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Faccio fatica a toccare il fondo. “Toccare il<br />
fondo”: che espressione polposa, quanti<br />
significati in una semplice locuzione.<br />
Qualcuno direbbe che si tratta di un<br />
classico esempio di dens<strong>it</strong>à di senso. Come<br />
siamo complessi, a volte penso che<br />
nemmeno siamo consapevoli di quanto<br />
diciamo. Qualche giorno fa, mentre ero<br />
disteso al sole nel prato adiacente la<br />
pubblica piscina di questa c<strong>it</strong>tà lontana<br />
dal mare centinaia di chilometri, ho<br />
sent<strong>it</strong>o all’altoparlante la voce acuta di<br />
una giovane indigena annunciare l’inizio<br />
di un corso rigorosamente gratu<strong>it</strong>o di<br />
immersione. Ad accompagnare gli<br />
interessati nella discesa verso questi bassi<br />
abissi piastrellati d’azzurro sarebbero<br />
stati due sub professionisti. Sorseggiavo il<br />
mio cappuccino ghiacciato, bevanda<br />
commerciale dal prezzo pari a quello di un<br />
cocktail acquistato in un locale della<br />
riviera, e mi son detto “perchè no?”.<br />
Inforcavo occhiali da sole vintage, unico<br />
acquisto intelligente fatto nella rete;<br />
indossavo i miei Speedo neri. Mi sentivo<br />
un po’ una celebr<strong>it</strong>à, avevo l’animo di una<br />
ricca vedova allegra e allora perchè non<br />
adagiarsi tra le braccia di un bel sub<br />
dall’improbabile accento emiliano? A fatica<br />
mi tiro su dalla sdraio, sudato, dopo aver<br />
vegetato tipo lucertola per un paio d’ore<br />
sotto il crudele sole estivo della pianura<br />
padana. Mi girava la testa. Nemmeno<br />
l’impagabile freschezza del mio costoso<br />
cappuccino gelato, nov<strong>it</strong>à dell’estate,<br />
aveva placato l’arsura che si stava<br />
impadronendo dei miei sensi. Niente di<br />
meglio che rinfrescarsi immergendosi<br />
nell’acqua un po’ brodosa della piscina<br />
comunale, tra gli schiamazzi molesti dei<br />
monelli e quelli ancor più molesti degli<br />
extracomun<strong>it</strong>ari. Le vacanze dei poveri<br />
sono così. Meglio mettere la testa sotto<br />
l’acqua, lasciare che le orecchie si<br />
riempiano di calore e i rumori vengano<br />
filtrati, le voci diventino trilli di delfini, gli<br />
schizzi, il batt<strong>it</strong>o dei piedi dei nuotatori<br />
nient’altro che salti allegri di pesci in<br />
migrazione. Mi avvicinai al bordo della<br />
piscina senza rinunciare alla comod<strong>it</strong>à<br />
ciabattona dei mie infrad<strong>it</strong>o “Jamaica”e<br />
all’eleganza cheap & chic dei miei<br />
occhialoni da sole. Non potevo fare a meno<br />
di pensare a Julia, a quello che mi<br />
ripeteva in continuazione quell’estate di<br />
qualche anno fa: “perché gli <strong>it</strong>aliani, che<br />
siano uomini o donne, indossano sempre<br />
degli occhiali da sole enormi? Voglio dire,<br />
l’occhio umano non sarà più grande di una<br />
mandorla, ma gli <strong>it</strong>aliani pensano di avere<br />
dei pomodori ultrasensibili ficcati nella<br />
testa”. Povera sprovveduta Julia, che<br />
tenerezza mi faceva la sua semplic<strong>it</strong>à<br />
germanica! Incapace di cogliere l’essenza<br />
delle mode, tutta presa dai suoi viaggi e<br />
dall’esperire. Mentre pensavo a questo<br />
notai i due sub intenti ad indossare<br />
l’imbracatura tipica del loro mestiere (ma<br />
sarà un mestiere fare il sub? Lo si fa tutto<br />
l’anno? E chi ti paga per immergerti?).<br />
Facevano sul serio, sembrava che si<br />
stessero preparando per un’immersione<br />
nella fossa delle Marianne. Muta,<br />
maschera, bombole addir<strong>it</strong>tura. Solo a<br />
quel punto capii che lo scopo della<br />
dimostrazione gratu<strong>it</strong>a era quello di<br />
attrarre il maggior numero possibile di<br />
sprovveduti, come me, e convincerli a<br />
iscriversi ad un costosissimo corso che si<br />
sarebbe tenuto a stagione conclusa. Mi<br />
sentii più furbo della media, considerando<br />
che la media era composta principalmente<br />
da grassone di mezza età che non<br />
vedevano l’ora di essere accompagnate in<br />
questa breve escursione da quei due<br />
maschioni nerboruti. Le grassone<br />
sgom<strong>it</strong>avano nella “fila” anche questa<br />
tipicamente <strong>it</strong>aliana che si era venuta a<br />
formare. I ragazzini scalciavano e si<br />
menavano, facevano casino a prescindere.<br />
Io rimanevo composto, cercando di non<br />
essere coinvolto in nessuna delle zuffe.<br />
Aspettai pazientemente il mio turno,<br />
sforzandomi di trovare un posto in quella<br />
calca che doveva essere una fila,<br />
guardandomi intorno e cercando di carpire<br />
qualcuna delle istruzioni che<br />
premurosamente i sub impartivano ai miei<br />
compagni e alle mie compagne<br />
d’avventura. Esausto e un po’ stressato, mi<br />
<strong>SCRITTO</strong> <strong>MISTO</strong><br />
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