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Settembre 2010 - Universitinforma

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ateneo<br />

IL CASO / L’università etnea è l’unica ad avere istituito il numero programmato<br />

per tutti i corsi di laurea. Così circa 3.000 studenti dei 12.263 che partecipano ai test<br />

di ammissione resteranno fuori. Il delegato alla didattica: «È stata una scelta obbligata»<br />

di Roberto Sammito<br />

Sono stati gli aspiranti ingegneri<br />

a dare il via, il<br />

primo settembre scorso,<br />

ai test per accedere ai primi<br />

anni dei corsi di laurea triennale<br />

e magistrale dell’ateneo<br />

di Catania. Da quest’anno, infatti,<br />

tutte le facoltà dell’ateneo<br />

sono a numero chiuso e<br />

per potersi iscrivere è necessario<br />

superare una prova. Hanno<br />

fatto domanda di partecipazione<br />

12.263 ragazzi per<br />

9.270 posti a disposizione. Per<br />

alcuni corsi la competizione è<br />

più serrata per via dell’alto<br />

numero di domande di ammissione<br />

e dell’esiguità di posti.<br />

Basta un veloce calcolo per ca-<br />

pire che per circa tremila giovani<br />

non ci sarà possibilità di<br />

studiare a Catania.<br />

Più che i numeri, a colpire è<br />

un altro dato, solo l’ateneo catanese<br />

ha deciso di istituire il<br />

numero programmato per tutti<br />

i corsi. Mentre negli altri<br />

atenei italiani sono solo alcune<br />

le facoltà che prevedono<br />

uno sbarramento iniziale al<br />

numero degli iscritti mentre a<br />

Catania si è deciso di limitare<br />

l’accesso per tutte le dodici facoltà<br />

attive.<br />

«Non è una scelta dell’università<br />

di Catania, noi abbiamo<br />

solo rispettato la legge che dice<br />

che bisogna avere risorse<br />

adeguate al numero degli studenti»,<br />

spiega il professor Giuseppe<br />

Cozzo delegato alla Didattica.<br />

«È stata una scelta obbligata.<br />

Non possiamo dare<br />

spazio ad una domanda che<br />

supera le risorse a disposizione.<br />

Senza numero chiuso rischiavamo<br />

di mettere in crisi<br />

il sistema. Se un corso di laurea<br />

procede con numeri superiori<br />

alle risorse, in pochi an-<br />

ni si rischia di perdere il valore<br />

legale del corso».<br />

Quindi, gli atenei che non<br />

hanno previsto il numero<br />

chiuso per tutte le facoltà,<br />

hanno risorse adeguate per<br />

ospitare tutti gli studenti che<br />

si iscriveranno e tra questi potrebbero<br />

esserci quanti non riusciranno<br />

a superare lo sbarramento<br />

nell’ateneo etneo.<br />

A Catania, la situazione varia<br />

da facoltà a facoltà. Possono<br />

8<br />

stare tranquille le 391 aspiranti<br />

matricole di Agraria, per<br />

loro il posto è assicurato per<br />

via dei 450 posti disponibili.<br />

Poche lamentele anche da Giurisprudenza<br />

dove sono 1582<br />

studenti a contendersi 1250<br />

posti. Decisamente più difficile<br />

la competizione per l’accesso<br />

alle facoltà di Chimica, Economia<br />

e Farmacia dove uno<br />

studente su due rimarrà fuori.<br />

La difficoltà per l’accesso a<br />

Medicina e alle altre professioni<br />

sanitarie è ormai nota, meno<br />

nota è la competizione per<br />

l’ingresso alla facoltà di Scienze<br />

biologiche, dove sono oltre<br />

1400 studenti a contendersi<br />

250 posti.<br />

Ogni studente ha scelto a quali<br />

e quante prove partecipare<br />

senza nessuna limitazione, segnalando<br />

l’ordine di preferenza<br />

dei corsi di studio. Se non<br />

riusciranno a superare l’esame<br />

per l’ammissione al corso<br />

di laurea preferito potranno<br />

sempre ripiegare su altri.<br />

«Abbiamo cercato di ridurre le<br />

conseguenze negative dando<br />

UNIVERSIT<br />

la possibilità di fare più test.<br />

Non ci fa piacere rinunciare a<br />

circa tremila studenti, sia perché<br />

vorremmo far studiare<br />

tutti sia perché questo incide<br />

dal punto di vista economico»,<br />

ha dichiarato il professor Cozzo.<br />

«Secondo me gli studenti<br />

preparati entreranno, questi<br />

numeri non creano grande<br />

squilibrio. L’esperienza ci dice<br />

che il 20 per cento degli studenti<br />

iscritti li perdiamo già al<br />

primo anno, saranno questi<br />

ad avere maggiori difficoltà<br />

con i test».<br />

Il nuovo sistema ha raccolto<br />

numerose critiche, il Coordinamento<br />

unico dell’ateneo di<br />

Catania formato da professori,<br />

ricercatori, precari e studenti,<br />

Catania, primo ateneo d’Italia<br />

a numero chiuso<br />

926.240 euro<br />

A tanto ammonta<br />

la somma delle<br />

tasse (40 euro<br />

per ciascun test<br />

da sostenere)<br />

pagate dalle<br />

aspiranti matricole<br />

per iscriversi alle<br />

prove (le iscrizioni<br />

sono state 23.156)<br />

ha manifestato vestendosi di<br />

nero davanti alla sede de Le<br />

Ciminiere dove si sono svolti i<br />

test. I componenti del Coordinamento<br />

hanno voluto informare<br />

gli studenti sul cammino<br />

universitario che li attende,<br />

spiegando i motivi della loro<br />

opposizione al Ddl Gelmini<br />

e alla manovra finanziaria. Lo<br />

stato dell’università preoccupa<br />

anche il professore Cozzo, secondo<br />

cui «al momento il problema<br />

del numero chiuso non<br />

è il più preoccupante. Il sistema<br />

in Italia è in crisi, o si investe<br />

o si chiude. Con questi<br />

indirizzi l’università è destinata<br />

a morire. Ci sono già università<br />

in grosse difficoltà, Catania<br />

nei prossimi anni potrebbe<br />

avere un budget sufficiente<br />

solo per gli stipendi dei<br />

dipendenti e niente per il resto.<br />

Gli investimenti sono stati<br />

tagliati, più tagli meno posti<br />

per gli studenti. Il numero<br />

chiuso è quindi solo una conseguenza<br />

di indirizzi nazionali<br />

più ampi». Ui

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