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Elena dell'Agnese La mascolinità del cowboy nel cinema western ...

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americano, figura iconica dalla <strong>mascolinità</strong> esemplare che tuttavia nasconde, proprio per<br />

i meccanismi con cui viene congegnata, ampi spazi di latente ambiguità. Accanto alle<br />

basi teoriche offerte dalla Critical Geopolitics alla analisi <strong>del</strong>la cultura popolare e al<br />

discorso geopolitico di cui essa può farsi veicolo (vedi Toal, 1994, e <strong>del</strong>l’Agnese, 2005a<br />

e 2005b), verranno perciò utilizzati come strumenti d’indagine anche gli spunti offerti<br />

dalla prospettiva femminista ai Film Studies, in particolare per quanto riguarda il<br />

contributo analitico relativo al piacere visuale <strong>nel</strong> <strong>cinema</strong> (si veda in proposito Kaplan,<br />

2000).<br />

Cinema e nazioni, eroi e paesaggi<br />

Raccontare storie significa articolare o rinforzare valori e norme stabilite all’interno di<br />

una società. <strong>La</strong> narrazione popolare, ancor più dall’alta cultura, riflette i caratteri <strong>del</strong><br />

proprio contesto sociale e specifica chi ne sarà l’eroe, insegnando agli uomini a<br />

comportarsi “come uomini”, e alle donne “da donne”, secondo i parametri <strong>del</strong>la loro<br />

cultura. Inoltre, essa dimostra che solo alcuni tipi di persona possono aspirare al ruolo di<br />

eroe: <strong>nel</strong>le storie tradizionali, si tratta di una questione di ceto che riguarda solamente i<br />

principi e i cavalieri; in quelle contemporanee, contano altre caratteristiche, come la<br />

bellezza, la razza, il denaro, la capacità e, ovviamente, il genere. Chi non risponde alle<br />

caratteristiche adeguate, impara a lasciar perdere, limitandosi a sognare (Wright, 2005).<br />

<strong>La</strong> narrazione popolare perciò non costituisce solo una versione spettacolarizzata <strong>del</strong>la<br />

realtà sociale, capace di nasconderla come una “cortina fumogena” (<strong>La</strong>coste, 1976); ma<br />

insegna ad adeguarsi ad essa, in qualche modo rafforzando la conformità ai suoi<br />

mo<strong>del</strong>li. Come ogni altra forma di geo-grafia (cioè, di narrazione <strong>del</strong> mondo), anche<br />

quella che scaturisce dalla cultura popolare è uno strumento di “normalizzazione”,<br />

ovvero una modalità di rappresentazione che produce e ri-produce la realtà in<br />

conformità con le relazioni di potere esistenti (Dematteis, 1985).<br />

Per la sua forza immaginifica, il <strong>cinema</strong> costituisce, da questo punto di vista, un veicolo<br />

di comunicazione privilegiato, uno strumento mitopoietico tanto potente da oltrepassare<br />

il meccanismo mimetico <strong>del</strong>la messa-in-scena, per diventare un momento costitutivo<br />

<strong>del</strong>la realtà sociale; in altre parole, come scrivono Aitken e Zonn (1994, p. 21), “la<br />

camera da presa non riflette la realtà, ma la crea, attribuendole un significato, un<br />

discorso, un’ideologia”. Molto spesso, anche una narrativa di carattere nazionale.<br />

Nel suo ruolo performativo, a livello nazionale, il <strong>cinema</strong> merita di essere osservato da<br />

vicino; non solo perché parla alla nazione utilizzando, per esigenze di mercato, una sola<br />

lingua ufficiale, che viene così ad essere imposta come lingua “nazionale” a scapito<br />

<strong>del</strong>la varie parlate regionali (Schlesinger, 2000). Ma anche, e soprattutto, perché si<br />

rivolge alla nazione proponendole dei mo<strong>del</strong>li standardizzati di comportamento e la<br />

porta a costituirsi come una “comunità immaginata” che condivide un unico bagaglio di<br />

riferimenti e di valori 5 .<br />

Se ritrae il presente, il <strong>cinema</strong> descrive la nazione, ratificando l’assetto sociale di quello<br />

specifico momento storico e reificandone i costrutti come “dati-per-scontati”. Mediante<br />

l’articolazione <strong>del</strong>le trame e dei personaggi e la ricorrente corrispondenza fra ruoli e<br />

5 Ogni film è dunque un film nazionale, anche se la sua forza comunicativa può andare ben al di là dei<br />

confini <strong>del</strong>la nazione (Shoat e Stam, 2003). In tal caso, il suo ruolo politico è ancora più rimarchevole,<br />

perché riesce a comunicare sogni “nazionali” ad un pubblico transnazionale, che può adottarli come<br />

propri (come spesso avviene per il pubblico <strong>del</strong>le diaspore), o imitarli adattandoli al proprio contesto<br />

locale, oppure ancora rielaborarli attraverso un complesso meccanismo di transculturazione. E’ quanto si<br />

è verificato, come vedremo più avanti, con il mito <strong>del</strong> West e il <strong>cinema</strong> italiano.

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