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ho venduto il mio tempo per fare i regali di natale - Altervista

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Tanti amici, belle serate in pizzeria e in <strong>di</strong>scoteca, viaggi, <strong>di</strong>scussioni, assemblee, occupazioni,<br />

scio<strong>per</strong>i: insomma una pacchia, come si suol <strong>di</strong>re. Ma se pensi e preten<strong>di</strong> <strong>di</strong> acquisire una<br />

professionalità e d’imparare anche qualcosa che ti serva nelle scelte della vita, sbagli.<br />

Perché le nostre scuole (le Università danno una preparazione solo libresca e obsoleta, le<br />

Accademie nemmeno questo; e tutte le scuole italiane ti preparano – chi più chi meno – al passato,<br />

ma non sono in grado d’interpretare <strong>il</strong> nostro futuro), dal punto <strong>di</strong> vista della preparazione reale e<br />

della vita, non servono a nulla. Quel poco o molto che tu hai imparato te l’ha dato la vita, le<br />

frequentazioni <strong>di</strong> colleghi e <strong>di</strong> artisti, le letture e l’arte, sicuramente Flash Art, non la tua scuola –<br />

seppure l’Accademia <strong>di</strong> Brera, sino ad oggi sia, in<strong>di</strong>scutib<strong>il</strong>mente e <strong>di</strong> gran lunga, la migliore in<br />

Italia (l’amico Fernando De F<strong>il</strong>ippi ha compiuto un miracolo, riuscendo a <strong>di</strong>stricarsi nelle pastoie<br />

burocratiche).<br />

Tu mi hai citato due docenti ottimi (e non sono i soli, ritengo), ma la tua Accademia si porta <strong>di</strong>etro<br />

una pletora <strong>di</strong> docenti inamovib<strong>il</strong>i, impreparati, demotivati, pronti a scendere in campo solo <strong>per</strong> i<br />

piccoli priv<strong>il</strong>egi sindacali e <strong>per</strong> poter lavorare <strong>il</strong> meno possib<strong>il</strong>e. Insomma, docenti che vengono<br />

solo a prendere, non a dare qualcosa.<br />

I francesi quattro volte su<strong>per</strong>iori agli italiani<br />

Una recentissima indagine della Comunità Europea ha stab<strong>il</strong>ito che, me<strong>di</strong>amente (con le rarissime<br />

eccezioni), uno studente francese ha una conoscenza informatica QUATTRO VOLTE<br />

SUPERIORE a quella <strong>di</strong> un italiano. È in grado d’installare un computer, creare programmi ecc.<br />

Insomma acquisisce una conoscenza straor<strong>di</strong>naria del mezzo che ha cambiato la nostra vita.<br />

Chiedete a Giotto e Primavera, i figli del vostro <strong>di</strong>rettore Fernando De F<strong>il</strong>ippi, che hanno<br />

frequentato la scuola francese a M<strong>il</strong>ano. Io li ricordo che, già alle elementari, erano dei geni<br />

rispetto ai coetanei italiani, al punto che, un’estate, chiamai <strong>il</strong> piccolo Giotto <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci anni come<br />

webmaster nella mia azienda. E, pensando all’età, lo retribuii con <strong>di</strong>ecim<strong>il</strong>a lire l’ora (due m<strong>il</strong>ioni<br />

<strong>di</strong> allora, al mese) e lui scappò, sentendosi, così <strong>di</strong>sse, equiparato a una colf.<br />

Cara Valentina, la tua lettera mi fa male al cuore, <strong>per</strong>ché tu non ti ren<strong>di</strong> conto dello stato della<br />

scuola italiana: purtroppo non hai la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> <strong>fare</strong> confronti e dunque cre<strong>di</strong> a ciò che ti<br />

<strong>di</strong>cono. Ma sei mai stata alla St. Martin’s Sc<strong>ho</strong>ol, al Royal College, al Goldsmith <strong>di</strong> Londra, alla<br />

CALART <strong>di</strong> Los Angeles o alla Tisch Sc<strong>ho</strong>ol <strong>di</strong> New York? Beh, un’altra storia, cre<strong>di</strong>mi. I migliori<br />

docenti possib<strong>il</strong>i, e che cambiano ogni quadrimestre, un programma intenso e propulsivo verso la<br />

vita e l’attualità, un equipment da <strong>fare</strong> invi<strong>di</strong>a alle realtà professionali. E docenti sottoposti a<br />

stimoli (economici e intellettuali) eccezionali. Si tratta ovviamente <strong>di</strong> scuole private, con un Head of<br />

Department (Direttore <strong>di</strong> sezione) e un Consiglio <strong>di</strong>rettivo <strong>di</strong> <strong>il</strong>luminati (tutti docenti della stessa<br />

materia) e che cercano solo <strong>il</strong> meglio <strong>per</strong> la scuola e gli studenti. Parla con qualche ragazzo<br />

italiano che ha avuto <strong>il</strong> coraggio e la fortuna <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are all’estero e che può <strong>fare</strong> <strong>il</strong> raffronto: solo<br />

così potrai capire.<br />

La società italiana non premia i migliori<br />

Ma tutto questo è normale: in Italia, la scuola (ma anche la società civ<strong>il</strong>e) non cerca <strong>il</strong> meglio, non<br />

lo offre né lo chiede. Vengono premiati i me<strong>di</strong>ocri, gli opportunisti, gli zelanti. Le scuole sono <strong>il</strong><br />

covo degli opportunisti: <strong>il</strong> più bravo è chi consce i cav<strong>il</strong>li sindacali <strong>per</strong> lavorare meno. E in una<br />

scuola è lui <strong>il</strong> punto <strong>di</strong> riferimento in<strong>di</strong>scusso. All’interno delle scuole si creano camar<strong>il</strong>le e<br />

alleanze tra docenti <strong>per</strong> far emergere i propri allievi, non sempre i migliori.<br />

Gli intoccab<strong>il</strong>i<br />

Ma questo è normale, mia cara Valentina: tu hai un corpo docente intoccab<strong>il</strong>e che, magari, vince<br />

un concorso <strong>per</strong> Decorazione, Scenografia o Incisione e poi, <strong>per</strong> tutta la vita, insegna video,<br />

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