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vai! Tutta questa faccenda a noi serve un casino, mi raccomando,<br />
quando dico un casino, voglio dire proprio che ci serve di brutto, fidati<br />
di me.”<br />
Parla a macchinetta, di sicuro è pippatissimo.<br />
“Sai cos’è questo? Non è una puttanata, ci saranno conseguenze,<br />
fidati, è una storia che gli resterà appiccicata a Mister V... Devi battere<br />
su questa cosa, battici, battici, battici!”<br />
“Batterò, batterò...”<br />
“Qui ci stanno arrivando i soliti articoli di indignazione, le minchiate<br />
di condanna, che vanno bene per domani, a caldo... Ma il tuo<br />
articolo deve essere diverso... Un reportage dall’interno... Magari lo<br />
riusciamo a infilare in un settimanale. Hai fatto delle foto?”<br />
“Macché foto e foto. È già tanto se ho salvato la pelle.”<br />
“Vabbè, chi se ne frega delle foto, piazzo solo l’articolo, ma tu lo<br />
devi fare bello truce, sangue, violenza, le vetrine saccheggiate, i bancomat<br />
scassinati...”<br />
“Non c’è bisogno di caricarlo, già così...”<br />
“No, nooo, devi esagerare! Dettagli, particolari, mazzate, mi raccomando!<br />
Nessuno ti può smentire, eri l’unico giornalista dentro a<br />
quell’inferno...”<br />
“Va bene, domani troverai tutto sulla mail.”<br />
“No, dai, portamelo qui in ufficio l’articolo, domani verso l’ora di<br />
pranzo...”<br />
“Ma non te lo posso spedire?”<br />
“No, dai, portalo, portalo che magari lo rivediamo un po’...”<br />
Tutto chiaro, lo stronzo vuole i rifornimenti. Riesco a stoppare la<br />
sua smania ansiogena solo quando gli faccio intendere di aver capito.<br />
Dopo questa chiamata, scrivere mi dà fastidio. Forse perché il<br />
mio status di schiavo è stato ribadito per l’ennesima volta... In realtà<br />
il taglio che sto dando all’articolo è ben diverso. Certo, c’è tutta la<br />
violenza che vuole quel coglione del mio capo, ma tra le righe voglio<br />
fare capire soprattutto l’insensatezza del trasferimento dei corvialini<br />
a Cinecittà. Almeno così la penso io che ho vissuto tutta la genesi<br />
dell’occupazione. Per la prima volta dopo tanti anni mi ritrovo a<br />
scrivere una critica generalizzata alla città e alla società intera. Proprio<br />
come per la registrazione che sto facendo con il Duka, mi sento<br />
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