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Elena dell'Agnese La mascolinità del cowboy nel cinema western ...

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attori, può imporre norme di virilità 6 sulla base <strong>del</strong>le quali riscrivere la sintassi <strong>del</strong>le<br />

relazioni di genere; può decidere quali generazioni sono protagoniste di quale tipo di<br />

avventura e chi invece ne è escluso, talora adeguandosi alle dinamiche demografiche<br />

<strong>del</strong>la nazione, in altri casi semplicemente anticipandole 7 ; può persino stabilire chi può<br />

aspirare ad essere protagonista <strong>del</strong>la storia e chi invece si deve limitare a un ruolo di<br />

comprimario 8 , sulla base di una gerarchia nazionale costruita in termini di razza e di<br />

etnia.<br />

Quando invece racconta il passato, il <strong>cinema</strong> non può che farlo con la sensibilità <strong>del</strong><br />

presente. In tal modo la nazione può raccontare la propria storia, trasformandola in una<br />

“etnostoria” dove vengano esaltate le esperienze formative <strong>del</strong>l’unità nazionale, le<br />

figure eroiche che ne sono state protagoniste, le caratteristiche e i valori di cui quelle<br />

figure sono campioni esemplari. In questa narrazione, anche la location dove si svolge<br />

l’azione assume un significato, trasformandosi da spazio fisico e concreto a “spazio<br />

<strong>del</strong>la mente” (Short, 1991), luogo sacro e irrinunciabile che per le proprie specificità<br />

diventa il paesaggio simbolico <strong>del</strong>la nazione.<br />

<strong>La</strong> frontiera americana come prodotto culturale<br />

Che la frontiera abbia svolto un ruolo fondativo <strong>nel</strong>la storia <strong>del</strong>la nazione americana<br />

forse non rappresenta il fatto inconfutabile che Frederick J. Turner tentò di dimostrare<br />

con il suo celeberrimo intervento al meeting annuale <strong>del</strong>la American Historical<br />

Association <strong>del</strong> 1893 9 ; è però un dato certo per quanto riguarda l’edificazione<br />

<strong>del</strong>l’identità nazionale. Se infatti è poco probabile che i valori <strong>del</strong>la democrazia,<br />

individuati da Turner come elementi centrali <strong>del</strong> carattere nazionale americano, siano<br />

scaturiti dall’esperienza <strong>del</strong>la frontiera occidentale, è invece sicuro che<br />

<strong>nel</strong>l’elaborazione mitica di quella esperienza gli Stati Uniti abbiano trovato il<br />

riferimento condiviso necessario per fare, di una pluralità di immigrati, una comunità<br />

capace di “immaginarsi” come nazione.<br />

Nella elaborazione epica <strong>del</strong> mito, più ancora di quello degli studi di storici quali Turner<br />

o Theodore Roosevelt 10 , primario fu il ruolo <strong>del</strong>la cultura popolare. Già <strong>nel</strong> corso<br />

6 Così, i diversi mo<strong>del</strong>li di virilità <strong>del</strong> <strong>cinema</strong> italiano sono passati dallo charme antieroico di Marcello<br />

Mastroianni alla maschera popolaresca di Renato Salvatori o Claudio Amendola, il fascino britannico ha<br />

variamente puntato allo humour seducente di David Niven, Peter Sellers o Hugh Grant, e quello francese<br />

alla figura <strong>del</strong> brutto, ma irresistibile, gaglioffo portata in epoche diverse sullo schermo da Jean Gabin,<br />

Jean-Paul Belmondo o Vincent Cassel.<br />

7 <strong>La</strong> tendenza è quella di utilizzare, per i ruoli sentimentali, solo attrici giovani (ed è per questo che ad<br />

Hollywood, se gli attori di cinquant’anni sono sempre sulla breccia, per le attrici <strong>del</strong>la stessa età è assai<br />

difficile trovare dei ruoli). Tuttavia, l’attuale necessità di appagare il pubblico dei cosiddetti baby<br />

boomers, cioè <strong>del</strong>la fittissima generazione dei nati fra gli anni cinquanta e gli anni sessanta <strong>del</strong><br />

Novecento, ha favorito l’uscita di alcune commedie rosa sul tema <strong>del</strong>la riscossa <strong>del</strong>le cinquantenni (vedi<br />

per esempio Tutto può succedere, di D. Meyers, <strong>del</strong> 2003).<br />

8 Come scrive Stuart Hall (1997), a proposito <strong>del</strong>la rappresentazione <strong>del</strong>lo stereotipo razziale <strong>nel</strong> <strong>cinema</strong>,<br />

non vi è da stupirsi se <strong>nel</strong>la tradizione hollywodiana alle donne nere sia stato riservato il ruolo <strong>del</strong>le<br />

mammies e a quelle mulatte quello <strong>del</strong>le prostitute.<br />

9 <strong>La</strong> relazione, intitolata “Il significato <strong>del</strong>la frontiera <strong>nel</strong>la storia americana”, è stata poi pubblicata in<br />

molteplici sedi, sino a divenire il lavoro forse più importante e citato di tutta la produzione storiografica<br />

americana.<br />

10 Il futuro presidente degli Stati Uniti, prima di dedicarsi alla carriera politica, fu infatti storico e<br />

saggista, ma anche allevatore e cacciatore, innamorato <strong>del</strong>l’Ovest nonostante le sue origini fossero quelle<br />

di un piedidolci <strong>del</strong>l’Est. Dal punto di vista storiografico, il suo lavoro principale fu proprio l’opera The<br />

Winning of the West, pubblicata in più volumi dal 1889 al 1896, in cui ricostruiva l’epopea <strong>del</strong>la frontiera<br />

e <strong>del</strong>l’espansione ad Ovest. L’interpretazione offerta da Roosevelt <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>la frontiera <strong>nel</strong>la storia<br />

americana è comunque differente da quella di Turner; se infatti Turner <strong>del</strong>la frontiera sottolinea

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