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I TIPI FORESTALI DELLA LIGURIA

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QUERCETI DI ROVERE E DI ROVERELLA (QU)<br />

162<br />

Frequenza (piante/ha)<br />

200<br />

180<br />

160<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 70<br />

Classi diametriche (cm)<br />

Prevalgono i cedui e le fustaie con età superiore a 20 anni, che sono circa il 60%; fra i cedui<br />

prevalgono decisamente quelli invecchiati (70%) che hanno da tempo superato il periodo di<br />

mantenimento della capacità pollonifera.<br />

età %<br />

cedui > 30 anni 30<br />

cedui < 30 anni 28<br />

fustaie > 30 anni 30<br />

fustaie < 30 anni 10<br />

Talora alcune strutture sono difficilmente classificabili a causa di prelievi irregolari, realizzati<br />

senza un preciso intento selvicolturale; questi boschi possono essere classificati come cedui<br />

composti, dati dalla presenza di riserve o gruppi di ceppaie con età differenti.<br />

Destinazioni ed indirizzi d’intervento selvicolturale<br />

Destinazioni: per quanto riguarda le destinazioni, i boschi di rovere e roverella hanno una<br />

prevalente funzione produttivo-protettiva e naturalistica, in termini di conservazione di cenosi<br />

frammentarie ma importanti a livello regionale. Le finalità produttive potranno essere perseguite<br />

nelle formazioni con buone potenzialità, ricostituendo gradualmente il patrimonio dei soggetti<br />

arborei medio-grandi. Alcuni popolamenti inoltre, hanno, una funzione protettiva, in particolare<br />

per le cenosi su substrati ofiolitici, ove vi è una forte erosione del suolo.<br />

In base a queste considerazioni l’obiettivo gestionale principale è il miglioramento strutturale e<br />

qualitativo attraverso la progressiva conversione a fustaia. Il punto centrale per la gestione di<br />

questi popolamenti, infatti, è la generale impossibilità di prosecuzione del governo a ceduo; la<br />

scelta se proseguire o meno in questa forma di gestione deve passare necessariamente attraverso<br />

una verifica, caso per caso, della capacità pollonifera, oltre che valutare con attenzione le capacità<br />

di reazione al taglio.<br />

Indirizzi d’intervento selvicolturali: in relazione agli attuali assetti strutturali e stadi di sviluppo,<br />

unitamente alle diverse tendenze evolutive, gli interventi selvicolturali possibili sono di seguito<br />

riportati.<br />

Interventi di conversione attiva: l’obiettivo gestionale deve innanzitutto essere l’individuazione<br />

dei popolamenti ove vi sia l’opportunità per la conversione attiva o il diradamento e conversione.<br />

In linea generale tali indirizzi sono auspicabili per i cedui con buone potenzialità, più o meno

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