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di Romolo Brugiolo - Ossicella

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SAN FRANCESCO SAVERIO<br />

San Francesco Saverio (Francisco de Javier y<br />

Jaso) è stato un gesuita e missionario spagnolo,<br />

proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio<br />

XV. Era nato in una famiglia nobile <strong>di</strong> Xavier (in<br />

Navarra) nel 1506.<br />

A Parigi incontrò Ignazio <strong>di</strong> Loyola che con<br />

lui e pochi altri confratelli fondò la<br />

Compagnia <strong>di</strong> Gesù, nella chiesa <strong>di</strong> Saint<br />

Pierre <strong>di</strong> Montmartre, il 15 agosto 1534. Nel<br />

viaggio che da Parigi lo portava a Roma, alla<br />

corte del papa, il santo ebbe a transitare per il<br />

Veneto e in particolare nel territorio <strong>di</strong><br />

Monselice, nel 1537. Qui rimase per 40 giorni<br />

in austera penitenza. Un biografo dell’epoca afferma che il santo <strong>di</strong>morò con il<br />

compagno Salmeron in una casa <strong>di</strong>roccata fuori città, all’esterno <strong>di</strong> porta San<br />

Martino; altri la collocano nei <strong>di</strong>ntorni del santuario <strong>di</strong> Villa Duodo.<br />

Giunto successivamete a Roma assieme ai confratelli gesuiti, Francesco Saverio<br />

fu or<strong>di</strong>nato sacerdote nel 1537. Nel 1541 partì per le In<strong>di</strong>e come missionario<br />

inviato dalla Compagnia <strong>di</strong> Gesù. Arrivò a Goa nel maggio dell'anno successivo,<br />

spingendosi poi fino a Taiwan. La tra<strong>di</strong>zione (e la bolla <strong>di</strong> canonizzazione del<br />

1623) vuole che egli abbia portato la propria attività missionaria fino alle<br />

Filippine e in Giappone. Ammalatosi durante il viaggio da Malacca all'isola <strong>di</strong><br />

Sancian, morì nel 1552.<br />

Fu sepolto nella chiesa dei gesuiti <strong>di</strong> Goa, ma alcune sue reliquie furono inviate<br />

a Roma, dove si conservano, dal 1614, in un reliquiario della Chiesa del Gesù,<br />

chiesa madre dell'or<strong>di</strong>ne dei gesuiti. Fu proclamato santo, insieme con Ignazio <strong>di</strong><br />

Loyola, da papa Gregorio XV nel 1622. La chiesa cattolica ne celebra la festa liturgica<br />

il 3 <strong>di</strong>cembre e lo considera patrono delle missioni.<br />

SAN BERNARDINO DA SIENA<br />

San Bernar<strong>di</strong>no nacque a Massa Marittima l'8<br />

settembre 1380 dalla nobile famiglia degli<br />

Albizzeschi. Dopo essere <strong>di</strong>venuto frate francescano<br />

a ventidue anni, iniziò un'intensa attività<br />

come pre<strong>di</strong>catore girando e pre<strong>di</strong>cando<br />

per tutta l’Italia settentrionale. Affinché la sua<br />

pre<strong>di</strong>cazione non fosse <strong>di</strong>menticata facilmente,<br />

Bernar<strong>di</strong>no con profondo intuito psicologico<br />

inventò un simbolo dai colori vivaci che<br />

veniva posto in tutti i locali pubblici e privati,<br />

sostituendo blasoni e stemmi delle famiglie e<br />

delle varie corporazioni spesso in lotta tra loro:<br />

il trigramma del nome <strong>di</strong> Gesù, che <strong>di</strong>venne<br />

un emblema celebre e <strong>di</strong>ffuso in ogni luogo.<br />

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La Madonna e i santi venerati nel Monselicense<br />

Il trigramma fu <strong>di</strong>segnato da Bernar<strong>di</strong>no stesso, per questo in epoca moderna è<br />

considerato patrono dei <strong>di</strong>segnatori e dei pubblicitari; il simbolo consiste in un sole<br />

raggiante in campo azzurro, sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del<br />

nome Gesù in greco, oppure <strong>di</strong> “Iesus Hominum Salvator”. Per ascoltare le pre<strong>di</strong>che<br />

efficacissime <strong>di</strong> questo frate francescano <strong>di</strong> fine me<strong>di</strong>oevo, si radunavano folle<br />

<strong>di</strong> fedeli nelle piazze delle città, non potendoli contenere le chiese; e, mancando<br />

allora <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> mezzi tecnici <strong>di</strong> amplificazione della voce, venivano issati palchi<br />

da cui parlava. Morì a L’Aquila nel 1444. I frati che l’accompagnavano volevano<br />

riportare la salma a Siena, ma gli aquilani, accorsi in massa, lo impe<strong>di</strong>rono, concedendo<br />

solo gli indumenti indossati dal frate, oggi conservati nel convento della<br />

Capriola a Siena, mentre la sua salma riposa ancora oggi nella chiesa intitolata a<br />

suo nome nel capoluogo abruzzese. Sei anni dopo la morte, papa Niccolò V lo proclamò<br />

santo nella basilica <strong>di</strong> San Pietro a Roma. San Bernar<strong>di</strong>no è compatrono <strong>di</strong><br />

Siena, della nativa Massa Marittima, <strong>di</strong> Perugia e dell’Aquila.<br />

SAN CRISTOFORO<br />

La leggenda <strong>di</strong> san Cristoforo, il cui nome<br />

significa ‘Portatore <strong>di</strong> Cristo’, parla <strong>di</strong> un uomo<br />

molto alto e robusto, quasi un gigante, che, cercando<br />

il sovrano più potente della terra, un giorno<br />

si mise a fare il traghettatore su un fiume,<br />

forse in Licia.<br />

Una notte fu chiamato da un fanciullo per farsi<br />

portare al <strong>di</strong> là del fiume; Reprobus (questo era<br />

il nome <strong>di</strong> Cristoforo prima del battesimo,<br />

secondo alcune versioni) si pose il fanciullo<br />

sulle spalle e iniziò ad attraversare il fiume, ma<br />

inspiegabilmente, pur se grande e robusto, si<br />

piegava sotto il peso <strong>di</strong> quell’esile creatura, che<br />

sembrava pesare sempre <strong>di</strong> più ad ogni passo,<br />

mentre cresceva anche la corrente del fiume,<br />

che <strong>di</strong>venne vorticosa. Il gigante stava per essere<br />

sopraffatto, ma alla fine, stremato, riuscì a<br />

raggiungere l'altra riva. Al meravigliato traghettatore il bambino avrebbe rivelato <strong>di</strong><br />

essere il Cristo, confessandogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso<br />

del suo esile corpo, ma il peso del mondo intero. Dopo questo incontro, che gli avrebbe<br />

cambiato la vita, Cristoforo si convertì al cristianesimo e, entrato nell’esercito imperiale<br />

romano, annunciò con successo la sua fede ai commilitoni. Scoperto, venne sottoposto a<br />

numerose torture e subì la sorte <strong>di</strong> tutti i martiri che professavano la fede cristiana in territorio<br />

romano nell’epoca pre-costantiniana: fu decapitato. Secondo alcune interpretazioni<br />

la sua figura sarebbe una rilettura in chiave cristiana <strong>di</strong> Anubi, <strong>di</strong>o della tra<strong>di</strong>zione egizia,<br />

il quale faceva da tramite tra il regno dei vivi e quello dei morti traghettando le anime<br />

dei defunti, così come san Cristoforo era traghettatore <strong>di</strong> Cristo. Nei tempi moderni il suo<br />

culto è stato rilanciato perché è stato proclamato protettore degli autisti e <strong>di</strong> quelli che<br />

hanno a che fare con il trasporto, come barcaioli, pellegrini, pendolari, viandanti, viaggiatori,<br />

facchini, ferrovieri. La festa <strong>di</strong> questo popolare santo si celebra il 25 luglio.<br />

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