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Le esternalità dell'agricoltura. Una analisi degli effetti ambientali ...

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campagne, le nuove case coloniche erano dotate di bigattiere, cioè delle altane<br />

su cui allevare i bachi da seta, si sperimentavano rotazioni poliennali, nuove<br />

colture fra cui l’erba medica, la patata ed il pomodoro. I progressi erano<br />

comunque lenti e non equamente distribuiti, poiché i mezzadri della montagna e i<br />

coltivatori diretti non ne beneficiavano affatto. L’uso del territorio era comunque<br />

irrazionale, ovunque si concimava male solo parte dei terreni, il grano era<br />

coltivato sulle alture con rese bassissime e le condizioni dei contadini<br />

sistematicamente peggioravano. Solamente nell’età giolittiana (1901-1914),<br />

grazie all’emigrazione transoceanica di molte genti e alla diffusione di nuove<br />

colture ortive, fu possibile avere delle rese più alte e le prime modifiche dei patti<br />

agrari a favore dei mezzadri. <strong>Le</strong> condizioni in campagna rimanevano comunque<br />

dure, ma era netta la divisione fra le aree di montagna in cui le rese cerealicole<br />

erano sempre bassissime e fra quelle di pianura e di collina che si arricchivano di<br />

nuovi elementi quali, erba medica, barbabietole da zucchero, cavolfiori, vigneti di<br />

uve selezionate e disponevano inoltre di nuovi impianti di irrigazione. Durante<br />

l’età fascista il paesaggio agrario tornava ad essere principalmente cerealicolo e<br />

tornava ad ospitare una crescente popolazione rurale che non aveva più alcuna<br />

possibilità di emigrare. Fino allo scoppio della guerra le campagne marchigiane<br />

conobbero un’epoca piuttosto propizia, grazie all’introduzione dei concimi chimici<br />

e alla coltivazione di qualità di grano più redditizie. A questo riguardo è doveroso<br />

menzionare Nazareno Strampelli 8 , il padre della moderna genetica agraria, che<br />

permise all’Italia di raggiungere l’autosufficienza granaria nell’arco di un<br />

ventennio. A partire dal 1900 infatti, egli si dedicò intensamente, con la<br />

collaborazione della moglie, all’ibridazione dei grani, ottenendo nuove varietà di<br />

frumento: incrociando infatti, il grano italiano con quello giapponese<br />

"Akagomugi", creò l'"Ardito", il primo frumento precoce ad alta produttività;<br />

ottenne inoltre diverse varietà precoci di grano tenero e duro, grazie alle ricerche<br />

portate avanti nell’Istituto nazionale di genetic a, fondato nel 1919 da egli stesso.<br />

La sua opera si allargò inoltre, anche al mais, all’avena, all’orzo e alla segale,<br />

tanto che nel 1935, metà della superficie agraria d'Italia era coltivata con i suoi<br />

tipi di seminativi. Gli anni Trenta, videro inoltre, l’introduzione della coltivazione<br />

del lino, che dava un tono di azzurro ad un paesaggio agrario che conosceva<br />

quasi esclusivamente l’oro del grano. Alla fine della guerra si poteva assistere alla<br />

nascita nel fondovalle e nelle coste, dei primi centri industriali marchigiani; questi<br />

ultimi insieme alle grandi industrie del Nord Italia, attraevano sempre più gente,<br />

le campagne quindi si svuotavano, ma grazie all’uso di concimi e di mezzi<br />

specializzati le rese produttive conoscevano comunque un’impennata e i contadini<br />

rimasti potevano contare su delle retribuzioni elevate. Solamente in quest’epoca<br />

si assisteva pertanto al superamento definitivo del patto mezzadrile, nonostante i<br />

proprietari terrieri continuassero ad opporre resistenza; la fine della mezzadria<br />

significava anche la fine della policoltura, cioè la scomparsa dai campi di ulivi, viti<br />

e gelsi, che erano stati necessari per garantire l’autoconsumo delle famiglie<br />

coloniche. Il superamento della mezzadria rivoluzionava quindi tutta la struttura<br />

del paesaggio agrario, che ora appariva così composta: le aree del verdicchio<br />

erano occupate da moderni vigneti, il primato del grano era compromesso dalla<br />

coltivazione sempre più massiccia di barbabietole da zucchero, girasoli ed ortaggi<br />

8 Nazareno St rampelli [Castelraimondo (MC) 1866-Roma 1942].<br />

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