ho venduto il mio tempo per fare i regali di natale - Altervista
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Ecco, la con<strong>di</strong>zione della scuola italiana si potrebbe sintetizzare in queste poche righe. È malata <strong>di</strong><br />
nostalgia, <strong>di</strong> acculturazione, <strong>di</strong> nozionismo. Teme <strong>di</strong> misurarsi con la con<strong>tempo</strong>raneità, dunque si<br />
rifugia nella memoria e nel passato: viviamo un continuo amarcord esistenziale. Anche se io, da<br />
sempre, sostengo che la con<strong>tempo</strong>raneità e <strong>il</strong> futuro dovrebbero riguardarci più da vicino.<br />
Ma tu lo sai che nelle scuole anglosassoni (ancora loro) lo stu<strong>di</strong>o della storia (civ<strong>il</strong>e, o dell’arte o<br />
della f<strong>il</strong>osofia) inizia dal presente, dall’attualità? Si incomincia con Derrida o Lacan o<br />
Wittgenstein, prima <strong>di</strong> arrivare a ritroso a Platone o Anassimandro.<br />
Perché quei paesi hanno un approccio pragmatico e attualistico verso la cultura.<br />
Per questo inglesi, americani e tedeschi hanno acquisito un predominio culturale (dunque<br />
scientifico, economico) sugli altri paesi. Per loro l’approccio alla con<strong>tempo</strong>raneità (ve<strong>di</strong> anche la<br />
musica) è un fatto naturale, come usare <strong>il</strong> computer. Infatti hanno capito che è meglio conoscere <strong>il</strong><br />
nostro <strong>tempo</strong>, poi le altre epoche <strong>per</strong> confrontarle. Non come avviene da noi, che si stu<strong>di</strong>a <strong>il</strong><br />
Rinascimento o <strong>il</strong> Risorgimento ma non la Guerra Fredda o la caduta del Muro <strong>di</strong> Berlino.<br />
Hai ragione tu, caro amico: la con<strong>tempo</strong>raneità è meglio viverla che stu<strong>di</strong>arla, in tal modo tutto<br />
<strong>di</strong>venta più fac<strong>il</strong>e. La mia ormai lunga frequentazione mi ha <strong>per</strong>messo <strong>di</strong> vivere in <strong>di</strong>retta le<br />
es<strong>per</strong>ienze dell’Arte Povera, dell’Arte Concettuale, della Minimal Art, <strong>di</strong> Fluxus, della<br />
Transavanguar<strong>di</strong>a. Se poi <strong>ho</strong> letto e stu<strong>di</strong>ato questi movimenti e i protagonisti, è stato <strong>per</strong><br />
confrontare le mie idee con quelle altrui, ma la conoscenza era già in me.<br />
A chi rivolgersi <strong>per</strong> una supplica? Cre<strong>di</strong> ancora in queste cose? Roba d’altri tempi o <strong>di</strong> altri paesi.<br />
Comunque prova a scrivere a Letizia Moratti. Chissà che non abbia una segretaria intelligente che<br />
le passi la lettera. Comunque auguri. Anche <strong>per</strong> <strong>il</strong> tuo lavoro <strong>di</strong> artista che non è male. Ma <strong>il</strong> tuo<br />
intervento ne era già un segnale.<br />
GIANCARLO POLÌTI, Lettere al <strong>di</strong>rettore, in Fash Art, M<strong>il</strong>ano, <strong>di</strong>cembre 2003-gennaio 2004, n° 243, pp. 77-78.<br />
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