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Settembre 2010 - Universitinforma

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INFORMA 37 dischi<br />

LISTENING di Riccardo Marra INARRIVO<br />

INTERPOL / Self-Titled<br />

A inizio Duemila il rock invocò lo spettro<br />

degli Anni 80 a mo’ di seduta spiritica. La<br />

tendenza fu chiamata New Wave Revival e<br />

fu l’oscurità che tornava a fluttuare nelle<br />

note di moltissime band. Gli Interpol iniziarono<br />

così: evocando i Joy Division. La<br />

voce di Paul Banks era claustrofobica come la Manchester che<br />

fu e il disco Turn on the Bright Lights (2002) puro citazionismo<br />

wave. Al quarto disco i newyorkesi (con l’ultimo gettone di Carlos<br />

D.) trovano definitivamente un loro suono e una sofferenza<br />

non più in vitro ma autentica. Il nuovo album Self-Titled è un<br />

bagno di umori veri. Ascolti il disco e speri che Banks ce la faccia<br />

ad “andare incontro ai propri desideri” (da Lights); Memory<br />

serves è scura, sì, ma con aperture appassionanti, Summer well<br />

cerca l’amore e non lo piange (come faceva la New Wave). Altra<br />

buona notizia è l’assenza del singolone da ballo che accompagnava<br />

gli Interpol da anni. Bene cosi.<br />

AMAURY CAMBUZAT / The Sorcerer<br />

Amaury Cambuzat è un musicista che si è<br />

sempre spremuto per realizzare musica sperimentale.<br />

Prendi i suoi Ulan Bator: rock<br />

servito a diverse temperature, o i concerti<br />

con i Faust (Amaury suona al loro fianco<br />

dal ‘96): rituali vudù imprevedibili. La sperimentazione<br />

però è rischiosa perché ci si<br />

può scottare. Come nel suo nuovo album<br />

The Sorcerer, soundtrack in cui Cambuzat<br />

si ispira al film Tabù di Murnau del ‘31. Se il regista tedesco<br />

cosparge di pessimismo il suo muto (a Bora Bora la storia è di<br />

due amanti separati dalla religione locale), Cambuzat esagera, trascende,<br />

ignorando i saliscendi della vicenda e realizzando un disco<br />

elettronico callosissimo, d’avanguardia ed estremamente algido.<br />

Le 13 suite del rockeur sono provette da laboratorio, test di suono<br />

che rimbombano in uno spazio sigillato. Un luogo lontano anni<br />

luce dai bollenti mari del Sud e dall’amore sfortunato di due giovani<br />

aborigeni di Bora Bora.<br />

Sonorità siciliane e note di tango<br />

nel nuovo album di Gabriella Grasso<br />

Conquistata dalla sua voce<br />

raffinata e sensuale e<br />

dalle sue eccezionali doti<br />

intepretative, Carmen<br />

Consoli l’ha scelta per<br />

aprire il suo concerto a<br />

Taormina il 4 settembre.<br />

Così, la cantautrice<br />

catanese Gabriella<br />

Grasso ha avuto l’occasione<br />

di presentare<br />

al grande pubblico il<br />

suo nuovo album, Cadò, uscito il 7 settembre.<br />

Un disco che nasce dal desiderio di coniugare le sonorità<br />

siciliane e le note del tango argentino, due culture musicali<br />

apparentemente molto lontane ma che possiedono in<br />

realtà radici comuni. «È un incontro di strumenti e di culture<br />

- spiega Gabriella Grasso - l’Italia, in particolare la Sicilia,<br />

e l’Argentina, dove la maggior parte della popolazione<br />

ha origini italiane, così come le hanno moltissimi compositori<br />

o cantanti della storia del tango». Prendono vita, così,<br />

brani originali e intensi in cui le note del bandoneòn di Marisa<br />

Marcadé si legano a quelle del marranzano di Puccio<br />

Castrogiovanni e le sonorità di Rosa Balistreri incontrano<br />

quelle di Carlos Gardel. Il risultato è un intenso viaggio<br />

musicale che sembra evocare la rotta percorsa dai tanti<br />

emigrati siciliani in Sudamerica.<br />

«Il connubio tra tango e tradizione - continua l’artista catanese<br />

- è una mescolanza di emozione, esperienza e similitudini<br />

armoniche, dove l’accento viene posto inequivocabilmente<br />

sulla storia che accomuna questi due popoli, lontani<br />

geograficamente ma vicini nel vissuto e nelle radici. Le similitudini<br />

armoniche e melodiche, per non parlare di alcuni<br />

fonemi linguistici, legano questi due paesi in maniera<br />

sentimentale ma anche oggettiva». La forza del progetto è<br />

la scrittura, il messaggio sociale e culturale, l’aggregazione<br />

e il rapporto di collaborazione con tutti i musicisti.

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