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Senza titolo-1 - istrit.org

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costretti da uno Stato che si presentava loro con la divisa del carabiniere.<br />

Essi non comprendevano il perché della guerra e non accettavano la necessità<br />

di dover morire per le desolate pietraie del Carso. Fra di loro vi era chi<br />

credeva che Trento e Trieste fossero un'unica città oppure che fossero unite<br />

da un ponte. Si sbaglierebbe però a ritenere che questo problema riguardasse<br />

solo la truppa. Fenomeni simili erano tutt'altro che rari anche fra gli<br />

ufficiali di complemento. Grave infine, era anche la mancanza di buoni<br />

sottufficiali. Gente di Trincea, di Lucio Fabi 6, consente di intravedere con<br />

chiarezza i problemi di un esercito che, dopo anni di lotta, è anche frustrato<br />

dalla scarsità dei risultati ottenuti, che hanno ormai cancellato il sogno di<br />

una guerra breve.<br />

Una guerra favorevole a chi si difende<br />

Il conflitto si rivela lungo e sanguinoso. E' uno scontro statico, dove chi<br />

si difende è favorito dalla nuova efficacia delle armi leggere integrate<br />

dall'artiglieria e dalla forza di arresto degli ostacoli fissi disseminati di<br />

fronte alle trincee. Per gli italiani poi è anche peggio. Essi sono infatti<br />

costretti ad attaccare dal basso verso l'alto e da posizioni sfavorevoli,<br />

ereditate dai trattati di pace successivi all'ultima guerra di indipendenza.<br />

La rigidità sistemica del nostro esercito era poi ulteriormente accresciuta<br />

dallo stile di comando di Cadorna che, trovandosi a dover operare con<br />

un materiale umano che presentava le caratteristiche sopra sintetizzate,<br />

ritenne più vantaggioso fare leva sullo strumento disciplinare. Una<br />

disciplina ferrea applicata a tutti i livelli era insomma l'unico mezzo per<br />

far funzionare in modo sinergico la macchina militare italiana, peraltro<br />

appesantita da una tendenza all'elefantiasi burocratica che ne rallentava<br />

la catena di comando.<br />

Cadorna: il generalissimo<br />

Ma chi era Cadorna? Per cercare di comprenderlo il lettore si può rivolgere<br />

agli svelti paragrafi di L'Italia nella grande guerra 1915-18, di Luigi Tomassini.<br />

7 Il generalissimo, militare di vecchia scuola, non era molto diverso né<br />

peggiore dei colleghi inglesi e francesi. Come loro applicava alla lettera le<br />

dottrine strategiche del tempo che predicavano il progressivo logoramento<br />

dell'avversario, attraverso una ripetuta serie di violenti attacchi. Questo,<br />

nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto ridurre gli Imperi Centrali all'impotenza.<br />

Nel dicembre del 1915, egli scriveva infatti: «La presente guerra non può<br />

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