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DISSESTO IDROGEOLOGICO Il pericolo geoidrologico e la ... - Sigea

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I movimenti franosi, storici ed attuali verifi<br />

catisi o meno in un unico evento, avvengono<br />

per scivo<strong>la</strong>mento lungo le superfi ci di strato<br />

e coinvolgono, talora, anche parti degli strati<br />

sottostanti; per questo motivo, attualmente,<br />

le superfi ci di scivo<strong>la</strong>mento non appaiono<br />

quasi mai continue, ma risultano interrotte<br />

da gradini, nei quali sono ri-conoscibili testate<br />

di frane di modesta entità nel contesto<br />

dei macroscopici movimenti so-pra ricordati,<br />

visibili a varie quote; negli stessi gradoni<br />

si individuano p<strong>la</strong>cche rocciose formate<br />

da un singolo strato e da pacchi di strato<br />

disposti a piramide (reperibili, ad esempio<br />

intorno al<strong>la</strong> isoipsa 180 e tra le progressive<br />

km 89+800÷90+100), prive di qualsiasi legame<br />

lungo il loro perimetro; in questi casi<br />

il loro temporaneo mancato scivo<strong>la</strong>mento è<br />

ascrivibile - come testimoniano le risultanze<br />

geomeccaniche delle inda-gini locali - unicamente<br />

ai vincoli offerti dalle scabrosità delle<br />

superfi ci di stratifi cazione.<br />

La facile disgregabilità e <strong>la</strong> carente compattezza<br />

d’insieme dei calcari costituenti<br />

l’ossatura dei luoghi han fatto sì che i versanti<br />

incombenti lungo <strong>la</strong> strada - per effetto<br />

Figura 2 – Barriera paramassi IPER-EL.<br />

Figura 3 – Le 5 zone che compongono il sistema di monitoraggio e sinottico zona 5.<br />

dell’azione continua degli genti atmosferici<br />

e delle forze model<strong>la</strong>trici dei rilievi - fossero<br />

zone caratterizzate da incerte condizioni di<br />

stabilità e sedi di eventi franosi più o meno<br />

in-tensi e massivi per scivo<strong>la</strong>mento, conseguenti<br />

al<strong>la</strong> disposizione a franapoggio degli<br />

strati, instabilità incentivate dal<strong>la</strong> riduzione<br />

del<strong>la</strong> spinta passiva prima esercitata dai volumi<br />

litici asportati con gli sbancamenti, immediatamente<br />

al di sopra del<strong>la</strong> sede stradale.<br />

Sono state vagliate le opportunità d’intervento,<br />

mutevoli per tipologia e forma nell’ottica<br />

di adeguarsi ad una loro adozione tecnicamente<br />

valida; a tal fi ne, a protezione dell’utenza,<br />

sono state adottate le seguenti opere:<br />

• una serie praticamente continua di gallerie<br />

paramassi comprese tra i km 89+550<br />

e 90+900, dando così continuità ai cavi<br />

naturali lungo <strong>la</strong> s.r. 249 (v. fig. 1).<br />

• strutture di bloccaggio e contenimento<br />

puntuali rappresentate da barbacani e<br />

sottomu-razioni;<br />

• reti, rivestimenti corticali e tiranti passivi<br />

distribuiti razionalmente lungo i pendii;<br />

• barriere paramassi ad elevata dissipazione<br />

di energia per un totale di 10.350 m 2 (fig. 2);<br />

• adozione di un sistema di monitoraggio<br />

elettronico tale da consentire congruo<br />

sistema di avvertimento dalle eventuali<br />

mobilizzazioni massive, in quei settori<br />

ove l’acclività, le insormontabili difficoltà<br />

morfologiche o le abnormi volumetrie in<br />

potenziale mobi-lizzazione non consentivano<br />

gli interventi di consolidamento<br />

sopra accennati.<br />

4. SISTEMA DI MONITORAGGIO<br />

4.1 DESCRIZIONE<br />

<strong>Il</strong> sistema è posto sul<strong>la</strong> s.r. n. 249 “Gardesana<br />

Orientale” tra il km 89+600 e il km<br />

91+650, a controllo di eventuali mobilizzazioni<br />

di masse ciclopiche, il cui potenziale<br />

scivo<strong>la</strong>mento e/o ribaltamento non potrebbe<br />

trovare valido contenimento, nemmeno nello<br />

smorzamento lungo <strong>la</strong> galleria paramassi<br />

artifi ciale. La prima instal<strong>la</strong>zione è stata<br />

eseguita nel 1976, con tecnologie per l’epoca<br />

già molto avanzate e completamente innovative,<br />

poi integralmente rinnovate con nuova<br />

strumentazione nel 1992 e successivamente<br />

adeguate nel 1997 e 2001, con nuovi sistemi<br />

operativi e più affi dabili sistemi di connessione<br />

remota. Grazie al<strong>la</strong> continua gestione e<br />

manutenzione di questo complesso di interventi<br />

che garantiscono un elevato grado di effi<br />

cienza, quello di Malcesine si può qualifi care<br />

come il più longevo sistema remoto di monitoraggio<br />

da caduta massi attivo al mondo.<br />

Preso atto dell’ampiezza dell’area da porre<br />

sotto monitoraggio strumentale e identifi -<br />

cate le zone potenzialmente franose, l’attuale<br />

confi gurazione del sistema di monitoring automatico<br />

e continuo CLIOS prevede un totale<br />

di 38 trasduttori di posizione, teste termometriche<br />

ed inclinometriche gestiti da 5 unità<br />

di acquisizione periferiche (PWM) differenti,<br />

le quali fanno capo ad un unico computer di<br />

acquisizione e trasmissione dati (PAN), posto<br />

all’ingresso del<strong>la</strong> Galleria del Canton. La trasmissione,<br />

<strong>la</strong> confi gurazione e <strong>la</strong> gestione dei<br />

canali analogici re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> strumentazione<br />

avviene tramite comuni-cazione con modem<br />

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2012<br />

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