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Senza titolo-1 - istrit.org

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io”? L'unico modo per uscire dall'impasse, era quello di compiere<br />

ricerche dirette in città nel tentativo di rintracciare proprio qualche suo<br />

congiunto ancora in vita. Ma qui la storia imbocca un'altra direzione.<br />

Sulle tracce della memoria...<br />

Il Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia s<strong>org</strong>e nel territorio del Comune<br />

di San Biagio, lungo la strada che collega Treviso a Oderzo. Il monumento,<br />

una grande esedra realizzata interamente in marmo bianco, ospita le salme di<br />

10.541 soldati, 5.350 dei quali ignoti, caduti durante la Grande Guerra. Fu<br />

costruito a Fagarè, teatro di feroci combattimenti nei giorni della Battaglia<br />

del Solstizio e proprio a lato di quella «strada Callalta» che gli austriaci<br />

avrebbero dovuto percorrere in un balzo il primo giorno dell'offensiva, per<br />

ghermire Treviso. Anche lo sguardo del passante più distratto non può non<br />

essere catturato dalla sua elegante architettura in stile neoclassico. La storia<br />

di questo monumento è affascinante. La realizzazione del nucleo primigenio,<br />

in omaggio agli Eroi del Piave, ebbe inizio al termine della prima guerra<br />

mondiale. Costruito dal Genio Militare sotto la supervisione del professor<br />

Alterige Gi<strong>org</strong>i di Carrara, comprendeva quattro bassorilievi opera dello<br />

scultore triestino Marcello Mascherini. All'inizio degli anni trenta, in piena<br />

epoca fascista, ne venne deciso l'ampliamento. Il nucleo originario sarebbe<br />

stato «abbracciato» dalla grande esedra in marmo bianco tuttora esistente. Fu<br />

la ditta «Pravato» di Thiene ad aggiudicarsi l'appalto per la realizzazione del<br />

progetto elaborato dall'architetto trevigiano Pietro del Fabbro. I lavori iniziarono<br />

nel 1931 ed il monumento fu aperto al pubblico nel 1933. Ma l'inaugurazione<br />

ufficiale avvenne solo il 24 maggio del 1938. Fu proprio la presenza<br />

dei quattro bassorilievi del Mascherini a decretare la condanna del primo<br />

nucleo edificato in memoria degli Eroi del Piave. Nel 1942 esso fu distrutto<br />

per compiacere l'alleato tedesco, che quelle opere trovava offensive nei confronti<br />

del popolo germanico. I bassorilievi del Mascherini infatti rappresentavano<br />

tra l'altro «La barbaria nemica sul suolo della Patria» - «barbaria»<br />

germanica per l'appunto - e «Il trionfo delle armi italiane», di nuovo su<br />

quelle germaniche. Spettò questa volta alla ditta «Cavallini» di Bassano il<br />

compito di demolire l'opera sotto diretto controllo tedesco. Il controllo in<br />

verità, non fu così rigido dato che i quattro bassorilievi incriminati vennero<br />

salvati da Antonio Cita, il primo custode del complesso che, con l'aiuto di<br />

alcuni compaesani, li trasportò sul retro del Sacrario, dove addossati alla<br />

parete, rimasero fino al termine della guerra. Il leone di San Marco che cam-<br />

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