordinate<br />

un Sassicaia o un Ornellaia<br />

del 2002 (quelli ci sono per i<br />

professori dell’Università…),<br />

e una piccola scelta al calice,<br />

ma se vi sedete a tavola non<br />

sarà difficile tirare il collo alla<br />

bottiglia, anche perché il menu<br />

è invitante e spazia dai cannoncini<br />

di magro <strong>con</strong> indivia<br />

stufata al burro di Casera, fino<br />

all’agnello <strong>con</strong> pane alle erbe<br />

e verdurine di stagione. Una<br />

prima fase estiva di rodaggio<br />

si è già <strong>con</strong>clusa e ora si decolla<br />

<strong>con</strong> degustazioni guidate<br />

e serate aromaterapiche in<br />

cui un tecno-macchinario<br />

spruzzerà nell’aria essenze di<br />

assenzio, vino e altri odori. Un<br />

rimedio <strong>con</strong>tro l’etilometro o<br />

un incitamento al vizio?<br />

A_MI BAR<br />

via P. e A. Pirelli, 14<br />

tel. 02-6427499<br />

chiuso lunedì sera, sabato e<br />

domenica a pranzo<br />

URBAN 63


PRIMA&DOPO<br />

BAR BANCHI VECCHI<br />

06-68801170<br />

Tanti cocktail e aperitivi preparati<br />

da Marco e Nando e<br />

perfino vini in mescita, insieme<br />

però al caffè speciale della<br />

Moretta <strong>con</strong> panna e cioccolato<br />

fondente, perché qui<br />

prima c’era un’antica latteria.<br />

Al ban<strong>con</strong>e vige la regola dell’abbondanza<br />

e della varietà<br />

e spesso spiluccando qua e là<br />

si invade anche la strada, dove<br />

si rimane a fare salotto.<br />

Via dei Banchi Vecchi, 6<br />

Sempre aperto<br />

GALLERIA SANTA CECILIA<br />

06-58334365<br />

Galleria fotografica, libreria,<br />

un po’ salotto, un po’ caffè o<br />

sala da tè, la galleria Santa<br />

Cecilia ha fatto della piazza e<br />

delle stradine intorno (a raffica<br />

hanno aperto tutta una serie<br />

di locali lì vicino) uno degli<br />

angoli più vivaci di Trastevere.<br />

Molto belle le mostre curate<br />

da Danilo, interessanti i volumi,<br />

fotografia ma non solo, e<br />

ottimi gli aperitivi al ban<strong>con</strong>e.<br />

Musica lounge in sottofondo.<br />

Serata di punta il giovedì<br />

quando l’aperitivo diventa a<br />

tema <strong>con</strong> buffet etnico marocchino,<br />

indiano e orientale.<br />

Piazza Santa Cecilia, 16<br />

Sempre aperto<br />

MODO<br />

06-6867452<br />

Locale tutto giocato sul bianco<br />

e nero nella zona calda,<br />

anzi caldissima di piazza del<br />

Fico. Superfici scure lucidissime<br />

per il lungo ban<strong>con</strong>e, pianoforte<br />

nero a coda e molti<br />

divani, soprattutto nell’ampio<br />

privé sul fondo. La musica,<br />

spesso live, la sceglie una<br />

divertente e divertita proprietaria<br />

dai capelli rossissimi,<br />

Cristina, che ama il jazz ma lo<br />

<strong>con</strong>tamina <strong>con</strong> incursioni in<br />

altri territori. Interminabile la<br />

lista di cocktail, long e short<br />

drink.<br />

Vicolo del Fico, 3<br />

Sempre aperto<br />

64 URBAN<br />

MANGIARE & BERE<br />

ROMA<br />

DI LAURA RUGGIERI<br />

LUNGOTEVERE IL FITNESS<br />

PUÒ ESSERE UN PRETESTO<br />

Oltre che correre e sudare, sul<br />

fiume si mangia anche<br />

Cittadella del fitness e del wellness<br />

appena fuori dai circuiti metropolitani, il<br />

Salaria Sport Village ha aperto da qualche<br />

mese sulle ceneri di uno storico circolo<br />

romano. Qui, al suo interno, a due passi<br />

dall’ansa più larga e navigabile del Tevere,<br />

tra pini secolari e cir<strong>con</strong>dato da un bel<br />

prato, c’è il River Café.<br />

I tavoli poggiati su una larga pedana di<br />

legno guardano non a caso verso il fiume<br />

e toccano quasi i bordi dell’immensa piscina<br />

(lunga 50 metri) a sfioro. Insomma, il<br />

posto giusto se Roma ancora non riuscite<br />

a sentirvela addosso e vi sta un po’ stretta<br />

dopo le vacanze. Perché il River Café possono<br />

frequentarlo tutti, soci e non soci,<br />

palestrati impenitenti o pigri a oltranza.<br />

L’aperitivo della domenica è una sorta di<br />

cena a buffet <strong>con</strong> una selezione di pizze<br />

diverse, cous cous, fritti, tante verdure,<br />

frittate, formaggi, salumi. Si prende al<br />

ban<strong>con</strong>e dell’open bar su bei divani in<br />

vimini e cuscinoni bianchi, <strong>con</strong> candele<br />

sparse in giro e musica chili out al prezzo<br />

fisso di 15 euro. A tavola, spendendo sui<br />

30 euro, trovate molti prodotti che arrivano<br />

da un’azienda umbra: carni, formaggi,<br />

vino, olio, tutto biologico. In menu, oltre<br />

alle pizze, un bel giro di antipasti che<br />

potrebbero distogliervi dal resto, ma voi<br />

resistete e allenatevi… perché in arrivo ci<br />

sono le casarecce <strong>con</strong> guanciale, pomodoro<br />

piccadilly e olive taggiasche o il cartoccio<br />

di cavatelli ai frutti mare. Buona scelta<br />

di carni alla griglia e pesce cucinati anche<br />

<strong>con</strong> una certa fantasia, vedi la sorpresa di<br />

mare in crosta di sfoglia.<br />

Qualche sforzo in più forse andrebbe<br />

fatto sui dolci ma, si sa, per i veri sportivi<br />

non sono proprio un toccasana, molti li<br />

temono, altri li hanno proprio messi al<br />

bando. Voi no, però…<br />

RIVER CAFÉ – Salaria Sport Village<br />

via S. Gaggio, 5<br />

tel. 06-8887361<br />

chiuso lunedì<br />

LA GASTROBOUTIQUE È FEMMINA<br />

Al Femme è sinuoso<br />

anche il divano<br />

Un locale boutique, anzi una<br />

boutique enologica, come la<br />

definisce Federico Giannini,<br />

uno dei soci di Femme. Tre<br />

sale, dove predominano bianco<br />

puro, rosa antico e oro, di<br />

cui è completamente rivestita<br />

la se<strong>con</strong>da, quella per dj set<br />

e aria da disco. A terra, resina<br />

color oro e argento. Lungo<br />

tutto il locale corre un sinuoso<br />

divano, come fosse un’onda,<br />

tanto bello quanto scomodo.<br />

Sembra fatto apposta per non<br />

sedersi, e così è. Questo è un<br />

posto dove cenare in piedi<br />

e dove aggirarsi, oltre che<br />

tra i piatti, soprattutto tra la<br />

gente. Succede tutte le sere<br />

dalle 19 alle 23 circa, quando<br />

dalla cucina al piano di sotto<br />

arrivano lasagne alle verdure,<br />

risotto ai fiori di zucca, cannelloni.<br />

Poi c’è la pizza bianca<br />

calda del mitico fornaio della<br />

piazza <strong>con</strong> mortadella e altre<br />

variazioni sul tema. Di piatti<br />

potete assaggiarne quanti ne<br />

volete: non spenderete più<br />

di 10 euro insieme a un vino<br />

o a un cocktail, scegliendo<br />

tra 60. Quello della casa è<br />

la caipiroska al passion fruit,<br />

oppure frozen alla mela verde.<br />

Il barman è un nome: si tratta<br />

di Momo, che di locali se ne<br />

intende. Dj resident Faber, alchimista<br />

di suoni e sensazioni.<br />

Come è Femme.<br />

FEMME<br />

via del Pellegrino, 14<br />

tel. 06-6864862<br />

chiuso lunedì<br />

CHE PIZZA! DACCI UN TAGLIO<br />

Rispetto alla tonda classica viene sottovalutata. Un errore! Perché la pizza al taglio ha la sua nobiltà<br />

FRONTONI DAL 1921<br />

06-5812436<br />

Questa è la casa della pizza,<br />

quella bianca, romana romana.<br />

Non parliamo di focaccia,<br />

di schiacciata o similari ma<br />

dell’unica, inimitabile pizza,<br />

morbida e scrocchiarella al<br />

tempo stesso, ben oliata, <strong>con</strong><br />

qualche grano di sale grosso<br />

in superficie, tagliata a metà e<br />

<strong>con</strong> un po’ di prosciutto all’interno.<br />

Se avete la fortuna di<br />

metterci anche i fichi mangerete<br />

un capolavoro. Tanti altri<br />

gli ingredienti per farcirla, a<br />

se<strong>con</strong>da della fame che si ha:<br />

mortadella, salumi, formaggi,<br />

verdure, salmone e caprini in<br />

abbinamenti insoliti. Al ban<strong>con</strong>e<br />

trovate ovviamente anche<br />

altre pizze alla pala: rossa,<br />

mozzarella, funghi, patate ecc.<br />

A 5 euro potete ordinare una<br />

selezione di pizze fantasia<br />

servite invece a spicchi nel<br />

piatto. Altra specialità è la pizza<br />

alta farcita <strong>con</strong> pomodorini<br />

di Pantelleria, capperi, olive e<br />

basilico.<br />

Viale Trastevere, 52<br />

Chiuso domenica sera<br />

I fasti della Russia<br />

imperiale sotto spirito<br />

Un piccolo angolo di Russia<br />

nel cuore di Roma? Ora c’è:<br />

l’hanno inaugurato a pochi<br />

passi da Campo de’ Fiori e<br />

piazza Navona due imprenditrici<br />

russe, <strong>con</strong> l’idea di ricreare<br />

l’atmosfera magica di un<br />

Paese d’altri tempi e rievocare<br />

i fasti del periodo zarista. E<br />

allora ecco divani e divanetti<br />

di velluto rosso, pavimenti a<br />

grandi doghe in legno, schienali<br />

imponenti, oro e stucchi,<br />

qualche lampadario di cristallo.<br />

In vetrina ci sono addirittura<br />

stivali, colbacchi, corone<br />

<strong>con</strong> pietre e perle, il boccale<br />

di vino di uno zar; la pelle di<br />

un lupo siberiano è adagiata<br />

su una poltrona. In cucina,<br />

meglio evitare qualche banalità<br />

di casa nostra e buttarsi<br />

sui piatti tradizionali dell’est<br />

europeo. Buoni l’antipasto<br />

Misto di Zar, <strong>con</strong> salmone<br />

e caviale, in abbinamento<br />

all’ottimo pane nero appena<br />

scaldato e imburrato, la tipica<br />

zuppa fredda di verdure<br />

ANGELO E SIMONETTA<br />

06-87188853<br />

Qui si parla di un campione,<br />

mica uno scherzo: Angelo<br />

Jezzi ha <strong>con</strong>quistato infattti<br />

per due anni il titolo mondiale<br />

di pizza al taglio, quindi chi<br />

varca la soglia del suo “tempio”<br />

trova una qualità che va<br />

oltre l’eccellenza. Provare per<br />

credere. Al timone gli altri due<br />

fratelli, Massimo e Gabriele,<br />

più nove persone che si dividono<br />

tra impasti e forni. Una<br />

bella squadra che sforna ben<br />

130 gusti diversi di pizze<br />

nell’anno. Ai funghi porcini e<br />

ricotta, alle melanzane grigliate<br />

e scamorza di bufala, alla<br />

zucca gialla. Definizione esatta<br />

“pizza a taglio alla romana”,<br />

croccante e soffice al tempo<br />

stesso grazie all’utilizzo di un<br />

mix di farine diverse e a una<br />

lievitazione lunghissima. Su<br />

tavolette di legno di faggio vi<br />

vengono serviti piccoli assaggi<br />

di tanti tipi, come un mosaico<br />

da godersi seduti in panchina<br />

fuori o sugli sgabelloni.<br />

Via Nomentana, 581<br />

Sempre aperto<br />

Okroshka. Il Dolce Mosca, a<br />

base di fragole e cioccolato<br />

fuso, insolito.<br />

Il <strong>con</strong>siglio per lo chef è di<br />

<strong>con</strong>tinuare a osare, come<br />

già fa il bravissimo barman<br />

PierGiorgio <strong>con</strong> i cocktail,<br />

oltre 100. Tra i suoi cavalli di<br />

battaglia, il Cremlino e l’istituzionale<br />

Putin-ka, ideato in<br />

ZI FENIZIA<br />

06-6896976<br />

Se non avete mai provato la<br />

pizza ripiena di falafel o altre<br />

specialità kosher veniteci pure<br />

da molto lontano nel ghetto,<br />

perché davvero merita. Molte<br />

le specialità tra cui scegliere:<br />

pizza <strong>con</strong> la <strong>con</strong>cia (e cioè<br />

zucchine fritte e marinate in<br />

aceto), tra le più buone, pizza<br />

<strong>con</strong> indivia e aliciotti, o quella<br />

<strong>con</strong> pomodorini pachino e<br />

alici. Un classico romano è la<br />

pizza <strong>con</strong> le patate che viene<br />

sfornata in <strong>con</strong>tinuazione. E a<br />

proposito di specialità ebraiche<br />

c’è n’è un’altra tradizionalissima<br />

che non sembrerebbe<br />

proprio assomigliare a una<br />

pizza, eppure si chiama così.<br />

Trattasi di un dolce che in<br />

tutta Roma troverete solo da<br />

Boccione, proprio di fronte a<br />

Zi Fenizia, pasticceria rimasta<br />

come un secolo fa. Sono mostaccioli<br />

di pasta dolce cotti<br />

in forno <strong>con</strong> uvetta, canditi e<br />

pinoli. Da leccarsi i baffi!<br />

Via Santa Maria del Pianto, 64<br />

Chiuso venerdì pomeriggio<br />

e sabato<br />

onore del Presidente russo<br />

Putin. Ottimo il Mosca Night<br />

<strong>con</strong> rum scuro, black vodka,<br />

limone e menta. Una sosta<br />

al ban<strong>con</strong>e la meritano anche<br />

solo le vodke, più di 15<br />

tipi diversi, da sorseggiare<br />

davanti agli schermi dove<br />

potrebbe anche capitare di<br />

imbattersi in film storici quali<br />

VESUVIO<br />

06-5405634<br />

Di pizze napoletane al piatto<br />

Roma ormai è invasa, ma<br />

in tema di pizze al taglio fatte<br />

a regola d’arte c’è ancora<br />

spazio per crescere. Ecco<br />

però Vesuvio, un piccolo locale<br />

decisamente vernacolare,<br />

dall’atmosfera piacevole<br />

e dai sapori partenopei doc.<br />

La pizza Totò e Peppino è<br />

“’na poesia”. E che dire di<br />

quella <strong>con</strong> melanzane alla<br />

parmigiana? Semplicemente<br />

favolosa. Poi la tricolore,<br />

lunga un metro, a tre strisce<br />

bianco, rosso e verde, rigorosamente<br />

<strong>con</strong> mozzarella<br />

di bufala. La Vesuvio, alici,<br />

pachino e molto peperoncino,<br />

il classico del locale.<br />

Assolutamente speciali anche<br />

i calzoni, i supplì al telefono<br />

e le crocchè di patate.<br />

Seduti o in piedi deliziatevi<br />

guardando le tantissime<br />

foto dei migliori film di Totò<br />

alle pareti.<br />

Via G. Chiabrera, 71<br />

Chiuso domenica mattina<br />

e lunedì<br />

TUTTI A CORTE DELLO ZAR<br />

Le straordinarie avventure degli<br />

italiani in Russia. Durante<br />

il weekend party <strong>con</strong> dj-set,<br />

<strong>con</strong>certi e happy hour a 5<br />

euro.<br />

ZAR CLUB<br />

via dei Cartari, 34-36<br />

tel. 06-6865456<br />

chiuso lunedì<br />

© Giuseppe Voci<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Tra tartine e bollicine,<br />

momenti di puro<br />

piacere<br />

Un indirizzo classico del<br />

bere bene a San Lorenzo, in<br />

un ambiente <strong>con</strong>temporaneo<br />

che mixa pareti di mattoni<br />

a vista e volte a botte <strong>con</strong><br />

acciaio e vetro. Tante le etichette<br />

di qualità, scelte spaziando<br />

sull’intero territorio<br />

nazionale anche se il Lazio<br />

predomina. Da L’Olivella alle<br />

Cantine San Marco, Cantina<br />

Sant’Andrea, Paolo e Noemia<br />

d’Amico, per citarne alcuni.<br />

Quindi molti vitigni autoctoni<br />

e tante piccole realtà emergenti.<br />

In mescita, che cambia<br />

ogni due settimane, una selezione<br />

media di otto vini rossi<br />

e otto bianchi, in genere sei<br />

tra passiti e moscati, tre fra le<br />

bollicine.<br />

In abbinamento dal “laboratorio<br />

gastronomico” es<strong>con</strong>o<br />

prelibatezze. Selezioni di<br />

salumi: capocollo dei Monti<br />

Aurunci, salame rusticano,<br />

sopressa padovana, ciauscolo<br />

marchigiano, finocchiona<br />

di cinta senese. E formaggi:<br />

testun al barolo, trittico<br />

di Scanno, malga della Val<br />

Venosta, pecorini d’alpeggio<br />

stagionati <strong>con</strong> miele e spezie,<br />

e poi raschera e ovviamente<br />

la marzolina degli Aurunci.<br />

Tra i piatti caldi, lasagne<br />

formaggio caprino e arancia<br />

o cannelloni al cinghiale. O il<br />

Piatto degli Aurunci, a base<br />

di pascotto, un pane nero del<br />

frosinate cotto a legna e fatto<br />

seccare come una fresella.<br />

Mentre si beve e si degusta<br />

spesso si incappa nella presentazione<br />

di un libro o in<br />

una <strong>con</strong>versazione allargata.<br />

E una volta al mese parte un<br />

percorso gastronomico fatto<br />

di abbinamenti ricercati tra<br />

cibo e vini, meditando sull’universo<br />

vitivinicolo.<br />

ARCO DEGLI AURUNCI<br />

via degli Aurunci, 42<br />

tel. 06-4454425<br />

chiuso lunedì<br />

URBAN 65


PRIMA&DOPO<br />

ARCHDESIGN CAFÉ<br />

011-5175669<br />

In zona cinema Reposi, due<br />

piani caratterizzati da accenti<br />

neo-barocchi e dalle finte<br />

sedie oro Luigi Filippo. Belle<br />

le applique e inquietanti le<br />

sculture che assumono, di<br />

volta in volta, le forme di un<br />

aracnide, di uno struzzo, di<br />

gambe umane. Di giorno<br />

lavora come bar tradizionale.<br />

La sera si riempie del popolo<br />

dell’aperitivo e dei cocktail.<br />

Poca varietà di stuzzichini, ma<br />

grande attenzione alla qualità:<br />

peperoni dolcissimi, wurstel<br />

gustosi, insalata di riso fresca.<br />

Corso Matteotti, 3/a<br />

Chiuso domenica<br />

ZELLI WINE BAR<br />

011-6692250<br />

Da fuori sembra un pub o una<br />

birreria. E l’insegna non aiuta<br />

a togliersi il dubbio, visto<br />

che sopra alla scritta “Wine<br />

Bar” troneggia il marchio di<br />

una nota “bionda” naturale.<br />

Ci sono, è vero, birre a profusione,<br />

ma anche l’offerta di<br />

vini e cocktail non scherza.<br />

Il ban<strong>con</strong>e lancia messaggi<br />

invitanti: formaggi e salumi<br />

dai sapori decisi, frittate, torte<br />

salate, salatini e sfogliatelle<br />

ammiccanti.<br />

Corso Vittorio Emanuele II,<br />

35<br />

Chiuso domenica<br />

CAFFÈ FLORA<br />

011-8171530<br />

Una delle più belle piazze<br />

d’Europa sullo sfondo, le finestre<br />

sul Po, i tavoli al fresco<br />

sotto le arcate, sono tutti<br />

motivi che da soli spingono a<br />

venire, non da oggi, al Caffè<br />

Flora. Poi, certo, ci sono i<br />

cocktail, le birre, una buona<br />

scelta di vini e, all’ora giusta,<br />

piatti pieni di stuzzichini golosi:<br />

zucchine grigliate, crostini<br />

al tonno e al formaggio <strong>con</strong> le<br />

noci, una deliziosa frittata di<br />

patate, involtini di zucchine e<br />

wurstel.<br />

Piazza Vittorio Veneto, 24<br />

Chiuso lunedì<br />

66 URBAN<br />

Sandra Franchino MANGIARE<br />

& BERE<br />

TORINO<br />

DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />

LA MARGHERITA SI FA<br />

ANCORA PIÙ SABAUDA<br />

Nonostante le recenti traversie<br />

della casata, la pizza regale è<br />

un successo<br />

Via San Francesco da Paola, una delle<br />

vie più popolate di ristoranti del centro<br />

torinese. Per molti anni qui, di fronte ai<br />

localini toscani della zona, c’è stato il<br />

Ciclope, una di quelle pizzerie prive di<br />

voli pindarici ma <strong>con</strong> un pubblico fedele<br />

e assiduo. Da quest’estate questo è l’indirizzo<br />

di Zeroundici: sempre di pizza si<br />

parla, gli ambienti però hanno subito un<br />

bel restyling, <strong>con</strong> tanto di brillanti interni<br />

di color rosso e giallo e dehors hi-tech<br />

argentato. Il menu della cucina è quello<br />

classico “da pizzeria” <strong>con</strong> svariati primi<br />

(sui 7/9 euro) e alcuni piatti di pesce.<br />

Invitante la scelta delle pizze (dai 5 agli<br />

8 euro). Molti i nomi di fantasia, in gran<br />

parte dedicati a Torino (Calzone Monviso,<br />

Pizza della Mole), <strong>con</strong> un’occhiata di<br />

riguardo alla famiglia reale. Nonostante<br />

le disavventure giudiziarie degli eredi,<br />

una succulenta Umberto I o una Regina<br />

Margherita attirano sempre il pubblico<br />

subalpino!<br />

Le pizze sono gustose, gli ingredienti<br />

freschi e abbondanti. Si fa fatica a terminare<br />

anche il ricco tagliere <strong>con</strong> sgonfiotti<br />

al prosciutto, salame, prosciutto crudo<br />

e l’ottima bufala ordinato per antipasto.<br />

Unico neo un crostino al lardo non proprio<br />

esaltante. A innaffiare il tutto c’è la birra<br />

Menabrea alla spina, glorioso marchio<br />

biellese, recentemente risorto a nuova e<br />

dissetante vita.<br />

Per chiudere, dopo il caffè, vi offriranno<br />

quasi sicuramente l’amaro d’erbe della casa,<br />

marchiato, ovvio, Zeroundici. Quando<br />

uscirete, sazi e soddisfatti, avrete speso<br />

meno di una ventina di euro a testa.<br />

ZEROUNDICI<br />

via San Francesco da Paola, 46<br />

tel. 011-8129615<br />

chiuso sabato a pranzo<br />

PER UN FINE ESTATE GELATO<br />

Ingredienti dop, gusti di stagione, creme da brivido. Com’è dolce naufragare in questo freddissimo mare!<br />

GROM<br />

011-5119067<br />

Da una idea di due giovani,<br />

Guido Martinetti e Federico<br />

Grom, nel 2003 è nata una<br />

gelateria che, in pochi anni,<br />

è arrivata al top a Torino<br />

e, ora, anche in altre città.<br />

Il segreto? Materie prime<br />

di primissimo piano, quasi<br />

sempre presìdi Slow Food:<br />

i limoni sfusati da Amalfi, i<br />

pistacchi di Bronte, il caffè<br />

Huehuetenango, la fragolina<br />

di Ribera. Piacciono molto<br />

la crema “come una volta”<br />

e i cioccolati selezionati da<br />

Gobino. Il prezzo è un po’ più<br />

alto, ma la gente fa la coda<br />

ugualmente.<br />

Piazza Paleocapa, 1<br />

Chiuso domenica<br />

GELATERIA<br />

DUEQUATTRONOVE<br />

011-3601059<br />

Uno degli ultimissimi arrivi nel<br />

panorama “freddo” di Torino.<br />

La filosofia è ben chiara: nessuna<br />

<strong>con</strong>cessione a semilavorati<br />

e latte in polvere. Solo<br />

prodotti del territorio su base<br />

esclusivamente stagionale.<br />

Non chiedete a Elio e Paolo<br />

pesche e ciliegie a dicembre!<br />

Pochi gusti, ma <strong>con</strong>tinuamente<br />

variati. Attenzione alla<br />

tradizione anche nelle creme:<br />

spazio dunque alla crema<br />

all’antica, al gelato alla torta<br />

di nocciola piemontese, ai<br />

Crumiri rossi di Casale e ai<br />

nocciolini di Chivasso.<br />

Corso Orbassano, 249<br />

Chiuso domenica<br />

MIRETTI<br />

011-533687<br />

Una volta il gelato era crema<br />

e cioccolato. E a Torino, da<br />

sempre, Miretti era ri<strong>con</strong>osciuto<br />

il numero uno per<br />

crema e fior di panna, che<br />

univano leggerezza a un<br />

sapore indescrivibile. E sono<br />

ancora fantastici. Il panorama<br />

dei gusti oggi si è allargato,<br />

ma qui tutto <strong>con</strong>tinua ad<br />

avere un senso. Provate la<br />

crema all’arancio, lo zabaione<br />

<strong>con</strong> gli amaretti, il gelato ai<br />

nocciolini di Chivasso, il cioccolato<br />

belga, la meringata…<br />

Ma sono niente male anche<br />

i sorbetti alla frutta, specie<br />

quello al mandarino.<br />

Corso Matteotti, 5<br />

Chiuso lunedì<br />

SILVANO<br />

011-6960647<br />

L’insegna dice tutto: “Silvano<br />

Gelati d’altri tempi”. Non<br />

è uno slogan dettato dal<br />

marketing, è la scelta professionale<br />

che segna da sempre<br />

i capolavori di Silvano<br />

Moschini. “Altri tempi” vuol<br />

dire ingredienti del territorio,<br />

lavorazione giornaliera<br />

<strong>con</strong> macchine tradizionali,<br />

<strong>con</strong>servazione del gelato nei<br />

tipici pozzetti d’acciaio. E<br />

tradizionali sono i gusti, dalla<br />

nocciola (tonda gentile) allo<br />

splendido marron glacé alla<br />

crema di riso. Provate il minitaglio:<br />

caffè caldo e gelato<br />

alla crema.<br />

Via Nizza, 142<br />

Chiuso sabato


MANGIARE & BERE<br />

VENETO<br />

DI FRANCESCA ROVEDA<br />

GLI CHEF? QUATTRO È<br />

IL NUMERO PERFETTO<br />

A movimentare il menu del<br />

Julien ci pensano in quattro<br />

VICENZA<br />

Julien<br />

Light potrebbe essere la parola d’ordine<br />

di questo nuovo locale che di vicentino<br />

ha giusto il proprietario: Giuliano, ma<br />

Julien per gli amici. Da qui il nome di uno<br />

dei posti giusti della città: vetro e acciaio<br />

i materiali utilizzati, arredi minimal, bianco<br />

il colore dominante.<br />

Ben quattro chef per un ristorante che<br />

apre da mezzogiorno alle tre e dalle<br />

sette alle undici e mezza di sera. Ma<br />

al Julien potete anche fare colazione<br />

o fermarvi per un aperitivo o un drink<br />

dopo cena, magari il giovedì, serata dedicata<br />

alla musica dal vivo o durante il<br />

weekend, animato da vari dj set. Inutile<br />

sottolineare che in un locale così curato<br />

il menu ruoti spesso. Intanto ve ne proponiamo<br />

un gustoso assaggio. Per chi<br />

volesse pranzare o cenare light anche<br />

nel prezzo senza rinunciare alla qualità,<br />

qui è ac<strong>con</strong>tentato: <strong>con</strong> 10 euro potrete<br />

degustare, infatti, non il solito piatto di<br />

maccheroni al pomodoro, ma delicati<br />

gnocchetti di patate <strong>con</strong> capesante e<br />

zatterini, ravioli di branzino <strong>con</strong> filetti di<br />

pomodoro (9 euro) o ancora orecchiette<br />

alla mediterranea <strong>con</strong> cascata di bufala<br />

(8 euro), ideali per chi non ama il pesce,<br />

accompagnati da un buon bicchiere di<br />

vino a scelta. Infatti una ventina di etichette<br />

a rotazione sono disponibili alla<br />

mescita, dai 2 ai 6 euro a bicchiere.<br />

Se volete invece un pasto <strong>con</strong> tutti i<br />

crismi, potete proseguire <strong>con</strong> coda di<br />

rospo nel lardo di Colonnata <strong>con</strong> crema<br />

di zucchine e olive kalamata, tagliata di<br />

filetto <strong>con</strong> porcini su letto di rucola al<br />

balsamico o costolette d’agnello e verdure<br />

alla griglia (13 euro). Un dessert?<br />

Tortino fondente al cioccolato <strong>con</strong> gelato<br />

alla vaniglia o panna cotta alla pesca (5<br />

euro). E alla fine potete <strong>con</strong>cedervi anche<br />

il rosolio prediletto da Vittorio Emanuele,<br />

alla regale cifra di 5 euro.<br />

via Cabianca, 13<br />

tel. 0444-326168<br />

chiuso domenica<br />

ALL'APERTO SENZA SE E SENZA MA<br />

Paella, lesso in salsa veronese, galletti alla griglia, fonduta di carne. Tutto rigorosamente alla luce del sole<br />

VERONA<br />

TRATTORIA CAPPUCCINI<br />

045-8032653<br />

Menu fisso per una tappa obbligata:<br />

a dispetto del nome<br />

alla trattoria Cappuccini si<br />

mangia, solo su prenotazione,<br />

la paella servita <strong>con</strong> abbondante<br />

sangria o in alternativa<br />

vino rosso locale (30 euro circa).<br />

Ancora per questo mese,<br />

tempo permettendo, si può<br />

mangiare all’aperto nell’ampio<br />

dehors leggermente al di<br />

sotto del livello della strada,<br />

posizione che garantisce il<br />

fresco e, volendo, l’anonimato.<br />

Via Faccio, 26<br />

Chiuso domenica<br />

VERONA<br />

TRATTORIA ALL’ISOLO<br />

045-594291<br />

Una verace cucina casalinga<br />

per chi dopo l’estate fatta<br />

di piattini leggeri si vuole<br />

finalmente strafogare (ovvio,<br />

all’aperto, <strong>con</strong> i tavolini<br />

ricoperti dalle tovagliette a<br />

quadri). Non rinunciate al lesso<br />

<strong>con</strong> la pearà, tipica salsa<br />

veronese a base di mollica di<br />

pane, midollo di bue e tanto<br />

pepe (10/12 euro). Piuttosto,<br />

saltate il primo. Per il dessert<br />

non chiedete nemmeno se è<br />

della casa, è ovvio.<br />

Piazza Isolo, 5<br />

Chiuso mercoledì<br />

VERONA<br />

TRATTORIA DA ROPETON<br />

045-8030040<br />

Una volta ci si sedeva nella<br />

piazzetta di fronte alla trattoria,<br />

da poco si cena sulla<br />

terrazza sopra al ristorante:<br />

ma il fascino di questo locale<br />

veronese rimane immutato,<br />

grazie allo spirito “casinaro”<br />

e alle taglienti battute<br />

da veneto doc dello stesso<br />

Ropeton, storica anima della<br />

trattoria, che propone pennette<br />

al ropeton, galletto<br />

alla griglia, patate e verdure<br />

saltate in padella a 25 euro.<br />

Via Fontana del Ferro, 1<br />

Chiuso martedì<br />

VERONA<br />

HOSTARIA LA VECCHIA<br />

FONTANINA<br />

045-591159<br />

Sempre sui 25/30 euro, a<br />

se<strong>con</strong>da ovviamente della<br />

quantità di vino che berrete,<br />

un pranzo o una cena in pieno<br />

centro, ancora all’aperto<br />

se vi va. Qui si può mangiare<br />

la fonduta di carne servita<br />

<strong>con</strong> le salsine varie (solo<br />

dentro però) o altri piatti<br />

della zona come luccio in<br />

saor, bigoli all’ortica e ricotta<br />

affumicata, pastisada de<br />

caval, trippe alla parmigiana.<br />

Piazzetta Chiavica, 5<br />

Chiuso domenica<br />

PRIMA&DOPO<br />

VERONA<br />

BAR AL PONTE<br />

Locale famoso per la suggestiva<br />

terrazza che si affaccia<br />

sulla riva dell’Adige, immerso<br />

in un’atmosfera a lume di<br />

candela, oltre che ritrovo per<br />

tiratardi (i battenti chiudono<br />

spesso oltre le tre di notte).<br />

Provate uno “Sbagliato” (un<br />

negroni più leggero grazie<br />

alla presenza del brut al<br />

posto del gin) o un gin tonic<br />

cullati dalla brezza del fiume,<br />

magari serviti <strong>con</strong> qualche<br />

appetitoso stuzzichino (circa<br />

5 euro a <strong>con</strong>sumazione).<br />

Via Ponte Pietra, 26<br />

Chiuso lunedì<br />

POVE DEL GRAPPA (VI)<br />

GHISELLI<br />

0424-80519<br />

D’accordo, non è in centro.<br />

Ma per una volta vale la pena<br />

spostarsi per entrare in<br />

una dimensione bucolica, in<br />

mezzo agli ulivi e alla natura,<br />

dove sta questo cocktail bar,<br />

ristorante e bed & breakfast,<br />

locale davvero esclusivo in<br />

cui poter organizzare anche<br />

feste ed eventi, sicuri di fare<br />

un figurone. Da provare i coloratissimi<br />

pitcher, caraffe di<br />

cocktail da bere ghiacciati e<br />

in compagnia.<br />

Via degli Ulivi, 1<br />

Chiuso lunedì<br />

PADOVA<br />

CAFÉ MIRÒ<br />

348-1307504<br />

Ottimo per la pausa pranzo<br />

studentesca (piadine a 3,50<br />

euro) o per chi vuole godersi<br />

uno spritz (3) o un mojito<br />

(4,50) lontano dai soliti posti<br />

in vetrina tipo piazza Duomo<br />

o piazza delle Erbe. Da provare<br />

l’insalata <strong>con</strong> riso, gamberetti,<br />

limone, rucola o la<br />

pasta fredda <strong>con</strong> la frutta (5,<br />

50). Lista vini interessante,<br />

circa 40 tra bianchi e rossi,<br />

una ventina in mescita.<br />

Via Dondi dell’Orologio, 1<br />

Chiuso domenica<br />

URBAN 67


PRIMA&DOPO<br />

ATTIBASSI WINE BAR<br />

051-6310330<br />

È il nuovissimo wine bar del<br />

neonato centro commerciale<br />

Officine Minganti. Che nel<br />

suo ambiente di design attentissimo<br />

ai dettagli diventa<br />

un’equilibrata via di mezzo<br />

tra enoteca e cocktail bar. Si<br />

parte dalle colazioni a base<br />

di pasticceria, per passare<br />

al pranzo <strong>con</strong> insalate, piatti<br />

unici e torte salate, per finire<br />

<strong>con</strong> l’aperitivo prolungato <strong>con</strong><br />

buffet, e una ricca lista di vini<br />

doc, cocktail storici, creativi e<br />

alla frutta.<br />

Via della Liberazione, 5<br />

Chiuso domenica<br />

EL TORO LOCO<br />

399-89849 – 397-17475<br />

Il nuovo aperitivo bolognese<br />

è davvero “hot”. Le specialità<br />

del locale? Sexy bariste in<br />

reggiseno “ornamentale”<br />

e shortini fantasiosi e una<br />

pioggia di serate: selezioni di<br />

house, commerciale e revival<br />

il martedì e venerdì; happy<br />

hour “in rosa” il mercoledì,<br />

<strong>con</strong> free-drink per le signore<br />

dalle 21,30 alle 23. Sabato e<br />

domenica speciale after hour<br />

dalle 5 alle 8 del mattino; giovedì<br />

serata I 7 vizi capitali <strong>con</strong><br />

sette drink speciali della casa.<br />

Via Fioravanti, 37c<br />

Chiuso lunedì<br />

CHICHIBO<br />

051-356655<br />

Per un aperitivo tranquillo e<br />

rilassato a partire dalle 18,<br />

in un ambiente senza troppe<br />

pretese ma <strong>con</strong> ottimi cocktail<br />

preparati dalle mani esperte<br />

del barman (5 euro al banco,<br />

7 al tavolo in media) e un ricco<br />

buffet al ban<strong>con</strong>e come si<br />

<strong>con</strong>viene. All’occasione serate<br />

piano bar e degustazioni di<br />

vini nazionali <strong>con</strong> abbinamenti<br />

enogastronomici. E per chi<br />

volesse è anche caffetteria,<br />

tavola calda e fredda, snack e<br />

american bar.<br />

Via Matteotti, 24b<br />

Chiuso domenica<br />

68 URBAN<br />

MANGIARE & BERE<br />

BOLOGNA<br />

DI CINZIA NEGHERBON<br />

LA RICETTA SEGRETA? TRE<br />

VERSI PRIMA DEI PASTI<br />

All’Haiku se non componi non<br />

mangi!<br />

È l’Haiku, brevissima poesia di tre soli<br />

versi, dove è “vietato” perdersi in parole<br />

inutili e superflue, ma ci si deve <strong>con</strong>centrare<br />

solo sull’essenziale, a dare il nome<br />

a un nuovo Japanese & Asian Fusion<br />

restaurant aperto in luglio a Bologna<br />

(ma l’inaugurazione ufficiale è fissata<br />

per il 20 settembre). Sarà anche per<br />

questo che appena varcata la soglia si<br />

riceve un elegante bigliettino per potersi<br />

cimentare nella poesia, per poi ritrovare<br />

di lì a breve la propria piccola opera<br />

pubblicata sul sito www.haiku-restaurant.<br />

it. Minimale anche negli arredi (oltre che<br />

nella filosofia), a cura di Anita Tartarini,<br />

<strong>con</strong> il mobilio rivestito di pietra a vista<br />

originale giapponese e i tavoli anche loro<br />

in pietra, tre intime salette separate da<br />

divisori in stoffa e legno giapponese, e il<br />

tatami. La cucina è “fusion” giapponese<br />

e asiatica, il che si traduce in due menu<br />

distinti dove il primo, “asian fusion”, offre<br />

piatti essenzialmente thai e cinesi, basati<br />

su carni bianche e rosse e sul pesce, <strong>con</strong><br />

ingredienti immancabili come riso e soia,<br />

curry e arachidi, e spezie come garofano,<br />

pepe nero e curcuma in un’armonia di<br />

sapori piccanti e ricercati, legati fra loro<br />

<strong>con</strong> maestria. Alcuni esempi? Involtino<br />

thai, riso thai al fior di loto, vitello haiku<br />

alla piastra e gamberetti grigliati <strong>con</strong><br />

aromi cinesi. In questo caso la spesa media<br />

per una cena fusion completa è sui<br />

15-18 euro, bevande escluse. Quanto al<br />

“menu giapponese”, ispirato alla filosofia<br />

zen del rispetto dell’armonia, le parole<br />

chiave sono semplicità, qualità e sapori<br />

forti. Chiaramente sushi e sashimi la<br />

fanno da padroni, ma sono da provare<br />

anche il miura maki, la yasaino tempura<br />

e il miso shiro. Per finire il Pineapple no<br />

okome no qurima gake, un dolce che a<br />

leggerlo spaventa ma merita l’assaggio.<br />

E alla fine la spesa media va dai 28 ai 35<br />

euro bevande escluse. Semplicemente da<br />

sperimentare!<br />

HAIKU<br />

via Stalingrado,16<br />

tel. 051-357958<br />

chiuso lunedì<br />

DALLE QUATTRO ALLE QUATTRO<br />

In Riviera, dove il<br />

sushi è superglam<br />

Ninelives è il nuovo “fashion<br />

dinner café” e “sushi and more”<br />

di tendenza della Riviera<br />

Romagnola, dove in settembre<br />

si è ancora nel pieno della<br />

movida. Arredamento dal<br />

design minimale, linee geometriche<br />

squadrate e pure,<br />

colonne, tavoli e sedie neri<br />

come ebano o bianchi come<br />

luce rendono l’atmosfera very<br />

chic e ne fanno la meta di chi<br />

è in cerca di serate glam e<br />

vippume vario.<br />

Ovviamente ci si viene per<br />

il sushi, il primo e unico<br />

di Milano Marittima. Maki<br />

snakes, sashimi e riso basmati<br />

ve li prepara a vista <strong>con</strong><br />

maestria, sulla famosa piastra<br />

teppanyaki, il cuoco giapponese<br />

Yoshi Nakamura. Sapori<br />

esotici che però si mescolano<br />

a quelli italici. Perché è anche<br />

possibile scegliere piatti tradizionali,<br />

sempre <strong>con</strong>diti <strong>con</strong><br />

un pizzico di ricercatezza da<br />

Franco Ceroni. In più, se trascinati<br />

dai cocktail, dai ritmi<br />

della musica e dai vj set di<br />

Billie, sentite nascere quella<br />

voglia irresistibile di cambiare<br />

look per essere ancora più<br />

protagonisti della notte, all’interno<br />

c’è il negozio <strong>con</strong> le<br />

collezioni Ninelives. |MQ|<br />

NINELIVES<br />

via Gramsci, 55 - Milano<br />

Marittima<br />

tel. 0544-995576<br />

aperto dalle 16 alle 4<br />

www.ninelives.it


© Nenne Martongelli<br />

MANGIARE & BERE<br />

NAPOLI<br />

DI CIRO CACCIOLA<br />

SALONE MARGHERITA?<br />

ADESSO CÈ IL BARBARO<br />

Per i nostalgici del primo café<br />

chantant d’Italia, ma non solo, ci<br />

sono gli spazi dell’ex Pippone<br />

“Notati fra il pubblico le principesse di<br />

Pignatelli, Gerace e Pescara, le <strong>con</strong>tesse<br />

de La Feld, la signora Massimo e l’onorevole<br />

Bonghi in gentile compagnia”. Così<br />

Matilde Serao in uno dei suoi celebri<br />

“mos<strong>con</strong>i” a proposito dell’inaugurazione<br />

del Salone Margherita, avvenuta la<br />

sera del 15 novembre dell’anno di grazia<br />

1890. Una scossa per la società dorata<br />

della Belle Époque. Era il primo, autentico<br />

café chantant d’Italia: solo dopo<br />

vennero il Gran Salone Eden di Milano e<br />

il Music Hall Olympia di Roma. Quel teatro<br />

a pianta circolare situato nelle viscere<br />

della Galleria Umberto I, di fronte al San<br />

Carlo, è nel numero dei luoghi mitici e un<br />

po’ mitologici di Napoli. Fu qui che, per<br />

dirne una, tal birbantella Maria Campi<br />

inventò la “mossa”.<br />

Sin dalla definitiva chiusura, avvenuta nel<br />

1982, ogni amministrazione ne annuncia<br />

riapertura e bonifica. Inutile aggiungere:<br />

niente di fatto. Ma la sera dello scorso<br />

12 luglio in molti hanno ricominciato a<br />

sperare. Sull’elegante boulevard pedonale<br />

dedicato a Santa Brigida di Svezia,<br />

nei locali dell’ex bar Pippone, rivendita<br />

ufficiale per i match al San Paolo in tempore<br />

Maradonae, si è aperto uno spazio<br />

nuovo, elegante, persino un po’ insolito,<br />

appunto: Barbaro Fashion Café. “Notati<br />

fra il pubblico lo scrittore colombiano<br />

Efraim Medina Reyes (eh sì, l’autore di<br />

C’era una volta l’amore ma ho dovuto<br />

ammazzarlo era proprio lì: danzante)<br />

e un’ottima rappresentanza di cittadini<br />

tra i più notabili”, avrebbe potuto<br />

scrivere oggi la stessa Serao ammesso<br />

che le fosse garbato di intervenire. Il<br />

nuovo fashion café si sviluppa su vari<br />

piani e dislivelli, in un teorema di sale<br />

e salotti, scale, piste (anche da ballo) e<br />

corridoi che <strong>con</strong>finano proprio <strong>con</strong> la<br />

circolare sinuosità del Salone Margherita.<br />

Realizzato <strong>con</strong> immancabile entusiasmo<br />

dall’imprenditore Alfredo Barbaro e<br />

affidato alle cure e all’inventiva dei figli<br />

Alessandra, Valeria, Pasquale e Barbara,<br />

il locale espone e mette in vendita pezzi<br />

– straordinari per unicità e manifattura<br />

– di arredamento provenienti dall’Est<br />

del pianeta e rinfresca le idee in fatto di<br />

cucina mediterranea grazie alle ricette<br />

dello chef Aldo La Notte. La sala più bella?<br />

Prenotate per quella <strong>con</strong> le opere del<br />

pittore Eugenio Autieri: calamari scottati<br />

e scarola, tataki di tonno in crosta di<br />

sesamo, guazzetto di fagioli <strong>con</strong> baccalà<br />

arrostito, cassatina in salsa al caffè... Ah:<br />

il tè freddo è stupendo!<br />

BARBARO FASHION CAFÉ<br />

via Santa Brigida, 65/66<br />

tel. 081-5524090<br />

sempre aperto<br />

CAPRI NON È UN CAPRICCIO<br />

Archiviato l’impossibile e affollatissimo agosto, a settembre l’isola azzurra è più azzurra che mai<br />

PULALLI WINE BAR<br />

081-8374108<br />

Terrazzino all’aperto proprio<br />

di fianco all’Orologio <strong>con</strong> vista<br />

sulla sfrenata mondanità<br />

della Piazzetta: posizione più<br />

unica che rara! La selezione<br />

dei vini nazionali è ben ampia,<br />

buona risposta anche su<br />

grappe e rum, toccasana il<br />

limoncello e gli altri “spiriti”<br />

locali. Da mangiare, molte invenzioni<br />

del giorno preparate<br />

<strong>con</strong> originalità e sapore.<br />

Piazza Umberto I, 4<br />

Chiuso martedì<br />

VERGINIELLO<br />

081-8370944<br />

“Verginiello” è il soprannome<br />

(“<strong>con</strong>trannome” di<strong>con</strong>o sull’isola)<br />

del capostipite della famiglia<br />

Federico che aprì questa<br />

simpatica “trattoria” più di<br />

quarant’anni fa, e che tuttora<br />

ne è a capo. Centrale, anche<br />

un po’ turistico, nondimeno<br />

<strong>con</strong> un suo fascino, complice<br />

lo sguardo su Marina Grande.<br />

Ottima cucina “tipical med” e<br />

velocità nel servizio.<br />

Via Lo Palazzo, 25/A<br />

Sempre aperto<br />

BUONOCORE<br />

081-8377826<br />

Un fast food <strong>con</strong> le migliori<br />

specialità della cucina napoletana<br />

e caprese, dal peperone<br />

imbottito alle palle di riso.<br />

Ideale per mangiar bene e<br />

spender poco, per il “cestino”<br />

da portare al mare o in passeggiata<br />

nel verde. Da provare<br />

absolutely la sua torta<br />

caprese (la migliore dell’isola!!!)<br />

e la pasta di mandorle al<br />

limone, vera specialità.<br />

Via Vittorio Emanuele, 35<br />

Sempre aperto<br />

SCIALAPOPOLO<br />

081-8370558<br />

Gelati, granite, cocktail, pannocchie<br />

calde e, per finire,<br />

i gustosissimi panini, vero<br />

“must” night & day a Capri,<br />

soprattutto per la prelibata<br />

e segretissima ricetta della<br />

salsetta che li rende unici ed<br />

in<strong>con</strong>fondibili. “Scialare il popolo”<br />

è una filosofia: mangiare/bere<br />

a sazietà, tutti insieme<br />

in allegria, senza pensare<br />

a niente. Dal 1952.<br />

Via Vittorio Emanuele, 55<br />

Sempre aperto<br />

PRIMA&DOPO<br />

Freschi di città<br />

ARET’ ’A PALMA<br />

339-8486949<br />

Piccolo e rosso fuoco, leggermente<br />

design, <strong>con</strong> una<br />

predilezione evidente per i<br />

suoni della Giamaica (sarà<br />

l’influenza della grande palma<br />

antistante, donde il nome?)<br />

e per le ritmiche della<br />

modernità, stravince in fatto<br />

di cocktail e assortimento<br />

birre, e per quella breeza do<br />

mar in pieno centro storico<br />

che fa dei suoi tavolini open<br />

air un riferimento bellamente<br />

estivo. Alternativo?<br />

Piazza Santa Maria<br />

La Nova, 14<br />

Chiuso lunedì<br />

GIMMI’S BAR<br />

081-7641283<br />

Le vetrine illuminate di rosso<br />

fanno un po’ quartiere<br />

“red light” di Amsterdam,<br />

ma il divertimento è proprio<br />

in quel guardare e farsi<br />

guardare, noi da dentro, voi<br />

da fuori, tu di sopra, lei di<br />

sotto... American bar <strong>con</strong><br />

stuzzichi, aperitivi, buona<br />

musica, frequentazione<br />

casual ma promettente (lungomare,<br />

uffici e cinque stelle<br />

sono tutti a due passi).<br />

Via A. Dumas Padre, 1<br />

Sempre aperto<br />

IL BARETTO<br />

081-5605316<br />

Trasversale al punto giusto.<br />

Ci passano le signore bene<br />

della zona per un aperitivo<br />

<strong>con</strong> la mamma dell’amica<br />

della figlia. Ci arrivano un<br />

po’ tutti quelli al corrente<br />

della bontà delle torte fatte<br />

in casa anche <strong>con</strong> la Nutella.<br />

Ci stazionano soprattutto<br />

rampolli universitari o appena<br />

post, facciamo under<br />

30, vomerofili. Dall’altro<br />

lato della strada i giardinetti<br />

pubblici <strong>con</strong> panorama.<br />

Via Aniello Fal<strong>con</strong>e, 300/c<br />

Chiuso martedì<br />

URBAN 69


© Corey Rich/Aurora/Grazia Neri<br />

UNURBAN<br />

l'altrove che avete sempre inseguito<br />

ED È<br />

SUBITO<br />

SIESTA<br />

A volte basterebbe così poco. Interrompere per una<br />

decina di minuti quello che stiamo facendo, guadagnare<br />

la più orizzontale delle posture a nostra disposizione<br />

e <strong>con</strong>cederci finalmente una manciata di istanti <strong>con</strong> la<br />

“spina staccata”.<br />

Ma poi c’è sempre qualcosa o qualcuno che non può<br />

aspettare, il momento non è mai quello giusto e il posto<br />

non è proprio adatto...<br />

Probabilmente è tutto verissimo, ma se Beth Rodden e<br />

Tommy Caldwell appesi sul versante occidentale di El<br />

Capitan nel parco nazionale di Yosemite in California<br />

hanno trovato il modo di rilassarsi, forse anche per noi<br />

fare una siesta è meno complicato di quanto sembri!<br />

URBAN 71

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