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Comunità in cammino - Coccaglio

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<strong>Comunità</strong> aperta - Chiese cristiane<br />

riflessioni <strong>in</strong> marg<strong>in</strong>e all’Ottavario di Preghiera 2004 per l’unità dei Cristiani che si conclude oggi, 25 gennaio<br />

PIETRO: il Primato della Carità<br />

a cura di don Giovanni<br />

Uno dei punti cruciali del dialogo ecumenico, forse<br />

quello <strong>in</strong> apparenza più consistente, è la questione del<br />

papato. F<strong>in</strong> dai primi secoli i cristiani capirono che<br />

con la morte di Pietro non era venuta meno l’esigenza<br />

di un m<strong>in</strong>istero "petr<strong>in</strong>o" (=di Pietro)al servizio<br />

della fede e della comunione, così come non era venuto<br />

meno il bisogno di un m<strong>in</strong>istero apostolico e di<br />

altri m<strong>in</strong>isteri suscitati dallo Spirito nella prima<br />

comunità cristiana di Gerusalemme. La Chiesa appare<br />

storicamente una comunione che necessita di una<br />

sua organizzazione: il vero problema consisterà sempre<br />

nell’<strong>in</strong>dividuare quale forma i diversi carismi e<br />

m<strong>in</strong>isteri suscitati <strong>in</strong> essa dallo Spirito debbano assumere<br />

aff<strong>in</strong>ché la Chiesa rimanga totalmente fedele<br />

alla missione per cui è sorta. L’unico e perenne problema<br />

è la fedeltà al Vangelo da parte delle strutture<br />

di cui essa si dota lungo i secoli!<br />

Nella Chiesa antica, la successione al servizio della<br />

comunione fu da subito riconosciuta al vescovo di<br />

Roma: un servizio da svolgersi nell’obbedienza al primato<br />

della carità, mettendo a frutto i doni del discernimento,<br />

che viene dalla fede, e della saldezza che scaturisce<br />

dal sostegno misericordioso del Signore.<br />

Secondo Ignazio di Antiochia la Chiesa di Roma "presiede<br />

nella carità", e sarà a Roma che ci si rivolgerà per<br />

una parola di conferma nella fede al tempo delle grandi<br />

controversie del IV e del V secolo: sarà cioè nella<br />

comunione con la Chiesa di Roma che le altre comunità<br />

eucaristiche del mondo verificheranno il loro<br />

essere autentica realizzazione della Chiesa universale,<br />

compag<strong>in</strong>ata attorno ai loro vescovi.<br />

Tuttavia, proprio questo dono del m<strong>in</strong>istero petr<strong>in</strong>o<br />

fatto dal Signore alla sua Chiesa è diventato con il<br />

tempo una difficoltà per la maggior parte dei cristiani<br />

non cattolici, e nella Chiesa oggi divisa costituisce<br />

forse il punto più controverso nella ricostruzione del-<br />

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l’unità visibile. Che fare allora? Ci pare che un’<strong>in</strong>dicazione<br />

fondamentale sia stata data da Giovanni Paolo<br />

II nella sua enciclica Ut unum s<strong>in</strong>t (Che tutti siano<br />

uno): si tratta di prendere atto della differenza esistente<br />

tra il m<strong>in</strong>istero petr<strong>in</strong>o, del<strong>in</strong>eato <strong>in</strong> modo stabile<br />

e normativo nel Nuovo Testamento, e la forma<br />

storica che esso è venuto assumendo nel corso dei<br />

secoli, che nel tempo è mutata e che può - e all’occorrenza,<br />

deve - ancora mutare.<br />

Qui bisogna essere molto chiari: non si tratta di<br />

r<strong>in</strong>unciare a un servizio che l’esperienza apostolica e<br />

quella dei primi secoli ritenne così importante per la<br />

fede dei cristiani e la comunione tra le Chiese.<br />

Nemmeno è vero che i non cattolici negh<strong>in</strong>o unanimemente<br />

qualsiasi funzione o m<strong>in</strong>istero al papato,<br />

anzi, così scriveva quasi trent’anni or sono il teologo<br />

riformato (protestante) Jean -Jacques von Allmen:

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