leggi la rassegna stampa - CGIL Basilicata
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RASSEGNASTAMPA<br />
kEnn0W36HM9QOO29lDW2rGhFzrfebm/2w0GnjppWLx4=<br />
12 Primo piano<br />
Mercoledì 13 marzo 2013<br />
di LEO AMATO<br />
POTENZA - «Appare ovvio che <strong>la</strong><br />
realizzazione di incrementi produttivi<br />
oltre i 104mi<strong>la</strong> barili,<br />
eventualmente autorizzati in futuro<br />
dal<strong>la</strong> Regione, non sarebbero<br />
possibili con l’attuale configurazione<br />
impiantistica del Centro<br />
oli, ma richiederebbero significative<br />
modifiche dell’impianto esistente».<br />
LA NOTA<br />
E’ quanto sostiene <strong>la</strong> Regione<br />
<strong>Basilicata</strong> dopo <strong>la</strong> pubblicazione<br />
del<strong>la</strong> seconda puntata dell’inchie -<br />
sta del Quotidiano sui soci “a sei<br />
zampe” del<strong>la</strong> moglie del direttore<br />
generale del dipartimento ambiente,<br />
e l’affare «ammodernamento»<br />
dello stabilimento Eni di<br />
Viggiano, un programma da 250<br />
milioni di euro di investimenti<br />
per l’infrastruttura fondamentale<br />
del programma di estrazioni in<br />
Val d’Agri, approvato a maggio<br />
del 2011 proprio dal dipartimento<br />
ambiente.<br />
LA PRESA DI DISTANZE<br />
In una nota inviata in redazione<br />
ieri pomeriggio da via Verrastro<br />
prendono le distanze persino da<br />
quanto affermato dal<strong>la</strong> stessa<br />
compagnia. Eni infatti nel suo report<br />
2012 sulle attività in <strong>Basilicata</strong><br />
ha ammesso (forse con troppa<br />
leggerezza) di essersi portata<br />
avanti con i <strong>la</strong>vori in occasione di<br />
«ammodernamento» dell’impian -<br />
to per raggiungere <strong>la</strong> capacità di<br />
trattamento dei 104mi<strong>la</strong> barili al<br />
giorno già autorizzati, a partire<br />
dagli 83mi<strong>la</strong> che vengono <strong>la</strong>vorati<br />
così com’è adesso. Le opere realizzate<br />
- stando sempre al report<br />
Eni 2012 - permetterebbero un<br />
ampliamento del<strong>la</strong> produzione fino<br />
a 130mi<strong>la</strong> barili al giorno, che è<br />
<strong>la</strong> soglia ancora oggetto di negoziazione<br />
tra <strong>la</strong> Regione e <strong>la</strong> compagnia,<br />
una volta stipu<strong>la</strong>to un nuovo<br />
accordo e collegati almeno altri<br />
tre pozzi con l’impianto. Facile immaginare<br />
il risparmio di effettuare<br />
un singolo intervento invece di<br />
due, se si pensa che per quello realizzato<br />
a maggio del 2011 è occorso<br />
uno stop generale dell’attività<br />
di 23 giorni. Con i vecchi ritmi di<br />
produzione e il prezzo attuale di<br />
un barile di greggio fanno già<br />
5milioni e 850mi<strong>la</strong> euro di fatturato<br />
in meno ogni 24 ore. Ma è<br />
scontato che per avventurarsi in<br />
un investimento del genere, per<br />
quanto conveniente, all’Eni<br />
avranno avuto delle garanzie. Anche<br />
perché è da almeno due anni<br />
che da Roma, da San Donato Mi<strong>la</strong>nese<br />
e persino dai pa<strong>la</strong>zzi del<strong>la</strong><br />
giunta di via Verrastro si annunciano<br />
quei 26mi<strong>la</strong> barili in più e<br />
tutti i benefici che porteranno per<br />
Petrolio & affari<br />
Gli amici a sei zampe del<strong>la</strong> moglie del dg<br />
L’affare “ammoder namento” del centro oli<br />
La Regione<br />
ora scarica<br />
i barili in più<br />
Da Via Verrastro <strong>la</strong> controsmentita al report dell’Eni<br />
«Mai autorizzato <strong>la</strong>vori che rive<strong>la</strong> di avere già effettuato»<br />
<strong>la</strong> <strong>Basilicata</strong>. Su questo però dal<strong>la</strong><br />
Regione non fanno concessioni.<br />
«LA SOGLIA E’ UGUALE»<br />
«Circa l’ipotetica autorizzazione<br />
- spiega <strong>la</strong> nota diffusa ieri pomeriggio<br />
- a modifiche al Centro<br />
Oli Eni tali da consentire il trattamento<br />
di 26 mi<strong>la</strong> barili in più, si<br />
precisa che tale circostanza non<br />
risponde al vero. Il Centro Olio<br />
ha, fin dal 2000, un limite autorizzato<br />
massimo giornaliero di<br />
104.000 barili. Le autorizzazioni<br />
succedutesi negli anni, compreso<br />
quelle in vigore, hanno sempre<br />
confermato tale limite. L’avanza -<br />
mento del programma di coltivazione<br />
ha portato all’incremento di<br />
produzione di gas acido associato<br />
ricco in zolfo. Da qui <strong>la</strong> necessità<br />
di una evoluzione tecnologica del<br />
Cova (Centro oli Val d’Agri, ndr),<br />
per adeguarlo, in maniera ambientalmente<br />
corretta, a trattare i<br />
maggiori quantitativi di gas acido,<br />
fermo restando il quantitativo<br />
massimo di olio estratto che è pari<br />
a 104mi<strong>la</strong> barili al giorno».<br />
L’ACCORDO<br />
In altre parole si ribadisce il dato<br />
“nominale” dell’unico accordo<br />
vigente, quello del 1998, che consente<br />
a Eni di estrarre non più di<br />
104mi<strong>la</strong> barili al giorno. Poi si<br />
spiega perché fin’ora non è stato<br />
possibile raggiungere quel<strong>la</strong> soglia,<br />
a causa del<strong>la</strong> scoperta di una<br />
quantità di «gas acido associato»<br />
al greggio superiore alle aspettative.<br />
Di fatto in sede di via libera<br />
ambientale - viste le caratteristiche<br />
originali dell’impianto costruito<br />
- si è fissato per sicurezza<br />
il limite di 83mi<strong>la</strong> barili al giorno.<br />
LA SUPER LINEA<br />
Un accenno è stato riservato anche<br />
al progetto approvato del<strong>la</strong><br />
nuova linea di trattamento del<br />
gas, e a un suo possibile sovradimensionamento<br />
rispetto ai<br />
104mi<strong>la</strong> barili autorizzati che assieme<br />
al potenziamento del<strong>la</strong><br />
quarta linea oli potrebbe permettere<br />
di arrivare a <strong>la</strong>vorare fino a<br />
140mi<strong>la</strong> barili, se si dovesse tener<br />
fermo il rapporto barile/metri cubi<br />
di «gas associato» del regime<br />
attuale. «Va inoltre precisato -<br />
prova a minimizzare <strong>la</strong> Regione -<br />
che il normale andamento di un<br />
giacimento, col procedere del<strong>la</strong><br />
produzione, fa registrare variazioni<br />
anche significative nel<strong>la</strong><br />
proporzione tra quantità di olio<br />
estratto e gas associato».<br />
I PROGRAMMI DI SVILUP-<br />
PO Quello che conta è piuttosto<br />
smentire quanto affermato da<br />
Eni nel capitolo del suo report<br />
2012 dedicato ai programmi di<br />
sviluppo in Val d’Agri. «Cosa di-<br />
versa - spiega ancora <strong>la</strong> nota facendo<br />
riferimento ai <strong>la</strong>vori di<br />
«ammodernamento» autorizzati<br />
a maggio del 2011 e iniziati subito<br />
dopo - sono invece i programmi<br />
di sviluppo ipotizzati dall’Eni, riportati<br />
anche nel suo “Local Report<br />
2012”, mai autorizzati dal<strong>la</strong><br />
Regione. Appare ovvio che <strong>la</strong> realizzazione<br />
di incrementi produttivi<br />
oltre i 104.000 barili, eventualmente<br />
autorizzati in futuro<br />
dal<strong>la</strong> Regione, non sarebbero possibili<br />
con l’attuale configurazio-<br />
ne impiantistica del Cova, ma richiederebbero<br />
significative modifiche<br />
dell’impianto esistente».<br />
Questa almeno <strong>la</strong> convinzione degli<br />
uffici di via Verrastro.<br />
SOLO TUTELE<br />
«L’autorizzazione all’ammo -<br />
dernamento del Cova, quindi, ha<br />
avuto come finalità principale<br />
quel<strong>la</strong> di offrire il massimo delle<br />
garanzie in materia ambientale -<br />
conclude <strong>la</strong> nota del<strong>la</strong> Regione - in<br />
tema di attività petrolifera nel limite<br />
delle soglie giornaliere auto-<br />
rizzate. In partico<strong>la</strong>re, le autorizzazioni<br />
in vigore (Via ed Aia di cui<br />
al<strong>la</strong> delibera del<strong>la</strong> giunta regionale<br />
numero 627 del 2011), hanno<br />
imposto ad Eni <strong>la</strong> realizzazione<br />
di reti di monitoraggio, in gestione<br />
ad Arpab, che coprono tutte<br />
le matrici ambientali quali acqua,<br />
aria, suolo e sottosuolo».<br />
Checché ne dicano a San Donato<br />
Mi<strong>la</strong>nese, più o meno consapevoli<br />
delle implicazioni di certe affermazioni.<br />
© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
| GLI AMBIENTALISTI |<br />
«Non c’è limite al<strong>la</strong> vergogna, De Filippo lo cacci»<br />
Perplessità per l’invito al convegno di Marsico Nuovo<br />
«IN <strong>Basilicata</strong> non c’è più rispetto per le regole istituzionali<br />
e per quel senso di etica civile e sociale che<br />
dovrebbe contraddistinguere chi amministra <strong>la</strong> cosa<br />
pubblica in Regione». E’ quanto affermano in un<br />
comunicato congiunto <strong>la</strong> O<strong>la</strong>, Organizzazione lucana<br />
ambientalista, No Scorie Trisaia e Ambiente e Legalità<br />
commentando <strong>la</strong> seconda puntata dell’in -<br />
chiesta del Quotidiano sull’affare “ammoderna -<br />
mento”del centro oli Eni.<br />
«La questione del conflitto di interesse<br />
del dirigente Donato Viggiano,<br />
<strong>la</strong> cui moglie era in una società<br />
che tranquil<strong>la</strong>mente gestiva appalti<br />
commissionati da una control<strong>la</strong>ta<br />
dell’Eni, ha del paradossale». Spiegano<br />
le associazioni ambientaliste.<br />
«Dato che <strong>la</strong> necessità doverosa di<br />
farsi da parte, dimettendosi dal suo<br />
ruolo dominante di responsabile del<br />
dipartimento ambiente in Regione,<br />
non solo non sfiora l’interessato, ma<br />
neanche sembra venir presa in considerazione<br />
dalgovernatore Vitode<br />
Filippo. A cui, a sua volta, non sfiora<br />
minimamente <strong>la</strong> possibilità che debba<br />
far dimettere il suo col<strong>la</strong>boratore<br />
e magari di seguirlo a ruota, dato il fallimento di tutta<br />
<strong>la</strong> sua politica economica ed energetica».<br />
Per le organizzazioni ambientaliste dunque «non<br />
c’è limite al<strong>la</strong> vergogna: neanche le cannonate sembrano<br />
incidere sul senso di dovere istituzionale che<br />
dovrebbe consigliare al dirigente di dimettersi o, in<br />
alternativa, di essere educatamente obbligato a dimettersi,<br />
rinunciando al suo non più credibile ruolo<br />
di controllore delle attività sul suolo e nel sottosuolo<br />
lucano. Ruolo già compromesso, lo ricordiamo,<br />
dall’essere un opinionista di una rivista pro petrolio<br />
e dall’aver banalizzato l’inquinamento da idrocarburi<br />
del <strong>la</strong>go sul Pertusillo».<br />
La nuova linea di raffinazione in questione è da<br />
tempo contestata dalle organizzazioni ambientaliste.<br />
A loro avviso infatti «è solo necessaria a portare<br />
<strong>la</strong> capacità di <strong>la</strong>vorazione del greggio estratto in Val<br />
d’Agri a circa 130/150 mi<strong>la</strong> barili al giorno, e non è<br />
prevista dagli accordi del 1998 con Eni e Shell. Accordi<br />
sui quali si appel<strong>la</strong> sempre Vito de Filippo<br />
quando vuole giustificare il raddoppio delle estrazioni<br />
in Val d’Agri (...) dimenticando però che del<strong>la</strong><br />
nuova linea, necessaria al raffinare i barili in più,<br />
non c’è traccia in nessun accordo».<br />
Per le organizzazioni ambientaliste «raddoppiare<br />
le estrazioni in <strong>Basilicata</strong> porta al rischio di raddoppiare<br />
i pericoli di inquinamento delle acque e di<br />
conseguenza del<strong>la</strong> catena alimentare dei lucani (...)<br />
a spese delle sorgenti del fiume Agri, visto che si<br />
estrarranno circa 26 mi<strong>la</strong> barili al<br />
giorno dai monti di Marsico Nuovo e<br />
Tramuto<strong>la</strong>, nelle cui viscere insistono<br />
le circa 700 sorgenti del fiume<br />
Agri. Secondo il professor Franco<br />
Orto<strong>la</strong>ni, dell’Università di Napoli,<br />
le perforazioni in altura, come quelle<br />
che <strong>la</strong> Regione consente in Val<br />
d’Agri e a Tempa Rossa, tra Corleto e<br />
Gorgoglione, portano con sé il rischio<br />
di inquinare “irreversibilmen -<br />
te”le sorgenti sottostanti. 26 mi<strong>la</strong> barili<br />
al giorno fa una produzione annua<br />
di petrolio di circa 9 milioni di barili<br />
che garantiranno non più di 4<br />
giorni di autonomia energetica in<br />
Italia, un’inezia rispetto ai possibili<br />
costi sociali di un intero fiume compromesso».<br />
Gli ambientalisti denunciano anche l’uso di «pubblicità<br />
ingannevole, perché di parte, col ricorso a<br />
convegni senza contraddittorio, come è stato per <strong>la</strong><br />
Copam del 2011 e per il convegno dell’Ordine dei<br />
geologi di <strong>Basilicata</strong> del 2012. Un tour del “tuttap -<br />
posto” che riprende da Marsico Nuovo il 15 marzo<br />
con il convegno del Cnr di <strong>Basilicata</strong> sul<strong>la</strong> sismicità<br />
indotta dalle attività estrattive, che vede <strong>la</strong> presenza<br />
di Davide Scrocca, il geologo che, con Carlo Doglioni,<br />
ha dato l’ok allo stoccaggio di gas a Rivalta, in<br />
Emilia Romagna, perché area non a rischio sismico,<br />
e poi smentito dal<strong>la</strong> natura stessa con uno dei più<br />
devastanti terremoti del Nord Italia».<br />
A questo convegno, <strong>la</strong> O<strong>la</strong>, No Scorie e Ambiente e<br />
Legalità rendono noto di essere state invitate direttamente<br />
dal capo dipartimento Donato Viggiano<br />
ma <strong>la</strong> loro perplessita è evidente. «Onestamente -si<br />
conclude <strong>la</strong> loro nota - non sappiamo se ridere o se<br />
piangere dell’invito ricevuto».