Accesso aperto all'opera (PDF) - Firenze University Press
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12<br />
elena sibilio<br />
teoria del canone come quintessenza dell’estetico di tutti i tempi e di tutti<br />
i luoghi, rifiutando a priori l’ipotesi di un qualsiasi intervento esterno:<br />
[…] we refuse (and this refusal is grounded in much critical theory)<br />
to think of the literary work as good or bad for some extrinsic reason:<br />
such possibility can be conceived only as propaganda or censorship.<br />
[...] The claim to judge intrinsically, as though the value of a literary<br />
work were not mediated by any other concern, has always been suspect 2 .<br />
da questa prospettiva – che peraltro parte dal canone come base indiscutibile<br />
di ogni successiva argomentazione – si nega che il canone sia<br />
il risultato di una selezione, o meglio si sostiene che una tale selezione avviene,<br />
ma all’interno del canone stesso, che si auto-creerebbe come tradizione<br />
in base ad un’idea di canonicità intrinseca al testo letterario. in tal<br />
senso, il canone assurge allo statuto di mito fondante del sistema letterario.<br />
secondo critici che, come Harold bloom o frank Kermode, si sono insistentemente<br />
occupati di canone, le caratteristiche che un oggetto letterario<br />
deve possedere per essere definito «canonico» sarebbero l’autenticità<br />
artistica, l’universalità, l’atemporalità, intesa come capacità di attraversare<br />
indenne tutte le epoche, la singolarità e l’originalità, nonché la rappresentatività<br />
della più ampia varietà umana. la canonicità dal punto di vista<br />
estetico sembrerebbe dunque costituire il carattere più interiore dell’opera<br />
letteraria, direttamente connesso alla sua creazione se non addirittura<br />
precedente ad essa.<br />
in particolare, i gonfaloni del canone si soffermano ripetutamente<br />
sull’originalità come caratteristica principale della canonicità letteraria.<br />
tuttavia, secondo l’OED «canonical» significa «[a]uthoritative; orthodox,<br />
accepted; standard» 3 . la canonicità sarebbe dunque la qualità di ciò che<br />
è coerente ad un criterio normativo. ma originalità e normatività non dovrebbero,<br />
da un punto di vista puramente logico, escludersi a vicenda? e<br />
se ci trovassimo di fronte ad un’originalità assoluta, saremmo in grado di<br />
riconoscerla come tale e soprattutto di giudicarla? Questo è uno dei tanti<br />
paradossi su cui si basa il concetto controverso di canone letterario: l’originalità<br />
è ritenuta il primo criterio di ammissione al canone, ma quell’originalità,<br />
il bloomiano «uncanny startlement» 4 , può essere giudicata solo<br />
quando non è più originalità, cioè dopo un processo di trasformazione che<br />
la traduca in norma e che concorra al mantenimento di un rassicurante e<br />
desiderabile status quo.<br />
anche l’ideale di intrinsecità del valore di un’opera si presta ad essere<br />
smantellato. sebbene fuori dal contesto letterario – un trattato di retorica<br />
– e in un’epoca molto lontana – il XVi secolo –, Thomas Wilson (1524-81)<br />
scrisse: «[s]uch as all the world hath confirmed and agreed upon, that is<br />
autentique and canonicall» 5 . soffermiamoci sul sintagma «all the world»: la<br />
condizione necessaria per delineare il canonico sembra sia un previo consenso<br />
universale di giudizio. senza chiederci chi sia quella parte di mondo<br />
che, come in una sineddoche al contrario, si elegge a rappresentante del