Napoli (Barra), constata che – nella realtà or<strong>di</strong>naria – la scuola non è fatta <strong>per</strong> stu<strong>di</strong>are né tanto meno <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere al giovane <strong>di</strong> conoscere se stesso. 5. Nantas Salvalaggio, nel rispondere ad un quesito posto da un lettore <strong>di</strong> “Oggi” r<strong>il</strong>eva tra l’altro come gli italiani abbiano a suo <strong>tempo</strong> insegnato la musica all’Europa: [...]. Bach non sarebbe stato Bach senza lo stimolo <strong>di</strong> Antonio Vival<strong>di</strong>. Ma le nostre scuole sono sorde e grigie come <strong>il</strong> Parlamento visto da Mussolini. Si esce dal liceo senza sa<strong>per</strong>e un’acca <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> o <strong>di</strong> Rossini, <strong>di</strong> Scarlatti o <strong>di</strong> Montever<strong>di</strong>; mentre nelle città «barbariche» della California o del New Jersey le romanze della Traviata o della Bohème sono consumate come da noi «E Pippo Pippo non lo sa/ che quando passa ride tutta la città». [...]. NANTAS SALVALAGGIO, Era <strong>il</strong> caso che la Rai rinunciasse al concerto <strong>di</strong> Capodanno da Vienna?, in Oggi, M<strong>il</strong>ano, 7 gennaio 2004, n° 2, p. 6. 6. Preleviamo dalla rubrica Domande <strong>di</strong> Oggi un articoletto che viene qui riportato <strong>per</strong> intero. Ben 22 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> italiani sono analfabeti, «semianalfabeti» o in possesso della sola licenza elementare. Il 39,2 <strong>per</strong> cento scrive e legge con <strong>di</strong>fficoltà. Questo emerge dalla ricerca dell’università <strong>di</strong> Castel Sant’Angelo su dati Unla-Ucsa. Ma quanti italiani non sanno né leggere né scrivere? Risponde Giorgio Triani Sociologo Siamo un popolo <strong>di</strong> analfabeti, da sempre o <strong>di</strong> ritorno, parziali o totali. Ma non è una novità. Da due decenni, a intervalli <strong>di</strong> due-tre anni, vengono fatte indagini sul patrimonio alfabetico e le competenze linguistiche che fotografano una situazione pietosa. Da Occidente ricco, ma arretrato culturalmente; da Paese che nella quasi totalità va in auto e usa <strong>il</strong> telefonino, ma che in buona parte fa grande fatica, o ad<strong>di</strong>rittura non sa leggere e scrivere. Tuttavia <strong>il</strong> 39,2 <strong>per</strong> cento <strong>di</strong> italiani in questa con<strong>di</strong>zione sorprende e ancor più preoccupa <strong>per</strong>ché in<strong>di</strong>ca una situazione che negli ultimi anni non è migliorata bensì peggiorata. Nel 2000, secondo <strong>il</strong> Centro europeo dell’educazione, gli italiani analfabeti o semianalfabeti erano <strong>il</strong> 34,6 <strong>per</strong> cento. Ma volendo <strong>fare</strong> un altro paragone nel 1951 in Italia c’era <strong>il</strong> 60 <strong>per</strong> cento <strong>di</strong> analfabeti, segno che in più <strong>di</strong> cinquant’anni si è fatto poco <strong>per</strong> alzare <strong>il</strong> livello culturale minimo della popolazione. Prova è che gli analfabeti totali sono circa 2 m<strong>il</strong>ioni e che attualmente gli italiani in possesso della licenza me<strong>di</strong>a sono circa 16 m<strong>il</strong>ioni e 677 m<strong>il</strong>a, cioè <strong>il</strong> 29 <strong>per</strong> cento. Sulla base <strong>di</strong> questi dati vien quasi da ridere, o da piangere, a parlare <strong>di</strong> società dell’informazione e della conoscenza o <strong>di</strong> aumento della competitività del sistema Paese. Perché, restando in ambito alfabetico, se i bambini sin dalle elementari devono imparare l’uso del computer e l’inglese, è più urgente insegnare ai loro genitori a leggere e scrivere con piena proprietà. Diversamente continueremo a porci domande retoriche e inut<strong>il</strong>i. Per esempio <strong>per</strong> quale ragione gli italiani, essendo i più tele<strong>di</strong>pendenti d’Europa, sono gli ultimi nella lettura <strong>di</strong> giornali e <strong>di</strong> libri? Ma <strong>per</strong>ché non sanno leggere. GIORGIO TRIANI, Sono ancora tanti gli italiani che non sanno né leggere, né scrivere?, in Oggi, M<strong>il</strong>ano, 4 febbraio 2004, n° 6, p. 15. 36
37 FARFALLE METROPOLITANE Venerdì 12 <strong>di</strong>cembre 2003. I muri <strong>di</strong> Via Sestri e <strong>di</strong>ntorni sono cosparsi <strong>di</strong> sentenze che sembrano tracciate – con vernice nera – da un’unica mano su un identico argomento: <strong>il</strong> <strong>tempo</strong>. Ne scegliamo solo alcune. Eccole. 1. Piazza dei Nattino. 2. Piazzetta Cave <strong>di</strong> Seltz. PASSEGGIANDO A TEMPO DI NOIA LA STUPIDITÀ È DI MODA 3. Via Ciro Menotti, abside della Chiesa dell’Assunta L’OROLOGIO È IL CARCERE DEL TEMPO
Change language