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Malgrado tutti i miei sforzi, c’è sempre un dettaglio che mi sfugge...<br />
La neve, la radio rotta e i segni sul collo di D.<br />
L’albergo.<br />
Pregavo affinché qualcuno venisse a salvarci mentre l’umore di J. peggiorava di ora in<br />
ora.<br />
L’idea di perdere te e D. mi uccide.<br />
Posso credergli, adesso?<br />
Il dottor K. ha allargato le braccia. Ha detto: «Non saprei, sotto un certo punto di vista<br />
il caso di suo mar<strong>it</strong>o sembrerebbe condurre alla classica s<strong>it</strong>uazione del padre che odia il<br />
figlio.»<br />
Lui diceva: «Cazzo, non è giusto. Se penso che in questo momento c’è un sacco di gente che<br />
sta facendo i soldi con i libri non è giusto manco per il cazzo. Prendi quel tipo del Maine<br />
che scrive horror. D’accordo, il ragazzo ne ha passate tante. Serviva da bere sui traghetti,<br />
ma adesso è ricco sfondato!»<br />
Non ce l’aveva con D., il nostro bambino. Probabilmente immaginava se stesso come un<br />
uomo intelligente e scalognato.<br />
«Prior<strong>it</strong>à numero uno», secondo il dottor K. «è surgelare i sensi di colpa in attesa di giorni<br />
migliori per poterli affrontare.»<br />
Alla fine della frase l’ho sorpreso a fissarsi un pollice. «Mi scusi» ha fatto. «Non era mia<br />
intenzione ferirla con una gaffe chiaramente grossolana.»<br />
Surgelare. Congelare. Agghiacciare.<br />
J. era un tesoro. Non riesco a capac<strong>it</strong>armi che un uomo così buono abbia fatto una fine<br />
orribile.<br />
Una volta, solo una, J. prese il braccino di D. e...<br />
Fu un incidente?<br />
Quando ho girato la domanda al dottor K. c’è stato un lungo, imbarazzante silenzio prima<br />
della risposta.<br />
Prenderci gusto, ecco la definizione giusta.<br />
«Dipende da cosa intendiamo per incidente» ha concluso. «Gli incidenti che si manifestano<br />
come risposta a date s<strong>it</strong>uazioni variano per la loro natura e per la loro struttura secondo<br />
la s<strong>it</strong>uazione e l’individuo. Gradisce una tazza di caffè?»<br />
Non riesco a dormire se ne bevo anche solo un sorso dal pomeriggio in avanti. Questo<br />
non l’ho detto al dottore, per non essere scortese. Ho annu<strong>it</strong>o e l’ho visto alzarsi, tendere<br />
l’orecchio in direzione della cucina e gridare: «Caffè!»<br />
Il dottor K. è okay. Il tipo di persona che riesce a sembrare a riposo anche quando è in<br />
piena attiv<strong>it</strong>à. Ha gli occhi m<strong>it</strong>i e gentili. Occhi che ti scrutano dentro con aria attenta e<br />
calma prima di porre la domanda più atroce: «Sei stata tu?»<br />
L’ha detto davvero? Dio, l’ha pronunciata. Me l’aspettavo e non me l’aspettavo, in tutta<br />
sincer<strong>it</strong>à. Comunque ci sento benissimo, ci mancherebbe altro. Il dottore non ha es<strong>it</strong>ato<br />
un secondo. Ha detto: «Sei stata tu?»<br />
C’è un batt<strong>it</strong>ore, qui dentro.<br />
Stronzo. Ce l’ha scr<strong>it</strong>to in faccia che non crede al mio dolore. Ma ci vuole coraggio. Mio<br />
mar<strong>it</strong>o è morto. Ripeto: io l’amavo, l’amavo, l’avrei amato per l’etern<strong>it</strong>à. Grav<strong>it</strong>avo intorno<br />
a J. Lasciavo che la sua forza, i suoi coups de théâtre risucchiassero ogni briciola di energia<br />
dal mio corpo per far spazio alla meraviglia, al disorientamento.<br />
C’è un batt<strong>it</strong>ore, qui dentro.<br />
Il mio amore per lui mi rendeva debole, ma c’è di che essere riconoscenti ancora adesso<br />
che J. non è più tra noi.<br />
Riposi in pace. Per sempre.<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
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