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Elena dell'Agnese La mascolinità del cowboy nel cinema western ...

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<strong>mascolinità</strong> non richiede di qualificarsi come “uomini” in una opposizione di genere,<br />

ma piuttosto come essere uomini e comportarsi da uomini, ottenendo il maggior<br />

successo possibile all’interno di un male melodrama (Lusted, 1996), ossia di una<br />

competizione esclusivamente maschile giocata fra il <strong>cowboy</strong>, che incarna i giusti valori<br />

<strong>del</strong>la frontiera e <strong>del</strong>la libertà, e i “cattivi”, che esprimono al contrario i mali <strong>del</strong>l’avidità<br />

e <strong>del</strong>la corruzione (spesso interpretati in senso antiurbano, come avviene, per esempio,<br />

<strong>nel</strong> già citato Il cavaliere <strong>del</strong>la valle solitaria). Oppure, in un percorso di crescita in cui<br />

l’eroe, un <strong>cowboy</strong> segnato dall’età e dalla nostalgia, insegna ad un giovane <strong>cowboy</strong><br />

come affrontare il mondo (l’esempio più significativo è in questo caso Fiume Rosso, di<br />

Howard Hawks, <strong>del</strong> 1948, il cui soggetto è integralmente giocato sulla contrapposizione<br />

fra il protagonista Tom Dunson, interpretato da un John Wayne non più giovanissimo, e<br />

suo figlio adottivo, interpretato da Montgomery Clift 23 ; ma la compresenza di un eroe<br />

più maturo e di un personaggio più giovane, che grazie a lui può apprendere i percorsi<br />

<strong>del</strong>la vita e avvicinarsi all’età adulta, è presente in molte altre pellicole, da Sentieri<br />

selvaggi, di John Ford, in cui l’eroe è ancora John Wayne, allo stesso Cavaliere <strong>del</strong>la<br />

valle solitaria, al molto più recente Terra di confine) 24 .<br />

All’interno di un corpus testuale sempre più centrato su vicende di uomini, e su amicizie<br />

o ostilità fra gruppi di uomini, le donne non hanno una collocazione significativa. Non<br />

sono mai vere donne, ma segni. Appaiono all’interno di pochi ruoli stereotipati, in cui la<br />

gerarchia di genere si interseca ad una specifica gerarchia di razza (se “buone” e<br />

anglosassoni sono maestre, infermiere e/o fidanzate e mogli, se invece sono “cattive”<br />

sono prostitute, e in tal caso possono essere messicane o meticce; quando vengono<br />

rapite, sono contaminate dagli indiani e dunque diventano vittime, come in Sentieri<br />

selvaggi, oppure plausibili mogli per eroi transculturali come quelli di Piccolo grande<br />

uomo o Balla con i lupi). Marginali nei ruoli, possono avere un significato centrale <strong>nel</strong>la<br />

trama, all’interno <strong>del</strong>la quale rappresentano un pretesto per l’esibizione <strong>del</strong>le<br />

competenze maschili (anche in questo caso, è esemplare la caccia alla nipote rapita di<br />

“zio Nathan”/John Wayne in Sentieri Selvaggi), oppure un elemento di disturbo. Spesso<br />

sono associate in modo simbolico allo spazio, che si configura come la contrapposizione<br />

fra un ambito maschile (lo spazio aperto, l’ambiente naturale, il movimento) e un<br />

ambito femminile (lo spazio urbanizzato, la casa, la sedentarietà), sino a diventare il<br />

perno <strong>del</strong>la tensione fra la vita nomade <strong>nel</strong>la “natura” e la necessità di diventare<br />

sedentari, all’interno di una comunità (Günsberg, 2005).<br />

Proprio all’interno di questa tensione si gioca, secondo Pumphrey (1981), il discorso<br />

sulla <strong>mascolinità</strong> <strong>nel</strong> <strong>western</strong>, vale a dire la contrapposizione di un mo<strong>del</strong>lo escapist di<br />

<strong>mascolinità</strong> e quello, più funzionale alla costruzione di una vita politica e sociale, <strong>del</strong><br />

family man, ovvero <strong>del</strong> sedentario che sta a casa ad occuparsi <strong>del</strong> benessere di moglie e<br />

prole e si impegna per la comunità. In entrambi i casi è possibile identificare un attore di<br />

riferimento, e se John Wayne (e poi Clint Eastwood) rappresentano l’icona classica <strong>del</strong><br />

23<br />

Su questo film sono stati versati fiumi di inchiostro. A titolo esemplificativo, si possono consultare<br />

Coyne, 1998, e Sanderson, 2004.<br />

24<br />

L’ opposizione fra un maschio adulto, <strong>nel</strong> ruolo <strong>del</strong> protagonista, e un giovane “apprendista” è presente<br />

anche in pellicole in cui ci si riferisce al mondo <strong>del</strong> <strong>western</strong>, e ai canoni <strong>del</strong> genere, pur calando la<br />

vicenda all’interno di una diversa ambientazione storica; è quanto avviene, per esempio, in Honkytonk<br />

Man, di Clint Eastwood, <strong>del</strong> 1982, in cui il protagonista, interpretato dallo stesso Eastwood, è un cantante<br />

country senza famiglia e senza legami, segnato dall’alcool e dalla vita, che attraversa l’America <strong>del</strong>la<br />

Grande Depressione accompagnato da un nipote adolescente (poiché il film è ambientato negli anni<br />

trenta, il viaggio si compie in automobile, e non a cavallo; ma Clint Eastwood indossa sempre un cappello<br />

Stetson, con il quale fa anche il bagno, e la gente gli si rivolge usando l’inevitabile appellativo di<br />

“<strong>cowboy</strong>”). In maniera meno palese, anche lo pseudo-<strong>western</strong> Guerre stellari si gioca sul contrasto fra<br />

una coppia di protagonisti maschili di età e esperienza diversa, il più anziano Han Solo, abilissimo pilota<br />

dalle mille avventure, ma totalmente privo di legami, e il giovane Luke Skywalker, che da lui deve<br />

apprendere i trucchi <strong>del</strong> mestiere (e poi sposa la principessa).

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