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L'albergo dei poveri - Larici

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associazione culturale <strong>Larici</strong><br />

www.larici.it<br />

Cantina sotterranea. Le volte massicce sono scrostate e affumicate. – La luce viene dall’alto, per<br />

una finestra quadrata che trovasi nella parte superiore della parete destra. – L’angolo<br />

destro è occupato dalla camera di Pepel, separata dal locale comune mediante un<br />

tramezzo di legno. Vicino alla porta di essa si trova la branda di Bubnow. – All’angolo<br />

sinistro sorge una grande stufa russa (specie di calorifero in muratura di forma cubica,<br />

alto due metri). – Nella massiccia parete sinistra s’apre la porta della cucina, nella quale<br />

abitano Kwaschnia, il Barone e Nastja. – Fra la stufa e la porta, addossato alla parete, un<br />

grande letto riparato da una sudicia cortina di cotone. Da tutte le parti, lungo le pareti,<br />

trovansi altre brande. – Al principio della parete sinistra c’è uno zoccolo di legno con una<br />

morsa a vite ed una piccola incudine; ambedue fissati al pavimento. Dinanzi ad essi<br />

trovasi un tronco più piccolo sul quale siede Klechtch che va accomodando due vecchie<br />

serrature e va provandovi le chiavi. Ai suoi piedi vedonsi due grossi mazzi di chiavi<br />

rugginose legate con anelli di filo metallico, un samovar (vaso da thè) di piombo tutto<br />

ammaccato, un martello e alcune lime. – Nel mezzo della stanza c’è una tavola larga, due<br />

banche ed uno sgabello, rozzi e sporchi. – Alla tavola Kwaschnia che attende al samovar<br />

fa gli onori di casa, più lontano il Barone che rosica un tozzo di pan nero, e Nastja che<br />

siede sullo sgabello col gomito appoggiato alla tavola, leggendo un libro tutto spiegazzato.<br />

– Sul letto, dietro la cortina, sta tossendo Anna. – Bubnow siede sulla sua branda, con<br />

una forma di legno per berretti fra le ginocchia, sulla quale va misurando un paio di<br />

vecchi pantaloni e studia come dovrà tagliarne <strong>dei</strong> berretti. – Vicino a lui si nota una<br />

vecchia cappelliera rotta, dalla quale taglia le visiere pei berretti; intorno sono sparsi<br />

stracci, cascami di fodera, ecc. – Satin, che si è appena destato, giace ancora sulla sua<br />

branda e mugola <strong>dei</strong> suoni indistinti. – Sopra la stufa, sdraiato, appena visibile, sta il<br />

Comico; lo si ode tossire e rotolarsi da una parte all’altra.<br />

È mattino. Al principio della primavera.<br />

BARONE. Dunque continua...<br />

KWASCHNIA 1 . Ti dico di no, caro mio, e basta. Te l’ho da cantare in musica?<br />

Nemmeno con dieci cavalli riusciresti a ricondurmi all’altare!<br />

BUBNOW (a Satin). Che vai grugnendo?<br />

SATIN (ruggisce parole incomprensibili).<br />

KWASCHNIA. Io vendere la mia libertà a un uomo? Io riattaccarmi alle costole<br />

un altro figuro, mentre ora campo senza che nessuno possa dirmi nulla?<br />

Neanche per sogno! Non mi farebbe gola neppur se fosse un principe<br />

americano!<br />

KLECHTCH 2 . Bugiarda!<br />

KWASCHNIA. Che?<br />

KLECHTCH. Bugiarda! Tu sposerai Abramo!<br />

BARONE (Strappa il libro a Nastja e ne legge il titolo). Amore fatale! (ride).<br />

NASTJA (stende la mano verso il libro). Dammelo! Rendimelo! Non scherzare!<br />

BARONE (la guarda ironicamente e si sventaglia col libro).<br />

KWASCHNIA (a Kletsch). Chi ti ha mai permesso d’esser così insolente con me?<br />

1 Kwaschnia si chiama la “madia” dove i contadini impastano il pane.<br />

2 Klechtch significa “tenaglia”.<br />

4

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