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centro intercomunale delle colline marittime e della bassa val di ...

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3.2 Rischio Sismico<br />

Il rischio sismico è il risultato dell'interazione tra il fenomeno naturale e le principali caratteristiche <strong>della</strong><br />

comunità esposta. Si definisce come l'insieme dei possibili effetti che un terremoto può produrre in un<br />

determinato inter<strong>val</strong>lo <strong>di</strong> tempo, in una determinata area, in relazione alla sua probabilità <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento<br />

ed al relativo grado <strong>di</strong> intensità. Il rischio sismico è legato a tre fattori principali:<br />

• Pericolosità, ovvero la probabilità che, in un certo inter<strong>val</strong>lo <strong>di</strong> tempo, un'area sia interessata da<br />

terremoti che possono produrre danni. Essa <strong>di</strong>pende dal tipo <strong>di</strong> terremoto, dalla <strong>di</strong>stanza tra<br />

l'epi<strong>centro</strong> e la località interessata e dalle con<strong>di</strong>zioni geomorfologiche. La pericolosità è<br />

in<strong>di</strong>pendente e prescinde da ciò che l'uomo ha costruito.<br />

• Esposizione, misura dell'importanza dell'oggetto esposto al rischio in relazione alle principali<br />

caratteristiche dell'ambiente costruito. Consiste nell'in<strong>di</strong>viduazione, sia come numero che come<br />

<strong>val</strong>ore, degli elementi componenti il territorio o la città, il cui stato, comportamento e sviluppo<br />

può venire alterato dall'evento sismico (il sistema inse<strong>di</strong>ativo, la popolazione, le attività<br />

economiche, i monumenti, i servizi sociali).<br />

• Vulnerabilità, che consiste nella <strong>val</strong>utazione <strong>della</strong> possibilità che persone, e<strong>di</strong>fici o attività<br />

subiscano danni o mo<strong>di</strong>ficazioni al verificarsi dell'evento sismico. Misura da una parte la per<strong>di</strong>ta o<br />

la riduzione <strong>di</strong> efficienza, dall'altra la capacità residua a svolgere ed assicurare le funzioni che il<br />

sistema territoriale nel suo complesso esprime in con<strong>di</strong>zioni normali. Ad esempio nel caso degli<br />

e<strong>di</strong>fici la vulnerabilità <strong>di</strong>pende dai materiali, dalle caratteristiche costruttive e dallo stato <strong>di</strong><br />

manutenzione ed esprime la loro resistenza al sisma.<br />

PERICOLOSITA’<br />

RISCHIO SISMICO<br />

ESPOSIZIONE<br />

VULNERABILITA’<br />

Con il trasferimento <strong>di</strong> alcune competenze dallo Stato alle Regioni ed enti locali, in applicazione del D.L.vo<br />

112/98, l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>delle</strong> zone sismiche, la formazione e l’aggiornamento degli elenchi <strong>delle</strong><br />

medesime zone, è compito <strong>delle</strong> Regioni. Restano a carico dello Stato, ed in particolare al Dipartimento<br />

Nazionale <strong>della</strong> Protezione Civile, la definizione dei “Criteri generali per la in<strong>di</strong>viduazione <strong>delle</strong> zone<br />

sismiche e <strong>delle</strong> norme tecniche per le costruzioni nelle medesime zone”. Tali criteri sono stati <strong>di</strong>sposti<br />

con Or<strong>di</strong>nanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 30/03/2003, nella quale, <strong>di</strong>versamente<br />

dal passato, tutto il territorio nazionale viene considerato sismico, sia pure in grado <strong>di</strong>verso, includendo<br />

nella zona 4 ampie aree escluse fino ad oggi da ogni classificazione sismica.<br />

La Regione Toscana, con DGR n. 604 del 16/06/2003, ha preso atto dell’elenco dei Comuni classificati<br />

sismici del proprio territorio, contenuto nell’allegato 1 <strong>della</strong> citata Or<strong>di</strong>nanza PCM 3274/03, mentre con<br />

DGR n. 751 del 28/07/2003 ha integrato l’elenco dei Comuni a maggior rischio sismico.<br />

In seguito viene emanata una nuova Mappa <strong>di</strong> Pericolosità Sismica nazionale, Or<strong>di</strong>nanza del Presidente<br />

del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28.4.2006, nella quale sono stabiliti ulteriori “criteri generali da<br />

utilizzare per l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>delle</strong> zone sismiche e la formazione e l’aggiornamento degli elenchi <strong>delle</strong><br />

medesime zone”. Peculiarità <strong>di</strong> questa Or<strong>di</strong>nanza è la rappresentazione <strong>della</strong> pericolosità non più espressa<br />

come classe unica ma sud<strong>di</strong>visa in 4 sottoclassi in modo da consentire alle Regioni una possibile<br />

variazione in più ed in meno <strong>di</strong> una sottoclasse.<br />

La possibilità <strong>di</strong> esprimere da parte <strong>delle</strong> regioni una classificazione più attinente alla situazione del<br />

rischio sismico regionale, (è possibile in questo modo tenere in conto anche situazioni accertate o<br />

<strong>val</strong>utabili <strong>della</strong> vulnerabilità del patrimonio e<strong>di</strong>lizio del sistema inse<strong>di</strong>ativo), consente alla Toscana <strong>di</strong><br />

elaborare molteplici scenari <strong>di</strong> riclassificazione in base alle mappe <strong>di</strong> accelerazione proposte dall’INGV<br />

sezione <strong>di</strong> Milano, in convenzione con la Regione Toscana.<br />

L’ O.P.C.M. n.3519 viene recepito infine dalla Regione Toscana con la delibera n. 431 del 19 giugno 2006,<br />

con la quale la Regione approva uno dei predetti scenari. Vista nella sua globalità, questa riclassificazione<br />

porta ad processo <strong>di</strong> declassificazione globale dei Comuni, in particolare dalla classe 2 alla classe 3<br />

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