Accesso aperto all'opera (PDF) - Firenze University Press
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canone e BIOFICTION 131<br />
vo e provvisorio della prospettiva adottata (whose truth is told). le recenti<br />
proposte di una biografia femminista non-conclusiva, multi-prospettica,<br />
non lineare e, per giunta, di autrici non ancora decedute (e dunque non<br />
ancora canonizzate né canonizzabili) 22 riflettono la risonanza che hanno<br />
avuto, anche per questo genere, le riflessioni teoriche dell’era postmoderna,<br />
e in particolare la decostruzione e la psicoanalisi lacaniana. Per quanto<br />
riguarda infine il più circoscritto ambito della critica letteraria, quel<br />
lungo percorso iniziato da Wellek e Warren nel 1948 (e, prima ancora, da<br />
boris tomaševskij nel 1923), ha contestato la lettura della vita degli autori<br />
come unica fonte autorevole per comprenderne l’opera, liberando le<br />
loro biografie da quella condizione di voce ermeneutica privilegiata per<br />
declassarle allo status di semplice intertesto, in funzione di un approccio<br />
critico multi-metodologico.<br />
dopo aver constatato le numerose affinità che accomunano le biografie<br />
e le biofiction, sembra opportuno sottolineare che le ultime sono, rispetto<br />
alle prime, un ‘genere’ se possibile ancora più ibrido: ogni testo è composto<br />
da una combinazione di diverse strategie narrative (generi, appunto)<br />
e, se talvolta la distinzione tra le fiction biographies e le fiction histories 23<br />
può apparire veramente molto sfumata, in alcune biofiction le manipolazioni<br />
del dato biografico possono essere più evidenti. il caso limite, esemplificato<br />
da The Mistressclass di michèle roberts o The Ghost Writer (1979)<br />
di Philip roth 24 , credo possa essere quello in cui la riscrittura è originata<br />
dall’insinuazione che il soggetto biografico non sia deceduto nel contesto<br />
che noi conosciamo; ciò dà luogo ad una sua doppia resurrezione/anacronismo,<br />
di cui una è fatalmente connaturata con la strategia stessa del genere<br />
letterario (potremmo dire che è condizione estetica della biofiction),<br />
l’altra è invece interna al plot di alcuni romanzi specifici come quelli sopra<br />
menzionati, che minacciano dunque al massimo quel patto di sospensione<br />
di incredulità (suspension of disbelief) 25 già incrinato dall’assunzione<br />
di un personaggio storico come protagonista. in questi casi, la riscrittura<br />
del soggetto situato storicamente può apparire meno giustificata e sollecitare<br />
istanze di tipo etico (in particolare il romanzo di roth, che chiama<br />
in causa una figura dallo spessore simbolico di anna frank, ha un effetto<br />
gravemente disturbante) 26 e l’affermazione, sostenuta dalla critica letteraria,<br />
di operare in un ambito di historical consciousness diventa più difficile<br />
da dimostrare. martin middeke, curatore di un volume di saggi su alcune<br />
biofiction che egli per primo racchiude sotto questo nome, osserva nell’introduzione<br />
che i lettori e i critici di queste narrazioni «will find themselves<br />
reminded of the distinction between fact and fiction every time they<br />
consult the factual biographies in order to trace fictional deviations from<br />
the factual accounts of the lives at issue» 27 , precisando:<br />
biofictions cast doubt on “our beliefs in origins and ends, unity,<br />
and totalization, logic and reason, consciousness and human nature,<br />
progress and fate, representation and truth, not to mention the notion<br />
of causality and temporal homogeneity, linearity and continuity,” but