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un passo avanti di Roberto Favro - Il Metodo Silva

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“La <strong>di</strong>fferenza tra la mentalità <strong>di</strong> <strong>un</strong> genio e <strong>un</strong>a mentalità normale è che <strong>un</strong> genio ha imparato<br />

a usare <strong>un</strong>a maggior parte della propria mente, e a usarla in <strong>un</strong> modo speciale”<br />

Un famosissimo playboy degli anni cinquanta, celebre per la sua collezione <strong>di</strong> matrimoni con le<br />

donne più ricche del mondo, morì schiantandosi con l’auto.<br />

<strong>Il</strong> suo nome è ricordato ancora oggi, il mitico rubacuori Porfirio Rubirosa.<br />

Dopo l’autopsia <strong>di</strong> rito, i me<strong>di</strong>ci, stupiti e affascinati dalla bellezza e <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> <strong>un</strong> suo organo,<br />

che per pudore non nomino, decisero che era <strong>un</strong> delitto lasciarlo ai vermi, lo prelevarono<br />

e lo conservano sotto alcool, come fenomeno da museo.<br />

Nonostante la bassa statura e <strong>un</strong> volto assai <strong>di</strong>stante dai com<strong>un</strong>i canoni della bellezza maschile,<br />

era svelata l’arma segreta che portava stuoli <strong>di</strong> miliardarie ai suoi pie<strong>di</strong>.<br />

Quando morì Einstein, il suo cervello venne religiosamente conservato: chissà quali meraviglie<br />

avrebbero trovato stu<strong>di</strong>andolo accuratamente.<br />

E così, messo sotto alcool, venne conteso dai maggiori centri <strong>di</strong> ricerca, che se lo passavano da<br />

<strong>un</strong>o all’altro, ogn<strong>un</strong>o voleva fare qualche particolare stu<strong>di</strong>o.<br />

Adesso serpeggia <strong>un</strong>o scandalo che viene messo a tacere il più possibile:<br />

<strong>Il</strong> cervello <strong>di</strong> Einstein è stato smarrito!<br />

A forza <strong>di</strong> passare da <strong>un</strong> istituto all’altro, probabilmente è finito in qualche scaffale <strong>di</strong>menticato.<br />

Ma l’ambiente scientifico non piange la per<strong>di</strong>ta (a parte la figuraccia), dal momento che tutte le<br />

ricerche sulle <strong>di</strong>fferenze rispetto <strong>un</strong> cervello normale, hanno dato esito negativo.<br />

<strong>Il</strong> cervello <strong>di</strong> Einstein è assolutamente uguale a quello <strong>di</strong> tutti noi!<br />

La massima <strong>di</strong> Josè <strong>Silva</strong> prosegue con <strong>un</strong> secondo comma, che recita:<br />

“Adesso stai imparando a usare <strong>di</strong> più la tua mente, e a usarla in <strong>un</strong> modo speciale.”<br />

<strong>Il</strong> nostro cervello è già evoluto da migliaia d’anni, basti pensare a Mozart che componeva a<br />

cinque anni, Leonardo da Vinci che anticipò <strong>di</strong> secoli molte scoperte tecnologiche, oltre il fatto<br />

<strong>di</strong> essere <strong>un</strong> sommo artista nella pittura, Archimede e i principi dell’idraulica, Pitagora e le sue<br />

meravigliose intuizioni dell’armonia <strong>un</strong>iversale, Platone, Buddha, Lao Tzu, Confucio…abbiamo<br />

migliaia <strong>di</strong> esempi <strong>di</strong> persone straor<strong>di</strong>narie vissute nel passato e altre viventi ai giorni nostri.<br />

Sono certo che il loro cervello fosse assolutamente uguale al nostro.<br />

Se <strong>un</strong>o <strong>di</strong> noi soffre <strong>di</strong> mal <strong>di</strong> testa e va dal me<strong>di</strong>co, non gli viene scoperchiata la testa per vedere<br />

che tipo <strong>di</strong> cervello ha, è già tutto co<strong>di</strong>ficato dai risultati d’innumerevoli autopsie e operazioni<br />

chirurgiche, figura nei minimi dettagli sulle tavole grafiche dei trattati <strong>di</strong> anatomia.<br />

Perché allora tante <strong>di</strong>fferenze d’intelligenza, genialità, stupi<strong>di</strong>tà, e malvagità?<br />

La risposta è quella che ci dà <strong>Silva</strong>: la <strong>di</strong>fferenza sta nel <strong>di</strong>verso uso che ogn<strong>un</strong>o <strong>di</strong> noi fa del<br />

suo potenziale mentale.<br />

La nostra vita potrebbe essere come in questa triste favola:<br />

“C’era <strong>un</strong>a volta <strong>un</strong> conta<strong>di</strong>no che visse tutta la vita avendo come <strong>un</strong>ica fonte <strong>di</strong> sussistenza,<br />

per sé e la sua famiglia, <strong>un</strong> modesto campicello che gli dava magri raccolti.<br />

<strong>Il</strong> poveretto visse <strong>di</strong> stenti senza mai sapere che, se avesse zappato <strong>un</strong> po’ più profondo,<br />

avrebbe trovato <strong>un</strong> immenso tesoro.”<br />

Mi viene voglia <strong>di</strong> immalinconirvi ancora <strong>di</strong> più, rievocando <strong>un</strong>a novelletta <strong>di</strong> Pirandello (mi affido<br />

alla memoria, mi pare che il titolo fosse “<strong>Il</strong> treno ha fischiato”; forse sbaglio qualcosa, l’ho<br />

<strong>un</strong> po’ modernizzata, ma il succo è questo).<br />

“In <strong>un</strong>a calda notte d’estate, <strong>un</strong> uomo uscì improvvisamente <strong>di</strong> senno.<br />

Si era messo a sbraitare, accorsero i vicini, cercarono <strong>di</strong> calmarlo, ma il poveretto continuava<br />

a ripetere la stessa frase: “<strong>Il</strong> treno ha fischiato, il treno ha fischiato!” .<br />

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