Settembre 2010 - Universitinforma
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time out<br />
di Riccardo Marra<br />
Lo scorso 3 settembre “I baci<br />
mai dati” di Roberta<br />
Torre ha aperto la sezione<br />
“Controcampo italiano” alla Mostra<br />
del Cinema di Venezia. Un<br />
eccezionale attestato di stima<br />
per il piccolo grande film della<br />
regista milanese ambientato<br />
a Librino. La storia è<br />
quella di Manuela, ragazzina<br />
del quartiere, che un<br />
giorno finge di poter fare<br />
miracoli diventando suo<br />
malgrado il punto di riferimento<br />
di tutti i sogni e<br />
le superstizioni della gente,<br />
«il tono però è quello<br />
di una specie di favola<br />
metropolitana», racconta<br />
la Torre.<br />
La regista ha fortemente<br />
voluto girare a Librino,<br />
un quartiere che ha ritratto<br />
non nel suo peculiare<br />
stato di degrado, ma<br />
invece illuminato da una<br />
luce strana, un po’ magica.<br />
Insomma un film “siciliano”<br />
che non parla di<br />
mafia: un bel merito per<br />
una regista che sin dai<br />
tempi di “Tano da morire”<br />
(1997), ha sempre descritto<br />
il Sud in maniera assolutamente<br />
originale.<br />
Roberta, parlaci dell’esperienza<br />
veneziana.<br />
«È stata davvero una bella<br />
opportunità per tutti.<br />
Aprire la sezione di un<br />
Festival come quello di<br />
Venezia è sempre un posizionamento<br />
interessante<br />
per un film. Che dire,<br />
un’occasione di visibilità<br />
per “I baci mai dati”,<br />
un’ottima vetrina per un<br />
prodotto particolare come<br />
il nostro».<br />
Perché hai scelto proprio<br />
Librino come location del<br />
tuo film?<br />
«Forse perché sono stata a<br />
Librino con Antonio Presti<br />
per molto tempo e lui me<br />
l’ha fatta vivere in maniera<br />
diversa<br />
grazie al<br />
suo lavoro<br />
nel sociale<br />
legato all’artecontemporanea.<br />
Ogni volta<br />
che andavo<br />
lì, quei posti<br />
producevano<br />
in me uno<br />
strano fascino,<br />
così è stato praticamente immediato<br />
pensare a Librino quando<br />
la storia iniziava a prendere<br />
corpo sulla carta».<br />
Per molti<br />
catanesi è<br />
un luogo<br />
off limits…<br />
«Sai, io credo<br />
sia molto<br />
un cliché<br />
questa cosa<br />
della periferiadisastrata<br />
che<br />
diventa lo<br />
spauracchio degli abitanti delle<br />
zone centrali della città. Il problema<br />
non è il ghetto o il quartiere<br />
malfamato, il punto è che<br />
24<br />
nessuno ha motivo di andare a<br />
Librino visto come lo hanno ridotto:<br />
un dormitorio senza un<br />
cinema, un negozio… un deserto.<br />
Un posto cioè dove non si<br />
muove nulla e dunque perfetto<br />
per essere la tana di attività poco<br />
chiare. Vivendo lì tre mesi<br />
per girare il film però, ho visto<br />
sì delle zone davvero allo sbando,<br />
ma anche un quartiere che,<br />
se venisse reinterpretato, potrebbe<br />
dare molte possibilità -<br />
ovviamente grazie a uno sguardo<br />
diverso da parte di chi se ne<br />
dovrebbe occupare. È un vero<br />
UNIVERSIT<br />
Roberta Torre:<br />
«Affascinata da Librino»<br />
peccato; in altre zone d’Europa<br />
i quartieri come Librino diventano<br />
piccoli atelier per artisti,<br />
scrittori, intellettuali».<br />
La protagonista di “I baci mai<br />
dati” è una giovanissima Carla<br />
Marchese: la tua nuova Donatella<br />
Finocchiaro?<br />
«Carla l’ho trovata per caso<br />
facendo centinaia di provini<br />
alla Plaia. Prima di lei avevo<br />
visionato tantissime fotografie<br />
di ragazze di giovanissima<br />
età, ma che erano molto simili<br />
tra di loro. Carla no. Lei era<br />
diversa da tutte, mi è piaciuta<br />
subito per il suo essere “bambolina<br />
di porcellana” e per<br />
quella sua faccia un po’ fuori<br />
dal cliché delle tredicenni che<br />
si atteggiano a veline. Non so<br />
se potrà avere un futuro come<br />
attrice, dipende solo da lei<br />
perché, al contrario di Donatella<br />
che quando iniziò con<br />
me già aveva fatto teatro e<br />
possedeva una consapevolezza<br />
artistica, Carla è assolutamente<br />
digiuna di tutto questo. Io<br />
ho fatto un grande lavoro con<br />
lei, non è facile prendere una<br />
persona inesperta e farla diventare<br />
un’attrice. È anche vero<br />
che sono sempre favorevole<br />
agli attori presi dalla strada,<br />
hanno un istinto diverso rispetto<br />
all’interprete dotato di<br />
grande tecnica. Però il regista<br />
deve saperci lavorare, non basta<br />
spingerlo davanti alla<br />
INTERVISTA / La regista milanese ha presentato alla Mostra del Cinema di Venezia<br />
il suo ultimo film “I baci mai dati”. Una favola metropolitana girata nel<br />
quartiere catanese: «Un luogo - dice - che avrebbe bisogno di essere reinterpretato»<br />
La regista con Donatella Finocchiaro durante le riprese<br />
macchina presa».<br />
Nei Baci mai dati, Manuela si<br />
inventa miracoli per la comunità.<br />
Oggi la religione è ancora<br />
l’oppio dei più deboli?<br />
«Non credo sia esattamente così,<br />
c’è una differenza tra religione e<br />
religiosità. Un conto è credere,<br />
avere fede, altro è affidarsi a<br />
maghi, fattucchiere e al fato.<br />
Credo ci sia ancora chi è veramente<br />
credente, e anche chi - al<br />
contrario - ha bisogno di qualcosa<br />
o qualcuno che possa realizzare<br />
i propri sogni come i miracoli,<br />
la superstizione o addirittu