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Senza titolo-1 - istrit.org

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sta per abbandonare la città alla volta di Padova. D'improvviso sale sul predellino<br />

dell'automobile e rivolge alla folla un estemporaneo discorso nel<br />

quale ribadisce le sue tesi. Scrive Gasparotto:<br />

«[…] Parla con franchezza, il volto abbronzato, dalle linee aspre, nonostante la procella<br />

che gli turbina intorno. "Siamo davanti - dice - alla più grande crisi morale che si<br />

conosca; a qualche cosa che ricorda il castello di carta che crolla. Bissolati lo ha definito<br />

un cataclisma psichico, uno sciopero di guerra. Militarmente la difesa era completa,<br />

l'<strong>org</strong>anizzazione studiata e portata a compimento fino ai più minuti dettagli; non c'è<br />

nulla da rimproverarci, non vi è invece vendetta umana sufficiente a colpire i responsabili<br />

dell'infame propaganda. Se l'esercito non si batte la Patria è finita"». 25<br />

Cause di una tragedia<br />

Analizzare i fatti di Caporetto in una prospettiva sistemica significa ammettere<br />

che essi furono il prodotto di una combinazione di elementi che interagirono<br />

fra loro. Non esiste dunque una causa ultima che spieghi quella tragedia.<br />

Nel loro reciproco influenzarsi, le variabili che contribuirono a determinarla<br />

si condensarono in un oscuro amalgama che agglutinò elementi<br />

psicologici, culturali, sociali, politici e militari. Esso rappresentò il terreno di<br />

coltura ideale in cui i gravi errori commessi dai nostri comandi nell’ottobre<br />

del 1917 poterono germinare producendo gli effetti che la storia ci ha consegnato.<br />

Il lettore interessato troverà sintetizzata la meccanica degli avvenimenti<br />

che si realizzarono nel contesto materiale ed umano fino ad ora<br />

descritto, nel volumetto di Emilio Faldella dal <strong>titolo</strong> «Caporetto, le vere<br />

cause di una tragedia». 26 Ciò che accadde vi è descritto con brevità ed efficacia.<br />

A metà del settembre 1917, la situazione era poco allegra in entrambi gli<br />

opposti schieramenti. Gli italiani, nonostante il continuo atteggiamento offensivo,<br />

energicamente richiesto anche dagli alleati, non avevano ottenuto i propri<br />

scopi. Le forze per continuare ad attaccare ormai mancavano e per questo<br />

venne decisa una sosta invernale che inglesi e francesi non gradirono affatto.<br />

Robertson ritirò le sue artiglierie dal nostro fronte. Gli austriaci dal canto loro,<br />

si erano convinti di non poter sostenere una dodicesima offensiva e decisero<br />

per questo di ridurre la pressione sul proprio fronte con un attacco che avrebbe<br />

dovuto riportare l'Italia a più miti consigli.<br />

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