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Accesso aperto all'opera (PDF) - Firenze University Press

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36<br />

federica frabetti<br />

implicito nella reintroduzione da parte di austin della dicotomia serio/<br />

non serio. Questa manovra derridiana è tipica di quel procedimento di<br />

lettura produttiva dei testi, noto come ‘decostruzione’, che entra a far<br />

parte della costituzione del canone della performatività in un modo che<br />

analizzerò tra poco.<br />

È comunque fondamentale sottolineare una volta di più come, nella<br />

rilettura che derrida produce della performatività austiniana, il concetto<br />

di iterabilità costituisca il trait d’union con il pensiero di Judith butler sul<br />

genere. la rilettura che butler propone di austin e di derrida articola la<br />

teoria degli atti linguistici e la prospettiva decostruzionista con il foucault<br />

della Storia della sessualità (1976) e interpreta la produzione e il mantenimento<br />

delle categorie di genere come citazione e ripetizione di norme culturali.<br />

Per butler il soggetto può essere prodotto/esistere solo all’interno<br />

delle norme di genere di cui il linguaggio è portatore. in questa necessità<br />

di ripetizione butler individua però un «margine di manovra» rispetto al<br />

binarismo di genere: infatti la norma, che deve essere ripetuta per funzionare,<br />

può però talora essere ripetuta in modo parodico, e perciò distorta,<br />

smascherata, resa visibile come norma. in altre parole, è la citazionalità del<br />

genere a rendere il genere vulnerabile. di qui il valore che butler attribuisce<br />

ad alcune pratiche parodiche (come il camp e in generale la performatività<br />

queer) in funzione de-naturalizzatrice (butler 1990, 1993).<br />

non mi è in nessun modo possibile dare conto qui del complesso lavoro<br />

di butler a partire da Gender Trouble per giungere almeno fino a Excitable<br />

Speech (il lavoro del 1997 in cui butler torna a confrontarsi esplicitamente<br />

con la teoria degli atti linguistici di austin). tuttavia, per tornare al nostro<br />

discorso sul canone, è molto importante notare che anche riguardo alla<br />

rilettura della performatività austiniano-derridiana proposta da butler ci<br />

sono opinioni discordi, che implicano diverse ricostruzioni del canone della<br />

performatività. una delle più importanti in questo senso è quella proposta<br />

da sedgwick nel suo libro del 1993, Touching Feeling. sedgwick sostiene<br />

che la teoria della perfomatività di butler (così come quella di derrida)<br />

opera essenzialmente a livello epistemologico e linguistico e rimane perciò<br />

troppo lontana dalla materialità dei corpi, e soprattutto incapace di rendere<br />

conto di tutta una serie di piani della realtà, tra cui il piano qualitativo.<br />

Per difendere questa posizione sedgwick riscrive la «narrativa standard»,<br />

si confronta con una specifica versione della vulgata della performatività,<br />

e propone infine un canone alternativo. È interessante osservare come si<br />

producano in sedgwick questi spostamenti.<br />

Proprio all’inizio di Touching Feeling sedgwick elenca quattro autori<br />

per lei fondamentali: il foucault della Storia della sessualità, l’austin di<br />

How to Do Things with Words, la butler di Gender Trouble e il tomkins<br />

di Affect Imagery Consciousness – quasi costituendo, con questo atto di<br />

nominazione, un suo personale canone degli studi queer. È molto importante<br />

qui la presenza dello psicologo americano silvan tomkins, le cui<br />

riflessioni sugli affetti sono entrate prepotentemente nella teoria queer<br />

degli ultimi anni (si veda anche ahmed 2004). sedgwick osserva espli-

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