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DISSESTO IDROGEOLOGICO Il pericolo geoidrologico e la ... - Sigea

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Predire <strong>la</strong> morfologia fluviale<br />

nel<strong>la</strong> riqualificazione fluviale<br />

La metodologia VALURI<br />

RIASSUNTO<br />

Si presenta una metodologia innovativa<br />

sviluppata ad hoc per permette <strong>la</strong><br />

predizione dell’assetto morfologico e<br />

geometrico di un fiume conseguente<br />

a una modifica sostanziale del sistema delle<br />

opere di difesa e di sfruttamento introdotta,<br />

tipicamente, da un progetto di riqualificazione<br />

“in grande”. La metodologia integra diversi<br />

criteri, dallo storico, all’ingegneristico. <strong>Il</strong><br />

caso studio del fiume Chiese sub-<strong>la</strong>cuale, appartenente<br />

al bacino del fiume Po, ne illustra<br />

l’applicazione e ne mette in luce potenzialità<br />

e debolezze.<br />

POSIZIONE DEL PROBLEMA AFFRONTATO<br />

La riqualifi cazione fl uviale in grande<br />

(CIRF, 2006) propone l’idea che fi umi più<br />

naturali siano più desiderabili anche in re<strong>la</strong>zione<br />

al rischio idraulico (inondazioni) e<br />

idromorfologico (erosione spondale e dissesti<br />

associati). Per poter valutare compiutamente<br />

<strong>la</strong> proposta di un nuovo assetto delle opere<br />

fl uviali è però necessario disporre di uno strumento<br />

che sia in grado di predirne le conseguenze<br />

sul<strong>la</strong> morfologia e sul<strong>la</strong> geometria fl uviale<br />

considerando tutte le forze e i vincoli in<br />

gioco. L’esigenza di predizione morfologica è<br />

implicitamente inclusa anche nel<strong>la</strong> Direttiva<br />

“Alluvioni” (Dir. 2007/60/CE): per arrivare a<br />

costruire una vera mappatura del rischio globale<br />

(e non del<strong>la</strong> so<strong>la</strong> <strong>pericolo</strong>sità come viene<br />

fatto generalmente all’interno dei Piani per<br />

l’Assetto Idromorfologico (PAI) prescritti dal<strong>la</strong><br />

Legge 183/89) è infatti necessario includere<br />

sia il rischio da inondazione vero e proprio,<br />

che il rischio associato al<strong>la</strong> migrazione degli<br />

alvei ed erosione dei terreni ripari.<br />

Lo strumento ideale sarebbe un modello<br />

meccanicistico fi sicamente basato. Ad oggi<br />

però nessun modello di questo tipo è suffi -<br />

cientemente versatile e utilizzabile, così completo<br />

da rappresentare tutti i processi chiave,<br />

ma allo stesso tempo suffi cientemente poco<br />

esigente in termini di dati e tempi di calcolo<br />

richiesti per sviluppare simu<strong>la</strong>zioni di mediolungo<br />

termine (50-100 anni) al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> spaziale<br />

di corridoio fl uviale (decine di kilometri).<br />

Per fi umi meandriformi, ad esempio, esistono<br />

modelli meccanicistici (Zolezzi and Seminara,<br />

2001) che offrono soluzioni computazional-<br />

mente trattabili e affi dabili dell’evoluzione<br />

p<strong>la</strong>nimetrica (Frascati e Lanzoni, 2009) 1;<br />

presentano però alcuni punti deboli:<br />

• possono essere utlizzati solo da personale<br />

con un profilo scientifico molto specializzato<br />

• sono molto sensibili alle assunzioni introdotte,<br />

in partico<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> model<strong>la</strong>zione<br />

dell’erosione spondale (come descritto<br />

da Darby and Thorne, 1996; Darby, 1998;<br />

Darby et al., 2002), assunzioni caratterizzate<br />

da significativa arbitrarietà<br />

• richiedono dati di rilievo e informazioni<br />

estensive sulle caratteristiche fluviali,<br />

decisamente al di là delle possibilità di<br />

molte applicazioni di pianificazione (Kean,<br />

2003; Constantine et al.,2010), anche<br />

se in alcuni casi l’uso di mappe storiche<br />

per calibrare il tasso di spostamento dei<br />

meandri può parzialmente superare questa<br />

difficoltà.<br />

<strong>Il</strong> problema affrontato nel presente articolo<br />

è quindi <strong>la</strong> predizione del<strong>la</strong> morfologia fl uviale<br />

futura corrispondente all’insieme delle<br />

opere di difesa e di sfruttamento e delle modifi<br />

cazioni morfologiche introdotte da un possibile<br />

progetto di riqualifi cazione “in grande”<br />

(nel seguito “Alternativa” a sottolineare che<br />

tipicamente vanno confrontate diverse possibili<br />

soluzioni appunto alternative). A tal fi ne<br />

abbiamo sviluppato una metodologia ad hoc<br />

che integra diversi criteri, in modo da sfruttare<br />

diversi tipi di conoscenza e saggezza.<br />

APPROCCIO E METODOLOGIA DI<br />

PREDIZIONE MORFOLOGICA<br />

L’idea qui proposta si basa sui seguenti<br />

criteri:<br />

a) analisi geomorfologica storica e valutazione<br />

dell’attuale stato di equilibrio.<br />

Introduciamo l’ipotesi che il fiume tenda<br />

a seguire <strong>la</strong> propria intrinseca natura, a<br />

meno che non si sia superata una qualche<br />

1 Esistono anche “modelli cellu<strong>la</strong>ri” come CAE-<br />

SAR le cui potenzialità sono oggetto di verifi ca e miglioramento<br />

con risultati incoraggianti (Coulthard et<br />

al., 2008), anche se ancora lontani dall’applicabilità<br />

per simu<strong>la</strong>zioni affi dabili di lungo termine, a causa,<br />

tra altri aspetti, del<strong>la</strong> grosso<strong>la</strong>na rappresentazione<br />

degli aspetti idraulici.<br />

ANDREA NARDINI<br />

Responsabile ricerca e cooperazione Segreteria<br />

Tecnica - CIRF<br />

sito web: www.cirf.org<br />

e-mail: a.nardini@cirf.org<br />

SARA PAVAN<br />

Col<strong>la</strong>boratrice CIRF; Università di Ferrara,<br />

Dipartimento di Ingegneria<br />

e-mail: sara.pavan@unife.it<br />

soglia di irreversibilità (come succede, ad<br />

esempio, quando il processo di incisione<br />

consuma l’intero materasso alluvionale).<br />

Questa natura intrinseca viene individuata<br />

attraverso un’analisi geomorfologica<br />

storica (da mappe, documenti, toponomastica,<br />

etc.) e sintetizzata in una “storia<br />

del fiume” sul<strong>la</strong> quale si costruisce<br />

una “teoria interpretativa”. Questi due<br />

elementi – storia e teoria interpretativa<br />

– costituiscono una novità rispetto al<strong>la</strong><br />

metodologia FISRWG (1998), che è, per<br />

altri versi, quel<strong>la</strong> più vicina al<strong>la</strong> nostra 2.<br />

L’analisi di equilibrio dice, d’altra parte,<br />

come/dove presumibilmente inizierà il<br />

processo di evoluzione morfologica. È importante<br />

chiarire che “seguire <strong>la</strong> propria<br />

natura” non implica riprendere esattamente<br />

l’assetto anteriore, ma piuttosto<br />

assumere una morfologia e un comportamento<br />

simili. Ad esempio, nel caso frequente<br />

di fiumi rettificati, in seguito al<strong>la</strong><br />

rimozione delle difese, il fiume può tornare<br />

ad essere meandriforme, ma l’alveo<br />

può essere tras<strong>la</strong>to a un livello più basso<br />

del<strong>la</strong> piana inondabile originale, a causa<br />

dell’incisione irreversibile<br />

b) ragionamenti meccanicistico-ingegneristici<br />

(seguendo lo stile del testo molto<br />

interessante di Degoutte 2006) e re<strong>la</strong>zioni<br />

qualitative ereditate dal<strong>la</strong> geomorfologia<br />

fluviale, le quali offrono una guida per<br />

inferire quale cambio di tipologia è più<br />

probabile che avvenga (come per esempio<br />

<strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia di Lane, 1955 o le re<strong>la</strong>zioni di<br />

Schumm, 1977) 3.<br />

2 Un’altra differenza chiave da FISRWG (1998) sta<br />

nel<strong>la</strong> loro assunzione di esistenza di una re<strong>la</strong>zione<br />

univoca tra pendenza del letto iA, pendenza del<strong>la</strong><br />

valle iV e sinuosità del fi ume s (iA = iV/s ), mentre <strong>la</strong><br />

presenza di salti artifi ciali (molto frequenti in fi umi<br />

alterati antropicamente, basti pensare alle traverse<br />

di derivazione irrigua) modifi ca sostanzialmente tale<br />

re<strong>la</strong>zione.<br />

3 Esempio di un tal ragionamento (per un fi ume<br />

di natura meandriforme, ma attualmente canalizzato,<br />

stabile): se si rimuovono le difese spondali<br />

longitudinali (ma una soglia a valle è mantenuta)<br />

le sponde si destabilizzano c’è un (lieve)<br />

incremento dell’apporto locale di solidi dalle sponde,<br />

mentre il fi ume incomincia a meandrizzare in<br />

Geologia dell’Ambiente • Supplemento al n. 2/2012<br />

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