megalopoli living furto con remake diavolo vattene! - Urban
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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO<br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 04/09/06 • EURO zero<br />
51<br />
SETTEMBRE<br />
DIAVOLO VATTENE!<br />
DIVENTARE ESORCISTI? L'UNICA SCUOLA È A ROMA<br />
MEGALOPOLI LIVING<br />
IL FUTURO PROSSIMO È NELLA CITTÀ. BIENNALE DOCET<br />
FURTO CON REMAKE<br />
OPERAZIONE SAN GENNARO 2: URBAN METTE LE MANI SUL TESORO
22<br />
32<br />
URBAN<br />
REDAZIONE<br />
Mensile - Anno VI, Numero 51 - 04.09.06<br />
www.urbanmagazine.it<br />
redazione@urbanmagazine.it<br />
direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
art director: NICOLA CIOCE<br />
n.cioce@urbanmagazine.it<br />
caporedattore: FLORIANA CAVALLO<br />
f.cavallo@urbanmagazine.it<br />
segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />
r.settanni@urbanmagazine.it<br />
26<br />
(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01) PUBBLICITÀ<br />
presidente: IVAN VERONESE<br />
amministrazione: VERONICA ANASTASIA<br />
v.anastasia@urbanmagazine.it<br />
URBAN ITALIA srl via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
Una società del gruppo EUROPEAN FREE MEDIA SA<br />
distribuzione: CITRUS ITALIA s.r.l. (tel. 02-48519577)<br />
Susanna Sivini: susanna@citrus.it<br />
fotolito: BODY&TYPE<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (BS)<br />
20<br />
#51<br />
URBAN<br />
SETTEMBRE<br />
11 EDITORIALE 13 VOCI 15 DREAMS 17 WOMEN<br />
20 CITTÀ IN MOSTRA<br />
di Cristiano Seganfreddo<br />
22 SAN GENNARO CON DESTREZZA<br />
di Ciro Cacciola / foto: Gianni Troilo<br />
26 I MONOLOGHI DELLA VESCICA<br />
di Christian Carosi / foto: Alberto Bernas<strong>con</strong>i<br />
28 AL DIAVOLO IL DIAVOLO!<br />
di Andrea Baffigo / illustrazioni: Squaz<br />
32 MOVIE HOSPITAL<br />
di Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo<br />
36 DEBORA CONTRO PATTI<br />
di Paolo Madeddu / foto: Alberto Bernas<strong>con</strong>i<br />
39 MODA POPOPOPO NIGHT<br />
foto: Brett Monaghan<br />
49 SHOPPING BACKHOME SHOP<br />
di Maria Broch<br />
39<br />
Direzione:<br />
sales manager:<br />
AUGUSTA ASCOLESE<br />
a.ascolese@urbanmagazine.it<br />
key account:<br />
ALFONSO PALMIERE<br />
a.palmiere@urbanmagazine.it<br />
GIANLUIGI SANTAMBROGIO<br />
gl.santambrogio@urbanmagazine.it<br />
MARCO GALLUZZI<br />
m.galluzzi@urbanmagazine.it<br />
URBAN ITALIA srl via<br />
Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
tel. 02-48519718<br />
fax 02-48518852<br />
Triveneto<br />
SANDRO CASTELLI, CINZIA<br />
FIORINI<br />
Via Trota, 6, 37121 - Verona<br />
tel. 045-8003436<br />
fax 045-8015484<br />
mail: studiocastelli@email.it<br />
Marche, Molise,<br />
Basilicata, Lazio,<br />
Abruzzo, Campania,<br />
Calabria, Puglia, Sicilia e<br />
Sardegna<br />
TARGET MEDIA GROUP<br />
via Isonzo, 32<br />
00198 - Roma<br />
tel. 06-84083207<br />
fax 06-84242758<br />
Obsession-Kate Moss<br />
cover: Maurizio Carriero<br />
URBAN 9
52<br />
GUIDA<br />
52 FILM ESTATE IN BIANCO? ORA INIZIA IL BELLO<br />
54 LIBRI ALL'OMBRA DELLE TORRI<br />
55 DIGITAL LIFE L'ULTIMA BATTAGLIA? LIBERTÀ PER I VIDEOGAME<br />
56 MUSICA TUTTO HA ORIGINE E FINISCE NEL FANGO<br />
59 ARTE IL RUOLO DELL'ATTORE<br />
60 TEATRO A SCHEMA LIBERO<br />
61 NIGHTLIFE SEMPRE TEMPORANEI PER RESTARE CONTEMPORANEI<br />
62 FOOD MILANO IL MEDITERRANEO HA BAGNATO ANCHE L'ISOLA<br />
64 FOOD ROMA LUNGOTEVERE IL FITNESS PUÒ ESSERE UN PRETESTO<br />
66 FOOD TORINO LA MARGHERITA SI FA ANCORA PIÙ SABAUDA<br />
67 FOOD VENETO GLI CHEF? QUATTRO È IL NUMERO PERFETTO<br />
68 FOOD BOLOGNA LA RICETTA SEGRETA? TRE VERSI PRIMA DEI PASTI<br />
69 FOOD NAPOLI SALONE MARGHERITA? ADESSO C'È IL BARBARO<br />
71 UNURBAN ed è subito siesta<br />
SETTEMBRE 51<br />
hanno collaborato <strong>con</strong> noi:<br />
56<br />
andrea baffigo<br />
maurizio baruffaldi<br />
alberto bernas<strong>con</strong>i<br />
bruno boveri<br />
sandro brescia<br />
maria broch<br />
59<br />
ciro cacciola<br />
sasha carnevali<br />
christian carosi<br />
daniele coppi<br />
faust<br />
sandra franchino<br />
URBANEDITORIALE<br />
LA BIENNALE E SAN GENNARO<br />
Le <strong>megalopoli</strong> ci divoreranno? Vivremo in città s<strong>con</strong>finate in cui le<br />
classiche coordinate centro e periferia perderanno senso, e la nostra<br />
qualità di vita urbana si appiattirà all’interno di un <strong>con</strong>tinuum in cui agglomerati<br />
abitativi si susseguiranno ininterrottamente? Considerando<br />
i dati da cui è partita la Biennale di Architettura 2006 – l’anno scorso<br />
la popolazione residente nelle città ha superato quella del resto del<br />
mondo – il rischio c’è. Noi però crediamo, come ci rac<strong>con</strong>ta in questo<br />
numero Aldo Cibic che della Biennale ha curato l’allestimento della<br />
sezione centrale, che tutto si giochi sulla capacità di salvaguardare<br />
il tessuto umano/urbano. Che se ogni città, ogni quartiere riuscirà a<br />
<strong>con</strong>servare o ad acquisire una propria identità, a proporre una propria<br />
unicità, allora il futuro potrebbe assumere <strong>con</strong>torni più rassicuranti.<br />
E se aspiranti esorcisti di tutto il mondo devono comunque venire a<br />
Roma a frequentare un corso all’Università Pontificia, se molte pietre<br />
miliari della cinematografia per essere salvate sono dovute passare<br />
dal laboratorio di restauro della Cineteca di Bologna, se San Gennaro<br />
<strong>con</strong> il suo tesoro a Napoli <strong>con</strong>tinua a ispirare la fantasia di sceneggiatori<br />
e giornalisti, possiamo mantenere il nostro <strong>con</strong>sueto ottimismo e<br />
non sentirci troppo minacciati da quanto ci aspetta dietro l’angolo.<br />
ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
emily lee<br />
paolo madeddu<br />
brett monaghan<br />
cinzia negherbon<br />
mirta oregna<br />
igor principe<br />
leo rieser<br />
francesca roveda<br />
laura ruggieri<br />
cristiano seganfreddo<br />
squaz<br />
lorenzo tiezzi<br />
marta topis<br />
gianni troilo<br />
URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TORINO · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />
URBAN 11
Cattelan vs Duchamp <strong>Urban</strong> Contest, 2006<br />
METTETECI<br />
LA FACCIA<br />
ROBA DA<br />
CARRIERO<br />
Sul perché <strong>Urban</strong> abbia ispirato l’asinello di<br />
Cattelan carico dell’orinatoio di Duchamp, che<br />
Maurizio Carriero ha dipinto in Cattelan vs<br />
Duchamp <strong>Urban</strong> Contest, non azzardiamo ipotesi<br />
e lasciamo il terreno ai critici. Noi ci limitiamo a<br />
essere onorati che il ventiseienne artista vincitore<br />
del nostro premio all’interno del <strong>con</strong>corso di Italian<br />
Factory per giovani pittori, ci abbia “dedicato” l’opera.<br />
Poi, non abbiamo resistito. Ficcanasando nel suo archivio, fra arte sacra, citazioni<br />
di ready made e ritratti, abbiamo trovato l’in<strong>con</strong>sueta Obsession-Kate<br />
Moss per la copertina di questo numero, da ammirare dal vero nella galleria<br />
Spazioinmostra (in via Cagnola 26) dal 15 settembre al 13 ottobre, all’interno<br />
della collettiva 15 volte 1 volto. Un <strong>con</strong>siglio dell’autore? Guardate il<br />
quadro (o la cover) ascoltandovi Hoppípolla dei Sigur Rós. Per tutte le altre<br />
curiosità: www.mauriziocarriero.it, mauriziocarriero@katamail.com.<br />
URBANVOCI<br />
La luna l’abbiamo scoperta, ci siamo sbarcati, ma l’idea di<br />
salvarla non era ancora maturata. Ora, per questa impresa<br />
titanica ed elementare, è scesa in campo Cinisello Balsamo,<br />
trainata dal Museo di Fotografia Contemporanea e comandata<br />
da Jochen Gerz, berlinese regista di public art. Il nome del<br />
progetto è Salviamo la Luna. Simbolo dell’irrazionale e della<br />
fase notturna, da salvare <strong>con</strong> un gesto fuori dalle regole: non<br />
logico, non <strong>con</strong>veniente, non funzionale. Quale? Il cittadino<br />
(noi, tu che leggi, tutti quelli che <strong>con</strong>osci) che sorregge un<br />
cartello <strong>con</strong> sopra la sua faccia, foto in bianco e nero, scattata<br />
al museo. Manifestare così, per niente altro che per noi stessi. L’idea è tanto elementare da risultare spiazzante e ciò che spiazza suggerisce,<br />
apre, cerca direzioni. Del fare e del pensare. Hanno già prestato la loro faccia e la loro disponibilità in tanti, e fino alla primavera del 2007<br />
tutti abbiamo la possibilità (onere e onore) di presentarci per esserci. Come uomini-sandwich, ma senza prodotto da pubblicizzare. Volti issati<br />
come una croce o una protesta, ma alieni da ogni simbolo sacro o politico. Fototessere, ma che non documentano.<br />
Presentatevi allora al Museo per un scatto dedicato alla luna che c’è in voi (le info su www.museofotografia<strong>con</strong>temporanea.org). Le foto verranno<br />
esposte durante la prossima estate e se saranno troppe, come speriamo, troveranno posto anche fuori dal museo, per poi essere restituite<br />
a chi avrà donato la sua faccia, in una sorta di esposizione permanente e diffusa. |MB|<br />
Self portrait, 2004<br />
URBAN 13
ADRENALIN TOWER<br />
Beijing, Cina – Per il quartier generale di<br />
Watchdata, colosso dell’IT che dal nulla ha creato<br />
4mila posti di lavoro in meno di otto anni,<br />
ci voleva un’architettura che lasciasse il segno<br />
e insieme esprimesse essa stessa l’immagine<br />
dell’azienda. Per questo gli architetti olandesi di<br />
Next Architects si sono inventati una costruzione<br />
unica nel suo genere (ancora sotto forma di<br />
progetto preliminare) che grazie alla sua struttura<br />
intrecciata evita <strong>con</strong> successo lo stereotipo<br />
dell’edificio misto produttivo. Nei 55mila metri<br />
quadrati sono ospitati uffici, spazi per la ricerca<br />
e la produzione, sale <strong>con</strong>ferenze, aree sportive e<br />
parcheggi sotterranei. Ma naturalmente c’è anche<br />
una sorta di piazza aziendale, un open floor<br />
dove si affacciano tutti i dipartimenti, caratterizzato<br />
da quattro giardini interni <strong>con</strong> specchi<br />
d’acqua sovrastati da passerelle coperte. Qui ci<br />
si rilassa in uno dei ristoranti, ci si <strong>con</strong>osce tra<br />
colleghi e si ricaricano le batterie.<br />
URBANDREAMS<br />
LA CITTÀ CHE NON C’È<br />
di Daniele Coppi<br />
Rotterdam, Olanda – Fare surf a<br />
100 metri d’altezza, tutto il giorno<br />
e tutto l’anno, arrampicarsi su pareti<br />
rocciose come se si fosse in un<br />
deserto vero, scalare vertiginose cascate<br />
di ghiaccio, buttarsi giù <strong>con</strong> la<br />
tavola da snow in pieno centro cittadino.<br />
No, non siamo in un videogame<br />
e nemmeno nell’ultimo kolossal<br />
di Hollywood, ma dentro l’Adrenalin<br />
Tower, progetto di grattacieloluna<br />
park per la Noordereiland di<br />
Rotterdam che si deve alla spericolata<br />
creatività di Ucx Architects. I volumi<br />
sono da brivido, <strong>con</strong> esasperati<br />
scavi architettonici, diversi livelli di<br />
altezze e scenografiche trasparenze,<br />
che impressionano anche chi guarda<br />
da fuori. Una risposta radicale per<br />
soddisfare quei bisogni crescenti<br />
d’evasione propri di ogni moderno<br />
<strong>con</strong>testo urbano.<br />
E, dopo tante scariche di adrenalina,<br />
è meritatissimo il riposo nella<br />
Bamboo lobby, spazio zen affacciato<br />
sul mare e sulla città attraverso<br />
un’enorme vetrata.<br />
LOGO NON SOLO DI FACCIATA<br />
URBAN 15
© Sandra Franchino<br />
LOVE ON PAPER clienti.<br />
Una dichiarazione a mezzo stampa<br />
colpisce sempre. E non solo la legittima<br />
destinataria<br />
Una pillola per scampare ai dolori mestruali. Un suggerimento<br />
su quale marca puntare per distrarti dal<br />
calore estivo <strong>con</strong> una bella, dissetante, fresca birra.<br />
E l’annuncio di una compagnia low cost che ti dà un<br />
biglietto per andare a Parigi o ad Amsterdam <strong>con</strong> due<br />
soldi, che se vai a Londra spendi più di metropolitana<br />
per Piccadilly Circus che di aereo per Luton.<br />
I soliti <strong>con</strong>sigli per gli acquisti, come diceva Maurizio<br />
Costanzo. Piccolo spazio pubblicità, direbbe Vasco. Ehi,<br />
ma quante compagnie aeree tra le inserzioni di <strong>Urban</strong><br />
del numero scorso. Ec<strong>con</strong>e un’altra. Un aereo azzurro…<br />
aeroporto di Barcellona… la solita solfa… ci sono già<br />
stata… Ehi, aspetta un momento. “Eravamo in fila al<br />
check-in… Non potevo non notarti… Eri bellissima…<br />
Mi sono perso, non sai quanto ti cerco… Mi trovi qui…<br />
barcellonamilano@libero.it”. NOOOOOOO. Non è possibile.<br />
Questa non è una pubblicità, ma una dichiarazione<br />
d’amore come se ne vedono una al mondo ogni<br />
dieci anni. Guardo avidamente l’agenda per sapere se<br />
la fortunata bellissima sono io (Figurati se capita a<br />
te. Tu eri in vacanza in Marocco, non in Spagna, e gli<br />
unici uomini che ti cagavano erano i soliti quarantenni<br />
sposati che per fortuna hai imparato a evitare). Non ci<br />
posso credere. Un uomo, o un ragazzo, ma insomma un<br />
essere umano appartenente alla specie nemica e insensibile<br />
che abita il mio stesso universo è stato capace di<br />
un gesto così bello e, diciamolo, anche se l’aggettivo è<br />
forse esagerato per la sempre suddetta categoria, coraggioso.<br />
Lui era sul volo per Roma, lei per Milano. La<br />
firma, indiretta, è “barcellonaroma”. E chi sarà mai ‘sto<br />
Achille de noartri? In redazione bocche cucite, la privacy<br />
dell’inserzionista si rispetta, e poi non siamo mica<br />
come certe aziende telefoniche che sputtanano i loro<br />
URBANWOMEN<br />
di Faust<br />
Il mistero sull’identità del prode romanti<strong>con</strong>e<br />
rimane, ma il nostro non deve finire nel dimenticatoio.<br />
La sua azione è da lodare pubblicamente e merita di<br />
essere ricordata. Non foss’altro per il fatto che magari<br />
(sì, magari…) anche altri suoi simili prenderanno<br />
l’esempio e torneranno a osare.<br />
Rivolgo un appello alla bella milanese (?) che pare lo<br />
abbia <strong>con</strong>quistato <strong>con</strong> la seguente frase: “Ma qui è<br />
sempre così?” Non si sa come, ma lui è stato colpito al<br />
cuore. L’appello è: scrivigli! E se non vuoi scrivere a lui<br />
perché non ti piaceva scrivi a me, così mi dai un paio<br />
di dritte su che cosa si debba dire agli uomini per farli<br />
comportare così…<br />
urbanfaust@libero.it<br />
URBAN 17
Una chiacchierata <strong>con</strong> l’architetto e designer<br />
Aldo Cibic per entrare nel vivo della Biennale di<br />
Architettura 2006. Guarda caso, si parla di come la<br />
città si stia trasformando in <strong>megalopoli</strong><br />
testo: Cristiano Seganfreddo<br />
CITTÀ IN MOSTRA<br />
Caracas Shanghai Tokyo<br />
Solo dieci anni fa Shanghai aveva 300 torri, adesso<br />
ne ha 3000. Nel 2005 il numero di persone che vive<br />
in città ha superato quello della popolazione del resto<br />
del pianeta. E in una manciata d’anni raggiungerà l’80<br />
per cento. Che cosa succederà tra vent’anni, quando le<br />
metropoli dell’Asia ma anche dell’Africa raggiungeranno<br />
dimensioni spaventose? Quando Mumbai supererà<br />
Tokyo? Mutamenti che incideranno sugli equilibri del<br />
pianeta e nello stesso tempo sulla quotidianità di ciascuno<br />
di noi.<br />
La decima Mostra Internazionale di Architettura della<br />
Biennale di Venezia nel suo evento centrale, Città.<br />
Architettura e società (dal 10 settembre al 19 novembre,<br />
www.labiennale.org), rappresenterà quanto sta accadendo<br />
in 16 grandi città. Mumbai, Shanghai, Tokyo,<br />
Caracas, Città del Messico, Bogotà, San Paolo, Los<br />
Angeles, New York, Johannesburg, Il Cairo, Istanbul,<br />
Londra, Barcellona, Berlino e l’area Milano-Torino.<br />
Da quanto sta succedendo in questi luoghi che idea ci<br />
facciamo del futuro delle nostre città e del tipo di vita<br />
che ci aspetta? Lo abbiamo chiesto ad Aldo Cibic, ar-<br />
chitetto, designer, e curatore del progetto di allestimento<br />
della mostra che trova spazio nei 300 metri delle<br />
Corderie dell’Arsenale.<br />
Che cosa cambierà per ciascuno di noi nel futuro<br />
prossimo?<br />
Muterà radicalmente la <strong>con</strong>cezione di disponibilità di<br />
risorse in generale e di quelle rinnovabili in particolare.<br />
Vale a dire che dovremo inventarci modi di vivere <strong>con</strong><br />
una valenza estetica interessante ma <strong>con</strong> minori disponibilità.<br />
E per le città?<br />
Per le città si tratterà di capire progettualmente tutto<br />
quello che si può migliorare.<br />
Occorre quindi agire a livello urbanistico?<br />
Le soluzioni non verranno fornite da una sola disciplina,<br />
ma si tratterà di pensare a progetti più complessi,<br />
<strong>con</strong> più attori che mettano insieme diversi tipi di competenze.<br />
Architettura spontanea <strong>con</strong>tro architettura di progetto?<br />
Credo che l’architettura spontanea abbia sempre tanto<br />
da insegnarci.<br />
E quindi?<br />
Molte volte, dal punto di vista umano della vivibilità,<br />
certe baraccopoli sono meglio di alcuni quartieri lager.<br />
La periferia di tante città fatte di palazzoni di 40 piani<br />
è diversa per esempio da quella di Istanbul, in cui moschee,<br />
bar e piccoli negozi, case di tre o quattro piani<br />
talvolta precarie, ma diverse l’una dall’altra, costituis<strong>con</strong>o<br />
un tessuto urbano che restituisce dignità a chi ci<br />
abita.<br />
Il modello Istanbul è riproducibile?<br />
La chiave sta nelle zone cuscinetto – le stazioni della<br />
metropolitana che intersecano le grandi tangenziali<br />
oppure i grandi agglomerati di centri commerciali<br />
– presenti in tutte le grandi metropoli. A se<strong>con</strong>da di<br />
come si agisce su queste zone, di come lì si riescano a<br />
stratificare funzioni che arricchiscano la comunità locale,<br />
si può incidere sulla qualità di vita delle periferie. La<br />
partita si gioca quartiere per quartiere e le risposte non<br />
possono più essere calate dall’alto.<br />
La X Biennale di Architettura rac<strong>con</strong>ta questi diversi<br />
scenari metropolitani?<br />
La Biennale Città. Architettura e società di Richard<br />
Burdett è molto interessante perché aiuta a capire di<br />
che cosa sia fatta una città, quello che funziona e quello<br />
che non funziona e comunque evidenzia i molti modelli<br />
positivi esistenti da cui amministrazioni, urbanisti<br />
e architetti possono imparare.<br />
Una sorta di ripartenza quindi?<br />
La cosa interessante è che fa capire che la riflessione<br />
da fare è sulla visione che ci deve essere a monte. Gli<br />
amministratori, <strong>con</strong> i loro <strong>con</strong>sulenti, devono essere<br />
in grado di sviluppare strategie coerenti, per produrre<br />
brief intelligenti per urbanisti e architetti.<br />
Da una parte si è parlato delle baraccopoli e dall’altra<br />
di strategie sofisticate. Ma a quale livello l’azione<br />
è e sarà efficace?<br />
È principalmente un problema di intelligenza e di visione<br />
delle amministrazioni, in cui sarebbe auspicabile<br />
una maggiore partecipazione dell’opinione pubblica.<br />
Svegliandoci improvvisamente nel 2050 che città<br />
troveremo?<br />
Se la città sarà ben amministrata e ben servita. Se<br />
regnerà un po’ più la fiducia che la paura. Se ci si prenderà<br />
cura di far diventare le periferie luoghi in cui si<br />
può vivere meglio. Se sarà cresciuta da tempo una <strong>con</strong>sapevolezza<br />
sul non spreco delle risorse. Se i cittadini<br />
avranno motivazioni e si sentiranno veramente anche<br />
loro parte di questa sfida... e tanti altri se, allora, forse<br />
la città non sarà soltanto una scelta obbligata ma un<br />
posto in cui si vuole veramente vivere.<br />
Senza essere addetti ai lavori, perché può valere la<br />
pena venire alla Biennale d’Architettura?<br />
Si fa un giro per le città del mondo, si viene a <strong>con</strong>oscenza<br />
di tante cose interessanti, si capisce un po’ di<br />
più in che universo viviamo. Può aiutare a capire come<br />
orientare il nostro futuro.<br />
20 URBAN URBAN 21<br />
San Paolo
Ebbene sì, ispirati dal vecchio<br />
film di Dino Risi Operazione San<br />
Gennaro ci abbiamo provato anche<br />
noi. La Banda <strong>Urban</strong> ha svaligiato il<br />
Tesoro del santo patrono di Napoli!<br />
testo: Ciro Cacciola / foto: Gianni Troilo<br />
SANGENNARO CON DESTREZZA<br />
L’Antefatto<br />
Premetto che sono sempre stato in ottimi rapporti <strong>con</strong><br />
San Gennaro. Quando eravamo vicini di casa (per un lungo<br />
periodo di tempo ho vissuto in un appartamento al piano<br />
nobile di un bel palazzo ottocentesco in via del Duomo),<br />
non mancavo mai di fargli visita. Ogni 19 settembre. Il<br />
miracolo del sangue è un’emozione intensa. Per un napoletano<br />
verace come il sottoscritto così come per uno<br />
“straniero” tipo Pippo Pelo. Per un fedele cattolico osservante<br />
così come per un cristiano socratico <strong>con</strong>vinto. Per la<br />
verità, <strong>con</strong>fesso, da nove anni che ho cambiato casa non<br />
è che non ci sia più andato. Diciamo che qualche volta ho<br />
saltato. Ma “il pensiero”, per carità, quello c’è sempre stato.<br />
E sempre ci sarà. San Gennaro è così simpatico. Me lo<br />
sono ritrovato a New York, per esempio. A San Paolo del<br />
Brasile. Non c’è Santo più venerato, festeggiato e famoso<br />
del nostro Patrono Gennaro. La sua miracolosità è indi-<br />
scutibile. Ogni tanto arrivano, da ogni parte del mondo,<br />
dalle Università tal dei tali, dalle cattedre di Scetticismo<br />
razionalista XY, per esaminare, ri-esaminare, mettere in<br />
discussione. Tutta roba inutile. Quanta energia sprecata.<br />
Il miracolo di San Gennaro è indiscutibile. Dico io: ma<br />
perché questi signori vogliono toglierci pure quelle poche<br />
certezze che ci rimangono? Eppure, eppure...<br />
Dicevo: sono sempre stato in ottimi rapporti <strong>con</strong> San<br />
Gennaro. Un bel sinonimo di festa, di processione, di attesa<br />
rivelatrice. Poi, che succede? Su Rai Tre trasmettono<br />
quel film. Sì, proprio quello: Operazione San Gennaro.<br />
Come, non l’avete visto? Beh, il mio direttore eccome se<br />
l’ha visto! Solo per rinfrescarci la memoria, vi rac<strong>con</strong>to un<br />
po’ la trama. E pure il finale.<br />
Tre furfanti americani giungono a Napoli <strong>con</strong> l’intenzione<br />
di rubare il Tesoro di San Gennaro. Consigliati da Don<br />
Vincenzo ‘O fenomeno (Totò), i lestofanti si rivolgono ad<br />
Armando Girasole detto Dudù (Nino Manfredi). Credendo<br />
di aver avuto l’autorizzazione del Santo (nel Duomo all’improvviso<br />
appare un raggio di sole dopo una pioggia<br />
torrenziale), la banda mette a segno il colpo la notte del<br />
Festival di Napoli. Ma una serie di divertenti coincidenze<br />
fanno sì che Dudù lasci accidentalmente il malloppo nell’auto<br />
del vescovo. E quando torna in città è accolto come<br />
il salvatore del Tesoro che viene subito restituito al Santo.<br />
Bel film, non c’è che dire. Regia di Dino Risi. Scriveva il<br />
Corriere della Sera il 26 novembre del 1966: “Il regista<br />
Dino Risi si esprime <strong>con</strong> spontanea freschezza. Tale, benché<br />
milanese, da mostrare d’aver assorbito i valori di una<br />
Napoli dove il colore e lo strepito esaltano la verità umana.<br />
Gli attori sono spassosi e più ancora le macchiette fra<br />
le quali giganteggia ovviamente Totò”.<br />
A questo punto bisognerebbe dare ragione a quanti<br />
affermano che certe cose in tv non bisogna mostrarle.<br />
Che certi esempi di omicidi, furti, marachelle mostrati<br />
<strong>con</strong>tinuamente in tv istigano lo spettatore, anche quello<br />
più scaltro.<br />
Così, pure quel bravo direttore di <strong>Urban</strong> c’era cascato.<br />
Dopo il film, gli era subito venuto in mente il colpo: il<br />
nostro corrispondente – che nel frattempo, questo sì, gli<br />
aveva proposto un pezzo sul bellissimo Museo del Tesoro<br />
di San Gennaro, inaugurato di recente proprio di fianco al<br />
Duomo – fingerà di voler fare un servizio sul Tesoro e nel<br />
frattempo, mentre lui intervista, interroga, distrae, la nostra<br />
banda farà il colpo!<br />
Ripeto: sono sempre stato in ottimi rapporti <strong>con</strong> San<br />
Gennaro. La telefonata del boss arrivò come un fulmine<br />
a ciel sereno sul golfo: dovevo fingere un servizio anche<br />
fotografico nel Museo del Tesoro, organizzare una banda<br />
di insospettabili <strong>con</strong>trofiguri, e portare a Milano il bottino!<br />
La pizza di turno mi rimase sullo stomaco! Per la verità,<br />
pur sapendo di dover necessariamente rispettare l’ordine<br />
(il boss è come Charlie: lui chiama, e noi corrispondenti si<br />
esegue; solo che non ci manda mica una Farrah Fawcett,<br />
mai!), <strong>con</strong>servai la speranza che il direttore del Museo ci<br />
avrebbe negato la possibilità di un servizio all’interno di<br />
quelle sale magnifiche, piene di argenti, di ori, di brillanti,<br />
di opere preziosissime e uniche al mondo. Invece: Paolo<br />
Jorio, inventore e direttore del Museo del Tesoro di San<br />
Gennaro, mi disse sì! Povero me. Che potevo fare? Metto<br />
insieme la banda, fotografo incluso, e ci siamo!<br />
22 URBAN URBAN 23
il boss è come Charlie: lui chiama, e noi si esegue. solo che non ci manda mica una Farrah Fawcett, mai!<br />
La Banda<br />
Lucia Ausilio, artista (pittura, video e anche scultura: il<br />
suo ultimo lavoro in fonderia è una collezione di statuette<br />
che riprodu<strong>con</strong>o le posizioni yoga), nell’operazione è<br />
“il capo”. L’ispirazione a Senta Berger è totale, ma <strong>con</strong><br />
una emancipazione in più: “Lu” (per la banda) non è la<br />
pupa del gangster, ma la pupa e il gangster. Il suo bisnonno,<br />
Vincenzo Catello, era tra gli argentieri scelti dalla<br />
Deputazione di San Gennaro per le commissioni importanti<br />
del Tesoro: “Devo recuperare gli argenti di famiglia”<br />
esclama. Il colpo vanta salde e nobili radici familiari.<br />
Il sottoscritto, giornalista (ancora per poco, dopo cotanto<br />
pezzo), ma soprattutto ideatore e organizzatore di eventi,<br />
si cimenta per la prima volta nel ruolo poco credibile di ladro.<br />
Gentiluomo? Nell’operazione è “il palo”. L’ispirazione<br />
non c’è, l’aspirazione nemmeno. Tutto avviene suo malgrado.<br />
Vuolsi così colà nella redazione a Milano, e più non<br />
può dimandare. Sì, ma perché il direttore o la segretaria<br />
devono starsene comodamente seduti a “chiudere il numero”<br />
mentre a lui tocca addirittura sollevare chili d’oro,<br />
d’argento e pietre preziose? Il colpo vanta anche naturali<br />
pigrizie psicofisiche meridionali.<br />
Alfonso Cannavacciuolo, artista (dipinge traendo ispirazione<br />
da vecchie foto, ricordi, memorie di famiglia: le sue<br />
ultime personali ad Artissima e Riparte hanno fatto sold<br />
out), nell’operazione è “il cattivo”. Faccia da “good fellas”<br />
a metà tra Robert De Niro e il Dudù gagà magnifico del<br />
film (Nino Manfredi), non è solo “il cattivo” ma anche “il<br />
belloccio”: “Ho sempre sognato di fare il ladro”, <strong>con</strong>fessa,<br />
ma la vita è un sogno, e i sogni aiutano a vivere meglio.<br />
Un suo quadro, di<strong>con</strong>o, pare stia per essere donato alla<br />
Deputazione. Il colpo vanta anche il cuore di un urbano<br />
sognatore.<br />
Alberto Coretti, giornalista, ma soprattutto direttore<br />
di <strong>Urban</strong>. Dopo i mondiali e la vela si è scoperto cinefilo,<br />
<strong>con</strong> evidenti (a questo punto) effetti collaterali.<br />
Nell’operazione è “il boss”. Insospettabile intellettuale milanese<br />
<strong>con</strong> un sogno tenebroso nel cassetto: fare di <strong>Urban</strong><br />
un magazine a tiratura mondiale. Dopo l’apertura del sito<br />
web, il film <strong>con</strong> Totò e Nino Manfredi lo illumina d’immenso:<br />
“Ma quel nostro collaboratore da Napoli, com’è che si<br />
chiama?, non ci rompe da anni che vuol fare un pezzo su<br />
San Gennaro? Ac<strong>con</strong>tentiamolo!”. Il colpo vanta anche un<br />
solido movente.<br />
Michele Iodice, artista sui generis, autore di interventi<br />
“in situ” (il prossimo, Migrazioni, è in allestimento permanente<br />
sul Matese), è nella sezione didattica del Museo<br />
Archeologico Nazionale. Nell’operazione è “l’esperto”.<br />
In the band è Don Michele ‘O Fenomeno, più o meno, <strong>con</strong><br />
devota ammirazione per il grande Totò. Nella finzione, ha<br />
più volte cercato di mettere a punto colpi grossi (senza<br />
Smaila) all’Archeologico. Alfine, ispirato nella realtà da<br />
una emblematica sfinge <strong>con</strong> busto di San Gennaro (la sua<br />
scultura Retourn d’Egypte), si è rivolto al Santo. Il colpo<br />
vanta anche una citazione manzoniana.<br />
Pippo Pelo, speaker radiofonico in onda in tutta Italia sulle<br />
frequenze di Radio Kiss Kiss, se la spassa ogni mattina<br />
facendo scherzi telefonici di ottimo gusto e parodiando<br />
dalla Venier agli Zero Assoluto. Nell’operazione è “lo straniero”.<br />
Incapace di forza bruta ma reduce da numerose<br />
fatiche cinematografiche di rara distribuzione, ha messo<br />
nella sua interpretazione di bandito tanto coraggio e<br />
tanta sincerità che corriamo adesso il rischio di vederlo<br />
protagonista del prossimo 007. Viene da un’altra città,<br />
Salerno, e tutti perciò lo chiaman “ehi, stranger” (per il<br />
mercato estero). Il colpo vanta anche esempi di rara professionalità.<br />
Gianni Troilo, fotografo di chiara fama, pubblica su <strong>Urban</strong><br />
e su altri magazine meno importanti (stiamo scherzando,<br />
Troi!). Dovrebbe decidersi a fare una bella mostra.<br />
Nell’operazione è “il tecnico”. Faccia d’angelo e sguardo<br />
azzurro, per fugare ogni sospetto si è fatto crescere per<br />
l’occasione una barba biondo cenere da francescano che<br />
gli dà un’aureola di santità apparente (stiamo interrogando<br />
al momento la sua fidanzata). È arrivato a Napoli <strong>con</strong><br />
una valigia carica di piedi di porco, ventose, occhiali scuri<br />
e guanti antimpronte. Il colpo vanta anche una documentazione<br />
perfetta.<br />
Il Colpo<br />
La città è in festa. San Gennaro farà di nuovo il miracolo.<br />
Sono tutti nel Duomo, migliaia di fedeli, il sindaco,<br />
le autorità, i rappresentanti della Deputazione che dal<br />
1601 garantisce l’intangibilità delle ampolle del sangue<br />
e delle sacre reliquie, l’amministrazione, la tutela e il culto<br />
dell’immenso Tesoro di San Gennaro custodendo la<br />
Real Cappella, uno dei gioielli universali dell’arte. Mentre<br />
le voci delle “parenti” di San Gennaro (le donne che da<br />
secoli si tramandano le preghiere: siedono in chiesa in<br />
prima fila, possono parlare al busto di San Gennaro, rivolgergli<br />
esortazioni a non tardare nel fare il miracolo, frasi<br />
tenere che Matilde Serao definì “vezzeggiativi scherzosi”,<br />
ma soprattutto cantano) riecheggiano nelle sale eccezionalmente<br />
vuote del Museo, ci ritroviamo a tu per tu <strong>con</strong><br />
antichi documenti, oggetti preziosi, argenti, gioielli, dipinti<br />
di inestimabile valore che, nel corso dei secoli, sovrani,<br />
papi, uomini illustri e persone comuni hanno donato per<br />
devozione al Santo. La collana di 13 maglie di oro massiccio<br />
<strong>con</strong> croci tempestate di zaffiri e smeraldi (donata a San<br />
Gennaro dai Borbone nel 1734), la mitra d’oro del 1713<br />
ornata di 3700 rubini, diamanti e smeraldi, il grande calice<br />
di oro zecchino, il reliquiario del sangue donato nel 1305<br />
da Carlo d’Angiò che ancora oggi trasporta le ampolle per<br />
la processione... Un valore inestimabile. Mentre “Lu” ordina<br />
a Pippo e a me di prelevare la statua di San Michele, arriva<br />
nelle sale della sacrestia l’eco di un grande applauso, una<br />
sensazione di gioia, di festa, di allegria. Ecco, è successo, il<br />
miracolo della liquefazione si è ripetuto. Ancora una volta.<br />
La città è pronta ad una nuova festa.<br />
Perciò a questo punto possiamo scriverlo: tutto questo è<br />
solo uno scherzo. Il pretesto per parlarvi di un Santo, di un<br />
miracolo, di un Tesoro nel cuore della città di una metropoli<br />
unica, antichissima e moderna, ricca di <strong>con</strong>trasti e di<br />
leggende, leggendaria essa stessa, come Napoli. Avremmo<br />
potuto fare altrimenti?<br />
Sono sempre stato in buoni rapporti <strong>con</strong> San Gennaro. Chi<br />
trova un amico non ruba un Tesoro.<br />
P.S. Il Museo del Tesoro di San Gennaro è un Polo museale<br />
di altissimo valore storico, artistico, culturale e spirituale<br />
dedicato alle straordinarie opere appartenenti al Tesoro di<br />
San Gennaro, mai esposte prima, e alla bellissima sacrestia<br />
<strong>con</strong> gli affreschi, fra gli altri, di Luca Giordano e i dipinti del<br />
Domenichino e di Massimo Stanzione. Per tutte le informazioni:<br />
081-294980, www.museosangennaro.com.<br />
Un ringraziamento speciale al direttore del Museo, dott.<br />
Paolo Jorio, per la gentile disponibilità, e a tutti i componenti<br />
“La Banda”: Lucia Ausilio, Alfonso Cannavacciuolo,<br />
Michele Iodice e Pippo Pelo.<br />
URBAN 25
Lo stimolo si fa pressante.<br />
Il nostro io è tutto lì. E i cinque<br />
sensi si acuis<strong>con</strong>o alla ricerca del<br />
posto giusto<br />
testo: Christian Carosi / foto: Alberto Bernas<strong>con</strong>i<br />
I MONOLOGHI<br />
DELLA VESCICA<br />
In una città, Milano, dove il miglior amico dell’uomo<br />
gode di un diritto alla pipì superiore a quello del suo<br />
padrone, la <strong>con</strong>dizione del bipede che tenta di risolvere<br />
semplici bisogni fisiologici merita se non altro un po’ di<br />
comprensione.<br />
Scomparsi da un giorno all’altro gli eleganti gazebo in<br />
metallo ribattuto che caratterizzavano il panorama meneghino<br />
e venivano simpaticamente apostrofati col nome<br />
di un imperatore sensibile all’igiene dell’Urbe, poche<br />
risorse sono state investite per affrontare un problema<br />
<strong>con</strong>siderato marginale. Almeno, fintanto non colga impreparati.<br />
È vero, i vespasiani erano chiaramente maschilisti e troppo<br />
espliciti: due orinatoi <strong>con</strong>trapposti e protetti da una<br />
parete che lasciava scoperti i piedi e un volto che andava<br />
via via rilassandosi.<br />
Una maggiore tutela della privacy e una <strong>con</strong>cezione<br />
unisex della minzione si sarebbe dovuta raggiungere<br />
<strong>con</strong> i nuovi servizi igienici. Se ne trova in giro qualche<br />
raro esempio, in alcuni casi addirittura funzionante: cilindri<br />
metallici <strong>con</strong> lampeggiante arancione sul tetto per<br />
segnalare l’eventuale imprigionamento del coraggioso<br />
utente. Perché coraggio ce ne vuole – oltre alla monetina<br />
da 20 centesimi – per entrare in quello che sembra<br />
un ascensore calato da chissà quale pianeta <strong>con</strong> tanto di<br />
apertura elettromeccanica. L’interno, per quanto disinfettato<br />
in automatico a ogni uso, è freddo e inospitale,<br />
assolutamente s<strong>con</strong>sigliato a chi soffre di claustrofobia.<br />
Senza <strong>con</strong>tare l’ipotesi di dover richiedere l’intervento<br />
della forza pubblica per essere estratti vivi dalla scatoletta<br />
dinanzi a una folla di curiosi sghignazzanti.<br />
Ma quali alternative ci sono nel panorama cittadino?<br />
Va esclusa l’emulazione dei quattrozampe, in assenza di<br />
appositi spazi nei giardini pubblici dove anche all’uomo<br />
sia <strong>con</strong>cesso di <strong>con</strong>frontarsi <strong>con</strong> il fusto di un albero<br />
se<strong>con</strong>do modelli naturalistici, ma soprattutto per non<br />
incorrere nella censura sociale o nelle spire della legge.<br />
Il regolamento di polizia urbana non transige e all’articolo<br />
74 chiarisce come: “In qualsiasi luogo pubblico<br />
è vietato soddisfare alle naturali occorrenze fuori degli<br />
appositi manufatti. È vietato imbrattare, in qualsiasi modo,<br />
guastare le latrine e gli orinatoi pubblici e gli oggetti<br />
che vi si trovano. È pure vietato allontanarsi dai camerini<br />
delle latrine e dagli orinatoi senza aver rimessi gli abiti<br />
completamente in ordine”. Il bisognino fatto all’aperto<br />
può costare fino a 120 euro se – come è capitato a una<br />
signora nei giardini di piazza Piemonte – il ghisa non<br />
<strong>con</strong>sidera acqua santa la pipì del pupo.<br />
Ci sono i bar! Vero, ma gestiti anche da titolari piuttosto<br />
abili nella redazione di cartelli che riservano alla<br />
loro clientela affezionata un servizio per il quale non<br />
dovrebbero esistere distinzioni. L’obbligo di <strong>con</strong>cedere<br />
l’uso indiscriminato delle agognate chiavi tenute vicino<br />
alla cassa non è chiaro neppure al cortese ufficio legale<br />
dei Vigili <strong>Urban</strong>i al quale ci siamo rivolti per delucidazioni.<br />
Pur avendo coinvolto umanamente l’intero staff<br />
nella ricerca di una parola definitiva sull’argomento, dinanzi<br />
alla formulazione del regolamento d’igiene restano<br />
i dubbi di partenza: “I servizi igienici per il pubblico<br />
ci devono essere, ma non è specificato <strong>con</strong> quale libertà<br />
d’utilizzo”. L’arbitrio del commerciante a casa sua rischia<br />
di farla franca e nel vuoto legislativo resta in vigore il<br />
classico abbinamento “caffè+posso usare il bagno”. Una<br />
soluzione di compromesso che soddisfa le reciproche<br />
esigenze, ma trascura chi è momentaneamente sprovvisto<br />
del necessario importo, <strong>con</strong> il pericolo tanto più di<br />
trasformare l’in<strong>con</strong>tinente in un iperteso.<br />
Comunque, ci assicurano dal centralino che “se dovesse<br />
capitarle una cosa del genere può chiamare una pattuglia<br />
per dirimere la questione” come se fosse facile<br />
attendere l’intervento dei tutori dell’ordine mentre ben<br />
altra forza spinge a trovare una rapida soluzione.<br />
A questo punto la necessità, talora molto pressante,<br />
acuisce l’ingegno. Ci vuole forse un po’ di fantasia per<br />
riuscire a guardare la città <strong>con</strong> altri occhi, come sempre<br />
è nei nostri intenti, spinti da qualche litro d’acqua appositamente<br />
tracannata per immedesimarci nei panni di<br />
chi proprio non ce la fa più. Così, luoghi per loro natura<br />
destinati a usi diversi, divengono interessanti anche sotto<br />
il nostro punto di vista.<br />
Chi l’avrebbe detto che la biblioteca del parco Sempione,<br />
una piacevole costruzione nel centro del polmone verde<br />
di Milano, si possa apprezzare anche per le toilette del<br />
piano interrato? Sono pulite, fornite di carta igienica e<br />
sanitari Richard Ginori e nessuno vi obbliga a <strong>con</strong>sumare<br />
qualcosa. Magari c’è da aspettare la fila di studenti<br />
ed extracomunitari già informati dell’opportunità, ma<br />
c’è un sacco di roba da leggere in giro. Stesso approccio<br />
per tutte le sedi decentrate della cultura aperta al<br />
pubblico, non a caso appannaggio di tanti pensionati<br />
che sull’argomento risultano particolarmente sensibili e<br />
dotati di una certa esperienza.<br />
Isole felici a capo delle quali si colloca maestosa la<br />
“È PURE VIETATO ALLONTANARSI DAGLI ORINATOI SENZA AVER RIMESSI GLI ABITI COMPLETAMENTE IN ORDINE”<br />
Sormani, dove nella massa di utenti ci si <strong>con</strong>fonde senza<br />
l’imbarazzo di dover chiedere il permesso per usufruire<br />
dei servizi: sono in fondo al corridoio a sinistra.<br />
Meno facile trovare quelli sparsi dentro l’imponente sede<br />
del Tribunale di Milano, spesso nascosti in sottoscale<br />
e cunicoli, dai quali il fuoriuscire una volta espletato<br />
il dovuto rimanda a immagini di stampo kafkiano. I<br />
<strong>con</strong>trolli all’ingresso negli ultimi tempi si sono fatti più<br />
rigidi per timore di attentati o ritorsioni <strong>con</strong>tro i giudici<br />
e aspettare in fila non è proprio piacevole, ma alleggeriti<br />
dall’urgenza della nostra pratica ritroviamo il gusto<br />
di guardarci intorno. Scopriamo luoghi che altrimenti<br />
non avremmo l’obbligo di visitare, come gli affascinanti<br />
chiostri dell’Università Statale di Milano o la nuova e<br />
funzionale Mediateca di via Moscova 28. Qui possiamo<br />
approfittare anche di un accesso a internet gratuito insieme<br />
a un’altra cinquantina di persone <strong>con</strong>nesse, tutte<br />
silenziosamente sedute a semicerchio sotto l’alta cupola<br />
della sala principale. È un piacere navigare <strong>con</strong> la tranquillità<br />
d’animo che dà la presenza al primo piano di un<br />
elegantissimo wc d’alto design.<br />
Insomma meglio prenderla <strong>con</strong> filosofia. Tanto col passare<br />
degli anni la nostra capacità di <strong>con</strong>tenimento si ridurrà<br />
sempre più e, quando ci troveremo in coda in una<br />
delle sedi dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale<br />
a riscuotere il frutto delle nostre fatiche, sarà utile <strong>con</strong>oscere<br />
in anticipo l’esatta ubicazione di uno dei posti<br />
più ambiti in città. Volendo essere generosi potremmo<br />
anche indicarlo ad altri più sprovveduti di noi: in fondo<br />
a sinistra, prego!<br />
26 URBAN URBAN 27
AL DIAVOLO<br />
IL DIAVOLO!<br />
Se scacciare il <strong>diavolo</strong> è un’arte, per imparare a destreggiarsi fra<br />
acquasanta, preghiere e crocifissi e diventare esorcista c’è un corso<br />
ad hoc all’Ateneo Pontificio di Roma<br />
testo: Andrea Baffigo / illustrazioni: Squaz<br />
28 URBAN<br />
Che emani un forte odore di zolfo, abbia corna e coda<br />
aguzza o agiti una forca infuocata, poco importa. Il <strong>diavolo</strong><br />
per il Vaticano esiste, va ri<strong>con</strong>osciuto e combattuto.<br />
Per questo tra i molti primati di Roma vi è anche quello<br />
di essere l’unica città al mondo in cui vengono formati<br />
esorcisti doc. E il quartier generale dove si perfezionano<br />
gli strumenti per neutralizzare le forze del maligno<br />
si trova naturalmente poco distante dal Cupolone. È<br />
infatti solo tra i banchi dell’Ateneo Pontificio Regina<br />
Apostolorum di Roma che si possono apprendere i primi<br />
rudimenti della difficile missione dell’esorcista, seguendo<br />
il corso “Esorcismo e preghiera di liberazione”, che<br />
ha <strong>con</strong>cluso da poco la sua se<strong>con</strong>da edizione: cinque<br />
mesi di lezioni e seminari riservati ai sacerdoti e agli<br />
studenti di teologia che si preparano al sacerdozio. Ma<br />
aperto anche ai laici, in aumento rispetto ai primi iscritti,<br />
che presentino domande ben motivate e documentate:<br />
tra questi medici, psichiatri, anche avvocati e operatori<br />
di comunità interessati a ri<strong>con</strong>oscere il demonio in tutte<br />
le sue molteplici forme. Una serie di lezioni uniche nel<br />
loro genere, frequentate da 140 “studenti” provenienti<br />
dal tutto il mondo: Africa, Messico, Brasile, Stati Uniti,<br />
Germania, Slovacchia e ovviamente tanti italiani, <strong>con</strong>
un’età media intorno ai 30-35 anni. Tutti autorizzati dal<br />
rispettivo vescovo, l’unico a poter <strong>con</strong>sentire la caccia al<br />
<strong>diavolo</strong>, anche prima che spuntino le corna.<br />
Le nuove generazioni di esorcisti, che hanno potuto seguire<br />
le lezioni anche in video <strong>con</strong>ferenza da varie città<br />
italiane (Bologna, Milano, Perugia e Caserta), hanno affrontato<br />
vari aspetti legati ai fenomeni preternaturali: da<br />
quelli antropologici a quelli psicologici, da quelli storici,<br />
a quelli teologici e liturgici.<br />
L’allievo modello alla fine dovrebbe saper ri<strong>con</strong>oscere<br />
i casi critici ai primi campanelli d’allarme. Per fortuna,<br />
solo un episodio su dieci di presunta presenza del demonio<br />
si rivela veramente possessione, gli altri sono da<br />
ri<strong>con</strong>durre a patologie, ed è per questo che molti esorcisti<br />
si avvalgono della collaborazione di psicologi.<br />
Anche quando si scartano le cause mediche, le difficoltà<br />
non sono finite. Non sempre la presenza del maligno<br />
si manifesta <strong>con</strong> i classici fenomeni da cui la cinemato-<br />
30 URBAN<br />
grafia di genere ha attinto a piene mani. Probabilmente<br />
anche un esorcista alle prime armi riesce a identificare<br />
i casi di comprensione di lingue ignote, di anomale capacità<br />
di rilevare oggetti occulti o remoti o di una forte<br />
avversione al sacro. Ma l’esorcista esperto, spiegano i<br />
docenti, deve saper ri<strong>con</strong>oscere anche gli inganni a cui<br />
il <strong>diavolo</strong> ricorre. Può succedere che le manifestazioni<br />
cessino anche per lungo tempo, oppure che i demoni<br />
fingano la liberazione o <strong>con</strong>vincano il posseduto che si<br />
tratti di una malattia mentale. Ma non bisogna lasciarsi<br />
ingannare.<br />
Stando alle dichiarazioni di Padre François Dermine,<br />
esorcista e docente al corso, “Esorcismo e preghiera di<br />
liberazione” è stato un successo. “Se fosse stato fatto<br />
dieci anni fa”, afferma, “nessuno ci avrebbe preso sul<br />
serio, saremmo stati derisi e trattati <strong>con</strong> ironia. Adesso<br />
invece le domande per parteciparvi cres<strong>con</strong>o di anno in<br />
anno”. Meglio ricordarlo, però: la pratica dell’esorcista<br />
è piuttosto impegnativa, dà grosse preoccupazioni e<br />
non accetta formule part-time. Da quando il vescovo<br />
lo ha incaricato di tale ruolo, Padre Dermine è infatti<br />
letteralmente perseguitato dalle richieste di intervento,<br />
non avendo quasi più tempo per lo studio e per le sue<br />
lezioni di Teologia Morale presso l’Università Teologica<br />
dell’Emilia Romagna. Alla domanda quanti esorcismi<br />
pratica in un anno, la risposta è s<strong>con</strong>volgente: “Almeno<br />
due o tre al giorno”. Ma, rac<strong>con</strong>ta il padre domenicano,<br />
aldilà dell’imprescindibile percorso spirituale, materialmente<br />
l’esorcismo non costituisce niente di fantascientifico:<br />
ci si mette a pregare, ricorrendo a volte all’acqua<br />
santa o all’incenso benedetto, che si disperde meglio<br />
nell’aria e raggiunge gli angoli più difficili.<br />
Per il prossimo corso, che avrà inizio solo nell’ottobre<br />
2007, le richieste sono in aumento. Già si parla però<br />
anche di altri progetti, come alcuni mini corsi di due<br />
settimane.<br />
Le forze maligne sono avvisate. Anche perché in genere<br />
non ci sono ripetenti... e non si fanno prigionieri!
Graffiate, scolorite, strappate.<br />
Per resuscitare, le pellicole<br />
d’annata mal<strong>con</strong>ce devono passare<br />
da Bologna<br />
testo: Cinzia Negherbon / foto: Gianni Troilo<br />
MOVIE HOSPITAL<br />
Cosa spinge una persona “normale” a starsene otto<br />
ore al giorno in uno stanzino buio, <strong>con</strong> gli occhi puntati<br />
su una pellicola, intenta a riparare anche il minimo<br />
graffietto di un singolo fotogramma, in mezzo a nitrati<br />
infiammabili, acetati e poliestere, tra moviole, giuntatrici,<br />
sviluppatrici, piccoli attrezzi di precisione e acidi<br />
etichettati <strong>con</strong>, onnipresente, il simbolo “pericolo di<br />
morte”? L’ansia di recuperare e salvare dall’usura del<br />
tempo quanto poteva perdersi in maniera inesorabile,<br />
probabilmente. Ma non si può trascurare nemmeno<br />
l’imperdibile opportunità di stabilire un rapporto fisico<br />
<strong>con</strong> il film, un mezzo che sempre più viene percepito<br />
come immateriale, ma che almeno agli esordi, al tempo<br />
dei fratelli Lumière, aveva una fortissima componente<br />
sperimentale e pratica. Nella sede della Cineteca di<br />
Bologna c’è proprio uno di quei luoghi dove il film per<br />
essere salvato viene riportato al suo essere materia.<br />
Dalle opere dei fratelli Lumiére ai muti di Chaplin e<br />
Buster Keaton, dai capolavori di Kubrick per arrivare<br />
fino alle ultime fatiche di Robert Altman. Il laboratorio<br />
“L’immagine Ritrovata – Film Restoration&Conservation”<br />
all’interno della Cineteca è un’irriducibile presidio dell’immaginario<br />
collettivo, dove la battaglia <strong>con</strong>tro il decadimento<br />
è quotidiana e silenziosa, e l’obiettivo di un<br />
32 URBAN URBAN 33
AVANTI COSÌ PER CIRCA 62.400 FOTOGRAMMI, DA SONDARE UNO PER UNO ARMATI DI LENTE TELESCOPICA<br />
rigoroso restauro filologico non viene mai meno.<br />
Tutto si fonda sulla ricostruzione filologica dei singoli<br />
film. Così per ogni lungo e cortometraggio da restaurare<br />
vengono recuperati i migliori elementi esistenti al mondo,<br />
in un viavai di rulli di pellicola da 300 o 600 metri<br />
trasportati senza troppi scrupoli da un aereo all’altro,<br />
mentre qualcuno in un archivio buio incrocia le dita perché<br />
arrivino illesi. Poi, un lavoro comparativo stabilisce<br />
quali materiali si avvicinino maggiormente alla versione<br />
originale, tenendo <strong>con</strong>to delle documentazioni lasciate<br />
dal regista – sempre che ci siano – e solo allora si passa<br />
alla fase tecnica <strong>con</strong> riparazioni, giunte, viraggi e imbibizioni.<br />
Quanto ai risultati, a comprovarli può bastare<br />
un’occhiata alla lunga lista di archivi cinematografici che<br />
il laboratorio vanta fra i propri clienti: oltre alla stessa<br />
Cineteca di Bologna, la Friedrich-Wilhelm-Murnau-<br />
Stiftung, la Cinémathèque Française e l’Association<br />
Chaplin, che gli ha affidato il restauro dell’opera completa<br />
del regista, di cui ogni anno viene proiettato un lungometraggio<br />
al Festival del Cinema Ritrovato. Prestigiosi<br />
i restauri legati al cinema muto, film che hanno fatto la<br />
storia come Rapsodia satanica di Nino Oxilia <strong>con</strong> una<br />
partitura d’accompagnamento scritta da Mascagni o Prix<br />
de Beauté di Augusto Genina <strong>con</strong> la splendida Louise<br />
Brooks. Poi le pellicole degli anni Sessanta in triacetato<br />
(detto safety film perché non si incendia come il<br />
nitrato) <strong>con</strong> esempi come Dolci inganni di Lattuada, o il<br />
recupero di preziosi tesori della cinematografia italiana<br />
rimasti invisibili per decenni come Banditi a Orgosolo<br />
di Vittorio De Seta o di cinematografie lontane come<br />
Mirt Sost Shi Amit (titolo inglese Harvest: 3000 years)<br />
girato in Etiopia nel 1976 dall’allora studente della Ucla<br />
Haile Gerima, il cui restauro è stato fortemente voluto da<br />
Martin Scorsese.<br />
Intanto nel laboratorio, sorvegliata dallo sguardo vigile<br />
del giovane direttore, l’anonima mano avvolta dal guanto<br />
bianco stringe il bisturi e interviene sul fotogramma.<br />
La pellicola da salvare è una copia nitrato originale del<br />
1915 del film Maciste; la sequenza dell’eroe che piega<br />
le sbarre di ferro di una prigione è purtroppo interrotta<br />
da un lungo strappo che attraversa tre fotogrammi, e<br />
l’esperta dovrà cercare di ricomporre i pezzi. Giochi di<br />
precisione chirurgica per piazzare un cerotto di scotch<br />
trasparente senza produrre bolle o la minima increspatura,<br />
mentre <strong>con</strong> la colla (a base di nitrato, fatta “in casa”<br />
<strong>con</strong> scarti e altre sostanze chimiche nelle due ricette<br />
estiva o invernale) si riparano le giunte. Avanti così per<br />
circa 62.400 fotogrammi, cioè 65 minuti di film, da sondare<br />
uno per uno armati di lente telescopica, al fine di<br />
pulire il film e renderlo resistente alle lavorazioni <strong>con</strong> le<br />
macchine, come la modernissima lavatrice a ultrasuoni<br />
per il lavaggio totale della pellicola, la stampatrice e la<br />
sviluppatrice.<br />
Tra una riparazione e l’altra si chiacchiera di “ritrovamenti”.<br />
Quello di un collezionista, per esempio, noto nell’ambiente<br />
per aver comprato a scatola chiusa uno stock<br />
di film che stava nella cantina di un cinema a Mestre, da<br />
cui sono saltati fuori film “dal vero” e travelogue, documentari<br />
di viaggio che rac<strong>con</strong>tavano di luoghi esotici a<br />
chi non poteva andarci. Materiale che fa venire l’acquolina<br />
in bocca a cinetecari e restauratori, sempre pronti a<br />
fiondarsi sul capolavoro perduto scandagliando i bauli<br />
della nonna e i vecchi oratori di periferia, e covando la<br />
segreta speranza di “ritrovare” un film inciampando per<br />
caso in una delle 18mila pellicole in 35 mm e 16 mm<br />
accatastate sui lunghi scaffali dell’archivio. I non addetti<br />
ai lavori invece, che non hanno agile accesso a tale<br />
patrimonio, dovranno ac<strong>con</strong>tentarsi e approfittare della<br />
biblioteca della Cineteca, che raccoglie circa 8mila film<br />
vhs e dvd; oppure appassionarsi alle rassegne di cinema<br />
muto italiano in programmazione nelle sale del Lumière<br />
(una collezione di circa 400 titoli) <strong>con</strong> accompagnamento<br />
musicale dal vivo, o a quelle di cinegiornali e<br />
documentari italiani dai primi del Novecento a oggi, o la<br />
collezione di cinema sovietico dagli anni Venti alle opere<br />
del disgelo. E chi più ne ha più ne metta.<br />
URBAN 35
È una Debora senza acca, e sono particolari decisivi.<br />
Spesso in carriera, sia a teatro che in tv, ha interpretato<br />
la bruttina senza speranza, dai primi ris<strong>con</strong>tri televisivi<br />
col Duo di Picche fino alla Patti di Camera Café.<br />
Tanto che sorge un dubbio: non è che in tv, se non sei<br />
bellissima, per farti notare ti tocca essere bruttissima?<br />
Vedendo Debora Villa da Pioltello (Milano) finalmente<br />
libera da questi schemi a Glob, su RaiTre, le chiediamo<br />
se una donna possa “arrivare” senza puntare sul fisico.<br />
E un po’ di altre cose.<br />
La macchina di Camera Café si è fermata, almeno<br />
per un po’. Eri stanca?<br />
Stanca ma felice, e felice ma… stanca. Una pausa ci sta<br />
bene, dopo tre anni intensi, tutti i giorni. Una produzione<br />
di questo tipo impone di vivere assieme come in<br />
una famiglia. E in una famiglia ogni tanto si sclera, anche<br />
se alla fine ci si vuol bene. Però ora possiamo tutti<br />
respirare e fare qualcos’altro.<br />
Eri stanca del tuo personaggio?<br />
Le voglio molto bene perché è una parte di me, però è<br />
vero che in certi momenti l’ho odiata.<br />
Perché per strada tutti ti gridano “Patti” ?<br />
Non è una cosa facile da gestire, perché se un giorno<br />
non ti riesce di essere simpatica e disponibile, e non<br />
hai voglia di essere Patti perché hai problemi a essere<br />
Debora, immediatamente diventi “Quella stronza che<br />
chissà chi si crede di essere”. Non pensano che sei un<br />
essere umano dietro l’i<strong>con</strong>a buffa.<br />
Situazioni tipiche?<br />
Quello che ti rincorre per strada e ti dice: “Salutami<br />
Paolo!” e io “Sì, va bene”. Forse pensa che abiti sopra<br />
Paolo Kessisoglu e gli dica: “Sai, c’è un tizio visto per<br />
strada che ti saluta”. Oppure quello che viene lì, tocca,<br />
spintona. Una volta stavo uscendo, mi ero messa elegante<br />
e carina, truccata e pettinata e mi sentivo donna<br />
in fiore, e uno mi grida dalla macchina: “Uè, ma di persona<br />
sei proprio uguale, eh?”.<br />
Visto come Patti sia abbrutita dal trucco, non un<br />
grande complimento…<br />
Infatti, sta di fatto che mi sono depressa e sono tornata<br />
a casa… Poi c’è quello che ti ferma al bar e dice<br />
“Senti, ti faccio una battuta che puoi usare per il tuo<br />
spettacolo” e ti rac<strong>con</strong>ta la barzelletta che non ti faceva<br />
ridere neanche alle medie… Mi viene in mente una<br />
cosa successa a Massimo Boldi: un papà, per far ridere<br />
il suo bambino, gli ha tirato un pugno in faccia, poi si è<br />
girato verso il bambino e gli ha detto: “Guarda, adesso<br />
dirà ‘Bestia, che male!’”.<br />
È il prezzo della fama, di<strong>con</strong>o.<br />
Sì, ma la gente dovrebbe ridimensionare il ruolo di chi<br />
sta in tv. Anche i tuoi colleghi. Un giorno un tipo ha<br />
scritto che i comici di Glob dovrebbero andare in cella<br />
<strong>con</strong> Saddam. Ma cos’è, una critica? Questo è fascismo,<br />
è fare un pastrocchio di tutto. Che senso ha scrivere<br />
che dei tizi che fanno un programma comico una volta<br />
alla settimana e a mezzanotte sono sullo stesso piano<br />
di un dittatore? C’è gente che metterebbe al muro<br />
chiunque non gli garba. Mi turba il fatto che il direttore<br />
del giornale abbia approvato il pezzo, magari dicendo<br />
“Mi piaci perché sei cattivo, sei acido”. Invece di dirgli<br />
“Anche se quelli ti stanno antipatici e ti sembrano<br />
scarsi, questo non ha senso”. Sai, lui scrive questo,<br />
poi un ministro sbraita <strong>con</strong>tro negri e musulmani, e la<br />
gente dice “Oh, finalmente uno senza peli sulla lingua”.<br />
Invece è violenza linguistica, e precede di poco quella<br />
vera.<br />
Parliamo un po’ anche delle soddisfazioni.<br />
Be’, ne ho avute parecchie. Pensa che a Pioltello mi<br />
hanno fatto cittadina benemerita. Il che la dice lunga<br />
su Pioltello, ah ah! Però ora sta migliorando, hanno<br />
fatto una piscina, c’è un cinema. Ma per anni non c’è<br />
mai stato niente. Ci mandavano i mafiosi al <strong>con</strong>fino per<br />
punirli, non so se mi spiego.<br />
Adesso dove abiti?<br />
A Gorgonzola <strong>con</strong> mio marito, che lavora a Segrate.<br />
Sei una bandiera per l’hinterland.<br />
In quei posti, o ti droghi, o ti lasci morire di noia, oppure<br />
reagisci. Io fin da piccola organizzavo le scenette<br />
nel cortile di mia nonna. È così che ho iniziato: non ho<br />
realmente studiato teatro, anche perché costava troppo,<br />
però ho sempre costeggiato questo mestiere: ho<br />
fatto l’animatrice, le feste di compleanno, un corso per<br />
educatore di strada…<br />
Sarebbe?<br />
Uno che va a prendere i ragazzi in strada e li invita a<br />
non drogarsi e non lasciarsi morire di noia.<br />
Chi ti faceva ridere?<br />
Mi piacevano da matti Boldi e Teocoli quando su<br />
Antenna 3, la tv di Busto Arsizio, facevano i loro sketch.<br />
Era la nostra versione di Saturday Night Live, un evento<br />
<strong>con</strong> un pubblico vero, <strong>con</strong> la gente che faceva a botte<br />
per essere dentro.<br />
DEBORACONTROPATTI<br />
Debora Villa, in arte Patti, la<br />
“bruttina stagionata” di Camera<br />
Café, ha qualche ragione per<br />
nutrire un sano odio-amore verso<br />
il personaggio che le ha portato<br />
fortuna<br />
testo: Paolo Madeddu / foto: Alberto Bernas<strong>con</strong>i<br />
Il primo provino?<br />
Per Paolo Rossi. Non sapevo cosa portare, e in un giorno<br />
ho scritto un monologo <strong>con</strong> l’elenco dei miei difetti<br />
fisici, e lui ha riso. Me lo ricorderò per sempre, quando<br />
ho finito ero a un metro da terra.<br />
Ascolta, ma non è un cliché quello di giocare sul fisico?<br />
Specie per la comicità femminile?<br />
Sì, ma ha un senso. Siamo nella società dell’immagine, e<br />
ogni bambina sogna di diventare velina. Nella misura in<br />
cui una donna ha persino il sogno pre<strong>con</strong>fezionato, bisogna<br />
destrutturarlo. Sei una donna e tutti si aspettano<br />
che tu sia bella, porca e disponibile, e a 12 anni ti rifaccia<br />
le tette. E io vado a colpire lì. Cioè, non sono bella,<br />
non me ne frega niente e te ne canto anche quattro!<br />
È per questo che la comicità femminile gioca così<br />
tanto sull’antitesi bellezza-bruttezza?<br />
Per decenni lo ha fatto anche quella maschile, eh…<br />
Pensa come erano brutti, quasi deformi i comici maschi<br />
di tanti anni fa. Ma ci sono anche la Cortellesi e la<br />
Massironi che sono belle ragazze. Poi se vuoi è anche<br />
una cosa personale, di me e altre che non essendo<br />
strafighe, ne abbiamo sofferto e abbiamo imparato a<br />
combatterla. Io poi avevo una madre bellissima e questa<br />
cosa di dover essere bella ti rimane un po’ dentro. Però<br />
<strong>con</strong> ironia e autoironia superi tutto: non devi prenderti<br />
sul serio neanche nella tua frustrazione. Forse mi sfotto<br />
per defrustrarmi… Comunque <strong>con</strong> gli uomini ho sempre<br />
avuto successo. Vado da un uomo e gli dico “Ehi, lo sai<br />
che mi piaci?”. L’ultimo me lo sono sposato.<br />
Non hai sposato un collega.<br />
Guarda, i comici non sono facili da sopportare. Specie<br />
gli uomini. Fanno sempre battute, specie quando si<br />
in<strong>con</strong>trano: “Io sono più spassoso di te!”. Cercano di superarsi<br />
l’un l’altro come tra galletti nel pollaio.<br />
Forse perché nella comicità c’è una certa aggressività.<br />
Certo. La prima aggressione la fai a te stesso, ti misuri<br />
<strong>con</strong> l’autoironia. Ma tra comici si tende a strafare, ci si<br />
mette a fare gli spiritosoni anche in modo esagerato,<br />
senza motivo. Non è che quando due chirurghi si in<strong>con</strong>trano,<br />
uno dei due comincia a tagliare l’altro.<br />
Della comicità italiana ora come ora, cosa pensi?<br />
Così così. Va forte il cabaret televisivo, ma è un discorso<br />
a parte. Comicità in tv, per esempio nelle sit-com, non<br />
ce n’è molta. In Italia si fa fatica a proporla. Quella americana<br />
è inarrivabile.<br />
Strano, la vediamo da anni, com’è che non riusciamo<br />
a imitarla?<br />
Prova a fare in Italia cose tipo Scrubs o Friends, non si<br />
riesce. Noi abbiamo altre caratteristiche, a partire dal<br />
senso della battuta.<br />
Camera Café ha funzionato perché non ci sono battute?<br />
Esatto, a essere divertenti sono le situazioni. Qualche<br />
battuta c’è, ma solo se rispecchia ciò che il personaggio<br />
avrebbe detto in ufficio. Noi in generale siamo portati<br />
per la sceneggiatura forte, che rispecchi la vita quotidiana.<br />
Come nel cinema di Totò e De Sica, che facevano<br />
commedie straordinarie e amare. È quello a cui dovremmo<br />
mirare, ma da tempo non si fa più, forse dai film di<br />
Troisi. Aspetta, stavo dimenticando Verdone… Benigni<br />
no, di commedie non ne fa più, l’ultima è stata Johnny<br />
Stecchino, mi pare.<br />
Un altro filone d’oro della comicità italiana sono le<br />
imitazioni. Tu hai fatto quella di Patti Pravo.<br />
Per ora ho fatto solo quella perché non mi sono mai<br />
<strong>con</strong>siderata un’imitatrice. Forse è stato per fare un’altra<br />
Patti… Ma di imitazioni ce ne sono troppe, e a me viene<br />
da fare tutt’altro. Non per presunzione, giusto per dare<br />
al pubblico qualcos’altro.<br />
A Glob non hai fatto una macchietta, hai fatto te<br />
stessa.<br />
Sì, la tipa sopra le righe… È quello che sono: una che si<br />
agita un po’ più della media.<br />
È vero che è così difficile lavorare in Rai? Tu hai dovuto<br />
<strong>con</strong>cederti a qualche onorevole?<br />
Non la do a nessuno – ma nessuno me l’ha mai chiesta,<br />
ah ah! A parte questo, trovo che questa idea sia stata<br />
portata all’eccesso. Una volta un aspirante attore mi<br />
ha ringhiato: “Certo, certo, siete tutti raccomandati”.<br />
Pronto? Dici a me? Che vengo da Pioltello e ho mangiato<br />
pane e cipolla fino a ieri? Ma il dramma è che la sua<br />
indignazione si basava sul fatto che “lui” avrebbe voluto<br />
essere raccomandato, e non ci riusciva.<br />
36 URBAN URBAN 37
mini abito bordeaux Guru / giacca zippata European Culture / stivali alti D&G<br />
POPOPOPONIGHT<br />
ALÉ<br />
foto: Malena Mazza / styling: foto: Sergio Brett Colantuoni Monaghan<br />
ass. stylist: styling: Luisa Emily Girola Lee@Bruna Caldi Milano<br />
ass. make stylist: up: Francesco Federica Migliazza Tesenti@Freelancer e Vanessa Mazzon<br />
hair: Lorenzo Cherubini@Face make to up&hair: Face Dean .P<br />
modella: Martina Inna Mykhalevych@Beatrice Verdenelli@2morrowmodel Models<br />
URBAN 39
omber Lonsdale / tuta in cotone H&M / sneakers Y3<br />
gilet da uomo Seal Kay / collana Tarina Tarantino<br />
40 URBAN URBAN 41
collana Tarina Tarantino / orecchini Choi / mini abito in pelle Gas / bomber nero Wrangler canotta Gas<br />
42 URBAN URBAN 43
maglietta grigia in cotone Nike / shorts Replay / cintura nera in pelle <strong>con</strong> fibbia d’oro Just Cavalli<br />
44 URBAN
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8 –16 settembre<br />
AND Milano - corso Buenos Aires, 55<br />
20 – 26 settembre<br />
AND Padova - via VIII Febbraio, 9<br />
28 settembre – 4 ottobre<br />
AND Treviso - via Calmaggiore, 3<br />
6 – 11 ottobre<br />
AND Trieste - piazza Borsa, 8<br />
13 – 21 ottobre<br />
AND Bologna - via Indipendenza, 30/E<br />
27 ottobre<br />
Agenzia AND Palermo - largo Briuccia, 16
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URBAN 49
GUIDASETTEMBRE<br />
FILM 52<br />
LIBRI 54<br />
DIGITAL LIFE 55<br />
MUSICA 56<br />
LA STAR DEL MESE: The Jean-Michel Basquiat<br />
Show. Milano, Triennale, dal 20 settembre 2006<br />
al 21 gennaio 2007. Guarderemo gli 80 dipinti e i<br />
40 disegni, ci caleremo nella NY underground degli<br />
anni ’80 e non ci perderemo la proiezione di Downtown<br />
81, interpretato dall’artista stesso. Perché il<br />
mito di Basquiat è atterrato a Milano!<br />
BUONI E CATTIVI<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÉ<br />
Coraggio, <strong>con</strong>sideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN<br />
SANDRA FRANCHINO<br />
Piano Lesson (For Chiara), 1983<br />
ARTE 59 FOOD: Milano 62<br />
TEATRO 60<br />
Roma<br />
Torino<br />
64<br />
66<br />
NIGHTLIFE 61 Veneto<br />
Bologna<br />
67<br />
68<br />
Napoli 69<br />
SULLA FRONTIERA<br />
TORINO | Malafestival – Ars in<br />
mala causa<br />
Il teatro che torna alle sue origini<br />
sociali, tra devianza e normalità,<br />
tra legalità e illegalità, che<br />
avvicina la gente <strong>con</strong> forme di<br />
recitazione estreme, ma per<br />
questo suggestive e che colpis<strong>con</strong>o<br />
nel profondo. Succede alla<br />
quinta edizione di Ars in mala<br />
causa, festival internazionale<br />
di arti performative che tra i<br />
suoi fiori all’occhiello vanta la<br />
Candoco Dance Company, prima<br />
compagnia di danza e teatro<br />
che affianca agli altri ballerini<br />
disabili, e Marcel.lí Antúnez Roca,<br />
fondatore della Fura dels Baus<br />
che presenta in anteprima il<br />
suo esplosivo work in progress<br />
Membrana.<br />
Dal 24 settembre all’8 ottobre<br />
Info: www.opusrt.it<br />
ZIDANE? OGGETTO D'ARTE<br />
Re Zizou ancora sotto i riflettori: in anteprima nazionale, il 28 settembre la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo<br />
proietta al Teatro Carignano di Torino il film A 21st Century Portrait di Douglas Gordon e Philippe Parreno dedicato<br />
al calciatore francese, che è stato ripreso in <strong>con</strong>temporanea da 17 telecamere durante una partita tra Real<br />
Madrid e Villareal. Sperando che anche il successo cinematografico non gli dia alla testa! www.fondsrr.org<br />
roma | Enzimi<br />
Dal 19 al 24 settembre torna Enzimi<br />
e stavolta scuote gli spazi di San<br />
Lorenzo. Tra performance, video,<br />
musica e installazioni, gli appuntamenti<br />
più attesi sono <strong>con</strong> il festival<br />
Onedotzero, che sbarca direttamente<br />
da Londra, <strong>con</strong> la mostra Another<br />
Thing a cura di Studio 14, <strong>con</strong> il live<br />
di Dimlite e il dj set di ZerodB, a<br />
suon di hard jazz, electro, bossa e<br />
house, al Circolo degli Artisti.<br />
www.enzimi.com<br />
MILANO | Milano Film Festival<br />
Duemila film da 90 paesi, più che<br />
un festival un luogo di in<strong>con</strong>tro e<br />
scambio, indipendente dalle mode<br />
e dalle logiche commerciali, ma<br />
dipendente da talento e creatività<br />
dei singoli registi. Dove? Al Piccolo<br />
Teatro di via Rovello, dal 15 al 24<br />
settembre, festeggiando l’undicesima<br />
edizione, <strong>con</strong> tanto di Borsa<br />
Democratica del Cinema e Salon<br />
des Refusés per gli esclusi.<br />
www.milanofilmfestival.it<br />
FIRENZE | Nokia Trends<br />
Dopo aver toccato gran parte delle<br />
capitali europee Nokia Trends,<br />
festival di musica, mobilità e arti<br />
multimediali, fa tappa a Firenze<br />
per la prima edizione italiana.<br />
Il 15 settembre la stazione<br />
Leopolda si trasforma nel paradiso<br />
dell’elettronica musicale e non.<br />
E i maniaci del ritmo balleranno<br />
col tango dei Gotan Project e <strong>con</strong><br />
l’electro di Tiga e Timo Maas.<br />
www.nokiatrends.com<br />
URBAN 51<br />
Candoco Dance Company
DVD<br />
500! (Cecchi Gori) è un<br />
piccolo film uscito in poche<br />
sale nel 2002, realizzato <strong>con</strong><br />
due lire messe insieme tra<br />
gli amici e le famiglie degli<br />
autori Robbiano, Vignolo e<br />
Zingirian, che si sono dati<br />
la staffetta a dirigerne i tre<br />
atti. Interpretata dal gotha<br />
dei comici nostrani (soprattutto<br />
genovesi), la storia è<br />
delirante nel senso migliore<br />
della parola: i capi religiosi<br />
di tutto il mondo stanno per<br />
in<strong>con</strong>trarsi alla Spezia, ignari<br />
che il Reverendo Jones abbia<br />
ingaggiato il killer Omega<br />
per farli fuori. Ma Omega è<br />
un professionista annoiato<br />
che ama crearsi degli ostacoli:<br />
così rivela a un mite giovanotto<br />
il suo piano… Riuscirà<br />
il ragazzo a salvare il mondo<br />
correndo alla Spezia nella<br />
sua vecchia 500? È vero che<br />
presenta qualche lacuna narrativa<br />
(dovuta alla mancanza<br />
di fondi per girare materialmente<br />
un paio di scene), ma<br />
le risate grasse abbondano<br />
in questo film che, a dispetto<br />
del formato, potrebbe essere<br />
l’imperatore di youtube.com.<br />
Incoraggiante per chiunque<br />
voglia entrare nel cinema.<br />
IPSE DIXIT<br />
– “E ora posso rifarvi i denti!!”.<br />
Il Dr William Hurt, ricevendo<br />
la laurea ad honorem<br />
dalla Philadelphia University<br />
(Time, giugno 2006).<br />
– “Giornata dura in ufficio!”.<br />
Keira Knightley su come sia<br />
stato baciare Orlando Bloom<br />
e Johnny Depp, alla prima di<br />
Pirati dei Caraibi. La maledizione<br />
del forziere fantasma.<br />
– “Forse una saponetta, ma<br />
niente di più. Non sono uno<br />
di quei ‘urrà’ che giocano a<br />
rugby e che devono portarsi<br />
sempre un trofeo a casa”.<br />
Ken Loach risponde alla<br />
domanda “hai mai rubato<br />
qualcosa?” (Empire, luglio<br />
2006).<br />
52 URBAN<br />
Pirati dei Caraibi<br />
FILM<br />
DI SASHA CARNEVALI<br />
ESTATE IN BIANCO?<br />
ORA INIZIA IL BELLO<br />
Se avete patito l’arsura<br />
cinematografica della<br />
bella stagione, preparatevi<br />
all’indigestione<br />
Se Nick Hornby pensava di stupire il<br />
mondo creando un personaggio come<br />
Rob di Alta fedeltà, che ha una top five<br />
per ogni argomento, si sbagliava. E<br />
chi non le fa? I cinque risotti da isola<br />
deserta, i cinque attori inglesi tra i 30<br />
e i 40 anni… il divertimento poi sta<br />
tutto nel <strong>con</strong>frontare le proprie liste <strong>con</strong><br />
quelle degli amici. Per quanto riguarda<br />
i titoli da non perdere quest’autunno,<br />
ecco quella di <strong>Urban</strong>.<br />
La stagione inizia col botto (ritardato):<br />
Superman Returns e Pirati dei Caraibi.<br />
La maledizione del forziere fantasma<br />
sono usciti in America <strong>con</strong> i fuochi d’artificio<br />
del 4 di luglio, la data più remunerativa<br />
in termini di distribuzione. Da<br />
noi arrivano solo a settembre: forse un<br />
giorno anche l’Italia avrà una stagione<br />
cinematografica estiva.<br />
Superman, l’uomo di acciaio al panee-burro<br />
che affascina più che altro i<br />
bambini, si mette al passo <strong>con</strong> i colleghi<br />
più dark Hulk, X-Men, Spiderman e<br />
Batman che recentemente hanno beneficiato<br />
dell’occhio di grandi registi<br />
come Ang Lee, Bryan Singer, Sam Raimi<br />
e Christopher Nolan: recuperato proprio<br />
da Singer, sta volando alto, promosso a<br />
pieni voti e salutato unanimemente dalla<br />
critica anglosassone come il miglior<br />
film di intrattenimento popolare dai<br />
tempi del Signore degli anelli. Critica<br />
che però sperava in qualcosa di più<br />
dai Pirati: il primo film era perfetto anche<br />
perché nessuno si aspettava tante<br />
sorprese e divertimento da un film su<br />
dei bucanieri, per di più ispirato a una<br />
giostra made in Disney. Questo, il primo<br />
dei due sequel (ormai chi non lavora<br />
per trilogie è un tapino), sembrerebbe<br />
troppo lungo e troppo poco inventivo<br />
per tenere testa all’originale; ma come<br />
resistere al canto di una sirena come<br />
Johnny Depp e il suo immaginifico Jack<br />
Sparrow?<br />
Attendiamo leccandoci i baffi anche<br />
Super Nacho (perché poi tradurre un<br />
titolo semplice e più simpatico come<br />
Nacho Libre?), in cui Jack Black veste<br />
gli attillati panni di un frate-luchador:<br />
Jared Hess, autore del cult Napoleon<br />
Dynamite, fonde il suo umorismo surreale<br />
alla carica di Black e all’universo<br />
camp del wrestling messicano. Come<br />
di<strong>con</strong>o gli americani, it’s a win-win situation.<br />
Teniamo poi in serbo Miami Vice per<br />
una serata ottobrina ruvida e adrenalinica.<br />
Via i mocassini morbidi e i completi<br />
pastellati dei vecchi Tubbs e Crockett,<br />
dentro un Colin Farrell più sexy-tamarro<br />
che mai, un Jamie Foxx incazzato e<br />
l’occhio meraviglioso di Michael Mann:<br />
corre voce che in <strong>con</strong>fronto Collateral<br />
fosse un filmino da educande.<br />
Disperando di vederlo arrivare, abbiamo<br />
comprato il dvd americano, ma non<br />
perderemo l’occasione di assaporare<br />
Breakfast on Pluto anche sul grande<br />
schermo: storia di Patrick “Kitten”<br />
Braden, giovane gay che negli anni ’70<br />
si trasferisce da un villaggetto irlandese<br />
a Londra, “la città che tutto inghiotte”,<br />
mentre infuria il terrorismo repubblicano.<br />
Neil Jordan dirige, Cillian Murphy<br />
(protagonista anche dell’imperdibile,<br />
struggente Il vento che carezza l’erba,<br />
Palma d’Oro a Cannes e in sala a novembre)<br />
<strong>con</strong> il suo sweet transvestite si<br />
mangia a cucchiaiate ogni scena ed entra<br />
spedito al numero uno nella nostra<br />
personale top five. Degli attori inglesi<br />
tra i 30 e i 40. Che altro?<br />
Superman Returns Super Nacho<br />
TI ODIO,<br />
TI LASCIO, TI…<br />
Peyton Reed<br />
Il titolo è celebre ormai da<br />
un anno e mezzo, visto che è<br />
notoriamente questo il set che<br />
ha regalato a Jennifer Aniston<br />
la <strong>con</strong>solazione per essere<br />
stata mollata al palo da Brad<br />
Pitt. Ironico poi che questo<br />
film, che parla di una coppia<br />
che si separa, abbia suggellato<br />
la fine della famigerata<br />
carriera da scapolo d’oro di<br />
Vince Vaughn, oggi promesso<br />
sposo della Aniston. Non c’è<br />
molto da dire sulla trama:<br />
Brooke e Gary vivono nella<br />
casa che hanno comprato<br />
insieme, ma la relazione non<br />
funziona più per colpa di incomprensioni<br />
che sembrano<br />
direttamente estrapolate dal<br />
best seller di John Gray Gli uomini<br />
vengono Marte, le donne<br />
da Venere. Finché la casa non<br />
si vende, i due <strong>con</strong>vivono forzatamente<br />
facendosi ogni sorta<br />
di dispetto, pur sperando<br />
segretamente di recuperare<br />
l’amore perduto. Zuccheroso,<br />
poi realistico, poi comico, poi<br />
realistico, poi triste, il film è<br />
una commedia dolce-amara<br />
che funziona a compartimenti<br />
stagni: un’epilazione brasiliana<br />
usata come si farebbe<br />
in un Porky’s lega male <strong>con</strong><br />
le discussioni, che tutti sperimentiamo,<br />
sulle responsabilità<br />
reciproche nella vita di coppia.<br />
SLEVIN<br />
Paul McGuigan<br />
Appartenendo questo al<br />
genere di film in cui niente<br />
è poi quello che sembra,<br />
faremmo un danno se vi<br />
rac<strong>con</strong>tassimo anche solo un<br />
terzo della trama. Fidatevi<br />
dunque, e godetevi un buon<br />
venerdì sera al cinema: i<br />
nomi ci sono tutti (Bruce<br />
Willis, Josh Hartnett, Morgan<br />
Freeman, Stanley Tucci, Lucy<br />
Liu, Danny Aiello e non ultimo<br />
Sir Ben Kingsley – che<br />
notoriamente si irrigidisce<br />
se dimentichi il titolo); la<br />
sceneggiatura è tutta un ghirigoro<br />
(come le tappezzerie<br />
che decorano ogni ambiente:<br />
ooh, simbolico!!) ma si segue<br />
bene ed è avvincente; e tra<br />
le copiose battutine cool, ce<br />
ne sono un paio da manuale.<br />
Il tutto ricorda “vagamente”<br />
Tarantino e soprattutto il suo<br />
epigone povero, Guy Ritchie,<br />
di cui il regista McGuigan<br />
(Gangster N.1) evita comunque<br />
le autoindulgenze. Se<br />
proprio vi trascineranno a<br />
vederlo a dispetto del fatto<br />
che detestate i gialloni à la<br />
Soliti sospetti, troverete modo<br />
di divertirvi ri<strong>con</strong>oscendo<br />
il mobilio Ikea (“Hey, le sedie<br />
che ho in cucina! Il lampadario<br />
del salotto!”) che abbonda<br />
sui vari set. Forse hanno<br />
risparmiato sulle scenografie<br />
per pagarsi il cast stellare?<br />
FRIENDS<br />
WITH MONEY<br />
Nicole Holofcener<br />
Olivia (Jennifer Aniston),<br />
eterna single, fa la cameriera;<br />
Franny (Joan Cusack), madre<br />
di famiglia, è così ricca che<br />
non sa a chi regalare due<br />
milioni di dollari; la scrittrice<br />
Christine (Catherine Keener)<br />
e la designer Jane (Frances<br />
McDormand) sono più che benestanti,<br />
ancorché in una fase<br />
parecchio nervosa nei loro<br />
matrimoni. Le quattro donne<br />
sono amiche da tanti anni, ma<br />
la disparità e<strong>con</strong>omica comincia<br />
a far sentire il suo peso.<br />
Con una buona dose di paternalismo<br />
le tre ricche decidono<br />
di fare la carità a quella povera,<br />
ma che succede quando<br />
compatisci e invidi allo stesso<br />
tempo la tua migliore amica?<br />
Una commedia adulta, che<br />
<strong>con</strong>fronta in modo diretto<br />
questioni come dipendenza<br />
e libertà dal denaro, sesso<br />
& autostima dopo i 40 anni,<br />
amministrazione della propria<br />
vita quando si è entrati nello<br />
stadio in cui gli “obiettivi<br />
importanti” sono già stati<br />
raggiunti. La Holofcener, che<br />
già aveva diretto due buoni<br />
film sull’amicizia femminile<br />
(Parlando e sparlando, Lovely<br />
& Amazing), firma una sceneggiatura<br />
snella e intelligente<br />
e sceglie un cast dal talento<br />
quasi imbarazzante.<br />
LE COLLINE HANNO<br />
GLI OCCHI<br />
Alexandre Aja<br />
Non manca niente: la stazione<br />
di servizio in mezzo al nulla,<br />
l’omino laido che dà <strong>con</strong>sigli<br />
improbabili (“Non fate l’unica<br />
strada esistente, prendete<br />
la scorciatoia che passa tra<br />
le colline e che non sta sulla<br />
mappa, eh eh”), la famiglia di<br />
gonzi che prontamente li segue.<br />
I Carter, repubblicani dalla<br />
preghiera e dalla pistola facile,<br />
si ritrovano così bloccati<br />
in mezzo al deserto del New<br />
Mexico, facile preda di un clan<br />
di cannibali brutti, sporchi,<br />
cattivi e mutanti (ironia della<br />
sorte: sono deformati a causa<br />
degli esperimenti nucleari<br />
compiuti nella zona dal molto<br />
repubblicano governo americano<br />
durante la Guerra fredda).<br />
Il giovane regista francese<br />
Aja rifà uno dei gore più<br />
classici firmato da Wes Crafen<br />
nel 1977 e, <strong>con</strong> il beneplacito<br />
del vecchio Wes, alza il volume<br />
del sangue che scorre:<br />
se vi piace uscire dal cinema<br />
<strong>con</strong> un senso di nausea e vi<br />
scocciate quando la macchina<br />
da presa è troppo timida per<br />
spiare tutto, ma proprio tutto<br />
quello che succede, questo<br />
è l’horror di fine estate che<br />
fa per voi (cioè riservato agli<br />
adepti). A parte i banali colpi<br />
di tamburo, la colonna sonora<br />
è interessante.<br />
TUTTO E IL SUO CONTRARIO<br />
Banale, s<strong>con</strong>tato... ma<br />
se vi prende, vi prende!<br />
DOMINO<br />
Tony Scott<br />
Ricordate la scena all’inizio di<br />
Sogni d’oro di Nanni Moretti?<br />
Un critico da bar definiva l’ultimo<br />
film di Don Siegel “una<br />
vera schifezza, pieno di luoghi<br />
comuni”; subito dopo un altro<br />
lo dichiarava “una vera chicca,<br />
tutto giocato sui luoghi comuni”.<br />
È vero che le stesse cose<br />
si possono dire della stragrande<br />
maggioranza dei film, ma<br />
mai quanto di Domino. Tony<br />
Scott (Top Gun) è un regista<br />
di genere che non <strong>con</strong>osce<br />
l’understatement; che non<br />
fosse Bresson l’avevamo già<br />
capito, ma mai l’abbiamo visto<br />
imbarocchirsi come in questo<br />
caso: per rac<strong>con</strong>tare la storia<br />
romanzata di Domino Harvey<br />
(figlia dell’attore inglese<br />
Laurence), cacciatrice di taglie<br />
nella giungla losangelina e incastrata<br />
<strong>con</strong> i compagni nella<br />
classica rapina andata male,<br />
si lancia in quello che sembra<br />
un trailer di due ore, montato,<br />
fotografato, musicato come<br />
una parodia di un programma<br />
per teen della Mtv generation.<br />
Didascalico (letteralmente: ci<br />
sono le scritte che ripetono<br />
le battute degli attori, che<br />
altrimenti riecheggiano un<br />
paio di volte in toni metallici),<br />
pornografico (non in senso<br />
hard, ma per come vengono<br />
riprese in <strong>con</strong>tinuazione le<br />
tumide labbra del trio protagonista<br />
Mickey Rourke-Edgar<br />
Ramirez-Keira Knightley, che<br />
qui coglie l’occasione per mettere<br />
le tette al vento), farcito<br />
di cliché (l’immaginario sexycool<br />
del deserto e della città),<br />
omaggi (la pubblicità Levi’s<br />
della lavanderia, Point Break)<br />
e camei (Tom Waits, Jacqueline<br />
Bissett, Christopher Walken),<br />
Domino può essere vissuto<br />
come un film ridicolo e stancante,<br />
ma se ci si abbandona<br />
alla sua logica, o meglio estetica,<br />
diventa ragionevolmente<br />
godibile.<br />
PREMIÈRE<br />
Il cinema che verrà<br />
Non ruberesti una borsa!<br />
Non ruberesti un film! Ma la<br />
tentazione di vedertelo in<br />
mutande, <strong>con</strong> birra, frittatone<br />
di cipolla e rutto libero, senza<br />
dover uscire, cercare parcheggio,<br />
spendere lo stesso<br />
prezzo di un dvd in offerta<br />
per due biglietti (o se tieni<br />
famiglia, più di quanto costi<br />
una new release Disney)…<br />
beh, la tentazione è forte.<br />
Soprattutto da quando approntarsi<br />
un home theatre<br />
<strong>con</strong> tutti i crismi è diventato<br />
molto più abbordabile,<br />
senza <strong>con</strong>siderare che tra<br />
breve avremo accesso al Vod<br />
(Video On Demand), in alta<br />
definizione, e su schermi che<br />
copriranno un’intera parete<br />
del nostro salotto.<br />
Produttori, distributori ed<br />
esercenti lo sanno: andare al<br />
cinema non è più “il” modo<br />
di vedere un film; è “un”<br />
modo, il più scomodo, il più<br />
costoso, ma il più spettacolare.<br />
Così hanno stretto un<br />
patto e<strong>con</strong>omico per rammodernare<br />
le sale del futuro<br />
prossimo. Queste dovranno<br />
creare un’emozione speciale,<br />
non riproducibile tra le mura<br />
domestiche: proietteranno<br />
in digitale, spesso in stereo,<br />
cioè <strong>con</strong> due proiettori a<br />
destra e due a sinistra che<br />
incrociando le immagini<br />
creeranno un effetto 3-D. Gli<br />
schermi saranno avvolgenti<br />
e molto più ampi. Le poltrone<br />
reclinabili e climatizzate<br />
tremeranno per tuoni, esplosioni<br />
e terremoti. Nebbia,<br />
profumi, vento invaderanno<br />
l’ambiente.<br />
In breve, come ci ha detto<br />
a Cannes il produttore e<br />
socio di Spielberg Jeffrey<br />
Katzenberg, “saranno più<br />
belle più grandi, pronte a<br />
intensificare quell’esperienza<br />
di comunione, di <strong>con</strong>tagiosità<br />
della risata e della lacrima<br />
che si vive solo al cinema”.<br />
URBAN 53
SHORT<br />
Da Buenos Aires a<br />
Bombay via Parigi<br />
LEZIONE DI TANGO<br />
Elsa Osorio<br />
Guanda, Narratori<br />
della Fenice, 2006<br />
415 pp., 16 euro<br />
Tra presente e passato, tra<br />
Parigi e Buenos Aires, amori,<br />
passioni, tradimenti di una<br />
doppia saga familiare cucita<br />
dalle note del tango: la<br />
passionale storia di Hernan,<br />
bisnonno di Ana, e Asuncion,<br />
bisnonna di Louis, che si in<strong>con</strong>trano<br />
e si amano ai primi<br />
del Novecento, si specchia<br />
in quella dei pronipoti, che<br />
si <strong>con</strong>os<strong>con</strong>o in una milonga<br />
parigina e decidono di fare<br />
un film sulle loro famiglie,<br />
mentre sullo sfondo la storia<br />
dell’Argentina precipita verso<br />
i suoi momenti più bui. Un<br />
caleidoscopio di personaggi<br />
che richiederebbe però un<br />
bell’albero genealogico esplicativo<br />
in prima pagina.<br />
SORELLE<br />
Shobhaa Dé<br />
Tea Due, 2006<br />
283 pp., 8.50 euro<br />
Bombay, scena prima: si svolgono<br />
i funerali dei genitori di<br />
Mikka, ricchi proprietari delle<br />
Hiralal Industries. Mikka,<br />
bella, giovane, ribelle deve<br />
rientrare forzatamente dagli<br />
States lasciando università,<br />
fidanzato e stile di vita occidentale<br />
per essere messa a<br />
capo dell’impero di famiglia.<br />
Ma qui, “piccolo topolino in<br />
mezzo ad avvoltoi” affamati<br />
di soldi e potere, scopre che<br />
le industrie del padre sono<br />
in rovina, che ha una sorella<br />
(avuta illegittimamente dal<br />
padre) e che quest’ultima ha<br />
ereditato tutto, o quasi… Il<br />
problema è farla passare dalla<br />
propria parte. Best seller<br />
facile facile prima di riprendere,<br />
dopo l’estate, ritmi di<br />
lettura più impegnativi.<br />
54 URBAN<br />
LIBRI<br />
DI MARTA TOPIS<br />
NEWYORCHESE METROPOLITANO<br />
ALL'OMBRA DELLE TORRI<br />
Undici Settembre 2001:<br />
la fine di un mondo, l’inizio di<br />
una complicata storia d’amore<br />
GOOD LIFE<br />
Jay McInerney<br />
Bompiani, 2006<br />
427 pp., 18 euro<br />
“…Mercoledì delle Ceneri. I detriti – la<br />
carta e la polvere fuligginosa – erano saliti<br />
dalle avenue e si erano fermati in Duane<br />
Street. Barcollando su per West Broadway,<br />
coperto dalla testa ai piedi di cenere grigia,<br />
sembrava una statua per commemorare<br />
qualche antica vittoria o, più probabilmente,<br />
qualche nobile disfatta – forse un<br />
generale dell’esercito <strong>con</strong>federato. Per lei<br />
fu quella la se<strong>con</strong>da impressione. La prima,<br />
che l’uomo fosse in ritardo di almeno un<br />
giorno. Ieri mattina, e ancora nel pieno<br />
pomeriggio, in migliaia avevano compiuto<br />
lo stesso cammino su per West Broadway,<br />
fuggendo da quell’invadente pennacchio<br />
di fumo, coperti dalla stessa cenere grigia,<br />
arrancando come se dal cielo ceruleo<br />
piovesse carta su di loro – una versione<br />
da messa nera delle vecchie parate <strong>con</strong> i<br />
nastri delle telescriventi svolazzanti sulla<br />
bassa Broadway. Era come se quella figura<br />
solitaria stesse tornando per mostrare una<br />
replica della ritirata da una battaglia già<br />
famosa.<br />
Si fermò per appoggiarsi a una Mercedes<br />
coperta dalla stessa polvere, <strong>con</strong> una gialla<br />
maschera antigas che gli pendeva dal collo<br />
come un talismano, <strong>con</strong> le pieghe del viso<br />
messe in risalto da quella polvere grigia.<br />
Lei pensò che, nonostante il suo disordine,<br />
l’uomo avesse qualcosa di familiare, ma<br />
non avrebbe saputo dire perché.<br />
Si vedevano le sue ginocchia attraverso le<br />
gambe strappate di quello che fino a poco<br />
tempo prima era stato un paio di pantaloni<br />
da sera. L’elmetto protettivo sembrava fuori<br />
posto e infatti, quando lui chinò il capo,<br />
cadde sul marciapiede, scoprendo un groviglio<br />
di capelli scuri, striati da quell’onnipre-<br />
sente cenere così simile al talco.<br />
Corrine s’avvicinò lentamente, per paura di<br />
spaventarlo, essendo anche lei un po’ intimorita<br />
– strada e marciapiedi erano deserti<br />
come se loro fossero le ultime due persone<br />
sulla Terra.<br />
“Lei… sta bene?”<br />
Gli offrì una bottiglia di Evian, e stava quasi<br />
per rinunciare quando lo vide alzare una<br />
mano per prenderla. Le sue mani erano<br />
escoriate e sanguinanti, <strong>con</strong> ferite aperte<br />
e ancora umide sotto la sporcizia polverosa…”.<br />
“…È stato a… scavare? L’uomo si inumidì<br />
le labbra e guardò nella direzione da cui<br />
era venuto.<br />
“Dovevo in<strong>con</strong>trarmi <strong>con</strong> il mio amico<br />
Guillermo al Windows on the World”.<br />
Lei annuì per incoraggiarlo. “Ieri?”<br />
“È stato ieri?” Sembrava che stesse cercando<br />
<strong>con</strong> difficoltà le coordinate temporali.<br />
“Martedì”. Si rese <strong>con</strong>to di averlo de<strong>con</strong>centrato.<br />
Poteva essere quella la sua prima<br />
occasione di rac<strong>con</strong>tare la propria storia.<br />
Nelle ultime 24 ore avevano rac<strong>con</strong>tato<br />
tutti le loro storie – dando <strong>con</strong>to di dove si<br />
erano trovati e saggiando le reazioni altrui<br />
a ciò che essi riferivano. “L’undici”, disse lei.<br />
“La mattina dell’undici arrivai laggiù poco<br />
prima delle nove. Avrei dovuto vedermi <strong>con</strong><br />
Guillermo alle otto, ma gli avevo lasciato<br />
un messaggio per avvertirlo che non avrei<br />
fatto in tempo”.<br />
“È stato fortunato” disse lei…<br />
Due famiglie newyorchesi upper class,<br />
anzi due coppie <strong>con</strong> figli (la prima due<br />
gemelli <strong>con</strong>cepiti in vitro, la se<strong>con</strong>da<br />
un’adolescente viziata che si dà al sesso<br />
e alle droghe un po’ troppo presto), sullo<br />
sfondo di una città che dopo aver subito<br />
l’attacco terroristico alle due torri non è<br />
mai stata così fragile, ma vuole dimostrare<br />
“a quei bastardi” che non sono stati in<br />
grado di paralizzarli. E mentre su tutti<br />
aleggia lo spettro di quei corpi che cadono<br />
al suolo come frutti marci, Corrine, la<br />
madre dei gemelli, divenuta volontaria tra<br />
le macerie di Ground Zero, e Luke, il padre<br />
dell’adolescente, ex investment-manager<br />
oggi samurai senza padroni, scampato per<br />
miracolo al crollo, si in<strong>con</strong>trano e si innamorano,<br />
come non era mai capitato loro<br />
prima. Entrambi travolti da una passione<br />
violenta, e anche dai sensi di colpa, per i<br />
figli, certo, ma soprattutto perché il loro<br />
amore nasceva sulle ceneri di migliaia di<br />
corpi carbonizzati. Un romanzo, sentimenti<br />
ed emozioni, come solo chi le ha vissute in<br />
prima persona può rac<strong>con</strong>tare.<br />
UN SETTEMBRE DA LEONI<br />
Storia e curiosità<br />
del surf, più che uno<br />
sport un mito e una<br />
religione fatta di<br />
preghiere liquide<br />
ELOGIO DEL SURF<br />
Madeira Giacci<br />
Castelvecchi,<br />
Quadra, 2006<br />
220 pp., 20 euro<br />
Vorreste darvi ancora alla<br />
tintarella e invece gli unici<br />
raggi che avete a disposizio-<br />
ne sono quelli dello schermo<br />
del vostro pc; stareste ancora<br />
in giro beatamente a piedi<br />
nudi e invece la dura legge<br />
della città impone scarpa<br />
chiusa e stringata… Una lacrima<br />
vi scende sul viso pensando<br />
all’estate che sta finendo,<br />
e allora per farvi cavalcare<br />
l’onda dei ricordi vacanzieri<br />
ecco che vi segnaliamo questo<br />
colorato libercolo, scritto<br />
a metà strada tra il saggio<br />
enciclopedico e la rivista di<br />
tendenza. È un libro dedicato<br />
al surf, sport tanto mitizzato<br />
quanto s<strong>con</strong>osciuto, che ci<br />
regala Madeira Giacci, pulzella<br />
napoletana surf-addicted,<br />
raccogliendo ordinatamente<br />
tutto quello che non avevate<br />
mai saputo sulla tavola che<br />
balla sull’acqua, e non avete<br />
mai osato chiedere.<br />
Tutto aveva inizio, nella notte<br />
dei tempi, <strong>con</strong> la scelta<br />
dell’albero giusto che veniva<br />
benedetto da un sacerdote.<br />
Poi però alle Hawaii, terra natale<br />
del surf, è giunto l’uomo<br />
bianco e, anno dopo anno, il<br />
surf si è trasformato in una<br />
sottocultura, diventata, ai<br />
giorni nostri, moda e stucchevole<br />
tendenza. Invece il surf<br />
è una religione, un culto a cui<br />
si rivolgono preghiere liquide,<br />
e quella dei surfisti è una<br />
comunità speciale, una setta<br />
(Un mercoledì da leoni docet):<br />
Madeira vi accompagna a <strong>con</strong>oscerla,<br />
pagina dopo pagina,<br />
capitolo dopo capitolo, senza<br />
emozioni eccessive, senza<br />
pathos, ma <strong>con</strong> <strong>con</strong>vinzione e<br />
una nutrita lista di dati storici<br />
e informazioni assolutamente<br />
curiose tutte da scoprire.<br />
immagine tratta dalla copertina di: Jay Mclnerney, Good Life, Bompiani, 2006
DI SANDRO BRESCIA<br />
L'ULTIMA BATTAGLIA?<br />
LIBERTÀ PER I VIDEOGAME<br />
La censura è sempre in<br />
agguato. Riuscirà a fermare<br />
anche Bully?<br />
Il nuovo videogioco della Rockstar non<br />
è ancora uscito ma fa già a parlare di sé.<br />
Non si è spenta l’eco del caso Gta/Hot coffee<br />
mod che già la Rockstar è al centro di<br />
nuove polemiche. Hot coffee mod è stato<br />
uno degli “scandali” più curiosi del mondo<br />
dei videogiochi. Prevedeva, infatti, un modifica<br />
in chiave erotica del gioco elaborata<br />
a quanto pare dagli sviluppatori. Modifica<br />
che si poteva sbloccare attraverso un<br />
codice scaricabile dalla rete. Un po’ di<br />
sesso virtuale, niente di grave insomma.<br />
Non fosse che il videogioco era vietato ai<br />
minori di 16 anni (ma <strong>con</strong> il mod il divieto<br />
è salito ai 18). Così nell’America puritana<br />
in cui sparare va bene ma vedere sesso<br />
no, decine di famiglie di sedicenni hanno<br />
fatto causa alla Rockstar. Superata questa<br />
mazzata ecco un nuovo titolo a rischio,<br />
Bully. In questo gioco si vestono i panni di<br />
Jimmy Hopkins, uno studente non modello<br />
della Bullworth Academy, sorta di college<br />
<strong>con</strong> tanto di divise e stemmi pomposi,<br />
dove il nostro anti-eroe deve farsi valere a<br />
suon di mazzate.<br />
In realtà non si possono menare tutti:<br />
per esempio, <strong>con</strong> i professori pagherà un<br />
atteggiamento più furbo, così come per<br />
<strong>con</strong>quistare le ragazze non basteranno i<br />
muscoli. Ci sarà anche spazio per il dodgeball,<br />
un’attività sportiva da college un<br />
po’ come il quidditch di Harry Potter, ma<br />
sicuramente più fisica.<br />
Questo titolo ha già scatenato le ire di<br />
un Pubblico Ministero inglese che ancora<br />
prima dell’uscita del gioco ha dichiarato<br />
guerra alla Rockstar. La casa di Richmond<br />
si difende ovviamente adducendo ragioni<br />
artistiche e il fatto che il gioco non si basi<br />
esclusivamente sulla violenza.<br />
Le notizie su Bully sono ancora scarse e<br />
forse tutto questo mistero è anche legato<br />
alle strategie che la casa di produzione<br />
utilizzerà per tutelarsi da eventuali cause<br />
o danni, dopo le scottature di Gta.<br />
Vedremo.<br />
Resta un dubbio: ma questi nuovi moralisti<br />
e censori che cosa avrebbero fatto davanti<br />
alla guerra dei bottoni o ai Ragazzi<br />
della via Pal? Avrebbero vietato i libri?<br />
BULLY<br />
Xbox 360 – Ps2<br />
UN PICCIOTTO NELLA GRANDE MELA<br />
Vita da gangster alla<br />
corte di Don Vito<br />
Corleone<br />
Il Padrino è tornato. Dopo<br />
una prima versione per Pc,<br />
il gioco della Ea esce per<br />
Psp e Xbox 360. Tratto dall’omonimo<br />
film del 1972 di<br />
Francis Ford Coppola, è stato<br />
uno dei titoli più venduti<br />
dell’anno. La trama dovrebbe<br />
essere nota a tutti. Il nostro<br />
“eroe” è un picciotto pronto<br />
per la scalata nel mondo<br />
del crimine, mentre la mafia<br />
è in guerra per il <strong>con</strong>trollo<br />
dei quartieri. Il gioco dà<br />
una sorta di visione laterale<br />
degli avvenimenti del film,<br />
permettendo agli appassionati<br />
di poter seguire la trama<br />
attraverso un nuovo punto di<br />
vista, quello di un gregario.<br />
Minacciare le persone, fare<br />
estorsioni e tenere sotto<br />
<strong>con</strong>trollo il quartiere per<br />
<strong>con</strong>to della famiglia Corleone:<br />
DIGITAL LIFE<br />
i vostri compiti inizialmente<br />
sono piuttosto semplici. I<br />
commercianti sono il vostro<br />
“bancomat”, grazie al pizzo,<br />
anche se per ogni negozio le<br />
forme di pressione diventano<br />
diverse. I veri guai arrivano<br />
<strong>con</strong> lo sviluppo della trama.<br />
Dovrete infatti allargare il<br />
vostro mercato, <strong>con</strong>quistare<br />
territori gestiti da altre cupole<br />
– o addirittura da altre etnie<br />
come i cinesi – ma anche<br />
corrompere <strong>con</strong> le mazzette<br />
la polizia.<br />
Il gameplay ha molti elementi<br />
in comune <strong>con</strong> la saga Gta,<br />
come per esempio il fatto<br />
di affrontare una missione<br />
principale e altre se<strong>con</strong>darie.<br />
La differenza sostanziale è<br />
la linearità de Il Padrino, che<br />
in certe situazioni lo rende<br />
un po’ banale. Ci si aspetta<br />
che i realizzatori abbiano<br />
portato miglioramenti al<br />
gioco in queste nuove versioni,<br />
soprattutto nella fase di<br />
combattimento. Infatti nella<br />
versione per Pc i movimenti<br />
del protagonista sono piuttosto<br />
meccanici e non rendono<br />
le azioni scorrevoli come dovrebbero<br />
essere.<br />
Resta il fascino di una grande<br />
saga, e di una grande città:<br />
anche New York è infatti<br />
protagonista del gioco, una<br />
Grande Mela <strong>con</strong> tutte le atmosfere<br />
degli anni Quaranta.<br />
Un buon titolo, anche se<br />
dopo due anni di lavorazione<br />
e un budget di 20 milioni di<br />
euro forse ci si poteva aspettare<br />
un po’ di più.<br />
IL PADRINO<br />
Pc – Psp – Xbox 360<br />
E-NEWS<br />
Photosharing?<br />
Timberland lancia un<br />
<strong>con</strong>corso<br />
Il web è una forma reticolare<br />
in <strong>con</strong>tinuo movimento,<br />
dove il ritmo di crescita delle<br />
informazioni in circolo ha<br />
una velocità esponenziale. Il<br />
motivo principale di questa<br />
espansione è lo scambio di<br />
file o file sharing: milioni di<br />
blog, fotoblog e altro dove si<br />
<strong>con</strong>divide materiale digitale<br />
di ogni genere, file audio, file<br />
video e immagini.<br />
Il photosharing che si è diffuso<br />
in rete ha creato dei veri<br />
e propri archivi fotografici,<br />
alcuni privati come il Getty<br />
Images e altri di <strong>con</strong>divisione<br />
come Flickr. Flussi di file in<br />
cui anche la Timberland ha<br />
voluto infilarsi lanciando una<br />
community on line: www.timberlandexperience.it.<br />
Un sito<br />
per viaggiatori curiosi dove<br />
pubblicare foto e scambiarsi<br />
emozioni. Chiunque infatti<br />
può lasciare i propri ricordi<br />
di viaggio, siano essi scritti,<br />
fotografati o video ripresi. Si<br />
<strong>con</strong>tribuirà così alla nascita<br />
di una guida decisamente<br />
atipica dove trovare immagini,<br />
rac<strong>con</strong>ti e, perché no,<br />
qualche dritta su alberghi o<br />
posti assolutamente da non<br />
perdere.<br />
A questo si aggiungono altre<br />
possibilità, come quelle di<br />
partecipare <strong>con</strong> il proprio<br />
materiale a un <strong>con</strong>corso a<br />
premi o di vedere il proprio<br />
video proiettato nei punti<br />
vendita Timberland (iscrizioni<br />
entro il 15 dicembre 2006).<br />
Il sito si divide in tre sezioni:<br />
terra, acqua e urban. La nostra<br />
preferita? Ovviamente<br />
la sezione urban, perché<br />
dovrebbe svelare attraverso<br />
l’esperienza di ognuno di noi<br />
segreti e aspetti s<strong>con</strong>osciuti<br />
delle grandi metropoli.<br />
URBAN 55
HOT HIT<br />
Le più scaricate a fine<br />
agosto da i Tunes<br />
Music Store − Italia<br />
1. THE WHITE STRIPES<br />
Seven nation army<br />
“Poo, po-po-po-po-poooo, poo”.<br />
2. GNARLS BARKLEY<br />
Crazy<br />
“Maybe I’m crazy. Maybe you’re<br />
crazy. Maybe we’re crazy. Probably”.<br />
3. JULIETA VENEGAS<br />
Me voy<br />
“Adios me despido de ti y me voy”.<br />
4. U2 & MARY J. BLIGE<br />
One<br />
“Well we hurt each other, then we<br />
do it again”.<br />
5. SHAKIRA & WYCLEF JEAN<br />
Hips don’t lie<br />
“Como se llama, bonita, mi casa, su<br />
casa, Shakira, Shakira”.<br />
6. BEBE<br />
Malo<br />
“Malo, malo, malo eres. No se daña<br />
a quien se quiere, no. Tonto, tonto,<br />
tonto eres. No te pienses mejor que<br />
las mujeres”.<br />
7. LIGABUE<br />
Happy hour<br />
“Di<strong>con</strong>o che i sogni sono tutti gra-<br />
tis, ma son quasi tutti quanti usati.<br />
Copriti per bene che non ti <strong>con</strong>viene<br />
il mondo qui”.<br />
8. SERGIO MENDES & BLACK<br />
EYED PEAS<br />
Mas que nada<br />
“Um samba como este tão legal,<br />
voce não vai querer que eu chegue<br />
no final”.<br />
9. BOB SINCLAR<br />
World, hold on (Children of the<br />
sky)<br />
“Sing it loud, sing it proud, every-<br />
body, yeah yeah yeah yeah, oooh”.<br />
10. TIZIANO FERRO<br />
Stop! Dimentica<br />
“Ti prego non fermarti proprio<br />
adesso perché dopo non si può”.<br />
56 URBAN<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MADEDDU<br />
TUTTO HA ORIGINE E<br />
FINISCE NEL FANGO<br />
GLASTONBURY – THE MOVIE<br />
The Glastonbury Society<br />
Al centro di tutto, il fango. È<br />
strano a dirsi, ma è lui il protagonista<br />
annunciato del Festival<br />
di Glastonbury, l’evento rock<br />
più famoso d’Europa. Ogni anno<br />
la gente fa il biglietto mesi<br />
prima di <strong>con</strong>oscere le star in<br />
cartellone, che puntualmente<br />
sono le più importanti in circolazione:<br />
l’unica cosa che si<br />
sa per certo è che l’altrettanto<br />
puntuale pioggia inglese indurrà<br />
migliaia di giovani a regalarsi<br />
una full immersion nel torbido<br />
ma curativo elemento. Salvo<br />
che a volte, come quest’anno,<br />
il proprietario del terreno si<br />
<strong>con</strong>ceda un anno di maggese,<br />
e rimandi tutti all’anno successivo.<br />
Gli orfani di “Glasto”, ormai<br />
noto anche in Italia per la<br />
debordante quantità di grandi<br />
nomi e allettanti promesse<br />
della musica, hanno però l’occasione<br />
di <strong>con</strong>solarsi col dvd<br />
che ne racchiude lo spirito e<br />
diverse esibizioni storiche.<br />
Glastonbury ha infatti la capacità<br />
di chiamare, per lo show<br />
finale, il gruppo o l’artista più<br />
rappresentativo del momento,<br />
quello per il quale c’è un’attesa<br />
realmente febbrile. In questo<br />
senso, nel film girato da Julien<br />
Temple, il regista de La grande<br />
truffa del rock’n’roll e Absolute<br />
beginners, spiccano le esibizioni<br />
di Radiohead, Prodigy e<br />
Coldplay, dapprima intimiditi<br />
dalla massa oceanica di gente,<br />
poi capaci di quello che<br />
la stampa britannica chiama<br />
“vincere Glastonbury”, quasi si<br />
trattasse dell’altrettanto prestigiosa<br />
Coppa d’Inghilterra.<br />
FROM THE BIG APPLE<br />
TO THE BIG EASY<br />
Rhino<br />
Al centro di tutto, il fango. Il<br />
pantano che ha sopraffatto<br />
New Orleans, una delle culle<br />
della musica americana, dopo<br />
la ferocia dell’uragano Katrina.<br />
Ma dal momento che il fango è<br />
anche, fatalmente, un elemento<br />
vitale, ecco che dal fango è<br />
nato un nuovo impulso a scoprire<br />
l’importanza della città<br />
della Louisiana per la musica,<br />
a partire dal particolarissimo<br />
timbro “speziato” impresso a<br />
tutti i generi di qui transitati:<br />
folk, jazz, blues, rock, tutti<br />
rimescolati in una strana salsa<br />
un po’ francese un po’ africana.<br />
Principale espressione di<br />
tale impulso, il <strong>con</strong>certo che<br />
nel 2005 un nutrito <strong>con</strong>tingente<br />
di artisti ha tenuto al<br />
Madison Square Garden di<br />
New York per raccogliere fondi<br />
a favore delle vittime del disastro.<br />
Questo doppio dvd, i cui<br />
proventi verranno a loro volta<br />
devoluti agli alluvionati, raccoglie<br />
i momenti migliori dello<br />
show. Tra i presenti, Simon &<br />
Garfunkel, Lenny Kravitz (che<br />
non sta nella pelle davanti<br />
all’opportunità di un omaggio<br />
sia a New Orleans sia ai Led<br />
Zeppelin, in When the levee<br />
breaks), Diana Krall, Elton<br />
John, Ry Cooder, i Neville<br />
Brothers, Dave Matthews.<br />
Particolarmente toccante il<br />
momento in cui Paul Simon e<br />
Art Garfunkel unis<strong>con</strong>o il canto<br />
a quello di Aaron Neville, voce<br />
principale di New Orleans, per<br />
Bridge over troubled water.<br />
Quanto mai appropriata.<br />
SOTTOFONDO<br />
IN CORO: ABBASSO LA SQUOLA<br />
La pacchia è finita!<br />
Spazio ai cantori delle<br />
palpitazioni scolastiche<br />
Si torna a scuola, come<br />
ripetono estatici gli ipermercati<br />
che già da luglio hanno<br />
riempito interi reparti di<br />
Smemorande, evidenziatori<br />
in offerta speciale e pile di<br />
quaderni <strong>con</strong> le facce dei divi,<br />
utili per ricordare che la vita<br />
è gentile <strong>con</strong> chi a scuola non<br />
era una cima, tipo Fabri Fibra<br />
che spiega: “Ho fatto sempre<br />
scena muta perché pensavo<br />
chissà la prof come lo suca”<br />
(variazione sul Puttana la maestra<br />
di Francesco Tricarico). Più<br />
torbido il rapporto tra allieve<br />
e insegnante maschio: un po’<br />
meno se il prof è Vecchioni,<br />
un po’ di più se è Sting, che<br />
all’esperienza dedicò Don’t<br />
stand so close to me. È chiaro<br />
che l’istituzione scolastica<br />
sia un luogo emozionale, e<br />
come tale ispira cascate di<br />
canzoni. Un filone è quello del<br />
rancore puro, la fantasia di<br />
sterminio che trova in I don’t<br />
like Mondays dei Boomtown<br />
Rats la più celebre espressione<br />
(“La lezione di oggi è: come si<br />
muore”. Chissà se i due fessi<br />
della Columbine High School la<br />
<strong>con</strong>oscevano). Un altro, quello<br />
dell’esaltazione dell’indisciplinato,<br />
cara all’hard rock (Van<br />
Halen, Hot for teacher, o gli<br />
AC/DC che anche nel look da<br />
scolaretti carogna dimostravano<br />
di saper bene a che pubbli-<br />
co rivolgersi). Poi c’è il filone<br />
depressivo, all’apice in School<br />
dei Nirvana: “Sei di nuovo al<br />
liceo. Sei di nuovo una nullità”.<br />
Ma la scuola è soprattutto teatro<br />
dei più agghiaccianti drammi<br />
sentimentali, e in materia la<br />
cattedra spetta ad Antonello<br />
Venditti, massimo cantore delle<br />
palpitazioni scolastiche, autore<br />
della traumatica strofa “Ditemi,<br />
chi non si è mai innamorato<br />
di quella del primo banco, la<br />
più carina, la più cretina…<br />
cretino tu”. Già, perché lei,<br />
come diceva il testo originale,<br />
“la dava a tutti, meno che a te”<br />
– aaaargh. Ma alla fine del tunnel<br />
di frustrazioni, c’è sempre<br />
un momento esaltante, come<br />
dice Alice Cooper: “All’inizio<br />
avevo un pubblico di ragazzi,<br />
e un giorno ho pensato, qual<br />
è la più grande emozione che<br />
un teenager possa provare? Il<br />
primo orgasmo? No, di più: la<br />
scuola è finita!”. Coraggio, son<br />
solo dieci mesi.<br />
• Alice Cooper, School’s out<br />
• Police, Don’t stand so close<br />
to me<br />
• Antonello Venditti,<br />
Compagno di scuola<br />
• Ramones, Rock’n’roll high<br />
school<br />
• Pink Floyd, Another brick in<br />
the wall<br />
• Supertramp, School<br />
• Vasco Rossi, Albachiara<br />
• Laura Pausini, La solitudine<br />
• Edoardo Bennato, In fila<br />
per tre<br />
• Madness, Baggy trousers<br />
PEACHES<br />
Impeach my bush<br />
Xl<br />
WHO: Merrill Nisker, tipa<br />
38enne che pensa solo, esclusivamente,<br />
costantemente al<br />
sesso. Molto più di voi. No,<br />
davvero: non è impossibile.<br />
WHERE: Viene dal Canada, ma<br />
risiede da anni a Berlino, dove<br />
si è fatta notare per il linguaggio<br />
colorito e per uno dei pochi<br />
look inediti nel mondo del<br />
rock, quello da donna barbuta<br />
– sempre piaciuta.<br />
WHY: Perché è un disco lucido,<br />
aggressivo, sintetico, divertente.<br />
In effetti, <strong>con</strong>divide alcune<br />
caratteristiche <strong>con</strong> i più diffusi<br />
vibratori.<br />
WHAT: “Voglio accendere<br />
qualcosa nella gente, non<br />
voglio fare semplicemente musica<br />
porno. Voglio che la gente<br />
vada in fondo ai propri misteri<br />
sessuali”.<br />
WHEN: Quando vi state palesemente<br />
annoiando.<br />
GUILLEMOTS<br />
Through the window pane<br />
Polydor<br />
WHO: Quartetto che prende il<br />
nome dall’uria, uccello acquatico<br />
<strong>con</strong> le ali molto corte che<br />
depone uova a forma di pera.<br />
WHERE: Da Birmingham, ma<br />
nella band ci sono due brasiliani.<br />
WHY: Perché hanno quel non<br />
so che degli U2 quando erano<br />
melodrammatici, o i Manic<br />
Street Preachers quando erano<br />
melodrammatici, o i Muse<br />
quando sono melodrammatici.<br />
Qualora non lo aveste capito,<br />
sono bravini, ma tendenzialmente<br />
melodrammatici.<br />
WHAT: “Nel gruppo abbiamo<br />
tutti un debole per i cappelli.<br />
Per me è stato difficile perché<br />
porto gli occhiali, e cappelli<br />
e occhiali non vanno molto<br />
d’accordo”. (Fyfe Dangerfield,<br />
cantante)<br />
WHEN: Quando siete molto<br />
stanchi.<br />
BOB DYLAN<br />
Modern times<br />
Columbia<br />
WHO: 65enne profeta da<br />
tutti definito “il menestrello di<br />
Duluth”. Come se tutti sapessero<br />
dov’è Duluth.<br />
WHERE: Duluth è in Minnesota,<br />
un posto tipo Terni. Quando<br />
aveva 6 anni i suoi si sono<br />
trasferiti, ed è diventato il menestrello<br />
di Duluth quando non<br />
era più a Duluth.<br />
WHY: Perché erano 5 anni che<br />
non faceva dischi. E poi, per<br />
realizzare il disco più nasale<br />
del mondo. E il più vecchio. La<br />
prima metà pare incisa nel ’65,<br />
la se<strong>con</strong>da nel ’74. Ma non è<br />
male.<br />
WHAT: “Una volta mi interessavano<br />
i problemi del mondo. Poi<br />
sono cambiato”.<br />
WHEN: Strano, ma è un disco<br />
da sottofondo. I brani hanno<br />
una durata implacabile e ripetono<br />
le stesse 2, 3 battute finché<br />
non potete più farne a meno.<br />
CURSIVE<br />
Happy hollow<br />
Saddle Creek / Self<br />
WHO: Quattro tipi del Nebraska<br />
<strong>con</strong> la faccia e il carisma di quelli<br />
a cui nessuno, a scuola, voleva<br />
stare seduto vicino.<br />
WHERE: Dove li trovate? Molto<br />
probabilmente da nessuna parte.<br />
Chiedeteli al negoziante di<br />
fiducia e vi dirà “Li abbiamo finiti”.<br />
Mente: non li ha mai ordinati,<br />
e magari pensa che nessuno<br />
potrebbe comprare i dischi di<br />
questi disadattati.<br />
WHY: Perché fanno il più melodioso<br />
casino ascoltabile in giro.<br />
WHAT: “Essere agnostici non è<br />
una posizione debole, la <strong>con</strong>sidero<br />
al <strong>con</strong>trario una posizione<br />
socratica, una zona franca ideologica”.<br />
(Ted Stevens, chitarrista)<br />
WHEN: Quando il rap vi ha<br />
rotto, il punk vi ha rotto, il metal<br />
vi ha rotto, i delicatini vi hanno<br />
rotto, gli elettronici vi hanno<br />
rotto. Questa roba non vi ha ancora<br />
rotto: è il suo turno.<br />
NELLY FURTADO<br />
Loose<br />
Geffen<br />
WHO: Trentenne portoghese.<br />
La dimostrazione che non<br />
sono tutti lenti e dolenti come<br />
il fado. O come Manuel Rui<br />
Costa.<br />
WHERE: Inaspettatamente,<br />
al numero uno in America.<br />
Perlomeno mentre chiudiamo<br />
il giornale.<br />
WHY: Per dimostrare che<br />
si può fare musica pop non<br />
imbecille e prevedibile come<br />
quella delle sue colleghe angloamericane.<br />
WHAT: “Cerco di non tirarmela<br />
troppo e di non esagerare <strong>con</strong><br />
vestiti e video, perché la gente<br />
annusa i pacchi ben <strong>con</strong>fezionati<br />
a un miglio di distanza.<br />
Non è l’immagine che fa comprare<br />
un’ora di musica”.<br />
WHEN: La mattina quando vi<br />
lavate la faccia. Contribuirà a<br />
rendere la vostra pelle tonica,<br />
elastica, plastica, entusiastica.<br />
LAPSUS RIMA<br />
20m2<br />
Macrorec<br />
WHO: Maurizio Baruffaldi e<br />
Luca Sormani. Che devono aver<br />
fatto scegliere il nome del gruppo<br />
ai propri nemici.<br />
WHERE: Dove li trovate? Molto<br />
probabilmente da nessuna<br />
parte. Chiedeteli al negoziante<br />
di fiducia e vi dirà “Devono<br />
arrivare”. Mente: non li ha mai<br />
ordinati, e magari pensa che il<br />
giornale che ve li <strong>con</strong>siglia abbia<br />
in redazione dei disadattati.<br />
WHY: Perché se è rap – e non<br />
abbiamo ancora deciso se lo è<br />
– ha una sua originalità. I testi<br />
sono intriganti e la cadenza non<br />
vi devasta i santissimi. Quindi<br />
forse non è rap.<br />
WHAT: “Ringraziamo quelli che<br />
troveranno godibile anche solo<br />
una di queste tracce. E tutti gli<br />
altri, se sapranno tacere”.<br />
WHEN: In autobus, accanto al<br />
finestrino, così guardate fuori<br />
<strong>con</strong> lo sguardo perso e ispirato.<br />
AUDIOSLAVE<br />
Revelations<br />
Epic<br />
WHO: Supergruppo composto<br />
dagli ex componenti dei Rage<br />
Against The Machine – tra<br />
i quali l’autorevole chitarrista<br />
Tom Morello – più Chris<br />
Cornell, ex Soundgarden.<br />
WHERE: Stanno presumibilmente<br />
tra i 120 e i 130<br />
decibel, sicuramente sopra la<br />
piallatrice elettrica (110) e il<br />
martello pneumatico (120), nei<br />
dintorni del gran premio di F1<br />
(125), appena sotto la soglia<br />
del dolore (130).<br />
WHY: Per gettare un ponte<br />
tra punk e hard-rock, guadagnandosi<br />
il rezpekt dei fan di<br />
entrambi i generi.<br />
WHAT: “Attualmente sono<br />
comproprietario di un ristorante<br />
a Parigi. Se me lo avessero<br />
detto 20 anni fa, non ci avrei<br />
mai creduto”. (Chris Cornell)<br />
WHEN: Quando vi girano le<br />
scatole.<br />
DUELS<br />
The bright lights and<br />
what I should have learned<br />
V2<br />
WHO: Cinque debuttanti di<br />
Leeds.<br />
WHERE: Stranamente, non<br />
li si trova sulle copertine dei<br />
giornali musicali inglesi indicati<br />
come nuovi Beatles. In effetti,<br />
solo nel mese di luglio c’era<br />
già un’altra ventina di nuovi<br />
Beatles.<br />
WHY: Per sentire più mellotron<br />
che in tutta i dischi di Genesis e<br />
Yes messi assieme – e non è un<br />
disco di progressive rock.<br />
WHAT: “Essendo imparentati<br />
litigavamo un sacco da giovani.<br />
Ora lo facciamo senza far<br />
casino. È un equilibrio fatto di<br />
occhiate assassine e subdole<br />
allusioni”. (Jon, cantante)<br />
WHEN: Nelle prime giornate<br />
grigie di settembre, rimpiangendo<br />
quando a luglio facevate<br />
gli spocchiosi e dicevate che faceva<br />
caldo, e che palle l’estate.<br />
CONCERTI<br />
MOGWAI<br />
6 settembre<br />
Bologna – Estragon<br />
7 settembre<br />
Ostia Antica – Teatro Romano<br />
CARMEN CONSOLI<br />
9 settembre<br />
Milano – MazdaPalace<br />
PEARL JAM<br />
14 settembre<br />
Bologna – Palamalaguti<br />
16 settembre<br />
Verona – Arena<br />
17 settembre<br />
Milano – DatchForum<br />
19 settembre<br />
Torino – PalaIsozaki<br />
PORCUPINE TREE AND<br />
PAATOS<br />
18 settembre<br />
Roma – Teatro Tendastrisce<br />
19 settembre<br />
Milano – Rolling Stone<br />
THE LONG BLONDES<br />
THE VEILS<br />
20 settembre<br />
Roma – Circolo degli Artisti<br />
THE RAPTURE<br />
24 settembre<br />
Milano – Rolling Stone<br />
LACUNA COIL<br />
24 settembre<br />
Roma – Palacisalfa<br />
25 settembre<br />
Firenze – Auditorium Flog<br />
26 settembre<br />
Milano – Alcatraz<br />
GURU<br />
27 settembre<br />
Milano – Alcatraz<br />
28 settembre<br />
Nonantola – Vox<br />
INFADELS<br />
27 settembre<br />
Milano – Rainbow<br />
Info <strong>con</strong>certi:<br />
www.liveinitaly.com<br />
www.barleyarts.com<br />
www.indipendente.com<br />
www.clearchannel.it<br />
URBAN 57
Chittendens suites. Misfire # 8<br />
Chittendens suites. Misfire # 9<br />
Notorius BIG<br />
Recitazione paradossale?<br />
Ce lo spiega la Sullivan<br />
MILANO<br />
Catherine Sullivan<br />
Il suo esordio? Come attrice, per poi<br />
virare verso la videoarte. Ma la grammatica<br />
del teatro Catherine Sullivan non l’ha<br />
mai dimenticata, e <strong>con</strong>tinua a giocarci<br />
nelle sue opere. Nell’ultima a sbarcare<br />
in Italia, The Chittendens, multi channel<br />
video composto da sei videoproiezioni,<br />
girato per la maggior parte in un ufficio<br />
abbandonato di Chicago, riflette sui paradossi<br />
che si innescano tra gli attori, i<br />
loro ruoli e il pubblico. Sedici interpreti,<br />
14 differenti “comportamenti” in cui<br />
ognuno è spinto a calarsi, una telecamera<br />
che dall’alto entra sul set, si ferma<br />
su un’azione in una stanza, poi passa<br />
istericamente in un nuovo <strong>con</strong>testo<br />
– un bagno, una sala riunioni, un uffi-<br />
ARTE<br />
DI FLORIANA CAVALLO<br />
IL RUOLO DELL'ATTORE<br />
cio – mentre le immagini si dissolvono<br />
l’una nell’altra. Tra attori che recitano<br />
istruzioni senza senso e spettatori che<br />
inevitabilmente perdono la bussola<br />
spazio-temporale, un radicale cambio di<br />
prospettiva. Che muove dal teatro per<br />
rac<strong>con</strong>tare le <strong>con</strong>traddizioni della <strong>con</strong>dizione<br />
umana.<br />
Giò Mar<strong>con</strong>i<br />
dal 23 settembre al 21 ottobre<br />
www.giomar<strong>con</strong>i.com<br />
PERCORSI D'ARTE IMPREVEDIBILI<br />
MILANO<br />
Copy Cat<br />
Il giovane<br />
talento dell’artefrancese<br />
Fabien<br />
Verschaere<br />
ama l’acquerello<br />
e i colori<br />
saturi e particolarmente<br />
accesi, e per la<br />
galleria Galica<br />
(viale Bligny 41, tel. 02-58430760) ha pensato a due installazioni<br />
oniriche: la prima sono dieci grandi acquerelli, in bilico tra l’astratto<br />
e il narrativo, e un nuovo lavoro in ceramica; Magic travel take away<br />
è il video di una fiaba scritta dall’artista ambientata in un regno lontano.<br />
Dal 23 settembre al 4 novembre<br />
BOLOGNA<br />
Somewhere there’s<br />
music<br />
Archie Shepp? C’è.<br />
John Coltrane? C’è.<br />
Thelonious Monk,<br />
Albert Ayler e Jackie<br />
McLean? Presenti!<br />
Li ha catturati in 50<br />
anni di carriera il<br />
maestro americano<br />
dell’obiettivo Larry<br />
Fink. A Villa delle Rose, 70 immagini di questi miti del jazz e<br />
blues – ma anche di rock e hip hop – per lo spaccato musicale di<br />
un’epoca (info: www.galleriadartemoderna.bo.it).<br />
Dal 16 settembre al 15 ottobre<br />
veduta dell’installazione A novel for life, Palais de Tokyo (Parigi)<br />
Riccardo Previdi, Volksbühne<br />
ROMA<br />
Doc Fest<br />
Segnatevi queste coordinate:<br />
22 settembre,<br />
Palazzo Venezia, ore<br />
21. È la notte di David<br />
LaChapelle, che nell’ambito<br />
di Doc Fest 2006<br />
presenta in anteprima per<br />
l’Italia il suo primo, attesissimo,<br />
lungometraggio<br />
Rize. Prima e dopo, tre<br />
settimane di videomaratona<br />
di film e documentari<br />
d’arte, architettura, cinema,<br />
teatro, musica e danza<br />
(info: www.docfest.it).<br />
Dall’8 al 29 settembre<br />
MILANO<br />
Lambretto<br />
Chi pensava che l’esplosione creativo-architettonica dell’area di via<br />
Ventura fosse compiuta si sbagliava di grosso. Un’“invasione” di tre<br />
giorni di importanti gallerie straniere nella zona attigua ribattezzata<br />
Lambretto (via Arrighi 19, info: tel. 339-3637388) non solo apre<br />
la nuova stagione di mostre del<br />
distretto, ma è l’occasione per<br />
presentare il progetto Brainport:<br />
un laboratorio di attività, un’officina<br />
di idee che a regime potrà<br />
ospitare fino a 30/40 realtà.<br />
Nelle intenzioni, il primo spazio<br />
in Italia per lavorare in <strong>con</strong>divisione.<br />
Ambizioso. Dal 22 al 24<br />
settembre (ore 19-23)<br />
ART SAFARI<br />
PRATO (FI)<br />
FreeShout<br />
I soliti spazi degli ex Macelli e<br />
del Pecci per spingere la new<br />
wave della creatività <strong>con</strong>temporanea.<br />
FreeShout è “un urlo<br />
libero e fresco” lanciato da<br />
filmmaker come Guido Chiesa;<br />
musicisti, <strong>con</strong> la prima data<br />
italiana dei francesi Birdy Nam<br />
Nam; audio-visual performer,<br />
vedi Otolab; grafici, artisti<br />
murali e illustratori, da Blu ad<br />
Akab, ai Meat, e altro ancora.<br />
Tutto dal 18 al 23 settembre.<br />
www.freeshout.it<br />
TORINO<br />
Carlo Mollino<br />
Sciatore, pilota d’auto e d’aerei,<br />
ma soparttutto designer e<br />
architetto. La composita mostra<br />
dedicata a Carlo Mollino<br />
sfrutta gli spazi del Castello<br />
di Rivoli e della Gam per rac<strong>con</strong>tarne<br />
il genio poliedrico,<br />
e quindi ecco le foto, i mobili<br />
originali, i disegni, le curiose<br />
ricostruzioni di ambienti. E c’è<br />
anche il Bisiluro, prototipo di<br />
auto da gara che corse la 24<br />
ore di Le Mans. Per i cultori,<br />
in ottobre all’Archivio di Stato<br />
è in arrivo anche Costruire le<br />
modernità, dal taglio più squisitamente<br />
architettonico.<br />
www.castellodirivoli.org<br />
Dal 20 settembre al 7 gennaio<br />
MILANO<br />
Illusion is a revolutionary<br />
weapon<br />
Difficile rac<strong>con</strong>tare una mostra<br />
di Loris Gréaud, parigino,<br />
classe 1979, vincitore del Prix<br />
Ricard 2005. Perché i suoi<br />
lavori <strong>con</strong>sistono in esperienze<br />
sensoriali inedite e bisogna<br />
letteralmente calarcisi. Come<br />
in It’s gonna rain, in cui tramite<br />
frequenze radio vengono pilotati<br />
i dieci tendoni avvolgibili<br />
del Centre Culturel Français<br />
di Milano o Frequency of an<br />
image, elettroencefalogramma<br />
dell’artista che installato in<br />
galleria la trasforma in uno<br />
spazio mentale.<br />
Tel. 02-4859191<br />
Dal 23 settembre<br />
URBAN 59
FOYER<br />
TORINO<br />
Incanti<br />
Nell’anno in cui Torino è capitale<br />
mondiale del libro la<br />
tredicesima edizione di Incanti<br />
non poteva che centrare la sua<br />
attenzione sul rapporto tra<br />
teatro e letteratura. In particolare,<br />
su come il teatro di figura<br />
sia in grado di affrontare il linguaggio<br />
del libro, dalla Bibbia<br />
alla favola per bambini. Ne<br />
nasce una carrellata di spettacoli<br />
a più registri, dall’ironia al<br />
dramma al disincanto.<br />
Teatro Vittoria<br />
Dal 25 settembre al 1°<br />
ottobre<br />
MILANO<br />
Milanoltre 2006<br />
Il festival milanese affronta<br />
la sua ventesima edizione e<br />
gioca sulla maturità per tuffarsi<br />
nelle <strong>con</strong>traddizioni del<br />
<strong>con</strong>temporaneo, cercando di<br />
rac<strong>con</strong>tare la complessità del<br />
mondo. Lo fa ospitando produzioni<br />
da Spagna, Svizzera,<br />
Quebec e Gran Bretagna. Tra<br />
queste – immancabile nella<br />
programmazione dell’Elfo<br />
(che lo organizza) – un testo<br />
del più provocatorio drammaturgo<br />
d’oggi. Si tratta di<br />
Mark Ravenhill, che presenta<br />
Product.<br />
Teatro dell’Elfo e Teatro I<br />
Dal 22 settembre al 15<br />
ottobre<br />
PALERMO<br />
Palermo Teatro Festival<br />
La sezione “spettacoli” e quella<br />
“laboratori” caratterizzano<br />
un festival giovane – è alla<br />
sua se<strong>con</strong>da edizione – ma<br />
già capace di imporsi come<br />
importante punto di riferimento<br />
cittadino per il teatro. Due<br />
nomi spiccano nel cartellone:<br />
Emma Dante, <strong>con</strong> il suo nuovo<br />
Cani di bancata, e Claudio<br />
Collovà, <strong>con</strong> uno spettacolo<br />
coprodotto <strong>con</strong> il Teatrul Mic<br />
di Bucarest. Arricchisce il programma<br />
una serie di in<strong>con</strong>tri e<br />
letture a latere.<br />
Teatro Nuovo Montevergini<br />
Dal 15 settembre<br />
60 URBAN<br />
Acqua Marina (Chiara Lagani+Francesca Mazza) © Enrico Fedrigoli<br />
TEATRO<br />
DI IGOR PRINCIPE<br />
A SCHEMA LIBERO<br />
La danza è viva. Che rilegga i<br />
classici o si ispiri al circo<br />
TORINO<br />
Focus 11<br />
Intrecci e <strong>con</strong>taminazioni a tutto tondo,<br />
in un <strong>con</strong>tinuo accavallarsi di presente e<br />
passato. Il Focus 11 di Torinodanza 2006<br />
persegue la sua linea di sempre, che sta<br />
proprio nel non irrigidirsi in un tema pre-<br />
ciso. Al <strong>con</strong>trario, si guarda <strong>con</strong> la mente<br />
più aperta possibile a quanto vivacizza<br />
la scena coreutica <strong>con</strong>temporanea e la si<br />
ripropone in terra sabauda.<br />
Apre il Focus (venerdì 8 e sabato 9,<br />
Limone Fonderie Teatrali di Moncalieri)<br />
Vsprs, nuova produzione dei Ballets C. de<br />
la B., che tornano a lavorare sui classici<br />
della musica. Dopo il Mozart di Wolf, quest’anno<br />
tocca a Claudio Monteverdi, del<br />
quale è stata rielaborata una selezione di<br />
Vespri della Beata Vergine, datati 1610.<br />
A sostenere la danza di dieci ballerini è la<br />
musica realizzata da Fabrizio Cassol <strong>con</strong><br />
un trio di improvvisazione, due strumentisti<br />
tzigani e un’orchestra barocca.<br />
Suoni (apparentemente) classici anche per<br />
il se<strong>con</strong>do spettacolo (giovedì 28), <strong>con</strong> un<br />
Prokofiev innestato sui canti religiosi del<br />
sud Italia in Allegro Macabro, coreografia<br />
della milanese Francesca Lattuada per il<br />
Ballet du Grand Théâtre de Genève. Che si<br />
ripropone il giorno dopo <strong>con</strong> Loin, a firma<br />
Sidi Larbi Cherkaoui. Il coreografo belgamagrebino<br />
si è interrogato su ciò che, nel<br />
tempo, ha creato distanze tra gli uomini, e<br />
ne ha tratto danze su scene arabeggianti e<br />
musiche dell’Europa del XVII secolo.<br />
In ottobre, due le produzioni italiane:<br />
Corpus Hominis di Paola Bianchi e<br />
Behind the door di Gabriella Cerritelli.<br />
Chiudono il festival due lavori molto attesi:<br />
Anatomie Anomalie, dello svizzero Martin<br />
Zimmermann, interpretato da otto acrobati/danzatori,<br />
che ha molto segnato il panorama<br />
del circo <strong>con</strong>temporaneo, e la prima<br />
di Le sombrero, a firma Philippe Decouflé.<br />
vari luoghi cittadini<br />
dall’8 settembre al 22 ottobre<br />
www.comune.torino.it/torinodanza<br />
A BOLOGNA SI BALLA FUORI<br />
Venti d’oriente sul<br />
festival del decennale<br />
BOLOGNA<br />
Danza <strong>Urban</strong>a<br />
Quando si fa cifra tonda, ci<br />
si ferma a riflettere più del<br />
solito. Quest’anno tocca al<br />
festival bolognese, che festeg-<br />
IL CIRCO, LA TRAGEDIA E RUBINI<br />
MILANO<br />
Kol<br />
Il titolo in ebraico significa<br />
“vento”. Da lì parte Laura<br />
Balis per realizzare una coreografia<br />
in cui ogni suggestione<br />
sembra appunto portata dal<br />
vento e va a mischiarsi <strong>con</strong><br />
richiami alle tele di Cézanne<br />
o agli affreschi di Giotto. Lo<br />
spettacolo è l’ultima creazione<br />
della compagnia Corte S<strong>con</strong>ta<br />
e nasce da una collaborazione<br />
a più mani <strong>con</strong> il MittelFest<br />
2006 e l’Accademia di Brera<br />
di Milano, tra gli altri.<br />
Teatro Studio<br />
Dal 19 al 21 settembre<br />
gia la sua decima edizione e<br />
si allarga di più al panorama<br />
internazionale allungando lo<br />
sguardo fino al Giappone. Da<br />
lì infatti vengono le cinque<br />
compagnie che “aprono le<br />
danze” in piazze e in spazi<br />
non teatrali della città. Si<br />
tratta di Kairi Wakikawa, Maki<br />
Morishita, Shigemi Kitamura,<br />
Kakuya Ohashi e Baby-Q, tutti<br />
interpreti di creazioni pensate<br />
ROMA<br />
Nomade<br />
Ultima occasione per assistere<br />
a uno spettacolo storico<br />
del Cirque Eloize, firmato da<br />
Daniele Finzi Pasca. Dopo la<br />
tappa romana, infatti, questo<br />
omaggio al nomadismo<br />
chiuderà i battenti lasciando<br />
spazio a nuove produzioni. Tra<br />
<strong>con</strong>torsioni e gag, ovviamente,<br />
c’è molto circo. Ma c’è anche<br />
una storia che procede per<br />
quadri scenici, interpretata<br />
<strong>con</strong> la dedizione tipica degli<br />
attori nei riguardi di un ruolo.<br />
Teatro Eliseo<br />
Dal 26 settembre<br />
proprio per la scena felsinea.<br />
Thomas Hauert e Foofwa<br />
d’Imobilitè (ex solista della<br />
Cunningham Dance Company)<br />
completano il carnet di nomi<br />
esteri. Ma nemmeno manca<br />
l’attenzione al locale, <strong>con</strong> una<br />
sessione – Anticorpi – dedicata<br />
alle realtà emergenti sulla<br />
scena emiliana e nazionale.<br />
A chiudere, l’appuntamento<br />
di sempre: B-Boy Event. È il<br />
BOLOGNA<br />
M.#10 Marseille<br />
Decimo episodio della<br />
Tragedia Endogonidia, colossale<br />
opera teatrale messa in<br />
piedi dalla Socìetas Raffaello<br />
Sanzio, su musiche di Scott<br />
Gibbons. Uno show in cui<br />
masse di gas, liquidi e solidi<br />
si ammantano di luce e interagis<strong>con</strong>o<br />
come fossero personaggi<br />
di una storia. Che ci<br />
ricorda come il buio sia la vera<br />
matrice di ogni cosa. Evento<br />
speciale di Netmage festival a<br />
chiusura di Bè Bolognaestate.<br />
Teatro comunale<br />
16 settembre<br />
momento in cui la danza rivela<br />
il suo potenziale di aggregazione<br />
tra artisti, che vengono<br />
chiamati in una jam di break<br />
dance all’ombra delle torri<br />
di Kenzo. Con tanto di giuria<br />
– cinque breaker europei – a<br />
valutare i migliori performer.<br />
vari luoghi cittadini<br />
dal 5 al 10 settembre<br />
www.danzaurbana.it<br />
ROMA<br />
Delitto e castigo<br />
Letteratura e cinema si fondono<br />
nel teatro. Da un lato c’è<br />
Dostoevskij; dall’altro Sergio<br />
Rubini, regista e attore più<br />
che navigato del cinema nostrano,<br />
che dopo anni e anni<br />
si ri<strong>con</strong>cilia <strong>con</strong> il palco per<br />
una serata di letture. Rubini<br />
interpreterà gli stralci più<br />
significativi arricchendoli di<br />
parentesi dedicate alla trama,<br />
attraversando i temi eterni di<br />
una pietra miliare della letteratura.<br />
Parco della Musica<br />
15 e 16 settembre
SEMPRE TEMPORANEI PER<br />
RESTARE CONTEMPORANEI<br />
Ai Magazzini cambia la musica<br />
ma non la qualità<br />
MILANO<br />
Magazzini Generali<br />
Anni fa andare ai Magazzini era un<br />
pò un’avventura. Il club stava in un’area<br />
industriale, accanto a capannoni d’inizio<br />
’900 mai restaurati. Oggi, quando alle 4<br />
di mattina si esce tra la nuova sede dello<br />
Ied e il posteggio d’un supermercato,<br />
la sensazione d’aver ballato sospesi<br />
nel tempo è un po’ meno forte. Ma per<br />
una volta il recupero d’un quartiere è<br />
partito dal basso, da una discoteca <strong>con</strong><br />
accanto l’immancabile paninaio. Il senso<br />
d’avventura musicale, invece, resta: dal<br />
’95 a oggi dai Magazzini sono passati<br />
i dj set techno dei Chemical Brothers<br />
e il live pop rock degli Air, l’elettronica<br />
fredda di Richard Dorfmeister e quella<br />
calda dei Gotan Project. Di solito l’hanno<br />
fatto al momento giusto, un attimo<br />
prima di stufare, come se nel club di via<br />
Pietrasanta i suoni debbano essere, almeno<br />
un po’, all’avanguardia. Tanto se gli<br />
strapagati guest esagerano in questa o<br />
quella direzione, ci pensano i dj resident<br />
a raddrizzare la situazione. Uno come<br />
Stefano Ghittoni suona il mercoledì per<br />
The Night Of Contemporary Beat da<br />
ben nove anni e col suo progetto Dining<br />
Rooms ha dimostrato che per far ballare<br />
non <strong>con</strong>ta tenere sempre il ritmo alto,<br />
ma finire in bellezza. Oppure addirittura<br />
scendere, come fanno tutti coloro che<br />
frequentano il Livello 2, la dispensa<br />
sonora dei Magazzini a cura di Marco<br />
Rigamonti. Quest’anno Marco è stato in<br />
qualche modo promosso, visto che suona<br />
sul main floor per il party Klash. Dopo un<br />
po’ di passi falsi tra disco e swing, infatti,<br />
anche per il sabato la disco punta sulle<br />
sonorità tech house di Jetlag, ‘la serata’<br />
dei Magazzini e di tutta la Milano fashion.<br />
Ogni venerdì notte in zona <strong>con</strong>sole prevale<br />
la clientela gay, mentre vicino al bar<br />
centrale le preferenze si mescolano. E<br />
grazie alla ressa e alla minimal di Lele<br />
Sacchi gli scambi interpersonali sono più<br />
facili che mai. Quando il club riaprirà i<br />
battenti, il 15 settembre, ci saranno un<br />
privé e un’area fumatori nuove di zecca,<br />
ma si può star certi che il restyling non<br />
cambierà quell’aria un po’ provvisoria<br />
che è uno dei punti di forza del locale. Il<br />
mercoledì l’ingresso è gratuito, il venerdì<br />
costa 20 euro, il sabato 15.<br />
LORENZO TIEZZI<br />
via Pietrasanta, 14<br />
tel. 02-55211313<br />
www.magazzinigenerali.it<br />
ARIA TEDESCA ALLA LEOPOLDA<br />
L’elettronica del<br />
Nextech dà sempre la<br />
scossa<br />
FIRENZE<br />
Nextech Festival<br />
La prima sera si parte col<br />
noise rock dei Liars. Il gruppo<br />
è attivo tra New York e<br />
Berlino e dal vivo sperimenta<br />
<strong>con</strong> sample, sequencer e<br />
distorsori. Più tardi si balla<br />
<strong>con</strong> un dj set sperimentale<br />
di Andy Toma dei Mouse on<br />
Mars. La se<strong>con</strong>da c’è il live techno<br />
dei berlinesi Ellen Allien<br />
& Apparat, poi la palla passa<br />
ai Drama Society, italianissimi<br />
ma <strong>con</strong>osciuti in tutto il mondo<br />
grazie alle collaborazioni<br />
<strong>con</strong> Tiga. L’ultima sera iniziano<br />
i sequencer di Marc Houle<br />
(della scuderia M-Nus, la label<br />
di Richie Hawtin), mentre<br />
la chiusura è affidata al dj<br />
Pascal Feos, un altro techno<br />
mito lanciato da Sven Väth e<br />
dall’universo Cocoon. Detto<br />
così, soprattutto a chi non<br />
ha <strong>con</strong>fidenza <strong>con</strong> la techno,<br />
può sembrare un altro festival<br />
di fine estate, <strong>con</strong> l’ormai<br />
<strong>con</strong>sueto rito del gruppo che<br />
suona, saluta e lascia spazio<br />
a un dj. E invece non è solo<br />
NIGHTLIFE<br />
lo splendido non-<strong>con</strong>tenitore<br />
della Stazione Leopolda a<br />
differenziare Nextech da tanti<br />
festival italiani. Innanzitutto<br />
c’è un’aria tutta tedesca che<br />
ben si adatta alla location. E<br />
poi, a Firenze sarà molto dura<br />
distinguere i <strong>con</strong>certi ‘live’<br />
dai ‘freddi’ dj set, i momenti di<br />
riflessione sulla cultura elettronica<br />
e sulla musica d’ambiente<br />
(il sottotitolo è “musica<br />
elettronica e ambiente visivo”)<br />
dal semplice lasciarsi andare<br />
ballando, <strong>con</strong> i bassi che vibrano<br />
nello stomaco. L’idea<br />
giusta non è arrivare tardi,<br />
fare la coda e lamentarsi per<br />
il prezzo del biglietto, ma<br />
fare l’aperitivo alla Leopolda,<br />
spendendo meno e godendosi<br />
le performance multimediali<br />
degli artisti più giovani, quelli<br />
che ancora non hanno il nome<br />
grande in cartellone ma che,<br />
c’è da sperarlo, si faranno. Se<br />
poi più tardi i rumori dei Liars<br />
o la cassa in quattro dei dj saranno<br />
troppo forti, la Stazione<br />
ha un cortile bellissimo, quasi<br />
insonorizzato. Ingresso <strong>con</strong><br />
<strong>con</strong>sumazione tra i 10 e i 20<br />
euro.<br />
LORENZO TIEZZI<br />
Stazione Leopolda<br />
21-23 settembre<br />
www.nextechfestival.com<br />
CLUB<br />
MILANO<br />
Hot Chip @ Rainbow<br />
Fanno un indie rock che<br />
sembra pop elettronico ma<br />
è soprattutto suonato, la<br />
musica migliore per la più alternative<br />
delle disco milanesi,<br />
il Rainbow. Coi loro sintetizzatori<br />
vintage e il loro primo<br />
album The Warning stanno<br />
facendo impazzire Londra e<br />
New York e il remix di Boy<br />
From School non manca mai<br />
nelle borse dei top dj. Il 23<br />
settembre un <strong>con</strong>certo perfetto<br />
per il ritorno ai ritmi metropolitani.<br />
Ingresso 15 euro.<br />
www.rainbowclub.it<br />
TORINO<br />
Xò Café<br />
Di giorno ci si viene a mangiare<br />
tra una lezione e l’altra,<br />
magari navigando wireless<br />
col portatile. La sera invece<br />
si balla, sempre gratis e<br />
sempre in un’atmosfera easy.<br />
Il 30 settembre riparte Vibe<br />
Session, il sabato hip hop e<br />
r’n’b <strong>con</strong> in <strong>con</strong>sole Federico<br />
Grazziottin e guest Tormento.<br />
Ogni giovedì invece il suono è<br />
reggaeton <strong>con</strong> Mesta, mentre<br />
il venerdì Tury Megazeppa e<br />
Marco Mei propongono rock<br />
e alternativo. Chiuso lunedì.<br />
www.xocafe.it<br />
ROMA<br />
Goa<br />
Dopo un’estate al fresco<br />
alla Terrazza dell’Eur, il 28<br />
settembre la premiata ditta<br />
Coccoluto&Giancarlino torna<br />
a casa. Il ritmo è <strong>con</strong>fermato:<br />
hip hop il mercoledì, elettronico<br />
giovedì e venerdì, house<br />
garage il sabato. Suonano<br />
solo top dj (da Humphries<br />
a Louie Vega passando per<br />
Ellen Alien) e piace anche<br />
l’idea tutta internazionale<br />
delle serate organizzate <strong>con</strong><br />
le label culto: tra le prime<br />
collaborazioni, quella <strong>con</strong> la<br />
tedesca BPitch Control.<br />
Info: tel. 06-5748277<br />
URBAN 61
PRIMA&DOPO<br />
ITEM<br />
02-55230797<br />
Nel quadrilatero postindustriale<br />
della creatività nato<br />
attorno allo Ied e ai Magazzini<br />
Generali, tra mattoni e putrelle<br />
è spuntato anche questo loftbar<br />
<strong>con</strong> tanto di giardino arredato<br />
da godere finché il tempo<br />
regge. Dj set il mercoledì<br />
sera <strong>con</strong> lounge, bossanova e<br />
reggae, e aperitivo a 7 euro<br />
che può arrivare <strong>con</strong> una fetta<br />
di quiche, o <strong>con</strong> una tartare:<br />
decide lo chef, per invogliare a<br />
rimanere anche a cena.<br />
Via Pompeo Leoni, 5<br />
Chiuso domenica<br />
SKUISITO<br />
02-70638397<br />
A due passi dal Politecnico ma<br />
frequentato da una fauna ben<br />
più che universitaria: è il nuovo<br />
lounge bar (<strong>con</strong> area ristorante)<br />
sorto sulle ceneri della<br />
storica pizzeria Masaniello.<br />
Tavolini e divanetti chic sul<br />
fronte marciapiede (out of<br />
traffic per fortuna), ban<strong>con</strong>e<br />
illuminato, schermi al plasma<br />
e mitici sgabelli colorati della<br />
Colico Design all’interno. Tra<br />
le 18 e le 21 cocktail Skuisito<br />
(limone, rum scuro, pompelmo<br />
e mela verde) e molti altri, a<br />
5,50 euro <strong>con</strong> buffet freddo<br />
e caldo.<br />
Via Pacini, 18<br />
Chiuso domenica<br />
SUGAR LOUNGE<br />
02-36569068<br />
Isola vincente anche all’happy<br />
hour: un capannone industriale<br />
dipinto di rosso fuoco <strong>con</strong><br />
tanto di terrazza arredata <strong>con</strong><br />
tavolini, sedie e mega-ombrelloni<br />
bianchi in stile bordopiscina,<br />
dove il cocktail (tra le<br />
18.30 e le 22) costa 7 euro,<br />
piattini di food compreso (pizze,<br />
focacce, olive ascolane e<br />
dintorni). Poi, quando la fame<br />
monta si scende e si ordinano<br />
le pizze targate biologiche:<br />
bianche, rosse, di mare o alle<br />
specialità.<br />
Via Alserio, 9<br />
Chiuso lunedì<br />
62 URBAN<br />
MANGIARE & BERE<br />
MILANO<br />
DI MIRTA OREGNA<br />
IL MEDITERRANEO HA<br />
BAGNATO ANCHE L'ISOLA<br />
Nasce nel cuore dell’Isola<br />
Osteria al Nove, nuova trattoria<br />
shabby-chic<br />
Un altro <strong>con</strong>iglio esce dal cilindro magico<br />
dell’Isola, un <strong>con</strong>iglio bello, grosso (110<br />
coperti) e furbetto, perché tra i grattacieli<br />
e le case <strong>con</strong> ringhiera a vista che popolano<br />
l’entroterra della Stazione Garibaldi,<br />
futura città della Moda, questo <strong>con</strong>iglio vi<br />
strizza l’occhio <strong>con</strong> un giardino interno,<br />
<strong>con</strong> tanto di banano dalle ampie fronde,<br />
fontana <strong>con</strong> ninfee e tartarughe, salice<br />
piangente appena piantato ed erbetta<br />
fresca fresca di stagione (…e scusate se<br />
è poco!). È una trattoria, di quelle chic,<br />
come nas<strong>con</strong>o oggi, che vogliono sembrare<br />
semplici ma alla fine sotto sotto sono<br />
elegantone (e si fanno pagare), battezzata<br />
Osteria al Nove, dal civico dove ha fissato<br />
dimora, abitando gli spazi dello storico<br />
ristorante <strong>con</strong> bocciofila Il Calessino. Tre i<br />
soci (una scenografa da set cine-televisivi,<br />
Rita, una direttrice di produzioni video,<br />
Paola, e un fotografo, Bruno) che, pur<br />
non venendo dal settore ristorazione, ma<br />
equipaggiati di buoni <strong>con</strong>tatti, decidono<br />
di aprire quel locale che avrebbero sempre<br />
voluto trovare a Milano; due i cuochi<br />
(Simone Mameli e Alessio Fratus) votati<br />
alla cucina “globale”, ovvero mediterranea<br />
di casa nostra <strong>con</strong> qualche guizzo esotico<br />
(note di zenzero, punte di curry verde,<br />
giusto per fare un paio di esempi), diversi<br />
gli artisti che hanno partecipato alla decorazione<br />
interna del locale, la cui regia<br />
è stata comunque interamente nelle mani<br />
di Rita.<br />
Infine, tre le sale interne, a cui si aggiungono<br />
la veranda sul giardino e il<br />
pergolato, tutte ristrutturate all’insegna<br />
del recupero d’architetto: boiserie verde<br />
salvia, infissi rosso rubino e lanterne bianche,<br />
tavoli quadrati simil-osteria qualcuno<br />
<strong>con</strong> la superficie in legno, altri <strong>con</strong> quella<br />
in marmo, e ancora sedie decapate o<br />
mordenzate a piacere, in ordine sparso.<br />
A completare l’atmosfera shabby-chic di<br />
questa osteria fanno la loro comparsa<br />
candele al tavolo, un imponente lampadario<br />
a più braccia e un paio di cactus che<br />
danno il benvenuto all’ingresso, oltre ai<br />
menu scritti, rigorosamente, a mano.<br />
La scelta dei piatti spazia dalle alici in<br />
carpione al riso venere <strong>con</strong> dadolata di<br />
tonno fresco scottata al tortino di ricotta<br />
aromatizzata alle erbe (pesce di mare in<br />
netta prevalenza, ma in cucina vogliono<br />
introdurre una volta a regime più che prodotti<br />
dop quelli del commercio equo-solidale),<br />
mentre per il vino ci si deve limitare<br />
a una trentina di etichette, tra bianchi (in<br />
maggioranza) e rossi, oltre al vino della<br />
casa, bien sûr, segno distintivo di un’osteria,<br />
chic o shabby che sia. Il <strong>con</strong>to finale<br />
non è salato, e neanche regalato, si aggira<br />
sui 15 euro a pranzo, 35 a cena, ma non<br />
applica nessun supplemento ai tavoli <strong>con</strong><br />
vista sul banano (ovviamente da preferire).<br />
OSTERIA AL NOVE<br />
via Thaon di Revel, 9<br />
tel. 02-6684935<br />
chiuso domenica<br />
SENZA PERDERE IL TRENO!<br />
Snack equo-solidale<br />
alla Stazione Garibaldi<br />
Un treno da prendere al<br />
volo, per pendolare casa-ufficio<br />
e viceversa, quel terribile<br />
buco allo stomaco che non<br />
vi fa vedere più dalla fame, e<br />
la voglia di essere alternativi:<br />
tutto questo alla stazione<br />
Garibaldi è realtà, perché nel<br />
bel mezzo dell’estate, quando<br />
molti di voi già avevano<br />
preso il volo per i lidi vacanzieri,<br />
ha inaugurato l’ultima<br />
Bottega Altromercato in<br />
partnership <strong>con</strong> la coope-<br />
rativa Chico Mendes, uno<br />
spazio di 190 metri quadri<br />
dedito al commercio equo<br />
e solidale, <strong>con</strong> particolare<br />
attenzione a food, snack,<br />
bibite e dintorni. Scendete<br />
al mezzanino della metro e<br />
troverete, per esempio, un<br />
frigo che <strong>con</strong>tiene, freschissimi,<br />
birra chiara di riso e<br />
scura di quinoa (1,70 euro);<br />
tè freddo alla pesca, limone<br />
o tè verde (80 centesimi);<br />
vino siciliano dal ragusano<br />
(Insolia e Frappato); succo<br />
tropicale e bibite gassate<br />
da bere a garganella come<br />
il dolce Guaranito e il disse-<br />
tante (provare per credere)<br />
e agrumato Tererito, a base<br />
di erba mate. Per chi vuole<br />
sgranocchiare c’è un solidale<br />
imbarazzo della scelta: dai<br />
cracker di grano o farro alle<br />
barrette di sesamo o noci<br />
(40 centesimi); dal cioccolato<br />
medicano allo zenzero ai biscotti<br />
<strong>con</strong> cocco o tè verde,<br />
dal cioccolato bianco <strong>con</strong><br />
anacardi caramellati (e qui<br />
le calorie salgono, ma non i<br />
prezzi: 80 centesimi per tavoletta),<br />
fino ai Guiro, biscotti<br />
tipo Ringo, al miele <strong>con</strong><br />
ripieno di crema di cacao.<br />
Questo mese poi la grande<br />
novità è costituita dalle banane<br />
dell’Ecuador, “a lotta<br />
integrata”, ovvero biologiche<br />
anche se non al 100% (meglio<br />
di niente, no?). E se vi<br />
viene in mente che il frigo<br />
di casa piange, no problem!<br />
Prendetevi un pacco di pasta<br />
di quinoa e un sugo pronto<br />
tra quelli in vendita, e saltate<br />
sul vostro treno: la serata è<br />
risolta... in modo solidale.<br />
BOTTEGA DEL MONDO<br />
ALTROMERCATO<br />
Stazione Porta Garibaldi<br />
tel. 02-29003540<br />
chiuso domenica<br />
Sandra Franchino<br />
NEL PIATTO L'ISOLA DEL CUORE<br />
Con tanta nostalgia delle vacanze, Sicilia e Sardegna, ovviamente, ma anche la Piccola Ischia<br />
TRATTORIA TRINACRIA<br />
02-4238250<br />
Palermitano-trapanese.<br />
I Floridia (Antonio e Fulvia),<br />
proprietari del ristorante inaugurato<br />
nel settembre 1999 a<br />
poche saracinesche di distanza<br />
dal Cinema Mexico, sono di<br />
origini modicane, ma hanno<br />
vissuto sempre nel trapanese<br />
e la loro cuoca è palermitana…<br />
I figli poi (Simone e<br />
Davide, entrambi in sala) sono<br />
nati e cresciuti a Milano e<br />
hanno perso l’accento di casa.<br />
Ma una cosa è certa: il locale<br />
è siciliano al cento per cento,<br />
come il menu (finalmente tradotto,<br />
perché prima ci voleva<br />
il vocabolario per capire che<br />
cosa ordinare) e pure la carta<br />
dei vini (che include persino<br />
un Nero d’Avola fatto in<br />
Toscana e un Müller Thurgau<br />
prodotto in Sicilia, niente male<br />
anche se poco profumato).<br />
Con una spesa di 30/35 euro,<br />
mangerete a lume di candela,<br />
cir<strong>con</strong>dati da sobrie boiserie<br />
in legno scuro, strafogandovi<br />
<strong>con</strong> scaccia, caponata di melanzane,<br />
pasta <strong>con</strong> le sarde,<br />
arrosto di tunnino (tonno) o<br />
sicci (seppie) <strong>con</strong> cioccolato<br />
modicano e crema di patate,<br />
ma tenetevi dello spazio per<br />
i dolci impanatigghi di Don<br />
Puglisi, i cui proventi finis<strong>con</strong>o<br />
per intero in beneficenza: un<br />
piacere doppio.<br />
Via Savona, 57<br />
Aperto solo la sera. Chiuso<br />
domenica<br />
RISTORANTE EOLIE<br />
02-72004022<br />
Messinese-eoliano. Stefania<br />
Barzini ha appena scritto un<br />
appetitoso libro (A tavola<br />
<strong>con</strong> gli dei, Guido Tommasi<br />
Editore) su memorie e ricette<br />
delle isole eoliane, che ti<br />
mette la voglia, ma Milano<br />
è fortunata e vanta il suo<br />
Ristorante Eolie: dopo il fallimentare<br />
intervallo indiano, un<br />
anno fa ha riaperto in pompa<br />
magna, mantenendo del<br />
passato i soli muri portanti.<br />
Oggi lo gestis<strong>con</strong>o Nuccio e<br />
Maria Catania, che gli hanno<br />
<strong>con</strong>ferito un aspetto barocco<br />
da Gattopardo: moquette<br />
damascata, tovagliati in<br />
fiandra lunghi fino a terra e<br />
un’apparecchiatura da grandi<br />
occasioni. In linea <strong>con</strong> questa<br />
ricchezza, menu e prezzi: il<br />
primo ora ridotto (si fa per dire)<br />
a una cinquantina di portate<br />
tendenzialmente messinesi,<br />
il se<strong>con</strong>do che sale a 40/45<br />
euro senza <strong>con</strong>tare i vini (siciliani<br />
e non) dal ricarico non<br />
indifferente. Tra i cavalli di battaglia<br />
le reginette Salina <strong>con</strong><br />
pesto eoliano alle mandorle e<br />
fritturina di pesce di Mazara<br />
e i tagliolini Alicudi al nero di<br />
seppia, o un se<strong>con</strong>do come<br />
pesce stocco alla messinese<br />
o filetto agli agrumi di Sicilia.<br />
Due ulteriori annotazioni: cannoli<br />
fatti in casa e proverbiale<br />
ospitalità sicula.<br />
Piazza Mentana, 8/10<br />
Chiuso sabato a pranzo<br />
LA CALA DUE<br />
02-7388730<br />
Sardo. Doveva essere una<br />
costola de La Cala 1, in via<br />
Montenero, poi qualcosa<br />
non ha funzionato bene, e la<br />
costola si è staccata, mantenendo<br />
il nome ma vivendo di<br />
vita propria. Se ne occupano<br />
e la seguono come un figlio<br />
Saverio, in sala, e Franco, in<br />
cucina, ma non aspettatevi un<br />
ambiente modaiolo e di tendenza:<br />
qui vince la qualità e,<br />
trattandosi di pesce, questa è<br />
una buona notizia. Due salette<br />
sobrie per una cinquantina<br />
di coperti, tre acquari, quadri<br />
che riprodu<strong>con</strong>o il mare alle<br />
pareti e aria <strong>con</strong>dizionata<br />
fanno da <strong>con</strong>torno a un menu<br />
tendenzialmente sardo,<br />
piacevole e onesto. Si assaggiano<br />
Fregula <strong>con</strong> frutti di<br />
mare, ravioloni Culurgiones<br />
<strong>con</strong> ripieno di ricotta e menta,<br />
spaghetti <strong>con</strong> bottarga<br />
di muggine (un classico),<br />
coda di rospo o rombo <strong>con</strong><br />
sugo di olive e Vernaccia e,<br />
per finire, dolcissime seadas<br />
fritte al miele (terribilmente<br />
caloriche, ma imperdibili). Su<br />
ordinazione vi fanno anche<br />
il porceddu, ma molti (senza<br />
offesa per la Sardegna) preferis<strong>con</strong>o<br />
il piatto del momento:<br />
il crudo di pesce. Premio<br />
sorriso e gentilezza, ormai<br />
rari in città.<br />
Via Mameli, 7<br />
Chiuso sabato mattina e<br />
domenica<br />
PICCOLA ISCHIA<br />
02-2047613<br />
Napoletano. Un vero <strong>con</strong>densato<br />
di stereotipi di napoletanità:<br />
c’è il ballatoio <strong>con</strong> i panni<br />
stesi, un manichino di Totò in<br />
versione “Vota Antonio” che<br />
sembra uscito dal museo delle<br />
cere, la tabella della smorfia<br />
e un Apecar a trompe-l’oeil,<br />
e poi qua e là cornetti e scritte<br />
che non lasciano adito a<br />
dubbi. Ma soprattutto qui c’è<br />
la pizza, da ordinare small,<br />
medium o large, come più vi<br />
piace (ovviamente morbida<br />
<strong>con</strong> il bordo leggermente<br />
alto): il vero banco di prova resta<br />
la Margherita, ma vi potete<br />
sbizzarrire <strong>con</strong> <strong>con</strong>dimenti<br />
come la Sfiziosa (pomodoro,<br />
mozzarella, panna, fontina<br />
e zola), Ischitana della casa<br />
(provola, pomodoro fresco,<br />
rucola e grana) o la classicissima<br />
Napoli (<strong>con</strong> origano e<br />
acciughe). Per iniziare ci sono<br />
le sfiziosità (crocchette, arancini,<br />
fiori di zucca), se è l’ora<br />
di pranzo o il dopo-cinema<br />
scegliete i panini al forno, ripienissimi<br />
in più modi, quanto<br />
al dolce vi dovete ac<strong>con</strong>tentare<br />
di fagotti alla nutella, gelati<br />
e affogati, ma ricordatevi di<br />
prenotare, perché i prezzi<br />
sono <strong>con</strong>tenutissimi e il locale<br />
è sempre pieno di amici e habitué<br />
che (beati loro) hanno il<br />
tavolo assicurato.<br />
Via G.B. Morgagni, 7<br />
Chiuso mercoledì, sabato e<br />
domenica a pranzo<br />
VISTA SCALA CON APPETITO<br />
Tutte le news del<br />
Trussardi alla Scala<br />
Si chiama Mototsugu<br />
Hayashi (per i colleghi<br />
“Motu”), ha compiuto da poco<br />
31 anni e il suo biglietto da<br />
visita recita scritto a lettere<br />
cubitali ‘sommelier’, accanto<br />
al piccolo levriero simbolo<br />
grafico della Maison Trussardi.<br />
Motu, infatti, segue <strong>con</strong> dedizione<br />
nipponica la carta<br />
dei vini del rinato ristorante<br />
“Trussardi alla Scala” e spiega<br />
che, per aiutare il cliente<br />
nella scelta, si è optato per<br />
una sorta di cantina scaffalata<br />
a vista che mette in mostra<br />
tutte o quasi le 450 etichette<br />
proposte.<br />
Ma questa non è l’unica no-<br />
vità: innanzitutto l’ambiente,<br />
completamente ristrutturato,<br />
una sala da 65 coperti distribuiti<br />
lungo il perimetro<br />
vetrato <strong>con</strong> vista su piazza<br />
della Scala e lungo quello<br />
interno decorato da lievi<br />
farfalle che <strong>con</strong> l’autunno<br />
prenderanno il volo (leggi:<br />
verranno sostituite); poi, una<br />
cucina a vista nella quale nove<br />
cuochi ballano attorno a un<br />
iper-tecnologico piano cottura<br />
a induzione e soprattutto, qui<br />
sta la grande novità, lo chef,<br />
Andrea Berton che, forte di<br />
scuola Marchesi, oggi crea,<br />
inventa, rielabora, innova ma<br />
ci tiene a fare in modo che i<br />
sapori restino distinti e rico-<br />
noscibili. Ecco allora il risotto<br />
giallo <strong>con</strong> le animelle croccanti,<br />
bene all’onda (un cavallo di<br />
battaglia) e quello bianco alla<br />
Parmigiana <strong>con</strong> riga di tartufo<br />
nero, o la milanese di vitello<br />
a cubi, che dimostrano come<br />
lui sia la star del locale. Un<br />
solo problemuccio: il <strong>con</strong>to,<br />
che è di 55 euro per il fantasioso<br />
piatto unico del pranzo<br />
(quattro portate su un unico<br />
vassoio) e tocca gli 85 <strong>con</strong> il<br />
menu degustazione della sera.<br />
Per chi può…<br />
TRUSSARDI ALLA SCALA<br />
RISTORANTE<br />
piazza della Scala, 5<br />
tel. 02-8068821<br />
chiuso sabato a pranzo e<br />
domenica<br />
ROSSO&BIANCO<br />
A_Mi Bar: wine and<br />
more alla Bicocca<br />
Che ci fa un lounge restaurant<br />
e wine bar dal design in<br />
stile newyorchese e la cantina<br />
fornita in quel della Bicocca?<br />
Non è il primo, né sarà l’ultimo<br />
perché l’area ex Pirelli-<br />
Arcimboldi a cui ha messo<br />
mano lo studio Gregotti sta<br />
emergendo a più non posso,<br />
anche in tema di locali. I due<br />
giovani che hanno aperto<br />
A_Mi Bar non sono nuovi del<br />
mestiere, ma hanno voluto fare<br />
le cose sul serio in materia<br />
di Bacco, affidandosi ai <strong>con</strong>sigli<br />
dell’Enologo (alias Govanni<br />
Consonni della quasi omonima<br />
enoteca) che per loro ha<br />
studiato una carta ad hoc.<br />
Ci scoprirete nomi noti<br />
come piccole case produttrici<br />
che propongono vere<br />
rarità: ecco allora il Bricco<br />
Maiolica Rolando 2004, uno<br />
Chardonnay fumé piemontese<br />
<strong>con</strong> uve Sauvigon, affinato in<br />
barrique, amatissimo dalle<br />
donzelle, un Fiano di Avellino<br />
del 2005, cantine Urciolo,<br />
modaiolo e godereccio. Prezzi<br />
accettabili, se non ordinate<br />
un Sassicaia o un Ornellaia<br />
del 2002 (quelli ci sono per i<br />
professori dell’Università…),<br />
e una piccola scelta al calice,<br />
ma se vi sedete a tavola non<br />
sarà difficile tirare il collo alla<br />
bottiglia, anche perché il menu<br />
è invitante e spazia dai cannoncini<br />
di magro <strong>con</strong> indivia<br />
stufata al burro di Casera, fino<br />
all’agnello <strong>con</strong> pane alle erbe<br />
e verdurine di stagione. Una<br />
prima fase estiva di rodaggio<br />
si è già <strong>con</strong>clusa e ora si decolla<br />
<strong>con</strong> degustazioni guidate<br />
e serate aromaterapiche in<br />
cui un tecno-macchinario<br />
spruzzerà nell’aria essenze di<br />
assenzio, vino e altri odori. Un<br />
rimedio <strong>con</strong>tro l’etilometro o<br />
un incitamento al vizio?<br />
A_MI BAR<br />
via P. e A. Pirelli, 14<br />
tel. 02-6427499<br />
chiuso lunedì sera, sabato e<br />
domenica a pranzo<br />
URBAN 63
PRIMA&DOPO<br />
BAR BANCHI VECCHI<br />
06-68801170<br />
Tanti cocktail e aperitivi preparati<br />
da Marco e Nando e<br />
perfino vini in mescita, insieme<br />
però al caffè speciale della<br />
Moretta <strong>con</strong> panna e cioccolato<br />
fondente, perché qui<br />
prima c’era un’antica latteria.<br />
Al ban<strong>con</strong>e vige la regola dell’abbondanza<br />
e della varietà<br />
e spesso spiluccando qua e là<br />
si invade anche la strada, dove<br />
si rimane a fare salotto.<br />
Via dei Banchi Vecchi, 6<br />
Sempre aperto<br />
GALLERIA SANTA CECILIA<br />
06-58334365<br />
Galleria fotografica, libreria,<br />
un po’ salotto, un po’ caffè o<br />
sala da tè, la galleria Santa<br />
Cecilia ha fatto della piazza e<br />
delle stradine intorno (a raffica<br />
hanno aperto tutta una serie<br />
di locali lì vicino) uno degli<br />
angoli più vivaci di Trastevere.<br />
Molto belle le mostre curate<br />
da Danilo, interessanti i volumi,<br />
fotografia ma non solo, e<br />
ottimi gli aperitivi al ban<strong>con</strong>e.<br />
Musica lounge in sottofondo.<br />
Serata di punta il giovedì<br />
quando l’aperitivo diventa a<br />
tema <strong>con</strong> buffet etnico marocchino,<br />
indiano e orientale.<br />
Piazza Santa Cecilia, 16<br />
Sempre aperto<br />
MODO<br />
06-6867452<br />
Locale tutto giocato sul bianco<br />
e nero nella zona calda,<br />
anzi caldissima di piazza del<br />
Fico. Superfici scure lucidissime<br />
per il lungo ban<strong>con</strong>e, pianoforte<br />
nero a coda e molti<br />
divani, soprattutto nell’ampio<br />
privé sul fondo. La musica,<br />
spesso live, la sceglie una<br />
divertente e divertita proprietaria<br />
dai capelli rossissimi,<br />
Cristina, che ama il jazz ma lo<br />
<strong>con</strong>tamina <strong>con</strong> incursioni in<br />
altri territori. Interminabile la<br />
lista di cocktail, long e short<br />
drink.<br />
Vicolo del Fico, 3<br />
Sempre aperto<br />
64 URBAN<br />
MANGIARE & BERE<br />
ROMA<br />
DI LAURA RUGGIERI<br />
LUNGOTEVERE IL FITNESS<br />
PUÒ ESSERE UN PRETESTO<br />
Oltre che correre e sudare, sul<br />
fiume si mangia anche<br />
Cittadella del fitness e del wellness<br />
appena fuori dai circuiti metropolitani, il<br />
Salaria Sport Village ha aperto da qualche<br />
mese sulle ceneri di uno storico circolo<br />
romano. Qui, al suo interno, a due passi<br />
dall’ansa più larga e navigabile del Tevere,<br />
tra pini secolari e cir<strong>con</strong>dato da un bel<br />
prato, c’è il River Café.<br />
I tavoli poggiati su una larga pedana di<br />
legno guardano non a caso verso il fiume<br />
e toccano quasi i bordi dell’immensa piscina<br />
(lunga 50 metri) a sfioro. Insomma, il<br />
posto giusto se Roma ancora non riuscite<br />
a sentirvela addosso e vi sta un po’ stretta<br />
dopo le vacanze. Perché il River Café possono<br />
frequentarlo tutti, soci e non soci,<br />
palestrati impenitenti o pigri a oltranza.<br />
L’aperitivo della domenica è una sorta di<br />
cena a buffet <strong>con</strong> una selezione di pizze<br />
diverse, cous cous, fritti, tante verdure,<br />
frittate, formaggi, salumi. Si prende al<br />
ban<strong>con</strong>e dell’open bar su bei divani in<br />
vimini e cuscinoni bianchi, <strong>con</strong> candele<br />
sparse in giro e musica chili out al prezzo<br />
fisso di 15 euro. A tavola, spendendo sui<br />
30 euro, trovate molti prodotti che arrivano<br />
da un’azienda umbra: carni, formaggi,<br />
vino, olio, tutto biologico. In menu, oltre<br />
alle pizze, un bel giro di antipasti che<br />
potrebbero distogliervi dal resto, ma voi<br />
resistete e allenatevi… perché in arrivo ci<br />
sono le casarecce <strong>con</strong> guanciale, pomodoro<br />
piccadilly e olive taggiasche o il cartoccio<br />
di cavatelli ai frutti mare. Buona scelta<br />
di carni alla griglia e pesce cucinati anche<br />
<strong>con</strong> una certa fantasia, vedi la sorpresa di<br />
mare in crosta di sfoglia.<br />
Qualche sforzo in più forse andrebbe<br />
fatto sui dolci ma, si sa, per i veri sportivi<br />
non sono proprio un toccasana, molti li<br />
temono, altri li hanno proprio messi al<br />
bando. Voi no, però…<br />
RIVER CAFÉ – Salaria Sport Village<br />
via S. Gaggio, 5<br />
tel. 06-8887361<br />
chiuso lunedì<br />
LA GASTROBOUTIQUE È FEMMINA<br />
Al Femme è sinuoso<br />
anche il divano<br />
Un locale boutique, anzi una<br />
boutique enologica, come la<br />
definisce Federico Giannini,<br />
uno dei soci di Femme. Tre<br />
sale, dove predominano bianco<br />
puro, rosa antico e oro, di<br />
cui è completamente rivestita<br />
la se<strong>con</strong>da, quella per dj set<br />
e aria da disco. A terra, resina<br />
color oro e argento. Lungo<br />
tutto il locale corre un sinuoso<br />
divano, come fosse un’onda,<br />
tanto bello quanto scomodo.<br />
Sembra fatto apposta per non<br />
sedersi, e così è. Questo è un<br />
posto dove cenare in piedi<br />
e dove aggirarsi, oltre che<br />
tra i piatti, soprattutto tra la<br />
gente. Succede tutte le sere<br />
dalle 19 alle 23 circa, quando<br />
dalla cucina al piano di sotto<br />
arrivano lasagne alle verdure,<br />
risotto ai fiori di zucca, cannelloni.<br />
Poi c’è la pizza bianca<br />
calda del mitico fornaio della<br />
piazza <strong>con</strong> mortadella e altre<br />
variazioni sul tema. Di piatti<br />
potete assaggiarne quanti ne<br />
volete: non spenderete più<br />
di 10 euro insieme a un vino<br />
o a un cocktail, scegliendo<br />
tra 60. Quello della casa è<br />
la caipiroska al passion fruit,<br />
oppure frozen alla mela verde.<br />
Il barman è un nome: si tratta<br />
di Momo, che di locali se ne<br />
intende. Dj resident Faber, alchimista<br />
di suoni e sensazioni.<br />
Come è Femme.<br />
FEMME<br />
via del Pellegrino, 14<br />
tel. 06-6864862<br />
chiuso lunedì<br />
CHE PIZZA! DACCI UN TAGLIO<br />
Rispetto alla tonda classica viene sottovalutata. Un errore! Perché la pizza al taglio ha la sua nobiltà<br />
FRONTONI DAL 1921<br />
06-5812436<br />
Questa è la casa della pizza,<br />
quella bianca, romana romana.<br />
Non parliamo di focaccia,<br />
di schiacciata o similari ma<br />
dell’unica, inimitabile pizza,<br />
morbida e scrocchiarella al<br />
tempo stesso, ben oliata, <strong>con</strong><br />
qualche grano di sale grosso<br />
in superficie, tagliata a metà e<br />
<strong>con</strong> un po’ di prosciutto all’interno.<br />
Se avete la fortuna di<br />
metterci anche i fichi mangerete<br />
un capolavoro. Tanti altri<br />
gli ingredienti per farcirla, a<br />
se<strong>con</strong>da della fame che si ha:<br />
mortadella, salumi, formaggi,<br />
verdure, salmone e caprini in<br />
abbinamenti insoliti. Al ban<strong>con</strong>e<br />
trovate ovviamente anche<br />
altre pizze alla pala: rossa,<br />
mozzarella, funghi, patate ecc.<br />
A 5 euro potete ordinare una<br />
selezione di pizze fantasia<br />
servite invece a spicchi nel<br />
piatto. Altra specialità è la pizza<br />
alta farcita <strong>con</strong> pomodorini<br />
di Pantelleria, capperi, olive e<br />
basilico.<br />
Viale Trastevere, 52<br />
Chiuso domenica sera<br />
I fasti della Russia<br />
imperiale sotto spirito<br />
Un piccolo angolo di Russia<br />
nel cuore di Roma? Ora c’è:<br />
l’hanno inaugurato a pochi<br />
passi da Campo de’ Fiori e<br />
piazza Navona due imprenditrici<br />
russe, <strong>con</strong> l’idea di ricreare<br />
l’atmosfera magica di un<br />
Paese d’altri tempi e rievocare<br />
i fasti del periodo zarista. E<br />
allora ecco divani e divanetti<br />
di velluto rosso, pavimenti a<br />
grandi doghe in legno, schienali<br />
imponenti, oro e stucchi,<br />
qualche lampadario di cristallo.<br />
In vetrina ci sono addirittura<br />
stivali, colbacchi, corone<br />
<strong>con</strong> pietre e perle, il boccale<br />
di vino di uno zar; la pelle di<br />
un lupo siberiano è adagiata<br />
su una poltrona. In cucina,<br />
meglio evitare qualche banalità<br />
di casa nostra e buttarsi<br />
sui piatti tradizionali dell’est<br />
europeo. Buoni l’antipasto<br />
Misto di Zar, <strong>con</strong> salmone<br />
e caviale, in abbinamento<br />
all’ottimo pane nero appena<br />
scaldato e imburrato, la tipica<br />
zuppa fredda di verdure<br />
ANGELO E SIMONETTA<br />
06-87188853<br />
Qui si parla di un campione,<br />
mica uno scherzo: Angelo<br />
Jezzi ha <strong>con</strong>quistato infattti<br />
per due anni il titolo mondiale<br />
di pizza al taglio, quindi chi<br />
varca la soglia del suo “tempio”<br />
trova una qualità che va<br />
oltre l’eccellenza. Provare per<br />
credere. Al timone gli altri due<br />
fratelli, Massimo e Gabriele,<br />
più nove persone che si dividono<br />
tra impasti e forni. Una<br />
bella squadra che sforna ben<br />
130 gusti diversi di pizze<br />
nell’anno. Ai funghi porcini e<br />
ricotta, alle melanzane grigliate<br />
e scamorza di bufala, alla<br />
zucca gialla. Definizione esatta<br />
“pizza a taglio alla romana”,<br />
croccante e soffice al tempo<br />
stesso grazie all’utilizzo di un<br />
mix di farine diverse e a una<br />
lievitazione lunghissima. Su<br />
tavolette di legno di faggio vi<br />
vengono serviti piccoli assaggi<br />
di tanti tipi, come un mosaico<br />
da godersi seduti in panchina<br />
fuori o sugli sgabelloni.<br />
Via Nomentana, 581<br />
Sempre aperto<br />
Okroshka. Il Dolce Mosca, a<br />
base di fragole e cioccolato<br />
fuso, insolito.<br />
Il <strong>con</strong>siglio per lo chef è di<br />
<strong>con</strong>tinuare a osare, come<br />
già fa il bravissimo barman<br />
PierGiorgio <strong>con</strong> i cocktail,<br />
oltre 100. Tra i suoi cavalli di<br />
battaglia, il Cremlino e l’istituzionale<br />
Putin-ka, ideato in<br />
ZI FENIZIA<br />
06-6896976<br />
Se non avete mai provato la<br />
pizza ripiena di falafel o altre<br />
specialità kosher veniteci pure<br />
da molto lontano nel ghetto,<br />
perché davvero merita. Molte<br />
le specialità tra cui scegliere:<br />
pizza <strong>con</strong> la <strong>con</strong>cia (e cioè<br />
zucchine fritte e marinate in<br />
aceto), tra le più buone, pizza<br />
<strong>con</strong> indivia e aliciotti, o quella<br />
<strong>con</strong> pomodorini pachino e<br />
alici. Un classico romano è la<br />
pizza <strong>con</strong> le patate che viene<br />
sfornata in <strong>con</strong>tinuazione. E a<br />
proposito di specialità ebraiche<br />
c’è n’è un’altra tradizionalissima<br />
che non sembrerebbe<br />
proprio assomigliare a una<br />
pizza, eppure si chiama così.<br />
Trattasi di un dolce che in<br />
tutta Roma troverete solo da<br />
Boccione, proprio di fronte a<br />
Zi Fenizia, pasticceria rimasta<br />
come un secolo fa. Sono mostaccioli<br />
di pasta dolce cotti<br />
in forno <strong>con</strong> uvetta, canditi e<br />
pinoli. Da leccarsi i baffi!<br />
Via Santa Maria del Pianto, 64<br />
Chiuso venerdì pomeriggio<br />
e sabato<br />
onore del Presidente russo<br />
Putin. Ottimo il Mosca Night<br />
<strong>con</strong> rum scuro, black vodka,<br />
limone e menta. Una sosta<br />
al ban<strong>con</strong>e la meritano anche<br />
solo le vodke, più di 15<br />
tipi diversi, da sorseggiare<br />
davanti agli schermi dove<br />
potrebbe anche capitare di<br />
imbattersi in film storici quali<br />
VESUVIO<br />
06-5405634<br />
Di pizze napoletane al piatto<br />
Roma ormai è invasa, ma<br />
in tema di pizze al taglio fatte<br />
a regola d’arte c’è ancora<br />
spazio per crescere. Ecco<br />
però Vesuvio, un piccolo locale<br />
decisamente vernacolare,<br />
dall’atmosfera piacevole<br />
e dai sapori partenopei doc.<br />
La pizza Totò e Peppino è<br />
“’na poesia”. E che dire di<br />
quella <strong>con</strong> melanzane alla<br />
parmigiana? Semplicemente<br />
favolosa. Poi la tricolore,<br />
lunga un metro, a tre strisce<br />
bianco, rosso e verde, rigorosamente<br />
<strong>con</strong> mozzarella<br />
di bufala. La Vesuvio, alici,<br />
pachino e molto peperoncino,<br />
il classico del locale.<br />
Assolutamente speciali anche<br />
i calzoni, i supplì al telefono<br />
e le crocchè di patate.<br />
Seduti o in piedi deliziatevi<br />
guardando le tantissime<br />
foto dei migliori film di Totò<br />
alle pareti.<br />
Via G. Chiabrera, 71<br />
Chiuso domenica mattina<br />
e lunedì<br />
TUTTI A CORTE DELLO ZAR<br />
Le straordinarie avventure degli<br />
italiani in Russia. Durante<br />
il weekend party <strong>con</strong> dj-set,<br />
<strong>con</strong>certi e happy hour a 5<br />
euro.<br />
ZAR CLUB<br />
via dei Cartari, 34-36<br />
tel. 06-6865456<br />
chiuso lunedì<br />
© Giuseppe Voci<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Tra tartine e bollicine,<br />
momenti di puro<br />
piacere<br />
Un indirizzo classico del<br />
bere bene a San Lorenzo, in<br />
un ambiente <strong>con</strong>temporaneo<br />
che mixa pareti di mattoni<br />
a vista e volte a botte <strong>con</strong><br />
acciaio e vetro. Tante le etichette<br />
di qualità, scelte spaziando<br />
sull’intero territorio<br />
nazionale anche se il Lazio<br />
predomina. Da L’Olivella alle<br />
Cantine San Marco, Cantina<br />
Sant’Andrea, Paolo e Noemia<br />
d’Amico, per citarne alcuni.<br />
Quindi molti vitigni autoctoni<br />
e tante piccole realtà emergenti.<br />
In mescita, che cambia<br />
ogni due settimane, una selezione<br />
media di otto vini rossi<br />
e otto bianchi, in genere sei<br />
tra passiti e moscati, tre fra le<br />
bollicine.<br />
In abbinamento dal “laboratorio<br />
gastronomico” es<strong>con</strong>o<br />
prelibatezze. Selezioni di<br />
salumi: capocollo dei Monti<br />
Aurunci, salame rusticano,<br />
sopressa padovana, ciauscolo<br />
marchigiano, finocchiona<br />
di cinta senese. E formaggi:<br />
testun al barolo, trittico<br />
di Scanno, malga della Val<br />
Venosta, pecorini d’alpeggio<br />
stagionati <strong>con</strong> miele e spezie,<br />
e poi raschera e ovviamente<br />
la marzolina degli Aurunci.<br />
Tra i piatti caldi, lasagne<br />
formaggio caprino e arancia<br />
o cannelloni al cinghiale. O il<br />
Piatto degli Aurunci, a base<br />
di pascotto, un pane nero del<br />
frosinate cotto a legna e fatto<br />
seccare come una fresella.<br />
Mentre si beve e si degusta<br />
spesso si incappa nella presentazione<br />
di un libro o in<br />
una <strong>con</strong>versazione allargata.<br />
E una volta al mese parte un<br />
percorso gastronomico fatto<br />
di abbinamenti ricercati tra<br />
cibo e vini, meditando sull’universo<br />
vitivinicolo.<br />
ARCO DEGLI AURUNCI<br />
via degli Aurunci, 42<br />
tel. 06-4454425<br />
chiuso lunedì<br />
URBAN 65
PRIMA&DOPO<br />
ARCHDESIGN CAFÉ<br />
011-5175669<br />
In zona cinema Reposi, due<br />
piani caratterizzati da accenti<br />
neo-barocchi e dalle finte<br />
sedie oro Luigi Filippo. Belle<br />
le applique e inquietanti le<br />
sculture che assumono, di<br />
volta in volta, le forme di un<br />
aracnide, di uno struzzo, di<br />
gambe umane. Di giorno<br />
lavora come bar tradizionale.<br />
La sera si riempie del popolo<br />
dell’aperitivo e dei cocktail.<br />
Poca varietà di stuzzichini, ma<br />
grande attenzione alla qualità:<br />
peperoni dolcissimi, wurstel<br />
gustosi, insalata di riso fresca.<br />
Corso Matteotti, 3/a<br />
Chiuso domenica<br />
ZELLI WINE BAR<br />
011-6692250<br />
Da fuori sembra un pub o una<br />
birreria. E l’insegna non aiuta<br />
a togliersi il dubbio, visto<br />
che sopra alla scritta “Wine<br />
Bar” troneggia il marchio di<br />
una nota “bionda” naturale.<br />
Ci sono, è vero, birre a profusione,<br />
ma anche l’offerta di<br />
vini e cocktail non scherza.<br />
Il ban<strong>con</strong>e lancia messaggi<br />
invitanti: formaggi e salumi<br />
dai sapori decisi, frittate, torte<br />
salate, salatini e sfogliatelle<br />
ammiccanti.<br />
Corso Vittorio Emanuele II,<br />
35<br />
Chiuso domenica<br />
CAFFÈ FLORA<br />
011-8171530<br />
Una delle più belle piazze<br />
d’Europa sullo sfondo, le finestre<br />
sul Po, i tavoli al fresco<br />
sotto le arcate, sono tutti<br />
motivi che da soli spingono a<br />
venire, non da oggi, al Caffè<br />
Flora. Poi, certo, ci sono i<br />
cocktail, le birre, una buona<br />
scelta di vini e, all’ora giusta,<br />
piatti pieni di stuzzichini golosi:<br />
zucchine grigliate, crostini<br />
al tonno e al formaggio <strong>con</strong> le<br />
noci, una deliziosa frittata di<br />
patate, involtini di zucchine e<br />
wurstel.<br />
Piazza Vittorio Veneto, 24<br />
Chiuso lunedì<br />
66 URBAN<br />
Sandra Franchino MANGIARE<br />
& BERE<br />
TORINO<br />
DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />
LA MARGHERITA SI FA<br />
ANCORA PIÙ SABAUDA<br />
Nonostante le recenti traversie<br />
della casata, la pizza regale è<br />
un successo<br />
Via San Francesco da Paola, una delle<br />
vie più popolate di ristoranti del centro<br />
torinese. Per molti anni qui, di fronte ai<br />
localini toscani della zona, c’è stato il<br />
Ciclope, una di quelle pizzerie prive di<br />
voli pindarici ma <strong>con</strong> un pubblico fedele<br />
e assiduo. Da quest’estate questo è l’indirizzo<br />
di Zeroundici: sempre di pizza si<br />
parla, gli ambienti però hanno subito un<br />
bel restyling, <strong>con</strong> tanto di brillanti interni<br />
di color rosso e giallo e dehors hi-tech<br />
argentato. Il menu della cucina è quello<br />
classico “da pizzeria” <strong>con</strong> svariati primi<br />
(sui 7/9 euro) e alcuni piatti di pesce.<br />
Invitante la scelta delle pizze (dai 5 agli<br />
8 euro). Molti i nomi di fantasia, in gran<br />
parte dedicati a Torino (Calzone Monviso,<br />
Pizza della Mole), <strong>con</strong> un’occhiata di<br />
riguardo alla famiglia reale. Nonostante<br />
le disavventure giudiziarie degli eredi,<br />
una succulenta Umberto I o una Regina<br />
Margherita attirano sempre il pubblico<br />
subalpino!<br />
Le pizze sono gustose, gli ingredienti<br />
freschi e abbondanti. Si fa fatica a terminare<br />
anche il ricco tagliere <strong>con</strong> sgonfiotti<br />
al prosciutto, salame, prosciutto crudo<br />
e l’ottima bufala ordinato per antipasto.<br />
Unico neo un crostino al lardo non proprio<br />
esaltante. A innaffiare il tutto c’è la birra<br />
Menabrea alla spina, glorioso marchio<br />
biellese, recentemente risorto a nuova e<br />
dissetante vita.<br />
Per chiudere, dopo il caffè, vi offriranno<br />
quasi sicuramente l’amaro d’erbe della casa,<br />
marchiato, ovvio, Zeroundici. Quando<br />
uscirete, sazi e soddisfatti, avrete speso<br />
meno di una ventina di euro a testa.<br />
ZEROUNDICI<br />
via San Francesco da Paola, 46<br />
tel. 011-8129615<br />
chiuso sabato a pranzo<br />
PER UN FINE ESTATE GELATO<br />
Ingredienti dop, gusti di stagione, creme da brivido. Com’è dolce naufragare in questo freddissimo mare!<br />
GROM<br />
011-5119067<br />
Da una idea di due giovani,<br />
Guido Martinetti e Federico<br />
Grom, nel 2003 è nata una<br />
gelateria che, in pochi anni,<br />
è arrivata al top a Torino<br />
e, ora, anche in altre città.<br />
Il segreto? Materie prime<br />
di primissimo piano, quasi<br />
sempre presìdi Slow Food:<br />
i limoni sfusati da Amalfi, i<br />
pistacchi di Bronte, il caffè<br />
Huehuetenango, la fragolina<br />
di Ribera. Piacciono molto<br />
la crema “come una volta”<br />
e i cioccolati selezionati da<br />
Gobino. Il prezzo è un po’ più<br />
alto, ma la gente fa la coda<br />
ugualmente.<br />
Piazza Paleocapa, 1<br />
Chiuso domenica<br />
GELATERIA<br />
DUEQUATTRONOVE<br />
011-3601059<br />
Uno degli ultimissimi arrivi nel<br />
panorama “freddo” di Torino.<br />
La filosofia è ben chiara: nessuna<br />
<strong>con</strong>cessione a semilavorati<br />
e latte in polvere. Solo<br />
prodotti del territorio su base<br />
esclusivamente stagionale.<br />
Non chiedete a Elio e Paolo<br />
pesche e ciliegie a dicembre!<br />
Pochi gusti, ma <strong>con</strong>tinuamente<br />
variati. Attenzione alla<br />
tradizione anche nelle creme:<br />
spazio dunque alla crema<br />
all’antica, al gelato alla torta<br />
di nocciola piemontese, ai<br />
Crumiri rossi di Casale e ai<br />
nocciolini di Chivasso.<br />
Corso Orbassano, 249<br />
Chiuso domenica<br />
MIRETTI<br />
011-533687<br />
Una volta il gelato era crema<br />
e cioccolato. E a Torino, da<br />
sempre, Miretti era ri<strong>con</strong>osciuto<br />
il numero uno per<br />
crema e fior di panna, che<br />
univano leggerezza a un<br />
sapore indescrivibile. E sono<br />
ancora fantastici. Il panorama<br />
dei gusti oggi si è allargato,<br />
ma qui tutto <strong>con</strong>tinua ad<br />
avere un senso. Provate la<br />
crema all’arancio, lo zabaione<br />
<strong>con</strong> gli amaretti, il gelato ai<br />
nocciolini di Chivasso, il cioccolato<br />
belga, la meringata…<br />
Ma sono niente male anche<br />
i sorbetti alla frutta, specie<br />
quello al mandarino.<br />
Corso Matteotti, 5<br />
Chiuso lunedì<br />
SILVANO<br />
011-6960647<br />
L’insegna dice tutto: “Silvano<br />
Gelati d’altri tempi”. Non<br />
è uno slogan dettato dal<br />
marketing, è la scelta professionale<br />
che segna da sempre<br />
i capolavori di Silvano<br />
Moschini. “Altri tempi” vuol<br />
dire ingredienti del territorio,<br />
lavorazione giornaliera<br />
<strong>con</strong> macchine tradizionali,<br />
<strong>con</strong>servazione del gelato nei<br />
tipici pozzetti d’acciaio. E<br />
tradizionali sono i gusti, dalla<br />
nocciola (tonda gentile) allo<br />
splendido marron glacé alla<br />
crema di riso. Provate il minitaglio:<br />
caffè caldo e gelato<br />
alla crema.<br />
Via Nizza, 142<br />
Chiuso sabato
MANGIARE & BERE<br />
VENETO<br />
DI FRANCESCA ROVEDA<br />
GLI CHEF? QUATTRO È<br />
IL NUMERO PERFETTO<br />
A movimentare il menu del<br />
Julien ci pensano in quattro<br />
VICENZA<br />
Julien<br />
Light potrebbe essere la parola d’ordine<br />
di questo nuovo locale che di vicentino<br />
ha giusto il proprietario: Giuliano, ma<br />
Julien per gli amici. Da qui il nome di uno<br />
dei posti giusti della città: vetro e acciaio<br />
i materiali utilizzati, arredi minimal, bianco<br />
il colore dominante.<br />
Ben quattro chef per un ristorante che<br />
apre da mezzogiorno alle tre e dalle<br />
sette alle undici e mezza di sera. Ma<br />
al Julien potete anche fare colazione<br />
o fermarvi per un aperitivo o un drink<br />
dopo cena, magari il giovedì, serata dedicata<br />
alla musica dal vivo o durante il<br />
weekend, animato da vari dj set. Inutile<br />
sottolineare che in un locale così curato<br />
il menu ruoti spesso. Intanto ve ne proponiamo<br />
un gustoso assaggio. Per chi<br />
volesse pranzare o cenare light anche<br />
nel prezzo senza rinunciare alla qualità,<br />
qui è ac<strong>con</strong>tentato: <strong>con</strong> 10 euro potrete<br />
degustare, infatti, non il solito piatto di<br />
maccheroni al pomodoro, ma delicati<br />
gnocchetti di patate <strong>con</strong> capesante e<br />
zatterini, ravioli di branzino <strong>con</strong> filetti di<br />
pomodoro (9 euro) o ancora orecchiette<br />
alla mediterranea <strong>con</strong> cascata di bufala<br />
(8 euro), ideali per chi non ama il pesce,<br />
accompagnati da un buon bicchiere di<br />
vino a scelta. Infatti una ventina di etichette<br />
a rotazione sono disponibili alla<br />
mescita, dai 2 ai 6 euro a bicchiere.<br />
Se volete invece un pasto <strong>con</strong> tutti i<br />
crismi, potete proseguire <strong>con</strong> coda di<br />
rospo nel lardo di Colonnata <strong>con</strong> crema<br />
di zucchine e olive kalamata, tagliata di<br />
filetto <strong>con</strong> porcini su letto di rucola al<br />
balsamico o costolette d’agnello e verdure<br />
alla griglia (13 euro). Un dessert?<br />
Tortino fondente al cioccolato <strong>con</strong> gelato<br />
alla vaniglia o panna cotta alla pesca (5<br />
euro). E alla fine potete <strong>con</strong>cedervi anche<br />
il rosolio prediletto da Vittorio Emanuele,<br />
alla regale cifra di 5 euro.<br />
via Cabianca, 13<br />
tel. 0444-326168<br />
chiuso domenica<br />
ALL'APERTO SENZA SE E SENZA MA<br />
Paella, lesso in salsa veronese, galletti alla griglia, fonduta di carne. Tutto rigorosamente alla luce del sole<br />
VERONA<br />
TRATTORIA CAPPUCCINI<br />
045-8032653<br />
Menu fisso per una tappa obbligata:<br />
a dispetto del nome<br />
alla trattoria Cappuccini si<br />
mangia, solo su prenotazione,<br />
la paella servita <strong>con</strong> abbondante<br />
sangria o in alternativa<br />
vino rosso locale (30 euro circa).<br />
Ancora per questo mese,<br />
tempo permettendo, si può<br />
mangiare all’aperto nell’ampio<br />
dehors leggermente al di<br />
sotto del livello della strada,<br />
posizione che garantisce il<br />
fresco e, volendo, l’anonimato.<br />
Via Faccio, 26<br />
Chiuso domenica<br />
VERONA<br />
TRATTORIA ALL’ISOLO<br />
045-594291<br />
Una verace cucina casalinga<br />
per chi dopo l’estate fatta<br />
di piattini leggeri si vuole<br />
finalmente strafogare (ovvio,<br />
all’aperto, <strong>con</strong> i tavolini<br />
ricoperti dalle tovagliette a<br />
quadri). Non rinunciate al lesso<br />
<strong>con</strong> la pearà, tipica salsa<br />
veronese a base di mollica di<br />
pane, midollo di bue e tanto<br />
pepe (10/12 euro). Piuttosto,<br />
saltate il primo. Per il dessert<br />
non chiedete nemmeno se è<br />
della casa, è ovvio.<br />
Piazza Isolo, 5<br />
Chiuso mercoledì<br />
VERONA<br />
TRATTORIA DA ROPETON<br />
045-8030040<br />
Una volta ci si sedeva nella<br />
piazzetta di fronte alla trattoria,<br />
da poco si cena sulla<br />
terrazza sopra al ristorante:<br />
ma il fascino di questo locale<br />
veronese rimane immutato,<br />
grazie allo spirito “casinaro”<br />
e alle taglienti battute<br />
da veneto doc dello stesso<br />
Ropeton, storica anima della<br />
trattoria, che propone pennette<br />
al ropeton, galletto<br />
alla griglia, patate e verdure<br />
saltate in padella a 25 euro.<br />
Via Fontana del Ferro, 1<br />
Chiuso martedì<br />
VERONA<br />
HOSTARIA LA VECCHIA<br />
FONTANINA<br />
045-591159<br />
Sempre sui 25/30 euro, a<br />
se<strong>con</strong>da ovviamente della<br />
quantità di vino che berrete,<br />
un pranzo o una cena in pieno<br />
centro, ancora all’aperto<br />
se vi va. Qui si può mangiare<br />
la fonduta di carne servita<br />
<strong>con</strong> le salsine varie (solo<br />
dentro però) o altri piatti<br />
della zona come luccio in<br />
saor, bigoli all’ortica e ricotta<br />
affumicata, pastisada de<br />
caval, trippe alla parmigiana.<br />
Piazzetta Chiavica, 5<br />
Chiuso domenica<br />
PRIMA&DOPO<br />
VERONA<br />
BAR AL PONTE<br />
Locale famoso per la suggestiva<br />
terrazza che si affaccia<br />
sulla riva dell’Adige, immerso<br />
in un’atmosfera a lume di<br />
candela, oltre che ritrovo per<br />
tiratardi (i battenti chiudono<br />
spesso oltre le tre di notte).<br />
Provate uno “Sbagliato” (un<br />
negroni più leggero grazie<br />
alla presenza del brut al<br />
posto del gin) o un gin tonic<br />
cullati dalla brezza del fiume,<br />
magari serviti <strong>con</strong> qualche<br />
appetitoso stuzzichino (circa<br />
5 euro a <strong>con</strong>sumazione).<br />
Via Ponte Pietra, 26<br />
Chiuso lunedì<br />
POVE DEL GRAPPA (VI)<br />
GHISELLI<br />
0424-80519<br />
D’accordo, non è in centro.<br />
Ma per una volta vale la pena<br />
spostarsi per entrare in<br />
una dimensione bucolica, in<br />
mezzo agli ulivi e alla natura,<br />
dove sta questo cocktail bar,<br />
ristorante e bed & breakfast,<br />
locale davvero esclusivo in<br />
cui poter organizzare anche<br />
feste ed eventi, sicuri di fare<br />
un figurone. Da provare i coloratissimi<br />
pitcher, caraffe di<br />
cocktail da bere ghiacciati e<br />
in compagnia.<br />
Via degli Ulivi, 1<br />
Chiuso lunedì<br />
PADOVA<br />
CAFÉ MIRÒ<br />
348-1307504<br />
Ottimo per la pausa pranzo<br />
studentesca (piadine a 3,50<br />
euro) o per chi vuole godersi<br />
uno spritz (3) o un mojito<br />
(4,50) lontano dai soliti posti<br />
in vetrina tipo piazza Duomo<br />
o piazza delle Erbe. Da provare<br />
l’insalata <strong>con</strong> riso, gamberetti,<br />
limone, rucola o la<br />
pasta fredda <strong>con</strong> la frutta (5,<br />
50). Lista vini interessante,<br />
circa 40 tra bianchi e rossi,<br />
una ventina in mescita.<br />
Via Dondi dell’Orologio, 1<br />
Chiuso domenica<br />
URBAN 67
PRIMA&DOPO<br />
ATTIBASSI WINE BAR<br />
051-6310330<br />
È il nuovissimo wine bar del<br />
neonato centro commerciale<br />
Officine Minganti. Che nel<br />
suo ambiente di design attentissimo<br />
ai dettagli diventa<br />
un’equilibrata via di mezzo<br />
tra enoteca e cocktail bar. Si<br />
parte dalle colazioni a base<br />
di pasticceria, per passare<br />
al pranzo <strong>con</strong> insalate, piatti<br />
unici e torte salate, per finire<br />
<strong>con</strong> l’aperitivo prolungato <strong>con</strong><br />
buffet, e una ricca lista di vini<br />
doc, cocktail storici, creativi e<br />
alla frutta.<br />
Via della Liberazione, 5<br />
Chiuso domenica<br />
EL TORO LOCO<br />
399-89849 – 397-17475<br />
Il nuovo aperitivo bolognese<br />
è davvero “hot”. Le specialità<br />
del locale? Sexy bariste in<br />
reggiseno “ornamentale”<br />
e shortini fantasiosi e una<br />
pioggia di serate: selezioni di<br />
house, commerciale e revival<br />
il martedì e venerdì; happy<br />
hour “in rosa” il mercoledì,<br />
<strong>con</strong> free-drink per le signore<br />
dalle 21,30 alle 23. Sabato e<br />
domenica speciale after hour<br />
dalle 5 alle 8 del mattino; giovedì<br />
serata I 7 vizi capitali <strong>con</strong><br />
sette drink speciali della casa.<br />
Via Fioravanti, 37c<br />
Chiuso lunedì<br />
CHICHIBO<br />
051-356655<br />
Per un aperitivo tranquillo e<br />
rilassato a partire dalle 18,<br />
in un ambiente senza troppe<br />
pretese ma <strong>con</strong> ottimi cocktail<br />
preparati dalle mani esperte<br />
del barman (5 euro al banco,<br />
7 al tavolo in media) e un ricco<br />
buffet al ban<strong>con</strong>e come si<br />
<strong>con</strong>viene. All’occasione serate<br />
piano bar e degustazioni di<br />
vini nazionali <strong>con</strong> abbinamenti<br />
enogastronomici. E per chi<br />
volesse è anche caffetteria,<br />
tavola calda e fredda, snack e<br />
american bar.<br />
Via Matteotti, 24b<br />
Chiuso domenica<br />
68 URBAN<br />
MANGIARE & BERE<br />
BOLOGNA<br />
DI CINZIA NEGHERBON<br />
LA RICETTA SEGRETA? TRE<br />
VERSI PRIMA DEI PASTI<br />
All’Haiku se non componi non<br />
mangi!<br />
È l’Haiku, brevissima poesia di tre soli<br />
versi, dove è “vietato” perdersi in parole<br />
inutili e superflue, ma ci si deve <strong>con</strong>centrare<br />
solo sull’essenziale, a dare il nome<br />
a un nuovo Japanese & Asian Fusion<br />
restaurant aperto in luglio a Bologna<br />
(ma l’inaugurazione ufficiale è fissata<br />
per il 20 settembre). Sarà anche per<br />
questo che appena varcata la soglia si<br />
riceve un elegante bigliettino per potersi<br />
cimentare nella poesia, per poi ritrovare<br />
di lì a breve la propria piccola opera<br />
pubblicata sul sito www.haiku-restaurant.<br />
it. Minimale anche negli arredi (oltre che<br />
nella filosofia), a cura di Anita Tartarini,<br />
<strong>con</strong> il mobilio rivestito di pietra a vista<br />
originale giapponese e i tavoli anche loro<br />
in pietra, tre intime salette separate da<br />
divisori in stoffa e legno giapponese, e il<br />
tatami. La cucina è “fusion” giapponese<br />
e asiatica, il che si traduce in due menu<br />
distinti dove il primo, “asian fusion”, offre<br />
piatti essenzialmente thai e cinesi, basati<br />
su carni bianche e rosse e sul pesce, <strong>con</strong><br />
ingredienti immancabili come riso e soia,<br />
curry e arachidi, e spezie come garofano,<br />
pepe nero e curcuma in un’armonia di<br />
sapori piccanti e ricercati, legati fra loro<br />
<strong>con</strong> maestria. Alcuni esempi? Involtino<br />
thai, riso thai al fior di loto, vitello haiku<br />
alla piastra e gamberetti grigliati <strong>con</strong><br />
aromi cinesi. In questo caso la spesa media<br />
per una cena fusion completa è sui<br />
15-18 euro, bevande escluse. Quanto al<br />
“menu giapponese”, ispirato alla filosofia<br />
zen del rispetto dell’armonia, le parole<br />
chiave sono semplicità, qualità e sapori<br />
forti. Chiaramente sushi e sashimi la<br />
fanno da padroni, ma sono da provare<br />
anche il miura maki, la yasaino tempura<br />
e il miso shiro. Per finire il Pineapple no<br />
okome no qurima gake, un dolce che a<br />
leggerlo spaventa ma merita l’assaggio.<br />
E alla fine la spesa media va dai 28 ai 35<br />
euro bevande escluse. Semplicemente da<br />
sperimentare!<br />
HAIKU<br />
via Stalingrado,16<br />
tel. 051-357958<br />
chiuso lunedì<br />
DALLE QUATTRO ALLE QUATTRO<br />
In Riviera, dove il<br />
sushi è superglam<br />
Ninelives è il nuovo “fashion<br />
dinner café” e “sushi and more”<br />
di tendenza della Riviera<br />
Romagnola, dove in settembre<br />
si è ancora nel pieno della<br />
movida. Arredamento dal<br />
design minimale, linee geometriche<br />
squadrate e pure,<br />
colonne, tavoli e sedie neri<br />
come ebano o bianchi come<br />
luce rendono l’atmosfera very<br />
chic e ne fanno la meta di chi<br />
è in cerca di serate glam e<br />
vippume vario.<br />
Ovviamente ci si viene per<br />
il sushi, il primo e unico<br />
di Milano Marittima. Maki<br />
snakes, sashimi e riso basmati<br />
ve li prepara a vista <strong>con</strong><br />
maestria, sulla famosa piastra<br />
teppanyaki, il cuoco giapponese<br />
Yoshi Nakamura. Sapori<br />
esotici che però si mescolano<br />
a quelli italici. Perché è anche<br />
possibile scegliere piatti tradizionali,<br />
sempre <strong>con</strong>diti <strong>con</strong><br />
un pizzico di ricercatezza da<br />
Franco Ceroni. In più, se trascinati<br />
dai cocktail, dai ritmi<br />
della musica e dai vj set di<br />
Billie, sentite nascere quella<br />
voglia irresistibile di cambiare<br />
look per essere ancora più<br />
protagonisti della notte, all’interno<br />
c’è il negozio <strong>con</strong> le<br />
collezioni Ninelives. |MQ|<br />
NINELIVES<br />
via Gramsci, 55 - Milano<br />
Marittima<br />
tel. 0544-995576<br />
aperto dalle 16 alle 4<br />
www.ninelives.it
© Nenne Martongelli<br />
MANGIARE & BERE<br />
NAPOLI<br />
DI CIRO CACCIOLA<br />
SALONE MARGHERITA?<br />
ADESSO CÈ IL BARBARO<br />
Per i nostalgici del primo café<br />
chantant d’Italia, ma non solo, ci<br />
sono gli spazi dell’ex Pippone<br />
“Notati fra il pubblico le principesse di<br />
Pignatelli, Gerace e Pescara, le <strong>con</strong>tesse<br />
de La Feld, la signora Massimo e l’onorevole<br />
Bonghi in gentile compagnia”. Così<br />
Matilde Serao in uno dei suoi celebri<br />
“mos<strong>con</strong>i” a proposito dell’inaugurazione<br />
del Salone Margherita, avvenuta la<br />
sera del 15 novembre dell’anno di grazia<br />
1890. Una scossa per la società dorata<br />
della Belle Époque. Era il primo, autentico<br />
café chantant d’Italia: solo dopo<br />
vennero il Gran Salone Eden di Milano e<br />
il Music Hall Olympia di Roma. Quel teatro<br />
a pianta circolare situato nelle viscere<br />
della Galleria Umberto I, di fronte al San<br />
Carlo, è nel numero dei luoghi mitici e un<br />
po’ mitologici di Napoli. Fu qui che, per<br />
dirne una, tal birbantella Maria Campi<br />
inventò la “mossa”.<br />
Sin dalla definitiva chiusura, avvenuta nel<br />
1982, ogni amministrazione ne annuncia<br />
riapertura e bonifica. Inutile aggiungere:<br />
niente di fatto. Ma la sera dello scorso<br />
12 luglio in molti hanno ricominciato a<br />
sperare. Sull’elegante boulevard pedonale<br />
dedicato a Santa Brigida di Svezia,<br />
nei locali dell’ex bar Pippone, rivendita<br />
ufficiale per i match al San Paolo in tempore<br />
Maradonae, si è aperto uno spazio<br />
nuovo, elegante, persino un po’ insolito,<br />
appunto: Barbaro Fashion Café. “Notati<br />
fra il pubblico lo scrittore colombiano<br />
Efraim Medina Reyes (eh sì, l’autore di<br />
C’era una volta l’amore ma ho dovuto<br />
ammazzarlo era proprio lì: danzante)<br />
e un’ottima rappresentanza di cittadini<br />
tra i più notabili”, avrebbe potuto<br />
scrivere oggi la stessa Serao ammesso<br />
che le fosse garbato di intervenire. Il<br />
nuovo fashion café si sviluppa su vari<br />
piani e dislivelli, in un teorema di sale<br />
e salotti, scale, piste (anche da ballo) e<br />
corridoi che <strong>con</strong>finano proprio <strong>con</strong> la<br />
circolare sinuosità del Salone Margherita.<br />
Realizzato <strong>con</strong> immancabile entusiasmo<br />
dall’imprenditore Alfredo Barbaro e<br />
affidato alle cure e all’inventiva dei figli<br />
Alessandra, Valeria, Pasquale e Barbara,<br />
il locale espone e mette in vendita pezzi<br />
– straordinari per unicità e manifattura<br />
– di arredamento provenienti dall’Est<br />
del pianeta e rinfresca le idee in fatto di<br />
cucina mediterranea grazie alle ricette<br />
dello chef Aldo La Notte. La sala più bella?<br />
Prenotate per quella <strong>con</strong> le opere del<br />
pittore Eugenio Autieri: calamari scottati<br />
e scarola, tataki di tonno in crosta di<br />
sesamo, guazzetto di fagioli <strong>con</strong> baccalà<br />
arrostito, cassatina in salsa al caffè... Ah:<br />
il tè freddo è stupendo!<br />
BARBARO FASHION CAFÉ<br />
via Santa Brigida, 65/66<br />
tel. 081-5524090<br />
sempre aperto<br />
CAPRI NON È UN CAPRICCIO<br />
Archiviato l’impossibile e affollatissimo agosto, a settembre l’isola azzurra è più azzurra che mai<br />
PULALLI WINE BAR<br />
081-8374108<br />
Terrazzino all’aperto proprio<br />
di fianco all’Orologio <strong>con</strong> vista<br />
sulla sfrenata mondanità<br />
della Piazzetta: posizione più<br />
unica che rara! La selezione<br />
dei vini nazionali è ben ampia,<br />
buona risposta anche su<br />
grappe e rum, toccasana il<br />
limoncello e gli altri “spiriti”<br />
locali. Da mangiare, molte invenzioni<br />
del giorno preparate<br />
<strong>con</strong> originalità e sapore.<br />
Piazza Umberto I, 4<br />
Chiuso martedì<br />
VERGINIELLO<br />
081-8370944<br />
“Verginiello” è il soprannome<br />
(“<strong>con</strong>trannome” di<strong>con</strong>o sull’isola)<br />
del capostipite della famiglia<br />
Federico che aprì questa<br />
simpatica “trattoria” più di<br />
quarant’anni fa, e che tuttora<br />
ne è a capo. Centrale, anche<br />
un po’ turistico, nondimeno<br />
<strong>con</strong> un suo fascino, complice<br />
lo sguardo su Marina Grande.<br />
Ottima cucina “tipical med” e<br />
velocità nel servizio.<br />
Via Lo Palazzo, 25/A<br />
Sempre aperto<br />
BUONOCORE<br />
081-8377826<br />
Un fast food <strong>con</strong> le migliori<br />
specialità della cucina napoletana<br />
e caprese, dal peperone<br />
imbottito alle palle di riso.<br />
Ideale per mangiar bene e<br />
spender poco, per il “cestino”<br />
da portare al mare o in passeggiata<br />
nel verde. Da provare<br />
absolutely la sua torta<br />
caprese (la migliore dell’isola!!!)<br />
e la pasta di mandorle al<br />
limone, vera specialità.<br />
Via Vittorio Emanuele, 35<br />
Sempre aperto<br />
SCIALAPOPOLO<br />
081-8370558<br />
Gelati, granite, cocktail, pannocchie<br />
calde e, per finire,<br />
i gustosissimi panini, vero<br />
“must” night & day a Capri,<br />
soprattutto per la prelibata<br />
e segretissima ricetta della<br />
salsetta che li rende unici ed<br />
in<strong>con</strong>fondibili. “Scialare il popolo”<br />
è una filosofia: mangiare/bere<br />
a sazietà, tutti insieme<br />
in allegria, senza pensare<br />
a niente. Dal 1952.<br />
Via Vittorio Emanuele, 55<br />
Sempre aperto<br />
PRIMA&DOPO<br />
Freschi di città<br />
ARET’ ’A PALMA<br />
339-8486949<br />
Piccolo e rosso fuoco, leggermente<br />
design, <strong>con</strong> una<br />
predilezione evidente per i<br />
suoni della Giamaica (sarà<br />
l’influenza della grande palma<br />
antistante, donde il nome?)<br />
e per le ritmiche della<br />
modernità, stravince in fatto<br />
di cocktail e assortimento<br />
birre, e per quella breeza do<br />
mar in pieno centro storico<br />
che fa dei suoi tavolini open<br />
air un riferimento bellamente<br />
estivo. Alternativo?<br />
Piazza Santa Maria<br />
La Nova, 14<br />
Chiuso lunedì<br />
GIMMI’S BAR<br />
081-7641283<br />
Le vetrine illuminate di rosso<br />
fanno un po’ quartiere<br />
“red light” di Amsterdam,<br />
ma il divertimento è proprio<br />
in quel guardare e farsi<br />
guardare, noi da dentro, voi<br />
da fuori, tu di sopra, lei di<br />
sotto... American bar <strong>con</strong><br />
stuzzichi, aperitivi, buona<br />
musica, frequentazione<br />
casual ma promettente (lungomare,<br />
uffici e cinque stelle<br />
sono tutti a due passi).<br />
Via A. Dumas Padre, 1<br />
Sempre aperto<br />
IL BARETTO<br />
081-5605316<br />
Trasversale al punto giusto.<br />
Ci passano le signore bene<br />
della zona per un aperitivo<br />
<strong>con</strong> la mamma dell’amica<br />
della figlia. Ci arrivano un<br />
po’ tutti quelli al corrente<br />
della bontà delle torte fatte<br />
in casa anche <strong>con</strong> la Nutella.<br />
Ci stazionano soprattutto<br />
rampolli universitari o appena<br />
post, facciamo under<br />
30, vomerofili. Dall’altro<br />
lato della strada i giardinetti<br />
pubblici <strong>con</strong> panorama.<br />
Via Aniello Fal<strong>con</strong>e, 300/c<br />
Chiuso martedì<br />
URBAN 69
© Corey Rich/Aurora/Grazia Neri<br />
UNURBAN<br />
l'altrove che avete sempre inseguito<br />
ED È<br />
SUBITO<br />
SIESTA<br />
A volte basterebbe così poco. Interrompere per una<br />
decina di minuti quello che stiamo facendo, guadagnare<br />
la più orizzontale delle posture a nostra disposizione<br />
e <strong>con</strong>cederci finalmente una manciata di istanti <strong>con</strong> la<br />
“spina staccata”.<br />
Ma poi c’è sempre qualcosa o qualcuno che non può<br />
aspettare, il momento non è mai quello giusto e il posto<br />
non è proprio adatto...<br />
Probabilmente è tutto verissimo, ma se Beth Rodden e<br />
Tommy Caldwell appesi sul versante occidentale di El<br />
Capitan nel parco nazionale di Yosemite in California<br />
hanno trovato il modo di rilassarsi, forse anche per noi<br />
fare una siesta è meno complicato di quanto sembri!<br />
URBAN 71