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“Ma che ti ho detto?”<br />
“Delle cose bellissime.”<br />
“Sei tu che sei bellissima...”<br />
“Ecco, quella è l’unica cosa che non mi hai detto!”<br />
“Vabbè, rimedio adesso...”<br />
“Non è la stessa cosa. Con tutto il tempo che avevamo ieri notte?<br />
Altro che Peter Pan, alle volte mi sembri Paperino. ”<br />
“Paperino? Questa è buona... Non me l’aveva mai tirata fuori<br />
nessuno.”<br />
“A che ora ci vediamo domani?”<br />
“Io... Alla mattina vado in ospedale, poi... Poi parto, me ne vado<br />
un po’ in vacanza.”<br />
Ma di che partenza sta parlando? È davvero una delle scuse più<br />
stupide mai sentite per fare il melodramma. Vacanza? E dove? Ma se<br />
quasi non si regge in piedi, e poi con quali soldi? Morgana gli chiede<br />
il numero di cellulare, lui glielo detta... ’Fanculo... Lo sapevo che andava<br />
a finire così. L’immagine di loro che ho davanti agli occhi segna<br />
la mia definitiva sconfitta.<br />
“Ciao Paperino...” gli dice Morgana mentre lo bacia e l’abbraccia.<br />
Se ne va sorridendo e noi torniamo con calma alla macchina.<br />
Non ci scambiamo una parola fino al Trullo. Solo mentre parcheggio<br />
il Duka commenta sconsolato: “Per fortuna che sono del segno del<br />
coniglio... Non riesco nemmeno a camminare!”.<br />
“Ancora con questa storia del coniglio... E basta!”<br />
Appena entrati in casa si butta sul divano.<br />
“Dai, perché non vai a letto, così quando arriva il Lupo sei fresco...”<br />
“No, non esiste, voglio andare avanti con i racconti.”<br />
“Ma dai, lo facciamo dopo, abbiamo tutto il tempo.”<br />
“Magari mi capita la stessa storiaccia dei miei amici che hanno<br />
infartato, come Valerio e Patata, e poi rimani con un racconto mozzato...”<br />
“Che cazzo stai a dire a Duka? Sembra che te lo tiri questa merda<br />
d’infarto...”<br />
Che faccio? Non lo posso portare di forza all’ospedale e se vuole<br />
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