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Comunità in cammino - Coccaglio

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L'anno 2003 è stato dedicato dall'Onu alla riflessione<br />

sull'handicap. Mi sembra uno spunto importante per<br />

riflettere sulla vita e la dignità della vita umana, pur<br />

senza entrare <strong>in</strong> merito ai problemi legati a questa realtà:<br />

la nascita e la reazione dei genitori, le problematiche relazionali<br />

e sociali, l'<strong>in</strong>serimento nella scuola e nel mondo<br />

del lavoro…….<br />

La diagnosi <strong>in</strong> gravidanza di un figlio malformato è un<br />

dramma di straord<strong>in</strong>aria <strong>in</strong>tensità. Dalla gioiosa attesa di<br />

un figlio al baratro di una vita segnata dal dolore e dalla<br />

malattia. Nei sondaggi di op<strong>in</strong>ione non c'è mai stata una<br />

maggioranza favorevole alla libera scelta dell'aborto. Il<br />

70-80% degli <strong>in</strong>tervistati è contrario all'aborto per qualsiasi<br />

causa. La maggioranza si capovolge e il numero si<br />

<strong>in</strong>nalza, se viene proposto un caso estremo: un figlio gravemente<br />

malato, che fare?<br />

Spesso, su certi argomenti, l'emozione, la compassione,<br />

la paura, prevalgono sulla ragione e sull'amore. La logica<br />

che sta alla base è quella per la quale l'unica vita che vale<br />

la pena di essere vissuta è quella perfetta, senza handicap.<br />

Una vita con handicap è una vita da buttare. Ma non è<br />

contraddittorio affermare l'uguaglianza e togliere i disabili<br />

dall'isolamento e poi ord<strong>in</strong>arne la morte quando<br />

sono nel seno della madre? Si può lottare contro la malattia<br />

uccidendo i malati?<br />

La condizione dei disabili certamente pone a tutti degli<br />

<strong>in</strong>terrogativi. La cronaca è ricca di storie che descrivono la<br />

<strong>in</strong>adeguatezza delle strutture, la mancanza di personale<br />

idoneo e una certa difficoltà (o forse <strong>in</strong>differenza?) nei<br />

confronti dell'handicap. Ma c'è anche la consolante<br />

realtà di istituzioni splendide a servizio dei disabili e di<br />

persone che non si tirano <strong>in</strong>dietro quando si tratta di collaborare<br />

con le famiglie e i servizi sociali per far stare<br />

meglio chi è <strong>in</strong> difficoltà. Un'attenzione precisa e concreta<br />

nell'accoglienza dei portatori di handicap, però, impone<br />

di non considerare queste persone solo un problema<br />

da risolvere. Disabili, handicappati, portatori di handicap,<br />

diversamente abili…. Forse sono tutti term<strong>in</strong>i sbagliati<br />

o a rischio di uso sbagliato. Quando <strong>in</strong>contriamo<br />

una persona siamo colpiti dal suo volto, dalla sua storia,<br />

da quello che, per il solo fatto di esistere, questa persona<br />

OBIETTIVO VITA<br />

<strong>Comunità</strong> <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o<br />

La tua vita è un dono<br />

a cura di Stefano Pedal<strong>in</strong>o<br />

28<br />

ci dona. È forse <strong>in</strong>giusto pensare al 'problema' dei disabili;<br />

è molto più umano pensare a persone <strong>in</strong> carne e ossa,<br />

storia e sentimenti.<br />

Il testo che segue non è fantasia. È stato scritto dalla<br />

madre di un figlio down, morta alcuni anni fa a Firenze,<br />

dove abitava, <strong>in</strong> piazza S. Gervasio. Aveva raccontato la<br />

sua esperienza di una vita passata con un figlio disabile,<br />

testimoniando così che nessuna vita è <strong>in</strong>utile, ed aveva<br />

consegnato lo scritto al suo parroco, don Giancarlo Setti,<br />

cofondatore del primo centro di aiuto alla vita <strong>in</strong> Italia.<br />

Il testo è stato pubblicato sulla rivista "Sì alla vita".<br />

"Sei nato a mezzogiorno, di un venerdì. Senza grandi clamori,<br />

alla svelta, senza farmi soffrire troppo. Avevi gli<br />

occhi chiusi, la l<strong>in</strong>gua penzoloni. Ti guardai e pensai: -<br />

com'è brutto! - ma non ebbi il coraggio di dirlo e dissi: -<br />

com'è picc<strong>in</strong>o! -.<br />

Le cose col tempo non miglioravano. Tutti sapevano,<br />

<strong>in</strong>torno a noi, meno tuo padre ed io. Ci mandarono da un<br />

medico famoso. Quando tornai a casa, ti rimisi nella tua<br />

culla, ti guardai e pregai: " Signore, Dio dà, Dio toglie:<br />

riprenditelo ora. A che serve la sua vita <strong>in</strong>utile?".<br />

Perdonami, figlio mio.<br />

Ti chiesi perdono allora, subito, e ti chiedo perdono ora.<br />

Inutile la tua vita?<br />

Imparai che eri un figlio come gli altri, solo con problemi<br />

diversi. Quando dicesti 'mamma' piansi di gioia anche se<br />

avevi tre anni. Quando, malfermo sulle gambe, mi corresti<br />

<strong>in</strong>contro, spalancai le braccia e fui felice, anche se avevi<br />

più di quattro anni. E mi <strong>in</strong>segnasti la pazienza.<br />

Quando, <strong>in</strong> quell'epoca, nessuno ti voleva, né la scuola,<br />

né la società, imparai ad essere umile, sorridente e gentile,<br />

perché qualcuno ti facesse una carezza. E mi <strong>in</strong>segnasti<br />

l'umiltà.Quando la gente com<strong>in</strong>ciò ad accorgersi di te<br />

e di quelli come te, com<strong>in</strong>ciai a combattere e combatto<br />

ancora, perché tu fossi accettato. E mi <strong>in</strong>segnasti a lottare.<br />

Quando <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e le altre madri sognavano per i loro figli il<br />

primo posto nella scuola, nella carriera, nella società, io<br />

mi accontentavo dei tuoi piccoli progressi. E mi <strong>in</strong>segnasti<br />

a desiderare per i miei figli la felicità, non la ricchezza<br />

ed il successo.

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